scheda di sala - - Teatro Comunale di Monfalcone
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scheda di sala - - Teatro Comunale di Monfalcone
Lo Zoo di Barca Jurij Ferrini ci ha abituato, in questi anni, a un lavoro di ricerca di grande impegno, che evita i formalismi e i facili effetti, partendo da un lavoro di indagine analitica sui testi (in genere classici) e da una solida preparazione con gli attori. In Zoo di vetro enuclea lo snodo del testo, cioè la patologia familiare, e dispiega efficacemente i caratteri dei protagonisti: la madre Amanda, aggrappata ai passati presunti fasti della sua giovinezza nel sud; la figlia Laura, zoppa e timida in modo patologico, che vive in casa in un mondo di fragili figurine di vetro e suona vecchi dischi al grammofono; il figlio Tom, disadattato, mai soddisfatto, in attesa dell’occasione per fuggire lontano, come già aveva fatto il padre abbandonandoli (di lui resta solo un ritratto a matita). Calzante è l’idea scenografica di ambientare il dramma sulla tolda di una nave, una prua verso l’ignoto, il nulla. Francesco Rapaccioni (teatro.org) «Essendo un ‘dramma di memoria’, Lo zoo di vetro può essere rappresentato con insolita libertà di convenzioni» (note di regia di Williams ndr) e questa messa in scena risponde alla ricercatezza di tocchi leggeri e regia guida ed invisibile. Un motivo sonoro ricorre: Lo zoo di vetro, a seconda che il racconto richieda accenti, sfumature, dilatazioni, scandendo quell’inesprimibile dolore celato sotto le convenzioni della vita. Infine l’uso delle luci segue l’idea di ‘non luogo’, non definisce gli ambienti casalinghi ma accompagna i passaggi fino all’inabissamento. Maria Lucia Tangorra (cinemateatro.com) Info ERTFVG.IT t. 0432 224211 Lo zoo di vetro Progetto URT presenta Lo zoo di vetro di Tennessee William di Jurij Ferrini traduzione Gerardo Guerrieri con Jurij Ferrini, Alessandra Frabetti, Aurora Peres regia Jurij Ferrini Note di regia Lo zoo di vetro è una splendida commedia con sfumature commoventi e tenere. È la storia di una piccola famiglia americana che alla fine degli anni ’20, in piena recessione economica, si ritrova in grosse difficoltà dopo che il marito di Amanda, nonché padre di due ragazzi, Tom e Laura, decide di andarsene e far perdere le sue tracce. La vicenda viene narrata dallo stesso Tom, ormai uomo, che ha realizzato il sogno di imbarcarsi nella marina mercantile senza di fatto riuscire ad emanciparsi dal suo passato e dal ricordo della sorella. Anima fragile e prigioniera di un mondo immaginario fatto di animaletti di cristallo, Laura ha sostituito le persone reali, con le quali non riesce ad avere un rapporto, con le inanimate figure del suo zoo di vetro. Quando Jim, un amico del fratello di cui era innamorata fin dal liceo, viene a far visita alla famiglia, Laura tenta di vincere con ogni forza la sua ritrosìa, si appoggia a lui, sogna di diventarne la fidanzata: lo zoo di vetro crollerà rovinosamente spezzando così anche il fragile equilibrio su cui si reggeva l’intera famiglia. Ribaltando il piano narrativo che lo stesso Williams suggerisce nelle indicazioni per la scenografia ho immaginato di narrare questa vicenda in uno spazio scenico evocativo che rappresenta astrattamente il ponte di una nave, un luogo che durante l’azione degli attori si modifica come avviene nei sogni ed è circo, anfiteatro, casa e di volta in volta ciò che serve all’immaginazione degli spettatori e ne stimola la fantasia. Una nave che si allontana da un porto. Un marinaio che non ha una casa, una famiglia. Un uomo che sceglie il mare. La famiglia e il mare. La casa e il viaggio. Un rapporto fra due forze contrapposte che in ognuno di noi coesistono. Forse non c’è altro da aggiungere in un programma di sala. Il teatro di Williams è intramontabile come ogni classico. Le sue storie si possono ascoltare, vedere o leggere più e più volte e ad ogni passaggio si noteranno sfumature e significati che non si erano colti in precedenza. Se questa storia così nitida e appassionante necessita proprio di una chiave di lettura, essa consiste a mio avviso “solo” nel poter contare su un gruppo di attori “di vetro”; ecco l’unica chiave che mi sento di inserire nel pentagramma di questo spartito composto da una mano così sensibile e sapiente. Scegliere gli attori giusti. Gli attori “di vetro” sono attori capaci di far vibrare i loro corpi di emozioni sottili e di renderle visibili in modo inequivocabile al pubblico, pur mantenendo la complessità dell’animo umano. Jurij Ferrini Sulla stampa Un magistrale Zoo di Vetro Se è vero che l’obiettivo di ogni regista è tenere avvinto il pubblico alla narrazione senza cali di attenzione, senza sbadigli, senza momenti di stanchezza, Jurij Ferrini con la sua rilettura di zoo di vetro lo ha raggiunto in pieno. Simonetta Ronco (teatro.org) Fragile con Brio: attori “di vetro” per Tennessee Williams C’è bellezza nella malinconia dei ricordi, nel dolore per ciò che non c’è più e mai avrebbe potuto sopravvivere. Molti artisti creano le loro opere migliori nella sofferenza e poi ne restano ammaliati, intrappolati. Così è per Lo zoo di vetro di Tennessee Williams: grazia cristallizzata, nata per catturare la luce, il riflesso di un sogno. Davide Tolu (klpteatro.it)