1. - Macroarea di Scienze
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1. - Macroarea di Scienze
CLASSIFICAZIONE DEI TIPI DI REATTIVITA' UNA REAZIONE CHIMICA COMPORTA LA ROTTURA E/O LA FORMAZIONE DI LEGAMI La scissione di un legame covalente può avvenire in due modi diversi: 1. LA COPPIA DI ELETTRONI RESTA SU UNO DEI DUE ATOMI CHE ERANO IMPEGNATI NEL LEGAME. scissione eterolitica Se gli atomi nel legame di partenza sono neutri, si formano degli ioni. A-B A-B A+ + B:- A:- + B+ 2. GLI ELETTRONI DELLA COPPIA COSTITUENTE IL LEGAME COVALENTE RIMANGONO UNO SU CIASCUN ATOMO. scissione omolitica Se gli atomi nel legame di partenza sono neutri, rimangono tali, ma con un elettrone spaiato. A-B A. + B. Nella formazione di un nuovo legame covalente potranno reagire: due specie con un elettrone spaiato . A + .B A-B oppure: un anione con un catione A+ + :B- A-B A:- + B+ A-B Le specie che intervengono in una reazione rientrano in una delle seguenti tre categorie: ELETTROFILI specie a difetto elettronico, che partecipano alla formazione di un nuovo legame covalente con un orbitale vuoto. NUCLEOFILI specie ricche di elettroni, che partecipano alla formazione di un nuovo legame covalente con un orbitale pieno (coppia di elettroni). RADICALI specie con un elettrone spaiato, che può essere utilizzato nella formazione di un nuovo legame covalente. 1 Un reagente elettrofilo è tanto più efficace (reattivo) quanto più è povero di elettroni. Un reagente nucleofilo è tanto più reattivo quanto più è ricco di elettroni. composto chimico che interessa far reagire SUBSTRATO REAGENTE specie che si aggiunge per far avvenire la trasformazione Anche nel caso del legami del carbonio si possono avere scissioni sia omolitiche che eterolitiche: C Y C Y C Y+ Y: Y - Y . + :C + C + .C - carbanione + carbocatione radicale al carbonio CLASSIFICAZIONE DELLE REAZIONI DELLA CHIMICA ORGANICA 1. reazioni di SOSTITUZIONE tutte quelle reazioni in cui un atomo o un gruppo del substrato esce ed al suo posto subentra un gruppo proveniente dal reagente C 2. Y C +X X +Y reazioni di ADDIZIONE tutte quelle reazioni in cui la molecola del prodotto contiene tutti gli atomi del substrato e del reagente C C + XY X C C Y 2 3. reazioni di ELIMINAZIONE tutte quelle reazioni in cui la molecola del prodotto si forma dalla molecola di substrato per perdita di un certo numero di atomi, con formazione di un'altra molecola più piccola. X 4. C C Y C C XY + reazioni di OSSIDAZIONE tutte quelle reazioni in cui nel gruppo funzionale cambia il rapporto H/O a favore dell'ossigeno reazioni di RIDUZIONE 5. tutte quelle reazioni in cui nel gruppo funzionale cambia il rapporto H/O a favore dell‘idrogeno OH H C CH2OH C O CH3 O OSSIDAZIONE RIDUZIONE TRASPOSIZIONI 6. reazioni in cui cambia lo scheletro della molecola C C 7. C C C C C C C C POLIMERIZZAZIONI reazioni di addizione ripetute, a partire da una unità di substrato (detta MONOMERO), che si trova ripetuta molte volte nel prodotto (POLIMERO) n H2 C CH2 ( CH2 CH2)n 3 CINETICA CHIMICA La cinetica chimica si occupa di misurare la velocità con cui le reazioni avvengono e stabilire i fattori da cui dipende (concentrazione dei reagenti, temperatura, solvente, ecc.), allo scopo di ottenere informazioni utili alla definizione del meccanismo della reazione. Condizione preliminare per iniziare uno studio cinetico è la conoscenza della stechiometria della reazione, cioè il numero di specie (atomi, molecole o ioni) che compaiono nell'equazione chimica che rappresenta la reazione stessa. La stechiometria della reazione si ottiene da misure sperimentali. L'equazione chimica completa della generica reazione di A con B, che dà C e D è: aA + bB cC + dD dove a, b, c e d sono i coefficienti stechiometrici, che devono essere noti. La velocità di reazione, R (dall'inglese rate) si può esprimere come variazione in funzione del tempo della concentrazione dei reagenti o dei prodotti: RA = - d[A] dt d[B] RB = dt R= RC = d[C] dt d[D] RD = dt 1 1 1 1 R = R = R = R a A b B c C d D E' stato visto sperimentalmente che la velocità di reazione è sempre funzione della concentrazione iniziale dei reagenti secondo una relazione del tipo: m R = k [A]o [B]on dove [A]0 e [B]0 sono le concentrazioni iniziali dei due reagenti. Questa relazione viene definita equazione della velocità e gli esponenti m e n sono numeri interi o frazionari, che possono valere anche zero e che vengono definiti ordini cinetici dei reagenti A e B. La somma (m+n) è l'ordine cinetico della reazione. La costante k è la costante di velocità della reazione e le sue dimensioni dipendono dall'ordine della reazione. Quando m = n = 1, la reazione è del secondo ordine (primo ordine nel reagente A e primo ordine nel reagente B. I valori di m e n sono sperimentali e possono essere anche numeri frazionari. Non hanno un significato fisico preciso. Il numero di ioni, atomi o molecole che partecipano alla rottura od alla formazione di legami negli stati di transizione si definisce molecolarità della reazione. 4 La molecolarità della reazione è determinata dal meccanismo. Ordine e molecolarità coincidono per tutte le reazioni che sono processi elementari. Non necessariamente coincidono per le reazioni in più stadi. A + B R = k[A][B] R = koss[A][B] C + D (processo elementare) legge cinetica calcolata: molecolarità 2 legge cinetica determinata sperimentalmente: ordine 2 (koss= costante di velocità osservata, sperimentale) Il meccanismo di reazione è la descrizione più dettagliata possibile delle varie e progressive trasformazioni che le molecole subiscono nel processo che porta alla formazione dei prodotti. ASPETTI GENERALI DEL MECCANISMO DI REAZIONE Nel corso delle trasformazioni, che implicano generalmente scissione di legami, precedute da variazioni delle distanze e degli angoli di legame e seguite da formazione di nuovi legami, è intuitivo supporre che l'energia interna dei reagenti cresca fino a raggiungere un valore massimo e poi diminuisca fino al valore di quella dei prodotti. Una reazione chimica, che preveda la trasformazione dei reagenti A e B nei prodotti C e D, può essere rappresentata graficamente in modo semplice. A+ B C + D La coordinata di reazione rappresenta per convenzione il cammino a minore energia, che è il cammino effettivamente prescelto dalla reazione. 5 Se il percorso per passare da A+B a C+D è quello che implica il minore aumento di energia del sistema, lo stesso deve essere vero per la reazione opposta, che da C+D porta ad A+B principio della reversibilità microscopica Quando i prodotti si trovano in un livello energetico superiore a quello dei reagenti, la reazione viene definita endoergonica o endotermica. Quando i prodotti si trovano in un livello energetico inferiore a quello dei reagenti, la reazione viene definita esoergonica o esotermica. La velocità con cui A+B si trasformano in C+D non dipende dalla variazione di energia libera standard ΔG° tra reagenti e prodotti, ma dipende solo dalla differenza di energia libera che esiste tra i reagenti ed il massimo della curva che rappresenta il decorso energetico della reazione. ΔG° è una misura diretta della posizione dell'equilibrio e quindi di quanto sia possibile convertire A+B in C+D, indipendentemente dalla velocità con cui tale conversione avviene. A + -ΔGo = RT lnKeq ΔGo = - RT lnKeq B C ΔGo più negativo [C] [D] [A] [B] R = costante dei gas T = temperatura assoluta = - 2.303 RT log Keq log Keq = a 298 K (25°C) Keq = + D -ΔGo 2.303 RT o Keq = 10 -ΔG /1.37 Keq più grande Keq = -ΔGo/2.303 RT 10 (2.303 RT = 1.37 kcal/mole) più i prodotti prevalgono nella miscela di equilibrio A temperatura ambiente, una variazione di 1.37 kcal/mole (5.73 kJ/mole) cambia Keq di un fattore 10 6 VALORI DI ΔG° E Keq A 25°C ΔG° Keq (kcal/mole) +5.46 +4.09 +2.73 +1.37 +1.00 +0.50 0 -0.50 -1.00 -1.37 -2.73 -4.09 -5.46 -9.56 0.0001 0.001 0.01 0.1 0.18 0.43 1 2.33 5.41 10 100 1000 10 000 107 % reagente 99.99 99.9 99 91 85 70 50 30 15 9 1 0.1 0.01 % prodotto 0.01 0.1 1 9 15 30 50 70 85 91 99 99.9 99.99 reazione completa ΔG° (kjoule/mole) +22.84 +17.11 +11.42 +5.73 +4.18 +2.09 0 -2.09 -4.18 -5.73 -11.42 -17.11 -22.84 -40.00 La variazione di energia libera di una reazione, a pressione costante, è determinata dalla variazione di altre due grandezze termodinamiche, l'entalpia (H) e l'entropia(S). ΔG° = ΔH° - TΔS° La variazione di entalpia è legata sostanzialmente al bilancio energetico tra i legami che si rompono e quelli che si formano nella reazione. Un valore negativo di ΔH° significa che la reazione è entalpicamente favorita. Quando la reazione coinvolge il passaggio da un sistema ordinato ad un sistema meno ordinato, la variazione di entropia è positiva e contribuisce quindi a fornire valori di ΔG° negativi e perciò valori di K elevati (equilibrio spostato a destra). Ad esempio, in una reazione con dissociazione di un reagente in due specie: A B A+ + B il sistema risultante è meno ordinato di quello di partenza e la reazione sarà entropicamente favorita. Per molte reazioni organiche (per esempio quelle che prevedono due specie come reagenti e due specie come prodotti) la variazione di entropia non è grande, per cui essa conta meno della variazione di entalpia. in una reazione chimica i reagenti subiscono una progressiva modificazione, accompagnata da una variazione della solvatazione e caratterizzata da un continuo aumento dell'energia, che raggiunge un valore massimo e poi decresce. 7 Il massimo di energia viene definito “stato di transizione” la sua struttura NON può essere conosciuta sperimentalmente: si può solo misurare l'energia necessaria per passare dai reagenti allo stato di transizione, definita energia di attivazione. Postulato di Hammond Lo stato di transizione assomiglia di più a quel minimo (stato iniziale o dei reagenti oppure stato finale o dei prodotti) che gli è più vicino energeticamente. Quando la reazione è endoergonica, la diminuzione di energia per passare dallo stato di transizione ai prodotti dovrebbe essere piccola: lo stato di transizione è più simile ai prodotti (stato di transizione "tardo", in inglese late, lungo la coordinata di reazione). Quando la reazione è esoergonica, la diminuzione di energia per passare dallo stato di transizione ai prodotti è grande: lo stato di transizione è più simile ai reagenti (stato di transizione "precoce", in inglese early, lungo la coordinata di reazione). Le reazioni discusse finora appartengono alla classe dei processi elementari o reazioni monostadio. Non tutte le reazioni organiche sono processi elementari, caratterizzati da un profilo semplice del diagramma energia-coordinata di reazione e quindi da un meccanismo semplice. Si possono incontrare diagrammi di reazione più complessi, in cui esistono due o più stati di transizione: reazioni in più stadi. Una reazione in più stadi non è altro che la successione di più processi elementari, (stadi della reazione), ciascuno caratterizzato da un minimo di energia iniziale (reagenti), da un massimo (stato di transizione) e da un minimo finale (prodotti). Il prodotto di uno stadio, che non sia lo stadio finale, è il reagente dello stadio successivo e prende il nome di intermedio (I). 8 Se il meccanismo della reazione comporta la formazione di un intermedio I, formato in un processo reversibile da A e B: A + B I k2 k1 k-1 I C + D k1, k-1 e k2 sono costanti di velocità Secondo questo schema di meccanismo, il primo stadio della reazione è un processo bimolecolare, mentre il secondo stadio è un processo monomolecolare. Rf = Rd = - d[I] dt d[I] dt = k1[A][B] = k2[I] primo stadio bimolecolare secondo stadio unimolecolare Rf = velocità di formazione dell'intermedio; Rd = velocità di formazione dei prodotti Per uno schema di questo tipo sono possibili due diagrammi di reazione, corrispondenti alle due possibilità: la formazione dell'intermedio è il processo energeticamente più difficile la formazione dell'intermedio è il processo energeticamente più facile 9 La costante di velocità di una reazione varia con la temperatura k = A e-Ea/RT equazione di Arrhenius ln k = ln A - in forma logaritmica Ea RT dove: R = costante dei gas; T = temperatura assoluta Qualunque modello generale della reattività chimica deve tener conto di due osservazioni empiriche: 1. Le velocità delle reazioni dipendono dalla concentrazione dei reagenti 2. La velocità di reazione cresce, al crescere della temperatura, secondo l'equazione di Arrhenius Teoria delle Collisioni Un primo modello è quello fornito dalla Teoria delle Collisioni (limitato a reazioni in fase gassosa). i reagenti si considerano come sfere rigide, che devono collidere perché la reazione abbia luogo. Non tutte le collisioni sono efficaci, ma solo quelle la cui energia è superiore ad un determinato valore. La velocità di una reazione dipende: dalla frequenza della collisione, da un fattore di energia, da un fattore di probabilità. A + B C FREQUENZA DELLA COLLISIONE: NUMERO di collisioni tra A e B che avvengono in ciascuna unità di volume per unità di tempo. FATTORE DI ENERGIA Frequenza degli urti che avvengono con energia sufficiente per provocare reazione tra le molecole che si urtano. 10 FATTORE DI PROBABILITA' Frazione di urti in cui l'orientamento reciproco delle molecole che si urtano è tale da permettere che la reazione avvenga Esempio: Cl . + H-Br H-Cl + Br Br Cl nessuna reazione H nessuna reazione nessuna reazione + Cl . + CH4 . CH3 + HCl H . H Cl H C + H nessuna reazione 11 Teoria dello Stato di Transizione Secondo il modello dello stato di transizione i reagenti sono in equilibrio con una specie ad energia più elevata, che viene chiamata complesso attivato o stato di transizione K A + B =/ (AB) kR =/ C + D I complessi attivati di qualunque reazione evolvono a prodotti con la stessa costante di velocità, kR, che è quindi una costante universale K =/ =/ = [(AB) ] [A][B] kR = kT h k = costante di Botlzmann h = costante di Planck T = temperatura assoluta La velocità della reazione in esame sarà data dall'espressione: R = kR [(AB) =/] = kT [(AB) =/ ] h [(AB)=/] = K=/[A][B] esprimendo [(AB) =/] in funzione di [A] e [B] R= kT =/ K [A][B] = koss [A][B] h dove: koss = costante di velocità osservata sperimentalmente Poiché K≠ è una costante di equilibrio, è possibile esprimerla in funzione di ΔG ≠, la variazione di energia libera dell'equilibrio tra reagenti e stato di transizione, che è definita "energia libera di attivazione". La velocità di una reazione è controllata dalla barriera di energia ΔG ≠ Per una reazione unimolecolare A Prodotti il tempo di dimezzamento, t1/2, cioè il tempo in cui la concentrazione iniziale diventa la metà, è dato da: t1/2 = ln 2/k = 0.693/k Una reazione si considera completa dopo 5 tempi di dimezzamento 12 ΔG =/ ΔG =/ kcal/mole kjoule/mole 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 63 67 71 75 79 84 88 92 96 100 105 k298, s-1 tempo di dimezzamento 64.1 11.9 2.2 1.1 x 10-1 7.5 x 10-2 1.4 x 10-2 2.6 x 10-3 4.8 x 10-4 8.9 x 10-5 1.6 x 10-5 3.0 x 10-5 0.01 sec 0.06 sec 0.3 sec 1.7 sec 9.2 sec 49.6 sec 4.5 min 24 min 130 min 11.7 ore 63.2 ore completamento al 97% 0.05 sec 0.3 sec 1.6 sec 8.5 sec 45.9 sec 4.1 min 22.3 min 2 ore 10.8 ore 2.4 giorni 13.2 giorni la velocità di un processo multistadio è la velocità dello stadio lento = = ΔG / = ΔH =/- TΔS / ΔH =/ barriera più elevata =/ ΔS : misura del grado di disordine nello stato di transizione Se si aumenta l'energia dell'intermedio, aumenta anche l'energia dello stato di transizione che porta all'intermedio. Qualsiasi fattore stabilizzi l'intermedio rispetto al reagente, abbassa la barriera di energia; qualsiasi fattore stabilizzi il reagente rispetto all'intermedio aumenta la barriera Se si confronta (a) con (b), il reagente R è stabilizzato rispetto all'intermedio I: la barriera aumenta. Se si confronta (c) con (b), l'intermedio è stabilizzato rispetto al reagente R: la barriera diminuisce. 13 La stabilità del prodotto ha grande influenza sull'energia dello stato di transizione di reazioni endotermiche (D che dà E e F) ma ha pochissima influenza sull'energia dello stato di transizione di reazioni esotermiche (A che dà B e C). in generale: più reattiva è una specie, meno è selettiva più stabile è un composto, meno è reattivo Controllo termodinamico: reazione in cui si forma il prodotto più stabile Controllo cinetico: reazione in cui si forma il composto che ha la barriera di energia più bassa La velocità relativa di formazione di G e F: G F = k2 k1 =/ e-ΔΔG /RT a temperatura ambiente, con ΔΔG≠ = 1.37 kcal/mole, F si forma 10 volte più velocemente di G 14 EFFETTO DEL SOSTITUENTE La “reattività” di un composto non è altro che la velocità con cui si trasforma nel prodotto. A parità di reazione, concentrazione e temperatura, il composto più reattivo è quello che impiega meno tempo a diventare prodotto. In molti casi, in una data reazione, è importante prevedere come varia la reattività di un centro di reazione in seguito a variazioni strutturali in altre parti della molecola. centro di reazione H centro di reazione Sost Come cambia la reattività di “centro di reazione” mettendo al posto di H un sostituente Sost? EFFETTO DEL SOSTITUENTE Bisogna distinguere due casi: 1. tra sostituente e centro di reazione ci sono solo legami σ 2. tra sostituente e centro di reazione c’è un sistema di legami π. 1. Tra sostituente e centro di reazione ci sono solo legami σ Consideriamo l’esempio seguente: 2 1 O 2 Cl H CH2 C O 1 CH2 C centro di reazione centro di reazione Il centro di reazione (qualunque sia) è lo stesso, ma i composti hanno reattività diversa. L'unica differenza strutturale tra le due specie è la presenza, nel secondo composto, di un atomo di cloro al posto di un atomo di idrogeno E' ragionevole dedurre che responsabile della differenza di reattività sia in qualche modo la differente elettronegatività di H e Cl. il legame H-C2 è non polare, mentre il legame Cl-C è polare, con la polarità (-) sul Cl e (+) sul C O H CH2 C δ- Cl centro di reazione δ+ O CH2 C centro di reazione 15 il C2 del composto con il cloro è più povero di elettroni del C2 del composto non sostituito e perciò è più elettronegativo: attirerà elettroni dagli altri legami σ ed in particolare dal C1. O Cl H CH2 C centro di reazione δ- δ+ O CH2 C centro di reazione A differenza del C1 del composto non sostituito (non perturbato) il C1 del composto con il cloro risulterà impoverito di elettroni e si rifarà sugli altri legami σ, tra cui quello con il centro di reazione O O Cl H CH2 C CH2 C centro di reazione centro di reazione Come effetto della variazione strutturale, il centro di reazione è impoverito di elettroni In altre parole: l'introduzione di un atomo più elettronegativo al posto di un H provoca una perturbazione della distribuzione elettronica e della densità elettronica di tutti i legami σ della molecola, che però si "vede" solo sul centro di reazione Il fenomeno è di natura elettrostatica e, come tutti i fenomeni elettrostatici, diminuisce con la distanza. Se consideriamo il confronto di reattività nel caso seguente: 4 3 2 1 O H CH2 CH2 CH2 C centro di reazione 4 Cl 3 2 1 O CH2 CH2 CH2 C centro di reazione La perturbazione provocata dall'introduzione di un atomo di cloro al posto di un atomo di idrogeno è sempre la stessa, ma l'effetto sulla densità elettronica del centro di reazione diminuisce, man mano che aumenta il numero di legami σ interposti tra il "perturbatore" ed il sito della reazione. 16 Un effetto elettronico di questo tipo si chiama EFFETTO INDUTTIVO Caratteristiche essenziali dell'effetto induttivo sono: 1. E' di natura elettrostatica e quindi diminuisce con l'aumentare della distanza (intesa come numero di legami sigma) del sostituente dal centro di reazione 2. Si trasmette attraverso i legami σ. 3. C'è sempre. (c'è sempre una sequenza di legami σ che collega il sostituente al centro di reazione) Tutti gli atomi più elettronegativi dell'H e tutti i gruppi contenenti almeno un atomo più elettronegativo dell'H hanno lo stesso effetto dell'atomo di Cl, cioè attraggono verso di sè gli elettroni del legame σ con il C. In questi casi si parla di SOSTITUENTI AD ATTRAZIONE ELETTRONICA PER EFFETTO INDUTTIVO e questa proprietà si indica premettendo un segno meno alla lettera I -I Sostituenti che respingono gli elettroni verso il C, aumentandone la densità elettronica, si dicono SOSTITUENTI A RILASCIO ELETTRONICO PER EFFETTO INDUTTIVO e questa proprietà si indica premettendo un segno più alla lettera I +I Hanno effetto +I i gruppi alchilici. Questo effetto è piccolo e di solito è trascurabile, a meno che l'alchile non sia l'unico sostituente. 17 CONSEGUENZE SULLA REATTIVITA’: Se il centro di reazione deve essere POVERO di elettroni (e quindi deve comportarsi da ELETTROFILO) diventa più reattivo con un sostituente -I, meno reattivo con un sostituente +I Se il centro di reazione deve essere RICCO di elettroni (e quindi deve comportarsi da NUCLEOFILO) diventa più reattivo con un sostituente +I, meno reattivo con un sostituente -I ATTENZIONE! Se nella molecola ci sono elettroni π tra sostituente e centro di reazione ed il sostituente ha elettroni mobili, la delocalizzazione elettronica provocata dal sostituente PUO' modificare la densità elettronica del centro di reazione. in questo caso si parla di EFFETTO CONIUGATIVO DEL SOSTITUENTE (detto anche effetto mesomerico), che può essere sia ad attrazione elettronica (se il sostituente partecipa alla delocalizzazione richiamando su di sè elettroni), sia a rilascio elettronico (se il sostituente partecipa alla delocalizzazione mandando elettroni sul resto della molecola). sostituenti ad attrazione elettronica per effetto coniugativo -R sostituenti a rilascio elettronico per effetto coniugativo +R Caratteristiche essenziali dell'effetto coniugativo sono: 1. L'effetto coniugativo si aggiunge all'effetto induttivo (che perciò va sempre considerato). 2. La presenza di elettroni mobili non è, di per sè, sufficiente per avere effetto coniugativo: è necessario che la delocalizzazione elettronica interessi il centro di reazione o almeno l'atomo di C a cui il centro di reazione è legato. Per vedere se l'effetto coniugativo c'è e di che tipo è (se ad attrazione elettronica, -R, o a rilascio elettronico, +R), si scrivono le strutture di risonanza dovute al sostituente e si va a vedere se tra esse se ne trova una CHE INTERESSA IL CENTRO DI REAZIONE. 18 esempio: H -O + N O centro di reazione centro di reazione N O O - + -O + N O centro di reazione -O + N O- centro di reazione -O + N O- centro di reazione centro di reazione N O O - + + + centro di reazione centro di reazione N O O- + + c’è risonanza interessa il centro di reazione c’è risonanza non interessa il centro di reazione c’è effetto coniugativo -R che si SOMMA all’effetto induttivo (-I) non c’è effetto coniugativo: l’unico effetto è quello induttivo (-I) I sostituenti che, come il gruppo nitro, hanno effetto -I,-R, esercitano in un'attrazione elettronica maggiore rispetto a quando esercitano solo -I. I sostituenti legati attraverso un atomo che abbia elettroni mobili del tipo n, non legante, hanno effetto -I (atomo/i elettronegativo/i), ma nella coniugazione possono solo impegnare la coppia di elettroni e quindi esercitano un effetto +R Il centro di reazione risente di ENTRAMBI gli effetti (uno si trasmette attraverso i legami σ, l'altro attraverso i legami π) e la sua reattività risulterà modificata dalla somma degli effetti stessi. quando l'effetto coniugativo a rilascio elettronico è maggiore dell'effetto induttivo ad attrazione elettronica, il centro di reazione risulterà più ricco di elettroni rispetto a quello del composto senza il sostituente quando l'effetto induttivo ad attrazione elettronica è maggiore dell'effetto coniugativo a rilascio elettronico, il centro di reazione risulterà più povero di elettroni rispetto a quello del composto senza il sostituente 19 Sperimentalmente: quando l'atomo responsabile dell'effetto -I,+R è azoto o ossigeno N:, O: |+R| > |-I| effetto complessivo a rilascio elettronico quando l'atomo responsabile dell'effetto -I,+R è un alogeno F:, Cl:, Br:, I: |+R| < |-I| effetto complessivo ad attrazione elettronica Spiegazione: Passando dal gruppo 15 al gruppo 17, aumenta l'elettronegatività e quindi aumenta l'effetto induttivo, mentre diminuisce la tendenza ad impegnare la coppia di elettroni e quindi l'effetto coniugativo diminuisce. esempi: O .. .. N Br .. centro di reazione H centro di reazione O + + centro di reazione N - centro di reazione Br - + centro di reazione |+R| > |-I| centro di reazione |+R| > |-I| c.r più ricco centro di reazione |+R| < |-I| c.r più povero - c.r più ricco L’effetto del sostituente (induttivo e coniugativo) modifica: 1 la densità elettronica del centro di reazione influenza la REATTIVITA’ Se da un atomo di C ad un altro cambia la distribuzione degli elettroni (la densità elettronica), cambia anche il campo magnetico locale e quindi la frequenza di risonanza (v. 13CNMR). 2 la densità elettronica del C 3 la densità elettronica degli H rilascio Effetto elettronico influenza il chemical shift del 13C influenza il chemical shift del 1H CH3 Li CH3 H CH3 Si(CH3)3 CH3 CH3 attrazione δ(CH3) Elettronegatività composto dell'atomo legato al C CH3 NH2 CH3 COR CH3 OH CH3 F -14 -2.3 0 8.4 18.5 ca. 22 41.8 66.8 20 L’effetto induttivo diminuisce con la distanza Nei casi semplici è possibile assegnare tutti i segnali Esempio: 1-esanolo 6 5 4 3 2 1 C1 C3 CH3 CH2 CH2 CH2 CH2 CH2 OH C4 C5 C2 C6 21 Regioni dello spettro del 13C C sp3 C sp2 C-C 50-0 ppm, C-O 100-50 ppm, C=C 150-100 ppm, C=O 200-150 ppm, I C sp2 sono più deschermati dei C sp3, a causa del campo magnetico provocato dal movimento degli elettroni π. zona schermata Zona DESCHERMATA Zona DESCHERMATA B0 I nuclei magneticamente attivi (1H, 13C) che si trovano nella zona in cui il campo magnetico provocato dagli elettroni π si SOMMA al campo magnetico applicato “sentono” prima il campo magnetico efficace per la risonanza ANISOTROPIA DIAMAGNETICA Maggiore è il numero di elettroni π, maggiore è il campo magnetico generato, maggiore è il deschermo, cioè lo spostamento verso sinistra nello spettro (frequenze più alte, δ più grandi). 22 Nel caso di ibridazione sp, la circolazione degli elettroni crea un campo magnetico indotto opposto al campo magnetico applicato (B0) e perciò crea una zona di SCHERMO nel piano del triplo legame Campo magnetico secondario (anisotropo) I valori tipici dei chemical shift dipendono: 1 2 dall’ibridazione Dalla presenza di atomi elettronegativi C O C aromatici C C C O carbonile sp2 C Cl, Br C sp C sp3 23 RISONANZA MAGNETICA NUCLEARE DEL PROTONE L’assegnazione della struttura di un composto mediante lo spettro 1H NMR è resa possibile da tre informazioni importanti: 1. La posizione dei segnali (chemical shift) 2. L’area dei segnali (integrazione) 3. La forma dei segnali (costanti di accoppiamento) La posizione dei segnali nello spettro è determinata (come per il 13C) dall’intorno elettronico del nucleo: densità elettronica di elettroni σ, anisotropia diamagnetica di elettroni π. H+ C H schermato dagli elettroni deschermato: niente elettroni (campi bassi, d grande) (campi alti, δ piccolo) δ Il protone legato all’O risuona a δ che possono variare da 1 a circa 5 Segnali dovuti a più protoni sono più “grandi” di segnali dovuti a meno protoni 24 L’area dei segnali è PROPORZIONALE al numero di H equivalenti che hanno dato quel segnale L’area viene misurata per integrazione del picco, effettuata dallo strumento, che mostra il risultato come degli scalini, la cui altezza è proporzionale al n° di H. C H3 TMS questa altezza corrisponde a 1H C H2 OH δ, ppm Il rapporto delle aree dà il rapporto MINIMO con cui i diversi protoni si trovano in quella molecola. Conoscendo la formula molecolare, si conosce il rapporto EFFETTIVO. C H3C H2O C H2C H3 TMS Le altezze degli scalini (cioè le aree dei segnali) sono in rapporto 1: 1.5 Si moltiplica per 2 (non esiste mezzo H!) Formula molecolare: C4H10O 2:3 rapporto tra gli H rapporto effettivo tra gli H: 4:6 25 Importanti informazioni si ricavano quando i segnali risultano suddivisi: 6H CHCl2-CH(OCH2CH3)2 4H 1H 1H TMS Il segnale di CHCl2 e quello di CH(OCH2CH3)2 si presentano suddivisi in due DOPPIETTO Il segnale di OCH2 si presenta suddiviso in quattro QUARTETTO Il segnale di CH3 si presenta suddiviso in tre TRIPLETTO In un campo magnetico esterno, tutti i nuclei di H sono allineati con il campo, paralleli (α, ) o antiparalleli (β, ), le due popolazioni sono quasi uguali, perché la differenza di energia tra spin α e spin β è molto pccola I nuclei di H si comportano da minuscoli magneti e contribuiscono al campo magnetico locale. C Ha C H α Ha sente: B0 - Bσ (+ Bπ) +Blocale(α) il piccolo campo magnetico provocato dai nuclei adiacenti α si SOMMA al campo magnetico esterno Ha risuona a frequenze più alte Risonanza osservata per gli Ha che hanno l’H adiacente di spin α risonanza attesa per Ha, se non ci fosse Hb spostamento downfield 26 C C H β Ha Ha sente: B0 - Bσ (+ Bπ) - Blocale(β) il piccolo campo magnetico provocato dai nuclei adiacenti α si OPPONE al campo magnetico esterno risonanza attesa per Ha, se non ci fosse Hb Ha risuona a frequenze più basse Risonanza osservata per gli Ha che hanno l’H adiacente di spin β spostamento upfield Spettro osservato Due righe in rapporto 1:1: DOPPIETTO La distanza tra le righe si chiama costante di accoppiamento, si misura in Hz e si indica con J Ha “vede” (attraverso il legame) due tipi di Hb adiacenti: Hbα e Hbβ L’influenza dei nuclei di 1H vicini (legati ad atomi adiacenti) è reciproca. Questo significa che anche l’H sul C vicino risulterà suddiviso in due dal contributo al campo magnetico locale degli spin α e β dei nuclei di Ha L’influenza reciproca porta alla stessa distanza tra le righe suddivise J è la stessa Cl δ = 5.36 ppm O CH2CH3 C C Cl O CH2CH3 Ha Hb δ = 4.39 ppm Il chemical shift di un doppietto è il valore medio tra le due righe 27 7 Hz stesso valore! spin di Hb α β α β spin di Ha Si dice che Ha e Hb si suddividono reciprocamente, con una costante di accoppiamento (J) di 7 Hz. αβ Il segnale si suddivide in DUE righe (DOPPIETTO) 1:1 Le due popolazioni sono praticamente uguali J è indipendente dal campo magnetico applicato. Questo significa che (a differenza della frequenza) non cambia cambiando strumento. J può variare tra 1 e 18 Hz Cl O CH2CH3 Cl C C O CH2CH3 H H Gli H dei CH2 non influenzano il campo magnetico locale di Hb, perché non sono su un atomo adiacente (c’è l’O), però sono adiacenti al C dei CH3. Quando sull’atomo adiacente c’è più di un H, il nucleo che si prende in esame “sente” tutte le combinazioni di spin (α e β) degli H vicini I protoni (equivalenti) del CH3 sentono il campo locale provocato dai DUE protoni del CH2: αα, αβ, βα , ββ Il segnale si suddivide in TRE righe (TRIPLETTO) equivalenti: gli effetti si annullano 1:2:1 probabilità doppia 28 Cl Cl CH CH O CH2CH3 O CH2 CH3 Hd d c J = 8 Hz Jcd Orientamento degli spin dei due Hc αα Jcd αβ βα ββ δ = 1.23 ppm Il chemical shift del segnale è quello della riga di mezzo (I campi locali si annullano) I protoni (equivalenti) del CH2 sentono il campo locale provocato dai TRE protoni del CH4: equivalenti equivalenti Il segnale si suddivide in QUATTRO righe (QUARTETTO) ααα, ααβ, αβα, βαα , αββ, βαβ, ββα , βββ 1:3:3:1 probabilità tripla Hc Cl Cl CH CH O CH2CH3 O CH2 CH3 c δ = 3.36 ppm d J = 8 Hz Jcd Orientamento degli spin dei tre Hd ααα Jcd ααβ αβα βαα Jcd αββ βαβ ββα βββ 29 n protoni EQUIVALENTI suddividono il segnale di un protone adiacente in n+1 righe 1. Protoni equivalenti danno un unico segnale. 2. Protoni non adiacenti hanno J ∼ 0 H H C X C no accoppiamento 3. J è indipendente dal campo magnetico applicato 4. L’accoppiamento è reciproco: se c’è un picco suddiviso ce ne deve essere almeno un altro. 5. La suddivisione segue la regola (n+1). Il rapporto delle righe corrisponde al triangolo di Tartaglia. 1 1:1 1:2:1 1:3:3:1 1:4:6:4:1 1 : 5 : 10 : 10 : 5 : 1 1 : 6 : 15 : 20 : 15 : 6 : 1 singoletto (s) doppietto (d) tripletto (t) quartetto (q) quintetto (quin) sestetto (sex) eptupletto (sep) J = 7Hz H H H C C Br H H 3H 1.7 1.6 J = 7Hz 2H TMS 3.5 3.4 δ, ppm 30 J = 7.5 Hz H H H H C C C H H I H 6H J = 7.5 Hz 1.9 1.8 TMS 1H 4.4 4.3 δ, ppm Quandoi segnali multipli hanno δ abbastanza diverso, si dice che lo spettro è del primo ordine. Se i δ sono simili, i segnali suddivisi possono in parte sovrapporsi e lo spettro non è del primo ordine esempio: ClCH2C H2 OC H2C H2Cl Spettro ottenuto con uno strumento a 90 MHz TMS δ, ppm Lo spettro può diventare del primo ordine usando uno strumento con un campo magnetico maggiore 31 A 500 MHz: ClCH2C H2 OC H2C H2Cl TMS δ, ppm Se i protoni adiacenti non sono equivalenti, le costanti di accoppiamento sono diverse H H C H c Cl Cl C C Cl H H b Jab = 3.6 Hz Jbc = 6.8 Hz a la suddivisione si applica in sequenza Il segnale di un protone adiacente a n protoni equivalenti e m protoni equivalenti diversi dai precedenti viene suddiviso in (n+1) x (m+1) righe 32 Quartetto di tripletti o tripletto di quartetti? J1 > J2 : J1 J2 J1 < J2 : J2 Jbc H H C H c Cl Cl J1 3H C C Cl H H b a 1.8 1.7 Jbc Jab Jab 1H 4.4 4.3 TMS 1H 5.9 5.8 δ, ppm 33