Luglio - La Piazza
Transcript
Luglio - La Piazza
Periodico dell’Associazione Culturale Albatros Anno 9 - Numero 7 LUGLIO 2012 SitoWeb: www.lapiazzacastelmadama.com — E-mail: [email protected] Pag. 8 IL BILANCIO PASSA Pag. 12 AGRICOLTURA NATURALE Pag. 36 CENSIMENTO Consulta il sito web La Redazione della Piazza augura buone ferie a tutti i cittadini e dà appuntamento a Settembre La zza Pia Luglio 2012 Palio Madama Margarita 3 VINCE CASTELLUCCIO BORGO RIONE NOBILE di Ivo Santolamazza Il palio 2012 assume un aspetto insolito. Poche chiacchiere, vittoria a Castelluccio che sembra aver messo quasi tutti d’accordo, clima più sereno almeno dall’esterno rispetto alle scorse edizioni. Un palio sempre coinvolgente, festa invidiata dai paesi circostanti che genera allegria e necessita di impegno e sudore da parte di chi si offre nel lavoro. Unisce e divide, diverte e appassiona. Castelluccio con un addobbo da brivido, perfetto nei particolari, avvolge e coinvolge; la tifoseria sorprende al campo con colori ed effetti speciali. Borgo Rione nobile, il più amato dalla giuria con un corteo raffinato e un addobbo vivo. Empolitano non convince i tecnici ma è il più forte al campo col fantino Gino Croce. Santa Maria della Vittoria colpisce in positivo al corteo ma è debole al campo. Dopo molti anni di commenti quest’anno ho voluto dar voce a chi vive il palio con diversi interventi dei visitatori, del fantino del Borgo e dei rappresentanti degli altri Rioni. Le critiche del popolo: Quest’anno la scelta degli spazi dell’addobbo è stata nettamente migliore. Giusto far partecipare i rappresentanti di ogni Rione al giro della giuria. Audio perfetto al campo ma troppa polvere. Sicuramente meno accuse rispetto agli altri anni, forse perché i passaggi più liberi, più spazio per godere delle scene. Questa nota positiva però va a irrompere in senso negativo sull’afflusso ridotto dei visitatori sia com- Pia La zza paesani (quest’anno meno presenti), sia forestieri (molti scottati forse dal biglietto d’ingresso troppo alto di edizioni passate). Alcuni lamentano la poca pubblicità all’evento, altri fanno notare dei punti di ristoro troppo vicini agli addobbi. Sicuramente tanti sarebbero più felici se i fantini fossero tutti castellani. Una domanda: ma possiamo fare qualcosa per quei poveri musici sotto al sole per tutto il tempo della contesa a cavallo? Potremmo provvedere con una copertura adeguata oppure evitare la sfilata al campo dei figuranti. 4 Palio Madama Margarita Cosa pensi del lavoro del Borgo? E cosa prova un giovane come te a rappresentare il proprio Rione nella contesa a cavallo? Quali sono le tue emozioni prima e durante la competizione? Luglio 2012 solo se sei in sella al palio. Vorrei infine ringraziare tutti coloro che mi hanno dato affetto, non solo i miei rionali ma anche gli altri”. Risponde Federico Tarquini (fantino del Borgo): “Per quanto riguarda l’addobbo e il corteo posso fare solo i complimenti a chi ha lavorato duramente tutto l’anno affrontando tutte le difficoltà che ci sono state per la riuscita di questo palio; i complimenti vanno fatti anche a chi lavora dietro le quinte come le favolose sarte del Rione Borgo che non si vedono ma ci sono. Avevo sulle spalle una grande responsabilità, ringrazio con tutto il cuore il massaro e il capitano che mi hanno dato fiducia e questa grande opportunità che aspettavo da anni visto la voglia che avevo di correre per il mio Rione. Le emozioni sono tante sopratutto perché li a guardare c’è il mio paese. Nei giorni precedenti alla gara giri per il paese, vedi il lavoro del tuo Rione e pensi che devi dare il massimo. Nel giorno di gara provi a rimanere il più concentrato possibile e non farti sopraffare dell’ansia. L‘emozione più grande è quando entri in campo e sulle tribune ci sono centinaia di persone che ti salutano. Quello è stato il momento più emozionante. Il resto non te lo saprei spiegare, lo capisci e lo vivi “La Piazza” Periodico dell’Associazione Culturale Albatros Vicolo Giustini, n. 10 00024 Castel Madama (Roma) - tel. 0774/449849 Anno 9, n. 7 - Luglio 2012 Registrazione del Tribunale di Tivoli n. 4/2004 del 14/04/04 Direttore Responsabile: Rino Sciarretta Capo Redazione: Carla Santolamazza Redazione: Ivano Chicca, Ivano Moreschini, Ramona Pompili, Roberto Bontempi, Salvatore De Angelis, Elisa Livi, Ivo Santolamazza Hanno collaborato alla realizzazione di questo numero S O MMA R I O pag. 3 • Il bilancio passa » 8 • Comune e beni comuni » 10 • Dall’Archeopark al Parco Archeologico » 12 • La diversità, ricchezza o diffidenza? » 14 • Brevi » 15 • Inserto Palio » 17 • Vicovaro » 25 • Tivoli » 29 • Centro Sociale Anziani » 33 • Pro-Loco » 34 SitoWeb: www.lapiazzacastelmadama.com • Un minuto di storia castellana » 35 E-mail: [email protected] • Censimento » 36 [email protected] • Cultura » 37 • Recensione » 38 Italo Carrarini, Bruno Testa, Valentina Torella Rina Iori, Domenico Fabiani, Paolo Piacentini Antonio Marguccio, Massimo Salvatori Per la pubblicità rivolgersi al 3490063355 Grafica ed Impaginazione: Salvatore De Angelis Chiuso in redazione il 16/07/2012 - Tiratura 1.500 copie LA REDAZIONE SI RIUNISCE TUTTI I LUNEDÌ DALLE ORE 18 ALLE 20 • Vince Castelluccio Il giornale viene diffuso anche nei paesi di Vicovaro, Mandela, Sambuci, Tivoli La zza Pia Luglio 2012 Palio Madama Margarita Quali sono stati gli errori dell’Empolitano? Risponde Daniele Meddi: “In questa diciassettesima edizione del Palio Madama Margarita, il Rione Empolitano ha palesato tutti i suoi problemi ed i malesseri, che attanagliano l’associazione ormai da qualche anno. Visitando discesa Empolitana, la prima cosa che saltava agli occhi erano gli spazi vuoti, l’animazione assente e la scarsissima partecipazione dei rionali, cosa che i giurati non hanno mancato di sottolineare. Una rappresentazione piatta, in cui le scene dei singoli, molto apprezzate in passato, non sono riuscite a sopperire al problema, anzi, sono andate a cozzare contro la sensibilità dei giudici e non solo, scadendo nello splatter. È ormai opinione comune che serva una ventata di aria nuova, un cambiamento netto e deciso, forze fresche e motivate, nella speranza che le future elezioni possano voltare pagina, dare nuova linfa e riportare il Rione al posto che merita nel cuore dei nostri sostenitori. Avendo vissuto le scene al fianco della giuria, in qualità di accompagnatore, ci tengo a spendere due parole nei confronti anche degli altri. Sicuramente il primo pensiero ed un sentito grazie va agli amici di Santa Maria della Vittoria che hanno saputo superare problemi e difficoltà sino a qualche mese fa invalicabili, garantendo a noi tutti lo spettacolo e la competizione a quattro Rioni. Complimenti inoltre al Borgo, che ha saputo risorgere dalle ceneri e portare a casa il titolo di Rione Nobile. Congratulazioni infine al Rione Castelluccio, che ha saputo fare della squadra e del lavoro di gruppo la giusta ricetta per la vittoria, inscenando un addobbo ai limiti della perfezione, una scena viva, coinvolgente, estremamente reale. Tutto è stato da brivido. Dall’apertura della porta, al frastuono dei popolani, dalla figura del giullare ai fumi, gli odori, i sapori. “Ubi maior Pia La zza 5 minor cessat” ed obiettivamente il lavoro di Castelluccio era una spanna sopra tutti gli altri. A loro va anche il merito di aver messo d’accordo, forse per la prima volta, giudizio tecnico ed l’opinione pubblica”. Un commento dei vincitori del Rione Castelluccio? Risponde Monia Salvati: “Che dire?! Finalmente il Palio è tornato a Castelluccio. Esprimere un giudizio obiettivo, per me, da verace tifosa quale sono, diventa alquanto arduo, anche perché non riuscirei ad esaminare in toto e con occhio critico i nostri errori. Però a detta di tutti lo stupore traspariva limpido negli occhi dei giurati, catturati dal reale e suggestivo spaccato di vita quotidiana ricreato in via Alfredo Baccelli. Quell’angolo intriso di odori, rumori, sapori è stato l’emblema del vigore, dell’anima, del lavoro dell’intero Rione che ogni anno, perseverante, crede fermamente nella buona riuscita della manifestazione ed è fiducioso di ottenere un buon risultato. Degni di nota sono i giudizi positivi della popolazione castellana, il grande consenso dei nostri compaesani ci inorgoglisce ancora di più di un ottimo giudizio tecnico. Que- La zza Pia Luglio 2012 Palio Madama Margarita 7 st’anno è andata ed è andata anche bene, ma sappiate che la costanza paga. Ora ci dedicheremo ai festeggiamenti. Entro la fine del mese infatti ci sarà la festa per la vittoria ma a settembre ricominceremo più carichi che mai ed esorto coloro interessati ad intraprendere quest’esperienza a venirci a trovare”. Quali sono le impressioni del Rione Santa Maria della Vittoria? Risponde Simona Nonni: “La nostra impressione è che, anche quest’anno, come tutti gli altri anni, il palio sia riuscito a raggiungere una delle finalità più importanti che sottendono questa manifestazione: coinvolgere la maggior parte della popolazione di Castel Madama. Ma il cammino resta in salita, sicuramente risentendo, anche, della difficile situazione politica ed economica italiana. Gli enti preposti non hanno appoggiato con sufficiente energia e convinzione questo evento, l’azione di marketing e di comunicazione non è stata sufficientemente incisiva ed ha determinato, di conseguenza, la poca affluenza dei visitatori. Altamente competente si è mostrata la giuria che ha saputo apprezzare l’alto valore culturale della manifestazione valorizzando la coralità del lavoro svolto da parte di tutti i rioni, premiando il rione Castelluccio, il quale è riuscito a trasmettere una maggior emozione attraverso la personalissima rievocazione dell’epoca rappresentata, aprendo un vero portale del tempo. Dato il grande valore di questa manifestazione sarebbe auspicabile che gli enti trovassero delle strategie e delle risorse, affinché il Palio Madama Margarita non decada ma che anno dopo anno cresca diventando un valore aggiunto per tutta la nostra comunità. Il comitato rionale ringrazia tutti coloro che con la loro collaborazione e con il loro impegno hanno reso possibile la partecipazione del rione Santa Maria della Vittoria al Palio Madama Margarita 2012. Concludiamo con questi versi, che vogliono essere di auspicio per una comunità più solidale ed unita. In sogno ho sognato (Whitman, tratto op. foglie d’erba): In sogno ho sognato, vedevo una città inespugnabile da tutto il resto del mondo, ho sognato che era la nuova città degli Amici, nulla v’era colà di più grande del tipo d’amore robusto, che dominava su tutto, si rivelava ogni istante negli atti degli uomini di quella città, nei loro sguardi, nelle loro parole”. Sul sito www.lapiazzacastelmadama.com è visionabile la galleria con le immagini del Palio 2012 e la Relazione della Giuria con relativi punteggi. Pia La zza 8 Politica Luglio 2012 IL BILANCIO PASSA, LA MAGGIORANZA DI PASCUCCI È SALVA PER UN VOTO di Ivano Moreschini È fallita la spallata tentata dalle varie minoranze alla Giunta Pascucci nel consiglio comunale del 3 luglio 2012. Il bilancio è stato approvato con 7 consiglieri comunali su 13. Erano però assenti Nonni Michele e Di Berardino Marco, l’ex assessore all’urbanistica ed il consigliere comunale che hanno assunto una posizione diversa dal resto della maggioranza a partire dal 31 maggio scorso, con il voto sulla modifica della convenzione delle Muratelle. Sui contenuti del bilancio comunale interverremo dopo che saranno pubblicati tutti gli atti. L’aspetto politico del Consiglio Comunale del 3 luglio invece è che la maggioranza approva un atto importante come il bilancio, anche se ormai risicata, visto che ha un solo consigliere in più rispetto alle diverse componenti di chi non la sostiene. Insomma, il Sindaco Pascucci barcolla ma non molla: almeno per ora. Possiamo però dire che quello che sta accadendo nella politica castellana in questo scorcio estiva segna un passaggio di fase nell’Amministrazione Pascucci, che sta cominciando a delineare dei contorni diversi nella composizione e nell’indirizzo della maggioranza che governa il paese. È vero che è ancora da chiarire l’esito del ritiro delle deleghe dell’urbanistica all’assessore Nonni Michele, ma la componente che lo esprime, cioè l’UDC, sembra, almeno per ora, un po’ ridimensionata, nonostante l’adesione del consigliere Di Berardino Marco. Infatti l’aspirazione di tale partito era quella di fare da cerniera tra il centro-destra ed il centrosinistra, in una specie di riedizione della “politica dei due forni” che andava di moda molti anni fa. Giocando questo ruolo l’Udc avrebbe avuto una funzione senz’altro centrale nelle politiche dell’Amministrazione, facilitata dal sostegno più o meno palese di una parte del Partito Democratico locale. Questa strategia sembra avere poco successo, almeno per ora. Tanto è vero che dopo il consiglio del bilancio ci sono segnali reciproci tra i contendenti per un riavvicinamento. Infatti nel Consiglio comunale del 12 luglio scorso era in discussione il Piano Particolareggiato dell’Archeopark, nella sua nuova versione dopo la bocciatura da parte della Regione del programma integrato proposto dalla Giunta Salinetti. Nonni e Di Berardino hanno avanzato alcune critiche all’impostazione del nuovo piano, e la maggioranza lo ha ritirato, per rivederlo meglio. In ogni caso la maggioranza che sostiene Pascucci è ridotta proprio ai minimi termini, e quindi forse non è in grado di affrontare in modo autonomo i passaggi più significativi del prossimo autunno: per esempio quale posizione assumere sulla Variante di Prg, sospesa dal Comitato Tecnico Regionale, ma anche sui piani particolareggiati di cui ormai non si parla quasi più, ma che sono scelte rilevanti della vecchia amministrazione Salinetti non ancora portate a termine. La zza Pia 9 Politica Luglio 2012 Se la maggioranza ha problemi di questo tipo, anche le varie minoranze possono forse essere d’accordo nel contrastare l’amministrazione Pascucci, ma hanno anch’esse delle difficoltà a pensarsi insieme: chi sarebbe il candidato Sindaco? È così facile mettere insieme Monaco e Iurlaro, anch’essi da sempre dichiaratamente di centrodestra, con il Centro-sinistra attuale? E che posizione assumerebbe l’Udc? Per gli appassionati del genere, quindi, ci sono molti spunti per la ripresa di settembre. Adesso invece, dopo il Palio e la Sagra delle Pere ci sono le vacanze estive, e si penserà senz’altro ad altre cose. La crisi della Giunta Pascucci e il ritiro delle deleghe all’Assessore Nonni Michele hanno ispirato addirittura dei sonetti contrapposti, che hanno girato sul web. Li riportiamo con l’intento di sdrammatizzare con cose più leggere una situazione a cui la politica ci ha da sempre abituati, cioè quella delle varie crisi più o meno motivate che essa produce. Gli autori sono Marcello Vasselli per la poesiola intitolata Povero Nonni ed Enrico Grazia per la replica fatta con un sonetto romanesco, Il versatile Marcello. Speriamo che entrambi la prendano per quello che è: una nota simpatica di colore, adatta al mese di luglio. IL VERSATILE MARCELLO Il versatile Marcello se la piglia co’ Pascucci, così scrive un ritornello a nome de li compagnucci. POVERO NONNI Sono passati ormai tanti giorni da quando scrivevo ‘povero Nonni’. Lui dice che vuole questo e quello però gli altri gli armano un bordello; lui dice che vuole la variante di scuse per bloccarla n’escon tante; lui dice di volere l’Archeoparco e l’opinione mandano all’attacco. M’ha detto una ch’è del pi.di.elle ma queste cose tu non puoi dirle nella nostra Giunta di Pascucci quello che dice l’uno fanno tutti! Ma adesso ch’è uscito il manifesto che con la firma falsa hanno scritto e si colpisce Nonni con mezzucci tra cosiddetta Giunta di Pascucci, ‘Oh povero Nonni!’ (senza malizia) mi viene da dirlo con tenerezza. Pia La zza Il neo sindaco apprendista tratta male l’uddicci troppe volte er qualunquista a Federico dice si. Co le lacrime sull’occhi lui s’alliscia er poro Nonni pe la strada forma crocchi e racconta dell’inganni. Dice Nonni è bravo, Nonni è bono e se pija tante pene lo dovemo fa patrono e faje rompe le catene. Mentre parla move un braccio uno chiede, che nasconni? sarta fori un cortellaccio be che c’è, è per poro Nonni. 10 Politica Luglio 2012 Ritrovare comuni identità è sempre più difficile: troppo stanchi o troppo disgustati per riconoscersi nelle consuete forme della politica, troppo arrabbiati e troppo soli per costruire un efficace argine a questa crisi economica e soprattutto crisi di valori. Allora vi proponiamo un appello e quello che significherà per Castel Madama dipenderà da tutti quelli che vorranno farne parte. Per noi rappresenta il tenace tentativo di continuare a spingere per un cambiamento radicale. Per questo motivo chiediamo e chiederemo un coinvolgimento diretto con una firma condivisa e partecipata. L’appello è aperto a tutti gli obbiettori di crescita, silenti o già operativi Comune e beni comuni una scelta di democrazia Dobbiamo trovare un modo alternativo a quello prospettato dal governo Monti per uscire dalla crisi, per vivere la quotidianità diversamente uscendo dalle logiche di mercato e consumando in modo critico e solidale. Sorge la necessità di trovare altre strade per la convivenza che portino miglioramento del benessere, della conoscenza, ma non alla crescita dei capitali. Una strada sembra essere la decrescita. La decrescita è prima di tutto un esercizio dello spirito critico che abbandona la fede del progresso e dello sviluppo infinito tipicamente capitalistico. Il termine non vuole indicare una crescita negativa, non si tratta insomma di voler tornare a vivere secondo un modello di sussistenza e neanche come all’età della pietra. È un modello economico che prevede la produzione dei beni per il benessere dei cittadini, in piena armonia con le risorse del pianeta e con l’ecosistema. È una costruzione intellettuale e allo stesso tempo concreta di un altro mondo desiderabile, necessario e possibile se lo vogliamo. La crisi che sta attraversando il mondo occidentale ne è un acceleratore in quanto i modelli applicati per la risoluzione della crisi passano per un impoverimento progressivo di una larghissima fetta di popolazione ed una contemporanea riduzione del cosiddetto stato sociale. Viene prefigurandosi una privatizzazione accelerata dei servizi e un conseguente “aumento dei costi” per ogni singolo cittadino. Questo movimento si prefigge di applicare dove possibile il modello delle otto “R”: rivalutare, riconcettualizzare, ristrutturare, ridistribuire, rilocalizzare, ridurre, riutilizzare, riciclare. Oggi l’obiettivo centrale, tra gli otto indicati da S. Latouche, sembra essere quello della rilocalizzazione. Concetto che deve essere inteso non solo in termini economici e qui, soprattutto, si vuole sottolineare il significato politico del termine. È evidente che il vecchio sistema novecentesco di rappresentanza borghese è in crisi e la spaccatura tra società civile e la casta politica è sempre più ampia. La risposta oligarchica data dai vari governi “forti” e retti da banchieri sparsi in vari paesi di Europa, non sembra essere quella giusta. La questione della riorganizzazione della democrazia attraverso modalità più dirette e più vicine ai cittadini è di vecchia data, ma mai come oggi sembra essere così cogente. È necessario ripartire dal basso, individuare nuove forme di partecipazione democratica alla vita politica del Paese. D’altronde questa sembrava essere l’esigenza del legislatore nella modificazione della Costituzione (legge costituzionale n. 3/2001) quando inserisce il tema della sussidiarietà nella riforma federalista amministrativa dello Stato. Ancora una volta, quindi la Costituzione indica la strada: il luogo naturale per l’esercizio della partecipazione democratica dei cittadini alla vita politica del paese è il Comune. Il Comune non va inteso come vuota istituzione amministrativa spesso priva di idee ed oggi – dopo un ulteriore taglio di fondi con la spending review - priva di fondi, ma il Comune deve essere centro embrionale della politica. Ripartire da se stessi, dai propri, bisogni, dal proprio territorio questa è la sfida. Se la crisi invalida, per mancanza di fondi, la gestione comunale dei bisogni della città, c’è la necessità di passare alla gestione diretta e democratica di servizi fondamentali per la vita della collettività. La zza Pia Luglio 2012 Politica 11 L’organizzazione orizzontale, territoriale e reticolare può divenire il fulcro della discussione e della decisionalità anche per questioni complesse e di livello nazionale. L’assemblea del 4 dicembre 2011, tenutasi a Castel Madama, ha voluto indicare questa strada, ritenendo prioritaria la formazione di nuove istanze di base che portino alla formazione di uno o più gruppi in grado di gestire direttamente i beni comuni. La proposta è quella di cominciare a costruire un luogo comune da destinare ad uso comunale per la fornitura di servizi necessari alla collettività. Rilocalizzare i luoghi della decisionalità della politica, riappropriarsi della democrazia, liberare dalla logica del mercato il tempo libero, il consumo e i servizi, queste sono le vere priorità da cui ripartire e sono un buon investimento per le generazioni future. Crediamo, dunque, importante cominciare a ritrovarci in dichiarazioni di intenti personali e collettivi. Questo documento vuole essere un inizio, un canovaccio su cui tessere una posizione politica più complessa. Si sono individuati alcuni temi, ritenuti centrali, sui quali ritrovarsi collettivamente e dibattere: 1 - Acqua: La campagna sull’acqua è quella che ha partorito le prime aggregazioni sui beni comuni. Tanto ancora si può fare per assicurare questo bene alla collettività a partire dalla campagna di obbedienza civile sulla bolletta. 2 - Riciclaggio e raccolta differenziata che rallenti l’entropia. Facendo dei rifiuti una ricchezza, arrivando alla produzione di energia, concimi, riutilizzo. Senza perdere di vista la riduzione degli scarti che il nostro vivere produce. 3 - Agricoltura. Ricostruire sul territorio di Castel Madama una agricoltura biologica di qualità che rinunci alla pura remunerazione della comunità europea. 4 - Il Casone e l’Università Agraria. Questi possono essere intesi come il bene comune sul territorio per eccellenza. Costruire un progetto di riqualificazione che non venga appaltato al miglior offerente, ma che proponga una serie di iniziative singole e/o collettive che puntino alla riapertura di spazi sociali nuovi, tendenti a ricostruire quel tessuto sociale, collettivo e di solidarietà proprio di una comunità. 5 - Partecipazione reale a livello decisionale per tutte le scelte e le opere importanti che incidano sulla vita dei cittadini, (in primo luogo le scelte di bilancio e di assetto del territorio). Alessandra De Santis - Cinzia Mescolini - Consuelo Scalmani - Cosimo Morresi - David Colagrossi Enrico Cascini - Enrico Martini - Enzo Ascani - Enzo libero pensatore - Giorgio Pani Mariella Santolamazza - Marinella Marinelli - Maurizio Frosini - Pina Scacchetti - Vincenzo Ascani Chi volesse conoscere un po’ di più di decrescita e bene comune consigliamo: Serge Latouche “Per un’abbondanza frugale” Ivan Illich “Per una storia dei bisogni” Cornelius Castoriadis “Relativismo e democrazia” Sergi Vittori “Il vento dal basso nel Messico della rivoluzione in corso” Pia La zza 12 Agricoltura Naturale Luglio 2012 Masanobu Fukuoka Dall’Archeopark al Parco Archeologico degli Acquedotti Aniensi di Italo Carrarini Masanobu Fukuoka ha capito che non possiamo isolare un aspetto della vita dall’altro. Quando cambiamo il modo di coltivare il nostro cibo, cambiamo il cibo, cambiamo la società, cambiamo i nostri valori… Wendell Berry In un mondo ridotto a mercato globale e in un momento storico caratterizzato da complesse difficoltà economiche, sociali e occupazionali, in cui i valori dell’economia e i concetti stessi di crescita incondizionata vengono messi continuamente in discussione per evidenze matematiche inequivocabilmente negative, da più parti si sollecita una riflessione sul significato di “sviluppo”. Numerosi sono i riferimenti che invitano a riflessioni generali in tal senso: da Nicholas Georgescu-Roegen, a Serge Latouche e Maurizio Pallante sul fronte della decrescita, da Vanda- M. Fukuoka nell’orto a consociazione naturale na Shiva, a Pierre Rabhi, a John Seymour e Wendell Berry su quello del cambiamento delle pratiche e dei paradigmi nell’agricoltura, nell’autosufficienza e nell’alimentazione. Di pionieri che hanno elaborato alternative agli attuali modelli di sviluppo ce ne sono stati ed altri si stanno affacciando sulla scena del dibattito contemporaneo. Tema principe del cambiamento è la terra, la gestione delle sue risorse legate alla qualità del quadro di vita, del paesaggio, delle economie agricole, silvo-pastorali e turistiche. Nella prefazione di Giannozzo Pucci a L’Ecologist Italiano – vol. II, 2008 - si legge: “Gran parte degli stati avanzati si trovano oggi in questa condizione di illegittimità fondamentale, in quanto, privilegiando le esigenze delle grandi società economiche multinazionali, hanno posto i destini del mondo nelle mani di veri e propri operatori di reati sistematici ai danni di tutta l’umanità e delle future generazioni nel più totale disprezzo dell’eredità delle generazioni passate. […] Nel riaffermare le libertà fondamentali e l’importanza prioritaria del mondo contadino si apre la porta al rinascimento dell’intera comunità. Il futuro del 2000 non sta nel mettere i piedi sulla luna ma nel riscoprire i frutti della terra e nelle nuove/antiche forme di agricoltura di sussistenza che stanno emergendo negli ultimi decenni attraverso il lavoro e la vocazione di tanti che confermano, ve ne fosse il bisogno, che i mansueti diventeranno i possessori della terra”. In Italia, già nella prima metà dell’800, tra i precursori di possibili nuove vie naturali all’agricoltura, troviamo il canonico Pietro Stancovich con alcuni esperimenti di coltivazione senza aratura, zappatura, vangatura, erpicatura e concimatura; esperimenti che all’epoca non ebbero effetti significativi nell’evitare l’occupazione industriale dei campi e l’espulsione dalle campagne dei contadini. Nel Paese del Sol Levante, cento anni dopo, a conferma dei forti legami comuni tra i popoli naturali nel mondo, Masanobu Fukuoka mette fine alle “divisioni delle cose” riportando al centro dei valori l’agricoltura del non fare adottando un sistema analogo, antitetico ai fondamenti dell’agricoltura tradizionale basato su quattro principi: non arare, non concimare, non diserbare, non utilizzare prodotti chimici. All’interno di questi principi - che ovviamente non avversano il lavoro, ma solo quello non necessario – è contemplato il divieto di potare... anche se poi alcune eccezioni vengono fatte, come nel caso della vite e dell’olivo… La zza Pia Luglio 2012 Agricoltura Naturale Palline di argilla con all’interno semi di varie specie vegetali Nato nel 1913 nell’isola di Shikoku, nel Giappone del Sud, studiò da microbiologo e fu ricercatore della fertilità del suolo e delle patologie delle piante, attività che abbandonò in seguito alla sua conversione all’agricoltura naturale, dopo aver compreso che gli equilibri naturali concorrenti all’armonia di un ecosistema sono perfetti fino a quando l’intervento umano non li modifica nel tentativo di migliorarli. Il suo libro La Rivoluzione del Filo di Paglia, pubblicato per la prima volta in Giappone nel 1975 e in Italia nel 1980, lo ha reso famoso in tutto il mondo come una delle voci rivoluzionarie non solo in agricoltura ma anche nella filosofia ecologista. Per comprendere l’approccio di Fukuoka all’agricoltura naturale, vista come un cammino per raggiungere la saggezza, è fondamentale comprenderne le ragioni. Per lui le cose non naturali sono sempre imperfette, danno sempre all’uomo una falsa felicità e non fanno altro che portarlo fuori dalla sua strada. In altre parole le cose assumono un falso valore solo dopo che sono state create le condizioni che le hanno rese necessarie. In agricoltura, ad esempio, quando il terreno coltivabile muore, diventano necessarie le macchine sarchiatrici. I. Carrarini, dalla serie “Valori d’Uso/Letture”, 1982-2012: La Rivoluzione del Filo di Paglia di Masanobu Fukuoka Quaderni d’Ontignano, Libreria Editrice Fiorentina, 1980, cm. 31x21 Pia La zza 13 Quando il suolo è impoverito, diventano utili i fertilizzanti e quando crescono piante deboli e malate, acquistano valore i diserbanti e i pesticidi. Per lui nessuno dei materiali usati in agricoltura è assolutamente necessario. Acquistano valore solo quando la natura va in rovina. Il fatto che quando la natura è al suo meglio diventano completamente inutili, è dimostrato dal metodo dell’agricoltura naturale. La via del non fare fu intrapresa dopo anni di osservazioni ed è ispirata ai principi del buddismo zen e del taoismo. Per Fukuoka bastano 1.000 mq. a individuo per arrivare all’autosufficienza alimentare: ma il vero scopo non è il raccolto, bensì la cura del proprio campo in consociazione tra piante, l’armonizzarsi con i cicli naturali e il nutrimento del corpo e dell’anima. In oltre 50 anni i risultati ottenuti hanno ribaltato tutte le certezze dell’agricoltura tradizionale. Grazie alle sue intuizioni Fukuoka ricrea la “natura vera”, riproduce quanto più fedelmente possibile le condizioni naturali del suolo. Con l’agricoltura naturale il suolo, già danneggiato da pratiche agricole convenzionali, può essere efficacemente riabilitato. Nei campi non arati la germinazione avviene direttamente in superficie, con la pacciamatura viene ad essi restituito ciò che hanno prodotto preservandoli dall’erosione, mantenendo le capacità di trattenere l’acqua. Il raccolto dipende dal terreno ed ogni terreno genera determinate caratteristiche atte ad ospitare un complesso ecosistema. La complessità naturale crea un equilibrio dinamico fra insetti e loro antagonisti che non sono né buoni, né nocivi. I pesticidi, inoltre, alterano in modo disastroso questi delicati equilibri portando a sterilità l’intero ciclo vitale. Queste esperienze lo hanno portato a coltivare riso, in alternanza con cereali invernali, senza inondare i campi abbattendo i tempi lavoro dell’80%. Tra i principali obiettivi di Fukuoka vi è quello di restituire fertilità alle terre aride e desertiche del mondo. La tecnica delle palline di argilla è un’altra sua intuizione per proteggere i semi dagli insetti, dai roditori, dai volatili e dalle condizioni avverse fino alla germinazione, e ciò che germoglierà, sarà quanto di meglio selezionato dalla natura per quel determinato contesto geografico. Si è spento serenamente il 16 agosto 2008. Tra i suoi ultimi appunti pubblicati nell’opera postuma La rivoluzione di Dio, della natura e dell’uomo si legge: “Per incontrare il secolo XXI, dobbiamo abbandonare l’idea che ci è consentito usare e controllare la natura con la conoscenza umana”. Come ha scritto Giannozzo Pucci: “La Rivoluzione del Filo di Paglia va ben al di là di un tipo di coltivazione e abbatte tutti i dogmi di sfiducia nella natura su cui è stata costruita l’epoca moderna, ritrovando l’ispirazione delle culture antiche che la considerano un quinto Vangelo”. E ancora: “La politica del filo di paglia è fuori della storia, è contro la storia, è prima e dopo la storia. La rivoluzione del filo di paglia è possibile a ciascuno di noi, per scelta”. Da trent’anni, ormai, La Rivoluzione del Filo di Paglia di M. Fukuoka convive con me e con la mia storia. È presente tra i libri ed altri oggetti d’affezione domestica ed è stato letto, riletto e prestato più volte ad amici e conoscenti. Come il seme nella parabola del seminatore ha già dato ricchi raccolti e tanti altri ne darà per noi e per le generazioni future… ma solo se queste lo vorranno. 14 Politica Luglio 2012 Le diversità, ricchezza o diffidenza? di Domenico Fabiani La sinistra, ha origine dal Partito Socialista Italiano PSI (fondato a Genova nel 1892, col nome Partito dei Lavoratori Italiani che assume il nome definitivo nel 1895). La scissione avvenuta nel 1921, ha originato il PCI, via italiana al comunismo, il PDS, i DS, il PD, Rifondazione Comunista, SEL, Comunisti Italiani ed una serie di altre sigle che per brevità non elenchiamo. La scissione di Palazzo Barberini del 1947 che ha generato l’esperienza dei socialisti democratici PSDI, esaurisce l’orizzonte peraltro piuttosto ampio dell’offerta politica italiana di centro-sinistra. Il ceppo comune non limita le differenze né attenua la litigiosità nella italica gara a chi è più “qualcosa”, sinistra, o altro, tantomeno la capacità di frazionarsi in gruppi più specializzati nel perseguire obiettivi sempre più lontani dalle origini e dalla effettiva capacità di incidere nella società, non comprendendo che le fasi storiche di un’organizzazione politica, le ragioni stesse del suo esistere mutano con il mutare dei tempi Oggi siamo profondamente diversi, infatti c’è chi anela costruire una sinistra che comprenda effettivamente l’area politica che và dai cattolici sociali agli eredi dell’area riformista del PCI – PDS – DS, per cambiare la nostra società in senso riformista, rimanendo all’interno delle logiche di mercato, dei principi democratici, sociali ed europeisti delle più moderne ed avanzate nazioni europee, altri invece, chiamandosi Rifondazione Comunista ed attenendosi al suo Statuto, desiderano “trasformare la società capitalista al fine di realizzare la liberazione delle donne e degli uomini attraverso la costituzione di una società comunista. Per realizzare questo fine il PRC-SE si ispira alla ragioni fondative del socialismo, al pensiero di Carlo Marx”. Ciò sarebbe sicuramente una ricchezza se non costituisse motivo di diffidenza. Nuovi Orizzonti è un’associazione che cerca di fare politica a livello locale, nel senso socialista, riformista e nello spirito originario del Partito Democratico, con l’ambizione di cambiare la stagnazione esistente nel nostro paese nel centrosinistra, il cui asse risulta evidentemente sbilanciato, nel Partito Democratico con una classe dirigente inadeguata, incapace di ammettere grossolani errori e complessivamente nella coalizione che ripropone schemi politici inadeguati ed antiquati. Il nostro modo di vedere la politica da posizioni divergenti e distanti, è evidentemente assai diverso, ma non crediamo dia il diritto di censurare come “mero ricollocamento di chi, pur non essendo eletto, siede negli scranni amministrativi del nostro comune per pura pastetta politica, rappresenta il più basso livello dell’agire politico e morale”. Non ci appartiene il collocarci disperatamente nel campo del vincitore, vogliamo semplicemente proporre delle idee, che francamente a volte, appaiono semplice buon senso. Cerchiamo, per quanto possibile, di stimolare la buona amministrazione, criticando chiunque (sinistra e destra) in un pubblico dibattito, non certo privo di contraddittorio. Se c’è qualcuno che non condivide, può dirlo liberamente. Se altri non apprezzano la nostra politica o le nostre iniziative, pazienza, cercheremo di sopravvivere. Ciò che non accettiamo sono sentenze definitive e moraliste del nostro agire, tese al discredito personale e politico. Non abbiamo intenzione di dare giudizi personali, ma sui comportamenti politici, sulle scelte amministrative, sulle realizzazioni di opere, sulla politica sociale, della scuola, sulla gestione del personale, scelte tutte che Rifondazione Comunista ha condiviso, tant’è che non ci risulta che abbiate lasciato l’amministrazione Salinetti. Un’amministrazione che ha frantumato il centrosinistra e mancato gli obbiettivi che si era prefissi. La discussione non può che partire da questi dati, da un’amministrazione in carica per cinque anni che non riesce a riconfermarsi nel confronto democratico delle elezioni amministrative, che lascia un bilancio in condizioni di un dissesto di fatto, che non riesce a definire le politiche urbanistiche (bocciate o sospese), che realizza orrendi pertugi sul territorio che chiama opere pubbliche, che non realizza più parcheggi (saldo parcheggi tolti e realizzati), che non migliora la viabilità, anzi la peggiora (piazza e rotatorie) e si potrebbe purtroppo continuare ancora per molto. Ci sembra che ci possa essere molto da discutere, se non altro per ricostruire qualcosa di alternativo all’immobilismo o ai fallimenti fino ad oggi registrati, per costruire qualcosa di funzionale alla collettività agendo sulle piccole e grandi leve amministrative. La zza Pia Luglio 2012 15 Brevi L’angolo di Bruno ... L’AUTOCRITICA ITALIANA (hanno scritto o detto) Siamo tanto più bravi e intelligenti quanto più ci affrettiamo a parlar male dell’Italia. (Sergio Romano) … L’Italia è balcanica, è levantina. Per pranzare, andare a letto insieme, fare un viaggio nulla di meglio dell’Italiano; ma come compagno di società, come concittadini, meglio gli Zulù. (Giuseppe Prezzolini) … Dilagavano invece il sotterfugio, il provvisorio, la ricchezza sconcia e volgare, l’accaparamento, il secondo mestiere, la prosperità costruita sulla pensione d’invalidità di un parente scomparso, le liquidazioni milionarie, il traffico delle licenze commerciali. (Dacia Maraini) L’Italia è diventata un bordello. Non perché il Premier va a escort e qualcun altro a trans; ma perché sono state sovvertite tutte le regole. (Massimo Fini) Noi l’Italia la vediamo realisticamente qual’è: non un vivaio di poeti, di santi, di navigatori, ma una mantenuta costosa e scostumata. Ma è la sola che riesce a riscaldare il nostro letto e a farci sentire uomini, anche se cornuti. (Indro Montanelli) Il paese dove tutto è possibile è l’Italia. È possibile che il leader di un partito al governo abbia definito “Bingo-Bongo” gli Africani. È possibile che un altro autorevole leader di quel partito abbia definito “culattoni” gli omosessuali. È possibile che un Sindaco del Nord inviti a trattare gli immigrati come “leprotti” a fucilate. È possibile che Marcello Dell’Utri (interdetto dai pubblici uffici è però Senatore della Repubblica) ammonisca le giornaliste del TG3 perché abbassano il morale della Nazione. È possibile che il Premier, proprietario di televisioni nel pieno del suo ruolo istituzionale inviti gli imprenditori a non destinare investimenti pubblicitari ai suoi concorrenti. E sono possibili mille altre di queste meraviglie. Così possibili che già si sono avverate. (Michele Serra) Fra le altre mille cose possibili: nel tuo paese possono farti la multa per “divieto di sosta” ove manca la segnaletica sia verticale che orizzontale del divieto e malgrado due sentenze a tuo favore del Giudice di Pace. (Bruno Testa) L’Inferno di Dante è pieno di Italiani che rompono i coglioni agli altri. (Ennio Flaiano) Se nel mio paese un capo ruba non si scusa, ma va a fare un discorso in Parlamento dove dice che è una usanza popolare e che lo fanno tutti, e allora il popolo incazzato chiede: “Tutti chi?” (Paolo Rossi) Ricerca e raccolta di idee, pensieri ed opinioni a cura di Bruno Testa Pia La zza 16 Brevi LA FORZA DELLE GAMBE, DELLE BRACCIA E DEL CUORE Luglio 2012 di Paolo Piacentini La FEDERTREK è riuscita a trasportare con la forza delle gambe, delle braccia, ma soprattutto del cuore e della mente di circa 25 escursionisti, un disabile su una vetta dell’Appennino. Il 23 e 24 giugno il bravissimo Henry, un signore francese con genitori di origini abruzzesi, è salito per la prima volta nella sua vita sulla vetta del Velino per assaporare, in un clima di grande commozione generale, il panorama sulla sua terra d’origine. Il trasporto è avvenuto con la Joelette, una sorta di particolarissima carriola che viene trainata da più persone a seconda della pendenza e delle caratteristiche del sentiero. La Joelette prende il nome dall’alpinista francese che l’ha inventata per poter trasportare in montagna il nipote che aveva difficoltà motorie. In Italia noi, come FEDERTREK nazionale, stiamo cercando di sensibilizzare le istituzioni locali, le aree protette in primis, ma anche le associazioni che si occupano di turismo sociale, a voler promuovere quest’attività a favore dei disabili che hanno voglia e bisogno di vivere il contatto diretto con la natura incontaminata. I benefici di questa attività sono enormi sia per il diversamente abile che per gli accompagnatori; si entra in una simbiosi straordinaria e si torna a casa con il cuore pieno di gioia. A questa bella esperienza, la prima in assoluto in Appennino, hanno dato il loro grande supporto i ragazzi di Camminando con Stefano. Erano presenti Diego, Ennio, Valeria e David. Il supporto di ognuno è stato fondamentale ma credo che a Diego ed Ennio devo con estrema sincerità un grande grazie ed un encomio. I due straordinari animatori di Camminando con Stefano, non solo con la forza delle braccia ma lanciando il cuore oltre l’ostacolo, hanno dato un contributo essenziale alla riuscita dell’esperienza che verrà ripetuta in altri ambiti. Chiudo con una piccola ma dovuta riflessione: credo che i cittadini di Castel Madama debbano maggior attenzione all’associazione Camminando con Stefano perché rappresenta un’esperienza unica in Italia di come da una tragedia si possa uscire con un progetto di solidarietà legato all’escursionismo. DA SABATO 21 LUGLIO A DOMENICA 22 Parco Nazionale d’Abbruzzo - Lazio e Molise Dal campeggio di Bisegna, dove pernotteremo, si deciderà in gruppo il percorso da seguire in base alle bellezze del posto ed alle condizioni meteorologiche. Per i partecipanti più avventurieri possibilità di dormire in tenda propria. DIFFICOLTÀ: EE; DURATA: 48 ORE - INFO. 331/6246998340/2230817 DA LUNEDI 06 AGOSTO A DOMENICA 12 Campeggio didattico estivo in Orvinio (Monti Lucretili) Campeggio estivo adatto a tutti nella struttura ricettiva nominata S. Michele situata nel territorio di Orvinio tra le bellezze dei Monti Lucretili. Nelle giornate in programma ci sono varie escursioni nel territorio circostante collegate a lezioni di orientamento, botanica, basic life support (1° soccorso) ed inoltre lezioni pratiche su come sfruttare al meglio il materiale di circostanza in situazioni critiche. DURATA: 168 ORE. INFO. 331/6246998-340/2230817 DOMENICA 02 SETTEMBRE 2012 Corno piccolo da Prati di Tivo (Parco Nazionale del Gran Sasso) Dai ridenti e verdi Prati di Tivo per il sentiero Ventricini, un breve passaggio tecnico su per la Danesi per poi giungere in vetta al Corno Piccolo. Tra le stupende rocce miste alla dolomia, ci inerpicheremo per giungere alla sudata vetta dove potremmo osservare uno splendido panorama che pochissimi fortunati sono riusciti ad ammirare. DIFFICOLTÀ: EEA; DISLIVELLO: 1100 mt; LUNGHEZZA: 12 km; DURATA: 5 ORE La zza Pia La zza Pia Luglio 2012 Vicovaro 25 Sagra della Pagnotta e Gemellaggio: FELICI COINCIDENZE La finale degli Europei con l’Italia e la visita dei “gemelli”di Saint Cheron hanno contribuito all’ottima riuscita dell’evento. Nonostante il caldo torrido Domenica 1 luglio, in piazza San Pietro e in largo Padre Virginio Rotondi, si è tenuta, organizzata dalla Pro Loco, la ventitreesima edizione della sagra della pagnotta vicovarese, prodotto simbolo del paesino della Valle dell’Aniene. Al mattino c’è stata l’apertura del mercatino dell’artigianato e la tradizionale benedizione del pane officiata dal parroco, don Benedetto Molinari. Poi sono stati aperti gli stand gastronomici e, chi ha avuto il coraggio di sfidare il caldo soffocante dell’ora di pranzo, e non sono stati in pochi, ha potuto gustare caserecce aglio, olio e peperoncino, scottadito di vitella e fagiolini. Pomeriggio dedicato alla cultura e ai bambini con la visita alle chiese di Vicovaro guidata dal professor Alberto Crielesi e giochi, dolci e animazione per i più piccoli. Alla sera, poi, quando il sole ha cominciato a concedere una tregua, i numerosi partecipanti alla manifestazione hanno potuto mangiare a sazietà maltagliati con fagioli, arrosticini di pecora ma anche panini con la porchetta, guardando su un maxischermo allestito per l’occasione, la sfortunata finale dei Campionati europei di calcio tra Spagna e Italia. Tra i partecipanti va segnalata la Pia La zza presenza di alcuni cittadini di Saint Cheron, il Comune francese gemellato con Vicovaro, che, ospitati da famiglie dell’Associazione per il gemellaggio, proprio in quel fine settimana hanno soggiornato a Vicovaro. I nostri “gemelli”, che durante la loro permanenza hanno potuto fare un giro turistico della città di Cerveteri e hanno potuto assistere all’inaugurazione, insieme all’Amministrazione comunale, di “Piazza Saint Cheron”, hanno particolarmente apprezzato il cibo e il clima di gioiosa convivialità della festa. «Il bilancio della sagra è andato al di là di ogni più rosea aspettativa – ci ha detto il presidente della Pro Loco di Vicovaro, Luigina Bianchini –. Certo, avevamo usato anche Internet per pubblicizzare l’evento, ma siamo stati piacevolmente stupiti dalla partecipazione massiccia dei nostri concittadini. Alla fine queste iniziative servono a valorizzare il paese e siamo molto contenti che tutto sia andato per il meglio. Ora, nel mese di agosto, ripeteremo la Passeggiata gastronomica, che quest’anno si svolgerà a Santa Maria, e, a settembre, abbiamo in programma un’iniziativa a Borgo Sant’Antonio insieme alla Confraternita.». 26 Vicovaro Luglio 2012 Protezione Civile: progetti e impegno a cura dell’Associazione Nazionale Vigili del Fuoco in Congedo L’Associazione Nazionale Vigili del Fuoco in Congedo - Delegazione Vicovaro -, nasce nel 2005 come “Centro Operativo Vicovaro”. Durante il corso degli anni e con la crescita dell’ associazione abbiamo cambiato denominazione sociale e siamo entrati a far parte di una famiglia più numerosa che opera su tutto il territorio nazionale. Come ogni anno i nostri volontari lavorano sull’educazione ambientale e sui rischi negli edifici scolastici, e anche quest’anno nel mese di giugno sono state svolte lezioni di teoria e pratica con prove di evacuazione a sorpresa per tutti i plessi scolastici di Vicovaro. Durante le evacuazioni siamo stati affiancati dall’ Associazione Volontari Protezione Civile di Mandela, e da i volontari della Croce Rossa Italiana di Vicovaro. Cronometrando i tempi di uscita abbiamo constatato che sono stati migliori degli anni passati, ciò significa che il lavoro svolto dai nostri volontari sembra sia stato ricompensato con prontezza sia dagli alunni che dal personale scolastico. Il nostro progetto ”Conoscere ciò che ti circonda” prevede anche lezioni su flora e fauna che interessano il territorio di Vicovaro e zone limitrofe, effettuando proiezioni con diapositive in classe seguite poi da passeggiate lungo il fiume Aniene, e in montagna all’interno del Parco, con l’affiancamento di una biologa del WWF e del personale del Parco dei Monti Lucretili. Questo progetto è rivolto a sensibilizzare i giovani sul rispetto della natura e un avvicinamento al mondo del Volontariato di Protezione Civile. Alcuni volontari delle due associazioni di protezione civile presenti a Vicovaro, l’ANVFC e l’FVRS, hanno partecipato alle missioni di aiuto alle popolazioni colpite dal recente terremoto in Emilia. I volontari, dislocati nel campo di San Possidonio allestito dalla Regione Lazio, si sono prodigati come al solito al massimo delle proprie possibilità per venire incontro alle esigenze più disparate delle persone sfollate. Un motivo di vanto e di orgoglio per tutta la cittadinanza ma anche un invito a non dimenticare, durante questo periodo estivo, quelle persone che hanno perso tutto e che, da un momento ad un altro, si sono ritrovate la vita sconvolta. E a restare loro vicini nel modo più concreto possibile. La zza Pia Luglio 2012 Vicovaro 27 “La soluzione ai problemi? deve essere condivisa” di Roberto Bontempi Intervista a Paolo Antonio Dominici che parla di impianto sportivo, outlet e antenne, ribadendo che le decisioni importanti vanno prese di concerto con i cittadini Ricordo bene che, nelle ultime elezioni comunali del 2009, la lista civica “Rinnovamento” mi era sembrata subito quella dal programma più innovativo, vista la centralità che veniva assegnata a questioni come la partecipazione dei cittadini per attuare delle scelte condivise, lo sviluppo del territorio anche a partire dalle risorse locali e l’informazione. Oggi, a tre anni da quella tornata elettorale e nel mezzo di una pesante crisi economica, il leader di quel movimento e oggi consigliere di opposizione, Paolo Antonio Dominci, ribadisce con forza i punti cardine di quel programma, considerandoli come una proposta per guardare al futuro di Vicovaro con rinnovata speranza. Allora Dominici, l’annosa questione del centro sportivo, seppur ormai, almeno nella parte che riguarda lo stadio, in fase di risoluzione, sembra presentare ancora qualche nodo irrisolto... «La faccenda del campo sportivo è centrale per le finanze del nostro Comune e quindi per le tasche dei cittadini, e condiziona pesantemente la capacità di azione dell’amministrazione... Nel nostro programma auspicavamo la creazione di una commissione comunale che in qualche modo, ormai date per scontato le gravi responsabilità della precedente amministrazione, sottraesse al dibattito e alle polemiche politiche una situazione così delicata per tutti. Ad ogni modo il campo è ormai quasi pronto, eppure, da qualche tempo si parla della necessità di reperire ancora 400.000 euro (oltre al milione e mezzo circa già speso per i soli lavori) che mancano per l’acquisto e la posa del manto erboso sintetico. La cifra è ragguardevole e, con i tempi che corrono, sembra improbabile pretendere una somma tale dagli organi sovracomunali, e non certo, come qualcuno si ostina a sottolineare, per incapacità di chi governa il Comune. La “soluzione” sarebbe dunque accendere un mutuo. Il fatto è che di spese connesse all’impianto sportivo il Comune di Vicovaro ne ha già tantissime: ci sono ben dieci cause ancora in piedi collegate all’impianto (per non parlare delle altre che riguardano gli stessi professionisti dell’impianto e quindi ad esso indirettamenPia La zza te connesse); se a questo sommiamo le spese ordinarie di gestione e un eventuale ulteriore mutuo da pagare per il manto, arriveremmo a cifre ingenti che, dai nostri calcoli, ammonterebbero a circa 50.000 euro all’anno, cause escluse. A questo punto io mi chiedo se non sia il caso di aprire un dibattito nel quale coinvolgere le associazioni sportive per cercare di trovare una soluzione che, almeno per il momento, potrebbe essere quella di mantenere la vecchia superficie in pozzolana ed intanto ridare il campo ai vicovaresi senza gravarli di ulteriori carichi...» In campagna elettorale si parlava sempre della costruzione dell’Outlet nei pressi del casello autostradale, ora tutto tace... «Sull’Outlet ci eravamo espressi chiaramente allora e riteniamo che la nostra idea sia oggi più attuale che mai: avevamo proposto una revisione del Piano previsto affinché si stabilissero tempi certi per la realizzazione dell’opera e affinché una parte di quell’area venisse destinata agli artigiani. Ora invece ci ritroviamo con un’area strategica inutilizzata... Visto che non credo che in questa fase economica qualcuno possa impegnarsi nella costruzione di un simile progetto, sarebbe forse il caso di cercare di capire se ci sono le condizioni per riportare l’area in questione alla propria destinazione originaria artigianale-industriale. Vista la difficile situazione e i posti di lavoro che si perdono nella Capitale bisognerebbe forse cominciare a parlare, nei limiti delle nostre possibilità, di sviluppo del territorio, delle nostre risorse.» Di recente è emersa una delicata questione riguardante le antenne poste in via Giuseppe Verdi. Si è anche costituito un comitato ad hoc... «Ripeto: ci sono questioni, come in questo caso la salute, che riguardano tutti e che non possono essere oggetto di polemiche politiche e strumentalizzazioni di parte. Ora si è insediata la commissione consiliare ed io mi sono assunto pubblicamente l’impegno con il comitato di farmi portavoce delle loro istanze. Il nostro modo di agire è centrato su un’analisi delle problematiche, che non sono dell’amministrazione, ma di tutti i cittadini e siamo convinti che le soluzioni ai problemi debbano essere sempre condivise con la cittadinanza». La zza Pia Luglio 2012 Tivoli 29 Tivoli presenta... “Magnificenze a tavola” ! di Valentina Torella Che cosa ha di particolare “Magnificenze a tavola”?; il fatto di essere la prima mostra interamente dedicata all’arte del banchetto rinascimentale. Una vera e propria particolarità che farà “bella mostra” di sé in quel di Villa D’Este a Tivoli fino al 4 novembre. È un’esposizione variegata e poliedrica di elevata qualità artistica curata e permessa sia dalla signora Marina Cogotti che dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le Province di Roma. Ad essere rievocati, tramite tale evento, saranno i fasti dei sontuosi convivi che rappresentavano per principi, cardinali e signori dell’epoca; per loro, come anche, guarda caso, anche per il Cardinale Ippolito D’Este, il momento aggregativo della tavola rappresentava una vera e propria occasione per essere allegri e in armonia. Inoltre c’è da dire che le opere esposte sono di inestimabile valore; raffinatissime posate e attrezzi da cucina, nature morte, tessuti dell’epoca provenienti dai principali musei italiani, e ancora numerosi esempi di realizzazioni effimere destinate ai banchetti come statue e trionfi di zucchero, salviette lavorate con preziose piegature con una tecnica ormai molto rara e in disuso, e dulcis in fundo… una rappresentazione senza pari di una lussuosa tavola imbandita. Pertanto questa mostra ha una caratteristica tutta sua, particolare quanto basta per attrarre numerosi visitatori senza scadere mai nelle noia e nella consuetudine tipica di tali eventi riportando alla ribalta l’arte ormai raramente rappresentata della Pia La zza gastronomia. In tempi attuali in cui si vive quasi sempre a ritmi serrati bisognerebbe sicuramente rivalutare il momento conviviale della tavola; davanti a dei buoni cibi e in compagnia ogni discussione ha… …un sapore diverso!! 30 Tivoli Luglio 2012 Villa d’Este s’illumina d’immenso di Antonio Marguccio Anche questa estate aperture notturne da non perdere dal 6 luglio al 15 settembre Continua un appuntamento che da diversi anni fa registrare picchi di gradimento assoluto. Villa d’Este by night apre i battenti dal 6 luglio al 15 settembre, tutti i venerdì e sabato dalle ore 20,30 alle 24,00 (ultimo ingresso alle ore 23,00). Quest’anno, oltre alle sensazionali fontane illuminate andrà in scena anche un ciclo di spettacoli in costume d’epoca. S’intitola “Notturno rinascimentale” e consiste in dieci serate che si terranno ogni venerdì dal 13 luglio fino al 14 settembre, dedicate alla cultura ed alla musica del Rinascimento con visite guidate alla mostra “Magnificenze a Tavola. Le arti del banchetto rinascimentale” da poco inaugurata nel Palazzo della villa. Damigelle e gentiluomini in preziosi abiti rinascimentali dell’Associazione del Palio di Castel Madama faranno da sfondo vivente alla rievocazione della vita di corte al tempo del cardinale Ippolito. Inoltre i visitatori potranno godere di concerti di musica antica grazie alla partecipazione dei Conservatori di musica di Latina, Terni e l’Aquila nell’ambito della rassegna “Il Rinascimento suona giovane”, mirato a favorire la riscoperta soprattutto tra i giovani di un periodo d’oro della cultura italiana. APERTURE NOTTURNE: tutti i venerdì e sabato dal 6 luglio al 15 settembre dalle 20,30 alle 24,00; (ultimo ingresso ore 23,00) COSTO DEL BIGLIETTO: biglietto intero: 11 euro (Villa+mostra+spettacolo, ove previsto) biglietto ridotto: 8 euro, (dai 14 ai 18 anni e sopra i 65), gratuito: 0-13 anni. INFORMAZIONI: Ufficio Pubbliche Relazioni di Villa d’Este: 0774/312070 La zza Pia 31 Tivoli Luglio 2012 Parte il restauro della sagrestia “berniniana” di Antonio Marguccio È il gioiello nascosto della Cattedrale di Tivoli. Un complesso e lungo restauro dovrà eliminare decenni di umidità e infiltrazioni d’acqua. Le prime foto in esclusiva per “La Piazza” Di perle nascoste riportate alla luce la Cattedrale di Tivoli ne ha tante. La Deposizione lignea del ’200, il Trittico del Salvatore del XII secolo con il reliquiario argenteo del Quattrocento sono i tesori più conosciuti e oggi pienamente fruibili grazie ad una serie di restauri materializzatisi negli anni ’90. Ma non è tutto. Il Duomo riedificato dal cardinale Roma nel 1635 sulle rovine del ben più antico edificio medievale presenta degli ambienti pittoreschi che di solito non sono accessibili ai visitatori e che custodiscono dei pezzi d’arte notevoli. La Sagrestia di metà Seicento del cardinale Santacroce è uno di questi. L’ambiente stupendamente affrescato e ispirato forse a dei disegni di Gian Lorenzo Bernini colpisce per la sua verticalità. La cupola è l’apogeo dell’edificio, con una gloria di San Lorenzo in cui predominano i colori verdi ad opera del pittore bolognese Giovan Francesco Grimaldi (1606-1680) incorniciata da uno stucco mozzafiato. Nella parete di fondo è situata una Pietà dello stesso Grimaldi che sovrasta un reliquiario di legno. Al suo interno è custodita una celebre reliquia, un frammento di osso creduto nei secoli passati il sangue del martire a causa del liquido giallognolo nel quale risulta immerso. Le analisi svolte nel 2008 hanno provato che si tratta di un reperto compatibile con la datazione del martirio nel 258. Sulle pareti sono affissi i ritratti dei cardinali fondatori del nuovo Duomo e del Papa Pio VII che ne fu ardente mecenate. Uno spettacolare olio su tela seicentesco di grandi dimensioni (260x178) Pia La zza raffigurante il martirio di San Lorenzo ad opera di Innocenzo Tacconi occupa buona parte della sagrestia. Un altrettanto smisurata gloria del Santo di Francesco Nicolosi (1728) e un dipinto della Madonna con bambino davanti a S. Carlo Borromeo e S. Alessandro si aggiungono al già ricco inventario. Ebbene, tutto questo concentrato d’arte e di oggetti di culto ha rischiato seriamente di essere sopraffatto da muffe e umidità se i restauri fossero stati procrastinati ancora una volta dopo anni di attesa e di allarmi lanciati dal Capitolo. Invece da circa tre mesi la sagrestia ha ricevuto le prime, iniziali “cure” per la salvaguardia delle tele e del mobilio antico. Attualmente l’ambiente si presenta quantomai spoglio a seguito dell’asportazione di tutti gli oggetti “sensibili” e del pavimento posticcio di metà novecento. Una volta eliminato tutto il materiale di scarto, comincerà il vero e proprio restauro architettonico contestualmente alla deumidificazione del locale. I tempi previsti sono lunghi, si parla di almeno due anni. Il progetto è stato finanziato per 700 mila euro dalla partecipata statale Arcus, Società per lo sviluppo dell’arte, della cultura e dello spettacolo. Le imprese appaltatrici sono le romane ARIEM S.r.l. (Azienda Restauri Impianti Edifici Monumentali) e Aquarol. I lavori sono diretti dall’architetto Giancarlo Busato, che è anche autore del restauro architettonico, mentre il dott. Luca Pantone si occuperà del restauro artistico. La zza Pia Luglio 2012 Pia La zza Centro Anziani 33 34 Pro-Loco Luglio 2012 Associazione Pro Loco di Castel Madama ATTVITIÀ PRO-LOCO ATTIVITÀ A VILLA D’ESTE Continuano le presenza in costume rinascimentale a Villa d’Este nei venerdì di luglio e agosto, come da accordi con la direzione, anche con lo scopo di promuovere il Palio. Infatti in occasione delle aperture notturne della villa ci è stato richiesto di animare le serate in villa con figuranti in costume che passeggiano, sempre bombardati dai flash dei numerosi turisti. Come detto sopra l’iniziativa durerà fino alla fine di agosto,nell’eventualità ci siano persone disponibili a vestirsi possono chiedere informazioni presso il chiosco Pro-loco. GITE E VIAGGI Dopo la gita al Giglio ci sarà il 26 agosto la gita a Amatrice e Leonessa in occasione della festa della pasta all’amatriciana. Si visiteranno le due località con la guida di Matteo Di Vincenzo. Nella prima settimana di Settembre gita di 4 giorni al Lago Maggiore, seguirà quella al Motorshow di Bologna e a Verona per la Fiera dei Cavalli. Maggiori informazioni sui prezzi e sugli itinerari verranno fornite in seguito. I LOVE COMICO Prosegue al parcheggio Gomma-Gomma la Manifestazione I love comico, con straordinari interpreti della comicità nazionale e altri artisti. Notevole la partecipazione di pubblico e adesione di attività commerciali all’iniziativa che lancia e propone, uno spazio semi-emarginato, come probabile futuro polo fieristico. 54a SAGRA DELLA PERA SPADONA Sabato 14 e Domenica 15 si è svolta la nuova edizione della Sagra, festa da definire ormai conclusa e che non riscuote più l’interesse della gente, né tanto meno dei giovani,attratti da altre iniziative. In passato si è tentato di rivitalizzare la Festa con nuove proposte, però con le scarse risorse a disposizione non si è mai potuto fare più di tanto. Comunque questo discorso sul significato della Sagra sarà riaffrontato e approfondito in un’altra occasione. La zza Pia Un minuto di Storia Castellana Luglio 2012 LE BALAUSTRE di Massimo Salvatori La Riforma Liturgica che dà attuazione pratica alle indicazioni del Consiglio Ecumenico Vaticano II (11.10.1963-7.12.1965) ha posto, tra le priorità da promuovere, la partecipazione piena e consapevole dei fedeli alle celebrazioni sacramentali. La nota pastorale della Commissione Episcopale per la Liturgia della CEI, circa l’adeguamento delle chiese secondo la riforma liturgica del 1996, riguardo agli adattamenti da apportare dice: “Il progetto di adeguamento del presbiterio ha il duplice scopo di consentire un agevole svolgimento dei riti e mettere in evidenza i tre luoghi eminenti del presbiterio, che sono l’altare, l’ambone e la sede del presidente. Poiché l’adeguamento liturgico può incontrare ostacolo nella presenza delle balaustre, non deve essere esclusa, soprattutto per le chiese parrocchiali, l’eventualità o la necessita della loro rimozione “. Le balaustre eventualmente rimosse devono essere conservate con cura, non alienate, insieme agli arredi mobili e le suppellettili non più utilizzabili vanno conservati con grande cura in sacrestia o in un deposito adiacente ad essa, evitandone comunque la destinazione ad altri usi. Il presbiterio e i suoi componenti Non si tratta quindi di abolire questi elementi architettonici, spesso di grande valore artistico, quanto di valutare l’eventualità della loro rimozione, nel caso possa favorire una più feconda partecipazione dei fedeli. La nota pastorale della CEI intende sottolineare che nelle soluzioni dell’adeguamento liturgico si proceda con prudenza per evitare danni al patrimonio storico ed artistico. L’adeguamento liturgico delle chiese non è un fatto di interesse esclusivamente ecclesiale, è un evento di pubblica evidenza, oggetto di discussione e di valutazione anche al di fuori della comunità cristiana. Va ricordato infine che gli interventi di adeguamento delle chiese interessano anche le autorità dello Stato, dal momento che molte di esse sono state costruite più di cinquant’anni fa e sono soggette alla tutela da parte del Ministero per i beni culturali e ambientali. Pia La zza 35 Il presbiterio Il progetto di adeguamento del presbiterio ha un duplice scopo: consentire un agevole svolgimento dei riti e mettere in evidenza i tre “luoghi” eminenti del presbiterio stesso, che sono l’altare, l’ambone e la sede del presidente. L’altare L’altare sia visibile a tutti, affinché tutti si sentano chiamati a prenderne parte, la collocazione dell’altare deve rendere possibile la celebrazione rivolti al popolo. Qualora non sia possibile erigere un nuovo altare fisso, si studi comunque la realizzazione di un altare definitivo, anche se non fisso (cioè rimovibile). L’ambone L’ambone è il luogo proprio dal quale viene proclamata la Parola di Dio. La sede del presidente La sua collocazione essa deve essere ben visibile da tutti, in modo da favorire la guida della preghiera. Il committente Il committente del progetto di adeguamento liturgico è il responsabile della chiesa, dell’oratorio, il quale deve avvalersi delle corrette procedure sotto la guida del Vescovo e degli Uffici della Curia. Nella preparazione del progetto di adeguamento il committente coinvolgerà l’intera comunità cristiana e in particolare, nel caso della parrocchia, alcune sue espressioni, come il Consiglio Pastorale, il Consiglio per gli Affari Economici, il gruppo liturgico, i catechisti. La Commissione diocesana per l’arte sacra La Commissione diocesana per l’arte sacra, ha il compito di offrire la propria consulenza al committente e al progettista, di esaminare i progetti ed esprimere al Vescovo il proprio motivato parere; presentare i progetti alla competente Pubblica Amministrazione per ottenere le autorizzazioni previste; di controllare la corretta esecuzione dei progetti di adeguamento. Le chiese parrocchiali possono essere adeguate secondo la riforma liturgica prevista dal Consiglio Ecumenico Vaticano II, ma devono seguire un preciso iter procedurale. Scritti tratti dalla nota pastorale della Commissione Episcopale per la Liturgia della CEI “L’adeguamento delle chiese secondo la riforma liturgica” del 1996. Secondo me, la chiesa principale, necessita di un’ altare fisso di pietra (senza alterare quello esistente) al posto della base della macchina di San Michele attualmente utilizzata la quale verrebbe restituita all’uso per cui era stata concepita, questa soluzione è stata adottata in tantissime chiese costruite nei secoli passati. 36 Censimento Luglio 2012 Censimento e numeri Castellani di Ivo Santolamazza Siamo 7344, 3606 uomini e 3738 donne. Anche se i dati ancora non sono ufficializzati dall’Istat sappiamo che i cittadini stranieri sono 495 compresi in 194 famiglie. Nel totale risiedono a Castel Madama 2921 famiglie. Per la prima volta si è potuto compilare il questionario del censimento via web e a farlo sono state 651 famiglie. Aspettando i dati ufficiali di dicembre possiamo aggiungere che a gennaio 2012 le vie abitate da una sola persona erano: località Casa Maria, località Colle Pietro, località Colli di Marcantonio, località Pratarelle, località Sedia di Michele, via Ara Codarda, strada di Valle Caprara, via delle Puzzelle, via Larga, vicolo dell’Aia. Le vie più abitate: via della Libertà con 857 persone, via S. Sebastiano con 556 persone, via S. Anna con 410 persone. A Castel Madama abbiamo: 1 clivo (dei Peschioli), 1 corso (Cavour), 1 largo (Vittorio Veneto), 28 località, 8 piazze, (p. Alessandro Ghezzi, p. Dante, p. Delle Cave, p. Giacomo Matteotti, p. Giuseppe Garibaldi, p. Giuseppe Mazzini, p. Madama, p. Ottavia Vulpiani), 29 strade, 54 vie, 2 viali (Colle Fiorito, XXV Aprile), 31 vicoli, 1 vocabolo (vocabolo Valle Caprara). BAILARTE: OBRAS DE ARTE (La Redazione) Valencia. Il nostro giornalista/artista Ivo Santolamazza, dopo essersi classificato al primo posto in un concorso di pittura nel mese di giugno, approda in Spagna con le sue opere (nella settimana della finale degli Europei ItaliaSpagna) in una mostra dal titolo “Bailarte”. Acquerelli che ritraggono ballerine, ballerini e coppie che danzano o in pose di tango. L’esposizione è permanente e sarà visibile a chiunque si troverà a Valencia (Spagna), tutti i giorni presso “Shaley bar“, Carrer Conte del Trenor (Torres de Serranos). Le prossime mostre di Ivo Santolamazza: 27 luglio 2012 Foolish bar, Piazzale Amerigo Vespucci, Lido di Ostia; 15-22 settembre 2012 Galleria La Stanza dell’Arte, viale Roma 69, Guidonia. www.ivosantolamazza.com La zza Pia Luglio 2012 37 Cultura Giselle alle Terme di Caracalla di Ivo Santolamazza Dal 30 giugno al 10 luglio, presso le Terme di Caracalla, in Viale Terme di Caracalla a Roma, è andato in scena il balletto classico e romantico “Giselle”. Musica di Adolphe Adam. Balletto in due atti su soggetto di Théophile Gautier e Vernoy de SaintGeorges. Atmosfera suggestiva in un luogo incantato, interpreti straordinari, perfetti. Romanticismo e leggiadria dominano la scena. Definito come “la sintesi del movimento romantico”, “Giselle” racchiude tutta l’essenza del romanticismo: l’aspirazione all’incorporeo, al sovrannaturale si sviluppa, si allarga, vola fra i chiarori di luna e bianche trasparenze. Prima rappresentazione: sabato 30 giugno. Repliche: domenica 1 luglio (annullata non per volontà degli artisti per la finale degli europei che poteva distrarre con maxi schermi in tutta Roma non permettendo un ottimale audio e altri disagi), martedì 3 luglio, domenica 8 luglio, martedì 10 luglio. Poltronissime Euro 135, Settore A Euro 85, Settore B Euro 60, Settore C Euro 25. Coreografia e impianto scenico Patrice Bart, Direttore David Garforth, Costumi Anna Anni, Disegno Luci Agostino Angelini. Interpreti: Svetlana Zakharova 30 giugno e 1 luglio ), Maria Yakovleva (3 luglio), Olesya Novikova (8 e 10 luglio), Friedemann Vogel (30 giugno, 1 e 3 luglio), Leonid Sarafanov (8 e 10 luglio). Orchestra e corpo di ballo del Teatro dell’Opera. La prima rappresentazione di Giselle nella storia ci fu il 28 giugno 1841. Coreografia: Jean Coralli e Jules Perrot. Musiche: Adolphe Adam. Interpretato da Carlotta Grisi. Giselle, considerato come il simbolo del balletto classico e romantico, venne ideato da Théophile Gautier, un importante scrittore francese; egli era un grande appassionato di balletto e grande ammiratore di Carlotta Grisi, un’etoilé di allora. Gautier, leggendo il libro di Heinrich Heine “De l’Allemagne”, rimase affascinato dalla leggenda delle Villi, spiriti di fanciulle, simile agli elfi e decise di scrivere una storia per un balletto ad esse ispirato, che intitolò “Les Wilis. Balletto”. All’Opéra di Parigi incontrò il drammaturgo Jules-Henry Vernoy de Saint-Georges ed insieme i due, in pochissimi giorni, stilarono il libretto definitivo. Il balletto venne chiamato “Giselle”: la musica venne affidata ad un compositore già famoso per altri balletti, Adolphe-Charles Adam: egli accettò con entuisiasmo l’incarico e terminò la partitura in meno di un mese, introducendovi brani di Ludwig Minkus e Johann Friedrich Burgmulle. Quando il progetto venne presentato al direttore dell’Opéra, Léon Pillet, egli decise di inserirlo immediatamente in cartellone. La coreografia fu affidata a Jean Coralli, in quanto colui che si pensava dovesse nominato coreografo, Perrot, non venne reingaggiato dall’Opéra: oggi però si è scoperto che Perrot, grazie all’aiuto di Adam e Gautier, potè curare i passi e le scene in cui appariva la Grisi, pur non ottenendo alcun compenso, mentre le scene d’insieme vennero affidate a Coralli, a cui fu attribuito per molto tempo il merito del successo del balletto, senza mettere in conto quanto fu importante per la riuscita di “Giselle” l’opera di Perrot. Il 28 giugno 1841 all’Opéra (Académie Royal de la Musique), con l’allestimento curato da Pierre Luc-Charles Cicéri e con i costumi di Paul Lormier, Carlotta Grisi, allora 22enne, danzò, con Lucien Petipa nel ruolo di Albrecht, “Giselle”. Fino al 1868 “Giselle” rimase nel repertorio dell’Opéra nella propria forma tradizionale, fino a che Marius Petita, fratello di Lucien, decise di rinnovarne la coreografia, cercando di avvicinarla a quelli che erano i grandi balletti russi di allora: egli operò diversi tagli sia nelle parti recitate sia nella “variazione” di Giselle del I atto che, pur risalendo al 1880, è quella che viene tutt’ora eseguita. “Giselle” resta probabilmente il balletto più rappresentativo della tradizione classico-romantica: è la costante di ogni grande compagnia e, forse, il traguardo più ambito di ogni ballerina. La storia si compone di 2 atti. ATTO I: Villaggio dell Renania. Giselle e Loys sono due giovani che si amano: lei è un’innocente contadina, lui è il Duca Albrecht destinato a sposare Bathilde figlia del Principe di Curlandia, che però la fanciulla crede un semplice paesano. Sia Wilfred, amico di Albrecht, che Hilarion, guardiacaccia e compagno d’infanzia della fanciulla, nonché innamorato respinto da lungo tempo, tentano di dissuadere i due giovani dal continuare la loro storia d’amore. Giselle adora danzare ma la sua passione viene ostacolata dalla madre Berthe, poiché la giovane è malata di cuore. Ed è proprio la madre a raccontare la leggenda delle Villi, fanciulle innamorate della danza, morte a causa del tradimento dei loro promessi prima delle nozze e costrette a vagare per la foresta alla ricerca di uomini con i quali danzare fino all’alba. Arriva un corteo di cacciatori, guidato dal Principe di Curlandia accompagnato dalla figlia Bathilde: Hilarion vede Loys inquieto, ed entra nella sua casa, trovando la spada con lo stemma che ne attesta l’identità. Durante il banchetto in onore del Principe, i cacciatori si allontanano mentre Bathilde conversa affettuosamente con Giselle. Hilarion richiama i cacciatori e Bathilde, alla vista di Loys, comunica a tutti che egli è il suo fidanzato Albrecht. A questo punto Sconvolta dal dolore Giselle impazzisce e muore tra le braccia di Albrecht. ATTO II: Nella foresta a mezzanotte. Hilarion, tormentato dai rimorsi, vaga nella foresta pensando a Giselle: intorno a se avverte una presenza irreale e, spaventato, fugge. Myrtha, la regina delle Villi chiama le compagne a raccolta e accoglie Giselle nel loro mondo irreale. Albrecht, pazzo di dolore, si dispera sulla tomba di Giselle. La fanciulla, commossa, gli appare e cerca di confortarlo, poi lo nasconde sentendo l’avvicinarsi delle Villi che, trovato Hilarion, lo costringono a danzare fino alla morte. Anche Albrecht è vittima degli spiriti: Giselle ne invoca la salvezza ma di fronte al rifiuto delle Villi, ella danza con lui sorreggendolo fino all’alba. Ai primi raggi del sole che nasce, le Villi scompaiono e, con loro, scompare Giselle. Albrecht è salvo ma rimarrà solo per sempre. Pia La zza 38 Recensione Luglio 2012 LA LIBRERIA DEL BUON ROMANZO di Ivano Moreschini Un libro per gli innamorati dei libri? È questa la chiave di lettura con cui ci si avvicina a La libreria del buon romanzo, magari ricordando i vagabondaggi nelle librerie, che evocano quella sottile emozione che dona l’incontro con un libro che si pensa di poter amare. Quando si legge il romanzo, ci si accorge che questo c’è sicuramente, ma c’è anche dell’altro: un meccanismo narrativo che intreccia genere poliziesco e romanzo d’amore, una idea della letteratura, anche se forse solo accennata, un riflessione piuttosto informata sui meccanismi dell’industria culturale, e dell’editoria in particolare. Il libro si apre con un’atmosfera un po’ noir: una serie di incidenti che colpisce alcuni personaggi. È una specie di ouverture poco decifrabile, come quando inizia un concerto che non conosciamo, e dalle prime battute non riusciamo a capire di che si tratti. Pian piano però l’enigma si scioglie: le persone colpite sono i componenti di un comitato, che doveva essere segreto, il quale sceglie i titoli dei “buoni romanzi” che stavano facendo la fortuna di una libreria di recente apertura in un quartiere di Parigi: Au bon roman, appunto, come da insegna parigina. L’idea della libreria era venuta a Ivan (o Van) e Francesca. Van è un quarantacinquenne commesso in una libreria di una località montana francese, dove Francesca, cinquantenne colta ereditiera di un nobile uomo di lettere italiano, possiede una casa di montagna. Francesca e Van hanno in comune la passione per i romanzi che smuovono delle emozioni profonde, anche se vendono poco ed anche se non sono romanzi da accatastare all’ingresso delle grandi catene librarie come best-seller obbligatori da leggere, e che svaniscono come l’acqua di una gazosa. Nasce l’idea della Libreria del buon romanzo, della cui storia racconteranno i particolari ad un funzionario di polizia, perché gli incidenti iniziali erano in realtà degli attentati intimidatori contro il successo della libreria, che in pochi mesi aveva catalizzato l’attenzione di molti lettori, ma anche della stampa e della Tv francese, nonché un onda anomala di entusiasmo sul web. Perché l’idea di far scegliere ad alcuni dei migliori autori letterari francesi viventi 600 titoli a testa tra i romanzi che essi stessi ritenevano indispensabili, per formare il catalogo della libreria aveva aperto una breccia. Come dice Van in un dialogo, bisogna fare per i cattivi libri un po’ quello che (forse) in alcune nazioni è successo con le sigarette: farle passare di moda, disintossicare la gente. È questo pericolo, connesso al successo della libreria, che mette in moto la reazione delle grandi case editoriali, delle catene di distribuzione, ed anche dei tanti autori, molto in voga e molto narcisi, che dopo un po’ si accorgono di non essere presenti nel catalogo di Au bon roman. Di qui campagne di stampa, interventi anonimi nei gruppi di lettura sul web, fine degli inviti in Tv per Van e delle recensioni favorevoli dei giornali. Fino all’escalation delle aggressioni ai membri del comitato letterario segreto, scoperti dopo uno scippo a Francesca, che conservava gelosamente i numeri, goffamente camuffati, nella sua agenda. In tutte queste vicende, si intreccia la storia d’amore solo adombrata tra Van e Francesca, e quella un po’ più reale di Van con Anis, studentessa anche lei appassionata di libri, che dalla zona montuosa dove si sono conosciuti andrà a studiare dove Van lavora, a Parigi, senza darlo a vedere, o semplicemente aspettando che il loro amore maturi, finendo poi a lavorare anch’essa nella libreria. Il libro ha una fine realistica ma inaspettata, e forse un po’ troppo forzata, non solo per amore del lieto fine, ma anche per alcune soluzioni narrative. Ma forse è meglio leggerlo per capire il perché. Quello che invece si può e si deve commentare è il filo rosso che porta all’idea di letteratura di Laurence Cossé. L’autrice non la presenta come una verità intoccabile, semmai la porge come un’ipotesi, però è un punto controverso sia nel romanzo, sia per i lettori reali, da quello che si può leggere nei vari blog di recensioni di novità librarie che ci sono sul web. C’è chi ci vede un difetto di elitismo, cavallo di battaglia anche degli attacchi dei giornali alla libreria nel libro, e c’è chi ci vede una sana ecologia della mente, contro l’inflazione degli junk-books, per mutuare un termine finanziario forse poco adeguato, ma che rende l’idea. È un dibattito ormai datato, questo sull’industria culturale che impone i gusti, omologandoli sempre in basso, oppure ha ragione chi esalta la libertà di leggere ciò che si vuole, senza farsi imporre dei canoni letterari da professori o scrittori o comunque esperti del settore? A mio avviso, il problema in questi termini è mal posto, perché questa dicotomia tra cultura alta e cultura bassa, peraltro dai confini sempre più sfumati, è un dato permanente, direi quasi sociologico. Quello che forse però suggerisce il romanzo è la formazione di comunità identitarie, basate su gusti e stili comuni, che sono anch’esse dati permanenti delle nostre società contemporanee, e sempre più si diffondono in ogni parte con l’avanzata di quella che chiamiamo globalizzazione. Perfino la letteratura può risentire di questo, anche se siamo abituati a vederla con quell’aura che Benjamin già negli anni trenta dichiarava scomparsa per le opere d’arte nell’epoca della loro riproducibilità tecnica. Oppure anche se la vediamo come un momento di evasione purchessia dalla realtà. TASCABILI EDIZIONI E/O, 2011, EURO 11,00 La zza Pia Pia La zza