La ricerca - mada building
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Pareti in CFS con Controventi ad X: Caratterizzazione Sperimentale della Risposta Sismica Luigi Fiorino, Ornella Iuorio, Vincenzo Macillo, Maria Teresa Terracciano, Raffaele Landolfo Dipartimento di Strutture per l’Ingegneria e l’Architettura. Piazzale Tecchio 80, 80125 Napoli. Keywords: costruzioni stick-built, strutture in acciaio, profili formati a freddo, controventi concentrici a X, analisi sperimentale. ABSTRACT In ambito nazionale si sta diffondendo l’utilizzo di strutture in acciaio formato a freddo (CFS), che rappresentano una valida alternativa ai sistemi strutturali tradizionali, in quanto sono in grado di coniugare elevate prestazioni strutturali ad un insieme di caratteristiche come la leggerezza, rapidità di realizzazione e la capacità di soddisfare elevati standard prestazionali in termini di sicurezza, durabilità ed eco-efficienza. Risulta pertanto necessaria l’introduzione di prescrizioni normative per la progettazione sismica di tali tipologie strutturali. A tale scopo, nell’ambito del progetto ReLUIS-DPC 2010-2013, è in corso un approfondito studio teorico-numerico. La ricerca si focalizza sullo studio del comportamento sismico di pareti in CFS con controventi a X, sia in termini di risposta globale, mediante l’esecuzione di prove su prototipi in scala reale, che di risposta locale, con la caratterizzazione sperimentale dei materiali e delle principali componenti del sistema. In questo lavoro si presenta l’impostazione della ricerca, le ipotesi alla base della progettazione del programma sperimentale e i primi risultati ottenuti. 1 INTRODUZIONE L’adozione di sistemi costruttivi con struttura portante in acciaio formato a freddo (CFS) per la realizzazione di edifici residenziali di piccole e medie dimensioni (housing) oggi rappresenta un fenomeno in netta crescita in Europa ed in Italia (Landolfo et al. 2012). Tra i diversi sistemi costruttivi CFS, quello ad aste (stick-built) è sicuramente il più diffuso in quanto è caratterizzato dal più basso livello di prefabbricazione. Per tali sistemi la progettazione nei confronti delle azioni sismiche può seguire due diversi approcci: “all-steel design” e “sheathing-braced design” (Fiorino et al. 2012). Secondo l’approccio progettuale denominato “allsteel design” gli elementi sismo-resistenti del sistema costruttivo sono costituiti esclusivamente da profili d’acciaio. Affinché i solai e le pareti siano in grado di esibire un buon comportamento strutturale per azioni agenti nel loro piano è necessario inserire controventi metallici disposti a X o a K. Il secondo approccio “sheathing-braced design”, invece, tiene conto dell’interazione tra l’ossatura metallica ed i pannelli di rivestimento, che assolvono la funzione di controventamento (Iuorio et al. 2012). Oggetto del presente lavoro è lo studio del comportamento sismico di strutture in CFS progettate in accordo alla metodologia “all-steel design”. A tale scopo, di seguito vengono presentati i risultati preliminari di un’ampia campagna sperimentale, condotta nell’ambito del progetto ReLUIS–DPC 2010–2013, per la caratterizzazione della risposta globale e locale di pareti con controventi a X. La tipica parete CFS con controventi a X (Fig. 1) è generalmente realizzata da un’intelaiatura metallica (frame) costituita da un’orditura di montanti (studs), aventi sezione trasversale a C posti ad un interasse variabile da 300 a 600 mm, collegati alle estremità da guide, aventi sezioni ad U. Spesso per prevenire fenomeni di instabilità locale nelle zone maggiormente sollecitate, alle estremità delle guide vengono predisposti alcuni elementi di rinforzo (profili di sezione a C), che consentono di realizzare in tali segmenti dei profili scatolari (Velchev et al. 2010). I montanti di estremità sono costituiti da due profili accoppiati “schiena a schiena”, alle cui estremità vengono inseriti dei dispositivi “hold-down” capaci di fronteggiare gli elevati sforzi di trazione. Connessioni di tipo meccanico (ancoranti o bulloni) sono distribuiti lungo le guide per assorbire l’azione tagliante. Allo scopo di migliorare il comportamento dei montanti, dimezzando la loro lunghezza libera d’inflessione, a metà altezza della parete le flange di tali profili possono essere collegate trasversalmente, su entrambi i lati, mediante piatti in acciaio (flat strap). I piatti sono poi collegati ad opportuni ritegni (blocking) aventi sezione a C e collocati nei campi terminali della parete. Gli elementi di controventamento a X, piatti o cavi, possono essere installati su una o entrambe le facce della parete e sono solitamente collegati alle guide e ai montanti tramite opportuni fazzoletti. Tutte le connessioni sono generalmente realizzate mediante viti autoperforanti. progettati considerando due diverse localizzazioni geografiche: Roma e Potenza; rappresentative di zone con sismicità rispettivamente medio-bassa e medio-alta. La Tabella 1 mostra i principali parametri necessari per la definizione dell’azione sismica allo stato limite di salvaguardia della vita. La progettazione di questi edifici è stata eseguita in accordo con le Norme Tecniche per le Costruzioni del 2008 (Ministero delle infrastrutture, 2008), di seguito NTC 2008, le relative Istruzioni (Ministero delle infrastrutture, 2009) e per gli aspetti non coperti da tali norme, si è fatto riferimento alla parte 3 dell’Eurocodice 3 (CEN, 2006), di seguito EC3-1-3. Dal punto di vista sismico, con riferimento ad eventi sismici con probabilità di superamento del 10% in 50 anni, è stata eseguita sia una progettazione di tipo elastica che di tipo dissipativo. In particolare, in quest’ultimo caso è stato assunto un fattore di struttura q pari a 2.5, come previsto dalla norma americana AISI S213-07/S1-09 (2009). Tabella 1: Parametri per la definizione dell’azione sismica secondo le NTC 2008 ag [g] Fo T*C [s] SS ST Zona a sismicità medio-bassa 0.110 2.628 0.306 1.500 1.000 Zona a sismicità medio-alta 0.202 2.446 0.363 1.403 1.000 Figura 2. Planimetrie schematiche del caso studio Figura 1. Parete con controventi a X 2 CASO STUDIO Allo scopo di individuare le configurazioni di pareti da impiegare nello studio sperimentale è stato definito un caso studio in cui sono stati analizzati tre edifici residenziali a pianta rettangolare con superficie coperta di circa 220 m2, che si articolano rispettivamente su uno, due e tre livelli (Fig. 2). Gli edifici sono stati Sulla base di tali ipotesi sono state dimensionate le tre configurazioni di pareti, che rappresentano il principale oggetto di studio della campagna sperimentale. In particolare, la prima configurazione (parete leggera elastica, WLE) corrisponde all’ipotesi di edificio monopiano ubicato in zona sismica medio-bassa progettato elasticamente. La seconda (parete leggera dissipativa, WLD) si riferisce alle stesse condizioni della configurazione precedente, ad eccezione dell’approccio di progettazione seguito, in questo caso di tipo dissipativo. La terza ed ultima configurazione (parete pesante dissipativa, WHD) è rappresentativa del caso di edificio a tre piani ubicato in zona sismica medio-alta progettato mediante il solo approccio dissipativo. Le pareti dimensionate in accordo ai tre diversi scenari sopra descritti sono illustrate in Figura 3, dove Hd rappresenta la forza sismica di progetto agente su singola parete. Figura 3. Tipologie di pareti Tutte le configurazioni di pareti selezionate hanno lunghezza di 2400 mm e altezza di 2700 mm. Per quanto riguarda il loro dimensionamento, esse sono state progettate valutando la resistenza laterale della parete come il più piccolo dei valori delle resistenze associate ai possibili meccanismi di collasso degli elementi che la compongono. Nel caso di progettazione di tipo elastico, ciascun elemento è stato dimensionato con riferimento alle sollecitazioni indotte sullo stesso dall’azione sismica di progetto, senza alcun accorgimento atto a favorire un meccanismo di collasso duttile. Infatti, nel caso in specie (WLE), il meccanismo di collasso previsto in fase progettuale è quello corrispondente alla rottura della diagonale di controvento tesa nella sezione indebolita dai fori. Nel caso di progettazione di tipo dissipativo (WLD e WHD), le pareti sono state progettate in modo che lo snervamento della diagonale tesa preceda la crisi dei restanti elementi. A tal fine, con particolare riferimento alla rottura dell’area netta, nel collegamento della diagonale è stato verificato il soddisfacimento della seguente condizione: f yk Ares γ ≥ 1.1 M 2 γ M 0 f tk A progetto sismico di strutture in acciaio laminato a caldo. Si è preferito rispettare tale verifica, in quanto relativa ad una progettazione sismica, nonostante, nel caso generico di membrature formate a freddo, la verifica riportata sia nelle Istruzioni alle NTC 2008 (punto C4.2.12.2.4.1) che nell’ EC3-1-3 (punto 6.1.2) non prevede la presenza del fattore 1.1. Tale condizione ha comportato una maggiore attenzione nella definizione del dettaglio di collegamento e la scelta di un materiale diverso per le diagonali. Infatti, quest’ultime sono state realizzate con acciaio S235, diversamente da quello utilizzato per tutti gli altri elementi (S350GD+Z). In aggiunta, al fine di garantire la sovraresistenza degli altri possibili meccanismi di crisi, tutti gli elementi dissipativi sono stati dimensionati in modo da soddisfare la seguente relazione: H i , Rd ≥ 1.1 ⋅ γ Rd ⋅ H d , Rd (2) dove Hi,Rd è la resistenza di progetto della parete associata alla crisi del generico meccanismo non dissipativo, Hd,Rd è la resistenza di progetto della parete associata allo snervamento della diagonale tesa, γRd è il coefficiente che tiene conto della variabilità statistica della resistenza di snervamento del materiale, posto pari a 1.20. Nella Tabella 2 sono riportate le caratteristiche geometriche e meccaniche dei principali elementi costituenti le tre configurazioni di parete. Tabella 2 : Caratteristiche geometriche e meccaniche degli elementi delle pareti investigate Montante Guida WLE Sezione a C WLD Sezione a C WHD Sezione a C 150x50x20x1.5 S350GD+Z 150x50x20x1.5 S350GD+Z 150x50x20x3.0 S350GD+Z Sezione a U Sezione a U 153x50x1.5 Sezione a U 153x50x1.5 S350GD+Z S350GD+Z 153x50x1.5 S350GD+Z Piatti Piatti Piatti Diagonale 90x1.5 S350GD+Z 70x2 S235 140x2 S235 Piatti Piatti Piatti Fazzoletti 270x270x1.5 S350GD+Z 290x290x1.5 S350GD+Z 365x365x1.5 S350GD+Z Sezione a C Sezione a C Sezione a C 150x50x20x1.5 S350GD+Z 150x50x20x1.5 S350GD+Z 150x50x20x3.0 S350GD+Z (1) Rinforzo guida dove Ares è l’area della diagonale in corrispondenza della sezione indebolita dai fori, A è l’area lorda della diagonale, γM0 e γM2 sono i coefficienti parziali di sicurezza da impiegarsi rispettivamente nelle verifiche di snervamento e di rottura dell’area netta e, infine, fyk e ftk sono rispettivamente la resistenza di snervamento e di rottura dell’acciaio. Tale verifica è fornita dalle NTC 2008, al punto 7.5.3.2, nella parte relativa al Sezione a C Sezione a C Sezione a C Blocking 150x50x20x1.5 S350GD+Z 150x50x20x1.5 S350GD+Z 150x50x20x3 S350GD+Z Piatti Piatti Piatti Flat strap 50x1.5 S350GD+Z 50x1.5 S350GD+Z 50x1.5 S350GD+Z Tecfi AB 04 63 040 Tecfi CI 01 48 016 Tecfi AB 04 63 040 Viti 3 PROGRAMMA SPERIMENTALE Al fine di investigare la risposta laterale globale della parete, il programma sperimentale ha previsto, per ogni configurazione, 2 prove monotone e 2 prove cicliche. In aggiunta, a supporto della sperimentazione condotta sull’intero sistema sismo-resistente, sono state previste 28 prove a taglio sui collegamenti delle diagonali e 8 prove a taglio sulle unioni meccaniche adottate per tali collegamenti. La sperimentazione è stata completata con 17 prove di trazione sul materiale. Al fine di valutare gli effetti dello “strainrate”, sia le prove sui collegamenti che quelle sul materiale sono state eseguite con due differenti velocità : 0.05 e 50 mm/s. La Tabella 3 presenta il programma sperimentale con l’indicazione delle prove già svolte e quelle da farsi. testata è collegata all’attuatore mediante un particolare giunto in grado di trasferire alla parete solo azioni orizzontali ed è vincolata nei confronti degli spostamenti fuori piano mediante 2 portali composti da colonne HEB 140, alla cui estremità superiore sono collocati dei dispositivi dotati di rulli che consentono lo scorrimento nel piano della parete durante la prova. Tabella 3: Programma sperimentale Materiale n. prove Unioni n. prove Collegam. Config. n. prove Pareti n. prove monotone n. prove cicliche S350-1.5 3b 3a S235-2.0 S350-1.5 3b 3b SLE 2a SLD 3b 3b CLE 1 3b 3a 2b CLD 1 3b 3a 3a SHD CHD 2 3 4 2b 2b 2b 1 3b 3a 2 3 4 2b 2b 2b WLE WLD WPD 1 + 1* 1 + 1* 2 1 + 1* 1 + 1* 2* *Prove da farsi; b: velocità di prova 0.05 mm/s; a: velocita di prova 50 mm/s 4 4.1 PROVE PARETI Apparato di prova e strumentazione La campagna sperimentale è stata condotta presso il laboratorio del Dipartimento di Strutture per l’Ingegneria e l’Architettura dell’Università di Napoli Federico II. L’apparato di prova utilizzato per la campagna sperimentale è illustrato in Figura 4. L’azione orizzontale viene trasmessa al prototipo attraverso una trave di testata orizzontale collegata alla guida superiore della parete, mentre inferiormente la parete è collegata ad una trave di base che la vincola al solaio del laboratorio. In particolare, il collegamento tra la parete e le travi avviene mediante bulloni M8 classe 8.8 distribuiti lungo le guide con un passo di 300 mm (collegamento a taglio) e bulloni M24 classe 8.8 posizionati in corrispondenza degli hold-down (collegamento a trazione). La trave di Figura 4. Set-up prove pareti Il carico orizzontale è stato applicato mediante un attuatore avente una capacità di corsa di 500 mm e di carico di 500 kN. Gli spostamenti orizzontali della parete (Fig. 5) sono stati misurati mediante tre trasduttori di spostamento (LVDT): uno posizionato in testa (LVDT A) e due al piede della parete (LVDT B e C). La misura degli spostamenti verticali, in corrispondenza delle due zone terminali della parete, è avvenuta con l’utilizzo di altri due LVDT (D ed E). Infine, per misurare le deformazioni locali delle diagonali, su ciascuna di esse sono stati disposti due straingauge (SG), uno in corrispondenza del collegamento (SG 1 e 3) e l’altro in prossimità del punto medio (SG 2 e 4). picco della curva sperimentale, ke rappresenta la rigidezza secante in corrispondenza del 40% della resistenza massima. I valori di previsione teorica della resistenza Hp e della rigidezza kp sono stati determinati a partire dai valori delle proprietà meccaniche misurati nelle prove sul materiale e sui collegamenti. Figura 5. Strumentazione prove pareti 4.2 Prove monotone Le prove monotone sono state articolate in due fasi successive, una prima di tiro e una seconda di spinta. Ciascuna delle due fasi è stata seguita da uno scarico con riposizionamento della parete nella condizione iniziale (Fig. 6). Le prove sono state condotte con spostamenti imposti a velocità costante pari a 0.10 mm/s. Figura 7. Prove monotone pareti - parametri misurati e previsti (prova WLD-M1) Nel caso di parete leggera elastica, il meccanismo di collasso osservato corrisponde alla rottura dell’area netta della diagonale (Fig. 8). Figura 6. Prove monotone pareti – curva di risposta H-d provaWHD-M2 Le quattro prove monotone finora effettuate sono state eseguite sulle seguenti configurazioni: una prova su parete leggera elastica (WLE-M1), una prova su parete leggera dissipativa (WLDM1) e due prove su parete pesante dissipativa (WHD-M1 e WHD-M2). In Figura 7 sono confrontati i risultati della prova WLD-M1 ottenuti in tiro e in spinta in termini di curva forza applicata-spostamento misurato in testa alla parete (H-d). In essa sono indicati i parametri utilizzati per valutare quantitativamente la risposta strutturale. In particolare, con Hy viene indicata la resistenza di snervamento, mentre con Hmax si individua la resistenza corrispondente al Figura 8. Prove monotone pareti - meccanismi di collasso osservati Per quanto riguarda le pareti dissipative si è osservato lo snervamento della diagonale senza raggiungimento della rottura, almeno per gli spostamenti massimi raggiunti compatibilmente con la capacità di corsa dell’attuatore. Confrontando i risultati delle prove (Tab. 4) possiamo osservare che le resistenze massime sperimentali registrate nelle due fasi di tiro e spinta sono pressoché identiche, con differenze contenute entro il 3%. Inoltre, le resistenze di snervamento sperimentale risultano essere in linea con i valori di previsione, con una variazione massima pari al 9%. Per quanto riguarda le rigidezze, nella fase di spinta si è riscontrata una riduzione anche fino al 50%, causata dal parziale danneggiamento di alcuni elementi di parete durante la precedente fase di tiro. Tabella 4: Risultati prove monotone pareti Mec. di collasso Tiro 64.9 66.3 3.5 AN WLE-M1 Spinta 65.6 66.6 2.7 AN Teorico 62.0 61.4 4.4 AN Tiro 56.7 61.7 4.0 S WLD-M1 Spinta 58.8 62.3 3.2 S Teorico 55.0 57.6 4.9 S Tiro 110.3 116.9 6.2 S WHD-M1 Spinta 107.8 119.3 3.6 S Teorico 110.0 115.5 6.6 S Tiro 109.5 118.4 5.9 S WHD-M2 Spinta 114.2 119.3 2.8 S Teorico 110.0 115.5 6.6 S AN: rottura dell’area netta della diagonale; S: snervamento della diagonale Pareti Hy Hmax Ke [kN] [kN] [kN/mm] Per la parete pesante dissipativa sono state effettuate due prove monotone. Durante la prima prova (WHD-M1), sia in tiro che in spinta, si è registrata una temporanea perdita di resistenza dovuta all’instabilità locale delle guide nelle zone maggiormente compresse adiacenti ai tratti irrigiditi (Fig. 9 a-c). Allo scopo di prevenire i fenomeni di instabilità osservati nella prima prova, nella seconda parete (WHD-M2) il rinforzo è stato esteso a tutta la lunghezza delle guide (Fig. 9 b). La risposta sperimentale della parete rinforzata ha dimostrato l’efficacia dell’intervento (Fig. 9d). Comunque, le resistenze e le rigidezze sperimentali registrate nelle due prove sono state pressoché identiche (Fig. 10), con variazioni contenute rispettivamente entro il 1% e 3%. Ciò testimonia come l’instabilità locale, comparsa nelle guide della prima parete, sia stata un fenomeno transitorio che ha influenzato solo limitatamente la risposta globale. Figura 9: Tipologia di rinforzi adottati nelle pareti WHD e relative deformazioni osservate durante le prove Figura 10. Curve di risposta H-d prove monotone WHD 4.3 Prove cicliche. Per le prove cicliche è stato adottato il protocollo di carico noto come “CUREE ordinary ground motions reversed cyclic load protocol” (Krawinkler et al, 2001) ideato per pareti in legno e adattato alle pareti in CFS da Velchev et al (2010) (Fig. 11), i quali assumono per lo spostamento di riferimento la seguente ipotesi: Δ = 2.667 Δ y (3) dove Δy rappresenta lo spostamento al limite elastico valutato a partire dai risultati delle prove monotone. Figura 11. Protocollo di carico ciclico prove WLE Le prove cicliche finora effettuate sono state eseguite su una parete leggera elastica (WLE-C1) e una parete leggera dissipativa (WLD-C1). In Figura 12 sono riportati i risultati della prova WLD-C1 in termini di forza-spostamento (H-d), unitamente ai parametri utilizzati per valutare la risposta strutturale. In particolare, vengono indicate con Hy(-) e Hy(+) le resistenze di snervamento valutate rispettivamente in tiro e in spinta, con Hmax(-) e Hmax(+) le resistenze massime registrate rispettivamente in tiro e in spinta, mentre gli spostamenti corrispondenti al collasso raggiunto nelle due direzioni sono indicati dmax(-) e dmax(+). Analogamente a quanto previsto per le prove monotone, le rigidezze elastiche convenzionali (ke(-), ke(+)) sono state valutate al 40% della forza massima. I risultati delle prove in regime di spostamento ciclico sono riportati in Tabella 5. Si può notare come le pareti esibiscano resistenze e rigidezze sperimentali sostanzialmente simili in entrambe le direzioni di carico, con variazioni contenute rispettivamente entro 2% e 8%, a conferma di un comportamento simmetrico nelle due direzioni di prova. La risposta ciclica si caratterizza per la presenza di un marcato pinching, che si traduce in un forte schiacciamento dei cicli isteretici e, quindi, in una riduzione della capacità di dissipare energia. Entrambe le prove hanno presentato come meccanismo di collasso quello corrispondente alla rottura dell’area netta della diagonale (Fig. 13), coincidente con quello previsto teoricamente solo nel caso WLE. Figura 13: Prove cicliche pareti - meccanismi di collasso osservati 5 PROVE MATERIALE Le prove a trazione sul materiale sono state condotte su tutti i tipi e gli spessori di acciaio utilizzati per i profili delle pareti: S235 spessore 2.0 mm (S235-2.0), S350GD+Z spessore 1.5 mm (S350-1.5) e 3.0 mm (S350-3.0). Per ogni tipo e spessore di acciaio sono state effettuate 6 prove, di cui 3 a bassa velocità (0.05 mm/sec) e 3 ad alta velocità (50 mm/sec). Una sintesi dei risultati è fornita in Tabella 6, dove per ciascuna tipologia di prova sono riportate le tensioni medie di snervamento (fy,m) e di rottura (ft,m) per entrambe le velocità. Tabella 6: Risultati prove materiale v = 0.05 mm/s Figura 12: Prove cicliche pareti - parametri misurati e previsti (prova WLD-C1) Tabella 5: Risultati prove cicliche pareti Pareti Hy Hmax Ke dmax [kN] [kN] [kN/mm] [mm] MC Tiro 68.9 69.4 3.4 35.7 AN Spinta 69.6 70.6 3.7 38.1 AN Teorico 62.0 61.4 4.4 AN Tiro 59.8 64.4 4.0 200.6 AN WLD-C1 Spinta 58.7 63.1 3.8 196.3 AN Teorico 55.0 57.6 4.9 S MC: meccanismo di collasso; AN: rottura dell’area netta della diagonale; S: snervamento della diagonale WLE-C1 v = 50 mm/s Provino fym ftm fym ftm S235-2.0 S350-1.5 S350-3.0 [MPa] 301.6 355.4 364.3 [MPa] 366.4 408.9 425.1 [MPa] 322.6 379.9 387.4 [MPa] 389.3 430.3 454.2 Per l’acciaio S235 i valori sperimentali mostrano un incremento della resistenza di snervamento e rottura rispettivamente del 22% e 10% rispetto a quelle nominali (fy = 235 MPa e ft = 360 MPa), mentre per l’acciaio S350GD+Z, nel caso del provino di spessore 1.5 mm si ha un incremento del 2% della resistenza di snervamento (fy = 350 MPa) e una riduzione del 3% di quella di rottura (ft = 420 MPa), mentre nel caso del provino di spessore 3.0 mm sia la resistenza di snervamento che quella di rottura registrano un aumento rispettivamente del 4% e 1%. Dal confronto dei valori ottenuti per le due differenti velocità emerge una discreta influenza dello “strain-rate”, quantificabile in un incremento delle resistenze di snervamento e rottura compreso tra il 5% e 7% all’aumentare della velocità (Fig. 14). Figura 15: Prove unioni - meccanismi di collasso osservati Figura 14: Prove materiale – Curve tensione (σ) deformazione (ε) acciaio S350GD+Z spessore 3mm 6 PROVE UNIONI Le prove a taglio sulle unioni sono state condotte su tutte le tipologie utilizzate nelle pareti per il collegamento diagonale-fazzoletto. Un quadro completo della geometria e dei materiali utilizzati per i provini è fornito in Tabella 7. Tabella 7: Prove unioni - geometrie e materiali La Tabella 8 riporta i risultati ottenuti per ciascuna tipologia di unione in termini di carico medio di rottura (Ft,m), rigidezza media (ke,m) e meccanismo di collasso (Fig. 15), mentre le curve forza-spostamento sono mostrate in Figura 16. In questo caso la valutazione della rigidezza è stata effettuata considerando il primo tratto lineare significativo della curva di risposta. Tabella 8: Risultati prove unioni Ft,m ke,m Meccanismo di collasso [kN] [kN/mm] exp 7.6 4.0 RO + E SLE Teorico 6.8 RI exp 6.5 3.4 T SLD Teorico 5.2 RI exp 8.9 4.6 RO + E SHD Teorico 5.8 RI RO: rotazione della vite; E: estrazione della vite; RI: rifollamento del foro; T: rottura a taglio della vite Provino Dall’esame delle risposte sperimentali si evince che, in termini di resistenza e capacità deformativa la migliore risposta si ottiene per le unioni SHD. Anche per i provini SLE la risposta è caratterizzata da una buona capacità deformativa, anche se rispetto ai precedenti si osserva una resistenza minore. Infine, le unioni SLD esibiscono una resistenza più bassa, ma soprattutto una capacità deformativa molto limitata. Ciò si spiega con il diverso meccanismo di collasso riscontrato, rotazione ed estrazione della vite per le unioni SHD e SLE, rottura a taglio della vite per i provini SLD. Figura 16: Prove unioni – curve di risposta F-δ 7 PROVE COLLEGAMENTI Anche le prove a taglio su collegamenti tra diagonali e fazzoletti sono state eseguite su tutte le configurazioni adottate nelle pareti. In aggiunta, per i collegamenti presenti nelle due pareti dissipative, è stato condotto uno studio sperimentale complementare volto ad analizzare l’influenza della diversa disposizione geometrica delle viti. A tal fine, sono state definite tre ulteriori configurazioni di provini, corrispondenti ad un diverso sviluppo della sezione indebolita dai fori. In particolare, definendo con An1 l’area netta minima ottenuta considerando le sezioni trasversali perpendicolari all’asse della diagonale e con An2 l’area netta minima ottenuta considerando le sezioni trasversali ricavate a partire da una spezzata, sono state definite le seguenti disposizioni (Fig. 17): configurazione 1, riproducente il collegamento realizzato nella parete di riferimento e corrispondente al caso in cui An1<An2; configurazione 2, in cui le viti sono disposte in maniera allineata (An1<An2); configurazione 3, che rappresenta il caso in cui An1=An2; configurazione 4, che corrisponde al caso in cui An1>An2. In Tabella 9 sono illustrate le diverse configurazioni dei collegamenti sperimentali e il numero di prove effettuate. In particolare, per la configurazione 1 sono state eseguite sia prove a bassa (0.05 mm/s) che ad alta (50 mm/s) velocità. Una sintesi dei risultati è riportata in tabella 10, dove per ciascuna configurazione sono riportati i valori medi di carico di rottura (Ft,m) e rigidezza (ke,m), insieme al meccanismo di collasso osservato. Dal confronto delle curve di risposta dei collegamenti rappresentativi delle pareti (configurazioni tipo 1), si deduce che la migliore risposta in termini di resistenza e rigidezza è stata esibita dai provini CHD-1, mentre i collegamenti CLD-1 e CLE-1 mostrano una resistenza e una rigidezza molto più basse rispetto ai precedenti (Fig. 18). Tutte e tre le tipologie di provini sono caratterizzate da una buona capacità deformativa. Tabella 10: Risultati prove collegamenti Mec. di col. 0.05 50.4 38.9 3.9 RO+AN s CLE-1 50.0 54.9 RO+AN t 46.2 AN 0.05 43.8 59.7 4.0 RO+AN s CLD-1 50.0 47.9 RO+AN t 43.0 RI CLD-2 s 0.05 44.2 59.1 3.9 RO+AN CLD-3 s 0.05 44.4 51.8 3.5 RO+AN CLD-4 s 0.05 43.8 66.4 4.4 RO+AN 0.05 90.3 153.4 6.1 RO+AN s CHD-1 50.0 95.1 RO+AN t 87.0 AN CHD-2 s 0.05 84.4 134.0 5.4 RO+AN CHD-3 s 0.05 84.9 125.4 5.0 RO+AN CHD-4 s 0.05 84.4 187.6 7.5 RO+AN s: valori sperimentali; t: valori teorici; n: numero viti; RO: rotazione della vite; RI: rifollamento del piatto; AN: rottura dell’area netta del piatto Provino vel. Ft,m ke,m ke,m/n [mm/s] [kN] [kN/mm] [kN/mm] Figura 17: Prove collegamenti - configurazioni dei provini rappresentativi della parete WLD Tabella 9: Programma prove collegamenti Figura 18: Prove collegamenti – curve di risposta F-δ configurazioni CLE-1, CLD-1 e CHD-1 Dall’analisi della risposta sperimentale al variare della configurazione geometrica delle viti, emerge che non vi sono importanti variazioni di resistenza (≤7%) e rigidezza (≤22%), mentre le configurazioni tipo 1 presentano la maggiore capacità deformativa. La Figura 19 mostra, a titolo di esempio, i risultati sperimentali dei provini CHD. Una risposta del tutto analoga si è osservata per i provini CLD al variare della disposizione delle viti. È possibile analizzare gli effetti dello “strain-rate” attraverso l’esame della Figura 20, che presenta le curve sperimentali della configurazione 1 per la parete WLD, ottenute per le due differenti velocità di prova. L’evidenza sperimentale, confermata anche nelle altre prove sui collegamenti, mostra un aumento compreso tra 5% e 8% della resistenza massima, mentre non emergono variazioni apprezzabili di rigidezza e capacità deformativa. deformativa, confermando in larga parte le previsioni teoriche. In conclusione, la ricerca presentata, ed in via di completamento, può considerarsi una prima tappa indispensabile per la caratterizzazione della capacità sismica. Ad essa dovrà seguire uno studio teorico–numerico dedicato alla valutazione della domanda sismica, che contribuirà a delineare un quadro completo sulle prestazioni sismiche della tipologia strutturale investigata. RINGRAZIAMENTI Figura 19: Prove collegamenti – curve di risposta F-δ configurazioni CHD 1, 2, 3 e 4 Il ringraziamento degli autori va al dipartimento della Protezione Civile per il finanziamento che ha reso possibile il programma di ricerca presentato in questo lavoro. I ringraziamenti sono inoltre estesi alla KNAUF per la collaborazione nell’allestimento dei provini; alla Guerrasio per la fornitura dei profili formati a freddo; alla TECFI S.p.A. per la fornitura delle viti; all’ing. Giuseppe Campanella per la sua preziosa assistenza durante l’esecuzione delle prove. BIBLIOGRAFIA Figura 20: Prove collegamenti – curve di risposta F-δ configurazione CHD-1 per diverse velocità di prova 8 CONCLUSIONI In questo lavoro sono stati presentati i risultati di una campagna sperimentale condotta nell’ambito del progetto ReLUIS-DPC 20102013, linea 1 (Aspetti nella progettazione sismica delle nuove costruzioni), Task 2 (Strutture in acciaio e composte acciaio-calcestruzzo). La campagna sperimentale ha interessato un sistema strutturale innovativo, costituito da pareti con struttura in profili formati a freddo in acciaio e controventi a X, con lo scopo di fornire informazioni utili per l’introduzione di tale sistema nelle future norme tecniche nazionali. I risultati finora ottenuti dimostrano la possibilità di perseguire, almeno per le zone caratterizzate da un’intensità sismica medio–bassa, sia una progettazione elastica che dissipativa nei confronti di eventi sismici con probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni. Tali sistemi hanno esibito una risposta sperimentale soddisfacente in termini di rigidezza, resistenza e capacità AISI, 2009, AISI S213-07/S1-09 North American Standard for Cold-Formed Steel Framing – Lateral Design 2007 Edition with Supplement No. 1, American Iron and Steel Institute (AISI), Washington, DC. CEN, 2006, EN 1993-1-3, Eurocode 3, Design of steel structures - Part 1-3: General rules - Supplementary rules for cold-formed members and sheeting, European Committee for Standardization, Bruxelles. Ministero delle infrastrutture, 2009, Circolare n. 617 del 02/02/2009, Istruzioni per l’applicazione delle Nuove Norme Tecniche per le Costruzioni. 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