Il CONCERTOdi Radu Mihaileanu

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Il CONCERTOdi Radu Mihaileanu
Il CONCERTO di Radu Mihaileanu
INTERPRETI: Mélanie Laurent, François Berléand, Miou-Miou, Valerij Barinov, Lionel
Abelanski, Alexeï Guskov, Dmitry Nazarov,
Anna Kamenkova Pavlova, Alexander
Komissarov SCENEGGIATURA: Radu Mihaileanu, Matthew Robbins FOTOGRAFIA:
Laurent Dailland MUSICHE: Armand Amar MONTAGGIO: Ludovic Troch
SCENOGRAFIA: Stanislas Reydellet DISTRIBUZIONE: BIM distribuzione
NAZIONALITA’: Francia, 2009 DURATA: 120’
Premio David di Donatello 2010 miglior film dell’Unione europea - Fuori Concorso al
Festival Internazionale film di Roma 2009
PRESENTAZIONE E CRITICA
Andreï Filipov è un direttore d'orchestra deposto dalla politica di Brežnev e derubato della musica e della
bacchetta. Rifiutatosi di licenziare la sua orchestra, composta principalmente da musicisti ebrei, è costretto da
trent'anni a spolverare e a lucidare la scrivania del nuovo e ottuso direttore del Bolshoi. Un fax indirizzato alla
direzione del teatro è destinato a cambiare il corso della sua esistenza. Il Théâtre du Châtelet ha invitato
l'orchestra del Bolshoi a suonare a Parigi. Impossessatosi illecitamente dell'invito concepisce il suo riscatto di
artista, riunendo i componenti della sua vecchia orchestra e conducendoli sul palcoscenico francese sotto
mentite spoglie. Scordati e ammaccati dal tempo e dalla rinuncia coatta alla musica, i musicisti accoglieranno la
chiamata agli strumenti, stringendosi intorno al loro direttore e al primo violino. La loro vita e il loro concerto
riprenderà da dove il regime li aveva interrotti, accordando finalmente presente e passato. Con Train de vie Radu
Mihaileanu “addolcì” la Shoa, circondandola di un'aura pienamente fantastica e organizzando una finta
“autodeportazione” per evitare quella reale dei nazisti. Il suo treno carico di ebrei fintamente deportati ed ebrei
fintamente nazisti riusciva a varcare come in una favola il confine con la Russia. Ed è esattamente nella terra
che prometteva uguaglianza, salvezza e integrazione, che “ritroviamo” gli ebrei di Mihaileanu, musicisti
usurpati del palcoscenico e della musica a causa della loro ebraicità. È un film importante IL CONCERTO
perché racconta una storia ancora oggi sconosciuta, la condizione esistenziale degli ebrei che vissero per
quarant'anni nel totalitarismo. Andreï Filipov e i suoi orchestrali sono idealmente prossimi agli artisti che
durante il regime di Brežnev si macchiarono dell'onta infamante del dissenso e furono cacciati dal paese o dai
luoghi dove esercitavano la loro arte con l'accusa di aver commesso atti antisovietici. Costretti a vivere (e a
morire) nei campi di lavoro della dittatura brezneviana o additati di fronte al mondo e al loro Paese come
parassiti sociali, i protagonisti del film riposero gli strumenti per trent'anni e ripiegarono su esistenze dimesse e
mestieri svariati: facchini, commessi, uomini delle pulizie, conducenti di autoambulanza, doppiatori di hard
movie. Il regista rumeno li sorprende in quella vita (ri)arrangiata e offre loro l'occasione del riscatto artistico e
della reintegrazione nel loro ruolo (…). (…) Ancora una volta è la musica ad accordare gli uomini. In
un'amichevole gara musicale tra due etnie perseguitate (ebrei e gitani) o nella forma del Concerto per Violino e
Orchestra, due sezioni che formano un'irrinunciabile unità emozionale.
(www.mymovies.it)
Cronista disilluso e sarcastico delle contraddizioni della Storia, filosofo del riscatto individuale e della forza
dell’impostura, con provocazioni paradossali Mihaileanu ironizza e diverte in un racconto pungente, costruito
sull’etica rivoluzionaria del ribaltamento dei ruoli e di una seconda possibilità, sbeffeggiando e strizzando
l’occhio con equivoci, disavventure private e drammi alle commedie amare e lucide di Lubitsch, con incroci tra
realtà e memoria. Con la leggerezza dell’autore che conosce il potere del regime che distrugge e appiattisce la
creatività, Mihaileanu analizza una realtà ostile e indifferente attraverso la vocazione dell’arte di arrangiarsi e il
desiderio beffardo di accostare lo spirito demenziale e distruttivo dei Blues Brothers all’inviolabile sacralità
dell’esecuzione filologica del Concerto per violino e orchestra di Čajkovskij. Andrei Filipov, direttore dell’orchestra
Bolshoi, viene licenziato nell’epoca dominata da Breznev per essersi rifiutato di allontanare i musicisti ebrei.
Venticinque anni dopo, rimasto a teatro come uomo delle pulizie, intercetta un invito per suonare al teatro
Chatelet di Parigi e decide, con l’inganno, di riunire i vecchi amici musicisti presentandosi come direttore
d’orchestra in carica. Impreziosito dall’analisi psicologica di ogni carattere, il film perfeziona i meccanismi narrativi
di Train de vie e Vai e vivrai, incentrati su gruppi di persone predestinate alla disfatta, senza possibilità di riscatto ma
che trovano nel guizzo della disperazione nuove ed inattese opportunità. Furbo e lucido, il regista scherza sul
potere della dittatura, rispetta a suo modo il desiderio di affermazione, la ricerca della perfezione nella
riproduzione sonora, l’ossessione di mettere ordine in equilibri e tradizioni familiari con un talento visivo nel
riprendere l’esecuzione finale della partitura e una delicata semplicità nella costruzione dei dialoghi, nel tentativo di
riprodurre la ricerca della dignità perduta e la ricomposizione di piccoli e grandi sogni infranti dalla ragion di stato.
IL CONCERTO è un racconto maturo e immediato che punta sull’identificazione nei personaggi, tiene a freno la
propensione di Mihaileanu per tonalità naif ed il suo autocompiaciuto narcisismo, con una regia che riesce a
riprodurre l’energia della musica, la pragmatica semplicità degli ultimi, prendendo in giro le nostalgie politiche per
la vecchia Russia, l’arrivismo ed il lusso dei nuovi ricchi. Con uno spietato cinismo, il regista si conferma narratore
grottesco che cerca sempre una rilettura parallela, comunque romantica di ogni dettaglio, alla faticosa ricerca di
una suprema armonia, dello stravolgimento delle regole, con un incontro vorticoso tra culture opposte ma
complementari (…).
(Domenico Barone in Vivilcinema n. 6/2009)
Fin dagli inizi il suo cinema è stato caratterizzato dal tema dell'impostura, messa in atto dai protagonisti delle sue
storie per raggiungere la salvezza in un mondo che tendeva ad annientarli. Recuperando e amplificando
l'umorismo di Train de vie - Un treno per vivere, Radu Mihaileanu torna ora a costruire una commedia dell'inganno a
fin di bene, partendo dalla Russia dei giorni nostri, dove le manifestazioni comuniste sono costrette a pagare delle
comparse per avere un pubblico, per giungere infine a Parigi, il luogo dove le culture si incontrano e si scontrano,
dove lo scambio si fa possibile, nonostante le differenze. Stavolta il viaggio messo in atto dal regista rumeno,
francese d'adozione, nel suo divertente e toccante IL CONCERTO è mosso dai sogni, dal bisogno di riscatto di
un gruppo di uomini a cui è stata rubata la dignità trent'anni prima, da un regime che come al solito tende a
soffocare le idee più pericolose e non si ferma neanche di fronte all'arte (…). (…) E' un cinema potente quello di
Mihaileanu, in grado di maneggiare con estrema abilità un'esplosione di elementi, folgorazioni, temi importanti e
acute considerazioni, che potrebbero facilmente spingere in direzioni diverse, portando al caos narrativo. Anche in
questo caso, invece, riescono a legarsi insieme attorno a un'idea originale che si mantiene nel solco della
commedia, sino alla rivelazione finale (…).
(www.movieplayer.it)