marzo 2015 - Parrocchia Prepositurale Collegiata San Martino

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marzo 2015 - Parrocchia Prepositurale Collegiata San Martino
MARZO 2015
N 1. PRIMO TRIMESTRE. MARZO 2015 - Trimestrale della Parrocchia di San Martino in Tirano
Poste Italiane SPA - Spedizione in abbonamento postale D.l. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1, COMMA 2 - DBC SONDRIO
- -
Collegiata di San Martino
VIGILIARE SABATO e SOLENNITÀ ore 18.00
DOMENICA e SOLENNITÀ
ore 08.30 / 10.30 / 18.00
Cappellina della Casa di Riposo
VIGILIARE SABATO e SOLENNITÀ ore 16.00
Santuario della Madonna di Tirano
VIGILIARE SABATO e SOLENNITÀ ore 18.00
(ore 18.30 da APRILE a SETTEMBRE)
DOMENICA e SOLENNITÀ
ore 07.30 / 09.30 / 11.00 / 16.30 / 18.00
(ore 18.30 da APRILE a SETTEMBRE)
SANTE MESSE FERIALI
ore 07.30 / 09.00 / 16.00 / 17.30
(La Messa feriale delle ore 16.00 solo lunedì e venerdì)
Sante Messe feriali in Parrocchia
ore 07.00
ore 09.00
ore 17.30
ore 18.00
S. AGOSTINO (sospesa il sabato e mesi di luglio-agosto)
S. AGOSTINO
S. AGOSTINO (ora solare)
S. AGOSTINO (ora legale)
Intenzioni Sante Messe - Si raccolgono in sacrestia prima e dopo le Messe.
Battesimi
Solitamente si CELEBRANO (solo nella chiesa parrocchiale) OGNI PRIMA DOMENICA DEL MESE
ALLE ORE 15.00. In gennaio si celebrano alle ore 10.30, nella festa del battesimo di Gesù. Nel mese
in cui si celebra la S. Pasqua saranno nella Veglia Pasquale.
Prendere contatto con il parroco ALMENO UN MESE PRIMA. Meglio se prima della nascita del bambino per vivere con fede un tempo così importante.
Battesimo, Comunione, Cresima in età superiore a quella ‘consueta’ richiedono una apposita preparazione con tempi e modi stabiliti dalla Diocesi. Informarsi presso il parroco.
Matrimoni
Informarsi con largo anticipo sia sulla PREPARAZIONE (che dura circa un anno), sia sui DOCUMENTI
da preparare.
Funerali
Si invitano i famigliari a prendere contatto PERSONALMENTE con il parroco per preparare i vari momenti della celebrazione.
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“schiavitù”.
Catene e desiderio di libertà: chiodi che già contengono il sole della vita, la luce della
liberazione, la sete del vivere: è
l'esperienza della Pasqua.
E ora siamo prossimi alla
Pasqua che può farci capire ciò
che ci sfama e disseta.
Forse non conosciamo ancora la radice della nostra fame
e sete… e l’insopportabile vuoto continua a tormentarci.
Così accumuliamo cose
nella speranza di poterne poi
disporre ma, facilmente, ci scopriamo schiavi di esse. Vogliamo essere liberi, ma ci consegniamo ad altre forme di schia-
È l’evento più alto per
noi cristiani.
Ci assicura una luce,
una verità, un rifiorire
di vita.
R
iconosciamo la Quaresima come il tempo più impegnativo dal punto di vista spirituale: c’è il digiuno, la penitenza, la carità, la preghiera...
È il tempo della cenere e
della coscienza, in cui il pensiero sulla nostra vita e la qualità
del nostro agire s’impone da
sé.
È il tempo della sabbia e
del deserto, cioè tempo di prova e scelta.
Tempo nudo, che ci
invita a percorrere
con serietà la nostra
esistenza come itinerario che conduce a
Dio e ai fratelli.
Questo periodo
così “austero” ci riporta simbolicamente nel
deserto assieme al
popolo in catene che
grida e cammina per
essere liberato dalla
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Un pensiero del Prevost
PASQUA, SCRIGNO
PER RISORGERE
vitù… e il nostro quotidiano si
trasforma in affanno.
Siamo disposti a fare carte
false per raggiungere momenti
di felicità pura, momenti in cui
si crede di toccare il cielo con il
dito, attimi di emozione indicibile in cui scompare la pesantezza del vivere per trovare finalmente casa, sentirci degli
arrivati.
Eppure siamo viandanti e
pellegrini su questa terra. Sì,
viandanti dal percorso incerto e
dal passo malfermo a cui la
meta sfugge, se il traguardo
non è la Pasqua.
Lo scrigno dei vangeli contiene questa buona notizia: la
passione, morte e risurrezione
di Gesù sono vita per l’uomo.
Rifiorisce il deserto. La
schiavitù non può più incatenare la libertà. La morte non può
più inchiodare la vita.
Diventiamo dei risorti, siamo i risorti del Risorto.
Auguri.
Don Paolo
Visita Anziani e Ammalati
Le Persone anziane che non escono di casa o gli Ammalati che desiderano una visita del sacerdote comunichino in parrocchia il loro
desiderio. Telefonare al 0342 701342. Poi don Paolo o don Nicola
o don Alberto si premuniranno di far visita.
Anche per la zona di Madonna sarebbe bene comunicare in parrocchia. Il parroco trasmetterà ai sacerdoti impegnati in Santuario di
prestare attenzione alle persone richiedenti.
ENTRATE: dal 21 nov. 2014 al 02 mar. 2015
Da Questue celebrazioni: € 6.451,92
Da Candele votive: € 2.292.71
Da Funerali: € 3.320,00
Da Battesimi: € 340,00
Da Novum Canticum: € 400,00
Da visite ammalati: € 125,00
Da Brevi manu: € 800,00 - 500,00 - 480,00 - 50,00 - 1.000,00
200,00 - 100,00 - 30,00 - 100,00 - 150,00
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CONSIGLIO PASTORALE
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a quando è stato rinnovato (1 aprile 2014), il Consiglio Pastorale Parrocchiale si
è riunito per la quarta volta lunedì 2 febbraio 2015 alle ore
20.45 presso la sala parrocchiale. Attualmente il consiglio
conta 19 membri: preti e suore
compresi.
Il parroco ha introdotto la serata con la preghiera tratta dai
vespri del giorno e ha sintetizzato i punti del verbale della
precedente riunione (ingresso
di don Nicola, incontro su Don
Braga, Visita pastorale, Festa
patronale di San Martino).
Si è salutato il nuovo rettore del
Santuario (di recente subentrato a Mons. Aldo Passerini) Don
Giampiero Franzi.
All’ordine del giorno vi erano i
seguenti punti:
1. “Riflessi, Ripercussioni e
Rimbalzi” sulla Visita Pastorale
di novembre.
A. Emerge qualche nota da sostenere e incentivare?
B. Ci sono linee preferenziali
da coltivare meglio?
C. Si riscontrano differenze
dalla relazione di presentazione
della Parrocchia alla Visita Pastorale?
D. Quali sono le cause (se si
evidenziano) della poco incisivi-
tà della vita cristiana.
2. Tempo di Avvento e Natale:
osservazioni possibili...
3. Quaresima: qualcosa di nuovo?
4. Varie ed eventuali
Lo scambio di considerazioni
è stato ricco e positivo. Gli interventi mirati e pertinenti. In
merito alla Visita del Vescovo si
poteva fare qualcosa di meglio
nella distribuzioni degli incontri.
Es. per la visita in Santuario
non c’è stato quel giusto scambio di considerazioni sul suo
ruolo nella realtà diocesana e
locale. Le difficoltà sono state il
tempo e forse la poca determinazione nel coinvolgere le diverse realtà parrocchiali. Comunque in generale si è riscontrata una buona partecipazione
ad alcuni appuntamenti e una
coinvolgente capacità del Vescovo nel sapersi relazionare
con le varie assemblee partecipanti.
Occorrerà puntare su un maggior attenzione al “fare e agire”
che evidenzi responsabilità e
coinvolgimento. Per gli adolescenti e i giovani è importanti
ritrovarsi su qualche progetto
mirato che li entusiasmi
nell’operare.
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Il contesto attuale di vita non
facilita la prassi espressiva della fede con i riti della Chiesa:
anche da noi stanno arrivando
“forme” di ritualità che non sono
quelle canoniche. Rievangelizzare il popolo di Dio.
In merito al tempo di Avvento è stato evidenziato
l’impegno della Novena con una buona partecipazione di ragazzi e mamme in quasi tutto
l’arco dei nove giorni.
Per la Quaresima è stata
accolta la proposta del Consiglio Vicariale dal titolo “Un abbraccio tra cielo e terra”. Nella
catechesi parrocchiale e nella
predicazione verrà sviluppato il
tema “La Quaresima è: Tempo
propizio per ritornare al Signore”. Tempo per vivere la solidarietà attraverso la condivisione
che inizia dal non sciupare cibo, parole, denaro, luce, tempo
e amore. Ci sarà per tutti, piccoli e grandi una iniziativa settimanale.
Il giovedì sera viene proposta
la catechesi per gli adulti e il
venerdì la Via Crucis animata
dai vari gruppi parrocchiali
Tra le varie il parroco ha
sottolineato che la Parrocchia
di Cologna è ora legata pastoralmente a Tirano e Baruffini.
Occorrerà prendere in considerazione un eventuale spostamento della S. Messa delle ore
10.30 alle ore 11.00 e ciò com-
porterà anche un cambiamento
in Santuario. Al momento comunque si sta ancora valutando.
Inoltre il parroco ha comunicato
con rincrescimento che il sacrestano (Sig. Marco Garutti) dal 1
gennaio 2015 non è più assunto a tempo pieno. Il suo contratto è stato ridotto a 30 ore settimanali con il martedì solitamente come giorno libero. Questo per contenere le spese.
In merito a ciò si sono fatti degli
interventi non solo limitando il
riscaldamento in chiesa ma anche operando degli interventi
per diminuire la dispersione di
calore nelle case parrocchiali e
nella gestione dell’impianto
dell’oratorio-cinema.
Anche il Bollettino ha qualche
difficoltà negli abbonamenti:
negli ultimi anni gli abbonati sono diminuiti di circa un’ottantina
all’anno tra decessi e coloro
che non rinnovano.
Prima di concludere don
Nicola ha espresso l’intenzione
di rimotivare il coro dei ragazzi/
giovani e di sostenere il canto
delle varie Messe. Alle ore
22.45 il Consiglio si è chiuso
con il segno della croce e un
arrivederci a dopo Pasqua.
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COMUNITA’ PASTORALE
Tirano, Baruffini, Cologna:
Un Comune, tre Parrocchie…
ora anche una “Comunità Parrocchiale”
D
a domenica 4 gennaio 2015
la vita pastorale della Parrocchia di Cologna è stata affidata alle cure del Prevosto di Tirano. Entra così a far parte della realtà pastorale della Parrocchia di
Tirano, come lo è già la Parrocchia di Baruffini.
Queste tre Parrocchie costituiscono così una Comunità Pastorale.
Ossia tre Parrocchie distinte ma
unite da un servizio e una attività
pastorale uniche del parroco di Tirano e dei sacerdoti che con lui
condivido il ministero in loco.
Certamente la mancanza della presenza effettiva e costante di un
sacerdote nelle singole parrocchie è un limite, ma tutti conosciamo
l’esiguo numero dei sacerdoti e quindi occorre aiutarsi e in qualcosa adattarsi alla nuova realtà.
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cattolici e riformati
S
i è svolta giovedì 22 gennaio,
nella chiesa collegiata di S. Vittore Mauro a Poschiavo, la preghiera ecumenica in occasione della Settimana di preghiera per l’unità
dei cristiani.. All’incontro erano riuniti i fedeli cattolici della Valposchiavo unitamente ai Fratelli Riformati
della valle; un nutrito gruppo di fedeli proveniente dai Vicariati di Tirano e Grosio si è unito alla preghiera. Nella bella cornice della Collegiata poschiavina, le due fedi cristiane si sono unite nella comune
preghiera al Padre, chiedendo il
dono della pace, la forza dell’unità
nella diversità.
L’incontro è stato guidato dal parroco don Witold Kopece e dal pastore
protestante Antonio Di Passa, unitamente ad alcuni confratelli della
valle e dei vicariati.
Dopo la confessione dei peccati,
ampio spazio al brano evangelico
della Samaritana al pozzo.
Il pastore Antonio, con profonda
passione ed estrema chiarezza, ha
“sbriciolato” la Parola ascoltata con
una riflessione. “L'acqua - ha affermato - è elemento base della terra,
ci può cambiare; le storie della Bibbia parlano di un popolo del deserto ma legatissimo all'acqua! Nel
nuovo testamento Giovanni che
battezza con l’acqua del deserto.
Per la nostra sopravvivenza, non vi
è un sostituto dell'acqua; così per lo
spirito non c’è che Gesù e la sua
Parola! Non possiamo obbligare a
gustare la bontà del Signore. Non
possiamo obbligare. Possiamo solo
offrire.
L'acqua non sale più in alto della
sua sorgente. Quindi se l'acqua
buona non è versata, come ne possono bere i giovani? Gesù non giudica la donna samaritana, la sprona a vedersi e a riconoscere il suo
bisogno d'acqua.
La roccia è dura, l'acqua, con delicatezza, la scava: è il persistere
che fa ottenere risultati”.
Il pastore ha poi concluso la riflessione “giocando” con le formule chimiche. “L’idrogeno brucia,
l’ossigeno alimenta il fuoco – ha
spiegato –; il miscuglio dei due,
l’acqua (H2O) spegne il fuoco... Solo se siamo insieme possiamo godere dell'acqua che Cristo ci dona
e che ci porta al miracolo, perché
l'acqua fa prodigi, è molecola della
vita, forza purificante e trasformante. Davanti a noi c'è la brocca
(Samaritana). Berremo? Saremo
costanti?”.
L’incontro si è concluso elevando al
Padre le intenzioni di preghiera e
chiedendo, attraverso il “Padre nostro”, il dono dell’unità e della pace.
Una serata che è stata occasione
di essere uniti nella diversità, insieme nel rispetto di ciascuno, fratelli
anche se divisi.
Marco, Camilla
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“oi dialogoi“
Al bar i nostri due amici sorbiscono un buon caffè mentre danno
un'occhiata ai giornali. Ma non c'è tra loro alcun commento, come
di consueto accade, ed a rompere il ghiaccio ci pensa
Simone
Nessun commento ai fatti del giorno, Matteo? Sei tutto
pensieroso! Guarda che un buon caffè va bevuto con le tre “esse”:
seduti, sereni e scottante. Cosa ti frulla per la mente questa volta?
Matteo
Hai ragione,
Simone. È un periodo
che mi passano tanti
pensieri per la mente e,
per quanto mi arrovelli a
darmene una spiegazione, non ne vengo a capo
una mazza.
Simone
E che sarà
mai! Fuori il rospo e vedrai che una soluzione la
troviamo.
Matteo Questa volta mi ritrovo veramente in braghe di tela. Dunque: mio nipote e la sua compagna hanno avuto da poco un bel
bambino. Me lo hanno comunicato per telefono con tanta gioia che
mi son fatto dovere di andare a conoscerlo dopo appena qualche
giorno: veramente un gran bel bambino!
Simone Ma questa è una gran bella notizia! Non ne sei contento?
Matteo Certo che sono contento. Ma le complicanze arrivano proprio ora in occasione del battesimo. Dunque: i genitori portano il
bambino in Chiesa per il battesimo e con loro ci sono anche il padrino e la madrina che avrebbero il preciso ruolo di affiancare, o sostituire, alla bisogna, i genitori per far crescere sano ed educato il
bambino. E la cerimonia, in generale, si chiude con pranzo o cena,
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in armonia, tra i convitati.
Simone Vedo che hai le idee abbastanza chiare, Matteo. Solo
consentimi di aggiungere la vera finalità del Battesimo Cristiano. Lo
spiega chiaramente Papa Francesco: «Con il Battesimo si passa
da “sotto la legge a sotto la grazia”. Col Battesimo Gesù Cristo ci
ha dato la libertà, quella piena libertà di figli di Dio, che viviamo sotto la grazia». Ma ritorniamo a noi: mi vuoi dire perchè sei preoccupato?
Matteo
Adesso, Simone, mi hai confuso maggiormente le idee.
E vengo piatto. Dunque: il papà e la mamma del piccolo non sono
sposati né in Chiesa né allo stato civile, sono dei buoni conviventi.
Il padrino e la madrina designati, poi, hanno avviato la pratica di
separazione legale del loro matrimonio. Mi dici tu: questo battesimo
sarà poi possibile? E sto povero bambino che colpa ha per essere
venuto al mondo?
Simone
Ora capisco, Matteo, le tue preoccupazioni. E ti dirò che
non sono certamente io che posso sognare la soluzione al problema. Lasciami però riportare la definizione che dà Papa Francesco
della “famiglia”. Egli afferma: “ ...la fraternità si comincia a imparare
solitamente in seno alla famiglia, sopratutto grazie ai ruoli responsabili e complementari di tutti i suoi membri, in particolare del padre
e della madre”.
Matteo
Bravo, Simone, ora proprio non ci capisco più niente.
Ma, secondo te, come andrà a finire?
Simone
Vedi, Matteo, io so per certo due cose: che la misericordia del Padreterno è infinita e che a tutto c'è una soluzione, basta
volerlo veramente. Beh, intanto credo sia doveroso parlarne serenamente col nostro Prevosto; converrai che nessuno può aiutarci
meglio di un sacerdote a trovare una soluzione.
effeti
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MILANO EXPO 2015:
NUTRIRE IL PIANETA
A cura di Giovanni Marchesi
In vista di questo evento che si
aprirà il 1 maggio 2015 a Milano, di cui spesso abbiamo sentito parlare in questi ultimi tempi, propongo alcuni stralci di un
articolo di Enzo Bianchi apparso su “La Stampa” domenica
15 febbraio 2015 che può aiutarci a riflettere su un evento
che con il titolo “NUTRIRE IL
PIANETA” può essere facilmente scambiato come moderna
attuazione dell’opera di misericordia “DAR DA MANGIARE
AGLI AFFAMATI”
L
a febbre per l’Expo di Milano è salita, e grande è
l’attesa per la kermesse, intensa la sua preparazione: ormai è
presentata ogni giorno di più
come il grande evento, capace
di mutare la sorte del nostro
paese e del nostro futuro.
Dai diversi annunci quotidiani di iniziative e incontri culturali tutto sembra
nuovissimo e inedito: si è
portati a credere che si
stia andando verso un evento escatologico.
Anche l’area cattolica si è
mobilitata e, come quasi
sempre succede, lo sta facendo per lo più appiattendosi sui
percorsi più facili e imitandone
lo stile, nella speranza di ottenere la stessa performance che
eccita tutti. (...)
EXPO: Un’iniziativa risalente
già alla fine dell’Ottocento, dotata di una logica propria; un
evento di grande significato
tecnico, economico e sociale è
oggi rivestito di una capacità
“spirituale”, è indicato, attraverso menzogne e ipocrisie, come
portatore di valori per il fatto
stesso di prodursi. Come se
tutti avessero dimenticato la
corruzione che ha ammorbato
la preparazione dell’evento e
che non dà garanzie di non
contaminarne anche gli sviluppi
successivi, come se si ignorasse che la logica dominante è
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quella dell’agrobusiness in mano alle grandi multinazionali.
“Nutrire il pianeta” diventa uno
slogan, ripetuto a basso prezzo
anche da chi non si sogna
nemmeno di muovere un dito
per nutrire gli affamati in carne
ed ossa. Si finge di ignorare
che questo ideale straordinario
di previdenza indispensabile
richiede da parte nostra un
cambiamento di stili di vita, una
consapevolezza del fatto
che la dignità umana è
rispettata solo attraverso
l’uguaglianza e la giustizia: se regna l’iniquità letteralmente la nonequità - e si persevera
nel consentire una economia di esclusione, non
si nutre il pianeta ma si
continuano a creare reietti dalla tavola del mondo. (…)
Papa Francesco in un messaggio inviato a quanti, nell’hangar
della Bicocca, erano impegnati
nelle prove generali per l’Expo
ha pronunciato una frase che
dovrebbe essere il vero monito
perché l’Expo si orienti davvero
a nutrire il pianeta. Ha ricordato
una sentenza ascoltata da un
vecchio contadino: “Dio perdona sempre, le offese, gli abusi;
Dio sempre perdona. Gli uomini
perdonano a volte. La terra non
perdona mai!” Parole dure come pietre, ma che sentiamo vere perché ogni giorno ormai ne
facciamo esperienza attraverso
alluvioni, esondazioni, frane di
una terra che abbiamo devastato negandole la possibilità di
obbedire alle leggi della natura.
Una terra che sfruttiamo e
spremiamo per una produzione
che sia vincente sul mercato,
una terra che non consideriamo
più né madre né sorella ma solo matrice da sfruttare senza
limiti e con tutti i mezzi, anche
a costo di depauperarla e desertificarla nel domani. (...)
Siamo succubi di un’economia
che vive di adorazione del Dio
denaro, alienata al denaro, prostrata davanti alle esigenze del
mercato e segnata da una
“competitività per cui il più forte
ha la meglio sul più debole”. Ci
siamo talmente imbarbariti da
chiamare legge del mercato la
legge della giungla, il primitivo
prevaricare del più forte sul più
debole. (…) Occorre dunque
che ci poniamo alcune domande: può essere straordinario il
compito di “nutrire il pianeta”,
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ma a chi lo affidiamo? È lasciato alla programmazione di multinazionali che obbediscono
sempre e solo alle leggi del
proprio tornaconto? Se invece
nutrire il pianeta è compito comune e appartiene alla responsabilità di perseguire il “bene
comune”, chi sono i soggetti
che se ne incaricano, con quali
mezzi a disposizione, con quali
criteri di giustizia ed equità, con
quale compatibilità con la pace,
la solidarietà, la dignità umana,
la fratellanza universale?....
Non facciamo dell’evento
dell’Expo la fiera degli auguri, il
campionario dei proclami di intenti caritatevoli: sia invece occasione per affrontare seriamente, responsabilmente e
concretamente i temi urgenti
della fame e della povertà, ormai presenti anche in mezzo al
mondo industrializzato, gli appelli improcrastinabili che la terra ci rivolge per la sua custodia
e salvaguardia, il rispetto dei
diritti delle generazioni future.
Per tutti occorrerebbe che
l’Expo diventasse l’occasione
per far risuonare il comandamento: “Ama la terra come te
stesso!”.
EXPO e SANTA SEDE
“Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”, è da
questa frase del Vangelo che si sviluppa il messaggio che la Santa Sede vuole trasmettere attraverso la sua partecipazione a Expo Milano 2015.
Il cibo come valore primario nella vita degli uomini, da sempre oggetto di riti, simboli,
racconti, calendari e regole ma anche strumento per conoscere la propria identità e
costruire relazioni con il mondo, il creato, il tempo e la storia.
La Santa Sede vuole concentrare l’attenzione dei visitatori sulla forte rilevanza simbolica dell’operazione del nutrire. Il cibo si raffigura quindi non solo come nutrimento per
il corpo, ma come gesto del nutrire che diventa pasto e convivium, momento di incontro e di comunione, di educazione e di crescita. Tutto ciò in netta contrapposizione
con quella “cultura dello scarto”, che sempre di più oggi influenza la nostra società
generando iniquità e situazioni di povertà che rappresentano delle vere e proprie piaghe.
Attraverso il suo Padiglione, la Santa Sede vuole offrire ai visitatori uno spazio di riflessione attorno alle problematiche che ancora oggi sono connesse all’alimentazione
e all’accesso al cibo, mettendo in luce come l’operazione antropologica del nutrire sia
al cuore dell’esperienza cristiana e della riflessione culturale e spirituale che ha generato dentro la storia.
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ATTEGGIAMENTI COMUNI E GESTI
RITUALI BREVI nella liturgia
Ogni celebrazione liturgica, in
quanto opera di Cristo sacerdote
e del suo corpo che è la Chiesa,
è azione sacra per eccellenza, e
nessun’altra azione della Chiesa, allo stesso titolo e allo stesso
grado, ne uguaglia l’efficacia
(Sacrosanctum Concilium = SC
7). Ora, il Concilio Vatcano II ha
richiamato ripetutamente
l’attenzione affinché sia facilitata
la comprensione della liturgia da
parte del popolo, in modo che la
sua partecipazione possa essere
piena e attiva (SC 21).
Per questa ragione ci sembra necessario che i riti siano
compresi e acquisiti nel loro valore umano, biblico, liturgico. Il
nostro intento è quello di far conoscere il significato dei vari gesti e simboli liturgici che si compiono nella celebrazione per diventare partecipanti consapevoli
del valore umano e divino
dell’azione liturgica.
Papa Francesco è intervenuto più volte a proposito della
sacra liturgia, soprattutto durante
le Omelie che quotidianamente
tiene a Santa Marta.
Gli atteggiamenti comuni
dell’assemblea a volte passano
in secondo ordine: la maggior
parte dei fedeli raccolti nella na-
vata non ha funzioni specifiche
da svolgere. Ma a celebrare, oltre il presbitero, i lettori, i cantori,
è anche l’assemblea nella quale,
a vario titolo, anche questi sono
compresi.
Poche volte chi presiede
richiama e sottolinea il senso, la
ragion d’essere, il modo di compiere, nel rito, atteggiamenti comuni e gesti brevi.
L’Ordinamento generale del
Messale romano (OGMR), al n°
42, sottolinea la loro importanza:
“L’atteggiamento comune del
corpo, da osservarsi da tutti i
partecipanti, è segno dell’unità
dei membri della comunità cristiana riuniti per la santa liturgia:
manifesta infatti e favorisce
l’intenzione e i sentimenti
dell’animo di coloro che partecipano”. Ci fa capire che non si
celebra solo con il cervello, ma
anche con tutto il corpo.
Vogliamo quindi presentare, brevemente, gli atteggiamenti comuni a tutta l’assemblea:
Stare in piedi è l’atteggiamento più importante durante la
messa (anche se qualcuno può
pensare che sia un non volersi
inginocchiare davanti a Dio, invece significa che per mezzo del
battesimo siamo già risorti, rial-
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zati di tra i morti attraverso Cristo e con Cristo, dice san Paolo
(Efesini 5,14). Nella chiesa antica, e lo vedo ancor oggi in qualche monastero, era vietato mettersi in ginocchio la domenica,
giorno della resurrezione: Noi
preghiamo in piedi perché è un
segno di resurrezione (S. Agostino).
Stare seduti è una posizione di riposo, ma questo apparente “far niente” è destinato interamente ad un migliore ascolto
della Parola (non della lettura!) o
alla preghiera personale durante
la presentazione dei doni e dopo la comunione.
Stare in ginocchio era,
nella chiesa antica, il grande atteggiamento penitenziale e implorativo (chi scrive ricorda la
ripetuta esortazione flectamus
genua = pieghiamo le ginocchia); oggi è un atteggiamento di
adorazione chiesto ai fedeli alla
consacrazione, a meno che lo
impediscano lo stato di salute, la
ristrettezza del luogo o il gran
numero dei presenti, o altri ragionevoli motivi (OGMR, n° 43).
Ora presentiamo e consideriamo
succintamente anche i gesti rituali brevi:
Fare il segno di croce è rimandare al battesimo, è convergenza dell’intero rito; è segno
ricchissimo di significato: lo strumento del supplizio di Gesù è
diventato il simbolo della Redenzione, segno perfetto dell’amore
del Padre e dell’amore del Figlio
incarnato. Facciamo bene questo segno di croce, con fede e
amore, senza precipitazione.
Battersi il petto luogo vitale del cuore e del respiro, è un
gesto che significa: Sono io!, riconoscendosi pubblicamente
peccatori;
Il triplice segno prima del
Vangelo nel suo significato è
poco conosciuto; fatto meccanicamente, sembra quasi un segno cabalistico; invece, preso
singolarmente, è segno molto
bello: in fronte chiede che questo evangelo penetri la mia intelligenza perché io lo comprenda,
la mia bocca perché lo proclami
e il mio cuore perché lo ami.
Guardare l’ostia e il calice
è così frequente vedere i fedeli
chinare il capo proprio quando il
celebrante eleva l’ostia e il calice
per mostrarli; nel XII secolo fu
introdotta l’elevazione proprio
perché l’ostia fosse vista e adorata. Allora è bene prima guar-
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dare per vedere Colui che poi
adoreremo inchinandoci, come
fa anche il celebrante.
Pregare il Padre Nostro è
la preghiera di eccellenza perché Gesù stesso l’ha insegnata
ai discepoli. Si diffonde
l’abitudine di levare le mani verso l’alto, come fa il sacerdote celebrante (in certe occasioni, potrebbe invitare anche l’assemblea a farlo!) dal momento
che la preghiera del Signore è
recitata o cantata da tutti. Que-
sto segno verso l’alto è più consono a questa preghiera che il
fare catena orizzontale con le
mani proprio poco prima di ridarsi la mano per il gesto di pace.
Il gesto di pace [ne abbiamo diffusamente parlato su Le
campane di S. Martino n. 3, settembre 2014, p. 38-39]
Fare l’inchino è un gesto
semplice del capo, che fa partecipare il corpo alla preghiera: si
può fare col segno di croce
all’inizio della celebrazione e alla
benedizione finale; alle parole
del Credo: E per opera dello Spi-
rito Santo si è incarnato nel seno
della Vergine Maria e si è fatto
uomo, per onorare l’incarnazione
del Signore; al momento della
formula di perdono nell’atto penitenziale e dopo ciascuna elevazione, come già detto. C’è anche
l’inchino profondo di tutto il busto
e non solo del capo, che sostituisce la genuflessione.
Fare la genuflessione è
un breve inginocchiarsi riservato
alla presenza di Cristo nel sacramento del pane e del vino consacrati, alla riserva eucaristica
nel tabernacolo, all’Annunciazione e a Natale alle parole: E
per opera dello Spirito santo si è
incarnato... Ci sembra interessante la storia della genuflessione, omaggio dovuto dal vassallo
al signore feudale: i cristiani ritennero che il Signore Gesù non
fosse da meno dei loro signori e
iniziarono a praticarla, al posto
dell’inchino profondo.
Chiudiamo con una considerazione di ordine generale ricavata
dalle parole di papa Francesco:
la Messa non si sente, si partecipa!...La liturgia è tempo di Dio e
spazio di Dio, e noi dobbiamo
metterci lì nel tempo di Dio, nello
spazio di Dio e non guardare
l’orologio... Voi venite qui, noi ci
riuniamo qui, per entrare nel mistero. E questa è la liturgia, il
tempo di Dio, lo spazio di Dio, la
nube di Dio che ci avvolge tutti.
- 16 -
Giuseppe Garbellini
CORRISPONDENZA
CON PAPA BENEDETTO XVI
Nella concomitanza della festa patronale di San Martino, lo scorso
novembre, la Corale Parrocchiale San Martino ha offerto un concerto in onore del Santo Patrono con brami musicali introdotti da
testi di papa Benedetto XVI.
La Corale ha pensato poi di scrivere a papa Benedetto, il quale attraverso la Segreteria di Stato, ha risposto con un ringraziamento.
Riportiamo i due scritti e uno dei testi declamati.
Un testo
declamato
Possiamo immaginare la
storia del mondo come
una meravigliosa sinfonia che Dio ha composto e
la cui esecuzione Egli
stesso, da saggio maestro d’orchestra, dirige.
Anche se a noi la partitura a volte sembra molto
complessa e difficile, Egli la conosce dalla prima fino all’ultima nota.
Noi non siamo chiamati
a prendere in mano la
bacchetta del direttore, e
ancora meno a cambiare
le melodie secondo il nostro gusto.
Ma siamo chiamati, ciascuno di noi al suo posto e con le proprie capacità, a collaborare con il
grande Maestro, nell’eseguire il suo stupendo capolavoro. Nel corso
dell’esecuzione ci sarà poi anche dato di comprendere man mano il grandioso disegno della partitura divina.
(discorso Sala Clementina, 18 novembre 2006)
- 17 -
- 18 -
SUICIDIO: DRAMMA CHE TOCCA TUTTI
NOI COSA POSSIAMO FARE?
A cura di Ercole Piani
G
li ultimi episodi che hanno
visto nella nostra comunità ancora così presente il fenomeno del suicidio ci richiede di
suggerire, come in passato, alcune riflessioni.
Il titolo del tema è molto ambizioso: aiutare una persona a
rischio suicidale è qualcosa di
delicato che meriterebbe una
lunga trattazione.
Per comprendere e aiutare la
persona a rischio, si possono
prescrivere ricette, si può fare
qualcosa e soprattutto questo
“qualcosa” è a portata di tutti?
Cioè il coraggio di dare la mano, di guardare negli occhi, di
cogliere quel dolore che talora
si manifesta soltanto attraverso
gli sguardi delle persone.
L’aiuto da portare non è improvvisato o causale, dettato
da qualche intuizione o semplicemente dal buon senso
(anche se la maggior parte dei
comportamenti risponde a regole di elementare buon senso): esistono, infatti, ricerche e
iniziative che si basano su queste linee guida, fino a essere
codificate da tutte le Associazioni le cui finalità sono lo stu-
dio del fenomeno suicidario.
Non si tratta quindi di diventare
psicologi o psichiatri, ma di diventare coscienti che da parte
di tutti si può intervenire e in
alcuni casi ciò che si può fare è
veramente decisivo. Ci sono
zone, come nella nostra provincia, nella quale si muore di più
per suicidio che per incidenti
stradali. È importante apprendere alcune cose semplici che
è opportuno fare e conoscerne
altre che è bene evitare. Da
parte mia, ancor prima di affrontare il tema del suicidio,
sento forte il desiderio di dedicare questo nostro incontro a
tutte quelle persone che hanno
perso un loro caro per suicidio
ed è per questo che chiedo il
contributo, che si trova al termine della mia trattazione, della
dottoressa Daniela Pianta, per
dire qualcosa sulla sofferenza
delle persone che perdono un
loro familiare o amico; perché Il
lutto, questo lutto in particolare,
è la situazione di maggiore abbandono per le persone. Si fa
poco per le famiglie dopo la
morte dei propri cari.
Inoltre ho conosciuto tante per-
- 19 -
sone, parenti o conoscenti di
un suicida, che portano su di sé
il peso di aver sottovalutato alcuni segnali che, col senno di
poi, non avevano capito. Voglio
subito evidenziare che non esiste alcuna responsabilità perché capita anche alle persone
dedicate al sostegno e all’aiuto
di non cogliere sempre questi
segnali; quindi parlare apertamente di suicidio, serve per a-
iutare tutti noi a capire questo
fenomeno che accompagna la
nostra esistenza. Tralascio i
dati statistici che, seppur espressivi, toglierebbero, in questo contesto, spazio alle altre
informazioni; soffermandomi
solo sul dato che pone la Provincia di Sondrio ai vertici nella
nostra nazione in sintonia con i
valori riscontrati sull’arco alpino
in Francia, Svizzera e Austria. Il
fenomeno è monitorato con at-
tenzione, ma devo anche informare che l’Osservatorio sul suicidio in Lombardia, nato nel
settembre 1995 e col quale ho
collaborato in qualità di membro, ha cessato il suo lavoro di
ricerca
e
studio
e
quest’Organismo era il vero
presupposto per portare quei
contributi che tutti noi attendiamo.
Tornando al nostro argomento,
tutte le volte che la notizia di un suicidio ci raggiunge in genere ci sono
incredulità, sbigottimento, costernazione, sorpresa; si esprimono sentimenti forti ed eclatanti,
ma poi inesorabili calano il silenzio, il disinteresse o la rassegnazione, come se davanti
all’evento niente fosse
possibile, trattandosi di
qualcosa di temuto ma
ineluttabile.
Quello che ogni volta ci stupisce, è che si tratta di persone
che, apparentemente, non avrebbero nessun motivo per
desiderare la morte: sono persone spesso giovani, in buona
salute, hanno un lavoro, una
famiglia, una vita "normale".
Ma dietro questa facciata di
"normalità", si cela un abisso di
sofferenza e disperazione, invisibile agli occhi del mondo, e
spesso, invisibile persino agli
- 20 -
occhi dei familiari e degli amici
più cari.
E’ importante sapere che, per
affrontare il tema della prevenzione senza entusiasmi o facili
affaccendamenti rinunciando
alla rassegnazione, si possono
porre alcune semplici osservazioni e raccomandazioni utili e
importanti.
ESSERE CONSAPEVOLI DEI
SEGNALI DI ALLARME
Non esiste una persona a rischio “tipica”. Può accadere a
giovani o anziani, ricchi o poveri, colti o ignoranti. Per fortuna
vi sono dei segnali d’allarme
che, se presi sul serio, possono
salvare una vita; ecco quindi
che una persona è a rischio se:
- Afferma che vuole uccidersi
(quasi sempre è detto, non a
tutti - ma a qualcuno è confidato);
- Ha difficoltà rispetto al sonno
e all’alimentazione;
- Tende a isolarsi dagli amici e
dalle occasioni sociali;
- Non ha interessi per la scuola,
il lavoro, gli hobby ecc.;
- Si prepara alla morte con piani e programmi per la fine
(quasi sempre la morte è programmata: dove - come - quando).
- Regala cose di valore cui in
precedenza era attaccato;
- Ha tentato il suicidio in precedenza;
- Corre rischi non necessari
(esiste un dato non trascurabile
di falsi incidenti che, in effetti,
sono suicidi);
- Ha avuto recenti gravi perdite
nella vita;
"Campo di grano con corvi", del luglio del 1890, uno dei dipinti più drammatici e
disperati di Vincent Van Gogh (1853 - 1890).
È stato realizzato solo venti giorni prima della sua morte per suicidio.
- 21 -
- E’ preoccupato rispetto alla
morte e al morire (può sembrare paradossale ma spesso questo dato è riscontrato nelle persone che si uccidono);
- Ha perso interesse per il suo
aspetto;
- Aumenta l’uso di alcool, farmaci e droghe.
COSA E’ IMPORTANTE FARE
* Ascoltare e incoraggiare
l’espressione dei sentimenti,
d’ogni sentimento. Accettare
tali sentimenti. Ascoltare, ascoltare - è importante ascoltare le
parole, ancor più la persona
che ci sta davanti.
* Non giudicare, non entrare
nel merito se il suicidio sia giusto o sbagliato o i sentimenti
siano buoni o cattivi. Non fare
lezioni sul valore della vita.
* Impegnarsi ed essere disponibili. Dimostrare interesse e sostegno.
* Non sfidare la persona a farlo.
* Non mostrarsi sconvolti o
scioccati; questo mette una
gran distanza tra la persona a
rischio e gli altri.
* Non impegnarsi a mantenere
il segreto. Cercare aiuto e supporto.
* Offrire sempre la speranza
che ci possono essere alternative, ma non offrire facili e insicure rassicurazioni.
* Agire. Rimuovere sostanze e
mezzi pericolosi (veleni, armi
ecc.)
* Cercare aiuto presso persone
o enti competenti (il Centro psicosociale è aperto dal lunedì al
sabato, per informazioni
0342/712303.)
I FALSI LUOGHI COMUNI
Chi dice di uccidersi non lo
farà.
Non è vero. Di solito chi tenta
o commette un suicidio, ha fornito indizi preoccupanti: ” sarete tristi quando sarò morto!”,
“non vedo altra soluzione” non
sono affermazioni da sottovalutare come fossero uno scherzo.
Chi tenta di togliersi la vita è
matto.
Non è vero. La maggioranza di
chi tenta o si toglie la vita non è
pazzo o psicotico. Chi cerca
sollievo nella disperazione premendo il grilletto della morte,
ha disturbi non eguagliabili a
quelli di un malato mentale.
Se una persona ha deciso di
uccidersi, non c’è più niente
da fare.
Non è vero. Anche chi accarezza l’idea della morte, ondeggia
sino all’ultimo minuto tra la voglia di vivere e la voglia di morire. L’impulso di morire può, in
alcuni casi, essere bloccato.
Chi tenta il suicidio non vuole essere aiutato.
Non è vero. Studi accurati han-
- 22 -
no accertato che più della metà
delle vittime hanno chiesto aiuto a un conoscente o al medico
almeno sei mesi prima della
morte.
Parlare di suicidio con il depresso può essere contagioso.
Non è vero. Non è provato statisticamente che parlare di suicidio induca al suicidio. E’ vero
l’opposto. Discutere apertamente di suicidio può indurre
chi ha quest’idea a riflettere e a
desistere.
Il giovane si è ucciso perché
non è stato aiutato dai parenti o dagli amici.
Non è vero. I genitori, i fratelli, i
mariti, le mogli, la generalità dei
parenti e degli amici non hanno
le risorse adeguate per aiutare
il depresso a guarire e a salvarlo quando ha deciso di morire.
L’impulso può essere bloccato;
se non lo è, la colpa non è certo dei parenti.
Dopo il suicidio è saggio tacere.
Non è vero. Il falso pudore impedisce di affrontare e denunciare la gravità dell’epidemia.
Conclusioni
Per terminare vorrei utilizzare il
pensiero di Eugenio Borgna, a
mio giudizio il massimo psichiatra italiano vivente, con il quale
è stato prezioso per me confrontarmi in convegni e relazioni intercorse in questi anni. “In
ogni esperienza di suicidio certo la speranza si oscura, anche
se non sempre si oscura. Come Leopardi ha scritto, “una
goccia, una scintilla di speranza si nasconde anche nel suicidio”, anche in questa scelta che
sembra essere proprio “la tomba della speranza”, cioè la
chiusura di ogni possibile
sguardo al futuro. E in questa
mancanza a volte di soccorso,
di parole che aiutano, siamo
tutti corresponsabili nel suicidio
di chiunque, qui o al di fuori di
qui, Giovane o Anziano se
giunge alla morte muore anche
qualcosa in noi. Cioè al coraggio di dare la mano, di guardare negli occhi, di cogliere quel
dolore che talora si manifesta
soltanto attraverso gli sguardi
delle persone.
La psichiatria moderna tende
oggi – e ogni psichiatria che
non faccia questo è una psichiatria antichissima e lontana
– a usare un linguaggio della
vita quotidiana. È solo utilizzando il linguaggio dei sentimenti
quotidiani, dei sentimenti apparentemente così estranei alla
psichiatria, come la simpatia,
come l’amore, che la psichiatria
riesce a comunicare qualcosa e
soprattutto ad essere umana
sino in fondo. Forte è poi la ten-
- 23 -
tazione di considerare chiunque abbia tentato il suicidio oppure si sia arenato nelle sabbie
terrificanti del suicidio come uno psicopatico, come qualcuno
con cui non valga la pena di
confrontarsi, come qualcosa di
insignificante.
Questi clichés, questi modi
pseudoscientifici di evitare problemi umani laceranti che vive
ciascuno di noi sono assolutamente intollerabili e inaccettabili”.
Allora è più semplice per me
invitare chi vive il dramma di
questo disagio di riflettere perché la possibilità di superare
queste difficoltà esiste; gli operatori del nostro territorio, che
sono impegnati professionalmente nell’aiuto alle persone,
hanno gli “strumenti” per conoscere, capire e aiutare; non
dobbiamo più portarci dentro
questo peso, è un nostro diritto
trovare aiuto.
Infine vorrei citare una mia esperienza che, soprattutto in
questo contesto, mi piace condividere con voi; sono passati
molti anni ma è ancor vivo il ricordo dell’incontro con Suor
Maurizia dell’Ordine delle Misericordine, alla quale riportavo
alcune mie preoccupazioni in
merito alla morte di un conoscente nella solitudine di un
suicidio e lei subito mi ha risposto: ” non è stato solo con lui
c’era il suo Angelo Custode”.
Credo proprio che queste donne e uomini questi nostri ragazzi e ragazze che hanno scelto
di porre fine alla vita, conoscendo questa enorme sofferenza che ha caratterizzato
quel periodo della loro vita, siano stati accompagnati a cospetto del Padre Celeste da
quell’Angelo e che Dio abbia
tenuto conto del prezioso valore di quella sofferenza.
Bibliografia:
Ballantini M. (1999) suicidio e società
– una speranza dalla prevenzione
Franco Angeli editore – interventi di
Eugenio Borgna e Ercole Piani.
Pavan L. (1995), Paura della morte e
suicidio, Il Pensiero Scientifico Editore, Roma
Cassano G. (1996) la depressione
diagnosi e terapia, UTET, Torino
- 24 -
AIUTARE CHI RESTA
di Daniela Pianta
una persona del noQ uando
stro paese, della nostra
cerchia di conoscenze, della
nostra comunità compie un gesto così tragico come quello del
suicidio subito ci chiediamo
quali siano state le ragioni, come sia stato possibile.
Domande aperte, senza risposte certe o definitive sulle ragioni di quel gesto.
Sappiamo
però con certezza
che
parenti, amici
della persona scomparsa rimangono segnate
dolorosamente, profondamente, indelebilmente da
questo drammatico evento.
In termini scientifici queste persone sono state denominate
"sopravvissuti": è una parola
forte, che solitamente usiamo
per persone che attraversano
esperienze estreme - pensiamo
ai sopravvissuti dei campi di
sterminio.
Chiamarle così vuole proprio
evidenziare quanto sia devastante e traumatica l'esperienza
del suicidio di una persona cara.
Che fare allora per loro?
Importante che ognuno, la comunità tutta sia aperta e con
sensibilità mandi dei segnali
che questa profonda ferita è
degna di rispetto, attenzione;
che si può/deve parlare di
quanto è accaduto, di quanto
ciò
abbia
addolorato
e profondamente ferito.
Infatti,
parlandone,
e trovando
qualcuno
attento ad
ascoltare, si
allevia e si
può diminuire il sentimento di vergogna
che sempre accompagna il
"sopravvissuto".
Egli si pone mille interrogativi
sulle ragioni, sul significato del
suicidio, sentendosi quasi inevitabilmente in colpa; talvolta reagisce a questo senso di colpa
non volendo più parlare di
quanto accaduto, tentando di
superare il trauma semplicemente con il passare del tempo.
- 25 -
Sappiamo invece che si forma
una sorta di catena generazionale rispetto al gesto del suicidio - un suicidio di oggi richiama quello di anni prima di un
altro familiare - catena che va
spezzata.
E si può farlo aiutando il
“sopravvissuto” ad elaborare
quel profondo dolore.
Il “sopravvissuto” va accolto
con rispetto e aiutato ad accogliere un aiuto per sé, un aiuto
professionale che si può chiedere agli operatori dei servizi
per la salute mentale – il Centro Psico Sociale a Tirano opera da anni, spesso silenziosamente, necessariamente con
riservatezza, anche per queste
delicate situazioni.”
DALLA BOLIVIA
C
arissimi Tiranesi,
il tempo
passa veloce ed è facile dimenticarsi delle persone e dell'esperienze vissute assieme. La
distanza non aiuta a tenerci vicino per questo arrivo a tutti voi
con questa lettera, anche solo
per ringraziarvi degli aiuti materiali e spirituali che sempre avete avuto nei miei confronti.
Da qualche settimana sono iniziate le nostre attività: la scuola
di falegnameria con 14 ragazzi
che vivono e studiano nella nostra casa, il convitto delle ragazze con 16 giovincelle che
vengono tutte dalle comunità
più lontane, l'asilo con 30 bambini e l'oratorio domenicale per
evangelizzare i bambini nello
stare insieme con lo stile educativo di Don Bosco.
Negli ultimi anni si è notato come la gente ed anche i giovani
vanno in città in cerca di lavoro
o a studiare. Questo causa una
diminuzione demografica che
influisce molto sulle attività parrocchiali, a volte ci si scoraggia
e ci si chiede se vale la pena
stare qua. Cerco di scacciare
questi cattivi pensieri pensando
che il Signore mi ha chiamato
per stare con questa gente:
gente semplice, contadina, accogliente.
Quest'anno sarà speciale perchè finiamo ed inaugureremo la
- 26 -
Facciata della chiesa prossima a essere dedicata
nuova chiesa parrocchiale:
un'avventura che mi ha coinvolto direttamente e che è durata
quasi 3 anni. Abbiamo costruito
questa chiesa solo con la
PROVVIDENZA. Ho avuto una
dimostrazione che davvero si
possono fare grandi cose confidando nell'aiuto delle persone e
nella generosità.
L'11 aprile verrà consacrata dal
Card. Francesco Coccopalmerio, il quale ha accettato il mio
invito. Non è solo per inaugurare una chiesa, ma perché possa anche conoscere una
"chiesa" dall'altra parte del
mondo, come disse a suo tempo il Papa Francesco. C'è molta agitazione ed aspettativa an-
che per la gente per questa visita unica ed eccezionale.
Spero che la costruzione della
chiesa non sia solo servita per
dare lavoro alle persone ma
che sia motivo per evangelizzare e mantenere la belle fede
semplice che queste persone
portano nel cuore.
Anche voi cari tiranesi, avete
collaborato a questo sogno e vi
ringrazio di cuore.
Anche se vivo lontano, mi sento sempre tiranese e vi chiedo
di ricordarvi di me nelle vostre
preghiere. Che il Signore vi benedica
- 27 -
P. Stefano Mazza,
parroco di Pasorapa Bolivia
Carissime Sorelle,
il giorno 21 febbraio 2015, dall’Ospedale “Bassini” di
Cinisello Balsamo, il Signore ha
chiamato a sé, improvvisamente la
nostra giovane sorella Suor Mery
Agnese CABASSI.
Nata a Tirano (Sondrio) il 15 agosto
1974. Professa a Torino “Basilica di
Maria Ausiliatrice” il 6 agosto 2006.
Appartenente all’Ispettoria Lombarda “Sacra Famiglia” – Italia.
Mery nacque a Tirano all’ombra del
magnifico santuario della
“Madonna di Tirano” nel giorno particolarmente dedicato alla Vergine
Assunta in cielo. Si può dire che
nella sua breve vita, Maria l’abbia
particolarmente arricchita donandole due occhi che rivelavano una
profonda serenità interiore, un cuo-
re sensibile e una voce armoniosa.
All’età di nove anni perse il
papà e la mamma crebbe i due figli, Luigi Simone e Mery Agnese in
un clima ricco di valori umani e cristiani in cui non mancava la gioia e
la fiducia nella provvidenza. Tale
ambiente sereno favorì in Mery una
maturazione al senso del dovere
rivelando una capacità di dono vissuto nella gioia.
Trascorse la sua fanciullezza
e adolescenza a contatto con le
FMA dapprima nella scuola
dell’Infanzia e in seguito come oratoriana entusiasta e allegra. Amante del canto portava la sua nota
gioiosa nel cortile dell’oratorio e in
Parrocchia nella catechesi e nella
liturgia.
Dopo aver conseguito la maturità presso l’Istituto tecnico commerciale con specialità linguistica e
il post diploma di esperto informatico per la gestione aziendale, lavorò
come impiegata in uno studio privato ma la sua presenza in oratorio
non è mai venuta meno. Di carattere sereno, sapeva animare le ricreazioni e gli incontri con le ragazze.
La chiamata del Signore alla
vita religiosa si fece sentire presto,
ma la sofferenza di dover lasciare
sola la mamma le impediva di
prendere una decisione.
Dopo molta preghiera e discernimento il 15 ottobre del 2002,
all’età di 28 anni, Mery lasciò la sua
- 28 -
Passaggio di Suore
Suor mery cadassi
Tirano e iniziò il cammino formativo
del periodo di Verifica e Orientamento nella comunità di Milano in
via Timavo. Trascose il Postulato a
Torino nell’impegno di approfondire
una relazione più viva e autentica
con Cristo. Il 6 agosto 2006 emise i
primi voti religiosi, dopo aver vissuto serenamente il periodo del noviziato a Contra di Missaglia (LC).
Nella sua semplicità e ricerca
di quanto Dio le chiedeva, Mery
aveva fatto sua un’espressione di
Maria che più volte ha usato nella
domanda di ammissione alle varie
fasi formative e di rinnovo dei voti:
si sentiva come Maria uno spazio
piccolo, ma fecondo, dove Dio stava compiendo grandi cose di fronte
alle quali lei stessa si stupiva.
Il suo primo campo di lavoro
fu a Metanopoli tra i bimbi della
Scuola dell’Infanzia e in quel periodo cominciò a frequentare il corso
biennale di qualificazione per la formazione di Animatori Musicali e
anche l’Istituto Superiore di Scienze Religiose. Nel 2009, venne inviata a Pavia “Maria Ausiliatrice”
come Educatrice di Scuola
dell’Infanzia e insegnate di religione
ai bambini di 1^ e 2^ della scuola
Primaria.
Nel 2012 passò a Cinisello
Balsamo “Gesù Adolescente” dove
ha realizzato con entusiasmo il laboratorio musicale e l’educazione
religiosa in tutte le classi della scuola dell’Infanzia mentre nella parrocchia della Crocetta era impegnata
nella Catechesi, faceva parte del
coro e animava l’oratorio. In tutte e
tre le realtà i bambini, le maestre, i
genitori l’hanno molto amata e stimata per la sua attenzione educativa e competenza didattica. I ragazzi dell’oratorio della Crocetta hanno
apprezzato in lei la gioia, la capacità di ascolto e di dare consigli senza mai essere invadente.
Suor Mery è sempre stata una presenza semplice, discreta e
riservata, a volte silenziosa, generosa nel bisogno, sempre in punta
di piedi nell’avvicinare le persone,
con una passione che la portava
ad amare i bambini, i piccoli suoi
prediletti: in mezzo a loro ha realizzato la sua vocazione ad una dedizione totale e appassionata.
Maria, che l’ha custodita con
avorevolezza preveniente e materna, in giorno di sabato, in modo improvviso, l’ha accompagnata silenziosamente all’incontro con il Dio
della sua vita. Anche in quel momento, nel cuore di suor Mery, amante della musica a del canto, è
sgorgata spontanea, come espressione di grazie, la melodia: l’anima
mia magnifica il Signore!.
Noi crediamo che in
quest’ora particolare di distacco, il
Signore sta già illuminando i nostri
sentieri e ci accompagna attraverso
vie sassose verso nuovi volti di profezia.
- 29 -
L’Ispettrice
Suor Maria Teresa Cocco
RICORDIAMOLE
Nei mesi scorsi altre tre
suore FMA che hanno
operato nella nostra comunità sono decedute:
SR. ROSA BARLOCCO
Nata a Dairago (Milano) il
28 novembre
1924
A 16 anni, in
una sosta a
Torino, nella
Basilica di Maria Ausiliatrice,
si sentì attirata
dal quadro di
Maria che sovrasta l‘altar maggiore ed ebbe
la sensazione che la Madonna
la volesse tutta sua, per sempre. Ne parlò col parroco, suo
confessore e grande devoto di
don Bosco, che la indirizzò
nell’Istituto delle Figlie di Maria
Ausiliatrice.
A 21 anni, il 29 gennaio 1946,
Rosa lasciò la sua Dairago per
Milano, via Bonvesin de la Riva. Fatta la prima professione
religiosa il 6 agosto 1948 venne
destinata a Triuggio come
guardarobiera compito che
svolse, in tempi diversi, per più
di 40 anni, nelle case di Milano,
via Timavo, Laigueglia.
Fu a Tirano solo per due anni
dal 1985 al 1987 come responsabile del Pensionato
anziani nell’originario fabbricato del “ricovero” che ristrutturato negli anni precedenti il 1 ottobre 1985 venne
riaperto per l’accoglienza di
anziani autosufficienti.
Una consorella che visse accanto a suor Rosa, la ricorda
serena, accogliente, e pervasa
da un ardente spirito apostolico. Suor Rosa fu davvero
un’anima tutta di Dio. Nella sua
vita non si trovava nulla di banale, sempre presente a se
stessa e in atteggiamento di
disponibilità verso le sorelle.
Delicata e premurosa sapeva
creare un ambiente caldo e fraterno all’interno della comunità
per il suo carattere dolce e mite, capace di accogliere tutte
con un bel sorriso.
Tra i suoi scritti si legge: «Con
la grazia del Signore ho lavorato per tanti anni con cuore salesiano, facendo tutto per la gloria di Dio, l’amore ai giovani e il
bene della Congregazione».
Si è spenta il 9 dicembre 2014
a Clusone dopo una lunga sof-
- 30 -
ferenza lasciando in tutti il ricordo di una vita felicemente realizzata nell’entusiasmo della
propria vocazione.
SR. LUIGIA CASSINERIO
Nata a Somma Lombardo (Varese) il
15 novembre
1915
Luigia nacque a Somma Lombardo, terra che
ha dato alla
Congregazione salesiana
parecchie vocazioni. Trascorse
la sua infanzia e adolescenza
godendo del clima sereno della
casa, dell’amore dei genitori,
dei nonni, di un fratello e di una
sorella
Battezzata da un ex allievo salesiano, cresimata dal Vescovo
salesiano Mons. Comin e seguita spiritualmente da don Luigi Castano, Luigia non poteva
che essere Figlia di Maria Ausiliatrice.
A 21 anni chiese di entrare
nell’Istituto e subito il papà si
ammalò dicendo che la malattia
era dovuta alla sua partenza.
Colpita da questo fatto rimase
in famiglia fino a 25 anni.
Nel 1940 entrò come postulan-
te a Milano e nell’agosto dello
stesso anno passò nel noviziato di Bosto di Varese. Nel 1942
fece la sua prima Professione e
subito venne inviata come aiuto
alla comunità a Nasca, un paesino dell’alto varesotto da cui si
domina il Lago Maggiore.
Vi rimase solo un anno poi passò a Legnano S. Domenico dove rimase fino ai voti perpetui.
Suor Luigia rimase ancora a
Legnano come animatrice di
comunità, compito che svolse,
in tempi diversi, per 28 anni
nelle case di Castano Primo,
Cinisello “Gesù Adolescente,
Paullo, Rho e Laigueglia.
Dal 1972 al 1973 suor Luigia fu
economa a Contra di Missaglia
in seguito telefonista a Zoverallo e, nel 1987 all’età di 72 anni passò a Tirano dove rimase fino al 2009. Anche a Tirano suor Luigia seppe donare
il meglio di sé nel servizio di
accoglienza nella portineria
della scuola materna accogliendo tutti con grande cordialità in particolare i bimbi
che venivano portati prima
dell’arrivo delle insegnanti.
All’età di 94 anni venne accolta
nella casa di Contra di Missaglia dove è deceduta il 15 gennaio 2015. Trascorse gli ultimi
anni nel silenzio, nella preghiera e nell’abbandono confidente
alla volontà di Dio. Sempre
scherzosa fino alla fine diceva
- 31 -
alle infermiere che la mettevano a letto: «Grazie, avete messo a posto la vostra bambina
vecchia». Suor Luigia ci lascia il ricordo di una vita felicemente realizzata nella gioia
della propria vocazione.
SR. EBE VASSENA
Suor
Ebe
nacque
a
Campione
d’Italia (CO) il
16
luglio
1924 in una
famiglia dove
ricevette tanto affetto. I
suoi genitori,lo attesta lei
stessa, “non erano tanto religiosi, ma la loro rettitudine e onestà mi aiutarono a formarmi un
carattere buono”. La prima Comunione risvegliò in lei un
grande amore per Gesù e così
andava formandosi spiritualmente, aiutata anche dal suo
confessore. Conobbe le Figlie
di Maria Ausiliatrice a nove anni e da loro frequentò le ultime
tre classi della scuola primaria.
In questo ambiente ebbe inizio
la devozione a Maria Ausiliatrice e a Don Bosco. Durante la
seconda guerra mondiale ebbe
ad affrontare tanti rischi lavo-
rando con un gruppo di partigiani; più volte venne perquisita
e minacciata di fuciliazione da
parte dei tedeschi. Ma il Signore vegliava su di lei e fu salva.
Si legge nel suo diario: “Solo la
grande fiducia nella preghiera e
la forza di volontà mi hanno
aiutata a superare questi momenti difficili”.
Intanto aumentava in Ebe il desiderio di donarsi tutta al Signore, ma incontrava tanti guai a
parlare ai genitori di “farsi suora”. Nel frattempo finì la guerra,
si aprirono le frontiere e Ebe
potè finalmente presentarsi alle
FMA a Milano.
Dovette però aspettare la maggiore età per avere il consenso
dei suoi genitori. Il tempo del
postulato si svolse in serenità.
Non fu così durante il noviziato,
Ebe ebbe momenti di sconforto, il dolore della mamma era
irremovibile e il papà soffriva in
silenzio. La tentazione di ritornare a casa era forte… La professione fu rimandata per un
terzo anno. Tuttavia vinse il suo
amore per Gesù e il desiderio
di essere sempre più sua. Finalmente arrivò il giorno tanto
desiderato della Professione:
tanta gioia nel cuore, ma anche
tanta sofferenza per la morte
improvvisa della mamma. Il suo
primo campo di azione fu a Milano-De Angeli dove lavorò per
seguire ragazzi/e figli dei lavo-
- 32 -
ratori della Ditta De Angeli
Frua. Una vita donata in semplicità e serenità, una donna di
preghiera e amica dei poveri.
Sr. Ebe lavorò anche in diverse
case come educatrice della
Scuola dell’Infanzia, sempre
attenta ai suoi piccoli e molto
apprezzata dai genitori. Per 28
anni fu Direttrice di comunità a
Cinisello, Binzago, Sormano e
Lissone mantenendo un rapporto cordiale, un affetto sincero e una ricerca del vero bene
per ciascuna consorella.
A Tirano fu direttrice dal 1976
al 1982 nel periodo in cui
venne edificato il nuovo stabile del Giardino d’Infanzia a
Madonna e fu ristrutturata la
sede di Viale Garibaldi, 2 affrontando con energia e sere-
nità le difficoltà derivanti dal
portare avanti l’attività educativa del Giardino d’Infanzia
in ambienti provvisori e ristretti come pure quelle derivanti dalla stretta convivenza
della comunità delle Suore
con gli anziani della Casa di
Riposo dove provvisoriamente tutta la comunità dovette
risiedere.
Gli ultimi anni della sua vita trascorsi nella casa di riposo a
Contra di Missaglia dove è
mancata il 16 febbraio 2015 furono anni di pace e di ottimismo, nonostante la sua sofferenza per aver perso la vista.
Ora vive nella luce e nella pace
del suo Signore a cui ha donato
tutto di sé.
Plasmati con la luce di Dio
C
on il traguardo della vita terrena
termina il sospirare, il soffrire, il
gemere. Entriamo, se abbiamo vissuto
bene, nella Luce che ci ha plasmati,
nel calore che ci ha forgiati, nella Vita
che ci ha redenti. Siamo abbracciati
per sempre dall’amore di quel Dio che
Gesù Cristo che ci ha rivelato.
Pensati con amore, attraverso la morte, siamo abitati per sempre
dal desiderio di Dio di vederci accanto a Lui. Così siamo unici, siamo singolari, siamo santi… abbiamo vissuto veramente come il Signore ci ha proposto e nell’eternità tutto sarà luce, chiarore, vita
piena.
- 33 -
C
asualmente in Tv ho sentito parlare l’autore del libro,
Mario Calabresi, giornalista
direttore del giornale La Stampa, che raccontava come lo
spunto gli
fosse venuto
dall’esperienza degli zii. Incuriosita ho acquistato e letto il
libro dal titolo emblematico
“Non temete per noi, la nostra vita sarà meravigliosa” Ed Mondadori.
Nel libro si intrecciano le vicende vere di tante persone che
con le loro esistenze hanno
contribuito a cambiare il mondo; si parte con la storia degli
zii dell’autore, Gianluigi e Mirella, che negli anni settanta si
sposano e stilano un’insolita
lista di nozze “22 letti per adulti,
9 lettini per bambini, culle per
neonati, lenzuola, elettrocardiografo, microscopio, lettino operatorio, lampada operatoria, attrezzi per la chirurgia. Sulle
partecipazioni, sotto il loro nome, c’è scritto “Lacor hospital;
Gulu; Uganda”.
Così dopo un viaggio di nozze
di una settimana in Val d’Aosta
partirono per questo ospedale
tutto da costruire, lui per specializzarsi in chirurgia, lei in pediatria tropicale. E lì si fermarono per cinque anni, perché il
posto li affascinò, nonostante
non ci fosse nulla, solo il reparto maternità, la missione dei
comboniani poco lontano ed
una piccola casa.
Mirella dopo la prima visita al
luogo scrisse una lettera a casa
- ecco dove nasce il titolo del
libro - ove l'entusiasmo fa superare qualunque problema.
Scriveva tra l’altro: "Non temete
per noi, la nostra vita sarà meravigliosa".
L’autore ci racconta le tante difficoltà affrontate dagli zii, ma
pure le gioie comunque speri-
- 34 -
letto per voi
Si può fare …
mentate, e riassume con dei
numeri le conseguenze di quella strana lista di nozze: “Saint
Kizito Hospital,Matany, Uganda, anno 2013: 284 posti letto,
7 medici, 65 infermieri, 8 ostetriche, 4 fisioterapisti, 39.352
visite ambulatoriali; 10.000 ricoveri, 2089 operazioni chirurgiche, 1416 bambini nati”.
Si potrebbe pensare che l'esperienza descritta sia stata possibile solamente negli anni 70,
anni di fermento sociale ed intellettuale, anni di speranza rispetto alla capacità di cambiare
il mondo.
Ma oggi ?
L'autore, in continuità con
quanto ha espresso anche nei
suoi libri precedenti – ho letto e
ne consiglio la lettura di
"Spingendo la notte più in là"
2007; "Cosa tiene accese le
stelle" 2011 – apre sempre ad
una ragionevole ed intelligente
fiducia e speranza.
Così nel libro compaiono tanti
altri protagonisti: giovani e meno giovani di oggi, che insieme
con tanti, missionari, laici, volontari continuano l'esperienza
di lavoro nell'ospedale di Matany ed in tanti altri luoghi
dell'Africa – e nell'attualità laggiù tanti stanno affrontando eroicamente, nel silenzio di tanta
nostra informazione, la sfida
dell'epidemia dell'Ebola.
Nel libro compaiono inoltre an-
che le storie di giovani di oggi
che cercano la loro strada. Calabresi ben descrive la loro situazione: "I giovani sono diversi
dagli adulti e vivono in una terra sconosciuta ai loro genitori
ed ai loro nonni. Sono nati più
privilegiati, non hanno sofferto
la fame, hanno avuto comodità
che tutti quelli che li hanno preceduti si sognavano, ma ora
sono di fronte a praterie d'incertezza”.
Non sono spinti dal bisogno come i loro nonni, ma cercano
spazi ed opportunità lasciando
l'Italia per sperimentarsi nel
mondo. Nel libro sono riportate
varie esperienze, positive, di
ricerca. Calabresi per questi
giovani cita un pensiero imparato dai cinesi: "Bisogna comportarsi come i pesci in un
grande fiume. In caso di improvvise correnti o ostacoli, il
pesce deve adattarsi veloce-
- 35 -
mente ai cambiamenti, che non
può prevedere. E saprà, sempre, istintivamente, reagire".
E cita un proverbio sempre cinese "Usa il cuore per pensare".
Ancora per condividere ed aiutare questi giovani alla ricerca
di un lavoro, di un posto nel
mondo che consenta di renderlo migliore Calabresi racconta,
poi, di un vecchio, il professor
Marcello Cesa Bianchi, che ha
raggiunto gli 88 anni, che lancia
ai giovani questo pensiero: “E’
sbagliato pensare che le cose
rimarranno così: guardate come sono cambiate in dieci anni
e avrete la certezza che fra altri
dieci il mondo sarà ancora diverso, e non sta scritto in nessuna parte che debba essere in
peggio. Anche nelle situazioni
più cupe e difficili c’è sempre la
potenzialità non per fare miracoli, ma per migliorare la situazione, per tenere vive le istanze
di cambiamento. Fate cose innovative, cercate di influire sulla realtà che vi circonda, non
svalutate e non impedite alla
vostra individualità di emergere. Soprattutto non rinunciate
mai alle vostre possibilità anche di fronte agli insuccessi”.
Durante la lettura del libro –
contagiata dai tanti esempi di fiducia e generosità
raccontati -mi si è affacciato il desiderio di poter
contribuire in qualche modo anch'io alla continuazione di questa esperienze positive...
Con mia sorpresa e soddisfazione alla fine del libro ho trovato le parole di
Calabresi che spiega che
devolverà il ricavato delle
vendite del libro al finanziamento di 30 borse di
studio per formare ostetriche per l'Ospedale Matany ...
Ecco il mio desiderio già realizzato con il semplice acquisto
del libro!
In finale comunque l’autore dà
anche tanti altri riferimenti per
chi volesse sostenere l'iniziativa e i tanti progetti di Medici
con l'Africa Cuamm: c’è possibilità per tutti!
- 36 -
Daniela Pianta
U
n presepe vivente attualizzato quello andato in
scena a Tirano la vigilia di Natale, poco prima della S. Messa
di mezzanotte. I ragazzi delle
scuole medie, aiutati dai loro
catechisti e catechiste, sono
entrati nei panni di pastori, locandieri e angeli per rivivere e
ricordare il mistero della santa
notte di Betlemme. L’attenzione
principale non è stata la fedele
riproduzione dei fatti del Vangelo, quanto il tentativo di mostrare il significato della nascita
di Gesù. Don Nicola, il vicario
dell’oratorio di Tirano, e due
giovani catechisti, Martina e Ismaele, hanno impersonato tre
angeli incaricati da Dio in persona di annunciare la nascita
del Messia a tutti gli uomini.
Sulla loro strada incontrano
tante tipologie di uomini, dai
senzatetto alla donna in carriera, che chiedono di potersi uni-
re al gruppo per andare a vedere chi è questo Messia annunciato. In maniera molto ironica
gli angeli si domandano se sia
il caso di portare davanti a Gesù, il Re dei re, gli ultimi, quelli
che non hanno avuto fortuna
nella vita o che l’hanno sprecata facendo scelte sbagliate.
Consultando il Vangelo cercano le risposte alle loro domande e ogni volta si trovano costretti a portare con sé tutti coloro che incontrano sul loro
cammino. Giunti nella piazza
della chiesa di S. Martino, i personaggi del presepe e le persone che hanno partecipato
all’evento vedono finalmente la
famiglia di Nazaret, Maria, Giuseppe e il piccolo Gesù, sistemati in una grotta. All’arrivo dei
tre angeli e di tutti coloro che
hanno voluto credere al loro
annuncio un coro formato dai
ragazzi di terza media intona il
canto “È nato nel mondo”. Di
fronte alla tenera immagine della natività dove una giovanissima Maria guarda con amore
suo figlio protetta dall’abbraccio
di Giuseppe, una voce inizia a
recitare la “Lettera di buon Natale” scritta da don Tonino Bello. I ragazzi delle scuole medie
hanno voluto mettere in scena
un presepe vivente non per
- 37 -
Attività d’Oratorio
Presepe vivente
rendere omaggio alla nascita di
Gesù, ma per lanciare un messaggio chiaro al pubblico evitando che l’evento del Natale
venisse vissuto come il semplice ricordo di un evento passato. Quelli fatti dai ragazzi sono
stati auguri scomodi: «Gesù
che nasce per amore vi dia la
nausea di una vita egoista, assurda, senza spinte verticali. E
vi conceda la forza di inventarvi
un’esistenza carica di donazione, di preghiera, di silenzio, di
coraggio». Auguri scomodi, anti
conformisti e, per certi versi,
anche fastidiosi, ma auguri veri
che permettono di vivere il Natale non solo come ricordo, ma
mettendo in discussione le proprie scelte di vita affinché Gesù
possa trovare ogni giorno posto
nelle nostre vite.
Camilla Pitino
“Vedrai Miracoli… se crederai”
L’esperienza del musical “Il
Principe d’Egitto” realizzato
dai ragazzi delle superiori per
l’ordinazione di don Michele
D
opo quasi quattro mesi
dall’ultima messa in scena,
e con uno sguardo complessivo
all’intera esperienza del musical,
posso affermare con sicurezza
che esso gira e ed è girato intorno a questa frase. Il significato,
la storia, la morale, il messaggio
che ne si ricava, la realizzazione. Una frase semplicissima,
breve, ritornello della canzone
che abbiamo usato per terminare lo spettacolo. La frase ripresa
da don Francesco e da don Nicola per ricordarci che i miracoli
esistono, eccome se esistono,
ma non sono gratuiti: serve fede,
e speranza. E nel nostro caso…
anche molto impegno.
La proposta è arrivata come regalo per don Michele Pitino dai
nostri catechisti, che nei mesi
della realizzazione si sono trasformati da animatori a registi.
All’inizio noi ragazzi non ci credevamo poi tanto, o comunque
non ci facevamo molte domande, forse ci siamo buttati prendendolo come un gioco, noi che
ci siamo sentiti dire “è
un’occasione per stare insieme,
per formare un bel gruppo”. Così
è stato, in effetti, ma non potevamo immaginare che da questo
percorso di unione, di crescita,
da quest’occasione per noi ragazzi dell’Oratorio di passare
molto tempo insieme, sarebbe
uscito un risultato così ricco. Sicuramente a crederci per tutti
- 38 -
quanti c’erano, appunto, i registi,
che ci hanno presentato la maggior parte delle idee su un vassoio d’argento, già create, già
pronte, già belle, e noi le abbiamo semplicemente indossate.
Non senza fatica, non senza
nervosismi, non senza la voglia,
ogni tanto, di rinunciare a tutto.
C’è stato un periodo in cui la frase più bella che potessimo sentire era “sabato prossimo niente
prove”, sarebbe inutile negarlo.
Sarebbe anche inutile negare
che spesso siamo stati un po’
pigri, un po’ negligenti, un po’
svampiti nel ricordare chi e cosa
e come dovessimo mettere in
scena. Credo che nessuno si sia
dimenticato di certe ramanzine
ricevute, anche solo nei cinque
minuti prima di finire. Ma insieme
a questo ci sono state anche
tantissime risate, momenti divertenti e irripetibili, attimi di soddisfazione per aver memorizzato
un passo, una battuta, un’entrata
in scena nel modo giusto. È stata anche l’occasione di imparare,
di crescere, di acquistare la con-
sapevolezza che essere una
squadra è una cosa meravigliosa, ma molto fragile: basta che
manchi un elemento per squilibrare tutto, per non raggiungere
il meglio.
Credo che questa sia stata una
delle principali lezioni che abbiamo potuto ricavare dalla nostra
esperienza. Abbiamo avuto
l’opportunità di conoscerci meglio tra di noi, trovare delle amicizie, rafforzare qualche legame
che stava prendendo polvere nel
dimenticatoio; imparare anche
che ci sono persone che hanno
lavorato molto per noi, e continuano a farlo, ragazzi più grandi
che ci hanno dato non solo
l’occasione, ma anche i mezzi
concreti, per realizzare qualcosa
di bello.
E come dimenticare le prime
grandi emozioni nel guardare
una scena completa, un dialogo
fatto bene, una coreografia a
tempo di musica?
Nonostante l’impostazione dello
spettacolo fosse stata già creata
e studiata bene, ognuno di noi
- 39 -
aveva la possibilità di proporre,
ideare, modificare. Alle scene
veniva data vita lì, da noi stessi,
tra i primi abbozzi di scenografia
sul pavimento freddo del salone
dell’Oratorio. Ed eravamo noi a
dare vita al musical, partendo sì
da un’ottima base, ma il lavoro è stato anche nostro. Una
cinquantina di ragazzi normali, non attori, non professionisti. Alcuni più portati di altri,
alcuni più bravi nel ballare,
nel cantare o nel recitare, alcuni delle umili ma comunque
importanti comparse... insomma, io credo, un mix perfetto
di personalità che lavoravano
per lo stesso obiettivo. Un obiettivo grandioso, che alla
fine di nove mesi di impegno, di
sabati sera in oratorio, di problemi nell’organizzarsi e di soddisfazioni che pian piano aumentavano, è stato raggiunto. La
rappresentazione di una storia
stupenda, quella di Mosè che
armato del coraggio di Dio riesce
a liberare il popolo ebraico dalla
schiavitù egiziana, con una colonna sonora ancora più emozionante.
A conclusione credo che tutti
quei sabati sera “sacrificati” siano serviti, e se tornassimo indietro lo rifaremmo ancora, ancora
e ancora. Il nervosismo della prima messa in scena forse ci suggeriva il contrario… e anche
quello della seconda, e della terza, della quarta e della quinta
realizzata a Dongo. Ma a fine
spettacolo l’emozione che si prova è qualcosa di indescrivibile,
come dopo aver passato un esame importante, anzi dieci esami,
mille esami. Ma la cosa più stupefacente è che non si è mai so-
li. Non è mai solo merito o colpa
di qualcuno. Si è sempre un
gruppo, una squadra, una famiglia. Un insieme di persone che
nella vita non esisterà mai così
tanto come sul palco, ma che
comunque è legato da una colla
infrangibile: la Fede.
E tra pizzate finali, sistemazione
dei costumi e degli oggetti di
scena, promesse di mantenere il
gruppo che si è creato, credo
che ognuno di noi senta il bisogno di dire: grazie. Grazie a tutti
coloro che hanno permesso questa esperienza, a chi l’ha ideata,
a chi l’ha finanziata, pubblicizzata, a chi è venuto a vederla e a
Chi ha permesso che fosse realizzata.
Sara Gobetti
- 40 -
VIDEO MUSICALE
A
nche quest’anno i ragazzi
dell’oratorio S. Cuore di
Tirano hanno preparato una
sorpresa musicale per la notte
Santa. Da qualche anno a questa parte i giovani di Tirano si
sono impegnati nel cantare,
suonare e riscrivere brani musicali adattandoli al tema del Natale. Quattro i video musicali
prodotti fino ad oggi. Nel 2008,
l’anno dell’esordio, era stata
scelta la canzone “Do they
know it’s Christmas” seguita,
nel 2010, da “Il dono più grande”. L’anno successivo è stata
la volta di “Se bastasse una
canzone” per concludere lo
scorso Natale con “Un Sorriso
in più”. Per questo 2014 i ragazzi hanno scelto di cantare
“Uno di noi” di Eugenio Finardi,
la versione italiana di “One of
us” cantata da Joan Osborne.
«Abbiamo scelto questa canzone per renderci conto e far rendere conto chi l’ascolta che Dio
è in mezzo a noi» ha commentato Tommaso, uno degli organizzatori. Una cinquantina le
persone coinvolte, quasi tutte
adolescenti. «Ogni anno ci impegniamo in questo progetto
per cercare di trasmettere il vero significato del Natale – ha
aggiunto Saverio -, per non far-
ci prendere dalle cose superficiali legate a questa festa ». Ci
è voluto un mese di lavoro per
giungere al risultato finale, durante il quale i ragazzi hanno
suonato, cantato, registrato basi musicali e video. La canzone
verrà trasmessa per la prima
volta la notte di Natale e successivamente il video verrà caricato su Youtube. L’obiettivo
dei giovani è quello di dare un
messaggio a tutta la comunità
e quest’anno quello che vogliono dire è che Dio è veramente
in mezzo a noi anche se molte
volte non ce ne rendiamo conto. «La sfida per il prossimo anno sarà quella di coinvolgere
ancora più persone del nostro
oratorio e fare in modo che tutti
partecipino all’iniziativa» ha
concluso Tommaso.
- 41 -
Camilla Pitino
A PRAGA CON FIDUCIA
S
i è svolto nella città di Praga
l’incontro organizzato dalla
comunità di Taizé, tappa del pellegrinaggio di fiducia sulla terra
giunto alla sua trentasettesima edizione. Giovani provenienti da
tutta Europa si sono dati appuntamento nella capitale ceca per vivere insieme cinque giorni di preghiera, silenzio e condivisione dal
29 dicembre al 2 gennaio. La città
di Praga ha ospitato i ben 35 mila
giovani accorsi in famiglie e in
spazi comuni messi a disposizione
come scuole e palestre. Diversi i
pullman provenienti dall’Italia, di
cui due dalla sola città di Milano
con a bordo anche alcuni giovani
della nostra diocesi. Nonostante le
temperature rigide la partecipazione è stata massiccia sia per il fascino esercitato dalla meta sia per
il successo che sempre riscuotono
le iniziative della comunità di Taizé. “Essere sale della terra”: questa la proposta rivolta ai giovani
per l’anno 2015 dal priore della
comunità, frère Alois. «Se siamo
sale della terra, possiamo trasmettere il gusto di vivere – si legge
nelle riflessioni proposte dalla comunità ai giovani -. E quando rendiamo bella la vita a coloro che ci
sono stati affidati, la nostra esistenza acquista un senso». Sono
quattro gli ambiti su cui la comunità ha invitato i giovani a soffermarsi e riflettere. La prima proposta è
quella di trasmettere intorno a noi
il gusto di vivere, essere sale per
dare sapore alla vita. I giovani sono stati chiamati a interrogarsi su
ogni tema proposto, condividendo
le proprie riflessioni in piccoli gruppi così da incontrare e conoscere
le esperienze di ragazzi provenienti da diverse parti d’Europa.
«A Cuba molti dei giovani hanno
sete di uscire dall’isolamento. Ci
hanno chiesto di salutare, al nostro ritorno, i giovani di altri paesi,
hanno bisogno di sentirsi vicini a
loro. Per loro essere sale della terra vuol dire scegliere di tenere viva
la speranza». Sono queste le parole riportare da frère Alois al ritorno dell’incontro con i giovani cubani ed è all’interno di un clima che
cerca di costruire e, in certi casi,
ricostruire la fiducia tra i popoli che
è stato chiesto ai giovani presenti
a Praga di pregare per i loro fratelli
a Cuba. Il secondo tema proposto
è l’impegno per la riconciliazione.
- 42 -
L’ecumenismo è uno dei temi più
cari alla comunità di Taizé che riunisce cristiani di tutte le confessioni. Nell’incontro di Praga sono
giunti cattolici, protestanti, ortodossi, credenti e non credenti: nei
confronti di questo pluralismo religioso la comunità ha chiesto ai
giovani l’impegno di conoscersi, di
confrontarsi, di superari antichi
pregiudizi per vivere insieme come
un’unica famiglia umana. Il 31 dicembre, ultimo giorno dell’anno, la
comunità ha proposto ai giovani di
meditare sul tema della pace. In
ognuna delle parrocchie di Praga
dove sono stati ospitati i giovani è
stata organizzata una veglia di
preghiera per la pace per accogliere il nuovo anno. Al termine
della veglia i giovani hanno organizzato nelle scuole e nelle palestre la festa dei popoli: ogni nazione si è esibita in balli e canti tradizionali coinvolgendo i giovani di
altri Paesi. Commovente la proposta dei giovani ucraini che hanno
scelto di non danzare per ricordare la drammatica situazione in cui
versa il loro Paese, ma hanno
chiesto ai giovani presenti di pregare per i loro connazionali. Infine,
la comunità di Taizé ha chiesto ai
giovani di porgere la loro attenzione alla questione ecologica, che
non significa soltanto avere cura
della terra ma anche distribuire le
risorse in modo equo. Con
l’intento di offrire uno spazio di
confronto e scambio di idee per un
nuovo tipo di solidarietà la comunità ha invitato i giovani al prossimo
incontro che si terrà a Taizé in agosto. Sarà, invece, Valencia la
tappa del prossimo incontro europeo del pellegrinaggio di fiducia
sulla terra per la fine del 2015.
Camilla Pitino
VICARIATI AL CAMPO INVERNALE
È
stata un’esperienza di svago
e di fraternità quella che i vicariati di Grosio e Tirano hanno
proposto dal 2 al 5 gennaio ai
loro adolescenti e giovani. Dopo
il Ritiro di Avvento, occasione
intensa di riflessione e preghiera, i ragazzi sono stati invitati per
qualche giorno sulle nevi (non
abbondanti per la verità) del
Trentino per il campo invernale.
Andalo Trentino è stata la meta,
capace di offrire, oltre allo sci, la
possibilità del pattinaggio, di una
piscina con centro benessere e
di panorami e scenari suggestivi
per belle passeggiate. In tanti
hanno risposto, così che Casa
San Luigi, la casa in gestione ad
una parrocchia di Mantova, che
ospita anche altri gruppi, ha raggiunto la sua capienza massima
- 43 -
di ottanta posti.
Quattro sono stati i preti che
hanno accompagnato i ragazzi
con l’aiuto di validi educatori e
anche questa è stata
un’occasione di testimonianza
semplice nei loro confronti.
Svago, ma soprattutto condivisione dei vari momenti, capacità
di adattarsi e rispetto delle esigenze di tutti. Turni di servizio,
pulizie, adesione alle attività serali proposte, hanno fatto sì che
ognuno partecipasse e contribuisse al buono svolgimento del
campo. Si è creato un bel clima
che ha permesso la conoscenza
tra i ragazzi delle diverse parrocchie, che lungo l’anno avranno
vari momenti di incontro, come
le serate di preghiera per le vocazioni che si svolgeranno in diversi santuari nelle parrocchie,
specialmente le più piccole, per
favorire lo scambio e la convivialità tra i vari gruppi di adolescenti.
Durante il soggiorno in Trentino
è stato bello poter condividere
l’Eucaristia della domenica con
la comunità di Andalo, accolti dal
parroco don Giovanni Battista
Zeni. La moderna chiesa costruita dietro l’antica permette
l’accoglienza di numerosi fedeli,
anche perché nel periodo invernale ed estivo la comunità si arricchisce di turisti che nel riposo
vacanziero non dimenticano di
mettere al centro il Signore Gesù, o per lo meno gli dedicano
un momento…
Dopo il riposo si riprendono i ritmi abituali, tra scuola e attività,
con l’auspicio che il periodo trascorso insieme abbia favorito
una rinnovata familiarità tra tutti
e un modo nuovo di guardarsi e
scoprirsi parte della stessa Chiesa, sempre giovane e vicina ai
giovani con le loro caratteristiche, i loro sogni, le paure e le
speranze.
- 44 -
CONOSCIAMO MEGLIO LA PGS
POLISPORTIVE ci dedichiamo
alla promozione sportiva perché amiamo lo sport e crediamo nell'educazione attraverso
lo sport
GIOVANILI i giovani al centro,
con la certezza che educare i
giovani sia il servizio più prezioso oggi
SALESIANE ci ispiriamo a Don
Bosco e al suo sistema educativo
Il nostro sogno
che tutti i giovani possano imparare a dare il meglio di sè
nella partita della vita
La nostra certezza
in ogni giovane c'è un punto accessibile al bene (Don Bosco)
Il nostro segreto
La santità che consiste nello
stare molto allegri (Don Bosco)
La nostra marcia in più
la comunità educativa
La nostra missione
uno sport per tutti
La nostra preferenza
i ragazzi meno fortunati
La nostra scommessa
rigenerare la società e lo sport
a partire dai più giovani
Il nostro specifico
lo spirito di famiglia
La nostra casa
l'oratorio
Un grazie a tutti volontari
(allenatori, dirigenti, genitori,
suore) che si impegnano nella
PGS GOODNESS TIRANO per
creare un ambiente educativo
in cui le nostre atlete possano
sentirsi accolte secondo lo stile
evangelico dell'attenzione ai
bisogni di ogni persona.
MINI
VOLLEY
2014/15
- 45 -
Domenica 29
martedì 31 marzo 2015
Una Chiesa in cammino
Diciamo “sì” ad uno stile di comunione che sia autentica familiarità, rinnovata missionarietà, apertura alla collaborazione e
condivisione
DOMENICA 29
- ore 15.00 Apertura Triduo Eucaristico
Segue Adorazione Eucaristica
- ore 18.00 Santa Messa
- ore 20.30 Celebrazione Penitenziale
LUNEDÌ 30
- ore 7.00
- ore 9.00
- ore 15.00
- ore 16.30
- ore 20.30
Santa Messa
Santa Messa
Esposizione e Adorazione SS. Eucarestia
Possibilità di Confessione
Preghiera Comunitaria e Benedizione
Preghiera per i ragazzi
Santa Messa
MARTEDÌ 31
- ore 7.00 Santa Messa
- ore 9.00 Santa Messa
Esposizione e Adorazione SS. Eucarestia
Possibilità di Confessione
- ore 15.00 Preghiera Comunitaria e Benedizione
- ore 16.30 Preghiera per i ragazzi
- ore 20.30 Santa Messa e conclusione Triduo
Predicatore: Don Corrado Necchi, Vicario Episcopale
per la Valtellina e Valchiavenna
- 46 -
Dati Anagrafici
UFFICIO ANAGRAFE - 2014-15
Sistema Informativo Parrocchiale
Hanno iniziato la vita cristiana con il Battesimo
Anno 2015
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
11 Gennaio
11 Gennaio
01 Febbraio
01 Febbraio
25 Febbraio
01 Marzo
01 Marzo
Davide Schiavone di Gaetano e Sara Della Cristina
Viola Maifrè di Paolo e Sonia Savio
Noemi Franzini di Dario e Ersilia Castelanelli
Gabriele Morellini di Marco e Chiara Palazzo
Suchada Bottura di Roberto e Ada Ferrari
Alice Milesi di Mattia e Gabiria Scieghi
Michele Pradella di Gabriele e Nicole Ghilotti
Hanno concluso la vita terrena
Anno 2014
80
25 Novembre Armando Cabassi
di anni 66
81
82
83
84
85
86
87
04 Dicembre
14 Dicembre
16 Dicembre
19 Dicembre
19 Dicembre
28 Dicembre
21 Dicembre
Luciano Nazzari
Angelo Scolaro
Pietro Bertolina
Mauro Leonardo Romeri
Maria Bruni
Ada Maria Besseghini
Silvia Pensini
di anni 73
di anni 88
di anni 80
di anni 68
di anni 92
di anni 85
di anni 78
Santina Franca Mazzucchi
Savina Borserio
Alessandro Pelliccioli
Elda Monteni
Carla Tognolini
Maria Gina Nazzari
Giovanni Battista Terna
di anni 71
di anni 97
di anni 57
di anni 92
di anni 93
di anni 86
di anni 51
Anno 2015
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
02 Gennaio
03 Gennaio
07 Gennaio
07 Gennaio
10 Gennaio
11 Gennaio
12 Gennaio
- 47 -
8.
9.
10.
11.
12.
13.
14.
15.
13 Gennaio
16 Gennaio
16 Gennaio
22 Gennaio
23 Gennaio
27 Gennaio
29 Gennaio
31 Gennaio
Giuseppe Ranzani
Edoardo Ciresa
Giovanni Quadrio
Giancarlo Bonacina
Margherita Flora Nazzari
Mario Zanni
Gianfranco Rossi
Giuliana Turri
di anni 89
di anni 86
di anni 80
di anni 73
di anni 98
di anni 88
di anni 28
di anni 92
16.
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20.
21.
22.
23.
04 Febbraio
09 Febbraio
10 Febbraio
17 Febbraio
20 Febbraio
21 Febbraio
21 Febbraio
27 Febbraio
Ersilia (Silvia) Della Morte
Carlo Della Vedova
Luigi Fuscelli
Adriano Giovanni Maganetti
Irma Giuliana Piubellini
Angela Bellagente
Suor Mery Agnese Cabassi
Iris D’Antonio
di anni 96
di anni 86
di anni 83
di anni 64
di anni 92
di anni 93
di anni 40
di anni 79
DATE UTILI
Prima Confessione: Domenica 15 marzo ore 15.00
in San Martino - Per i fanciulli di 4° elementare festa del perdono
Mese di Maggio - Giorni Feriali: Santo Rosario in Santuario
- Sabato e Domenica: nelle Cappelle della città
con Benedizione delle Famiglie della Contrada
Sacramenti Cresima - Eucarestia
- Sabato 9 maggio: Celebrazione Cresima
- Domenica 10 maggio: Celebrazione Prima Comunione
Anniversari Matrimonio: Domenica 17 maggio ore 10.30
Le coppie interessate comunichino la loro partecipazione
Processione Corpus Domini
Domenica 7 giugno: ore 20.30: dal Santuario verso San Martino
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GIOCHIAMO INSIEME
a cura di LIDIA ROBUSTELLI
Il sacerdote in questione nacque in
provincia di Pisa il 25 aprile 1914 e
morì a Firenze il 15 febbraio 2006. La
sua indole schiva e la profonda esperienza di vita di fede e di preghiera,
insieme ad un amore appassionato
alla Chiesa, hanno fatto di lui un instancabile ricercatore della Verità, un
maestro e un riferimento sicuro per
tanti discepoli e figli spirituali. La famiglia religiosa della Comunità dei Figli di
Dio si è estesa, dall’eremo di “S. Sergio” a Settignano (Fi), a quasi tutte le
regioni d’Italia. E ora anche in Gran
Bretagna, Australia, Benin, Sri Lanka e
Colombia. Impegnato in un continuo servizio alla Parola, nel 1971 ha predicato gli
esercizi spirituali al Beato Papa Paolo VI e alla Curia Romana. Riconosciuto un
maestro nell’ambito dell’esegesi spirituale della Scrittura, lascia una vastissima
quantità di scritti: diari, meditazioni teologiche, studi sulla spiritualità e sulla santità
cristiana occidentale e orientale, opere di teologia e spiritualità liturgica, poesie.
ORIZZONTALI: 1 Comune in provincia di Bologna. 8 L’Armando di Dumas. 9 Nel
rame e nell’alluminio. 11 Uno Stewart cantante. 12 L’obiezione dell’indeciso. 13
Uno degli esploratori della Terra Promessa (Nu 13,6). 15 Precedono il nome di un
principe. 16 Fa trascendere. 17 Una vettura della Opel. 18 Il titolo della seconda
sinfonia di Rimski-Korsakov. 19 La lettera delle gambe con il ginocchio valgo. 20
Devoto, religioso. 21 Il casato di un san Francesco. 23 Impresa edile. 24 Un sopravvissuto di Sodoma. 25 Avverbio di luogo. 26 E’ formata dagli affiliati. 28 Lo
stesso che svizzero.
VERTICALI: 2 Congiunzione eufonica. 3 Resistenti, ostinate. 4 Cadauno in breve.
5 Rendono gentile la gente. 6 Imperturbabilità morale. 7 Bacchettone, bigotto. 10
Un film di Hitchcock. 12 Il Marceau celebre mino. 14 Ognuno ha quello buono. 15
Era “dolce” e “novo”. 22 Quelli degli Apostoli sono narrati da S. Luca. 24 L’Ang
regista de “La tigre e il dragone”. 26 La sigla di Savona. 27 Il simbolo dell’attinio.
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Sommario - DICEMBRE 2015
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3. Pasqua, scrigno per risorgere - don Paolo Busato
5. Consiglio Pastorale
7. Comunità Pastorale - Marco, Camilla
8. Cattolici e Riformati - Camilla Pitino
9. Oi Dialogoi - effeti
11. Milano Espo 2015 - Giovanni Marchesi
14. Rituali brevi nella liturgia - Giuseppe Garbellini
17. Corrispondenza con Papa Benedetto XVI
19. Suicidio, dramma che tocca tutti - Ercole Piani
25. Aiutare chi resta - Daniela Pianta
26. Dalla Bolivia - Padre Stefano Mazza
28. Suor Mery Cabassi
30. Ricordiamole
34. Si può fare… - Daniela Pianta
37. Presepe vivente - Camilla Pitino
38. Vedrai miracoli si crederai - Sara Gobetti
41. Video musicale - Camilla Pitino
42. A Praga con fiducia - Camilla Pitino
43. Vicariati al campo invernale
45. Conosciamo meglio la P.G.S.
46. Triduo eucaristico
47. Ufficio Anagrafe 2015
48. Date utili
49. Giochiamo insieme - Lidia Robustelli
50. Sommario
Immagine copertina: Luca Pontassuglia, 18 anni, Cristo risorto 2012
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Le Campane
di S. Martino
N 1. PRIMO TRIMESTRE - MARZO 2015
Trimestrale della Parrocchia di San Martino in Tirano
Per telefonarci: 0342 70 13 42
Per cambio indirizzo abbonamenti: 349 006 07 55
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LA PARROCCHIA
Prevosto
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Collaboratore
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Direttore
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Direttore responsabile
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ERCOLE ANDREA PIANI
Direzione e redazione
CASA PARROCCHIALE
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23037 TIRANO
tel. 0342 701369
Residente
Don Renzo Maranta
Stampa
TIPOGRAFIA PETRUZIO
tel. 0342 704636
- questo numero è stato stampato in 700 copie 02 marzo 2015
………………………………………………………
Santuario
Madonna di Tirano
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ANNUO A:
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tel. 0342 706330
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conto corrente
postale n. 10365237
Registrazione
del Tribunale di Sondrio N. 22/1953
del Registro di Stampa
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www.parrocchiatirano.it
http://oratoriotirano.wordpress.com
CELEBRAZIONI
SETTIMANA SANTA
- ore 8.30 in S. Martino: Santa Messa
- ore 10.00 da Oratorio: Benedizione Ulivi, Processione, S. Messa
Domenica - Palme - ore 15.00 in S. Martino: Apertura Triduo Eucarist. (Quarantore)
29 Marzo
- ore 18.00 in S. Martino: Santa Messa
- ore 20.30 in S. Martino: Celebrazione Penitenziale - Confessioni
Lunedì - Martedì
30-31 Marzo
Mercoledì
1 Aprile
- ore 7.00 in S. Martino: Santa Messa
- ore 9.00 in S. Martino: S. Messa e Esposizione SS. Eucarestia
- ore 15.00 in S. Martino: Preghiera Comunitaria e Benedizione
- ore 16.30 in S. Martino: Preghiera per i ragazzi
- ore 20.30 in S. Martino: S. Messa e Benedizione Eucaristica
- ore 7.00 in S. Martino: Santa Messa
- ore 9.00 in S. Martino: Santa Messa
- ore 18.00 in S. Martino: Santa Messa
Giovedì Santo
2 Aprile
- In mattinata in Duomo a Como con i cresimandi
- ore 20.30 in S. Martino: S. Messa in Coena Domini
Lavanda dei piedi
Reposizione dell’Eucaristica
†
Venerdì Santo
3 Aprile
†
- ore 9.00 in S. Martino: Recita lodi mattutine - Confessioni
segue liberamente Ador. all’Eucarestia
- ore 15.00 in S. Martino: Celebraz. della Passione del Signore
- ore 20.30 da S. Martino: Processione del Venerdì Santo
In caso di maltempo/pioggia sarà in Chiesa Parrocchiale
Sabato Santo
4 Aprile
- ore 9.00 in S. Martino: Recita lodi mattutine - Confessioni
segue liberamente Ador. alla Croce
- ore 14.30-17.00 in S. Martino: Ador. alla Croce - Confessioni
- ore 20.30 in S. Martino: Veglia Pasquale con Battesimi
Domenica
Santa Pasqua
5 Aprile
- ore 8.30 in S. Martino: Santa Messa
- ore 10.30 in S. Martino: Santa Messa
- ore 18.00 in S. Martino: Santa Messa
Lunedì
dell’Angelo
6 Aprile
- ore 9.00 in S. Martino: Santa Messa
- ore 18.00 in S. Martino: Santa Messa
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