Il Grifone in araldica - Società Italiana di Studi Araldici

Transcript

Il Grifone in araldica - Società Italiana di Studi Araldici
Massimo Iacopi
Il Grifone in araldica
Il grifo, figura chimerica, è indubbiamente un animale che ha goduto una certa fama nelle favole e
nella mitologia e che é stato comunque abbastanza utilizzato anche nell’araldica. In tale settore il
grifone risulta decisamente molto meno rappresentato rispetto al leone, o all’aquila, ma se i nostri
antenati non ne hanno abusato sui loro stemmi familiari, essi hanno comunque dovuto correre, da
un punto di vista statistico, maggiori rischi nell’incontrarlo, almeno in effige, rispetto ad oggi.
Origini e simbolismo
Nell’Antichità, le figure chimeriche alate a quattro zampe hanno riscosso un certo successo e fra
queste vale la pena di ricordare il Pegaso, l’Ippogrifo, il Leone alato, l’Opicinus ed il Grifone, che
hanno popolato molti racconti e leggende del passato. Se ci riferiamo più specificamente al
Settentrione del mondo abitato, il quadrupede alato ad essere più frequentemente menzionato è
senza dubbio il Grifone. Bartolomeo Anglico (de Glanville) e Caio Giulio Solino ci ricordano che le
tradizioni antiche ponevano i Grifoni a guardia di tesori esistenti nei monti della Scizia, mentre altri
autori antichi, come Filostrato, pur attribuendo loro le stesse funzioni, li consideravano originari
dell’India. Secondo Etico d’Istrai, il Grifo ha la sua dimora nelle prossimità dell’Oceano e dei monti
Iperborei, che, generalmente, vengono identificati con gli Urali. In ogni caso, secondo i Greci, gli
Iperborei erano un misterioso popolo dell’estremo settentrione, che onorava Apollo come
protettore, poiché era stato partorito da Latona proprio nel loro paese e nei loro territori siberiani i
Grifi custodivano le locali miniere d’oro e di gemme preziose. D’altronde, anche lo stesso Apollo li
aveva persino scelti come traino del suo carro personale. Anche i Romani ne fanno un discreto uso
nelle loro raffigurazioni ed un esempio significativo ci è fornito dai bellissimi affreschi della Villa
di Oplontis o di Poppea a Torre Annunziata, nei pressi di Pompei. In definitiva, i Grifoni,
settentrionali o meno, vengono riferiti nelle fonti letterarie in relazione alle ricchezze naturali, e
tutto questo in accordo anche con altre leggende di origini orientali. Quest’ultime raccontano,
infatti, di animali di dimensioni straordinarie, come l’uccello Roc delle Mille ed una Notte, i quali
difendevano tesori custoditi sulle montagne. In realtà, nel Settentrione, come anche in Oriente,
erano state le stesse popolazioni, che - proprio perché svolgevano il ruolo di intermediari nel
trasferimento dei beni del commercio – avevano attribuito ai Grifoni le qualità di difensori della
loro fonte di guadagno. Secondo una leggenda lasciataci nel Medioevo dal Solino (Collectanea
Rerum Memorabilium, XV, 22), le gemme possedute dai Grifoni erano molo ambite dagli Arimaspi,
che risultavano, per questo, in continua guerra con queste creature. Isidoro di Siviglia descrive
questi “parenti dei draghi”, come quadrupedi alati dalla testa di aquila e dal corpo di leone; dice,
inoltre, che essi vivevano nella Scizia e che ne proteggevano le ricchezze in pietre e metalli preziosi
(Etymologiae, XII, 2). Alberto Magno li colloca, anch’egli, nelle montagne iperboree, pur
esprimendo qualche dubbio sulla loro reale esistenza (De Animalibus, XXIII, 24). Un fatto concreto
è che i fiumi siberiani sono effettivamente ricchi di sabbie aurifere e che il Nord della Russia, come
quello della Fennoscandia, fornivano le preziose pellicce di martora e di zibellino.
Risulta frequente, nell’età antica, la rappresentazione del grifone per mezzo di sculture, come nel
caso dei due Trapezophori di età greca, restituiti all’Italia dal Paul Getty Museum, che avevano la
funzione di supporti di un tavolo o anche su lastre di pietra, persino di grandi dimensioni, come nel
caso del grifone al centro di Rieti o anche un fregio dell’anno 1000 conservato presso il Museo
Correale di Sorrento o al grifone scolpito, conservato nel Palazzo dei conservatori dei Musei
capitolini di Roma. Ma, nel Medioevo, anche per effetto della fortunata pubblicazione di vari
Bestiari, l’animale viene frequentemente riprodotto nei manoscritti (nel De Rerum Naturis di
Rabano Mauro nel 1000 conservato nell’Abbazia di Montecassino; da numerosi Salteri del 1200,
ecc.) e, soprattutto, sotto forma di mosaico o di tarsie marmoree, particolarmente nelle chiese (S.
Giovanni Evangelista di Ravenna o anche nel pavimento della Cattedrale di Bitonto, nel Duomo di
Lucca, ecc.).
Il Grifone entra, conseguentemente, a pieno diritto, nella rappresentazione araldica nel corso del
Medioevo e la sua definitiva consacrazione la si deve anche per merito di Dante Alighieri che, nel
Purgatorio, vi volle vedere l’unione del Divino con l’umano, facendone, come espressione della
Perfezione, il simbolo del Messia (Purg. 32, 26).
Leggiamo da un vecchio manuale di araldica che l’animale è «figura chimerica composta di due
animali generosi, cioè dell’aquila nella superior parte e del leone nella parte inferiore … Egli è
simbolo di ferocia, congiunta a prestezza e diligenza e della custodia guerriera».
Il Grifone, proprio perché risultante dall’unione di un’aquila (testa, collo, zampe anteriori ed ali,
con l’eccezione delle orecchie che sono quelle del cavallo) e di un leone nella parte inferiore
(ventre, zampe posteriori, coda e talvolta attributi), rappresenta, nelle armi delle famiglie, la rapidità
e la capacità di discernere (aquila) e la forza (leone), oltre ai significati simbolici sopra ricordati,
legati alla religione. In definitiva, possiamo concludere che il gran credito goduto dal Grifo presso
gli Antichi era sostanzialmente legato alle sue caratteristiche strutturali ed alla simbologia che esso
rappresentava: Custodia, Perfezione, Potenza e Vigilanza (delle fortune proprie e di quelle del
Principe). In tale contesto e di un certo interesse storico, sembra opportuno ricordare l’arma dei
Griffo di Napoli: “un grifone di rosso rampante in campo d’argento”, ai quali venne concessa
dall’imperatore Federico Barbarossa di Hohenstaufen, proprio con la missione
di difendere i suoi interessi nel sud dell’Italia.
Non è infrequente, sempre nel Medioevo, che molte corporazioni scelgano
l’animale come simbolo della loro arte, privilegiando, in questo caso, la sua
caratteristica di essere il difensore delle cose di valore (nello specifico, basti
ricordare l’emblema dei mercanti della lana di Perugia che, nel loro Statuto, lo
rappresentano a difesa di una balla del loro prezioso prodotto, anche se il
richiamo allo stemma di Perugia, poteva essere un’altra importante
motivazione).
Ma anche al giorno d’oggi molte imprese scelgono spesso, nel nome o nel logo
che le rappresenta, il grifo, a volte per dare risalto alla loro provenienza geografica (quando, ad
esempio, la città d’origine presenta, nello specifico, un grifo nelle sue armi), ma anche solamente
per sottolineare, specie nell’araldica militare, come le caratteristiche dell’animale siano coerenti con
quelle della Specialità o dell’unità che l’ha prescelto. Questo è il caso dell’arma del Comando
dell’Artiglieria Contraerei Italiana di Sabaudia, che ha come emblema:un grifo rampante spaccato di
nero e d’oro, linguato ed illuminato di rosso, in un campo di cielo” o quello dell’associazione della Custodia
del Grifo Arciere, che ha, fra i suoi simboli, compresi nell’arma in concessione, proprio: un grifo
rampante di nero, nell’atto di scoccare una freccia da un arco del secondo, impugnato con le branche anteriori, in campo
d’argento.
Da ultimo vale la pena ricordare che il grifo faceva parte dei simboli del disciolto Distretto Militare
di Perugia, per legame territoriale: Semitroncato partito: nel 1°, partito d’argento e di rosso aò grifone
rampante dell’uno nell’altro, coronato d’oro; nel 2°, d’azzurro all’arme di Braccio Fortebracci da Montone, che è:
scudo inchiavato d’ro al montone rampante reciso di nero; elmo d’acciaio all’antica; cimiero una pantera seduta di
terza d’oro; nel 3°, alle armi della regione dell’Umbria: di verde a tre ceri di rosso posti nel senso della fascia e che
la Guardia di Finanza, proprio per la funzione specifica di custodia e salvaguardia esercitata nei
confronti dello Stato, ha opportunamente inserito un grifone seduto nelle sue armi: Campo di cielo, al
grifone in profilo, posto a sinistra, seduto sugli arti posteriori, d'argento, poggiante la zampa anteriore destra sul
forziere d'argento, grifone e forziere attraversanti sulla montagna al naturale, posta a destra e sul mare d'azzurro,
fluttuoso d'argento, posto a sinistra, il tutto fondato sulla pianura partita d'oro e di verde; al capo diminuito d'oro.
Lo scudo è ornato dagli emblemi rappresentativi delle onorificenze e delle ricompense al valore; è timbrato dalla
corona turrita d'oro degli Enti militari. Sotto lo scudo, su lista bifida e svolazzante d'oro, il motto, in lettere
maiuscole di nero, NEC RECISA RECEDIT.
D.M.Perugia
Guardia di Finanza
2
Blasonatura
Da un punto di vista araldico, il Grifone risulta presente in quasi tutti i Blasonari europei, anche se
compare con maggiore frequenza in due aree geografiche specifiche, lontane e culturalmente
diverse fra di loro, la Toscana ed l’Umbria e le regioni baltiche (Pomerania, Prussia,
Mecklemburgo, ecc.).
Il Grifo, in linea di massima, viene rappresentato ritto sulle sue zampe posteriori, come pronto
all’attacco e viene blasonato, a somiglianza di quasi tutti gli animali, come “rampante”. La norma
della sua rappresentazione è quella di rampante verso il lato destro dello scudo, come nel caso degli
Elioni di Saluzzo: D’azzurro al grifo rampante d’oro, ma, a volte, la sua testa può essere “rivolta” e,
non di rado, l’animale può risultare raffigurato come “rampante verso la parte sinistra dello scudo”,
caso in cui viene blasonato come rivolto, come nel caso del blasone della famiglia Woller di
Prussia Inquartato: nel 1° al grifone rivolto di nero coronato d’argento in campo d’oro; nel 2° e 3°, spaccato
d’argento e di rosso all’aquila bicipite di nero,uscente dalla partizione , coronata d’argento; nel 4° al grifone di nero
coronato d’argento in campo d’oro.
Una rappresentazione meno frequente del grifo nello scudo è quella di passante, con tre gambe a
terra e la branca destra sollevata, vedasi l’arma dei piemontesi Allioni conti di Brondello:
“D’azzurro al grifo passante d’argento, col capo d’oro caricato di tre stelle di rosso, poste in fascia”
o quella dei Turrisi-Grifeo di Sicilia: Partito, semispaccato: nel 1°: d’azzurro alla torre aperta a due palchi,
d’oro, murata di nero, sopra una campagna di verde, sostenuta da due leoni affrontati d’oro ed accompagnata in
capo da tre stelle, male ordinate, d’argento; nel 2°: d’oro al grifo passante di nero; nel 3°: d’oro a tre bande
d’azzurro,
Elioni
Waller
Allioni
Turrisi Grifeo
mentre. Anche nel caso del grifo passante, l’animale può essere rappresentato nella posizione di
rivolto (arma municipale di Oostellingwerf in Olanda: D’argento al grifone di rosso, rivolto, sostenuto da
una campagna di verde; con la rotella di rosso carica di una stella (6) d’argento d’oro sul tutto in ombelico, o con
la sola testa rivolta, come nelle armi municipali di Westellingwerf in Olanda: D’argento al grifone
passante di rosso, con la testa rivolta; con una rotella di rosso carica di una stella d’argento sul tutto in ombelico.
Inoltre, secondo tutti i manuali consultati, la posizione del grifo “volante” come nei Sebastiani di
Roma è decisamente molto rara: Troncato d’azzurro al grifo volante d’oro e di rosso alla fiamma d’oro, alla
contissa d’argento attraversante sulla partizione.
Municipio di Oestellingwert
Municipio di Westellingwerf
Sebastiani
Esiste nell’araldica militare un esempio di figura di un Grifone seduto, riportato nel già citato
stemma della Guardia di Finanza.
3
L’animale può venire rappresentato come affrontato, posizione nella quale due grifi, in genere
controrampanti, sostengono un’altra figura araldica, che potrà essere: un fiore (Wörhlin di
Norimberga: “Troncato: nel 1° d’azzurro a due grifoni d’oro contro rampanti, affrontati, con la
coda abbassata, tenenti con le branche anteriori un fiore, gambuto e fogliato di due pezzi d’argento;
nel 2°, bandato d’oro e d’azzurro), una colonna (Ruffoni del Veneto: partito d’argento e di rosso,
alla campagna di verde sostenente una colonna d’oro coronata dello stesso, attraversante sulla
partizione e sostenuta a sua volta da due grifi affrontati, al naturale, coronati d’oro), una torre (vedi
più sotto Peyrani del Piemonte), una lancia (marchesi Majo di Napoli: “D’argento a due grifi
affrontati di rosso, tenenti con le branche anteriori una lancia dello stesso posta in palo; col capo
d’oro caricato di un’aquila di nero, col volo spiegato”), ecc..
Il grifone, può anche apparire negli scudi come nascente o sorgente oppure movente o uscente.
L’animale viene qualificato nascente o sorgente quando esce dalla linea orizzontale o diagonale di
una partizione (capo, fascia, spaccato, banda, trinciato, sbarra, tagliato) e mostra la parte anteriore
dell’animale, ovvero la testa, il collo, le spalle, le zampe anteriori (Biondi Morra di Napoli:
Troncato d’oro e di rosso al grifone di nero, nascente dalla partizione; Moré della Lombardia: Inquartato: nel
1°, di rosso a tre teste di nero poste in fascia; nel 2°, d’azzurro al grifo d’oro, linguato di rosso, tenente con la branca
anteriore destra una freccia d’oro con la punta verso il basso e nel senso della sbarra, nascente dalla partizione; nel
3°, d’azzurro all’aquila bicipite d’oro col volo spiegato; nel 4°, di rosso ad un monte di tre cime d’argento,
sostenente una colonna dello stesso”) e parte della coda, se disegnata in verticale; Capograssi di Napoli:
Troncato: nel 1°: d’azzurro al grifo d’oro, nascente dalla partizione; nel 2°: d’argento a tre bande di rosso; Leiss di
Laimburg: Troncato: nel 1°, d’oro al grifo di rosso, linguato dello stesso, armato del campo e nascente dalla
partizione; nel 2°, d’azzurro alla crocetta d’oro sostenente un giglio dello stesso.
Il grifo può risultare, inoltre, procedente anche da altre figure araldiche (es.: una corona, una
terrazza di verde, un muro merlato, una roccia o una collina), nel qual caso sembrerebbe più
appropriato qualificarlo come sorgente. Come per i baroni Ceschi a S. Croce del Veneto:
Inquartato: nel 1° e 4°, d’azzurro al grifo rampante d’oro, coronato dello stesso, linguato di rosso; nel 2° e 3°,
troncato di rosso e d’argento alla croce di Malta dell’uno nell’altro; sul tutto uno scudetto troncato: nel 1° di nero al
grifo d’oro sorgente dalla partizione; nel 2° fasciato d’oro e di nero di 6 pezzi.
Nel caso che il grifo venisse blasonato come “movente” o “uscente”, in questo caso l’animale
sembrerà emergere, per metà dai bordi dello scudo, da una partizione verticale oppure anche da una
figura presente nello scudo. In linea di massima, si impiega il termine “movente” per le figure
inanimate, mentre per gli animali sarebbe più corretto impiegare il termine di “uscente”.
In ogni caso la situazione più comune di un grifo nascente o sorgente è senza dubbio quella
associata al cimiero, dove, di norma, l’animale nasce attraverso una corona.
Biondi Morra
Morè
Capogrossi
Leiss di Laimburg
Ceschi a S. Croce
Rappresentazione e posizione nello scudo
Nella sua rappresentazione araldica, il Grifone, se non viene presentato al naturale come per i
Peyrani del Piemonte: D’azzurro alla torre merlata alla guelfa, di due palchi, al naturale, aperta, finestrata e
murata di nero, sostenuta da due grifi al naturale, affrontati e coronati d’oro, ad un albero di verde, col tronco al
naturale, nodrito su un terreno di verde posto sulla sommità della torre; il tutto poggiante sopra una campagna di
verde, utilizza praticamente tutti gli smalti disponibili, fra i quali non è infrequente l’uso del colore
rosso, che, nella sua simbologia consolidata, indicava azioni virtuose e grandi oppure il sangue
sparso dei nemici.
4
Si hanno così:
grifi d’oro
su campo rosso: Grazzini: Di rosso al grifone d’oro, Wasaborg della Svezia: Inquartato: nel 1° e 4°, d’argento a
due pesci addossati nel senso del palo, sormontati da una corona d’oro; nel 2° e 3°, di rosso al grifone rampante
d’oro; sul tutto uno scudetto di nero con un’anfora a due anse d’oro attraversata da una sbarra diminuita di rosso,
su campo nero: Wieland della Transilvania: Semi partito troncato: nel 1°: troncato di rosso e d’argento
alla rosa bottonata dell’uno nell’altro; nel 2°, di nero al grifo rampante d’oro, tenente nella branca anteriore destra
una spada posta in palo; nel 3°, interzato in mantello: nel 1°, d’argento alla testa recisa di cinghiale con un anello
d’oro al muso; nel 2°, di rosso alla testa recisa di cinghiale d’argento con un anello d’oro al muso; nel 3°, d’azzurro
ad una torre di rosso, sostenuta da una campagna di verde, Arnaldi di Saluzzo: Di nero al grifone rampante d’oro,
su campo azzurro: Burdese da Brà: D’azzurro al grifone rampante d’oro, col capo d’argento caricato di
un’aquila col volo spiegato di nero,
Peyrani
Grazzini
Wasaborg
Wieland
Arnaldi
Burdese
Bonada di Vignolo: D’azzurro al grifone rampante d’oro, col capo d’oro carico di un’aquila col volo spiegato di
nero, Doujat del Delfinato: D’azzurro al grifone rampante coronato d’oro, Gratet de Dolomieu della
Provenza, Indelli di Monopoli: D’azzurro al grifone rampante d’oro, con la coda abbassata;
grifi d’argento su
campi di rosso: Lupinski della Polonia: Di rosso al grifone rampante d’argento, con la coda abbassata,
marchesi Peverelli della Lombardia: Inquartato: nel 1° e 4°, di rosso al grifone rampante d’argento, coronato
d’oro, linguato del campo, con la coda abbassata, tenente con le branche anteriori una palma di verde e sostenuto
in punta da un monte di tre cime di verde,
o di azzurro, Gara di Nyiregyhaza del Veneto: Semi troncato partito: nel 1° di rosso a cinque stello d’oro,
poste 2-1-2; nel 2°, d’azzurro al grifone rampante d’argento, con la coda abbassata, poggiante su una campagna di
verde e tenente con la branca anteriore destra un caduceo posto nel senso della sbarra; nel 3°, d’oro al giglio di
rosso, di nero; Greifenstein della Germania: Di nero al grifo rampante d’argento, armato di rosso.
Doujat
Indelli
Lupinski
Peverelli
Gara
o d’armellino: Purvis del Northumberland: D’armellino al grifone d’argento;
grifi d’azzurro su
campi di argento: Avicx: D’argento al grifone rampante di rosso con la coda abbassata; Franciotti di
Lucca: D’argento al grifone rampante d’azzurro, beccato ed armato d’oro;
campi d’oro: Greppi di Bussero: D’oro al grifone rampante d’azzurro, con la coda abbassata; col capo
d’azzurro caricato di tre gigli d’argento posti in fascia;
grifi di rosso su
campi d’argento: Pellegrini di Chateauneuf: D’argento al grifone rampante di rosso, accompagnato in capo
da una stella d’azzurro;
5
campi d’oro: Garrone: Partito nel 1°, di rosso all’albero sradicato d’oro; nel 2° d’oro al grifone rampante di
rosso; col capo d’oro all’aquila di nero col volo spiegato; Regis: D’oro al grifone rampante di rosso”;
grifi di verde su
campi d’argento: Tranchina della Sicilia: D’argento al grifone rampante di verde;
campi d’oro : nobili dei conti Greppi di Bussero: D’oro al grifone rampante di verde, coronato d’oro, con
la coda abbassata; col capo d’azzurro carico di tre gigli d’argento posti in fascia;
grifi di nero su
campo d’oro: d’Aiguebelle di Villar Almese: D’oro al grifo, rampante, coronato di nero; conti Sertoli
Salis della Lombardia: Partito semitroncato: nel 1°, D’oro al grifo rampante di nero, linguato di rosso, beccuto
ed armato del campo; nel 2°, inquartato: nel 1° e 4° d’oro all’albero sradicato di verde; nel 2° e 3°, palato di rosso e
d’argento; Wildemberg di S. Gallo in Svizzera: D’oro al grifo rampante di nero..
Purvis
Garrone
Avicx
Greppi
Franciotti
Aiguebelle
Greppi di Bussero
Sertoli
Pellegrini
Wildemberg
Anche nel caso del Grifone, non mancano, però, nella sua pratica rappresentazione araldica,
violazioni alla regola cromatica, come nel caso delle armi della città di Stargard in Pomerania,
che presenta: un grifone di rosso, con la coda abbassata, “cucito” su un campo di azzurro; dei Grifoni di
Firenze e dei Caselli di Cosenza.
L’animale può, a volte, presentare più colori o smalti, come quando rappresentato troncato:
Zaffarone del Piemonte: Inquartato: nel 1° e 4°, d’azzurro all’aquila dal volo spiegato al naturale,
accompagnata da tre giglio d’oro, 2 in capo ed 1 in punta; nel 2° e 3°, Spaccato d’azzurro e d’argento al grifo
rampante troncato d’oro e di rosso; Monferrand dell’Alvernia: D’argento al grifone spaccato di rosso e di
verde e Battaglia della Lombardia alias: Troncato: nel 1°, d’azzurro a due fasce d’argento al grifone
spaccato al naturale e d’oro, beccato d’argento, con la branca posteriore destra poggiante sopra una bomba al
naturale, attraversante sul tutto; nel 2°, di verde a tre stelle (6) d’argento, poste 2-1; o quando parti del suo
corpo risultano smaltate di diverso colore, come nel caso dell’arma delle famiglia Roli di Ravenna:
oppure
quando, il grifo, rispetto alla partizione che attraversa, può venire rappresentato nella posizione
dell’uno nell’altro, che è il caso dell’arma di Griffi di Albenga:Troncato d’oro e d’azzurro al grifo
D’azzurro al grifone d’argento, alato d’oro, attraversato da una fascia di rosso carica di tre rose del primo;
rampante dell’uno nell’altro, linguato di rosso.
Sia passante, sia rampante, il grifo occupa, di norma, una parte importante dello scudo, dove può
risultare attraversato, come nel caso delle armi delle famiglie Calefati di Sicilia: D’azzurro al grifo
rampante d’argento coronato d’oro, con la fascia d’oro attraversante; de Herra di Modena: Troncato: nel 1°,
d’oro all’aquila di nero col volo spiegato, linguata di rosso e coronata del campo; nel 2°, d’azzurro al grifo rampante
6
d’oro, con la coda abbassata, linguato di rosso, attraversato da una fascia d’argento caricata di tre lettere R di rosso
poste nel senso della fascia; Tosti di Valminuta: D’azzurro al grifone rampante d’oro, linguato di rosso,
accompagnato in punta da una stella (6) d’oro; alla banda in divisa d’azzurro attraversante, bordata d’oro e caricata
di tre plinti d’argento, posti nel senso della banda; Guacimanni di Ravenna: Trinciato d’argento e di nero al
grifone dell’uno nell’altro, tenente nell’artiglio destro un bisante d’oro, con la cotissa di rosso, carica di tre stelle (6)
d’oro, attraversante sul tutto; ma anche attraversante come nel caso dei Casagrande di Villaviera:
Troncato d’azzurro e di rosso, al grifone d’oro rampante, attraversante e mirante una stella dello stesso posta nel
cantone destro del capo; dei de’ Medici del Veneto:Bandato d’azzurro e d’argento al grifone rampante di
verde attraversante; col capo d’azzurro a tre bisanti d’oro posti 1-2; e dei Magni Griffi della Liguria:
Semitroncato partito: nel 1°, d’oro all’aquila di nero, linguata di rosso col volo spiegato; nel 2°, partito di rosso e
d’azzurro al grifone rampante d’oro attraversante; nel 3°, bandato oro e d’azzurro, col capo di rosso alla palma di
una mano al naturale posta in palo..
Il grifo, inoltre, può essere o meno sostenuto da una campagna di verde: Monticelli di Cerreto del
Napoletano o da un monte: conti Borelli di Treviso: “D’azzurro al grifone rampante d’oro,
sostenuto un monte di tre cime d’argento in punta ed accompagnato in capo da un lambello di
quattro pendenti di rosso, inframmezzati da tre gigli d’oro”) oppure risultare poggiante su altra
figura araldica: Battaglia di Milano: Troncato: nel 1°, d’azzurro a due fasce d’argento, al Grifone rampante al
naturale, poggiante su una roccia dello stesso attraversanti; nel 2°, di verde al tre stelle (6) d’argento poste 2-1; ed,
infine, può essere a sua volta caricato da altri elementi araldici, come nel caso dei baroni Barile di
Sicilia: Troncato: nel 1° d’azzurro al grifone rampante d’oro caricato in petto di un lambello di tre pendenti di
rosso; nel 2°, d’oro al monte di cinque cime di verde, sostenente una rosa di rosso, gambuta di verde; e dei
Villani di Firenze: D’oro al grifone rampante di nero caricato in petto da un lambello di cinque pendenti di
rosso; alla bordura spinata di rosso.
Zaffarone
Casagrande
Roli
Magni Griffi
Griffi di Albenga
de Herra
Guacimanni
Monticelli
Battaglia
Barile
L’animale può, peraltro essere raffigurato come portante sul collo: una o più corone accollate, come
nel caso dell’arma dei conti Assereto del Piemonte: D’argento al grifone rampante di rosso portante
accollate tre corone d’oro; o anche tenente o impugnante, con una o entrambi le zampe o branche
anteriori, molte altre figure araldiche, quali: una corona, una ruota, come per i baroni Windhag
dell’Austria:Inquartato: nel 1°, d’azzurro al grifone rampante rivolto d’oro, coronato e linguato d’argento, con la
coda abbassata, tenente con le branche anteriori una ruota d’oro movente dalla partizione; nel 2°, di rosso allo
stambecco rampante d’argento, coronato dello stesso, tenente con il muso un fiore, fogliato di due pezzi, dello
stesso e sostenuto da un monte di tre cime sempre d’argento; nel 3°, d’azzurro al grifone rampante d’oro, coronato
e linguato d’argento, con la coda abbassata, tenente con le branche anteriori una ruota d’oro movente dalla
partizione; nel 4°, di rosso allo stambecco rampante d’argento, rivolto, coronato dello stesso, tenente con il muso
un fiore, fogliato di due pezzi, dello stesso e sostenuto da un monte di tre cime sempre d’argento; alla punta
7
d’argento carica di una colomba posata sopra un ramo, al naturale; sul tutto: uno scudetto d’argento ad un lupo
feroce dello stesso, poggiante su un monte d’azzurro; oppure una spada, come per gli Wörhlinger di Germania: Di nero al grifone rampante d’oro, con la coda abbassata, linguato ed osceno d’argento, tenente con le
branche anteriori una spada d’argento posta in palo, un feone, come per il Municipio di Anklam in Prussia: D’azzurro alla muraglia di rosso, merlata di sei pezzi, con la porta d’argento, aperta del primo e caricata di tre
crocette di nero male ordinate (1-2), sostenente un grifone d’argento, passante e tenente fra le branche anteriori
un feone di Stralsund; o una freccia come per i Moré di Lombardia, o un caduceo come per gli Amman di Lombardia: Di rosso al grifo rampante d’oro, impugnate con la branca anteriore sinistra un ca-duceo
dello stesso, posto in palo; nella variante dei conti Amman il grifone impugna il caduceo con la branca
anteriore sinistra ed è accompagnato in capo da una stella, o una lancia come per i baroni Cova del
Piemonte: Partito: nel 1°, d’azzurro al covone di spighe d’argento legato con una corda d’oro, posto in palo; nel
2°, d’argento al grifone rampante di rosso, tenente con le branche anteriori una lancia al naturale, posta in palo; col
capo di rosso carico della croce di S. Maurizio e Lazzaro; e i baroni Bologna del Piemonte; oppure un
fiordaliso come per i Monticelli di Cerreto del Napoletano: D’azzurro al grifone rampante d’oro,
sostenuto da un monte di tre cime di verde e tenente, con la branca anteriore sinistra un fiordaliso d’oro posto in
palo, con la branca anteriore destra una spada con l’impugnatura d’oro e la lama d’argento, posta nel senso della
banda e mirante una stella (8) d’argento posta nel cantone destro del capo; un bastone come per la famiglia
lorenese dei de la Lorre: D’oro al grifo rampante di nero, con la coda abbassata, tenente con le branche anteriori un bastone di rosso posto in palo; oppure un gambo caso dei de Peverelli Luschi di Lombardia:Di
rosso al grifone rampante d’argento, coronato d’oro, tenente con le due branche anteriori un gambo fogliato di
verde, posto in palo.
Le zampe anteriori del grifo, nella loro rappresentazione, risultano di norma divaricate. A somiglianza dell’aquila o del leone l’animale può essere o meno coronato e lo smalto della corona può
essere lo stesso o diverso da quello utilizzato per rappresentare il grifo (nel qual caso dovrà essere
blasonato).
Il Grifo, in quanto animale selvaggio, può ancora essere rappresentato come “trafitto” da una
spada, da una lancia o da una freccia, oppure nell’atto di uccidere un altro animale, come nel caso
dell’arma dei Medin di Lastua del Veneto: Troncato: nel 1°, partito d’azzurro e di rosso all’aquila bicipite di
nero, rostrata, armata e coronata d’oro e caricata in abisso di uno scudetto partito da una fascia d’oro, d’azzurro e
d’argento a due bande di rosso; nel 2° di verde ad un leone giacente, con la testa decollata al naturale, sinistrato da
un grifone passante d’argento appoggiato con la branca anteriore sinistra sul corpo del leone e tenente con la
destra una spada d’argento posta in palo.
Assereto
Windhag
Cova
Wıhrlinger
Monticelli
Ankam
de la Lorre
Amman
Medin di Lastua
Il grifo come tutti gli altri animali rappresentati in araldica, può essere accompagnato/accostato
oppure sormontato da altre figure araldiche, quali: lambello, come nel caso delle armi dei Caselli
di Cosenza: D’azzurro al grifone d’oro sormontato da un lambello di 4 pendenti di rosso cucito e dei Grifoni
8
di Firenze: D’argento al grifone rampante di nero sormontato da un lambello di 4 pendenti di rosso,
inframmezzati da tre bisanti dello stesso, quello centrale caricato di un giglio d’argento; da una o più stelle,
come nell’arma dei Clauser del Veneto: Troncato: nel 1°, d’azzurro al grifo rampante d’oro, accompagnato
in capo da due stelle (6) dello stesso; nel 2°, di rosso, alla muraglia torricellata di un pezzo, d’argento, murata di
nero, aperta del campo; e in questa posizione il grifo può a volte essere nella situazione di mirante
un’altra figura come per il Comune di Lucignano: Di rosso al grifone d’argento mirante una stella (8)
d’oro, posta nel cantone destro del capo.
Esso può, quando rappresentato a figura intera, accompagnare o accostare, a sua volta, altre figure
araldiche come nel caso dell’arma dei Louvel de Repainville di Francia: D’azzurro allo scaglione
d’argento accompagnato in capo da due conchiglie d’oro ed in punta da un grifo rampante dello stesso; ed in
questo caso le sue dimensioni verranno proporzionalmente ridotte.
Caselli
Grifoni
Clauser
Lucignano
Louvel
Numero dei grifi
La rappresentazione numerica grifi è quasi sempre singola nel caso che lo scudo risulti senza
partizioni, ma con lo scudo che presenta partizioni la figura dell’animale può essere ripetuta ed in
questo caso la sua taglia si riduce nello scudo a seconda del numero degli animali e delle partizioni.
In tal caso il grifo viene normalmente rappresentato nella posizione di passante ed ordinato nel
senso del palo, come nel caso dell’arma della famiglia Wills dell’Inghilterra (“D’argento a tre
grifoni passanti di rosso, uno sopra l’altro, alla bordura spinata dello stesso”).
Il grifo presenta molti vantaggi rispetto alle figure inanimate. Possedendo una testa, ali, coda e
zampe, esso può, a somiglianza degli altri animali, essere l’oggetto di rappresentazioni molteplici e
tutte molto interessanti.
La testa
Questa figura, in genere piccola, viene disegnata in numero variabile di esemplari 2, 3, o più, nel
senso della banda o del palo. Essa può essere recisa, come nel caso del blasone della famiglia
Kedgwin Hoskins dell’Hereford: D’argento a tre scimitarre poste in palo ed ordinate in fascia, ciascuna
sormontata da una testa di grifone recisa, il tutto al naturale; oppure sanguinante, sia nella bocca, sia
laddove è stata strappata, come nelle armi di Nicholas Toke del Kent: Inquartato: Nel 1°, d’argento al
capriolo di nero carico di tre bisanti del campo ed accompagnato da tre teste strappate di levriero di nero
collarinato d’oro, poste due in capo ed una in punta; nel 2°, spaccato in capriolo di nero e d’argento a tre teste di
grifo strappate, due in capo ed un in punta, dell’uno nell’altro; nel 3°, d’azzurro col capo d’oro, al leone rampante
d’armellino attraversante il tutto; nel 4°, d’oro alla fascia di rosso accompagnata da tre fronde d’alloro, due in capo
ed una in punta.
Raramente la testa di grifo, recisa o strappata, occupa da sola l’intero scudo, come nel caso dei
Bichi del Nizzardo:D’azzurro alla testa strappata di grifone d’oro; col capo d’argento all’aquila di nero dal volo
spiegato, coronata dello stesso; o dell’arma municipale di Stettino in Polonia: D’azzurro alla testa di
grifone recisa di rosso, beccuta e coronata d’oro; con la bordura d’oro.
La coda
Il Grifone, nella sua dimensione araldica, viene rappresento, di norma, con la coda diritta o
abbassata e passata fra le gambe, come nel caso dell’arma dei Mervillers della Francia:D’argento
9
In realtà questo elemento, anche se araldicamente
significativo, non viene blasonato dagli araldisti europei.
Nel caso specifico della coda, questa viene blasonata, solo quando l’animale intero risulta di un
colore diverso dalla coda.
Esistono anche rappresentazioni del grifo senza la coda, come nel caso della famiglia francese
Gratet de Dolomieu della Provenza: D’azzurro al grifone rampante d’oro, senza coda.
al grifone rampante di rosso con la coda abbassata.
Zampe, lingua, piedi, ali, attributi
L’animale evidenzia in araldica anche le sue zampe, che possono essere riportate in numero
variabile e soprattutto possono essere tranquillamente confuse con quelle dell’aquila.
Nel caso del becco di colore diverso da quello dell’animale esso verrà blasonato come rostrato o
beccato e nel caso delle unghie di colore diverso, il grifone, a somiglianza dell’aquila, si dirà
armato. Se la lingua, che può o meno essere rappresentata, risulta di colore diverso dal grifo, la
stessa dovrà essere blasonata come linguato di, Arma della Pomerania: D’argento al Grifone di rosso,
linguato dello stesso, beccato ed armato d’oro. Nel caso che sia una branca o un’ala ad avere un colore
diverso in questo caso si blasona membrato ed alato di come nel caso delle armi del municipio di
Stolp in Pomerania: Partito ondato: nel 1°, d’argento al grifone di rosso, linguato dello stesso, beccato d’oro,
alato e membrato a sinistra di verde; nel 2°, fasciato ondato d’azzurro e d’argento.
Le ali nella rappresentazione araldica sono per la stragrande maggioranza dei casi col un solo volo,
o con due voli sovrapposti, orientati verso il capo dello scudo, ma esistono anche delle
rappresentazioni in cui le ali del grifo appaiono col volo abbassato, come nel caso degli Abatelli di
Lucca e Palermo: D’oro al grifone rampante di nero con volo abbassato; ed anche armi che presentano
l’animale con il volo spiegato, come nel caso dei Sertoli della Lombardia: D’oro al grifone di nero, dal
volo spiegato, coronato dello stesso.
Il Grifo mostra a volta i suoi attributi come nel caso dell’arma della città di Perugia: Di rosso al
grifone d’argento, coronato ed osceno d’oro, e nel caso che il membro fosse di colore diverso dal
resto del corpo dell’animale, lo stesso verrà blasonato come osceno di, come nelle armi della
famiglia Doriac del Delfinato: Di nero al grifone d’oro, linguato, armato, coronato ed osceno di rosso.
Cimiero ed ornamenti
Un altro tipo di rappresentazione araldica del grifo è quella nel contesto degli ornamenti dello
scudo, dove spesso l’animale viene associato al cimiero, oppure funge da sostegno.
L’animale può esservi rappresentato per intero nella posizione di rampante, come nel caso dell’arma
dei Greppi di Bussero di Lombardia: Grifo rampante d’argento o dei Rusconi di Lombardia: Grifo
rampante di rosso, coronato d’oro, tenente con la branca anteriore destra un giglio di verde, posto sopra una
corona di marchese; oppure passante, come in molti cimieri inglesi o tedeschi. Come abbiamo visto in
precedenza la posizione più naturale del grifo, quando associato al cimiero, è quella di nascente
attraverso una corona com epr i Van Heurck dell’Olanda: D’oro a due fasce contro merlate d’argento.
Cimiero: un grifo nascente dal cercine di un elmo d’acciaio al naturale, o Iacopi Massimo di Assisi: D’oro al
cinghiale rampante di nero, cinghiato e armato d’argento; cimiero: un grifone rampante, troncato d’oro e di verde,
nell’atto di scoccare una freccia da un arco impugnato con le due branche anteriori, sorgente da una coronetta di
nobile antico; concessione Rey de Armas di Castilla e Leon), ma si incontrano spesso casi di rappresentazioni
nelle quali l’animale risulta nella posizione sostenuto da un’altra figura araldica come nel caso
dell’arma della famiglia Gardiner di Oxford: Inquartato nel 1° e 4° al capriolo di rosso carico di due
leoncelli d’oro affrontati contro rampanti, accompagnato da tre teste strappate di grifo d’azzurro, due in capo ed
una in punta; Cimiero: elmo graticolato di nobile al naturale sormontato da un cercine di rosso e d’argento,
sostenente una testa di grifo strappata.
Altra posizione di rilievo per il grifo è quello di sostegno di uno scudo, nel qual caso l’animale si
presenta di norma da solo o affrontato (armi del cardinale Luiz de Acuna nella cappella dei e nella
sommità del retablo della Cappella di S. Anna nella cattedrale di Burgos).
10
Pomerania
Municipio di Stolp
Abatelli
Rusconi
Iacopi
Possibili confusioni
Nella rappresentazione araldica, il grifo può a volte essere confuso, tipicamente nell’araldica
inglese, con l’Opicinus dal corpo interamente leonino ma con testa ed ali d’aquila e coda di
cammello. Questo figura araldica dal nome di oscura origine etimologica costituisce una rarità,
anche se fa sempre parte della famiglia dei grifoni, ma ulteriori confusioni possono avvenire con
l’Ippofrigo (animale costituito dalla parte superiore di un’aquila e dalla parte inferiore da un
cavallo), famoso, per meriti poetici, come destriero di Astolfo in cerca del senno di Orlando. Amato
di Napoli: D’azzurro all’ippogrifo d’oro, armato e linguato di rosso, col capo del primo, caricato di tre stelle (6)
d’argento, poste in fascia e sostenuto da una trangla dello stesso.
Armi parlanti
Nel corso di questo lavoro già è stato fatto riferimento ad alcuni esempi di armi che presentano la
caratteristica di essere “parlanti”, ovvero di indicare o alludere al nome della famiglia che le
possiede. Nello specifico, sembra opportuno richiamare l’attenzione di un osservatore sul fatto che,
essendo l’uso del grifo sostanzialmente limitato nell’araldica europea, ne consegue necessariamente
che i casi in cui il grifo é connesso o compreso nel rispettivo patronimico risultano relativamente
ridotti.
Nel caso in esame si cercherà di fornire una sintetica visione del caso applicato al grifo, senza
ripetere i numerosi casi già sopra citati: Grifeo di Sicilia: Troncato: nel 1°, d’oro al grifo passante di rosso;
nel 2°, d’oro a tre sbarre d’azzurro; Griffalgoni di Verona: Di rosso al grifone rampante d’argento; Griffi di
Brescia: D’azzurro al grifo rampante d’oro; Griffi di Lendinara: Troncato: nel 1°, d’oro al grifone di verde
nascente dalla partizione; nel 2°, di verde pieno; Griffi di Pisa: D’oro al grifo rampante di rosso, Grifo di
Napoli: D’argento al grifo di rosso rampante contro un albero di verde, addestrato da una stella (8) d’azzurro;
Griffoli di Siena: D’azzurro al grifo rampante di rosso.
Amato
Grifeo di Partanna
11
Griffi di Lendinara
Armi civiche o pubbliche
Il grifo entra anche in molti stemmi civici europei e risulta molto più diffuso nell’Italia centrale e
nel nord est europeo. Fra gli stemmi più significativi vale la pena ricordare i seguenti:
Regione della Pomerania , Stargard in Pomerania: Partito: nel 1°, d’azzurro al grifone rampante di
rosso rivolto, cucito, beccato e membrato d’oro; nel 2°, d’argento alla sbarra d’azzurro, Stettino in Polonia,
Stargard nel Mecklemburgo: D’azzurro al grifone rampante d’argento rivolto; Greifswald in
Pomerania: D’argento al grifone di rosso, sostenuto da un terreno di verde e da un tronco secco dello stesso
posto lungo la parte destra dello scudo, Stolp in Pomerania, Anklam della Prussia, Saint Brieuc della
Bretagna: D’azzurro al grifone rampante d’oro, linguato di rosso, Perugia, Grosseto: Di rosso al
grifone d’argento tenente nella branca anteriore sinistra una spada d’argento, guarnita d’oro, posta in palo, Narni
in Umbria:D’argento al grifone rampante di rosso, Lucignano; Oostellingwerf e Westellingverf in
Olanda.
Stangard
Stettino
Perugia
12
Grosseto
Oostellingwerf