AMBITO 3 CAPO TESTA - SANTA TERESA GALLURA

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AMBITO 3 CAPO TESTA - SANTA TERESA GALLURA
 AMBITO DI PAESAGGIO N. 3 CAPO TESTA – SANTA TERESA GALLURA L’AdP n.3 CAPO TESTA – SANTA TERESA GALLURA si sviluppa per 71 km2 siti interamente nel territorio di Santa Teresa Gallura ‐ il cui centro abitato risulta compreso nel presente AdP. DESCRIZIONE DELL’AMBITO Assetto ambientale L’ambito di Capo Testa coincide con la penisola omonima e ha quali limiti fisici: ¾ a sud il promontorio di Monte Biancu; ¾ a nord la Ria di Porto Pozzo; ¾ internamente lo spartiacque del Rio Ciuchesa e del Rio Val di Mela. L’organizzazione territoriale dell’ambito è data dal sistema costiero, dal sistema delle piane interne e dalle sarre che delimitano l’ambito nella porzione meridionale. La morfologia costiera è tipica di una costa di sommersione a rias generata successivamente all’ingressione marina lungo le valli fluviali (determinata dall’innalzamento marino successivamente alla fase fredda wurmiana). Il basculamento dell’intera isola verso Nord‐Est in seguito alla tettonica tardo terziaria ha portato alla formazione di una fascia costiera estremamente frastagliata ed articolata in promontori, insenature, scogli e isole. Le rias principali presenti nel settore sono quella di Santa Teresa e quella di Porto Pozzo a cui si aggiungono insenature di minore dimensione. Le principali componenti del sistema costiero sono date dal Sistema di Spiaggia di La Colba (Rena di Ponente), dal sistema di Spiaggia di Santa Reparata, dal Sistema di Spiaggia di Capo Testa, dalla Spiaggia di La Baldaccia e dalla Spiaggia di La Marmorata. In questo tratto di costa i litorali sabbiosi sono limitati: il più vasto è quello di Rena Bianca (della lunghezza di circa 700 m) seguito da quelli di Santa Reparata e de La Colba. Il paesaggio d’insieme si caratterizza per il susseguirsi di piccole baie sabbiose racchiuse tra promontori rocciosi. Nei settori costieri caratterizzati da una maggiore esposizione ai venti dominanti e all’azione del moto ondoso, non è possibile l’accumulo di sabbie e la fascia costiera è dominata dalla presenza di blocchi granitici di grosse dimensioni elaborati dall’azione del moto ondoso. La costa si caratterizza per la presenza di terrazzi costieri (la cui formazione è riconducibile alle oscillazioni del livello del mare avvenute nel corso del quaternario. Spostandoci nelle aree interne i caratteri morfologici sono quelli con le tipiche forme micro e macroresiduali descritte in precedenza e frutto dei processi di alterazione (idrolisi). Il reticolo idrografico è di tipo sub dendritico, talora parallelo quando i corsi d’acqua sono impostati lungo linee di frattura. I corsi d’acqua principali del settore sono dati dal Riu Ciuchesa, Riu di Mela e Riu de Lu Calone. Il settore compreso tra Capo Testa e le Foci del Liscia si caratterizza per la presenza di intrusioni legate al ciclo orogenico ercinico. Nel dettaglio sono presenti: Paleozoico: 9 monzograniti, granodioriti e leucograniti riferibili al Complesso Granitico della Gallura ‐ Unità Intrusiva di Arzachena e Unità intrusiva delle Bocche di Bonifacio (Carbonifero sup. – Permiano); 9 diatessiti indistinte riferibili al Complesso migmatitico (Precambriano?, Paleozoico?). Terziario: 9 calcari biohermali con intercalazioni di arenarie (Calcari di Capo Testa), riferibili alla Succesione sedimentaria oligo‐miocenica del Logudoro Sassarese (riferibili al Langhiano sup – Burdigaliano sup). Quaternario: 9 depositi di spiaggia antichi e depositi di area continentale (calcareniti ed arenarie) riferibili al Pleistocene; 9 coltri eluvio colluviali, depositi palustri (Foce del Liscia), sedimenti alluvionali (piana del Liscia) e sabbie eoliche / depositi di spiaggia (Olocene). La continuità dei graniti è spesso interrotta dalla presenza di una notevole quantità di rocce filoniane tardo erciniche che hanno avuto una genesi magmatica originandosi durante i processi di messa in posto, circolazione di fluidi e raffreddamento dei magmi granitici. I filoni presentano diffusione, spessore e lunghezza fortemente variabile così come variabile (con chimismo variabile da acido a basico) è la loro composizione. I depositi quaternari sono rappresentati essenzialmente da prodotti di alterazione del granito con aspetto e consistenza fortemente differenti a seconda delle condizioni di giacitura. Laddove la pendenza elevata permette una forte azione di ruscellamento la frazione fine viene allontanata e resta in posto il sabbione granitico a composizione essenzialmente silicea. Il sabbione siliceo va a riempire le depressioni e le zone pianeggianti dando luogo a suoli di alterazione superficiale (regoliti). Nelle porzioni vallive del territorio sono localizzati depositi alluvionali (talora terrazzati) e depositi di versante a granulometria fortemente variabile. All’interno dell’AdP n.3 si segnala la presenza di 2 aree SIC: ITB010007 “Capo Testa” ITB010006 “Monte Russu” (essendo il territorio in comune con l’AdP n.2, si rimanda a tale Ambito per la trattazione di dettaglio). SIC ITB010007 “Capo Testa” Il Sito di Interesse Comunitario “Capo Testa” interessa il solo territorio del comune di Santa Teresa Gallura. Ha un’estensione di 1217 Ettari ed è ubicato sulla fascia costiera, all’apice settentrionale della costa provinciale. Inquadramento territoriale – F. 411 sez. III Il promontorio che dà il nome al SIC, di forma rotondeggiante e di circa 2 km di diametro, è collegato alla terraferma dallo stretto istmo calcareo sabbioso che separa la baia di Santa Reparata a Nord‐NordEst dalla baia de La Colba a Sud‐SudOvest; esso è caratterizzato da un elevatissimo valore paesaggistico derivantegli sia dalla posizione geografica – affacciato sulla Corsica, proprio all’ingresso delle Bocche di Bonifacio ‐, sia dalle caratteristiche rocce granitiche di cui è costituito, spettacolarmente erose dal vento in una infinita varietà di forme. Il SIC si estende ad Est fino a comprendere l’isola Municca e l’isolotto Munichedda, di fronte alla spiaggia di Rena Bianca. Nel sito sono presenti 14 habitat di importanza comunitaria, di cui 3 prioritari (Praterie di Posidonia, Lagune costiere e Dune costiere con Juniperus sp.) e 31 specie floristiche endemiche e di interesse per la conservazione. Le presenze faunistiche più significative sono rappresentate per i pesci dalla Cheppia Alosa fallax, per i rettili dalle due specie di Testuggine (Testudo hermanni e T. marginata ), dal Tarantolino Euleptes europaea e dalla Lucertola del Bedriaga Archeolacerta bedriagae ‐ tutti in Allegato II della Dir. Habitat 92/43/CEE –; per gli uccelli dal Marangone dal Ciuffo Phalacrocorax aristotelis desmarestii, dalla Berta maggiore Calonectris diomedea e dal Gabbiano corso Larus audouinii. Tra gli invertebrati degni di menzione sono il Corallo rosso Corallium rubrum ed il Falso corallo nero Gerardia savaglia. Assetto insediativo Il centro abitato di Santa Teresa Gallura sorge sul confine occidentale della Provincia, in una stretta insenatura naturale del Porto di Longone; il territorio presenta coste particolarmente frastagliate. Al 2010 annovera 5.211 abitanti e, come tutti i Comuni costieri, presenta trend di crescita rilevanti, con un +29.72 nel periodo 1991/2010 ed un +19,82 nel 2001/2010 (densità di 51 ab/km2). L'analisi delle gravitazioni del 2001 evidenzia l’autosufficienza del Comune di Santa Teresa Gallura. Data la sua posizione strategica Santa Teresa è stata per lungo tempo crocevia di traffici e popoli legati sopratutto al binomio mare‐granito. Evidenze della successione delle civiltà nuragico‐punica, romana e medievale sono costituite dai villaggi nuragici, dalle cave romane e dal castello di Longo sardo. I nuragici dell'età del bronzo avevano trovato nel territorio le condizioni ideali per costruire agglomerati e capanne, riparati dalle rocce e protetti da nuraghi. Sono ancora oggi visitabili i villaggi di Lu Brandali, di Vigna Marina e di La Testa. Sulla costa, la profonda insenatura di Longone ha da sempre rappresentato un approdo sicuro e strategico per coloro che transitavano in quella parte di mare particolarmente battuta dal vento. In età romana l'importanza del “fiordo” di Longone fu valorizzata dalla presenza delle cave di granito e dalla conseguente possibilità di commercializzarne il prodotto di escavazione. I segni dell'estrazione dei blocchi di granito, particolarmente importanti per la costruzione di colonne per le ville patrizie laziali, sono ancora visibili negli isolotti della Marmorata fino a Punta Falcone, Municca e soprattutto a Capicciolu e Li Petri Taddati. L’originario popolamento della zona risale appunto all’età romana; nell’area, secondo incerte testimonianze storiche, sorgevano due centri, fra loro non molto distanti: Longon (o Longonis), il cui nome è rimasto legato alla profonda insenatura di Porto di Longone, e Tìbula, ricordata come terminale sia dell’Itinerarium Antonini, ‐ la via romana che attraversava l’intera Sardegna fino a giungere a Carales, l’odierna Cagliari ‐, sia della via per Olbia, e che sarebbe risultata ubicata a ridosso delle zone estrattive (altre fonti situano invece Tibula presso Castelsardo). I due centri si spopolarono probabilmente nel sec. V sotto le invasioni vandaliche; la frequentazione degli approdi a loro connessi riprese con l’arrivo dei Pisani e si mantenne per tutto il Medioevo ‐ i Pisani possedevano un riparo nella baia di Santa Reparata (a settentrione dell’istmo di Capo Testa) e sfruttavano le stesse cave di granito. Gli abitati medievali – difesi da un castello che la tradizione vuole costruito da Eleonora d’Arborea verso la fine del ’300 e demolito intorno al 1418 ‐ vennero completamente abbandonati nei secc. XVI e XVII. Al periodo aragonese risale la torre di Longo sardo, una delle più grandi torri spagnole della Sardegna, eretta nel XVI secolo. La rifondazione del borgo ‐ il cui nuovo nome intendeva celebrare la consorte di Vittorio Emanuele I – avvenne ad opera del governo sabaudo nel 1808, con lo scopo di rafforzare il controllo del contrabbando (diffuso in tutta la costa gallurese) e di creare un caposaldo avanzato in un’area divenuta di particolare importanza strategica per le mire di Napoleone sulle Isole Intermedie; è caratterizzato dalla tessitura ordinata delle sue strade che si incrociano ortogonalmente, secondo quanto previsto dal piano regolatore, mentre nel centro si trova la chiesa di San Vittorio. In questo caso l’impianto urbano regolare fu desunto da una cultura ottocentesca delle “città di Stato” e ordinato secondo una griglia ortogonale nella quale le tipologie edilizie sono distribuite in conformità ad una gerarchia degli spazi. Il centro di Santa Teresa è costituito da una zona intorno alla Chiesa ed alla Piazza, nella quota più alta del contrafforte collinare, dove sono collocati i palazzi signorili. Lungo le strade che scendono verso la via del porto si generalizza una tipologia abitativa con corte, giardino ed annessi che occupa gli spazi fra le vie disposte a pettine. Questa tipologia è derivata dalla razionalizzazione e dalla estensione di una forma già preesistente alla fondazione urbana; ne troviamo testimonianze lungo un antico percorso con andamento irregolare che da un vecchio mulino a vento, nel retro della Piazza, segue il profilo della costa, giunge al porto per poi risalire nel versante opposto dell’ansa marina, nel luogo dove si trovano ancora parti murarie del castello. Attualmente il porto di Santa Teresa Gallura rappresenta uno dei centri più attrezzati dell'area e permette il collegamento della Sardegna con la Corsica; ha una capacità di 700 posti barca nelle varie categorie di natanti fino a 35 metri. Risalendo sul promontorio roccioso, dalla torre di Longo sardo affacciata sul mare lo sguardo abbraccia sia la baia di Porto di Longone che, sullo sfondo, le chiare scogliere che circondano la città corsa di Bonifacio. Sulla sinistra la costa scende verso la spiaggia di Rena Bianca che termina a poca distanza dallo scoglio dell'Isola Monica su cui rimangono le tracce di una cava abbandonata. Tra i luoghi maggiormente rappresentativi dell'ambito vi è senza dubbio il promontorio di Capo Testa, collegato alla terraferma da una striscia di sabbia e raggiungibile tramite un percorso panoramico che parte dalle baie di la Colba e Santa Reparata ed al suo culmine raggiunge il faro di Capo Testa. Nelle cave di questa parte di territorio nel periodo romano si scelse il granito per le colonne del Pantheon. Sono migliaia i visitatori che transitano durante il periodo estivo a Santa Teresa, tanto che il centro passa dai 5.000 abitanti del periodo invernale agli oltre 40.000 della stagione estiva; questo spiega il notevole boom edilizio che si ha interessato questo territorio soprattutto durante gli anni Ottanta. Oggi il Comune vanta un'alta percentuale di posti letto rispetto alla popolazione residente (+159,41%) ed un tasso di dotazione turistica dell’1,07%. Il territorio presenta diverse forme di organizzazione dell'insediamento, sulle quali spicca il sistema dell'insediamento strutturato e dell'area portuale di Santa Teresa Gallura. Nuclei insediativi e componenti infrastrutturali sono presenti anche sul sistema delle piane agricole di Santa Teresa e Marazzino e sugli ambiti collinari; lungo questi tratti si snodano successioni di tratti viari di connessione con l'ambito costiero. L'insediamento sparso rappresenta un fenomeno importante, strutturato in piccoli nuclei diffusi sia nella piana che lungo la direttrice per Santa Teresa, oltre che nell'area collinare. Sono presenti anche nuclei costieri a valenza urbana come Porto Pozzo (condiviso con l'AdP n.4) caratterizzati da una struttura consolidata a dalla presenza di servizi a carattere non esclusivamente stagionale; al contempo sono presenti anche nuclei turistici costieri a valenza esclusivamente stagionale. Poco prima dell'ingresso dell'abitato sorge un'area commerciale di non rilevante estensione. Le principali arterie di collegamento sono costituite dalla S.P. 90 (collegamento verso Sassari), e dalla S.S. 133 bis che funge da collegamento con Palau ‐ e da qui, tramite la S.S. 125, con Olbia. L'osservazione delle isocrone mostra un elevato tempo di percorrenza in direzione del porto e dell'aeroporto di Olbia, soprattutto a causa della tortuosità del percorso. A SudOvest di Santa Teresa è visibile il villaggio turistico posto in località Santa Reparata, mentre altri villaggi turistici importanti (Conca Verde, Valle dell'Erica) si trovano nella costa opposta, tutti raggiungibili tramite la S.S. 133 bis. Sempre ai lati di questa strada, superate la case sparse di Ruoni, la Spiaggia di La Marmorata è dominata dall'omonimo villaggio turistico costruito su un terrazzamento che ha irrimediabilmente deturpato l'ambiente. Altri insediamenti sono rilevabili in: Terravecchia‐Portoquadro, La Ficaccia, La Filetta, Lu Poltiddolu, Funtanaccia, Capo Testa, Marazzino, Lu Caloni. Uso del suolo L'uso del suolo mostra una presenza di prati artificiali pari al 18%, in confronto ad una considerevole presenza di gariga, 34%, di subordinata macchia mediterranea (12%) ed aree a ricolonizzazione naturale (9%). Il tessuto residenziale rado e nucleiforme ha un valore del 3% mentre gli altri aspetti insediativi si assestano su minori valori percentuali. Dall’analisi dei dati aggregati dell’uso del suolo si rileva che il 63% dell’ambito è interessato da “territori boscati ed ambienti seminaturali”, il 31% da territori agricoli ed il rimanente 6% da “territori modellati artificialmente”. Assetto storico culturale Già a partire dal Neolitico l’area ricadente all’interno dell’ambito ha conosciuto dinamiche insediative, le quali però hanno progressivamente acquistato piena significatività e rilevanza nei successivi periodi nuragico e romano. Tali dinamiche hanno interessato quasi esclusivamente una determinata porzione del territorio di Santa Teresa Gallura, unico Comune interessato dall’ambito: infatti quasi tutti gli elementi dell’ambito sono distribuiti nell’immediato entroterra a ridosso della costa occidentale e in corrispondenza delle insenature presenti lungo la linea costiera di Capo Testa. Al di fuori di queste due aree si trovano solo elementi derivanti da fenomeni insediativi isolati e puntuali piuttosto che da vere e proprie dinamiche insediative. Le prime forme di insediamento, risalenti al Neolitico, si sono sviluppate in punti sparsi nel territorio dell’ambito (La Peschiera, Marazzino, Penisola Coluccia) e sono costituite da rinvenimenti di ossidiana: tali rinvenimenti sono dovuti alla posizione strategica del territorio lungo le vie dell’ossidiana provenienti dall’attuale zona dell’oristanese. In particolare è stato fondamentale per il territorio il fatto di trovarsi in un’area proiettata verso la Corsica, con cui lo stesso ha condiviso il passaggio delle vie dell’ossidiana. A partire dal periodo nuragico il territorio conosce le prime forme di insediamento rilevanti e non è più un territorio di passaggio ma un’area in cui vivere in modo stanziale. In questa fase storica le dinamiche insediative raggiungeranno l’apice in termini di intensità, aspetto testimoniato dal fatto che ad essa risalgono i resti archeologici più significativi rinvenuti nell’ambito. Relativamente alla fase nuragica si rileva la particolarità, che si riscontra forse solo in quest’ambito, di avere elementi insediativi risalenti al nuragico aventi due distinte funzioni e dislocazioni spaziali pur essendo abbastanza vicini; infatti, nell’area che si estende nell’angolo nord‐occidentale del territorio di Santa Teresa Gallura, sono dislocati due agglomerati di elementi insediativi nuragici. Entrambi si sviluppano in direzione Nord‐Sud: uno si sviluppa in prossimità della costa occidentale del territorio di Santa Teresa, l’altro nell’immediato entroterra. L’agglomerato in prossimità della costa è sorto a seguito di dinamiche alla base delle quali vi era la pesca e le attività legate al mare; gli elementi insediativi da cui è costituito (complessi nuragici di Lu Brandali e La Testa) avevano la duplice funzione di alloggio e di controllo degli approdi. L’agglomerato che si trova nell’entroterra ha avuto origine da popolazioni la cui attività di sostentamento principale era il pascolo; gli elementi insediativi (nuraghi La Ruda e Vigna Marina) hanno avuto in questo caso la funzione di controllo delle aree adibite a tale attività. La fase cronologica più rilevante, in seguito, è stata l’epoca romana. In questa fase i fenomeni insediativi sono dovuti alla presenza del granito: infatti in questo periodo storico furono aperte diverse cave (Cala Spinosa, Capicciolu, La Marmorata) per l’estrazione del materiale, il quale è risultato pertanto fondamentale, fornendo un motivo di interesse tale da spingere i popoli dell’antica Roma ad attraversare il Tirreno e a sviluppare forme di insediamento. Ovviamente la scelta dei luoghi in cui collocare queste ultime non poteva che ricadere su zone costiere (abitati e tombe di Santa Teresa e Capo Testa). Si rileva però che, a differenza di quanto accaduto in passato, le aree prescelte non si trovano più sulla costa occidentale del territorio, ma nelle insenature situate sulle coste settentrionali e occidentali di Capo Testa. Pertanto i luoghi prescelti dagli antichi romani non coincidono con quelli prescelti in precedenza dall’uomo nel Nuragico. Questa differenza è dovuta innanzitutto al fatto che le popolazioni romane provenivano da Est, pertanto avrebbero trovato scomodo popolare la costa occidentale, ma è dovuta anche al fatto che gli antichi romani, nel colonizzare i territori della Gallura (e probabilmente anche nel colonizzare qualsiasi altro territorio) hanno sempre privilegiato collocare gli insediamenti in prossimità di insenature riparate (altro caso emblematico è l’insediamento nell’insenatura di Olbia), operando pertanto una scelta più razionale ma anche con finalità diverse (se nel Nuragico le finalità erano la pesca e il controllo, in epoca romana la finalità è garantire un approdo sicuro). Terminata l’epoca romana l’insediamento non ha avuto un seguito rilevante nel Medioevo; si rileva la presenza di elementi puntuali, comunque importanti, risalenti all’epoca moderna, quali la torre Longo sardo e la necropoli di Buoncammino. Le aree maggiormente interessate da fenomeni insediativi sono l’area dislocata nell’angolo nord‐occidentale del territorio di Santa Teresa Gallura e Capo Testa; relativamente alla prima sono state interessate la fascia costiera occidentale e l’immediato entroterra. In fase nuragica la particolarità che si riscontra nell’insediamento sta nella presenza di complessi che sono sorti avendo alla base attività di sostentamento diverse (la pesca e il pascolo). Relativamente all’epoca romana, si rileva la notevole importanza del granito nella scelta, da parte dei popoli dell’antica Roma, di colonizzare l’area, e la discontinuità con il passato, in termini di dislocazione delle aree scelte per l’insediamento. ANALISI DELLE CRITICITÀ 9 pressione antropica crescente dovuta a un notevole incremento dello sfruttamento a fini turistici e allo sviluppo della rete viaria che interessa da un lato le zone a ridosso della fascia costiera dall’altra le zone pianeggianti (lottizzate da villaggi turistici e da infrastrutture a servizio delle strutture turistiche); 9 pressione antropica crescente esercitata sui sistemi di spiaggia dovuta alla eccessiva e non regolamentata fruizione turistica nel periodo estivo; 9 fenomeni erosivi che interessano la porzione occidentale del promontorio la quale è maggiormente esposta per le sue caratteristiche meteo climatiche e per la sua posizione; 9 scarsa integrazione con i territori dell'interno a causa delle inadeguata accessibilità e fruibilità delle risorse naturali e degli spazi urbanizzati; 9 occorre riqualificare l'ambito attraverso la dotazione di servizi sia alla popolazione fluttuante che a quella residente e la qualificazione dei nuclei urbani, rurali e turistici; 9 necessità di favorire le condizioni per la residenzialità stabile ed il miglioramento della qualità della vita nei nuclei esistenti; 9 moltiplicarsi di insediamenti ed infrastrutture che incrementano il consumo di suolo. INDIRIZZI DI PIANIFICAZIONE Risorse ambientali. 9 Salvaguardare le risorse ambientali dal degrado conseguente l’eccessivo carico antropico nel periodo di maggiore fruizione turistica. 9 Gestire il forte sviluppo turistico che interessa l’ambito in modo da salvaguardare e tutelare il valore paesaggistico e naturalistico potenzialmente/parzialmente compromesso dalle trasformazioni in atto. 9 Regolamentare gli accessi a Capo Testa in maniera da promuovere una fruizione sostenibile del bene soprattutto durante i periodi di maggior flusso turistico. Assetto insediativo. 9 Contenere il consumo del suolo al fine di preservarne l'utilizzo per fini agricoli ed evitare di creare nuove urbanizzazioni oltre quelle necessarie al soddisfacimento del fabbisogno abitativo dei residenti. 9 Riqualificazione degli insediamenti turistici esistenti anche attraverso la riconversione in strutture ricettive alberghiere diffuse. 9 Promuovere la fruizione sostenibilie delle risorse costiere evitando il depauperamento delle stesse e regolamentando appositamente l'uso anche durante i periodi non stagionali (smontando tutte le strutture mobili/stagionali). 9 Dotare le aree di sosta, legate alla fruizione delle spiagge, di servizi atti a migliorarne l'utilizzo e garantire la pulizia delle stesse. 9 E’ necessario che il borgo di San Pasquale (appartenente ai comuni di Santa Teresa Gallura e Tempio Pausania) abbia una pianificazione unitaria affinché si individuino, anche percettivamente, quei caratteri e servizi che permettano di identificarlo come un unico centro urbano. Mobilità e viabilità. 9 Riqualificare e rafforzare l'accessibilità implementando la viabilità esistente in modo da ottimizzare i collegamenti con gli insediamenti costieri, i capoluoghi e i centri dell'entroterra. 9 Promuovere una rete di trasporti pubblici locali. 9 Riqualificare la portualità diportistica attraverso dotazioni atte a migliorare le condizioni ambientali (ad es. con recupero dei reflui delle imbarcazioni in ciascun porto 9 Migliorare l'accessibilità dell'ambito anche verso l'esterno di esso, considerando che il porto di Santa Teresa rappresenta la porta d’accesso per la Corsica. 9 Creazione di una rete di piste ciclabili e pedonali che permetta una conoscenza sostenibile dei beni naturali e culturali. Beni storico culturali. 9 Verificare la perimetrazione dei siti archeologici negli strumenti urbanistici dei singoli comuni. 9 Prevedere iniziative di valorizzazione dei beni, sia a fini culturali (rivolgendosi anche a coloro che vivono nel territorio dell’ambito) che turistici (adottando canali moderni e rapidi), valorizzandone le peculiarità, quali le dinamiche da cui hanno tratto origine, in particolare: per quanto riguarda il periodo nuragico, l’eccezionalità della presenza, all’interno di uno stesso contesto, di forme di insediamento basate sulla pesca e di altre basate sul pascolo; per quanto riguarda il periodo romano, l’importanza del granito. 9 Promuovere interventi finalizzati al rinvenimento, al recupero e a favorire la fruibilità dei beni, (es. migliorare la viabilità, le vie d’accesso e la cartellonistica).