e` l`indifferenza che uccide

Transcript

e` l`indifferenza che uccide
Anno II - Numero 160 - Martedì 9 luglio 2013
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Filippo Corridoni n. 23
IL PAPA DA LAMPEDUSA CONDANNA LA CULTURA DEL BENESSERE E LE IPOCRISIE
L’ESERCITO SPARA: DECINE DI MORTI
E’ L’INDIFFERENZA CHE UCCIDE
STRAGE A IL CAIRO
Diecimila persone, compresi tanti immigrati, hanno accolto
il Pontefice nella sua prima visita pastorale fuori Roma
di Igor Traboni
Una visita per risvegliare
le coscienze”. Così Papa
Francesco si è espresso
ieri durante l’omelia della
Messa celebrata davanti a
10mila persone, punto culminante
della breve ma intensa visita a Lampedusa. Le coscienze dei cristiani,
ma anche quelle istituzionali (Bergoglio aveva detto chiaramente che
non voleva politici tra i piedi durante
la prima uscita pastorale fuori Roma)
e della Chiesa (anche qui il gesto
esemplare di farsi accompagnare
sull’altare solo da don Stefano, il povero
prete di Lampedusa che lo aveva invitato
nella sua parrocchia isolana).
E poi altre parole forti, come nello stile del
Papa venuto da lontano. Così chiare che a
nessuno ora è consentito tirarlo per la
giacchetta: ''Quando alcune settimane fa
ho appreso la notizia, che tante volte si è
ripetuta, di immigrati morti in mare, da
quelle barche che invece di essere una
via di speranza sono state una via di morte,
il pensiero mi è tornato come una spina
nel cuore che porta sofferenza. Ho sentito
che dovevo venire qui a pregare. Perché
ciò che è accaduto non si ripeta più''.
E quello che è accaduto, ha aggiunto il
Papa indicando la colpa ma di conseguenza anche il possibile rimedio, è successo perché “abbiamo perso il senso
della responsabilità fraterna. La globalizzazione dell'indifferenza ci ha tolto la
capacità di piangere. La cultura del be-
“
IL PERNACCHIO
A
vete presente Massimo
Giannini, il ricercatissimo (dalla Rai, naturalmente) vice-Direttore di “Repubblica”? Quello che non ride
mai perché è sempre molto
compreso nella parte del fustigatore di tutto ciò che non è
squisitamente di sinistra? Sì,
quello con il pizzetto biondiccio
alla Italo (orrore!) Balbo?
Beh, sappiate che è stanco di
fare il numero 2 di Ezio Mauro
e ha deciso di diventare un
numero 1. E per dimostrare
di averne le qualità, ieri si è
esibito in una dottissima disquisizione, facendo sfoggio
di un lessico sopraffino. Leggere per credere. Occupandosi
di quelle che definisce “Le
baruffe chiozzotte” tra i pattisti
RCS, sull’editoriale vergato
(perché lui verga, mica scrive
come i giornalisti qualsiasi)
per il supplemento “Affari e
Finanza”, compone questa
perla: “Generali e Mediobanca
celebrano l’epicedio del vecchio catoplebismo e celebrano
l’epinicio del moderno capitalismo”.
Bello, vero? Ma quant’è bravo
e colto Massimo Giannini? A
questo punto, per noi “qualsiasi” solo il pernacchio di
Eduardo De Filippo può vendicarci.
G.P.
nessere rende insensibili alle grida degli
altri, fa vivere in bolle di sapone. Una situazione che porta all'indifferenza verso
gli altri, anzi porta alla globalizzazione
dell'indifferenza''.
"Chi è il responsabile del sangue di questi
fratelli o sorelle? - ha quindi chiesto Papa
Francesco facendo riferimento alla storia
di Caino e Abele - Nessuno: tutti noi rispondiamo così. Ma Dio chiede a ciascuno
di noi: dove è il sangue del tuo fratello
che grida fino a me? Abbiamo perso il
senso della responsabilità fraterna. Ci
siamo abituati alla sofferenza dell'altro.
Siamo caduti nell’atteggiamento ipocrita
del sacerdote e del servitore dell’altare,
di cui parla Gesù nella parabola del Buon
Samaritano: guardiamo il fratello mezzo
morto sul ciglio della strada, forse pensiamo ‘poverino’, e continuiamo per la
nostra strada, non è compito nostro; e
con questo ci sentiamo a posto. Ritorna
la figura dell'Innominato di Manzoni: la globalizzazione dell'indifferenza ci rende tutti 'innominati',
responsabili senza nome e senza
volto''.
Un altro dotto riferimento, usato
per far capire bene come stanno
le cose e rendere al meglio l’idea,
il Papa lo ha fatto prendendo spunto
da Lopez de Vega, autore meno
conosciuto ma altrettanto calzante:
''C'è una commedia che narra
come gli abitanti della città di Fuente Ovejuna, uccidano il governatore
perché è un tiranno. E lo fanno in
modo che non si sappia chi ha
compiuto l'esecuzione. Quando il giudice
del re chiede: 'Chi ha ucciso il governatore? tutti rispondono: 'Tutti e nessuno,
signore'. Anche oggi questa domanda
emerge con forza: chi è il responsabile
del sangue di questi fratelli e sorelle?''.
Con il suo linguaggio franco e immediato,
Bergoglio ha quindi aggiunto: "Tanti di
noi, mi includo anch'io, siamo disorientati,
non siamo piu' attenti al mondo in cui viviamo, non siamo piu' capaci neppure di
custodirci gli uni gli altri”.
Una visita altamente pastorale, anche se
immancabilmente arriveranno letture ‘politiche’ di comodo’, che il Papa ha voluto
suggellare in una doppia maniera: ancora
a Lampedusa, ringraziando la semplice
gente dell’isola e della vicina Linosa per
l’accoglienza agli immigrati. E quindi a
Roma, con una piccola utilitaria – e non
più con il classico elicottero – voluta per
rientrare da Ciampino in Vaticano.
di Federcio Campoli
a situazione si fa sempre più tragica al Cairo.
I Fratelli Musulmani
non cedono neanche un metro, e l’esercito non ha intenzione di concedere spazi.
Ancora presidi e sit-in sono
sorti per le strade della capitale egiziana. Ma i militari
hanno risposto aprendo il
fuoco sulla folla. Ieri, è approdato sul web un video,
in cui si sentono distintamente delle raffiche di mitraglia durante un corteo.
Subito dopo, si vedono alcuni
uomini trasportare un ragazzo ferito alla testa e ricoperto
di sangue. Le immagini finali
mostrano alcuni cecchini sui
tetti. Forse, questa volta
l’esercito ha calcato la mano.
Sparare sulla folla, che in
quel momento non stava neanche creando particolari
problemi, non ha mai una
giustificazione. Purtroppo,
non si è trattato di un episodio isolato. A fine giornata i
morti hanno superato la soglia dei 50. Più di 400 i feriti.
Ma per i militanti islamici le
cifre sarebbero molto più
alte. Parlano di 77 morti, tra
cui otto donne e due neonati.
Intanto, il ministro dell’Interno, il premio Nobel per
la Pace El Baradei, ha invitato
alla calma. Le Forze Armate,
che si erano proposte come
portatrici di libertà, hanno
ordinato ai militanti della
L
Patrimonio di An: vogliamo che sia fatta luce sui misteri della fondazione
Tirate fuori la verità sul tesoretto
di Francesco Storace
È
stupefacente il silenzio dei membri
- scarsi come numero per la verità, ma
"padroni" di ingentissime
r isorse economiche della fondazione Alleanza nazionale di fronte alla
domanda di trasparenza.
Eppure vengono dalla
nostra stessa storia.
Noi non abbiamo il privilegio di far parte della
fondazione, non siamo
considerati storia di Alleanza nazionale, nonostante tutti conoscano
quanto forte sia stato il
nostro legame con quel
partito. Ne fanno parte
però quelli che hanno
già deciso di traslocare
nella Forza Italia di secondo conio che Berlu-
sconi si appresta a varare. E non se ne vergognano. Costoro amministreranno il patrimonio
rappresentato dai sacrifici personali di quanti
diedero i propri beni al
MSI e ad AN. Perché ne
devono decidere la destinazione quanti non
credono più alla destra,
rifugiandosi nel calderone berlusconiano? Essi
sono pro quota anche detentori del simbolo che
fu di Alleanza nazionale:
a che titolo possono vietarne l'utilizzo a chi vuole
ancora usarlo? Non è più
ammessa la competizione con Forza Italia?
A Potenza è esplosa una
polemica, con tanto di
intercettazioni, sul tesoretto della fondazione,
centinaia di milioni di
euro tra contanti e beni
immobili. Un mercato indegno, con promesse di
lasciti.
Non ho letto un solo comunicato del consiglio
di amministrazione. Neppure per annunciare di
costituirsi parte civile in
caso di processo.
Ho chiesto anche la pubblicazione online di ogni
euro speso dall'istituzione della fondazione ad
oggi, in omaggio ai principi di verità e trasparenza che di AN erano
cardine. Nemmeno una
parola. A tacere sono ancora quelli che applaudivano Almirante quando
inneggiava ai "carabinieri missini".
Che cosa avete da nascondere? Per quanto
deve andare avanti que-
sta commedia? Chi impedisce di usare quelle
risorse per le loro finalità? Se non si risponde
alle domande su come
vengono utilizzati quei
soldi, è evidente che ci
deve essere qualcosa
che non quadra.
Qualche sapientone se
ne esce ogni tanto dicendo che i beni vanno
dati allo Stato. Niente di
più sbagliato, non stiamo
parlando di patrimoni
mafiosi, si deve solo vergognare chi parla così
del sacrificio di tante
persone che si sono privati dei loro averi per la
buona battaglia.
Sabato a Orvieto daremo
un'indicazione di prima
finalizzazione di quelle
risorse. E non intendiamo
fermarci.
Politica
Attualità
Cronaca
Lavoro
Governo rischia tutto
sull’Imu e sull’Iva
Boldrini la zarina
snobba anche la Fiat
Violenti e ricchi,
è allarme nomadi
Edilizia in piazza
per non morire
Cristina Di Giorgi a pag. 2
Micol Paglia a pag. 3
Ugo Cataluddi a pag. 8
Bruno Rossi a pag. 9
Fratellanza Musulmana di
“smobilitare i sit-in”. Una
decisione che sicuramente
non farà piacere agli attivisti
pro-Morsi. Poi, i militari promettono che “i manifestanti
non saranno arrestati”. Un’altra delle tante contraddizioni.
Esattamente come quando,
dopo aver dato l’ultimatum
a Morsi, l’esercito disse di
non avere intenzione di fare
un golpe. Nonostante ciò, si
diceva comunque pronto a
sospendere la costituzione.
Gli scontri più violenti sono
avvenuti in prossimità della
sede della Guardia Repubblicana. Le FFAA accusano,
però, i “terroristi” che, armati, avrebbero tentato di
fare irruzione nell’edificio.
Anche un ufficiale dell’esercito è rimasto ucciso negli
scontri e oltre 40 soldati sono
rimasti feriti. La situazione
non si placa. Dopo gli spari
sulla folla, le autorità hanno
perquisito la sede del Partito
di Morsi, Libertà e Giustizia.
Secondo alcune testimonianze, all’interno della struttura
sarebbero state ritrovate
armi da fuoco, usate in alcune
manifestazioni di piazza contro l’ex Capo di Stato. Intanto,
si fa strada il nome del socialdemocratico Ziad Bahaa
El Din come nuovo premier.
Si tratta dell’ex capo dell’authority finanziaria di Hosni Mubarak. Una mossa che
significherebbe un ulteriore
passo indietro.
REGIONE LAZIO
Zingaretti come
un prestigiatore
on c’è un euro? Macché,
ecco pronti 800 milioni.
Il disco rotto della sinistra sulla pubblica amministrazione nella Regione Lazio
si è improvvisamente riparato
e l’ente promette 800 milioni
a Ignazio Marino, via Comune
di Roma. Chi è l’autore del
gioco di prestigio? Naturalmente Nicola Zingaretti, che
si è incontrato con il neo-sindaco portando in dote una
cifra ai limiti del sensazionale,
aprendo il cordone per salvare
(almeno parzialmente) il compagno dalle emergenze rifiuti
e trasporti. Altrettanto naturale
è stata però la domanda che
il capo dell’opposizione al
consiglio regionale ha voluto
porre: quale è la copertura finanziaria di un’operazione del
genere? Ai posteri l’ardua
sentenza…
Robert Vignola a pagina 7
N
2
Martedì 9 luglio 2013
Attualità
L’equilibrio dell’Esecutivo dipende soprattutto dal tributo sulla casa, senza dimenticare l’Iva
Imu sì, no, forse: scontro totale. E il Governo trema
Si cerca un accordo sul destino della tassa, ma le posizioni sono piuttosto lontane
di Cristina DI Giorgi
l di là dell’incertezza sul suo destino (quanto a importi, condizioni, scadenze non si sa infatti
ancora nulla di preciso), la famigerata Imposta Municipale Unica è in
queste ore divenuta ago della bilancia
nel già precario equilibrio dell’attuale
compagine governativa. Se infatti il ministero dell’Economia invoca una più o
meno reale decisione collegiale sulla questione, dal canto suo
il Pdl impone di non fare passi indietro per quanto riguarda
l’abolizione dell’Imu, per lo meno sulle prime case. “Le coperture
vanno trovate – tuona la Gelmini (Pdl) – con buona pace del
ministro Saccomanni e del Fmi”. Le fa eco la collega di partito
Prestigiacomo, secondo cui “non si può venire meno a questo
impegno”.
Posizioni nette e precise dunque. Delle quali il governo sembra
essere consapevole, anche se ancora non è stato in grado di
dare una risposta chiara su come affrontare la questione.
Secondo il ministro per i Rapporti con il Parlamento Franceschini
l’Imu sulla prima casa sarà abolita, ma non per tutti. “Sappiamo
che per il Pdl è una priorità – dichiara – quindi si farà, ma in
modo ragionevole”.
A
P A R O L E
A L
V E N T O
E
Si potrebbe concordare con coloro che,
all’interno del Pd, propongono una rimodulazione complessiva dell’Imu stessa,
da attuarsi mediante un trattamento fiscale
differenziato per ciascun immobile posseduto oltre la prima casa. Assai più
opinabili invece le dichiarazioni di Fassino
(Pd), che afferma che il problema non è
l’abrogazione o meno dell’Imu ma l’individuazione delle risorse che ne sostituiranno il gettito nelle casse dei Comuni
che “hanno già pagato un prezzo altissimo rispetto ad altre amministrazioni statali in questi anni di spending review” conclude
il sindaco di Torino. Come se i contribuenti non avessero
pagato un prezzo altrettanto alto.
Interviene nel dibattito anche il viceministro dell’Economia
Stefano Fassina (Pd) che chiede collaborazione al Pdl per
trovare un compromesso, onde evitare che gli equilibri su cui
si poggia il governo crollino miseramente. Il Pdl attacca il
ministro dell’Economia per “far dimenticare agli italiani i loro
errori del passato, compresa l’Imu sulla prima casa, che sono
stati proprio loro a promettere all’Europa” dichiara Fassina. Alla
faccia della ricerca di un accordo. Le fondamenta dell’esecutivo
si rivelano dunque alquanto precarie. C’è solo da augurarsi
che a pagare non siano sempre gli stessi. Cioè i cittadini.
D E L I R I
I N
L I B E R T À
D A
Congresso Pd entro
la fine dell’anno. Ma le regole
ancora non ci sono
I
l congresso del Pd si svolgerà entro l'anno, anche se –
in puro stile lettiano e dunque tentennatorio – la data
delle primarie non è stata ancora stabilita e sarà
decisa nella Direzione che a fine mese discuterà e approverà le regole congressuali. Lo ha deciso ieri la Commissione Congresso. La stessa Commissione ha rinviato
alla prossima riunione, giovedì prossimo, la discussione
sul nodo della distinzione tra segretario e candidato premier. "Affronteremo questa delicata questione e anche la
natura degli organismi del partito perché manca un organismo intermedio rappresentativo tra la segreteria e
la direzione di 200 componenti. – ha detto il segretario
Epifani. Ne parleremo ma per quel che mi riguarda sono
favorevole a primarie aperte”, ha aggiunto Epifani ribadendo il suo favore ad aprire alla partecipazione per le
primarie che eleggeranno il nuovo segretario del Pd.
“ S A N T O R I A N I ”
D O C
E
G R I L L I N I
“Gli elettori del Pdl vanno a prostitute”
“I rivoluzionari omicidi di Falcone e Borsellino”
Giulia Innocenzi, la “raccomandatissima” di Servizio Pubblico,
apre alle case chiuse e prende di mira i simpatizzanti del Cav
Questa la gravissima dichiarazione del deputato Sibilia (M5S)
che arriva addirittura a paragonare le stragi al “Restitution Day”
di Federico Colosimo
ome la maggior parte dei suoi coetanei, Giulia
Innocenzi, classe 1984, ama raccontare sui
social network tutto quello che fa. In vacanza
in Emilia Romagna, e in evidente crisi di astinenza
televisiva – è la factotum di Michele Santoro a
Servizio Pubblico – la giovane giornalista, collezionista
di brutte figure, su facebook compie l’ennesima
gaffe: “Di ritorno da una pedalata Riccione – Rimini,
dove ho contato una trentina di prostitute. Chissà
quanti i clienti (magari molti elettori del Pdl). Meglio
legalizzare, riaprire le case chiuse e tirare su qualche
miliardino di entrate fiscali. Ma la maggioranza dei
politici - come la popolazione che rappresenta - è
troppo ipocrita per approvare una misura del genere”.
La prescelta a inseguire tutti e tutto con un microfono
in mano, per portare fieno in cascina e per emulare
il suo capo, prende di mira gli elettori del centrodestra.
Ennesima gaffe. Non fa riferimento, però, a quelli
del Pd, di Scelta Civica o di M5s, per esempio. Limitandosi a puntare il dito contro una categoria ben
precisa: i fedelissimi del Cav.
Come il suo dante causa si mostra accecata dall’odio
verso gli azzurri. Con il solito tono saccente. Da
quando le telecamere di Servizio Pubblico si sono
spente, la Innocenzi non fa altro che parlare a sproposito. Dispensando consigli a tutti. Anche a Laura
Boldrini, Presidente della Camera. Per la “raccomandatissima” Giulia, la “zarina” non si sarebbe
dovuta limitare a rifiutare l’invito di Sergio Marchionne
a inaugurare uno stabilimento Fiat, ma si sarebbe
dovuta recare lì spontaneamente per insultare l’am-
C
Giulia Innocenzi
Carlo Sibilia
ministratore delegato di persona.
Qualche settimana fa, invece, si è lamentata perché
nessuno è intervenuto a difenderla da un’aggressione
subita in strada: sempre in sella a una bicicletta. E’
su quelle due ruote che la Innocenzi tira fuori il
peggio di sé.
La domanda, lecita, è perché, in Emilia Romagna,
terra “rossa” per eccellenza, a prostitute ci dovrebbero
andare solo quei pochissimi elettori del Pdl e non le
centinaia di migliaia del Pd o di Sel, per esempio?
Quando si dice fare di tutta l’erba un fascio. Ecco,
questa è proprio la volta buona.
L’astinenza video crea brutti scherzi.
di Micol Paglia
erte volte basta guardare in faccia le persone per
capire che dalla loro bocca non uscirà nulla di
buono (e questo senza scadere in nostalgie filolombrosiane). Carlo Sibilia conferma questa teoria. Al
deputato del MoVimento 5 stelle potrebbe essersi inceppato il filtro che noi tutti abbiamo e che impedisce
di esternare ogni baggianata ci passi per la testa.
Parlando del "Restitution Day" infatti, il giovane pentastellato lo ha definito "l'evento più rivoluzionario dagli
omicidi di Falcone e Borsellino". Molto bene. Anzi,
molto male. Dunque, secondo la mente eccelsa di
C
Sibilia, far saltare in aria con un centinaio di chili di
tritolo due magistrati antimafia sarebbe un atto rivoluzionario.
Ora, tralasciando il motivo di questa esternazione
(e cioè la giornata in cui i grillini si troveranno a
dover restituire la diaria da parlamentari), sarebbe
appena il caso di precisare un paio di aspetti.
Anzitutto che gli attentati di Capaci e di via D'Amelio
sono state due delle più drammatiche tragedie dell'Italia repubblicana. Ferite aperte, nè più ne meno
della strage di Piazza Fontana o della bomba alla
Stazione di Bologna. E chiunque voglia interpretare
le morti di Borsellino, Falcone e degli uomini delle
loro scorte in chiave differente, dovrebbe essere
obbligato a tacere. Mettere poi a paragone gli
omicidi di due eroi italiani con una mossa di politica
demagogica come il "Restitution day", è francamente
qualcosa di più che una canagliata.
D'altra parte queste sono le conseguenze dell'aver
messo in Parlamento la "gente comune". E' probabile
che neppure Mario Borghezio si sarebbe reso protagonista di un'esternazione così inadeguata e vergognosa.
Sdegno unanime è arrivato dal web. Buona parte dell'elettorato “a 5 stelle” ha chiesto le dimissioni di
Sibilia: “vergogna!”, “vattene!” i commenti più teneri.
Alcuni sperano anche in un intervento di Laura Boldrini.
Ma staremo a vedere. Certo è che se il deputato decidesse di ritirarsi a vita privata (magari andando a fare
compagnia al calciatore Fabrizio Miccoli) sprofondando
nell’oblio della memoria, non farebbe davvero un
soldo di danno. Anzi, sarebbe una importante vittoria
per il Paese intero.
Lorenzin: “Crea confusione e illusioni e non si sa per quali malattie potrebbe essere efficace”
Il ministro boccia il metodo Stamina
I pazienti non devono
pensare a Stamina come
un metodo di cura perché
non lo è. Sbaglia chi, in deroga
alle norme vigenti e alla sospensione del Tar per quanto
riguarda gli ospedali di Brescia, continua ad autorizzare
pazienti a sottoporsi a delle
“
cure che non sono tali. E' un
grande errore che crea soprattutto confusione e illusioni
nella fascia di popolazione affetta da malattie rare o incurabili".
Lo ha dichiarato ieri il ministro
della Salute Beatrice Lorenzin,
intervenendo su Radio Rai 1
ai microfoni della trasmissione
'Prima di Tutto'.
"Quello del professor Vannoni, che non è un medico ma il
padre di questo protocollo
(ma non è lui che l'ha inventato), è un trattamento - ha aggiunto il ministro - che deve
essere ancora soggetto a spe-
rimentazione. E che non è ancora evidenziato per quali malattie potrebbe essere eventualmente efficace. E quindi
non è una cura".
Il protocollo Stamina sara' presentato, dopo vari rinvii visto
che la presentazione stessa
era già prevista per le scorse
settimane, a inizio agosto da
Davide Vannoni, il presidente
di Stamina foundation, al ministero della Salute perche'
venga sperimentato.
3
Attualità
La zarina Laura disdegna gli operai Fiat
Martedì 9 luglio 2013
Plauso unanime della sinistra per la decisione, ma non erano loro i difensori dei lavoratori?
V
Riceve una delegazione della Fiom però declina l’invito di Marchionne a visitare lo stabilimento di Atessa
di Micol Paglia
e lo ricordate quel
vecchio film di Federico Fellini intitolato
“i Vitelloni”? Ecco, c’è
una scena di quella
pellicola che ha fatto la storia
del cinema italiano. Alberto Sordi passa in macchina davanti a
degli operai che stanno riasfaltando la strada. E, nel superarli,
urla “lavoratoriiiiiiiii….prrrr”.
Pernacchia e gesto dell’ombrello. Inequivocabile presa per i
fondelli.
Tutta questa lunga premessa
serve a dare l’idea di come
debbano essersi sentiti i dipendenti della Fiat di Atessa (in
provincia di Chieti) dopo il “gran
rifiuto” di Laura Boldrini di visitare lo stabilimento. L’invito era
stato formulato direttamente
dall’Ad Stefano Marchionne il
28 di giugno. La Presidente della
Camera, che sta studiando (con
ottimi risultati) per diventare
zarina di Montecitorio, ha sdegnosamente declinato l’invito
dopo una settimana. Adducendo come motivazione “impegni
istituzionali in agenda, precedentemente presi”. Ora, sia
ben chiaro, quella subita dagli
operai di Atessa non è poi
una grossa sconfitta. Continueranno a lavorare e, soprattutto,
a condurre regolarmente la
loro esistenza pur non avendo
conosciuto Laura Boldrini. Il
problema, infatti, è un altro.
Anzi, sono due. Il primo riguarda il fatto che la titolare di Montecitorio, ricoprendo la terza
carica della Repubblica, ha
l’obbligo istituzionale di recarsi
in fabbrica ed incontrare gli
operai. A maggior ragione
quando si tratta di stabilimenti
Fiat che sono, in assoluto, il
centro nevralgico della produzione industriale italiana. Se
Laura Boldrini
poi l’invito proviene direttamente dal numero uno della
casa automobilistica, il rifiuto
è ancora più pesante. Si sa,
Stefano Marchionne è nella “top
10” degli italiani più antipatici
dell’universo mondo (non deve
preoccuparsi la Boldrini, in classifica c’è anche lei…) ma questo non è di certo un buon motivo per rifiutare di visitare la
fabbrica di Atessa.
Secondo, e ben più rilevante,
problema riguarda un precedente grosso come una casa e
che vede la zarina Laura protagonista. La Boldrini infatti ha
ricevuto –non più tardi di qualche giorno fa- una nutrita delegazione di metalmeccanici
della Fiom (un sindacato rosso,
ma talmente rosso da far sembrare la Cgil un gruppo di pericolosi moderati), guidati dal
loro leader Maurizio Landini.
Ricapitolando, quindi, la Boldrini
disdegna gli operai della Val
di Sangro ma accoglie a braccia
aperte “un sindacato che in
Fiat ha una rappresentatività
molto limitata e non è sottoscrittore di nessun contratto nazionale” (sono parole di Marchionne).
Ovviamente, non serve nemmeno dirlo, i “compagni” di Sel
-così come i grillini- hanno plaudito alla decisione della Boldrini
di non recarsi ad Atessa. Allora,
qui c’è qualche cosa che non
torna. Da che mondo è mondo
la sinistra (lasciamo perdere i
pentastellati che non sanno neppure dove stiano di casa le politiche sociali ed i problemi
degli operai), schieramento di
cui per avventura fa parte anche
la Presidente della Camera,
combatte per i diritti dei lavoratori. È dalla loro parte e per
le loro battaglie riempie le piazze. O, almeno, così era una volta.
Oggi come oggi non è più così.
Ad essere presi in considerazione sono solo i sindacati che
fanno “casino”. La Fiom batte i
piedi a terra, dice sempre di
no e non tratta, proprio come
un adolescente viziato. E tutti
le vanno intorno per tentare di
ottenere il suo beneplacito. Da
Nichi Vendola, ex Rifondazione
Comunista (quindi un compagno di quelli “duri e puri”, da
pugno chiuso e fazzoletto rosso,
in lacrime al funerale di Enrico
Berlinguer), al Partito Democratico (accozzaglia informe di
post sessantottini nostalgici della
falce e martello così come di
ex liberali in cerca d’autore).
Degli operai, quelli che trascorrono 8-10 ore al giorno ad una
pressa, o in catena di montaggio
–sì, esistono ancora, checché
se ne dica- non interessa più a
nessuno. Ora, se il menefreghismo nei confronti dei lavoratori
proviene dai “signor nessuno”
della politica, poco male. Ma
quando i rappresentanti delle
Istituzioni si rendono protagonisti di questo tipo di mancanze,
la cosa assume una certa gravità.
Dovrebbe stare più attenta Laura
Boldrini. Perché forse non conosce come va a finire quella
scena de “i Vitelloni”. La macchina con a bordo quello sbruffone di Sordi si blocca. E lui, insieme ai suoi amici, devono mettersi a correre, inseguiti da un’orda inferocita di operai. Donna
avvisata, mezza salvata.
Il Lingotto ora più vicino
al rientro in Confindustria
“
Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria
Qui ero seduto di fianco a
lui, il rapporto personale
con Marchionne è ottimo,
però in questo momento non
stiamo assolutamente parlando
di alcun rientro". Cosi' il presidente
di Confindustria Giorgio Squinzi,
ha risposto ai cronisti, nel corso
dell’assemblea degli industriali
di Torino, che gli chiedevano se
all'orizzonte potrebbe esserci un
rientro di Fiat in Confindustria.
"Se Fiat decidera' di rientrare lo
farà autonomamente, noi non
esercitiamo pressioni". Squinzi
ha ricordato che "Confindustria
e' un'istituzione a cui si aderisce
se si e' convinti, noi non forziamo
nessuno. E' un'associazione aperta a tutti quelli che fanno gli imprenditori, in particolare quelli
che fanno manifattura".
''Credo che nel patto sulla rappresentanza che abbiamo sottoscritto con tutte le parti sociali ci
sia la possibilita' di evitare per il
futuro questo tipo di sentenza'',
ha poi aggiunto Giorgio Squinzi,
a proposito della sentenza della
Consulta sull'articolo 19 dello
Statuto dei Lavoratori. ''Io non
sono un giurista. Credo che prima
bisognerebbe vedere il dispositivo
della sentenza. Si potra' fare una
riflessione dopo avere conosciuto
esattamente i dettagli''.
Tra i presenti, anche il ministro
dello Sviluppo economico Flavio
Zanonato, che ha detto tra l’altro:
"La Fiat rappresenta un patrimonio e asset del Paese, non
qualcosa di staccato o indifferente, va benvoluto, aiutato in
ogni modo. C'e' piena disponibilita' del Governo, se siamo
tutti d'accordo cominciamo ad
agire ognuno nel proprio ambito,
a collaborare attivamente. Tempo da perdere non c'è. Ho incontrato Sergio Marchionne e
John Elkann i quali mi hanno
assicurato la piena volonta' dell'azienda di mantenere in Italia
produzione e investimento. Io
ho dato la piena disponibilita'
mia e del governo a collaborare
attivamente'', ha aggiunto Zanonato.
Il vescovo di Nola davanti ai cancelli dell’industria di Pomigliano e l’azienda lo critica
Altro che don Camillo e Peppone…
N
La solita Cgil difende a spada tratta il presule, che intanto accetta di andare in fabbrica
di Igor Traboni
on accenna a placarsi la polemica tra
la Fiat e il vescovo
di Nola (nella cu
Diocesi ricade lo
stabilimento di Pomigliano)
Beniamino De Palma. Uno
scontro nato dopo la presenza
del presule ai cancelli di Pomigliano per la protesta contro
i sabato al lavoro. Per la Fiat
con quel gesto il vescovo di
si e' messo ''dalla parte dei
violenti e prevaricatori''. Da
qui l'invito a visitare lo stabilimento con i ''3.200 lavoratori
degni quanto gli altri della sua
solidarietà, arrivato dal direttore della fabbrica campana,
Giuseppe Figliuolo. Immediate
le reazioni, anche da parte
sindacale.
''Il Vescovo - dice il segretario
della Cisl, Raffaele Bonanni deve usare la virtu' del discernimento perche' la posizione della Chiesa e' molto
importante. Quella della Chiesa e' una posizione di equilibrio che guarda a tutti''. Subito
d'accordo con il vescovo, visto
che stavolta fa comodo assumere le posizioni della Chiesa,
la Cgil che giudica un ''attacco
gratuito, volgare e mistificatorio'' la lettera inviata dalla Fiat
al vescovo di Nola, mons. Beniamino Depalma. D’accordo
con la posizione del vescovo
anche alcune associazioni cattoliche vicine alla sinistra, ad
iniziare dall’Azione Cattolica.
Intanto ieri lo stesso Depalma
ha provato a rasserenare gli
animi, accettando l'invito del
direttore dello stabilimento
della Fiat di Pomigliano, Giuseppe Figliuolo. "Non e' mia
intenzione aprire polemiche
a distanza sui singoli aspetti
sollevati, credo anzi che solo
le relazioni personali, faccia a
faccia, possano chiarire le diverse posizioni e consentire
di superare pregiudizi ed equivoci", ha detto il prelato.
Sperando di avere, con la visita, "l'opportunita' di un confronto franco e diretto. La Chiesa non conosce la parola 'contro', ne' tantomeno, nelle vicende sociali, assume posizioni pregiudiziali a favore dell'una o dell'altra parte. Siamo
tutti sulla stessa barca, e' questa la mia ferma consapevolezza. Ma un vescovo, un pa-
store, non e' un dirigente di
un'azienda: quando vede e
sente uomini gridare, ha l'obbligo morale di andare a vedere e sentire con i suoi occhi
e con le sue orecchie. Non
puo' girare la faccia, non puo'
fare calcoli prudenziali, non
puo' pensare al proprio tornaconto".
"Credo che oggi, in questo
tempo cosi' difficile, i complici
dei violenti siano tutti coloro
che stanno rinchiusi nei loro
fortini sperando che la burrasca passi senza bagnarli - conclude il vescovo di Nola - La
Chiesa ha una sola preoccupazione: che le famiglie non
perdano il salario. E proprio
perche' conosco la complessita' dei problemi, ho spesso
incoraggiato le organizzazioni
Don Camillo e Peppone
dei lavoratori a dare credito e
fiducia ai piani dell'azienda".
Sulla vicenda è intervenuto
anche l’ad di Fiat, Sergio Marchionne: “Lo stanno esponendo ad una situazione difficile".
Cosi Marchionne nel corso
di un colloquio privato con
l'arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, a proposito del vescovo di Nola.
Una affermazione a cui l'arcivescovo di Torino ha risposto:
"mi dispiace".
4
Martedì 9 luglio 2013
Focus
La raccolta differenziata, cruccio del tricolore
Nonostante da più fronti arrivino moniti per la salvaguardia dell’ambiente, il Paese non sembra recepire il messaggio
U
Dal confronto europeo si esce sconfitti: i Comuni ricevono per i rifiuti da riciclare cifre inferiori alla media comunitaria
di Francesca Ceccarelli
n dossier di
Esper (Ente di
studio per la
pianificazione
ecosostenibile
dei rifiuti)ha realizzato per
conto dell’Associazione
Comuni Virtuosi un’indagine sull’intero sistema italiano di raccolta e riciclo
dei contenitori (barattoli
di vetro e plastica, ma anche brik di cartone, lattine
di alluminio, scatole in legno e acciaio). Un sistema controllato dal consorzio nazionale
Conai, ente privato senza scopo
di lucro nato con il decreto Ronchi
del 1997. Esper ha passato al
setaccio le relazioni di bilancio
consuntivo 2012 del Conai e dei
6 consorzi di filiera che vi aderiscono: risultati altamente discutibili. Su 813 milioni di euro di ricavo complessivo nel 2011, solo
298 milioni sono stati riconosciuti
ai comuni. “ Appena il 37 per
cento — dichiara Ezio Orzes,
uno dei curatori della ricerca e
assessore all’ambiente di Ponte
alle Alpi dove la raccolta differenziata è al 90 per cento —
quando in Francia la stessa quota
supera il 92, contribuendo così
a migliorare il servizio offerto
dagli enti locali ai cittadini. Perché
così poco in Italia? E dove va a
finire il resto?”. Secondo i dati
raccolti un comune italiano che
consegna ai centri Conai una
tonnellata di carta ottiene un assegno da 42 euro, contro i 179
della Francia, i 108 del Belgio, i
135 del Portogallo. Numeri discordanti e non spiegabili. Stessa
disparità per la plastica: 291 euro
a tonnellata in Italia, 596 in Francia,
addirittura 782 in Portogallo. Idem
per l’alluminio: 443 euro da noi,
605 in Belgio. Un po’ meglio con
il vetro: 39 euro a tonnellata, 38
euro in Francia (ma 47 in Portogallo). Stano a queste stime è facile capire l’insuccesso della differenziata in Italia: un sindaco
che investe risorse pubbliche
nell’organizzazione della raccolta
differenziata vede rientrare meno
soldi che il collega francese, portoghese o belga.
Eppure il sistema consortile Conai, è uno dei più
efficaci a livello internazionale: l’anno scorso su
11 milioni di tonnellate di
imballaggi finiti nel cestino
ne sono stati riciclati 7,1
milioni, il 63,9 per cento.
Le filiere del riciclo di carta,
vetro, acciaio, legno, alluminio e plastica si alimentano economicamente con
la vendita all’asta di una
parte dei materiali (nel 2011 il
ricavo è stato di 221 milioni di
euro) e con i contributi ambientali,
i cosiddetti Cac, che ogni produttore o importatore di merce
imballata deve versare per legge
al Conai (592 milioni di euro nel
2011). “I contributi dovrebbero
servire per disincentivare la produzione di contenitori inquinanti
— spiega ancora Orzes — invece
quelli in vigore in Italia sono i più
bassi d’Europa, quattro volte inferiori rispetto alla media”. Anche
in questo caso l’Italia ne esce
sconfitta: in Francia per una tonnellata di carta e cartone prodotta
si versano 160 euro, in Italia appena 6; per l’alluminio il contributo
medio nella Ue è di 174 euro a
tonnellata, da noi 45 euro. E’
chiaro che qualche cosa è andata
LIFE+ NATURA E BIODIVERSITÀ
L’Italia alla carica del “green”
n paese sempre più
eco-sostenibile: è
questo lo scopo dei
nuovi progetti europei in
via di attuazione. Ben 52
saranno finanziati: 38 nella categoria Politica e governance ambientali, 12
in Natura e biodiversita'
e 2 nella categoria Informazione e comunicazione, per un totale di 106,2 milioni di euro. Si
chiamano “LIFE+ Natura e biodiversita'” e hanno
lo scopo di migliorare lo stato di conservazione
delle specie e degli habitat in pericolo. L'investimento
complessivo è di 247,4 milioni di euro a cui vanno
aggiunti circa 139,3 milioni dell’Ue. La maggior
parte di essi (82) rientra nella categoria ''Natura'' e
concorre ad attuare le direttive Uccelli e/o Habitat e
la rete Natura 2000. Gli altri 10 sono progetti pilota
che vertono su aspetti legati alla biodiversita' (categoria di progetti LIFE+ ''Biodiversita'''). Ci sono
poi i progetti LIFE+ Politica e governance ambientali,
U
storta nel sistema Conai: nel 2012
diversi comuni hanno scelto di
non rinnovare la convenzione e
di gestire direttamente il riciclo
degli imballaggi, soprattutto quelli
di legno e carta che su tutti hanno
un grande valore sul mercato
delle materie prime. Ben 225mila
che contribuiscono a migliorare le politiche con
idee, tecnologie, metodi
e strumenti innovativi.
Circa 146 progetti che
per un investimento totale
di 298,5 milioni di euro.
L'apporto dell'Ue è fissato
a 136,8 milioni. Infine i
progetti LIFE+ Informazione e comunicazione
che puntano a dare maggiore spazio all’ambiente
nell’ambito della comunicazione. Ben 10 le iniziative
che verranno portate a termine da varie organizzazioni
pubbliche e private operanti sul fronte della natura
e/o dell'ambiente. Nove gli Stati membri coinvolti
che hanno investito un totale di 10,5 milioni di
euro, meta' del quale (5,2 milioni circa) coperto
dall'Ue. Natura e biodiversità le questioni trattate
da quattro dei 10 progetti, mentre gli altri sei
vertono sui cambiamenti climatici, l'efficienza delle
risorse e la prevenzione dell'inquinamento nelle
F.Ce.
zone costiere.
“utilizzatori” (aziende, punti-vendita, enti) sono usciti dal consorzio
e nel contempo di sono state
20 mila nuove adesioni. Arriva
allora una proposta da Gianluca
FIoretti, presidente dell’Associazione comuni virtuosi: “Ora che
l’Anci dovrà rinegoziare l’ac-
cordo quadriennale con Conai
— dice— noi facciamo una proposta: triplicare i contributi Cac
riducendo al contempo i costi
operativi del sistema Conai. Solo
così impegnarsi nella raccolta
differenziata diventerà davvero
conveniente”.
5
Martedì 9 luglio 2013
Anniversari
9 luglio 1872: tutti i giornali raccontano il ritrovamento dell’esploratore scozzese ad opera di Henry Stanley, avvenuto il 10 novembre 1871
“Doctor Livingstone, I presume …”
I resoconti dei quotidiani dell’epoca sulla vicenda, 141 anni dopo. Un viaggio nell’Africa Nera che sembra un romanzo
di Emma Moriconi
ra il 9 luglio 1872 quando
le testate di tutto il mondo
riportavano la notizia del
ritrovamento dell'esploratore scozzese David Livingstone,
scomparso in Africa durante una
missione.
"Ho potuto constatare che le acque
del Nilo discendono da un vasto
altipiano posto tra il 10° e il 12°
grado di latitudine sud … i corsi
d'acqua che vi nascono sono innumerevoli; e starei per dire che
per contarli ci vorrebbe quasi la
vita di un uomo. Il disegno a volo
d'uccello di certe parti di questo
altipiano somiglierebbe ai rilievi
di ghiaccio che si formano d'inverno sui vetri. Tutte codeste sorgenti partono da uno stagno, nel
punto più alto d'una vallata poco
profonda".
Sembra un romanzo di Kipling. E
invece è un passaggio tratto da
una delle lettere che Livingstone
scrisse tra il 1870 e il 1871. Lo ritroviamo, insieme ad altri spezzoni,
in un' ingiallita seconda pagina
de "La Perseveranza", quotidiano
milanese, datata martedì 13 agosto
1872.
Dobbiamo fare attenzione a maneggiarla, tanto è delicata: sembra
uscita da una macchina del tempo,
l'inchiostro appena sbiadito, la
carta spessa e a tratti logorata
dagli anni.
Livingstone non aveva più dato
notizie di sé dal 1866: dopo aver
scoperto i Laghi di Mwern e di
Bangweulu e aver risalito il corso
del Lualaba, era rimasto isolato
nella regione dei Grandi Laghi e
privo dei mezzi di comunicazione.
Venne dato per disperso fino al
1871, quando fu appunto raggiunto da Henry Stanley. Il ritrovamento era avvenuto, in verità, il
10 novembre del 1871, ma la notizia giunse al mondo civilizzato
solo alcuni mesi più tardi. Anche
perché Stanley aveva deciso, nel
frattempo, di proseguire con il
suo nuovo amico l'esplorazione
delle rive settentrionali del lago.
E
Livingstone, l’esploratore missionario
La storia di David Livingstone comincia a Blantyre, in Scozia, nel
1813. Nato in una famiglia umile,
riesce a laurearsi in medicina. A
soli 27 anni, nel 1840, si reca come
missionario in Africa del Sud e pochi anni dopo si sposa. Dal 1840 al
1849 esplora tutta la regione del
Bechuanaland e attraversa per primo il deserto del Kalahari fino al
lago Ngami. Tra il 1851 e il 1852
raggiunge per primo lo Zambesi
e inizia la traversata dell'Africa.
Nel 1854 giunge a Luanda, in Angola e, durante il viaggio di ritorno,
scopre le cascate dello Zambesi:
sarà lui a battezzarle "Cascate Vittoria" in onore della Regina. Nel
1856 torna in Inghilterra e nel 1858
intraprende una nuova spedizione
in Africa per conto del governo
inglese. Nel 1859 scopre il lago di
Niassa ed esplora l'altopiano dei
Grandi Laghi. Nel 1862 sua moglie,
che lo seguiva nelle imprese esplorative, muore. Ma Livingstone non
si ferma e, dopo numerose scoperte, dell'esploratore scozzese
si perdono le tracce.
nella zona del lago Tanganica. Qui incontra un
uomo negro che in inglese gli urla: "Come
state, signore?". "Salve,
I festeggiamenti per
chi diavolo sei?" gli riStanley
sponde Stanley. "Il servo del dottor LivingstoLa Gazzetta di Milano
ne" ribatte l'uomo, e
di "sabbato" 17 agosto
poi corre via verso il
1872 (si, sabato, sul
villaggio. Stanley lo sequotidiano di oltre un
secolo fa è scritto progue e giunge davanti
prio con due "b"): una
ad una capanna di fancolonna è dedicata, a
go. L'incontro tra i due
pagina 2, al resoconto
è passato alla storia:
di un banchetto orgasiamo in epoca vittonizzato in onore di
riana, e non ci si può
Stanley dai giornalisti
certo lasciar andare ad
londinesi. Henry Moresternazioni di gioia e
ton Stanley, infatti, era
tripudio! e neppure di
diventato celebre grastupore. Stanley esorzie al ritrovamento di
disce con una frase che
Livingstone, e trattato
è diventata celeberricon tutti gli onori, oltre
ma: "Doctor Livingstoche ampiamente rine, I presume … ". Fredda, educata, in una pacompensato in termini
L’incontro tra Stanley e Livingstone del 10 novembre 1871
rola: vittoriana. Stanley
economici.
racconterà poi: "Sarei corso
"Il signor Stanley rammentò
da lui, ma ero intimorito dalla preaver egli ricevuto, nel profondo di
L’incontro
una notte, da James Gordon Bennet,
senza di una tale folla. Lo avrei abPer raggiungere il villaggio dove
proprietario del New York Herald,
bracciato, ma non sapevo come
due Africani gli avevano detto trol'ordine di andare in traccia di Livarsi "l'uomo bianco molto vecchio
mi avrebbe ricevuto; così feci ciò
vingstone, ed essere partito subito
e malato", Stanley impiega una setche codardia morale e falso orgo-
Alcuni quotidiani del luglio 1872
il domani di buon mattino. Al suo
timana. La peggiore di tutto il viagglio suggerivano essere la cosa
arrivo a Zanzibar, ebbe dal dottore
gio, racconterà. Costretto ad avanmigliore: camminai decisamente
Kirk informazioni assai scoraggianzare di notte, con poche e brevi
verso di lui, mi tolsi il cappello, e
ti, ma per questo non indietreggiò
soste, dopo giorni di cammino fidissi: "Dr. Livingstone, I presume?"
all'adempimento della sua missionalmente arriva nei pressi di Ujiji,
Il dialogo tra i due è sempre formale: "Conoscete il
ne, essendo formali
New York Herald?",
le istruzioni ch'egli
chiede Stanley. "Oh,
aveva ricevute. Il
chi non conosce
primo giorno di fequello spregevole
licità ch'egli ebbe
in Africa, fu quello
giornale!" risponde
in cui gli si diede
Livingstone. Stanley
di Livingstone un'inriferirà, in un artiformazione certa.
colo pubblicato nelDa quel giorno era
l'agosto 1872, che
tracciata la sua dila risposta fu "Oh,
rezione. Egli non
chi non conosce
errò più nell'avvenquel giornale?",
tura: sapeva dove
estromettendo l'agrintracciare "l'uomo
gettivo "spregevobianco", morto o
le" e guadagnandovivo, e malgrado le
si così un'altra besinistre predizioni
nemerenza dal suo
che gli si erano fatte
editore.
alla sua partenza
Le nostre ricerche
dalle coste di Zansui passi di LivinStanley e Livingstone “si raccontano le difficoltà del loro avvenire”
gstone e Stanley ci
zibar".
portano ad avere tra le mani una
vecchia copia del quotidiano “La
Lombardia” di martedì 9 luglio
1872, che riferisce il sunto dei dispacci di Stanley riportato dal Times dell’epoca: “Poche ore dopo
- scrive – i due nuovi amici, assisi
sopra una pelle di capra, e separati
dagli Arabi, poterono liberamente
dare sfogo alle loro reciproche
congratulazioni, raccontandosi a
vicenda le difficoltà del loro avvenire”. La stessa cronaca la ritroviamo in lingua francese sul “Journal des Débats – Politiques et Littéraires”, edition des departemens,
sempre della stessa data.
Livingstone però non si lascia riportare in Inghilterra. Piuttosto, è
Stanley che si lascia trascinare in
un altro viaggio.
La separazione
I due si separano solo il 14 marzo,
quando trattenere l'emozione alla
maniera vittoriana diventa impossibile e la commozione prende il
sopravvento. Stanley riparte, lascia
per sempre dietro di sé l'esploratore che aveva impiegato due anni
a trovare, e si avvia in Patria. "Lo
guardai a lungo - annotò - per
imprimermi i suoi tratti nella memoria". Durante il viaggio di ritorno, ad Aden Stanley riceve un
telegramma di Bennet: "Siete famoso quanto Livingstone, avete
scoperto lo scopritore. Accettate
i miei ringraziamenti e quelli del
mondo intero". E' il suo momento
di gloria: torna dalla sua missione
da vincitore, riporta a casa i diari
di Livingstone e numerose carte
geografiche, riceve encomi e
fama, e anche molto denaro. Ma
soprattutto scopre la passione per
l'esplorazione, tanto da tornare in
Africa nel 1874 e da rimanervi
fino al 1877, per continuare l'opera
evangelizzatrice di Livingstone.
Che, nel frattempo, il 1 maggio
1873 era morto. Vi torna anche
per motivi politici, a dire il vero.
Oltre alla passione per i territori
misteriosi e sconosciuti del continente nero, c'erano anche ragioni
economiche legate all'imperialismo europeo a riportare Stanley
laggiù. Tuttavia è grazie a lui che
furono rilevate le sorgenti del Nilo
e che fu dimostrata la navigabilità
del fiume Congo sino al mare.
Henry Morton Stanley era nato il
10 giugno 1840 nel Galles con il
nome di James Rowlands. Era rimasto orfano a sette anni e condotto in orfanotrofio, da dove era
fuggito nel 1856 per raggiungere
New Orleans. Qui era stato adottato da un commerciante da cui
aveva preso il nome con cui, poi,
era diventato famoso. Nel 1867
era diventato giornalista e aveva
cominciato a lavorare come inviato
speciale del New York Herald.
La vicenda di Livingstone e Stanley
è stata raccontata nella pellicola
di Simon Langton “Terre Proibite:
in cerca di Livingstone” del 1997.
Una città dello Zambia, posta a
circa 10 km dalle Cascate Vittoria
sul fiume Zambesi, porta il nome
dell’esploratore che all’Africa aveva dedicato tutta la sua vita: Livingstone, che possiede anche un
museo dedicato a lui.
6
Martedì 9 luglio 2013
Da difensore di Morsi a golpista. La storia del Ministro della Difesa che governa, di fatto, l’Egitto
Generale Al-Sisi, il vero
signore delle piramidi
Musulmano fervente, ma cresciuto in Gran Bretagna e Usa. La sua formazione
militare, molto occidentale, ha giocato un ruolo fondamentale nel Paese
di Federico Campoli
o stato di caos in cui versa l’Egitto ha
molti responsabili. Oltre ai soliti noti,
tra questi spicca un nome. Quello del
generale Abdel Fattah Al-Sisi. E’ stato
lui a dare l’ultimatum all’ex presidente Mohamed
Morsi. Ma non era un ribelle, nè un contestatore.
Prima del golpe, non si era mai esposto né a
favore, né contro Morsi. Non aveva preso le
parti di nessuno. E ancora non è del tutto
chiaro se la mossa di destituire il Capo di Stato
sia stata a favore del popolo o dell’esercito.
Abdel Al-Sisi ha avuto un ruolo di primo piano
nella transizione politica che ha portato all’elezione di Morsi. E’ stato lui a spingere per
il prepensionamento di Mohamed Hussein
Tantawi, gerarca di Hosni Mubarak. Allora era
capo dei servizi segreti. La mossa gli ha garantito la nomina a Capo del Consiglio Supremo
delle Forze Armate, nonché di Ministro della
Difesa. Insomma, si è rivelato il braccio destro
dei Fratelli Musulmani. Anche la sua formazione
personale, in quanto fervente religioso, sembrava avvicinarlo ideologicamente alla coali-
L
zione dell’ex presidente. Ma la sua storia ha
qualcosa di diverso dagli altri. Per lo meno,
dagli altri politici. Al Sisi, 59 anni, ha, infatti,
potuto fare affidamento su una solida formazione
militare, costruita a fasi alterne tra l’Egitto,
l’Europa e gli Stati Uniti. In particolare, è stato
ospite presso il “Joint Command and Staff College” in Gran Bretagna nel 1992, quando di
anni ne aveva solo 38, per poi ritornare in
Egitto nel 2003. Ma il suo soggiorno nel Paese
natale non è durato molto. Nel 2006 è entrato
a far parte dello “Us Army War College”. Non
bisogna, però, pensare che Al-Sisi sia il solo
dei vertici militari ad aver ricevuto una simile
formazione. Anzi, andando a spulciare i nomi
degli alti gradi, effettivamente, non se ne trova
uno cresciuto esclusivamente in casa. Si può
notare che gli Stati Uniti siano il loro comune
denominatore. Tornato di nuovo in Egitto, ha
dovuto aspettare solo 5 anni. Il tempo che
cada Mubarak, di mettere fuori gioco Tantawi
ed ecco lì che arriva ad occupare i posti in
prima fila del governo del Paese. E non si
parla solo di cariche prettamente politiche,
ovviamente. In Egitto, essere Capo di Stato
Francia
Nizza, il sindaco
chiama alla rivolta
contro gli zingari
Christian Estrosi
l sindaco di Nizza, Christian
Estrosi, del partito di centro
destra Ump, torna a far parlare
di sé. Dopo le frasi choc sul “riavvicinamento” della città all’Italia,
il primo cittadino affronta con
decisione le questioni “rom” e
Islam. In una recente intervista,
Estrosi ha, infatti, condannato i
“comportamenti criminali” degli
zingari e ha chiamato i sindaci
francesi alla “rivolta”, invitando
a combattere “a modo suo” il fenomeno degli accampamenti illegali. “Abbiamo tutti i mezzi per
farlo” dice. Subito è esplosa la
polemica. Il deputato socialista
Rihan Cypel ha accusato il sindaco
di Nizza di aver incitato ai “pogrom”. Pronta la risposta del primo cittadino. “Io parlo di agire
contro quella delinquenza che
priva dell’altrui proprietà e Cypel
parla di pogrom. Uno scivolone
del Partito socialista” dichiara via
I
Twitter. Evidentemente,
la frase sull’agire “a
modo suo” deve aver
suscitato più di qualche incomprensione.
E’ vero che Estrosi
promette dei provvedimenti radicali contro
gli accampamenti abusivi, come quello di
staccare elettricità, acqua corrente e di voler
imporre una multa di
620mila euro. “Se non
pagheranno sequestreremo i loro veicoli”
dice il sindaco. Ma di
violenza non è stata
fatta menzione. In realtà, quello che ha scatenato le
parole del sindaco di Nizza, sembra essere stata una visita fatta
ad un accampamento di nomadi.
L’insediamento, infatti, è posizionato in un campo di calcio della
città. Ovviamente è abusivo. Estrosi si è presentato personalmente
degli abitanti del posto. Prima ha
chiesto loro di spostare i veicoli,
poi, visto il netto rifiuto, ha annunciato che, innanzitutto, avrebbe
fatto installare delle telecamere
di controllo dalla polizia. Le associazioni rom hanno annunciato
querele per istigazione all’odio.
Ma Estrosi va avanti nell’intento
di “domare” i nomadi.
Ma il primo cittadino di Nizza
non si ferma alla questione rom.
Le dichiarazioni rilasciate sull’Islam, identificata come “religione incompatibile con la democrazia”, sono state oggetto di
polemica e scandalo.
F.Ca.
Maggiore, significa controllare degli interessi
economici che arrivano a superare il 40% del
Pil. Senza parlare dei miliardi di dollari che
escono dalle casse del Pentagono, per approdare in quelle dell’esercito egiziano. E, nonostante il Paese continui a versare in una
spaventosa crisi economica, Morsi si è sempre
guardato bene dal toccare gli aspetti economici
dell’esercito. A quanto pare, non gli è servito
a molto. Anche perchè gli interessi dei militari
vanno molto oltre quelli monetari. E’ necessario
tenere conto della vicinanza di Morsi ad Hamas.
Scomoda per Usa e Israele. Al contrario,
durante l’era di Mubarak, l’esercito egiziano
ha collaborato a stretto contatto con l’intelligence
di Tel Aviv per combattere i fondamentalisti
nel Sinai. Dunque, non c’è da stupirsi se la
prima mossa dei militari, subito dopo l’emanazione dell’ultimatum a Morsi, sia stata quella
di bloccare i tunnel per la Striscia. Al Sisi continua a giocare un ruolo fondamentale. Come
ne uscirà il Paese è ancora difficile dirlo. Ma,
sicuramente, le Forze Armate continueranno
ad avere l’egemonia per molto tempo ancora.
Salvo imprevisti.
Esteri
Francia: asilo politico
ad un’attivista Femen
di Carola Parisi
a Francia avrebbe concesso lo status di rifugiata a una delle leader del gruppo femminista Femen. L'ucraina Inna Shevchenko,
aveva presentato domanda nel febbraio scorso,
quando era scappata dal suo paese per rifugiarsi
a Parigi. In piena notte, approfittando dell’ oscurità,
si era calata di nascosto dal balcone di casa ed
era fuggita eludendo la sorveglianza dei servizi
segreti ucraini, che la controllavano 24 ore su 24.
L'ufficio francese di protezione di rifugiati e apolidi
(Ofpra), responsabile per questo tipo di pratiche,
non ha confermato l'informazione, spiegando che
si tratta di procedure "confidenziali". Ma la Shevchenko ha già divulgato la notizia ad agenzie di
stampa francesi. L'ottenimento dello status di rifugiata, ha spiegato la Shevchenko, è un elemento
"strategico" per lei e per le Femen, perché "per
sviluppare il movimento abbiamo bisogno di un
luogo, di un Paese".
Il gruppo di 'neo-femministe' ucraine, divenute
celebri per le loro proteste a seno nudo in luoghi
ad alto valore simbolico, aveva già scelto Parigi
come nuova sede nel settembre scorso, creando
in un quartiere popolare della capitale francese
il suo primo "centro di training" per nuove militanti.
Inna Shevchenko, 23 anni, era diventata una ‘osservata speciale’ da quando, a metà agosto, aveva
segato una croce dedicata alle vittime dello stalinismo nel pieno centro di Kiev: un gesto di solidarietà nei confronti delle tre rocker della band
‘Pussy Riot’, poi condannate a due anni di reclusione per una preghiera punk anti Putin nella
cattedrale di Mosca.
L
Eurosky Tower .
Entrare in casa e uscire dal solito.
Il relax ha una nuova casa.
Eurosky Tower è il grattacielo residenziale di 28 piani che sta sorgendo a Roma, nel prestigioso quartiere
dell’EUR. Un progetto modernissimo e rivoluzionario che coniuga esclusività e tecnologia, ecosostenibilità
ed eleganza. Eurosky Tower è destinato a diventare un simbolo di Roma e soprattutto un grande investimento
che si rivaluterà nel tempo. Le residenze sono state progettate per offrire spazi comodi, ma al tempo stesso
funzionali, perfettamente rifiniti in ogni dettaglio e con tagli che vanno dai 50 mq fino agli oltre 300 mq.
La combinazione dell'esclusività del progetto, del prestigio della vista e della qualità progettuale offre
un'opportunità unica per chi ricerca una residenza abitativa di primissimo livello nella Capitale.
Al 19° piano, ad oltre 70 metri di altezza, sono state realizzate le prime tre residenze campione,
altamente rifinite in ogni singolo dettaglio. Per prenotare la tua visita contatta i nostri consulenti
al numero 800 087 087.
RE AWARDS
Premio Speciale
Smart Green Building
UFFICIO VENDITE
Roma EUR
Viale Oceano Pacifico
(ang. viale Avignone)
Numero Verde 800 087 087
www.euroskyroma.it
7
Italia DA ROMA E DAL LAZIO
Marino e la ricerca del nome perduto
Martedì 9 luglio 2013
Si dimette il capo della polizia municipale Buttarelli, contrario ai vigili “spaventapasseri” dell’abusivismo
S
Ora è ‘caccia’ al sostituto, sicuramente un esterno. Il neo-sindaco punta a un ex prefetto
con la sua stessa idea di sicurezza, ed intanto non si è deciso neanche per l’interim
di Carola Parisi
i aspettava un nome
che però non è arrivato.
Non è facile da credere,
visto i tempi lunghissimi
(formazione della Giunta e presidenti di Commissione)
della nuova gestione Marino.
Una domenica all’insegna del
nubifragio che non ha risparmiato una delle prime tempeste
‘politiche’ sul nuovo sindaco
della Capitale. Serve un nome
ed alla svelta (se possibile) che
sostituisca il capo della polizia
municipale di Roma Carlo Buttarelli. “Ragioni personali”, è
questa la motivazione ufficiale
delle sue dimissioni. Una decisione radicale, che sembra essere legata allo scontro sull'abusivismo con il neosindaco
Ignazio Marino. Nei giorni scorsi, infatti, la notizia di una lite tra
i due, aveva messo in discussione il ruolo dell’ormai ex capo
della polizia municipale di
Roma. Il primo cittadino avrebbe
fatto pressioni per cominciare
al più presto ad eliminare gli
abusivi dalle piazze del centro
storico. L’operazione avrebbe
comportato l’impiego di 300
agenti in più per un costo di un
milione e 200mila euro di straordinari. E le unità in più dovevano essere rosicchiate qua e
la ai gruppi periferici della Municipale. Togliere alle periferie
per curare l’immagine del centro, dove il neo-sindaco si diletta
a passeggiare in sella alla sua
Nella foto, l’ ex capo della polizia municipale di Roma Carlo Buttarelli
bicicletta. Dopo diverse ‘ricognizioni’, Marino avrebbe preteso provvedimenti tempestivi
dall’ormai ex comandante Buttarelli.
La nota del Campidoglio. Marino - si legge in una nota del
Campidoglio - questo pomeriggio ha ricevuto una lettera
di dimissioni firmata dal Comandante generale del Corpo
di Polizia di Roma Capitale.
Nella lettera, datata 7 luglio, il
Comandante manifesta la sua
Sanità, bando “trasparente”
ma dietro s’intravvede il Pd
S
inistri particolari dietro la nuova guida sanitaria regionale.
Sinistri perché i criteri di esperienza, professionalità e
grande competenza di cui ci si riempie la bocca ultimamente
a viale Cristoforo Colombo sembrano cozzare con una
realtà dura, che dalla Provincia di Roma in tempi recentissimi
(ed anche in settori diversi dalla sanità) è stata importata
immediatamente dopo il voto. Tutto merito del bando pubblico per la nomina dei dirigenti sanitari, notizia cui le
grancasse regionali hanno dato enorme rilievo ma che
rischia di essere soltanto la facciata dietro la quale nascondere
i soliti meccanismi della vecchia politica.
Un raggio di luce in tal senso viene gettato sull’intera
vicenda dal vice presidente del consiglio regionale, Francesco
Storace. “Gli zelanti cantori di Nicola Zingaretti, con una
faccia tosta incredibile, esaltano il cosiddetto nuovo corso
della regione Lazio per le prossime nomine nella sanità regionale. Alcuni di costoro, esaltati, gasati, fumati, arrivano a
scrivere che la decisione di Zingaretti di promuovere un
bando pubblico via web per scegliere i prossimi direttori
delle Asl e affidare la decisione all'Agenas, l'agenzia nazionale di sanità, è una specie di rivoluzione. Abbiamo
trovato la soluzione e non lo sapevamo. I partiti finalmente
spariscono dalla sanità. Peccato che non è vero. Il presidente
dell'Agenas si chiama Giovanni Bissoni, è compagno di
provata fede e fa politica dalla culla. Nel suo paese, a Cesenatico, ha fatto il sindaco, il vicesindaco e l'assessore.
Poi, nel 1990, è diventato consigliere regionale dell'Emilia
Romagna, nel '93 capogruppo del Pds, e poi dal '95 al
2009 (quattordici anni!) assessore alla sanità per essere
poi nominato prima all'agenzia del farmaco (Aifa) e poi finalmente presidente dell'Agenas. Dopo la cabina di regia
sulle politiche per la salute affidata all'ex consigliere regionale del Pd Alessio D'Amato, ora Bissoni. Almeno Zingaretti metta a tacere i suoi aficionados. La sanità laziale
resta politicissima”.
R.V.
intenzione di rassegnare le proprie dimissioni per ragioni personali. La dichiarazione di Marino: “Ho immediatamente cercato il Comandante Buttarelli,
per ringraziarlo del lavoro svolto.
Nelle prossime ore assumerò
le conseguenti iniziative, nell'interesse dei cittadini e dello
stesso Corpo di Polizia”, ha
commentato il sindaco di Roma.
Prossime ore? Diciamo prossimi
giorni (e chissà quanti).
Toto nomi. L’identikit del suc-
cessore di Buttarelli c’è già: un
esterno al corpo dei vigili e all’amministrazione, dotato dell’autorevolezza che i tempi richiedono, oltre che di una visione della sicurezza compatibile con quella del sindaco (insomma uno di loro). In attesa
di trovare la persona giusta
l’Amministrazione Marino affiderà l’incarico a interim a uno
dei vice comandanti, come previsto dal regolamento della polizia municipale. La scelta do-
vrebbe ricadere su Antonio Di
Maggio, vigile di stile fortemente
interventista (forse troppo, dicono nel centrosinistra), che ha
prevalso su Donatella Scafati,
la quale avrebbe il profilo perfetto per questa amministrazione, ma è indagata, con accuse ancora tutte da dimostrare,
per la vicenda del concorso
dei vigili.
In cima alla lista ci sarebbe il
nome di Luca Odevaine, ex vicecapo di gabinetto di Veltroni.
Ma la sua sarebbe una nomina
troppo politica. Una cosa è certa: il successore di Buttarelli
non avrà vita facile, dovrà rinsaldare da una parte il legame
con i cittadini, dall’altra quello
interno al corpo di polizia. Sul
suo tavolo ci sono già dossier
complicati: non soltanto l’abusivismo, ma anche la riorganizzazione dei gruppi che ancora non si sono adeguati all’accorpamento dei municipi.
Le reazioni. Marino parte con
il piede sbagliato. “Con le dimissioni annunciate del Comandante Buttarelli il Sindaco
Marino parte col piede sbagliato nella gestione del Corpo
della Polizia Locale di Roma”.
Lo afferma in una nota Stefano
Giannini segretario romano del
Sulpl (Sindacato unitario lavoratori polizia locale): “Il Sindaco
Marino perde sicuramente la
possibilità di avvalersi di una
figura di spiccata efficienza e
riconosciuta professionalità e
confidiamo che possa trovare
le motivazioni giuste per convincere Buttarelli a restare. Di
certo non vorremmo finire
come i colleghi della polizia
Provinciale di Roma diretti da
un esterno nominato per i suoi
trascorsi politici e non invece
per essere un appartenente al
Corpo formato e selezionato.
Dopo la caduta in bici e le dimissioni di Buttarelli, al sindaco
Marino consegneremo una bottiglietta di acqua benedetta”. E
forse ci vuole proprio.
Troppa grazia, San Nicola
SU MMIT AL CAMPIDOGL IO: RO B OA N TI A N N UN CI, TRIS TE R EA LTÀ
Il presidente della Regione promette 800 milioni per Roma Capitale
Storace si chiede: “Dove conta di trovare i soldi, se non c’è un euro?”
D’
di Robert Vignola
amore e d’accordo, sì. Ma ora bisognerà vedere se il matrimonio
tra Regione Lazio e Roma Capitale
resisterà alla crisi economica, che come
d’altronde noto è tra i più duri banchi di
prova per ogni coppia che si rispetti. Fatto
sta che, inevitabilmente, il summit tra Nicola
Zingaretti e Ignazio Marino avvenuto ieri
all’aula Giulio Cesare è stato definito “storico” dalla solita stampa romana accondiscendente, non parca di particolari, non
avendo mancato di spiegare che gli assessori regionali sono giunti in Campidoglio
con un pullman e hanno preso posto tra i
banchi dell'opposizione. Passando ai contenuti, si sa che politiche di bilancio, trasporto pubblico, mobilità, rifiuti e turismo
sono stati i temi al centro del confronto.
Ma che, guarda caso, del tema dei rifiuti
“non si è discusso per rispetto di un iter
stabilito a livello ministeriale”. Tra le priorità
individuate dalle due giunte quella di un
ufficio per i fondi europei, con la valorizzazione di quello della Regione Lazio a
Bruxelles, che dovrà attivare gli strumenti
per attrarre fondi europei nella capitale.
Poi le dichiarazioni. Nicola Zingaretti ha
annunciato: "La Regione Lazio devolverà
presto a Roma Capitale 800 milioni, grazie
al fatto che è stata la prima, tra le altre, ad
accedere ai fondi stanziati dallo Stato per
pagare i debiti della pubblica amministrazione; Roma Capitale avrà subito 800
milioni di euro che la Regione devolverà
al Comune come prima tranche dell'enorme debito di 1,1 miliardi di euro vantato
dal Campidoglio. Approfitto per ringraziare
Roma Capitale perché l'accordo sul debito
è stato sottoscritto con i Comuni e le Province del Lazio grazie al fatto che Roma
ha rinunciato a 45 milioni di euro, cifra di
cui beneficeranno in questa prima fase
altre Province e Comuni. E' il segno di
un'amministrazione che vuole svolgere la
sua funzione di capitale facendosi carico
delle esigenze del territorio circostante".
Sul trasporto, Zingaretti ha osservato: "Abbiamo ereditato rispetto al Tpl un debito
di 750 milioni che di anno in anno venivano
spostati al futuro. La cifra destinata a Roma
per ora è pari a zero sul tpl. Ci siamo impegnati a devolvere entro l'anno almeno
140-150 mln di euro sulla competenza. Il
rispetto di questo impegno è legato agli
esiti del piano di rientro sulla sanità, sul
quale siamo ottimisti, ma lo stanziamento
dipende da una condizione che stiamo
costruendo. Lasciare Roma senza contributo
è un fatto grave. I fondi per il tpl andranno
direttamente a Roma Capitale sulla base
di un accordo".
Zingaretti ha poi concluso: "Ci sono due
istituzioni diverse, ma un sindaco, un presidente di Regione e due Giunte che formano un'unica squadra per il bene dei
cittadini. Ci sarà poco spazio per la politica
degli annunci e tanto spazio per un metodo
di lavoro per cambiare le cose. Sarà durissima, c'è una situazione economica e
sociale drammatica e questo richiede un
di più di buonsenso da parte della politica:
noi ci stiamo".
A rompere l’idilliaco quadretto di un futuro
radioso da raggiungere calpestando un
tappeto di fiori e rose (rigorosamente
senza spine) ci prova il capo dell’opposizione consiliare alla Regione Lazio, Francesco Storace. Che in maniera meno pomposa, ma assai più graffiante, si interroga
sulla provenienza degli 800 milioni promessi
da Zingaretti a Marino. “Ovviamente chiederemo domani in conferenza dei capigruppo della Pisana che Zingaretti venga
a riferire sugli impegni che ha assunto
con Marino e sulle relative coperture.
Finora ci hanno raccontato che il Lazio era
pieno di debiti, ora i quattrini si trovano facile. È Zingaretti o Silvan?”.
8
Martedì 9 luglio 2013
I nomadi? Violenti e ricchi,
i carabinieri lanciano l’allarme
Situazione incandescente: continuano i roghi dolosi ai moduli abitativi
N
Auto di lusso e immobili di pregio nelle disponibilità di un 55enne bosniaco
che “controlla” anche molti degli alloggi dell’insediamento di Castel Romano
di Ugo Cataluddi
on è passato nemmeno un mese dal
giorno dell’insediamento di Ignazio Marino in Campidoglio, che già la situazione
nomadi sembra esser fuori
controllo. Non si contano più
infatti gli incendi ai container
del campo autorizzato di Castel Romano. Da quando,
come previsto dal Piano Nomadi della giunta Alemanno,
gli sgomberati di Tor de Cen-
ci si sono riversati in massa
nell’insediamento di via
Pontina, è iniziata una vera
e propria faida tra l’etnia
serba, già occupante del
campo, e quella bosniaca,
di gran lunga numericamente superiore alla prima. Sono
più di 15 infatti i moduli andati distrutti, che hanno costretto uomini, donne e bambini, tutti di origine serba,
ad andare a cercare alloggi
altrove. Il risultato? Una decina di nuovi accampamenti
abusivi sparsi per alcune
zone della città, per lo più
centrali, con relativo aumento
di degrado e microcriminalità. In pratica tutto ciò che
la precedente amministrazione voleva evitare e per il
quale ha messo in campo
un ingente sforzo umano ed
economico. Ma è proprio
sulle spalle del passato governo capitolino che ricadono molte delle responsabilità. Tra le mancanze del
discusso piano vi è infatti,
quella di non aver tenuto
conto degli effetti nocivi che
Via Condotti
Bus resta incastrato, danni al cornicione
n Italia ancora non ci arrivano, tantomeno a Roma:
le zone d’attrazione e ad alta densità turistica non
possono essere attraversate da veicoli, men che
meno da giganti bus. L’esempio lampante di questa
asserzione viene dalla cronaca di Domenica scorsa
quando nel pomeriggio un torpedone, a pochi metri
dalle scalinate di piazza di Spagna girando in via dei
Condotti è restato incastrato. Il bus stracolmo di turisti
ha ignorato i divieti, quindi, nel vano tentativo di fare
marcia indietro ha trascinato con sé pezzi di cornicione. Il tutto è accaduto sotto gli occhi di decine di
romani dediti all’apertura dei magri saldi e dei turisti
restati letteralmente a bocca aperta. Come è possibile
I
Tor de’ Schiavi
Stuprata
dal cugino
dopo la discoteca
na serata che doveva essere di
divertimento e che termina, in
un quadro di degrado e di
squallore, in un brutale stupro.
Proprio così: un’altra violenza
sessuale, dopo la discoteca, nella
notte di Roma. Un uomo di 33
anni, cittadino romeno, ha portato
la cugina, connazionale ancora
minorenne, in un locale in zona
Tor de Schiavi, a Roma, poi
all'uscita si è diretto verso un
prato nelle vicinanze e, dopo averle
chiuso la bocca con una mano, l'ha
costretta a un rapporto. La giovane
è riuscita ad allontanarsi ed è' stata
notata dagli agenti del Reparto
Volanti ai quali ha raccontato
quanto le era accaduto. Le
successive indagini hanno portato i
poliziotti a rintracciare l'aggressore
a Lunghezza, dove vive con la
moglie e due figli minori; lo hanno
atteso sotto casa e quando lui li ha
visti ha iniziato a scappare ma,
inseguito, è stato bloccato. In tasca
gli hanno trovato il cellulare della
ragazza, sottratto poco prima della
violenza per impedirle di chiedere
aiuto. Accompagnato negli uffici
del commissariato 'Prenestino', è
stato sottoposto al fermo di polizia
giudiziaria e condotto in carcere.
Dovrà rispondere di violenza
sessuale, sequestro di persona e
G.L.
rapina ai danni di minore.
U
che circolino in tali zone mezzi di trasporto del genere?
A Roma sì. Immediato l’intervento dei vigili che hanno
prestato soccorso al bus e senza discutere imposto
una salatissima multa. Ma la capitale non è nuova a
eventi del genere: lo scorso 30 giugno un altro pullman è rimasto bloccato a Monti, in via Leonina. Ma
chi si prende la briga di assumersi la responsabilità?
Gli amministratori della Capitale si riempiono la bocca
di belle parole ma poi coi fatti latitano: la piaga dei
bus turistici è antica e mai risolta. In tutto il Centro
storico è un continuo circolare indiscriminato a danno
dell’ambiente, dei cittadini e dei beni culturali.
F.Ce.
scaturiscono mischiando diversi gruppi etnici, storicamente contrapposti, come i
due citati.
La palla passa ora a Marino,
cui spetta il difficile compito
di gestire la delicata situazione, liberandosi magari di
quell’aura di stucchevole
buonismo verso la categoria, che lo accompagna sin
dalle prime battute della
campagna elettorale. I cittadini romani non sentono
infatti il bisogno di una politica accondiscendente sul
tema, ma di regole da applicare e da far rispettare,
per la salvaguardia dei romani ma anche degli stessi
rom, o per lo meno per
quella parte che si esime
dal delinquere.
Avrà molto da lavorare quindi il chirurgo dem, perché
qualche contromisura va necessariamente attuata, specialmente alla luce dei nuovi
elementi fatti emergere dai
carabinieri della compagnia Roma Eur, dopo la serie di incidenti a Castel Romano. Gli incendi, tutti di
origine dolosa, sarebbero
infatti imputabili ai “capo
famiglia”, che usavano i vari
alloggi come merce di
Roma
Vita nei campi
La guerra tra etnie inaugurata con
incendi nei giorni scorsi non accenna
ad esaurirsi. E mentre l’esodo verso
Roma continua, se n’è già andato
in fumo un milione di euro
scambio per loschi affari. I
nomadi infatti traevano guadagno subaffittando i vari
moduli abitativi e per tale
ragione ne volevano impedire il “ripopolamento”.
I profitti nati dalla seguente
attività erano inoltre solo
una minima parte di quelli
totali. I carabinieri hanno
infatti reso noto agli uffici
comunali, la presenza di famiglie rom più che benestanti. Ad alcune di loro sarebbero riconducibili auto
di lusso (si parla di Porsche,
Ferrari e Bmw) , e addirittura
alcuni immobili di notevole
valore economico, come una
villetta in piazza Meucci,
di proprietà di un 55 enne
di origini bosniache. Molti
degli alloggi del campo di
Castel Romano sarebbero
destinati a quest’uomo. Su
quest’ultimo e su molti altri
beneficiari delle più svariate
ricchezze, penderebbero
precedenti penali per droga
e decreti di espulsione dall’Italia mai attuati. Impossibile quindi non fare uno più
uno per capire da dove possa provenire tanta floridità
economica. Come impossibile non iniziare seriamente a chiedersi quanto sia
Capocotta
Camorra
Droga a fiumi sulla
spiaggia per nudisti
Sequestri da record
al clan Mallardo
giusto, utile ed opportuno,
continuare con le politiche
permissive che di fatto hanno permesso tutto questo,
e dalle quali sono scaturiti
impegni economici stratosferici da parte del Comune,
che spesso ha sottratto risorse ai cittadini romani davvero bisognosi, per destinarli ai rom. Condannabili
non in quanto rom, ma in
quanto “finti poveri” , evasori e truffatori. E per i quali
sarebbe necessario avviare
i primi provvedimenti di
espulsione. Risale a circa
un milione di euro la cifra
impiegata fino ad ora dal
comune di Roma, per riparare i danni causati dagli
incendi. A questa bisogna
aggiungere il “buco” di
spesa causato dalle bollette
(acqua, gas etc) mai pagate
dagli abitanti dei campi, e
2,5 milioni annui spesi per
i vigilantes utilizzati nei vari
campi. Per non infierire,
tralasciamo quanto costerà
sbaraccare tutti i campi che
si stanno formando giorno
dopo giorno in ogni angolo
della città. Ammesso che
il “buon” Marino decida
effettivamente di sbaraccarli.
Roma, via Filippo Corridoni n.23
Tel. 06 37517187 - 06 45449107
Fax 06 94802087
email: [email protected]
nota per essere la
Èspiaggia per nudisti
più prossima a Roma.
Ma, si sa, il circolo della
trasgressione spesso si
avviluppa su se stesso, e
chiama
trasgressione
altre trasgressione. Così
tra le dune, paesaggistiche e anatomiche, della
spiaggia di Capocotta era
stata avviata una proficua,
ma ben poco naturista, attività di spaccio. Le forze
dell’ordine hanno così deciso di vederci chiaro e il
bilancio è di tutto riguardo: ventisei misure cautelari da notificare e
più di 50 perquisizioni. È questo il risultato dell’operazione antidroga,
condotta dai carabinieri della Compagnia di Pomezia, che ha consentito di smantellare un’attività di spaccio di stupefacenti che interessava
il litorale sud di Roma. Uno dei principali luoghi di vendita erano appunto le dune di Capocotta, dove la droga veniva nascosta in sacchetti
tra la vegetazione ed in alcuni casi sotto la sabbia. Gli spacciatori, per
eludere i controlli delle forze dell'ordine, oltre all'impiego di vedette,
avevano adottato una procedura articolata di cessione dello stupefacente con vari passaggi tra le dune, per cercare, in caso di intervento
dei carabinieri, di salvare di volta in volta lo stupefacente o il denaro.
I pusher venivano inoltre riforniti, diverse volte al giorno, da altri soggetti che disponevano di quantitativi superiori di droga nascosti a
Campo Ascolano. Nel corso dell’attività di indagine sono stati recuperati oltre 20 kg di sostanze stupefacenti tra hashish, marijuana, cocaina
ed eroina, nonché una pistola con matricola abrasa e denaro contante
provento dell’attività di spaccio. Oltre centocinquanta sono stati, invece, i clienti identificati e segnalati al Prefetto dai Carabinieri quali asV.B.
suntori.
uovo scacco matto
alla camorra: in ginocchio il clan Mallardo. Venti giorni fa 65
milioni di euro, adesso altri
50. La seconda parte dell’operazione “Bad brothers”
ha puntato il cuore dell’impero economico costruito
dalla malavita organizzata
nel litorale pontino.
I militari della Guardia di Finanza, su mandato della Procura di Roma,
hanno sequestrato beni mobili e immobili. In tutta Italia. Partendo dal
Lazio e passando poi per Campania, Sicilia e Calabria. “Congelate”
175 auto e moto, uno stabilimento balneare, una barca e 112 case. E
ancora: quote societarie e azioni. Il 19 giugno i sigilli erano scattati
nei confronti di Domenico, Giovanni e Vittorio Emanuele Dell’Aquila.
Adesso è toccato ai fratelli Michele, Giuliano e Luigi Ascione, che per
conto del clan Mallardo avrebbero formato una cellula economica nel
territorio del basso Lazio. Secondo il Procuratore Capo di Roma, Giuseppe Pignatone, i pregiudicati, avrebbero costituito, con i capobastone Francesco e Giuseppe Mallardo, un “pactum sceleris” (un
accordo criminoso ndr). Fin dagli anni ’80, investendo il denaro
sporco – frutto di proventi illeciti – nel circuito economico legale:
prima attraverso concessionarie d’auto, poi in società di costruzioni
e di intermediazione immobiliare. Così i due boss, grazie ai legami
con i “bad brothers”, alle intimidazioni e alle estorsioni, sarebbero
riusciti ad acquisire il controllo di appalti e forniture pubbliche e del
commercio all’ingrosso. Il Tribunale di Latina – sezione misure di prevenzione – ha quindi disposto il sequestro di cinque società, uno stabilimento balneare (il Thaiti Club, a Fondi) e 112 immobili a Napoli,
Cosenza e Formia (tra cui il complesso di villette “Parco Belvedere”).
Beni che, se le ipotesi dell’accusa dovessero essere confermate, verranno confiscati e acquisiti al patrimonio dello Stato.
Federico Colosimo
N
Francesco Storace
Direttore responsabile
Direttore editoriale
Guido Paglia
Società editrice
Amici del Giornale d’Italia
Amministratore
Roberto Buonasorte
Direttore Generale
Niccolò Accame
Progetto grafico e impaginazione
Raffaele Di Cintio
Nicola Stefani
Sito web
www.ilgiornaleditalia.org
Per la pubblicità su
Il Giornale d’Italia
rivolgersi al Responsabile Marketing
Daniele Belli
tel. 335 6466624 - 06 37517187
mail: [email protected]
9
Martedì 9 luglio 2013
Dall’Italia
Una distesa di caschi gialli a simboleggiare i posti di lavoro persi
Collera contro le vessazioni
Edilizia di nuovo in piazza
Contro chi impedisce il rilancio si schierano i presidenti di Assimpredil Ance
e Confindustria, Claudio De Albertis e Giorgio Squinzi: “È necessario cambiare”
ono tornati a Piazza
Affari, seppellendo il
selciato con i caschetti
gialli dei posti di lavoro
persi, una distesa colorata ma angosciante per ciò
che simboleggia, adagiata sotto
il “dito medio” di Cattelan.
Sono i costruttori che si sono
riuniti ieri per una nuova 'Giornata della collera', rivolta in
particolare contro le vessazioni,
dopo la precedente, analoga
manifestazione che si è svolta
il 13 febbraio scorso.
Alla giornata della collera è intervenuto anche Claudio De
Albertis, presidente di Assimpredil Ance, che racconta: "Oggi
sono stati letti 100 cavilli della
burocrazia italiana. Noi abbiamo creato un sito per tutti i cittadini, dove ognuno può dare
una chiave di lettura per la
sburocratizzazione. Bisogna tagliare i costi della burocrazia
per eliminare vincoli e liberare
risorse per lo sviluppo e la
competitività delle imprese, tenuto conto che la semplificazione è una riforma a costo
zero. Il mercato -ha proseguito
De Albertis- ha bisogno di regole certe per crescere: gli investimenti sono congelati perché mai come ora non vi è
certezza del diritto e vi è ancora
meno certezza dell'azione amministrativa".
"Dal 13 febbraio a oggi la crisi
S
non si è fermata -ha detto De
Albertis- I nuovi dati, rispetto
a quelli denunciati nella 'giornata della collera' di febbraio
dicono che i posti di lavoro
persi nelle costruzioni dall'inizio
della crisi sono arrivati a
446.000. E se si considerano
anche i settori collegati alle
costruzioni arriviamo a
690.000". "Un altro dato impressionante -ha proseguito- è che
le ore di cassa integrazione
guadagni autorizzate sono passate dai 40 milioni del 2008 ai
140 del 2012, e nei primi 4
mesi di quest'anno è cresciuta
ulteriormente del 26% rispetto
allo scorso anno".
La manifestazione ha avuto anche il sostegno del presidente
di Confindustria, Giorgio Squinzi. ''La situazione è veramente
difficile -ha sottolineato Squinzi- e i dati sono sempre in recessione da nove trimestri. Non
riusciamo a vedere la luce in
fondo al tunnel nonostante le
dichiarazioni ottimistiche del
ministro Saccomanni ma solo
un debole lumicino peraltro
non determinato da noi ma
dalla situazione economica internazionale''.
''Trovo giustissima questa manifestazione -ha detto Squinziperché le vessazioni sono ciò
che ci impediscono di ripartire.
Negli Stati Uniti la ripresa è ripartita proprio dal settore delle
costruzioni ma noi non abbiamo avuto la bolla immobiliare
come negli Usa e in Spagna
dove il settore ha rappresentato
anche il 27% del Pil. Da noi
siamo nella media europea tra
l'11 e il 13%. Se non si è riusciti
a ripartire è a causa delle complicazioni burocratiche e normative -ha proseguito Squinzi- ed è per questo che abbiamo bisogno di semplificazione.
Questo governo perlomeno ci
sta ascoltando e dando qualche
segnale di attenzione. La scorsa
settimana abbiamo proposto
un primo pacchetto di semplificazione che il governo ha dimostrato di aver recepito ma il
Milano - Pisapia stanzia 43mila euro per l’associazione di sinistra
Finanze comunali al verde ma i soldi per l’Arci ci sono
a crisi si fa sentire, e pesantemente, anche
per quanto riguarda l’economia dei comuni.
Non fa eccezione Milano, in trepidante attesa
di conoscere quanto grave è il buco di bilancio
e come la giunta Pisapia lo farà scontare ai meneghini. Che dovranno fare probabilmente a
meno di servizi, sussidi e quant’altro, oltre a
vedersi aumentare tariffe e tasse.
Una situazione difficile dunque. Che dovrebbe
servire a ridisegnare razionalmente priorità e
spesa pubblica. Dovrebbe. Pisapia e i suoi non
sembrano infatti programmare la loro gestione
sulla base di questi principi. Nonostante la crisi
infatti, sono previsti stanziamenti di fondi per
L
il Festival di cultura gay e per le attività dell’Arci. Stando a quanto dichiarano gli esponenti
del centrodestra, fin troppo spesso la “borsa
pubblica” apre i cordoni per finanziare attività
di più o meno chiara rilevanza culturale. Ultimo
caso la convenzione firmata proprio dal Comune con l’Arci per la realizzazione di Consigli
di zona per ragazzi. Costo dell’operazione:
437mila euro, di cui circa 43mila provenienti
dalle casse comunali.
Come dire: se sei di sinistra o extracomunitario, i soldi nella Milano di Pisapia si trovano.
Se sei di destra, o più semplicemente italiano,
C.D.G.
devi arrangiarti.
Bolzano – Ancora un colpo di scena in Procura
Caso Schwazer, indagato anche il professor Ronconi
aso Schwazer, ennesimo colpo di scena. La
Procura di Bolzano ha iscritto nel registro
degli indagati anche il professor Francesco Conconi, ex rettore dell’Università di Ferrara e attualmente direttore del Centro Studi Biomedici
Applicati allo Sport dello stesso ateneo, il primo
in Italia a introdurre le emotrasfusioni.
Nel mirino degli inquirenti, alcune mail sospette
tra il medico romagnolo e il corridore altoatesino che, nel 2006, si recò nel suo studio privato per effettuare alcuni test biomeccanici. Un
incontro che, secondo Marco Bonarrigo, giornalista e autore del libro “Il dottor Mito”, Conconi avrebbe cercato di far passare
attentamente sotto silenzio. Bonarrigo ha get-
C
tato nuove ombre sulla figura di Schwazer, sostenendo che il suo ingresso nel mondo del doping risale a ben prima del 2012, anno del
presunto viaggio solitario in Turchia alla ricerca
delle “provette magiche”. E per la precisione
all’autunno del 2006, a Ferrara.
Conconi, nel mondo accademico, è considerato
un personaggio di grande rilievo. La sua carriera, però, è stata già macchiata da un’inchiesta
che lo portò, nel 2004, a essere giudicato colpevole per reati legati al doping. Il Tribunale di
Ferrara ha dichiarato di non doversi procedere
nei suoi confronti (e degli altri due imputati)
solo per intervenuta prescrizione.
Federico Colosimo
cammino è ancora molto, molto
lungo''. ''Oggi abbiamo il dovere di protestare contro le
vessazioni che affliggono il
mondo delle costruzioni anche
perché -ha concluso Squinziil settore può essere quello
che può far ripartire il Paese
ma non può confrontarsi giorno
dopo giorno con vessazioni di
ogni tipo''.
Successivamente Squinzi è anche intervenuto dal palco dell’assemblea dell’Unione Industriali di Torino. "Incontreremo
i presidenti delle commissioni
anche per far passare i messaggi della nostra visione su
tutte le istituzioni, e sono tan-
La crisi del mattone
Il mondo delle costruzioni torna
a denunciare le problematiche
di un settore messo con le spalle
al muro non solo dalle difficoltà
economiche ma anche
dalle complicazioni burocratiche
tissime, che dobbiamo affrontare nei prossimi mesi. Quindi
sarà un dialogo. Come sempre
la mia è una Confindustria che
dialoga, che né urla, né impone.
Noi vogliamo dialogare", ha
spiegato. ''Il nostro difetto più
pericoloso è una propensione
quasi naturale a conservare lo
status quo. Aggrapparsi ad un
precario presente in attesa del
ritorno del passato è un comportamento suicida''.
Secondo Squinzi, ''per essere
competitiva l'Italia ha bisogno
di un cambio di passo. Fisco,
giustizia, burocrazia, tutto è da
riformare e mi fermo qui per
carità di patria, una patria a
cui vogliamo e vorremo sempre bene nonostante tutto, ma
la seconda potenza industriale
europea, la settima mondiale,
ha bisogno di un cambio di
passo e di cultura se non vuole
rischiare di essere estromessa
dalla competizione economica
internazionale'', ha sottolineato.
''Il Paese - ha proseguito - ha
un gran bisogno di un buon
governo, di una stagione di
real politik''. Questo ''richiede
istituzioni salde, buona politica
e governo, richiede idee chiare
senza fermarsi alle convenienze
elettorali di parte''.
Bruno Rossi
A MEDA L’ENNESIMO DRAMMA DELLA DISPERAZIONE
“Non ho neppure i soldi per fumare”
giovane disoccupato si suicida
Il giovane non voleva gravare sulla famiglia, accanto al corpo
una lettera in cui chiedeva perdono ai familiari e a Dio
on sopportava più di non riuscire
a trovare un lavoro e di gravare
su una famiglia schiacciata dai
problemi economici. Per questo si è
ucciso, si è sparato un colpo di pistola
alla testa. Non ha neppure ventisette
anni l’ultima vittima della crisi, li avrebbe
compiuti proprio ieri. Ma non è riuscito
a spegnere le candeline. Domenica
mattina ha scelto di mettere fine alla
sua vita; una vita di tanti, troppi sacrifici.
Il giovane non sopportava più di sentirsi
un fallito, non riusciva a trovare un lavoro e quindi non era in grado di
mantenersi economicamente in autonomia. Ai genitori lo ripeteva spesso:
“Mi vergogno di fare questa vita. Non
ho neppure i soldi per comprarmi le
sigarette”.
Domenica ha aspettato di essere solo
nella casa che divideva con i suoi genitori a Meda (Monza e Brianza). Erano
le nove, quando la madre l’ha svegliato
per dirgli che usciva a fare la spesa, il
padre, muratore disoccupato da due
anni, era uscito presto per incontrare
N
il cognato in un bar di Milano. Prima
di andarsene la donna gli ha lasciato
sul tavolo della cucina cinque euro
per comprare le sigarette. Lui, quei
soldi non li ha neppure toccati. È rimasto disteso sul letto, ha impugnato
una pistola e ha fatto fuoco: un colpo
alla testa. A fare la macabra scoperta
è stata la madre. Quando, intorno alle
11, è rincasata e ha trovato la porta
chiusa si è insospettita. Ha suonato il
campanello, me nessuna risposta.
Preoccupata ha telefonato al genero
che pochi minuti dopo ha sfondato la
porta del piccolo appartamento. Marco
l’hanno trovato riverso sul letto, accanto
a lui la pistola e la lettera con cui
chiedeva perdono a tutti, anche a Dio,
per il gesto disperato. Inutili i soccorsi,
il giovane era già morto. Sul posto
sono giunti i carabinieri che hanno
cercato di far chiarezza su cosa lo
abbia spinto al gesto (da chiarire
anche come il 26enne si sia procurato
la pistola).
A fare capire il disagio che il giovane
stava attraversando, sono le parole
raccontate dai familiari, in particolare
è emerso che la gente che lo frequentava lo vedeva preoccupato e depresso
da tempo, cioè da quando aveva smesso di lavorare come muratore senza
più riuscire a trovare una nuova occupazione (il settore dell’edilizia è uno di
quelli che sono stati più penalizzati
dalla crisi a livello occupazionale). Da
molto continuava a ripetere di “non
riuscire a trovare niente” e di “non
avere nemmeno i soldi per le sigarette”.
“Non posso continuare a vivere sulle
spalle dei miei, che già fanno fatica a
tirare la fine del mese”, aveva confidato
qualche giorno fa a uno zio, dopo che
era sfumata una delle tante ricerche di
un posto di lavoro. Ora è quello stesso
zio a gridare la sua rabbia. “Non si
può spingere un ragazzo di 26 anni a
togliersi la vita perché non trova lavoro
– afferma con gli occhi lucidi – Questo
è un omicidio di Stato e qualcuno
dovrà rispondere della sua morte”.
Barbara Fruch
10
Martedì 9 luglio 2013
Dall’Italia
Da Nord a Sud si moltiplicano i centri scommesse e i locali adibiti al gioco d’azzardo
Slot machine, la quantità che fa la differenzae
E
La rivista Wired Italia lancia l’allarme: in continuo aumento il numero di ludopatici. E lo Stato ci guadagna...
di Francesca Ceccarelli
sistono dati allarmanti
sul gioco d’azzardo,
e stavolta a lanciarli
è la rivista Wired Italia. Non ci sono mezzi
termini: dove ci sono più slot
machine, si gioca e si perde
di più. Con il benestare delle
casse dell’erario che si rimpinzano con un relativo costo
economico e sociale, soprattutto a livello locale. Per capire
meglio la situazione va osservato il fenomeno attraverso focus localizzati: in Abruzzo ad
esempio ogni cittadino spende
la metà di uno stipendio medio
nel gioco ogni anno ( 776 euro),
il 5% del reddito procapite regionale. Ed è proprio questa
regione ad avere il più alto
tasso di concentrazione di esercizi con slot machine. L’inchiesta della rivista mostra i dati
ufficiali raccolti attraverso la
modalità di data journalism (inchiesta basata sull’incrocio di
dati) mettendo in risalto il legame che intercorre tra la distribuzione nelle regioni, nelle
province e nei comuni dei luoghi che ospitano le macchinette
e il loro impatto sul reddito e
la salute dei residenti. Non se
la passano bene nemmeno dalle parti di Massa e Carrara: la
città toscana infatti è prima
tra le province: un mini-casinò
ogni 100mila abitanti.
Sono i mini-casinò (cioè i luoghi
dedicati esclusivamente all'azzardo, non i bar con i videopoker per capirsi)la vera piaga
sociale: la forte concentrazione
di queste strutture dovrebbe
essere il vero campanello di
allarme e spingere a una riflessione sui costi sociali, visto
che si sta diffondendo un impoverimento generale e una
grave dipendenza dei giovani,
sempre più legati alle slot. Molte le città che stanno prendendo provvedimenti, come se all’improvviso avessero aperto
gli occhi e capito che il gioco
non vale la candela. A Genova,
per esempio, il comune ha varato lo scorso marzo un regolamento contro la proliferazione
delle slot machine stabilendo
distanze minime da scuole,
parchi e altri luoghi sensibili;
stessa cosa, l’anno prima, aveva
fatto l’amministrazione comunale di Trento che aveva preso
provvedimenti analoghi. E proprio Genova e Trento sono i
due capoluoghi che guidano,
rispettivamente, la classifica del-
le città grandi (più di 200mila
abitanti) e medie (almeno
100mila) per quanto riguarda
la concentrazione dei cosiddetti
mini-casinò, in gergo " esercizi
dedicati”.
Si è disposti a fare qualsiasi
cosa pur di tentare di bloccare
il fenomeno del gioco d’azzardo
compulsivo: secondo l’ Agenzia
delle dogane e dei monopoli
(Aams) gli apparecchi da intrattenimento incassano più
della metà dei soldi riversati
dagli italiani nel gioco d’azzardo
legalizzato con 48,7 miliardi di
euro su 87 nel 2012. Addirittura
le giocate degli italiani sono
aumentate di quasi dieci volte
dal 2004 a oggi. Nonostante
poi i mini-casinò rappresentino
appena 2.409 delle 113.877 attività, il loro impatto sul territorio
è ben più alto. Un’altra regione
con la maglia nera è il Molise,
dove c’è il più alto tasso di
mini-casinò per popolazione
(7,3 ogni 100mila abitanti): proprio qui la cifra procapite giocata dai molisani alle slot ogni
anno (750 euro nei primi 10
mesi del 2012, secondo i dati
Aams) rappresenta il 4,93% del
loro reddito procapite (dati Istat
2011). Quindi l’equazione “Più
mini-casinò per abitante ci sono
in una regione, più alta è la
cifra pro-capite giocata” e lo
confermano anche dati Istat
2011 al riguardo.
Sembra immune dalla fascinazione della slot la Sicilia: la regione è penultima per concentrazione di mini-casinò e addirittura ultima per euro giocati
in macchinette in proporzione
al reddito. Spiega Simone Sarti,
sociologo dell’Università degli
Studi di Milano “ La correlazione
tra concentrazione e incidenza
sul reddito è corretta. Sarebbe
però utile fare indagini a campione sul reddito di chi gioca.
Purtroppo non è facile in questo
periodo trovare finanziamenti
per questo tipo di lavori”.
Ma il disagio non si ferma qui:
la diffusione delle macchinette
sembra strettamente legata al
rischio di contrarre patologie
legate all’ azzardo, in particolare tra i giovani. A confermare
questa tendenza anche i dati
della European School Project
on Alcohol and Other Drugs, la
più accurata indagine sulle dipendenze giovanili. Relativamente a questo aspetto la peggiore realtà è quella della Calabria: la regione detiene il record per questo tipo di locali
(quasi 30 ogni 100mila persone) e registra la più alta incidenza di giovani giocatori problematici o a rischio (4,7%).
Merito invece alla Liguria dove
ci sono 6,8 sale giochi con slot
machine ogni 100mila persone
e solo 2,5% di giovani in difficoltà.
Ma il gioco d’azzardo porta
denaro e questo è un aspetto
che di certo non viene sottovalutato dalle casse dello Stato
che nella sua indeterminatezza
agisce in maniera del tutto controversa. Se da un lato si fa paladino della legalità e dall’altra
non disdegna gli introiti provenienti da tale settore. Secondo la Corte dei Conti l’erario
nel 2012 ha incassato più di
4,5 miliardi di euro dalle slot
machine. Cifre da capogiro
certo, ma valgono le vite rovinate dei giovani italiani?
AVEZZANO - A DIPINGERE IL COMUNE CI PENSANO I DIPENDENTI
In tempo di crisi arriva
il restauro “fai-da-te”
I
soldi non ci sono ? Allora si
pensano soluzioni alternative.
E’ questo quanto ha fatto il
Sindaco di Avezzano coi suoi assessori mettendo mano al portafoglio e pagando di tasca propria
l'acquisto dei materiali necessari a
ritinteggiare gli uffici del Comune.
A fare da imbianchini i dipendenti
del settore IV armati di pennelli,
spugnette e carta vetrata. Oggetto
del lavoro le pareti dell'ufficio anagrafe e stato civile ritinteggiata al
di fuori dell'orario di lavoro dagli
stessi dipendenti. Pranzo al sacco
per gli operosi dipendenti che hanno
potuto godere anche del dolce gentilmente offerto dall'assessore al
patrimonio, Gino Di Cicco. Il tutto
per un costo complessivo di 370
euro, grazie al volontariato, a fronte
di una spesa quantificabile in circa
10 mila euro se affidata all'esterno.
“Non abbiamo fatto nulla di speciale
- commentano i protagonisti - ma
visto che il 2013 è l'anno europeo
dei cittadini abbiamo voluto dare il
nostro piccolo contributo al miglioramento degli uffici pubblici
dove lavoriamo per renderli ancor
più accoglienti per i cittadini”. Lo
stesso l'assessore Di Cicco, competente in materia commenta: “L'iniziativa ha un valore simbolico e
pratico, poichè dimostra l'alto senso
civico e lo spirito di collaborazione
dei dipendenti e del dirigente del
settore IV che hanno voluto donare
un pò del loro tempo libero alla
collettività avezzanese”.
F.Ce.
11
Martedì 9 luglio 2013
Cultura
Anne Tyler e Jeanette Winterson sono al lavoro su “La Bisbetica Domata” e “Racconto d’Inverno”. Ma il progetto riguarda tutte le opere teatrali del grande drammaturgo
Riscrivere Shakespeare, la scommessa di Hogarth
L’eternità del mito trascende il Rinascimento: quelle opere, che seppero parlare al pubblico
del suo tempo, raccolgono le stesse entusiastiche approvazioni dalle platee di oggi
di Emma Moriconi
illiam Shakespeare rivive nella penna degli scrittori contemporanei. Il progetto è di Random
House, attraverso la collana Hogarth. Anne Tyler,
premio Pulitzer, riscriverà “La Bisbetica Domata”
e Jeanette Winterson si cimenterà con il “Racconto
d'Inverno”. Data prevista per la stampa dei due volumi è il
2016, anno in cui si celebreranno i 400 anni dalla morte del
drammaturgo e commediografo inglese. Pare che l’intenzione
sia quella di fare lo stesso lavoro con tutte le opere teatrali di
Shakespeare.
Ha detto la Winterson: ''Tutti hanno testi-talismano. Io ho
lavorato con Winter's Tale in un modo o nell'altro per molti
anni e adesso ho un’ opportunità incredibile: lavorarci direttamente''.
Random House ha ritenuto così di proseguire sulla strada già
intrapresa di far riscrivere classici da autori di oggi: Val
McDermid, Joanna Trollope e Curtis Sittenfield sono infatti al
lavoro su Jane Austin. L’auspicio della casa editrice è di
rendere Shakespeare ''più vivo per i lettori contemporanei ''. Per questo, ha spiegato la direttrice
di Hogarth Clara Farmer, ''abbiamo deciso di lasciare tutto all'immaginazione degli autori. Abbiamo discusso con loro come seguire lo spirito
dei testi teatrali. Però vogliamo che facciano
come Shakespeare, che a volte ha totalmente
stravolto la storia a cui si è ispirato''.
Shakespeare, per “essere vivo per i lettori contemporanei”, a dire il vero, probabilmente basta
a se stesso. Nel senso che il genio, quando ha
vibrato la sua penna sui fogli, ha compiuto sempre
un’opera perfetta. Lo era allora, e lo è oggi. Attualissimo ed unico. Non superabile, non discuti-
W
bile. Sommo ed ineguagliabile. Riscrivere Shakespeare non è
certo impossibile, ma bisogna essere penne di livello. Non
tanto in termini di mera trama, seppure anche negli intrecci il
buon William è stato un maestro. Piuttosto nell’evocazione
delle emozioni, nella poesia che trascende i fatti, nell’estrinsecazione delle parole che fluiscono magicamente e sembrano
trascinare in una dimensione parallela. Persino nelle traduzioni
dalla lingua originale, spesso, si corre il rischio di perdere
un’elevata percentuale di intenzione, di magia, di poesia.
Però l’intento della Random House è senza dubbio interessante.
Non per “rendere Shakespeare vivo ai lettori contemporanei”,
ma perché sicuramente un autore dei nostri giorni può fare
tesoro dell’esperienza letteraria shakespeariana e rivisitarla,
perché no, in termini attuali o diversi. Non sarebbe la prima
volta: basti pensare alle vicende dell’intramontabile “Romeo
e Giulietta”, che ha vissuto rivisitazioni ed interpretazioni a
non finire. Alcune molto interessanti. Altre decisamente meno,
perché tese ad essere originali ad ogni costo. L’esperienza di
“West Side Story”, per esempio, è eccellente. Come pure è
interessante il “Romeo+Giulietta”di Luhrmann , sebbene per
meriti diversi. In tutti i casi in cui Shakespeare è
uno spunto, ed è rispettato, il risultato è positivo.
Una dimostrazione può essere ricercata nel
Romeo e Giulietta di Armando Punzo di qualche
anno fa: Punzo non consente a Mercuzio di morire
trafitto dalla spada di Tebaldo, ma perpetua la figura di questo personaggio eccezionale, non
mancando in nessun modo, non toccando la poetica shakespeariana ma anzi, se possibile, esaltandola. E’ abilità rara. Come fu per la riscrittura
de “La Tempesta”, in napoletano del ‘600, di
Eduardo: un’opera d’arte. Quando invece si tenta
di snaturarlo fino all’inverosimile, il fiasco è assicurato. Perché la legge dello stupire a tutti i costi,
Sherlock Holmes immortale: al primo posto nella classifica
del gradimento per i booklovers di “Libreriamo”
Il “giallo” non passa di moda
La figura del detective è sempre molto amata, riscuote
successo e piace un po’ a tutti. La passione per l’indagine
e per lo studio della natura umana è intramontabile
Storica fusione di due dei più grandi colossi del settore
L’unione fa la forza, anche nell’editoria
Penguin e Random House hanno deciso
di affrontare la crisi fondendo le due società
n nuovo protagonista del mondo della carta
stampata si fa avanti: dalle proprie ceneri rinascono a nuova vita i due colossi Random
House e Penguin. Dalla fusione dei due colossi
nasce così Penguin Random House. Da oggi è ufficialmente la più grande casa editrice al mondo.
Lo ha reso noto la multinazionale tedesca Bertelsmann,che dal 1998 è proprietaria di Random
House, e che della joint-venture possiede il 53%
delle azioni. A Pearson, proprietaria di Penguin, va
il restante 47% della nuova casa editrice, che comprenderà le consociate in tutto il mondo. Fa eccezione la sezione tedesca di Random House: al momento resta fuori per garantire un certo equilibrio
azionario, anche se non è escluso che entri nel
gruppo in futuro. A capo del nuovo colosso c’è il
manager Markus Dohle, che dovrà essere abile nel
dirigere il lavoro di 11mila persone per un volume
d’affari stimato in 3 miliardi di euro. “Tutto è iniziato
con il libro 178 anni fa,- ha dichiarato oggi dalla
U
L
a passione per la letteratura non muore
mai. Specialmente per quella “gialla”.
Il social book magazine per la promozione della letteratura “Libreriamo”, diretto da Saro Trovato e composto da circa
1200 persone che leggono almeno un libro
al mese, ha stilato una top ten dei detective
del coinvolgente genere: al primo posto si
è piazzato il noto Sherlock Holmes. Il personaggio, abile ed intuitivo, coraggioso e
mai convenzionale, nato dalla fantasia di
Sir Arthur Conan Doyle, continua ad appassionare. Lo vota ben il 79% degli appassionati. “Elementare”, verrebbe da dire.
Seguito da Maigret di SImenon, che prende
il secondo posto con il 71%, e da Salvo
Montalbano di Camilleri (reso celebre anche
dalla televisione nell’interpretazione di Zingaretti), con il 67%.
Miss Marple, la splendida creatura di Agatha
Christie, ottiene solo il 60%, pur rimanendo
un’icona dell’investigazione oltre che della
simpatia.
Al quinto posto Robert Langdon, di Dan
Brown, con il 56%, mentre al sesto posto
troviamo Hercule Poirot , sempre della Christie, con il 47%. Segue Philip Marlowedi
Chandler al 41% e l'avvocato Guerrieri di
Carofiglio al 36%. Auguste Dupin, il primo
detective della storia della letteratura, creato
da Edgar Allan Poe si attesta al 31% del
gradimento. Chiude la top ten l’ispettore
Coliandro di Carlo Lucarelli con il 26%.
E.M.
quando si ha a che fare con i giganti della storia, non paga. Ne
è un esempio il Romeo e Giulietta di Patroni Griffi: erano gli
anni ’90 e il regista li volle nudi sulla scena. Pensava forse di
“stupire”, di essere originale. Forse tentò di essere particolarmente rivoluzionario e dunque interessante anche quando
mise in bocca ai personaggi un gergo moderno e anche un
po’ sboccato, risultando volgare e fuori contesto. Se nel linguaggio moderno nessuno darebbe del villano a Romeo, non
si può pensare di apostrofarlo come “stronzo”. O meglio: non
si può pensare di adoperare un linguaggio così forzato se si
vuole mettere in scena Shakespeare.
In ogni caso, le opere del genio della drammaturgia, se consegnate alla Tyler e alla Winterson, sono certamente in ottime
mani. ''Questa sarà una serie coerente e completa'', ha
aggiunto la Farmer: ''Stiamo parlando con molti scrittori e saremmo felici di sentire altre persone interessate. Ci serve
qualcuno che affronti le tragedie''.
centrale Bertelsmann di Guetersloh il presidente
del gruppo tedesco, Thomas Rabe. “Dal primo luglio 2013 - ha proseguito - siamo alla guida della
più grande casa editrice al mondo. Questo non è
un giorno normale per noi”. Con la fusione Bertelsmann si è poi assicurata la possibilità di nominare
l’amministratore delegato e la maggioranza nel
consiglio di vigilanza: due carte essenziali per una
gestione ad hoc. “In questo modo possiamo prendere quasi tutte le decisioni anche senza Pearson”,
ha considerato Rabe,anche se restano comunque
molto importanti le scelte condivise. La nuova casa
editrice attualmente è rappresentata in 23 Paesi e
ogni anno sforna sul mercato oltre 15mila titoli
grazie alle sue 250 consociate. Penguin Random
House ha sotto contratto attualmente più di 70
premi Nobel, tra cui Gunter Grass, Orhan Pamuk e
Mo Yan. Tra gli autori di bestseller spiccano i nomi
di Dan Brown, Patricia Cornwell, Ken Follet, John
F.Ce.
Updike e John Grisham.
12
Martedì 9 luglio 2013
Dopo 26 anni, nel torneo “baby”, un italiano torna sul trono
Quinzinuovo Federer “giovane”,
ha conquistato Wimbledon
“
Il tennista di Porto San Giorgio, 17 anni, sconfigge
tutti senza cedere un solo set in ben sei incontri
di Federico Colosimo
Vince solo chi è convinto di poterlo fare”.
Il tennis italiano ha un
nuovo fenomeno. Gianluigi Quinzi, 17 anni
compiuti a febbraio, è il nuovo
campione di Wimbledon junior.
L’azzurro, testa di serie n.5, ha
sconfitto in finale il coreano Hyeon
Chung con il punteggio di 7-5,
7-6 in 1h e 45’ di gioco e si è
portato a casa un titolo insperato.
Con una cavalcata impeccabile,
senza cedere neppure un solo
set in ben sei incontri.
L’Italia torna così nell’albo d’oro
del torneo londinese, versione
baby, a 26 anni dal trionfo di
Diego Nargiso.
L’atleta di Porto San Giorgio (Marche), classe 1996, succede nell’albo d’oro della più prestigiosa
contesa al mondo a giocatori del
calibro di Ivan Lendl (1978),
Stefan Edberg (1983), Roger Federer (1998) e Gael Monfils
(2004). C’è una qualità che accomuna Quinzi a tutti o quasi i
campioni “eccellenti” di Wimbledon junior: il talento. Puro, evidente, lampante. Questo, sicura-
Gianluigi Quinzi, il nuovo campione di Wimbledon junior
mente, non può bastare se non
supportato adeguatamente da
fisico, mente e umiltà. Ma è incredibilmente fondamentale averlo. Agevola le cose, riesce a farti
superare i momenti più difficili.
Perché la qualità, alla distanza,
nei grandi incontri, trionfa sempre.
Il mancino estroso è un pozzo di
bravura. Ha fatto fuori i suoi avversari, uno per uno. E non ha
lasciato briciole, speranze. A niente e a nessuno. Gli sfidanti e la
platea inglese sono rimasti attoniti
di fronte a questo meraviglioso
campioncino. E’ giovane, sì, ma
lo conoscono già tutti. Quinzi è il
potenziale fenomeno che l’Italia
aspetta da una vita, quello capace
di tenere incollata alla televisione
la gente comune, anche i non
appassionati. Non succedeva dai
tempi di Adriano Panatta, un mito
ancora oggi. Lui lo sa, ma non
vuole pensarci. La strada da percorrere è ancora molto lunga.
Tortuosa, tutta in salita. Il marchigiano cresce, giorno dopo giorno.
Fa passi da gigante e non si fa
mai trovare impreparato. Come
tutti i giovani della sua età, però,
ama sognare: “Voglio vincere
uno Slam - ammette – e se continuo così, posso farcela”.
Giovane, estroso, mancino e con
uno splendido rovescio a due
mani. Grintoso, mai arrendevole
e conscio delle sue incredibili
qualità. Lui, è Gianluigi Quinzi.
Un talento, statene certi.
Sport
A TRADIRE IL CORRIDORE UN MALORE O UNA DISTRAZIONE, NON LA VELOCITÀ
Tragedia nel motorally, Maurizio Zucchetti,
pilota bresciano, cade in un fosso e muore
L
di Paolo Signorelli
a passione per la moto,
per la velocità e per il
rischio. Questo era
Maurizio Zucchetti, il pilota
bresciano di motorally che
ha perso la vita domenica a
San Severino Marche (MC),
durante la quinta prova del
campionato italiano. Uno
sport pericoloso quello del
rally su due ruote. Con insidie continue dovute alle
superfici del terreno irregolari. Ma alla passione non
si comanda. La follia prevale
spesso sulla logica e sulla
razionalità.
A tradire fatalmente Maurizio,
però, non è stata la velocità.
Al momento della caduta andava piano, pianissimo. Cinque km orari. Sembra incredibile ma è così. Durante
la gara, in un tratto dissestato e in forte pendenza, è uscito di strada ed è caduto in un piccolo fosso, in un canale di terriccio per la precisione. Un incidente banale e per certi versi
assurdo.
Il perché della caduta ancora non si conosce.
Un malore o una distrazione le ipotesi più accreditate. La cosa certa è che a togliergli la
vita è stata la sua moto che, prima si è impennata, poi gli è piombata addosso non lasciandogli scampo. La stessa moto che Maurizio
amava più di ogni altra cosa. Subito sono
arrivati i soccorsi. Il primo ad intervenire è
stato Fabio Franceschini, suo amico e medico
chirurgo, anche lui in “pista”. Ma i tentativi di
Maurizio Zucchetti
rianimarlo sono stati tutti inutili. Il corridore
brianzolo è morto sul colpo. La gara è stata interrotta subito appresa la notizia.
Maurizio Zucchetti aveva 53 anni. Era nato ad
Erbusco il 16 ottobre del 1960. All’interno del
circuito era un pilota molto conosciuto. Amava
il rally, lo praticava fin dai primi anni Ottanta.
Un mondo, quello delle moto, che lo aveva
portato a correre anche gare importanti come
la Dakar e il Rally di Tunisia. Negli ultimo
periodo si era un po’ defilato dal mondo delle
corse per stare più vicino alla moglie Monica e
alla figlia Giulia. Che lo hanno accompagnato
anche durante la gara di San Severino. La sua
ultima gara.