piotr naskrecki
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piotr naskrecki
la rivista di macroforum.org PIOTR NASKRECKI dagli U.S.A. l’intervista esclusiva con il grande fotografo-scienziato MICROCOSMO Continua il nostro appuntamento con l’iridescenza in natura AVIFAUNA Dall’oasi di Sa Masa voliamo verso il Sinai TUTORIAL FIRST LIGHT La guida indispensabile per i fotografi paesaggisti Ultima puntata della guida alla macro Scopriamo la tecnica della foto scansione Flora/Fauna/Parchi Sa Masa Airone Cenerino la palude sconosciuta 24 La palude di Sa Masa è situata nella parte più interna del Golfo del Leone: siamo nel sud ovest sardo nella provincia di CarboniaIglesias. È un complesso particolare che, curiosamente, non figura fra le zone umide della Sardegna: probabilmente ciò è dovuto alle sue caratteristiche e alla suo storia che lo rendono sostanzialmente diverso dalle altre aree umide presenti lungo le coste sarde. L’area è caratterizzata dal susseguirsi di ambienti fortemente diversi fra loro. Così troviamo un immenso canneto, una zona a Tamerice, due splendide pinete che vegetano su dune fossili, una collina totalmente coperta da Macchia mediterranea, un piccolo bosco di Eucalipto, alcuni coltivi e sul versante marino un complesso dunale. Il tutto è incastrato fra due arterie frequentatissime, il mare, le montagne dell’Iglesiente e la cittadina di Gonnesa (7.000 abitanti circa). L’areale più vasto è costituito dal canneto che si estende per circa 2 Km quadrati: in esso si aprono solo due piccoli specchi d’acqua alimentati da due torrenti che si impaludano a poca distanza dal mare in una vasta depressione naturale originatasi nel punto di contatto fra due bacini minerari di grande interesse economico: quello metallifero e quello carbonifero. Inoltre fino a pochi anni or sono, vi venivano scaricate le acque reflue dei numerosi impianti minerari limitrofi e quelle pompate dagli impianti di eduzione necessari per il funzionamento delle miniere di Monteponi e Campo Pisano situate nella periferia dell’abitato di Iglesias. Questi impianti erano in grado di tenere sgombri dalle acque decine di chilometri di gallerie minerarie (scavate sotto il livello Panorama sull’immenso canneto che si estende per circa 2 Km quadrati 25 del mare) portando in superficie circa 1.500 litri d’acqua al secondo! L’acqua proveniente dagli impianti Iglesienti arrivava a Sa Masa attraverso una galleria di scolo fatta costruire fra il 1880 ed il 1892 dall’Ingegner Erminio Ferrars ed intitolata al Re Umberto I. Ovviamente la bassa depressione del terreno, anche se molto estesa, non poteva sopportare grandi quantitativi d’acqua, quindi fu necessario creare un canale artificiale parallelo al Rio Sa Masa (un piccolo torrente che collegava la palude al mare interrato a meta degli anni 70), che ne permettesse un veloce deflusso verso il mare evitando l’allagamento dell’abitato di Gonnesa, già “sommerso” dai grandi problemi causati dalla presenza della zanzara Anofele, portatrice della malaria. Oggi le piene della palude sfociano a mare grazie ad un canale sproporzionatamente grande e completamente cementificato, nel quale si è sviluppata una rigogliosa vegetazione che accoglie numerose specie ornitiche. Con la chiusura degli impianti minerari, la sua attuale funzione è quella di cassa di espansione naturale per i due torrenti che la alimentano, i quali ne influenzano marcatamente l’aspetto rendendola una palude vera e propria in inverno ed una distesa di terra secca coperta dal canneto nel lungo periodo estivo, durante il quale sono pochissime le zone con presenza d’acqua. Nonostante ciò la palude è “viva” durante tutto l’anno e sono state censite ben 81 specie di uccelli. L’intero complesso è sovrastato da un belvedere edificato, e purtroppo lasciato in stato d’abbandono, su una vecchia discarica di rifiuti solidi urbani! Dall’alto di questa collina artificiale si gode di un ampio 26 Garzetta panorama che consente di spaziare su gran parte dell’area e dominare il canneto. Questa è la base di partenza per visitare Sa Masa, infatti superato l’ingresso del Belvedere si prosegue, sia a piedi sia in auto (la strada è sconnessa), fino a raggiungere un ponte che permette di scavalcare il canale che collega la palude al mare. In questo primo tratto, avendo cura di non badare ai rifiuti di ogni genere lasciati sui bordi della sterrata, si costeggia una collina con visibilissimi affioramenti di roccia scistosa (Scisti di Cabitza, risalenti al Cambriano medio 530 milioni di anni), coperta da una fitta macchia mediterranea nella quale vegetano numerose orchideacee e Flora/Fauna/Parchi Cutrettola popolata da Silvidi e Turdidi. Nel periodo estivo questa zona ospita una colonia di Gruccioni Merops Apiaster e due specie di Averla, la piccola e la capirossa Lanius sp. Egretta garzetta, le Ballerine Matacilla sp., numerosissimi Cardellini e Verdoni Carduelis sp., il Saitimpalo Monticola saxatilis ed il Martin pescatore Alcedo atthis. Superato il ponte la sterrata si biforca: svoltando sulla destra, in circa 1 km si raggiunge una delle due aree coperte da Pino marittimo Pinus pinaster, gestite magistralmente dall’Ente Foreste della Regione Sardegna. Quest’area ospita la Tortora Streptopelia turtur e la Tortora dal collare Streptopelia decaocto, il Frosone Coccothraustes coccothraustes e numerosi passeriformi; se si decide di svoltare a sinistra si costeggiano il canale cementificato e l’immenso canneto, attraversabile grazie al comodo passaggio fornito da un vecchio argine. In questo tratto sono di casa l’Airone cenerino Ardea cinerea, la Garzetta Sono presenti in gran numero il Tuffetto Thachybaptus ruficollis, la Gallinella d’acqua Gallinula chlorophus e la Folaga Fulica atra. Gli anatidi hanno nel Germano reale Anas platyrhynchos il loro più numeroso rappresentante. Non mancano le specie di grande interesse, come il Porciglione Rallus acquaticus e il Tarabuso Botaurus stellaris, ma di difficilissima osservazione. Il Pollo sultano Porphyrio porphyrio è presente con una buona, popolazione ed è facilmente visibile nonostante il fitto canneto. Sporadica la presenza dell’Airone bianco maggiore Egretta alba, mentre invece è facile l’incontro con l’Airone rosso Ardea purpurea 27 Flora/Fauna/Parchi In alto: Airone rosso In basso: Gheppio (femmina) 28 Flora/Fauna/Parchi che da alcuni anni è assiduo frequentatore del canneto e probabile nidificante. Altri ospiti della palude sono il Cavaliere d’Italia Himantopus himantopus e il Piovanello Calidris ferruginea. L’ambiente variegato e la ricchezza trofica favoriscono lo presenza dei rapaci come il Gheppio Falco tinnunculus la Poiana Buteo buteo, il Falco pellegrino Falco peregrinus (che compie spesso devastanti incursioni soprattutto a spese degli Storni Sturnus sp.) e durante l’estate il Falco della Regina Falco eleonorae che frequenta abitualmente la pineta posta sul versante opposto di quella già descritta. Soprattutto all’imbrunire è possibile osservare questo splendido rapace mentre caccia insetti di grosse dimensioni compiendo spettacolari evoluzioni. Il Falco di palude Circus aeruginosus è stanziale, nidifica nell’intricato canneto e si può facilmente osservare mentre controlla il suo territorio con lentissimi voli a pochi metri dal suolo. Una presenza eccezionale, è rappresentata dal Falco pescatore Pandion haliaetus, che talvolta lascia la vicina costa per compiere brevi incursioni di caccia a spese dei Cefali che arrivano alla palude risalendo il canale di scolo. I mammiferi che frequentano Sa Masa sono pochi, ma presenti in buon numero. Così non è difficile, imbattersi in Donnole Mustela nivalis beccamela, Volpi Vulpes vulpes e Conigli Oryctolagus cuniculus. Una piccola parentesi va dedicata anche all’ambiente dunale che ospita la nidificazione del Corriere piccolo Charadrius dubius ed è visitatissimo dai gabbiani Larus sp. Inoltre sulle dune vegetano le specie tipiche di quest’ambiente e fra esse spicca il Giglio marino Pancratium maritimum. Giglio marino 29 Piovanelli in abito riproduttivo Sa Masa e una palude molto bella che può dare grandi soddisfazioni, ma è un posto “difficile”, adatto soprattutto a birdwatchers e fotografi di grande pazienza. L’impenetrabile canneto maschera quasi totalmente la presenza degli uccelli e le osservazioni più importanti sono spesso frutto di lunghe attese. Questa splendida area umida, per un lungo periodo è stata minacciata da un progetto di “valorizzazione” del territorio davvero devastante. Infatti, vista l’estrema vicinanza al mare, era stato presentato un progetto che prevedeva lo scavo di un immenso canale (esteso quanto il canneto) per creare un porto destinato alle imbarcazioni turistiche. Ora fortunatamente il progetto è stato accantonato grazie al fatto che una parte Gruccione 30 della palude è stata inserita all’interno di un SIC (Sito di Interesse Comunitario) che ha bloccato la realizzazione di un’opera faraonica di cui nessuno sente il bisogno. Flora/Fauna/Parchi CONSIGLI FOTOGRAFICI Ideali due corpi macchina sui quali montare un buon grandangolare ed un tele come il 400 o il 500 mm. In alcuni casi è utilissimo il moltiplicatore di focale. Indispensabile il cavalletto per gli appostamenti fissi e la macrofotografia che offre innumerevoli spunti (insetti, orchidee, fiori, ecc.). Ottime foto si possono ottenere anche dall’auto soprattutto se ci si ferma lungo il bordo del canale o sul vecchio argine di bonifica. Per la caccia fotografica (per la verità poco produttiva per l’alto grado di allarme provocato negli uccelli dall’attività venatoria), è utilissimo il monopiede. Purtroppo in alcune zone le foto di paesaggio sono penalizzate dalla presenza di numerosi pali e tralicci che sorreggono i cavi per le linee telefoniche ed elettriche. È assolutamente sconsigliato entrare nel canneto a causa della presenza di buche coperte di fango alte anche 2 metri! Le fotografie di questo articolo sono state realizzate in diversi anni di lavoro con Fotocamere Nikon D70, D200 e D300 e con i seguenti obiettivi: Nikon 20 mm AIS f.2.8, Nikon 17-35 Af-s f.2.8, Nikon 60 micro Af-D f. 2.8, Nikon 105 Af-s Vr f.2.8, Sigma 120300 APO HSM f.2.8 (quasi sempre duplicato con Sigma 2X), Nikon 200-400 AF-s Vr f.4 (talvolta con moltiplicatore Nikon Tc 17 EII). Giovanni Paulis [Longufresu] Luì piccolo 31