Luglio - La Piazza

Transcript

Luglio - La Piazza
Periodico
dell’Associazione
Culturale Albatros
Anno 9 - Numero 7
LUGLIO 2012
SitoWeb: www.lapiazzacastelmadama.com — E-mail: [email protected]
Pag. 8
IL BILANCIO PASSA
Pag. 12
AGRICOLTURA
NATURALE
Pag. 36
CENSIMENTO
Consulta il sito web
La Redazione della Piazza augura buone ferie a tutti i cittadini e dà appuntamento a Settembre
La
zza
Pia
Luglio 2012
Palio Madama Margarita
3
VINCE CASTELLUCCIO
BORGO RIONE NOBILE
di Ivo Santolamazza
Il palio 2012 assume un aspetto insolito. Poche chiacchiere, vittoria a Castelluccio che sembra aver messo
quasi tutti d’accordo, clima più sereno almeno dall’esterno rispetto alle scorse edizioni. Un palio sempre
coinvolgente, festa invidiata dai paesi circostanti che
genera allegria e necessita di impegno e sudore da
parte di chi si offre nel lavoro. Unisce e divide, diverte e
appassiona. Castelluccio con un addobbo da brivido,
perfetto nei particolari, avvolge e coinvolge; la tifoseria
sorprende al campo con colori ed effetti speciali. Borgo
Rione nobile, il più amato dalla giuria con un corteo raffinato e un addobbo vivo. Empolitano non convince i
tecnici ma è il più forte al campo col fantino Gino Croce.
Santa Maria della Vittoria colpisce in positivo al corteo
ma è debole al campo. Dopo molti anni di commenti
quest’anno ho voluto dar voce a chi vive il palio con
diversi interventi dei visitatori, del fantino del Borgo e dei
rappresentanti degli altri Rioni.
Le critiche del popolo: Quest’anno la scelta degli spazi
dell’addobbo è stata nettamente migliore. Giusto far
partecipare i rappresentanti di ogni Rione al giro della
giuria. Audio perfetto al campo ma troppa polvere. Sicuramente meno accuse rispetto agli altri anni, forse perché i passaggi più liberi, più spazio per godere delle
scene. Questa nota positiva però va a irrompere in
senso negativo sull’afflusso ridotto dei visitatori sia com-
Pia La
zza
paesani (quest’anno meno presenti), sia forestieri (molti
scottati forse dal biglietto d’ingresso troppo alto di edizioni passate). Alcuni lamentano la poca pubblicità all’evento, altri fanno notare dei punti di ristoro troppo vicini
agli addobbi. Sicuramente tanti sarebbero più felici se i
fantini fossero tutti castellani. Una domanda: ma possiamo fare qualcosa per quei poveri musici sotto al sole
per tutto il tempo della contesa a cavallo? Potremmo
provvedere con una copertura adeguata oppure evitare
la sfilata al campo dei figuranti.
4
Palio Madama Margarita
Cosa pensi del lavoro del Borgo? E cosa prova
un giovane come te a rappresentare il proprio
Rione nella contesa a cavallo? Quali sono le tue
emozioni prima e durante la competizione?
Luglio 2012
solo se sei in sella al palio. Vorrei infine ringraziare tutti coloro che mi hanno dato affetto, non solo
i miei rionali ma anche gli altri”.
Risponde Federico Tarquini (fantino del Borgo):
“Per quanto riguarda l’addobbo e il corteo posso
fare solo i complimenti a chi ha lavorato duramente tutto l’anno affrontando tutte le difficoltà
che ci sono state per la riuscita di questo palio; i
complimenti vanno fatti anche a chi lavora dietro
le quinte come le favolose sarte del Rione Borgo
che non si vedono ma ci sono. Avevo sulle spalle
una grande responsabilità, ringrazio con tutto il
cuore il massaro e il capitano che mi hanno dato
fiducia e questa grande opportunità che aspettavo
da anni visto la voglia che avevo di correre per il
mio Rione. Le emozioni sono tante sopratutto perché li a guardare c’è il mio paese. Nei giorni precedenti alla gara giri per il paese, vedi il lavoro del
tuo Rione e pensi che devi dare il massimo. Nel
giorno di gara provi a rimanere il più concentrato
possibile e non farti sopraffare dell’ansia. L‘emozione più grande è quando entri in campo e sulle
tribune ci sono centinaia di persone che ti salutano. Quello è stato il momento più emozionante. Il
resto non te lo saprei spiegare, lo capisci e lo vivi
“La Piazza”
Periodico dell’Associazione Culturale Albatros
Vicolo Giustini, n. 10
00024 Castel Madama (Roma) - tel. 0774/449849
Anno 9, n. 7 - Luglio 2012
Registrazione del Tribunale di Tivoli n. 4/2004 del 14/04/04
Direttore Responsabile: Rino Sciarretta
Capo Redazione: Carla Santolamazza
Redazione: Ivano Chicca, Ivano Moreschini,
Ramona Pompili, Roberto Bontempi,
Salvatore De Angelis, Elisa Livi, Ivo Santolamazza
Hanno collaborato alla realizzazione di questo numero
S O MMA R I O
pag.
3
• Il bilancio passa
»
8
• Comune e beni comuni
»
10
• Dall’Archeopark al Parco Archeologico
»
12
• La diversità, ricchezza o diffidenza?
»
14
• Brevi
»
15
• Inserto Palio
»
17
• Vicovaro
»
25
• Tivoli
»
29
• Centro Sociale Anziani
»
33
• Pro-Loco
»
34
SitoWeb: www.lapiazzacastelmadama.com
• Un minuto di storia castellana
»
35
E-mail: [email protected]
• Censimento
»
36
[email protected]
• Cultura
»
37
• Recensione
»
38
Italo Carrarini, Bruno Testa, Valentina Torella
Rina Iori, Domenico Fabiani, Paolo Piacentini
Antonio Marguccio, Massimo Salvatori
Per la pubblicità rivolgersi al 3490063355
Grafica ed Impaginazione: Salvatore De Angelis
Chiuso in redazione il 16/07/2012 - Tiratura 1.500 copie
LA REDAZIONE SI RIUNISCE TUTTI I LUNEDÌ
DALLE ORE 18 ALLE 20
• Vince Castelluccio
Il giornale viene diffuso anche nei paesi di Vicovaro, Mandela, Sambuci, Tivoli
La
zza
Pia
Luglio 2012
Palio Madama Margarita
Quali sono stati gli errori dell’Empolitano?
Risponde Daniele Meddi: “In questa diciassettesima edizione del Palio Madama Margarita, il Rione
Empolitano ha palesato tutti i suoi problemi ed i
malesseri, che attanagliano l’associazione ormai
da qualche anno. Visitando discesa Empolitana, la
prima cosa che saltava agli occhi erano gli spazi
vuoti, l’animazione assente e la scarsissima partecipazione dei rionali, cosa che i giurati non hanno
mancato di sottolineare. Una rappresentazione
piatta, in cui le scene dei singoli, molto apprezzate
in passato, non sono riuscite a sopperire al problema, anzi, sono andate a cozzare contro la sensibilità dei giudici e non solo, scadendo nello splatter. È
ormai opinione comune che serva una ventata di
aria nuova, un cambiamento netto e deciso, forze
fresche e motivate, nella speranza che le future
elezioni possano voltare pagina, dare nuova linfa e
riportare il Rione al posto che merita nel cuore dei
nostri sostenitori. Avendo vissuto le scene al fianco della giuria, in qualità di accompagnatore, ci
tengo a spendere due parole nei confronti anche
degli altri. Sicuramente il primo pensiero ed un
sentito grazie va agli amici di Santa Maria della
Vittoria che hanno saputo superare problemi e difficoltà sino a qualche mese fa invalicabili, garantendo a noi tutti lo spettacolo e la competizione a
quattro Rioni. Complimenti inoltre al Borgo, che
ha saputo risorgere dalle ceneri e portare a casa il
titolo di Rione Nobile. Congratulazioni infine al
Rione Castelluccio, che ha saputo fare della squadra e del lavoro di gruppo la giusta ricetta per la
vittoria, inscenando un addobbo ai limiti della perfezione, una scena viva, coinvolgente, estremamente reale. Tutto è stato da brivido. Dall’apertura
della porta, al frastuono dei popolani, dalla figura
del giullare ai fumi, gli odori, i sapori. “Ubi maior
Pia La
zza
5
minor cessat” ed obiettivamente il lavoro di
Castelluccio era una spanna sopra tutti gli altri. A
loro va anche il merito di aver messo d’accordo,
forse per la prima volta, giudizio tecnico ed l’opinione pubblica”.
Un commento dei vincitori del Rione Castelluccio?
Risponde Monia Salvati: “Che dire?! Finalmente il
Palio è tornato a Castelluccio. Esprimere un giudizio obiettivo, per me, da verace tifosa quale sono,
diventa alquanto arduo, anche perché non riuscirei
ad esaminare in toto e con occhio critico i nostri
errori. Però a detta di tutti lo stupore traspariva
limpido negli occhi dei giurati, catturati dal reale e
suggestivo spaccato di vita quotidiana ricreato in
via Alfredo Baccelli. Quell’angolo intriso di odori,
rumori, sapori è stato l’emblema del vigore, dell’anima, del lavoro dell’intero Rione che ogni anno,
perseverante, crede fermamente nella buona
riuscita della manifestazione ed è fiducioso di ottenere un buon risultato. Degni di nota sono i giudizi positivi della popolazione castellana, il grande
consenso dei nostri compaesani ci inorgoglisce
ancora di più di un ottimo giudizio tecnico. Que-
La
zza
Pia
Luglio 2012
Palio Madama Margarita
7
st’anno è andata ed è andata anche bene, ma sappiate che la costanza paga. Ora ci dedicheremo ai
festeggiamenti. Entro la fine del mese infatti ci
sarà la festa per la vittoria ma a settembre ricominceremo più carichi che mai ed esorto coloro interessati ad intraprendere quest’esperienza a venirci
a trovare”.
Quali sono le impressioni del Rione Santa Maria
della Vittoria?
Risponde Simona Nonni: “La nostra impressione è
che, anche quest’anno, come tutti gli altri anni, il
palio sia riuscito a raggiungere una delle finalità
più importanti che sottendono questa manifestazione: coinvolgere la maggior parte della popolazione
di Castel Madama. Ma il cammino resta in salita,
sicuramente risentendo, anche, della difficile situazione politica ed economica italiana. Gli enti preposti non hanno appoggiato con sufficiente energia
e convinzione questo evento, l’azione di marketing
e di comunicazione non è stata sufficientemente
incisiva ed ha determinato, di conseguenza, la poca
affluenza dei visitatori. Altamente competente si è
mostrata la giuria che ha saputo apprezzare l’alto
valore culturale della manifestazione valorizzando
la coralità del lavoro svolto da parte di tutti i rioni,
premiando il rione Castelluccio, il quale è riuscito a
trasmettere una maggior emozione attraverso la
personalissima rievocazione dell’epoca rappresentata, aprendo un vero portale del tempo. Dato il
grande valore di questa manifestazione sarebbe
auspicabile che gli enti trovassero delle strategie e
delle risorse, affinché il Palio Madama Margarita
non decada ma che anno dopo anno cresca diventando un valore aggiunto per tutta la nostra comunità. Il comitato rionale ringrazia tutti coloro che
con la loro collaborazione e con il loro impegno
hanno reso possibile la partecipazione del rione
Santa Maria della Vittoria al Palio Madama Margarita 2012. Concludiamo con questi versi, che
vogliono essere di auspicio per una comunità più
solidale ed unita. In sogno ho sognato (Whitman,
tratto op. foglie d’erba): In sogno ho sognato, vedevo una città inespugnabile da tutto il resto del
mondo, ho sognato che era la nuova città degli
Amici, nulla v’era colà di più grande del tipo d’amore robusto, che dominava su tutto, si rivelava
ogni istante negli atti degli uomini di quella città,
nei loro sguardi, nelle loro parole”.
Sul sito www.lapiazzacastelmadama.com è visionabile la galleria con le immagini
del Palio 2012 e la Relazione della Giuria con relativi punteggi.
Pia La
zza
8
Politica
Luglio 2012
IL BILANCIO PASSA, LA MAGGIORANZA
DI PASCUCCI È SALVA PER UN VOTO
di Ivano Moreschini
È fallita la spallata tentata dalle varie minoranze
alla Giunta Pascucci nel consiglio comunale del 3
luglio 2012. Il bilancio è stato approvato con 7
consiglieri comunali su 13. Erano però assenti
Nonni Michele e Di Berardino Marco, l’ex assessore all’urbanistica ed il consigliere comunale che
hanno assunto una posizione diversa dal resto
della maggioranza a partire dal 31 maggio scorso,
con il voto sulla modifica della convenzione delle
Muratelle.
Sui contenuti del bilancio comunale interverremo
dopo che saranno pubblicati tutti gli atti.
L’aspetto politico del Consiglio Comunale del 3
luglio invece è che la maggioranza approva un
atto importante come il bilancio, anche se ormai
risicata, visto che ha un solo consigliere in più
rispetto alle diverse componenti di chi non la
sostiene. Insomma, il Sindaco Pascucci barcolla
ma non molla: almeno per ora.
Possiamo però dire che quello che sta accadendo
nella politica castellana in questo scorcio estiva
segna un passaggio di fase nell’Amministrazione
Pascucci, che sta cominciando a delineare dei
contorni diversi nella composizione e nell’indirizzo della maggioranza che governa il paese.
È vero che è ancora da chiarire l’esito del ritiro
delle deleghe dell’urbanistica all’assessore Nonni
Michele, ma la componente che lo esprime, cioè
l’UDC, sembra, almeno per ora, un po’ ridimensionata, nonostante l’adesione del consigliere Di
Berardino Marco.
Infatti l’aspirazione di tale partito era quella di
fare da cerniera tra il centro-destra ed il centrosinistra, in una specie di riedizione della “politica
dei due forni” che andava di moda molti anni fa.
Giocando questo ruolo l’Udc avrebbe avuto una
funzione senz’altro centrale nelle politiche dell’Amministrazione, facilitata dal sostegno più o
meno palese di una parte del Partito Democratico
locale.
Questa strategia sembra avere poco successo,
almeno per ora. Tanto è vero che dopo il consiglio
del bilancio ci sono segnali reciproci tra i contendenti per un riavvicinamento. Infatti nel Consiglio comunale del 12 luglio scorso era in discussione il Piano Particolareggiato dell’Archeopark,
nella sua nuova versione dopo la bocciatura da
parte della Regione del programma integrato proposto dalla Giunta Salinetti. Nonni e Di Berardino
hanno avanzato alcune critiche all’impostazione
del nuovo piano, e la maggioranza lo ha ritirato,
per rivederlo meglio.
In ogni caso la maggioranza che sostiene Pascucci è ridotta proprio ai minimi termini, e quindi
forse non è in grado di affrontare in modo autonomo i passaggi più significativi del prossimo autunno: per esempio quale posizione assumere sulla
Variante di Prg, sospesa dal Comitato Tecnico
Regionale, ma anche sui piani particolareggiati di
cui ormai non si parla quasi più, ma che sono scelte rilevanti della vecchia amministrazione Salinetti non ancora portate a termine.
La
zza
Pia
9
Politica
Luglio 2012
Se la maggioranza ha problemi di questo tipo,
anche le varie minoranze possono forse essere
d’accordo nel contrastare l’amministrazione
Pascucci, ma hanno anch’esse delle difficoltà a
pensarsi insieme: chi sarebbe il candidato Sindaco? È così facile mettere insieme Monaco e Iurlaro, anch’essi da sempre dichiaratamente di centrodestra, con il Centro-sinistra attuale? E che
posizione assumerebbe l’Udc?
Per gli appassionati del genere, quindi, ci sono
molti spunti per la ripresa di settembre. Adesso
invece, dopo il Palio e la Sagra delle Pere ci sono
le vacanze estive, e si penserà senz’altro ad altre
cose.
La crisi della Giunta Pascucci e il ritiro delle
deleghe all’Assessore Nonni Michele hanno
ispirato addirittura dei sonetti contrapposti, che
hanno girato sul web.
Li riportiamo con l’intento di sdrammatizzare
con cose più leggere una situazione a cui la politica ci ha da sempre abituati, cioè quella delle
varie crisi più o meno motivate che essa produce.
Gli autori sono Marcello Vasselli per la poesiola
intitolata Povero Nonni ed Enrico Grazia per la
replica fatta con un sonetto romanesco, Il versatile Marcello.
Speriamo che entrambi la prendano per quello
che è: una nota simpatica di colore, adatta al
mese di luglio.
IL VERSATILE MARCELLO
Il versatile Marcello
se la piglia co’ Pascucci,
così scrive un ritornello
a nome de li compagnucci.
POVERO NONNI
Sono passati ormai tanti giorni
da quando scrivevo ‘povero Nonni’.
Lui dice che vuole questo e quello
però gli altri gli armano un bordello;
lui dice che vuole la variante
di scuse per bloccarla n’escon tante;
lui dice di volere l’Archeoparco
e l’opinione mandano all’attacco.
M’ha detto una ch’è del pi.di.elle
ma queste cose tu non puoi dirle
nella nostra Giunta di Pascucci
quello che dice l’uno fanno tutti!
Ma adesso ch’è uscito il manifesto
che con la firma falsa hanno scritto
e si colpisce Nonni con mezzucci
tra cosiddetta Giunta di Pascucci,
‘Oh povero Nonni!’ (senza malizia)
mi viene da dirlo con tenerezza.
Pia La
zza
Il neo sindaco apprendista
tratta male l’uddicci
troppe volte er qualunquista
a Federico dice si.
Co le lacrime sull’occhi
lui s’alliscia er poro Nonni
pe la strada forma crocchi
e racconta dell’inganni.
Dice Nonni è bravo, Nonni è bono
e se pija tante pene
lo dovemo fa patrono
e faje rompe le catene.
Mentre parla move un braccio
uno chiede, che nasconni?
sarta fori un cortellaccio
be che c’è, è per poro Nonni.
10
Politica
Luglio 2012
Ritrovare comuni identità è sempre più difficile: troppo stanchi o troppo disgustati
per riconoscersi nelle consuete forme della politica, troppo arrabbiati e troppo soli
per costruire un efficace argine a questa crisi economica e soprattutto crisi di valori.
Allora vi proponiamo un appello e quello che significherà per Castel Madama dipenderà
da tutti quelli che vorranno farne parte.
Per noi rappresenta il tenace tentativo di continuare a spingere per un cambiamento
radicale. Per questo motivo chiediamo e chiederemo un coinvolgimento diretto
con una firma condivisa e partecipata.
L’appello è aperto a tutti gli obbiettori di crescita, silenti o già operativi
Comune e beni comuni
una scelta di democrazia
Dobbiamo trovare un modo alternativo a quello prospettato dal governo Monti per uscire dalla crisi,
per vivere la quotidianità diversamente uscendo dalle logiche di mercato e consumando in modo critico e
solidale.
Sorge la necessità di trovare altre strade per la convivenza che portino miglioramento del benessere,
della conoscenza, ma non alla crescita dei capitali. Una strada sembra essere la decrescita.
La decrescita è prima di tutto un esercizio dello spirito critico che abbandona la fede del progresso e
dello sviluppo infinito tipicamente capitalistico. Il termine non vuole indicare una crescita negativa, non
si tratta insomma di voler tornare a vivere secondo un modello di sussistenza e neanche come all’età della
pietra. È un modello economico che prevede la produzione dei beni per il benessere dei cittadini, in piena
armonia con le risorse del pianeta e con l’ecosistema. È una costruzione intellettuale e allo stesso tempo
concreta di un altro mondo desiderabile, necessario e possibile se lo vogliamo.
La crisi che sta attraversando il mondo occidentale ne è un acceleratore in quanto i modelli applicati
per la risoluzione della crisi passano per un impoverimento progressivo di una larghissima fetta di popolazione ed una contemporanea riduzione del cosiddetto stato sociale. Viene prefigurandosi una privatizzazione accelerata dei servizi e un conseguente “aumento dei costi” per ogni singolo cittadino.
Questo movimento si prefigge di applicare dove possibile il modello delle otto “R”: rivalutare, riconcettualizzare, ristrutturare, ridistribuire, rilocalizzare, ridurre, riutilizzare, riciclare.
Oggi l’obiettivo centrale, tra gli otto indicati da S. Latouche, sembra essere quello della rilocalizzazione. Concetto che deve essere inteso non solo in termini economici e qui, soprattutto, si vuole sottolineare il significato politico del termine.
È evidente che il vecchio sistema novecentesco di rappresentanza borghese è in crisi e la spaccatura
tra società civile e la casta politica è sempre più ampia. La risposta oligarchica data dai vari governi “forti”
e retti da banchieri sparsi in vari paesi di Europa, non sembra essere quella giusta. La questione della riorganizzazione della democrazia attraverso modalità più dirette e più vicine ai cittadini è di vecchia data, ma
mai come oggi sembra essere così cogente.
È necessario ripartire dal basso, individuare nuove forme di partecipazione democratica alla vita politica del Paese. D’altronde questa sembrava essere l’esigenza del legislatore nella modificazione della
Costituzione (legge costituzionale n. 3/2001) quando inserisce il tema della sussidiarietà nella riforma
federalista amministrativa dello Stato. Ancora una volta, quindi la Costituzione indica la strada: il luogo
naturale per l’esercizio della partecipazione democratica dei cittadini alla vita politica del paese è il
Comune.
Il Comune non va inteso come vuota istituzione amministrativa spesso priva di idee ed oggi – dopo
un ulteriore taglio di fondi con la spending review - priva di fondi, ma il Comune deve essere centro
embrionale della politica.
Ripartire da se stessi, dai propri, bisogni, dal proprio territorio questa è la sfida. Se la crisi invalida,
per mancanza di fondi, la gestione comunale dei bisogni della città, c’è la necessità di passare alla gestione diretta e democratica di servizi fondamentali per la vita della collettività.
La
zza
Pia
Luglio 2012
Politica
11
L’organizzazione orizzontale, territoriale e reticolare può divenire il fulcro della discussione e della
decisionalità anche per questioni complesse e di livello nazionale.
L’assemblea del 4 dicembre 2011, tenutasi a Castel Madama, ha voluto indicare questa strada, ritenendo prioritaria la formazione di nuove istanze di base che portino alla formazione di uno o più gruppi
in grado di gestire direttamente i beni comuni.
La proposta è quella di cominciare a costruire un luogo comune da destinare ad uso comunale per la
fornitura di servizi necessari alla collettività.
Rilocalizzare i luoghi della decisionalità della politica, riappropriarsi della democrazia, liberare dalla
logica del mercato il tempo libero, il consumo e i servizi, queste sono le vere priorità da cui ripartire e sono
un buon investimento per le generazioni future.
Crediamo, dunque, importante cominciare a ritrovarci in dichiarazioni di intenti personali e collettivi. Questo documento vuole essere un inizio, un canovaccio su cui tessere una posizione politica più
complessa.
Si sono individuati alcuni temi, ritenuti centrali, sui quali ritrovarsi collettivamente e dibattere:
1 - Acqua: La campagna sull’acqua è quella che ha partorito le prime aggregazioni sui beni comuni. Tanto ancora si può fare per assicurare questo bene alla collettività a partire dalla campagna
di obbedienza civile sulla bolletta.
2 - Riciclaggio e raccolta differenziata che rallenti l’entropia. Facendo dei rifiuti una ricchezza,
arrivando alla produzione di energia, concimi, riutilizzo. Senza perdere di vista la riduzione
degli scarti che il nostro vivere produce.
3 - Agricoltura. Ricostruire sul territorio di Castel Madama una agricoltura biologica di qualità che
rinunci alla pura remunerazione della comunità europea.
4 - Il Casone e l’Università Agraria. Questi possono essere intesi come il bene comune sul territorio per eccellenza. Costruire un progetto di riqualificazione che non venga appaltato al miglior
offerente, ma che proponga una serie di iniziative singole e/o collettive che puntino alla riapertura di spazi sociali nuovi, tendenti a ricostruire quel tessuto sociale, collettivo e di solidarietà
proprio di una comunità.
5 - Partecipazione reale a livello decisionale per tutte le scelte e le opere importanti che incidano
sulla vita dei cittadini, (in primo luogo le scelte di bilancio e di assetto del territorio).
Alessandra De Santis - Cinzia Mescolini - Consuelo Scalmani - Cosimo Morresi - David Colagrossi
Enrico Cascini - Enrico Martini - Enzo Ascani - Enzo libero pensatore - Giorgio Pani
Mariella Santolamazza - Marinella Marinelli - Maurizio Frosini - Pina Scacchetti - Vincenzo Ascani
Chi volesse conoscere un po’ di più di decrescita e bene comune consigliamo:
Serge Latouche “Per un’abbondanza frugale”
Ivan Illich “Per una storia dei bisogni”
Cornelius Castoriadis “Relativismo e democrazia”
Sergi Vittori “Il vento dal basso nel Messico della rivoluzione in corso”
Pia La
zza
12
Agricoltura Naturale
Luglio 2012
Masanobu Fukuoka
Dall’Archeopark al Parco Archeologico
degli Acquedotti Aniensi
di Italo Carrarini
Masanobu Fukuoka ha capito che non possiamo isolare un aspetto della vita dall’altro.
Quando cambiamo il modo di coltivare il nostro cibo, cambiamo il cibo, cambiamo la società,
cambiamo i nostri valori…
Wendell Berry
In un mondo ridotto a mercato globale e in un momento storico caratterizzato da complesse difficoltà economiche,
sociali e occupazionali, in cui i valori dell’economia e i concetti stessi di crescita incondizionata vengono messi continuamente in discussione per evidenze matematiche inequivocabilmente negative, da più parti si sollecita una
riflessione sul significato di “sviluppo”.
Numerosi sono i riferimenti che invitano a riflessioni generali
in tal senso: da Nicholas Georgescu-Roegen, a Serge Latouche e Maurizio Pallante sul fronte della decrescita, da Vanda-
M. Fukuoka nell’orto a consociazione naturale
na Shiva, a Pierre Rabhi, a John Seymour e Wendell Berry su
quello del cambiamento delle pratiche e dei paradigmi nell’agricoltura, nell’autosufficienza e nell’alimentazione.
Di pionieri che hanno elaborato alternative agli attuali modelli di sviluppo ce ne sono stati ed altri si stanno affacciando
sulla scena del dibattito contemporaneo.
Tema principe del cambiamento è la terra, la gestione delle
sue risorse legate alla qualità del quadro di vita, del paesaggio, delle economie agricole, silvo-pastorali e turistiche.
Nella prefazione di Giannozzo Pucci a L’Ecologist Italiano –
vol. II, 2008 - si legge: “Gran parte degli stati avanzati si trovano oggi in questa condizione di illegittimità fondamentale,
in quanto, privilegiando le esigenze delle grandi società economiche multinazionali, hanno posto i destini del mondo
nelle mani di veri e propri operatori di reati sistematici ai
danni di tutta l’umanità e delle future generazioni nel più totale disprezzo dell’eredità delle generazioni passate. […] Nel
riaffermare le libertà fondamentali e l’importanza prioritaria
del mondo contadino si apre la porta al rinascimento dell’intera comunità. Il futuro del 2000 non sta nel mettere i piedi
sulla luna ma nel riscoprire i frutti della terra e nelle
nuove/antiche forme di agricoltura di sussistenza che stanno
emergendo negli ultimi decenni attraverso il lavoro e la vocazione di tanti che confermano, ve ne fosse il bisogno, che i
mansueti diventeranno i possessori della terra”.
In Italia, già nella prima metà dell’800, tra i precursori di possibili nuove vie naturali all’agricoltura, troviamo il canonico
Pietro Stancovich con alcuni esperimenti di coltivazione
senza aratura, zappatura, vangatura, erpicatura e concimatura; esperimenti che all’epoca non ebbero effetti significativi nell’evitare l’occupazione industriale dei campi e l’espulsione dalle campagne dei contadini. Nel Paese del Sol
Levante, cento anni dopo, a conferma dei forti legami comuni tra i popoli naturali nel mondo, Masanobu Fukuoka mette
fine alle “divisioni delle cose” riportando al centro dei valori
l’agricoltura del non fare adottando un sistema analogo, antitetico ai fondamenti dell’agricoltura tradizionale basato su
quattro principi: non arare, non concimare, non diserbare,
non utilizzare prodotti chimici. All’interno di questi principi
- che ovviamente non avversano il lavoro, ma solo quello
non necessario – è contemplato il divieto di potare... anche
se poi alcune eccezioni vengono fatte, come nel caso della
vite e dell’olivo…
La
zza
Pia
Luglio 2012
Agricoltura Naturale
Palline di argilla con all’interno semi di varie specie vegetali
Nato nel 1913 nell’isola di Shikoku, nel Giappone del Sud,
studiò da microbiologo e fu ricercatore della fertilità del suolo
e delle patologie delle piante, attività che abbandonò in
seguito alla sua conversione all’agricoltura naturale, dopo
aver compreso che gli equilibri naturali concorrenti all’armonia di un ecosistema sono perfetti fino a quando l’intervento
umano non li modifica nel tentativo di migliorarli.
Il suo libro La Rivoluzione del Filo di Paglia, pubblicato per la
prima volta in Giappone nel 1975 e in Italia nel 1980, lo ha
reso famoso in tutto il mondo come una delle voci rivoluzionarie non solo in agricoltura ma anche nella filosofia ecologista.
Per comprendere l’approccio di Fukuoka all’agricoltura naturale, vista come un cammino per raggiungere la saggezza, è
fondamentale comprenderne le ragioni. Per lui le cose non
naturali sono sempre imperfette, danno sempre all’uomo
una falsa felicità e non fanno altro che portarlo fuori dalla sua
strada. In altre parole le cose assumono un falso valore solo
dopo che sono state create le condizioni che le hanno rese
necessarie.
In agricoltura, ad esempio, quando il terreno coltivabile
muore, diventano necessarie le macchine sarchiatrici.
I. Carrarini, dalla serie “Valori d’Uso/Letture”, 1982-2012:
La Rivoluzione del Filo di Paglia di Masanobu Fukuoka
Quaderni d’Ontignano, Libreria Editrice Fiorentina, 1980, cm. 31x21
Pia La
zza
13
Quando il suolo è impoverito, diventano utili i fertilizzanti e
quando crescono piante deboli e malate, acquistano valore i
diserbanti e i pesticidi. Per lui nessuno dei materiali usati in
agricoltura è assolutamente necessario. Acquistano valore
solo quando la natura va in rovina. Il fatto che quando la
natura è al suo meglio diventano completamente inutili, è
dimostrato dal metodo dell’agricoltura naturale.
La via del non fare fu intrapresa dopo anni di osservazioni ed
è ispirata ai principi del buddismo zen e del taoismo. Per
Fukuoka bastano 1.000 mq. a individuo per arrivare all’autosufficienza alimentare: ma il vero scopo non è il raccolto,
bensì la cura del proprio campo in consociazione tra piante,
l’armonizzarsi con i cicli naturali e il nutrimento del corpo e
dell’anima. In oltre 50 anni i risultati ottenuti hanno ribaltato
tutte le certezze dell’agricoltura tradizionale.
Grazie alle sue intuizioni Fukuoka ricrea la “natura vera”, riproduce quanto più fedelmente possibile le condizioni naturali del
suolo. Con l’agricoltura naturale il suolo, già danneggiato da
pratiche agricole convenzionali, può essere efficacemente
riabilitato. Nei campi non arati la germinazione avviene direttamente in superficie, con la pacciamatura viene ad essi restituito ciò che hanno prodotto preservandoli dall’erosione, mantenendo le capacità di trattenere l’acqua. Il raccolto dipende
dal terreno ed ogni terreno genera determinate caratteristiche
atte ad ospitare un complesso ecosistema. La complessità
naturale crea un equilibrio dinamico fra insetti e loro antagonisti che non sono né buoni, né nocivi. I pesticidi, inoltre, alterano in modo disastroso questi delicati equilibri portando a sterilità l’intero ciclo vitale. Queste esperienze lo hanno portato a
coltivare riso, in alternanza con cereali invernali, senza inondare i campi abbattendo i tempi lavoro dell’80%.
Tra i principali obiettivi di Fukuoka vi è quello di restituire fertilità alle terre aride e desertiche del mondo. La tecnica delle
palline di argilla è un’altra sua intuizione per proteggere i
semi dagli insetti, dai roditori, dai volatili e dalle condizioni
avverse fino alla germinazione, e ciò che germoglierà, sarà
quanto di meglio selezionato dalla natura per quel determinato contesto geografico.
Si è spento serenamente il 16 agosto 2008.
Tra i suoi ultimi appunti pubblicati nell’opera postuma La
rivoluzione di Dio, della natura e dell’uomo si legge: “Per
incontrare il secolo XXI, dobbiamo abbandonare l’idea che ci
è consentito usare e controllare la natura con la conoscenza
umana”.
Come ha scritto Giannozzo Pucci: “La Rivoluzione del Filo di
Paglia va ben al di là di un tipo di coltivazione e abbatte tutti
i dogmi di sfiducia nella natura su cui è stata costruita l’epoca moderna, ritrovando l’ispirazione delle culture antiche che
la considerano un quinto Vangelo”. E ancora: “La politica del
filo di paglia è fuori della storia, è contro la storia, è prima e
dopo la storia. La rivoluzione del filo di paglia è possibile a
ciascuno di noi, per scelta”.
Da trent’anni, ormai, La Rivoluzione del Filo di Paglia di M.
Fukuoka convive con me e con la mia storia. È presente tra
i libri ed altri oggetti d’affezione domestica ed è stato letto,
riletto e prestato più volte ad amici e conoscenti. Come il
seme nella parabola del seminatore ha già dato ricchi raccolti e tanti altri ne darà per noi e per le generazioni future…
ma solo se queste lo vorranno.
14
Politica
Luglio 2012
Le diversità, ricchezza o diffidenza?
di Domenico Fabiani
La sinistra, ha origine dal Partito Socialista Italiano PSI (fondato a Genova nel 1892, col nome
Partito dei Lavoratori Italiani che assume il
nome definitivo nel 1895). La scissione avvenuta
nel 1921, ha originato il PCI, via italiana al comunismo, il PDS, i DS, il PD, Rifondazione Comunista, SEL, Comunisti Italiani ed una serie di altre
sigle che per brevità non elenchiamo. La scissione
di Palazzo Barberini del 1947 che ha generato l’esperienza dei socialisti democratici PSDI, esaurisce l’orizzonte peraltro piuttosto ampio dell’offerta politica italiana di centro-sinistra.
Il ceppo comune non limita le differenze né attenua la litigiosità nella italica gara a chi è più
“qualcosa”, sinistra, o altro, tantomeno la capacità
di frazionarsi in gruppi più specializzati nel perseguire obiettivi sempre più lontani dalle origini e
dalla effettiva capacità di incidere nella società,
non comprendendo che le fasi storiche di un’organizzazione politica, le ragioni stesse del suo esistere mutano con il mutare dei tempi
Oggi siamo profondamente diversi, infatti c’è chi
anela costruire una sinistra che comprenda effettivamente l’area politica che và dai cattolici sociali
agli eredi dell’area riformista del PCI – PDS – DS,
per cambiare la nostra società in senso riformista,
rimanendo all’interno delle logiche di mercato,
dei principi democratici, sociali ed europeisti
delle più moderne ed avanzate nazioni europee,
altri invece, chiamandosi Rifondazione Comunista ed attenendosi al suo Statuto, desiderano “trasformare la società capitalista al fine di realizzare
la liberazione delle donne e degli uomini attraverso la costituzione di una società comunista. Per
realizzare questo fine il PRC-SE si ispira alla
ragioni fondative del socialismo, al pensiero di
Carlo Marx”.
Ciò sarebbe sicuramente una ricchezza se non
costituisse motivo di diffidenza.
Nuovi Orizzonti è un’associazione che cerca di
fare politica a livello locale, nel senso socialista,
riformista e nello spirito originario del Partito
Democratico, con l’ambizione di cambiare la stagnazione esistente nel nostro paese nel centrosinistra, il cui asse risulta evidentemente sbilanciato,
nel Partito Democratico con una classe dirigente
inadeguata, incapace di ammettere grossolani
errori e complessivamente nella coalizione che
ripropone schemi politici inadeguati ed antiquati.
Il nostro modo di vedere la politica da posizioni
divergenti e distanti, è evidentemente assai diverso, ma non crediamo dia il diritto di censurare
come “mero ricollocamento di chi, pur non essendo eletto, siede negli scranni amministrativi del
nostro comune per pura pastetta politica, rappresenta il più basso livello dell’agire politico e
morale”. Non ci appartiene il collocarci disperatamente nel campo del vincitore, vogliamo semplicemente proporre delle idee, che francamente a
volte, appaiono semplice buon senso.
Cerchiamo, per quanto possibile, di stimolare la
buona amministrazione, criticando chiunque
(sinistra e destra) in un pubblico dibattito, non
certo privo di contraddittorio. Se c’è qualcuno
che non condivide, può dirlo liberamente. Se altri
non apprezzano la nostra politica o le nostre iniziative, pazienza, cercheremo di sopravvivere.
Ciò che non accettiamo sono sentenze definitive e
moraliste del nostro agire, tese al discredito personale e politico. Non abbiamo intenzione di dare
giudizi personali, ma sui comportamenti politici,
sulle scelte amministrative, sulle realizzazioni di
opere, sulla politica sociale, della scuola, sulla
gestione del personale, scelte tutte che Rifondazione Comunista ha condiviso, tant’è che non ci
risulta che abbiate lasciato l’amministrazione
Salinetti. Un’amministrazione che ha frantumato
il centrosinistra e mancato gli obbiettivi che si era
prefissi. La discussione non può che partire da
questi dati, da un’amministrazione in carica per
cinque anni che non riesce a riconfermarsi nel
confronto democratico delle elezioni amministrative, che lascia un bilancio in condizioni di un
dissesto di fatto, che non riesce a definire le politiche urbanistiche (bocciate o sospese), che realizza orrendi pertugi sul territorio che chiama
opere pubbliche, che non realizza più parcheggi
(saldo parcheggi tolti e realizzati), che non
migliora la viabilità, anzi la peggiora (piazza e
rotatorie) e si potrebbe purtroppo continuare
ancora per molto. Ci sembra che ci possa essere
molto da discutere, se non altro per ricostruire
qualcosa di alternativo all’immobilismo o ai fallimenti fino ad oggi registrati, per costruire qualcosa di funzionale alla collettività agendo sulle piccole e grandi leve amministrative.
La
zza
Pia
Luglio 2012
15
Brevi
L’angolo di Bruno ...
L’AUTOCRITICA ITALIANA
(hanno scritto o detto)
Siamo tanto più bravi e intelligenti quanto più ci affrettiamo a parlar male dell’Italia. (Sergio Romano)
… L’Italia è balcanica, è levantina. Per pranzare, andare a letto insieme, fare un viaggio nulla di meglio
dell’Italiano; ma come compagno di società, come concittadini, meglio gli Zulù. (Giuseppe Prezzolini)
… Dilagavano invece il sotterfugio, il provvisorio, la ricchezza sconcia e volgare, l’accaparamento, il
secondo mestiere, la prosperità costruita sulla pensione d’invalidità di un parente scomparso, le liquidazioni milionarie, il traffico delle licenze commerciali. (Dacia Maraini)
L’Italia è diventata un bordello. Non perché il Premier va a escort e qualcun altro a trans; ma perché
sono state sovvertite tutte le regole. (Massimo Fini)
Noi l’Italia la vediamo realisticamente qual’è: non un vivaio di poeti, di santi, di navigatori, ma una
mantenuta costosa e scostumata. Ma è la sola che riesce a riscaldare il nostro letto e a farci sentire
uomini, anche se cornuti. (Indro Montanelli)
Il paese dove tutto è possibile è l’Italia. È possibile che il leader di un partito al governo abbia definito “Bingo-Bongo” gli Africani. È possibile che un altro autorevole leader di quel partito abbia definito “culattoni” gli omosessuali. È possibile che un Sindaco del Nord inviti a trattare gli immigrati come
“leprotti” a fucilate. È possibile che Marcello Dell’Utri (interdetto dai pubblici uffici è però Senatore
della Repubblica) ammonisca le giornaliste del TG3 perché abbassano il morale della Nazione. È possibile che il Premier, proprietario di televisioni nel pieno del suo ruolo istituzionale inviti gli imprenditori a non destinare investimenti pubblicitari ai suoi concorrenti. E sono possibili mille altre di queste meraviglie. Così possibili che già si sono avverate. (Michele Serra)
Fra le altre mille cose possibili: nel tuo paese possono farti la multa per “divieto di sosta” ove manca
la segnaletica sia verticale che orizzontale del divieto e malgrado due sentenze a tuo favore del Giudice
di Pace. (Bruno Testa)
L’Inferno di Dante è pieno di Italiani che rompono i coglioni agli altri. (Ennio Flaiano)
Se nel mio paese un capo ruba non si scusa, ma va
a fare un discorso in Parlamento dove dice che è
una usanza popolare e che lo fanno tutti, e allora il
popolo incazzato chiede: “Tutti chi?” (Paolo Rossi)
Ricerca e raccolta di idee, pensieri ed opinioni
a cura di Bruno Testa
Pia La
zza
16
Brevi
LA FORZA DELLE GAMBE, DELLE BRACCIA E DEL CUORE
Luglio 2012
di Paolo Piacentini
La FEDERTREK è riuscita a
trasportare con la forza delle
gambe, delle braccia, ma
soprattutto del cuore e della
mente di circa 25 escursionisti, un disabile su una vetta
dell’Appennino. Il 23 e 24
giugno il bravissimo Henry,
un signore francese con
genitori di origini abruzzesi,
è salito per la prima volta
nella sua vita sulla vetta del
Velino per assaporare, in un
clima di grande commozione generale, il panorama sulla sua terra d’origine. Il trasporto è avvenuto con la Joelette, una
sorta di particolarissima carriola che viene trainata da più persone a seconda della pendenza e delle caratteristiche del
sentiero. La Joelette prende il nome dall’alpinista francese che l’ha inventata per poter trasportare in montagna il nipote che aveva difficoltà motorie. In Italia noi, come FEDERTREK nazionale, stiamo cercando di sensibilizzare le istituzioni locali, le aree protette in primis, ma anche le associazioni che si occupano di turismo sociale, a voler promuovere quest’attività a favore dei disabili che hanno voglia e bisogno di vivere il contatto diretto con la natura incontaminata. I benefici di questa attività sono enormi sia per il diversamente abile che per gli accompagnatori; si entra in una simbiosi straordinaria e si torna a casa con il cuore pieno di gioia. A questa bella esperienza, la prima in assoluto in
Appennino, hanno dato il loro grande supporto i ragazzi di Camminando con Stefano. Erano presenti Diego, Ennio,
Valeria e David. Il supporto di ognuno è stato fondamentale ma credo che a Diego ed Ennio devo con estrema sincerità un grande grazie ed un encomio. I due straordinari animatori di Camminando con Stefano, non solo con la forza
delle braccia ma lanciando il cuore oltre l’ostacolo, hanno dato un contributo essenziale alla riuscita dell’esperienza che
verrà ripetuta in altri ambiti. Chiudo con una piccola ma dovuta riflessione: credo che i cittadini di Castel Madama debbano maggior attenzione all’associazione Camminando con Stefano perché rappresenta un’esperienza unica in Italia
di come da una tragedia si possa uscire con un progetto di solidarietà legato all’escursionismo.
DA SABATO 21 LUGLIO A DOMENICA 22
Parco Nazionale d’Abbruzzo - Lazio e Molise
Dal campeggio di Bisegna, dove pernotteremo, si deciderà in gruppo il percorso da seguire in base alle bellezze del posto ed alle condizioni meteorologiche. Per i partecipanti più
avventurieri possibilità di dormire in tenda propria.
DIFFICOLTÀ: EE; DURATA: 48 ORE - INFO. 331/6246998340/2230817
DA LUNEDI 06 AGOSTO A DOMENICA 12
Campeggio didattico estivo in Orvinio (Monti Lucretili)
Campeggio estivo adatto a tutti nella struttura ricettiva nominata S. Michele situata nel territorio di
Orvinio tra le bellezze dei Monti Lucretili. Nelle giornate in programma ci sono varie escursioni nel territorio circostante collegate a lezioni di orientamento, botanica, basic life support (1° soccorso) ed inoltre lezioni pratiche su
come sfruttare al meglio il materiale di circostanza in situazioni critiche.
DURATA: 168 ORE. INFO. 331/6246998-340/2230817
DOMENICA 02 SETTEMBRE 2012
Corno piccolo da Prati di Tivo (Parco Nazionale del Gran Sasso)
Dai ridenti e verdi Prati di Tivo per il sentiero Ventricini, un breve passaggio tecnico su per la Danesi per poi giungere in vetta al Corno Piccolo. Tra le stupende rocce miste alla dolomia, ci inerpicheremo per giungere alla sudata
vetta dove potremmo osservare uno splendido panorama che pochissimi fortunati sono riusciti ad ammirare.
DIFFICOLTÀ: EEA; DISLIVELLO: 1100 mt; LUNGHEZZA: 12 km; DURATA: 5 ORE
La
zza
Pia
La
zza
Pia
Luglio 2012
Vicovaro
25
Sagra della Pagnotta e Gemellaggio:
FELICI COINCIDENZE
La finale degli Europei con l’Italia e la visita dei “gemelli”di Saint Cheron
hanno contribuito all’ottima riuscita dell’evento. Nonostante il caldo torrido
Domenica 1 luglio, in piazza San Pietro e in largo
Padre Virginio Rotondi, si è tenuta, organizzata
dalla Pro Loco, la ventitreesima edizione della
sagra della pagnotta vicovarese, prodotto simbolo
del paesino della Valle dell’Aniene.
Al mattino c’è stata l’apertura del mercatino dell’artigianato e la tradizionale benedizione del pane
officiata dal parroco, don Benedetto Molinari. Poi
sono stati aperti gli stand gastronomici e, chi ha
avuto il coraggio di sfidare il caldo soffocante dell’ora di pranzo, e non sono stati in pochi, ha potuto
gustare caserecce aglio, olio e peperoncino, scottadito di vitella e fagiolini. Pomeriggio dedicato alla
cultura e ai bambini con la visita alle chiese di
Vicovaro guidata dal professor Alberto Crielesi e
giochi, dolci e animazione per i più piccoli.
Alla sera, poi, quando il sole ha cominciato a concedere una tregua, i numerosi partecipanti alla
manifestazione hanno potuto mangiare a sazietà
maltagliati con fagioli, arrosticini di pecora ma
anche panini con la porchetta, guardando su un
maxischermo allestito per l’occasione, la sfortunata finale dei Campionati europei di calcio tra
Spagna e Italia. Tra i partecipanti va segnalata la
Pia La
zza
presenza di alcuni cittadini di Saint Cheron, il
Comune francese gemellato con Vicovaro, che,
ospitati da famiglie dell’Associazione per il
gemellaggio, proprio in quel fine settimana hanno
soggiornato a Vicovaro. I nostri “gemelli”, che
durante la loro permanenza hanno potuto fare un
giro turistico della città di Cerveteri e hanno potuto assistere all’inaugurazione, insieme all’Amministrazione comunale, di “Piazza Saint Cheron”,
hanno particolarmente apprezzato il cibo e il
clima di gioiosa convivialità della festa.
«Il bilancio della sagra è andato al di là di ogni più
rosea aspettativa – ci ha detto il presidente della
Pro Loco di Vicovaro, Luigina Bianchini –. Certo,
avevamo usato anche Internet per pubblicizzare
l’evento, ma siamo stati piacevolmente stupiti
dalla partecipazione massiccia dei nostri concittadini. Alla fine queste iniziative servono a valorizzare il paese e siamo molto contenti che tutto sia
andato per il meglio. Ora, nel mese di agosto, ripeteremo la Passeggiata gastronomica, che quest’anno si svolgerà a Santa Maria, e, a settembre,
abbiamo in programma un’iniziativa a Borgo Sant’Antonio insieme alla Confraternita.».
26
Vicovaro
Luglio 2012
Protezione Civile: progetti e impegno
a cura dell’Associazione Nazionale Vigili del Fuoco in Congedo
L’Associazione Nazionale Vigili del Fuoco in Congedo - Delegazione Vicovaro -, nasce nel 2005 come
“Centro Operativo Vicovaro”. Durante il corso degli anni e con la crescita dell’ associazione abbiamo cambiato denominazione sociale e siamo entrati a far parte di una famiglia più numerosa che opera su tutto il
territorio nazionale.
Come ogni anno i nostri volontari lavorano sull’educazione ambientale e sui rischi negli edifici scolastici,
e anche quest’anno nel mese di giugno sono state svolte lezioni di teoria e pratica con prove di evacuazione a sorpresa per tutti i plessi scolastici di Vicovaro. Durante le evacuazioni siamo stati affiancati dall’
Associazione Volontari Protezione Civile di Mandela, e da i volontari della Croce Rossa Italiana di Vicovaro. Cronometrando i tempi di uscita abbiamo constatato che sono stati migliori degli anni passati, ciò
significa che il lavoro svolto dai nostri volontari sembra sia stato ricompensato con prontezza sia dagli
alunni che dal personale scolastico.
Il nostro progetto ”Conoscere ciò che ti
circonda” prevede anche lezioni su flora
e fauna che interessano il territorio di
Vicovaro e zone limitrofe, effettuando
proiezioni con diapositive in classe
seguite poi da passeggiate lungo il
fiume Aniene, e in montagna all’interno
del Parco, con l’affiancamento di una
biologa del WWF e del personale del
Parco dei Monti Lucretili.
Questo progetto è rivolto a sensibilizzare i giovani sul rispetto della natura e un
avvicinamento al mondo del Volontariato di Protezione Civile.
Alcuni volontari delle due associazioni di protezione civile presenti a
Vicovaro, l’ANVFC e l’FVRS,
hanno partecipato alle missioni di
aiuto alle popolazioni colpite dal
recente terremoto in Emilia. I
volontari, dislocati nel campo di
San Possidonio allestito dalla
Regione Lazio, si sono prodigati
come al solito al massimo delle
proprie possibilità per venire
incontro alle esigenze più disparate delle persone sfollate. Un motivo di vanto e di orgoglio per tutta
la cittadinanza ma anche un invito
a non dimenticare, durante questo
periodo estivo, quelle persone che
hanno perso tutto e che, da un
momento ad un altro, si sono ritrovate la vita sconvolta. E a restare
loro vicini nel modo più concreto
possibile.
La
zza
Pia
Luglio 2012
Vicovaro
27
“La soluzione ai problemi? deve essere condivisa”
di Roberto Bontempi
Intervista a Paolo Antonio Dominici che parla di impianto sportivo, outlet e antenne,
ribadendo che le decisioni importanti vanno prese di concerto con i cittadini
Ricordo bene che, nelle ultime elezioni comunali del
2009, la lista civica “Rinnovamento” mi era sembrata
subito quella dal programma più innovativo, vista la
centralità che veniva assegnata a questioni come la
partecipazione dei cittadini per attuare delle scelte condivise, lo sviluppo del territorio anche a partire dalle
risorse locali e l’informazione. Oggi, a tre anni da quella tornata elettorale e nel mezzo di una pesante crisi
economica, il leader di quel movimento e oggi consigliere di opposizione, Paolo Antonio Dominci, ribadisce
con forza i punti cardine di quel programma, considerandoli come una proposta per guardare al futuro di
Vicovaro con rinnovata speranza.
Allora Dominici, l’annosa questione del centro sportivo,
seppur ormai, almeno nella
parte che riguarda lo stadio, in
fase di risoluzione, sembra
presentare ancora qualche
nodo irrisolto...
«La faccenda del campo sportivo è centrale per le
finanze del nostro Comune e quindi per le tasche dei
cittadini, e condiziona pesantemente la capacità di
azione dell’amministrazione... Nel nostro programma
auspicavamo la creazione di una commissione comunale che in qualche modo, ormai date per scontato le
gravi responsabilità della precedente amministrazione, sottraesse al dibattito e alle polemiche politiche
una situazione così delicata per tutti. Ad ogni modo il
campo è ormai quasi pronto, eppure, da qualche
tempo si parla della necessità di reperire ancora
400.000 euro (oltre al milione e mezzo circa già speso
per i soli lavori) che mancano per l’acquisto e la posa
del manto erboso sintetico. La cifra è ragguardevole
e, con i tempi che corrono, sembra improbabile pretendere una somma tale dagli organi sovracomunali, e
non certo, come qualcuno si ostina a sottolineare, per
incapacità di chi governa il Comune. La “soluzione”
sarebbe dunque accendere un mutuo. Il fatto è che di
spese connesse all’impianto sportivo il Comune di
Vicovaro ne ha già tantissime: ci sono ben dieci
cause ancora in piedi collegate all’impianto (per
non parlare delle altre che riguardano gli stessi professionisti dell’impianto e quindi ad esso indirettamenPia La
zza
te connesse); se a questo sommiamo le spese ordinarie di gestione e un eventuale ulteriore mutuo da
pagare per il manto, arriveremmo a cifre ingenti che,
dai nostri calcoli, ammonterebbero a circa 50.000
euro all’anno, cause escluse. A questo punto io mi
chiedo se non sia il caso di aprire un dibattito nel
quale coinvolgere le associazioni sportive per cercare
di trovare una soluzione che, almeno per il momento,
potrebbe essere quella di mantenere la vecchia
superficie in pozzolana ed intanto ridare il campo ai
vicovaresi senza gravarli di ulteriori carichi...»
In campagna elettorale si parlava sempre della
costruzione dell’Outlet nei pressi del casello autostradale, ora tutto tace...
«Sull’Outlet ci eravamo espressi chiaramente allora e
riteniamo che la nostra idea sia oggi più attuale che
mai: avevamo proposto una revisione del Piano previsto affinché si stabilissero tempi certi per la realizzazione dell’opera e affinché una parte di quell’area venisse
destinata agli artigiani. Ora invece ci ritroviamo con
un’area strategica inutilizzata... Visto che non credo
che in questa fase economica qualcuno possa impegnarsi nella costruzione di un simile progetto, sarebbe
forse il caso di cercare di capire se ci sono le condizioni per riportare l’area in questione alla propria destinazione originaria artigianale-industriale. Vista la difficile
situazione e i posti di lavoro che si perdono nella Capitale bisognerebbe forse cominciare a parlare, nei limiti
delle nostre possibilità, di sviluppo del territorio, delle
nostre risorse.»
Di recente è emersa una delicata questione riguardante le antenne poste in via Giuseppe Verdi. Si è
anche costituito un comitato ad hoc...
«Ripeto: ci sono questioni, come in questo caso la salute, che riguardano tutti e che non possono essere
oggetto di polemiche politiche e strumentalizzazioni di
parte. Ora si è insediata la commissione consiliare ed io
mi sono assunto pubblicamente l’impegno con il comitato di farmi portavoce delle loro istanze. Il nostro modo
di agire è centrato su un’analisi delle problematiche,
che non sono dell’amministrazione, ma di tutti i cittadini
e siamo convinti che le soluzioni ai problemi debbano
essere sempre condivise con la cittadinanza».
La
zza
Pia
Luglio 2012
Tivoli
29
Tivoli presenta... “Magnificenze a tavola”
!
di Valentina Torella
Che cosa ha di particolare “Magnificenze a tavola”?; il fatto di
essere la prima mostra interamente dedicata all’arte del banchetto rinascimentale. Una vera e propria particolarità che
farà “bella mostra” di sé in quel di Villa D’Este a Tivoli fino al 4
novembre. È un’esposizione variegata e poliedrica di elevata
qualità artistica curata e permessa sia dalla signora Marina
Cogotti che dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e
Paesaggistici per le Province di Roma. Ad essere rievocati,
tramite tale evento, saranno i fasti dei sontuosi convivi che
rappresentavano per principi, cardinali e signori dell’epoca;
per loro, come anche, guarda caso, anche per il Cardinale
Ippolito D’Este, il momento aggregativo della tavola rappresentava una vera e propria occasione per essere allegri e in
armonia. Inoltre c’è da dire che le opere esposte sono di inestimabile valore; raffinatissime posate e attrezzi da cucina,
nature morte, tessuti dell’epoca provenienti dai principali
musei italiani, e ancora numerosi esempi di realizzazioni effimere destinate ai banchetti come statue e trionfi di zucchero,
salviette lavorate con preziose piegature con una tecnica
ormai molto rara e in disuso, e dulcis in fundo… una rappresentazione senza pari di una lussuosa tavola imbandita. Pertanto questa mostra ha una caratteristica tutta sua, particolare quanto basta per attrarre numerosi visitatori senza scadere
mai nelle noia e nella consuetudine tipica di tali eventi riportando alla ribalta l’arte ormai raramente rappresentata della
Pia La
zza
gastronomia. In tempi attuali in cui si vive quasi sempre a ritmi
serrati bisognerebbe sicuramente rivalutare il momento conviviale della tavola; davanti a dei buoni cibi e in compagnia ogni
discussione ha… …un sapore diverso!!
30
Tivoli
Luglio 2012
Villa d’Este s’illumina d’immenso
di Antonio Marguccio
Anche questa estate aperture notturne da non perdere dal 6 luglio al 15 settembre
Continua un appuntamento che da diversi anni fa
registrare picchi di gradimento assoluto. Villa
d’Este by night apre i battenti dal 6 luglio al 15
settembre, tutti i venerdì e sabato dalle ore 20,30
alle 24,00 (ultimo ingresso alle ore 23,00).
Quest’anno, oltre alle sensazionali fontane illuminate andrà in scena anche un ciclo di spettacoli in costume d’epoca. S’intitola “Notturno rinascimentale” e consiste in dieci serate che si
terranno ogni venerdì dal 13 luglio fino al 14 settembre, dedicate alla cultura ed alla musica del
Rinascimento con visite guidate alla mostra
“Magnificenze a Tavola. Le arti del banchetto
rinascimentale” da poco inaugurata nel Palazzo
della villa. Damigelle e gentiluomini in preziosi
abiti rinascimentali dell’Associazione del Palio di
Castel Madama faranno da sfondo vivente alla
rievocazione della vita di corte al tempo del cardinale Ippolito. Inoltre i visitatori potranno godere di concerti di musica antica grazie alla partecipazione dei Conservatori di musica di Latina,
Terni e l’Aquila nell’ambito della rassegna “Il
Rinascimento suona giovane”, mirato a favorire
la riscoperta soprattutto tra i giovani di un periodo d’oro della cultura italiana.
APERTURE NOTTURNE:
tutti i venerdì e sabato
dal 6 luglio al 15 settembre
dalle 20,30 alle 24,00;
(ultimo ingresso ore 23,00)
COSTO DEL BIGLIETTO:
biglietto intero: 11 euro
(Villa+mostra+spettacolo,
ove previsto) biglietto
ridotto: 8 euro, (dai 14
ai 18 anni e sopra i 65),
gratuito: 0-13 anni.
INFORMAZIONI: Ufficio
Pubbliche Relazioni di
Villa d’Este: 0774/312070
La
zza
Pia
31
Tivoli
Luglio 2012
Parte il restauro della sagrestia “berniniana”
di Antonio Marguccio
È il gioiello nascosto della Cattedrale di Tivoli. Un complesso
e lungo restauro dovrà eliminare decenni di umidità e infiltrazioni d’acqua.
Le prime foto in esclusiva per “La Piazza”
Di perle nascoste riportate alla luce la Cattedrale di Tivoli
ne ha tante. La Deposizione lignea del ’200, il Trittico del
Salvatore del XII secolo con il reliquiario argenteo del
Quattrocento sono i tesori più conosciuti e oggi pienamente
fruibili grazie ad una serie di restauri materializzatisi negli
anni ’90. Ma non è tutto. Il Duomo riedificato dal cardinale
Roma nel 1635 sulle rovine del ben più antico edificio
medievale presenta degli ambienti pittoreschi che di solito
non sono accessibili ai visitatori e che custodiscono dei
pezzi d’arte notevoli. La Sagrestia di metà Seicento del
cardinale Santacroce è uno di questi.
L’ambiente stupendamente affrescato e ispirato forse a dei
disegni di Gian Lorenzo Bernini colpisce per la sua
verticalità. La cupola è l’apogeo dell’edificio, con una gloria
di San Lorenzo in cui predominano i colori verdi ad opera
del pittore bolognese Giovan Francesco Grimaldi
(1606-1680) incorniciata da uno stucco mozzafiato. Nella
parete di fondo è situata una Pietà dello stesso Grimaldi
che sovrasta un reliquiario di legno. Al suo interno è
custodita una celebre reliquia, un frammento di osso
creduto nei secoli passati il sangue del martire a causa del
liquido giallognolo nel quale risulta immerso.
Le analisi
svolte nel
2008 hanno
provato che si
tratta di un
reperto compatibile con la
datazione del
martirio nel
258. Sulle
pareti sono
affissi i ritratti
dei cardinali
fondatori del
nuovo Duomo
e del Papa
Pio VII che ne
fu ardente
mecenate.
Uno spettacolare olio su
tela seicentesco di grandi
dimensioni
(260x178)
Pia La
zza
raffigurante il
martirio di
San Lorenzo
ad opera di
Innocenzo
Tacconi
occupa buona
parte della
sagrestia.
Un altrettanto
smisurata
gloria del
Santo di
Francesco
Nicolosi
(1728) e un
dipinto della
Madonna con
bambino
davanti a
S. Carlo
Borromeo e
S. Alessandro
si aggiungono
al già ricco
inventario.
Ebbene, tutto questo concentrato d’arte e di oggetti di culto
ha rischiato seriamente di essere sopraffatto da muffe e
umidità se i restauri fossero stati procrastinati ancora una
volta dopo anni di attesa e di allarmi lanciati dal Capitolo.
Invece da circa tre mesi la sagrestia ha ricevuto le prime,
iniziali “cure” per la salvaguardia delle tele e del mobilio
antico. Attualmente l’ambiente si presenta quantomai
spoglio a seguito dell’asportazione di tutti gli oggetti
“sensibili” e del pavimento posticcio di metà novecento.
Una volta eliminato tutto il materiale di scarto, comincerà il
vero e proprio restauro architettonico contestualmente alla
deumidificazione del locale. I tempi previsti sono lunghi, si
parla di almeno due anni.
Il progetto è stato finanziato per 700 mila euro dalla
partecipata statale Arcus, Società per lo sviluppo dell’arte,
della cultura e dello spettacolo. Le imprese appaltatrici
sono le romane ARIEM S.r.l. (Azienda Restauri Impianti
Edifici Monumentali) e Aquarol. I lavori sono diretti
dall’architetto Giancarlo Busato, che è anche autore
del restauro architettonico, mentre il dott. Luca Pantone
si occuperà del restauro artistico.
La
zza
Pia
Luglio 2012
Pia La
zza
Centro Anziani
33
34
Pro-Loco
Luglio 2012
Associazione Pro Loco di Castel Madama
ATTVITIÀ PRO-LOCO
ATTIVITÀ A VILLA D’ESTE
Continuano le presenza in costume rinascimentale a Villa d’Este nei venerdì di luglio e agosto, come da
accordi con la direzione, anche con lo scopo di promuovere il Palio. Infatti in occasione delle aperture notturne della villa ci è stato richiesto di animare le serate in villa con figuranti in costume che passeggiano,
sempre bombardati dai flash dei numerosi turisti. Come detto sopra l’iniziativa durerà fino alla fine di
agosto,nell’eventualità ci siano persone disponibili a vestirsi possono chiedere informazioni presso il chiosco Pro-loco.
GITE E VIAGGI
Dopo la gita al Giglio ci sarà il 26 agosto la gita a Amatrice e Leonessa in occasione della festa della pasta
all’amatriciana. Si visiteranno le due località con la guida di Matteo Di Vincenzo. Nella prima settimana
di Settembre gita di 4 giorni al Lago Maggiore, seguirà quella al Motorshow di Bologna e a Verona per la
Fiera dei Cavalli. Maggiori informazioni sui prezzi e sugli itinerari verranno fornite in seguito.
I LOVE COMICO
Prosegue al parcheggio Gomma-Gomma la Manifestazione I love comico, con straordinari interpreti della
comicità nazionale e altri artisti. Notevole la partecipazione di pubblico e adesione di attività commerciali all’iniziativa che lancia e propone, uno spazio semi-emarginato, come probabile futuro polo fieristico.
54a SAGRA DELLA PERA SPADONA
Sabato 14 e Domenica 15 si è svolta la nuova edizione della Sagra, festa da definire ormai conclusa e che
non riscuote più l’interesse della gente, né tanto meno dei giovani,attratti da altre iniziative. In passato si
è tentato di rivitalizzare la Festa con nuove proposte, però con le scarse risorse a disposizione non si è mai
potuto fare più di tanto. Comunque questo discorso sul significato della Sagra sarà riaffrontato e approfondito in un’altra occasione.
La
zza
Pia
Un minuto di Storia Castellana
Luglio 2012
LE BALAUSTRE
di Massimo Salvatori
La Riforma Liturgica che dà attuazione pratica alle
indicazioni del Consiglio Ecumenico Vaticano II
(11.10.1963-7.12.1965) ha posto, tra le priorità da promuovere, la partecipazione piena e consapevole dei fedeli alle celebrazioni sacramentali. La nota pastorale della
Commissione Episcopale per la Liturgia della CEI, circa
l’adeguamento delle chiese secondo la riforma liturgica
del 1996, riguardo agli adattamenti da apportare dice: “Il
progetto di adeguamento del presbiterio ha il duplice
scopo di consentire un agevole svolgimento dei riti e mettere in evidenza i tre luoghi eminenti del presbiterio, che
sono l’altare, l’ambone e la sede del presidente. Poiché
l’adeguamento liturgico può incontrare ostacolo nella presenza delle balaustre, non deve essere esclusa, soprattutto per le chiese parrocchiali, l’eventualità o la necessita
della loro rimozione “. Le balaustre eventualmente rimosse devono essere conservate con cura, non alienate,
insieme agli arredi mobili e le suppellettili non più utilizzabili vanno conservati con grande cura in sacrestia o in un
deposito adiacente ad essa, evitandone comunque la
destinazione ad altri usi.
Il presbiterio e i suoi componenti
Non si tratta quindi di abolire questi elementi architettonici, spesso di grande valore artistico, quanto di valutare l’eventualità della loro rimozione, nel caso possa favorire
una più feconda partecipazione dei fedeli. La nota pastorale della CEI intende sottolineare che nelle soluzioni dell’adeguamento liturgico si proceda con prudenza per evitare danni al patrimonio storico ed artistico.
L’adeguamento liturgico delle chiese non è un fatto di interesse esclusivamente ecclesiale, è un evento di pubblica
evidenza, oggetto di discussione e di valutazione anche al
di fuori della comunità cristiana.
Va ricordato infine che gli interventi di adeguamento delle
chiese interessano anche le autorità dello Stato, dal
momento che molte di esse sono state costruite più di cinquant’anni fa e sono soggette alla tutela da parte del Ministero per i beni culturali e ambientali.
Pia La
zza
35
Il presbiterio
Il progetto di adeguamento del presbiterio ha un duplice
scopo: consentire un agevole svolgimento dei riti e mettere in evidenza i tre “luoghi” eminenti del presbiterio stesso,
che sono l’altare, l’ambone e la sede del presidente.
L’altare
L’altare sia visibile a tutti, affinché tutti si sentano chiamati
a prenderne parte, la collocazione dell’altare deve rendere
possibile la celebrazione rivolti al popolo.
Qualora non sia possibile erigere un nuovo altare
fisso, si studi comunque la realizzazione di un altare
definitivo, anche se non fisso (cioè rimovibile).
L’ambone
L’ambone è il luogo proprio dal quale viene proclamata la
Parola di Dio.
La sede del presidente
La sua collocazione essa deve essere ben visibile da tutti,
in modo da favorire la guida della preghiera.
Il committente
Il committente del progetto di adeguamento liturgico è il
responsabile della chiesa, dell’oratorio, il quale deve
avvalersi delle corrette procedure sotto la guida del
Vescovo e degli Uffici della Curia. Nella preparazione del
progetto di adeguamento il committente coinvolgerà l’intera comunità cristiana e in particolare, nel caso della parrocchia, alcune sue espressioni, come il Consiglio Pastorale, il Consiglio per gli Affari Economici, il gruppo
liturgico, i catechisti.
La Commissione diocesana per l’arte sacra
La Commissione diocesana per l’arte sacra, ha il compito
di offrire la propria consulenza al committente e al progettista, di esaminare i progetti ed esprimere al Vescovo il
proprio motivato parere; presentare i progetti alla competente Pubblica Amministrazione per ottenere le autorizzazioni previste; di controllare la corretta esecuzione dei progetti di adeguamento.
Le chiese parrocchiali possono essere adeguate secondo
la riforma liturgica prevista dal Consiglio Ecumenico Vaticano II, ma devono seguire un preciso iter procedurale.
Scritti tratti dalla nota pastorale della Commissione
Episcopale per la Liturgia della CEI “L’adeguamento
delle chiese secondo la riforma liturgica” del 1996.
Secondo me, la chiesa principale, necessita di un’ altare
fisso di pietra (senza alterare quello esistente) al posto
della base della macchina di San Michele attualmente utilizzata la quale verrebbe restituita all’uso per cui era stata
concepita, questa soluzione è stata adottata in tantissime
chiese costruite nei secoli passati.
36
Censimento
Luglio 2012
Censimento e numeri Castellani
di Ivo Santolamazza
Siamo 7344, 3606 uomini e 3738 donne. Anche se
i dati ancora non sono ufficializzati dall’Istat sappiamo che i cittadini stranieri sono 495 compresi
in 194 famiglie. Nel totale risiedono a Castel
Madama 2921 famiglie. Per la prima volta si è
potuto compilare il questionario del censimento
via web e a farlo sono state 651 famiglie.
Aspettando i dati ufficiali di dicembre possiamo
aggiungere che a gennaio 2012 le vie abitate da
una sola persona erano: località Casa Maria, località Colle Pietro, località Colli di Marcantonio,
località Pratarelle, località Sedia di Michele, via
Ara Codarda, strada di Valle Caprara, via delle
Puzzelle, via Larga, vicolo dell’Aia.
Le vie più abitate: via della Libertà con 857 persone, via S. Sebastiano con 556 persone, via S. Anna
con 410 persone.
A Castel Madama abbiamo: 1 clivo (dei Peschioli), 1 corso (Cavour), 1 largo (Vittorio Veneto), 28
località, 8 piazze, (p. Alessandro Ghezzi, p. Dante,
p. Delle Cave, p. Giacomo Matteotti, p. Giuseppe
Garibaldi, p. Giuseppe Mazzini, p. Madama, p.
Ottavia Vulpiani), 29 strade, 54 vie, 2 viali (Colle
Fiorito, XXV Aprile), 31 vicoli, 1 vocabolo (vocabolo Valle Caprara).
BAILARTE: OBRAS DE ARTE (La Redazione)
Valencia. Il nostro giornalista/artista Ivo Santolamazza, dopo essersi classificato al primo posto in un concorso di pittura nel mese di giugno, approda in
Spagna con le sue opere (nella settimana della finale degli Europei ItaliaSpagna) in una mostra dal titolo “Bailarte”. Acquerelli che ritraggono ballerine,
ballerini e coppie che danzano o in pose di tango. L’esposizione è permanente e sarà visibile a chiunque si troverà a Valencia (Spagna), tutti i giorni presso “Shaley bar“, Carrer Conte del Trenor (Torres de Serranos).
Le prossime mostre di Ivo Santolamazza:
27 luglio 2012 Foolish bar, Piazzale Amerigo Vespucci, Lido di Ostia; 15-22 settembre 2012 Galleria La Stanza dell’Arte, viale Roma 69, Guidonia.
www.ivosantolamazza.com
La
zza
Pia
Luglio 2012
37
Cultura
Giselle alle Terme di Caracalla
di Ivo Santolamazza
Dal 30 giugno al 10 luglio, presso le Terme di Caracalla, in Viale
Terme di Caracalla a Roma, è andato in scena il balletto classico e romantico “Giselle”. Musica di Adolphe Adam. Balletto in
due atti su soggetto di Théophile Gautier e Vernoy de SaintGeorges. Atmosfera suggestiva in un luogo incantato, interpreti straordinari, perfetti. Romanticismo e leggiadria dominano la
scena. Definito come “la sintesi del movimento romantico”,
“Giselle” racchiude tutta l’essenza del romanticismo: l’aspirazione all’incorporeo, al sovrannaturale si sviluppa, si allarga,
vola fra i chiarori di luna e bianche trasparenze.
Prima rappresentazione: sabato 30 giugno. Repliche: domenica 1 luglio (annullata non per volontà degli artisti per la finale
degli europei che poteva distrarre con maxi schermi in tutta
Roma non permettendo un ottimale audio e altri disagi), martedì 3 luglio, domenica 8 luglio, martedì 10 luglio. Poltronissime Euro 135, Settore A Euro 85, Settore B Euro 60, Settore C Euro
25. Coreografia e impianto scenico Patrice Bart, Direttore David Garforth, Costumi Anna Anni, Disegno Luci Agostino Angelini.
Interpreti: Svetlana Zakharova 30 giugno e 1 luglio ), Maria Yakovleva (3 luglio), Olesya Novikova (8 e 10 luglio), Friedemann
Vogel (30 giugno, 1 e 3 luglio), Leonid Sarafanov (8 e 10 luglio). Orchestra e corpo di ballo del Teatro dell’Opera.
La prima rappresentazione di Giselle nella storia ci fu il 28 giugno 1841. Coreografia: Jean Coralli e Jules Perrot. Musiche:
Adolphe Adam. Interpretato da Carlotta Grisi. Giselle, considerato come il simbolo del balletto classico e romantico, venne
ideato da Théophile Gautier, un importante scrittore francese; egli era un grande appassionato di balletto e grande ammiratore di Carlotta Grisi, un’etoilé di allora. Gautier, leggendo il libro di Heinrich Heine “De l’Allemagne”, rimase affascinato dalla
leggenda delle Villi, spiriti di fanciulle, simile agli elfi e decise di scrivere una storia per un balletto ad esse ispirato, che intitolò “Les Wilis. Balletto”. All’Opéra di Parigi incontrò il drammaturgo Jules-Henry Vernoy de Saint-Georges ed insieme i due,
in pochissimi giorni, stilarono il libretto definitivo. Il balletto venne chiamato “Giselle”: la musica venne affidata ad un compositore già famoso per altri balletti, Adolphe-Charles Adam: egli accettò con entuisiasmo l’incarico e terminò la partitura in meno
di un mese, introducendovi brani di Ludwig Minkus e Johann Friedrich Burgmulle. Quando il progetto venne presentato al
direttore dell’Opéra, Léon Pillet, egli decise di inserirlo immediatamente in cartellone. La coreografia fu affidata a Jean Coralli,
in quanto colui che si pensava dovesse nominato coreografo, Perrot, non venne reingaggiato dall’Opéra: oggi però si è scoperto che Perrot, grazie all’aiuto di Adam e Gautier, potè curare i passi e le scene in cui appariva la Grisi, pur non ottenendo
alcun compenso, mentre le scene d’insieme vennero affidate a Coralli, a cui fu attribuito per molto tempo il merito del successo del balletto, senza mettere in conto quanto fu importante per la riuscita di “Giselle” l’opera di Perrot. Il 28 giugno 1841
all’Opéra (Académie Royal de la Musique), con l’allestimento curato da Pierre Luc-Charles Cicéri e con i costumi di Paul
Lormier, Carlotta Grisi, allora 22enne, danzò, con Lucien Petipa nel ruolo di Albrecht, “Giselle”. Fino al 1868 “Giselle” rimase
nel repertorio dell’Opéra nella propria forma tradizionale, fino a che Marius Petita, fratello di Lucien, decise di rinnovarne la
coreografia, cercando di avvicinarla a quelli che erano i grandi balletti russi di allora: egli operò diversi tagli sia nelle parti recitate sia nella “variazione” di Giselle del I atto che, pur risalendo al 1880, è quella che viene tutt’ora eseguita. “Giselle” resta
probabilmente il balletto più rappresentativo della tradizione classico-romantica: è la costante di ogni grande compagnia e,
forse, il traguardo più ambito di ogni ballerina.
La storia si compone di 2 atti. ATTO I: Villaggio dell Renania. Giselle e Loys sono due giovani che si amano: lei è un’innocente contadina, lui è il Duca Albrecht destinato a sposare Bathilde figlia del Principe di Curlandia, che però la fanciulla crede
un semplice paesano. Sia Wilfred, amico di Albrecht, che Hilarion, guardiacaccia e compagno d’infanzia della fanciulla, nonché innamorato respinto da lungo tempo, tentano di dissuadere i due giovani dal continuare la loro storia d’amore. Giselle
adora danzare ma la sua passione viene ostacolata dalla madre Berthe, poiché la giovane è malata di cuore. Ed è proprio la
madre a raccontare la leggenda delle Villi, fanciulle innamorate della danza, morte a causa del tradimento dei loro promessi
prima delle nozze e costrette a vagare per la foresta alla ricerca di uomini con i quali danzare fino all’alba. Arriva un corteo
di cacciatori, guidato dal Principe di Curlandia accompagnato dalla figlia Bathilde: Hilarion vede Loys inquieto, ed entra nella
sua casa, trovando la spada con lo stemma che ne attesta l’identità. Durante il banchetto in onore del Principe, i cacciatori si
allontanano mentre Bathilde conversa affettuosamente con Giselle. Hilarion richiama i cacciatori e Bathilde, alla vista di Loys,
comunica a tutti che egli è il suo fidanzato Albrecht. A questo punto Sconvolta dal dolore Giselle impazzisce e muore tra le
braccia di Albrecht. ATTO II: Nella foresta a mezzanotte. Hilarion, tormentato dai rimorsi, vaga nella foresta pensando a
Giselle: intorno a se avverte una presenza irreale e, spaventato, fugge. Myrtha, la regina delle Villi chiama le compagne a
raccolta e accoglie Giselle nel loro mondo irreale. Albrecht, pazzo di dolore, si dispera sulla tomba di Giselle. La fanciulla,
commossa, gli appare e cerca di confortarlo, poi lo nasconde sentendo l’avvicinarsi delle Villi che, trovato Hilarion, lo costringono a danzare fino alla morte. Anche Albrecht è vittima degli spiriti: Giselle ne invoca la salvezza ma di fronte al rifiuto delle
Villi, ella danza con lui sorreggendolo fino all’alba. Ai primi raggi del sole che nasce, le Villi scompaiono e, con loro, scompare Giselle. Albrecht è salvo ma rimarrà solo per sempre.
Pia La
zza
38
Recensione
Luglio 2012
LA LIBRERIA DEL BUON ROMANZO
di Ivano Moreschini
Un libro per gli innamorati dei libri? È questa
la chiave di lettura con cui ci si avvicina a La
libreria del buon romanzo, magari ricordando
i vagabondaggi nelle librerie, che evocano
quella sottile emozione che dona l’incontro
con un libro che si pensa di poter amare.
Quando si legge il romanzo, ci si accorge che
questo c’è sicuramente, ma c’è anche dell’altro: un meccanismo narrativo che intreccia
genere poliziesco e romanzo d’amore, una
idea della letteratura, anche se forse solo
accennata, un riflessione piuttosto informata
sui meccanismi dell’industria culturale, e dell’editoria in particolare.
Il libro si apre con un’atmosfera un po’ noir:
una serie di incidenti che colpisce alcuni personaggi. È una specie di ouverture poco decifrabile, come
quando inizia un concerto che non conosciamo, e dalle
prime battute non riusciamo a capire di che si tratti. Pian
piano però l’enigma si scioglie: le persone colpite sono i
componenti di un comitato, che doveva essere segreto, il
quale sceglie i titoli dei “buoni romanzi” che stavano facendo la fortuna di una libreria di recente apertura in un quartiere di Parigi: Au bon roman, appunto, come da insegna
parigina.
L’idea della libreria era venuta a Ivan (o Van) e Francesca.
Van è un quarantacinquenne commesso in una libreria di
una località montana francese, dove Francesca, cinquantenne colta ereditiera di un nobile uomo di lettere italiano,
possiede una casa di montagna. Francesca e Van hanno in
comune la passione per i romanzi che smuovono delle
emozioni profonde, anche se vendono poco ed anche se
non sono romanzi da accatastare all’ingresso delle grandi
catene librarie come best-seller obbligatori da leggere, e
che svaniscono come l’acqua di una gazosa.
Nasce l’idea della Libreria del buon romanzo, della cui storia racconteranno i particolari ad un funzionario di polizia,
perché gli incidenti iniziali erano in realtà degli attentati intimidatori contro il successo della libreria, che in pochi mesi
aveva catalizzato l’attenzione di molti lettori, ma anche
della stampa e della Tv francese, nonché un onda anomala di entusiasmo sul web. Perché l’idea di far scegliere ad
alcuni dei migliori autori letterari francesi viventi 600 titoli a
testa tra i romanzi che essi stessi ritenevano indispensabili, per formare il catalogo della libreria aveva aperto una
breccia. Come dice Van in un dialogo, bisogna fare per i
cattivi libri un po’ quello che (forse) in alcune nazioni è successo con le sigarette: farle passare di moda, disintossicare la gente.
È questo pericolo, connesso al successo della libreria, che
mette in moto la reazione delle grandi case editoriali, delle
catene di distribuzione, ed anche dei tanti autori, molto in
voga e molto narcisi, che dopo un po’ si accorgono di non
essere presenti nel catalogo di Au bon roman.
Di qui campagne di stampa, interventi anonimi nei gruppi di lettura sul web, fine degli inviti in Tv per Van e delle recensioni favorevoli
dei giornali. Fino all’escalation delle aggressioni ai membri del comitato letterario segreto, scoperti dopo uno scippo a Francesca, che
conservava gelosamente i numeri, goffamente camuffati, nella sua agenda.
In tutte queste vicende, si intreccia la storia
d’amore solo adombrata tra Van e Francesca,
e quella un po’ più reale di Van con Anis, studentessa anche lei appassionata di libri, che
dalla zona montuosa dove si sono conosciuti
andrà a studiare dove Van lavora, a Parigi,
senza darlo a vedere, o semplicemente
aspettando che il loro amore maturi, finendo poi a lavorare
anch’essa nella libreria.
Il libro ha una fine realistica ma inaspettata, e forse un po’
troppo forzata, non solo per amore del lieto fine, ma anche
per alcune soluzioni narrative. Ma forse è meglio leggerlo
per capire il perché.
Quello che invece si può e si deve commentare è il filo
rosso che porta all’idea di letteratura di Laurence Cossé.
L’autrice non la presenta come una verità intoccabile, semmai la porge come un’ipotesi, però è un punto controverso
sia nel romanzo, sia per i lettori reali, da quello che si può
leggere nei vari blog di recensioni di novità librarie che ci
sono sul web. C’è chi ci vede un difetto di elitismo, cavallo
di battaglia anche degli attacchi dei giornali alla libreria nel
libro, e c’è chi ci vede una sana ecologia della mente, contro l’inflazione degli junk-books, per mutuare un termine
finanziario forse poco adeguato, ma che rende l’idea.
È un dibattito ormai datato, questo sull’industria culturale
che impone i gusti, omologandoli sempre in basso, oppure
ha ragione chi esalta la libertà di leggere ciò che si vuole,
senza farsi imporre dei canoni letterari da professori o scrittori o comunque esperti del settore?
A mio avviso, il problema in questi termini è mal posto, perché questa dicotomia tra cultura alta e cultura bassa, peraltro dai confini sempre più sfumati, è un dato permanente,
direi quasi sociologico. Quello che forse però suggerisce il
romanzo è la formazione di comunità identitarie, basate su
gusti e stili comuni, che sono anch’esse dati permanenti
delle nostre società contemporanee, e sempre più si diffondono in ogni parte con l’avanzata di quella che chiamiamo
globalizzazione. Perfino la letteratura può risentire di questo, anche se siamo abituati a vederla con quell’aura che
Benjamin già negli anni trenta dichiarava scomparsa per le
opere d’arte nell’epoca della loro riproducibilità tecnica.
Oppure anche se la vediamo come un momento di evasione purchessia dalla realtà.
TASCABILI EDIZIONI E/O, 2011, EURO 11,00
La
zza
Pia
Pia La
zza