il biomonitoraggio della qualita` dell`aria con i licheni a bologna
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il biomonitoraggio della qualita` dell`aria con i licheni a bologna
IL BIOMONITORAGGIO DELLA QUALITA’ DELL’ARIA CON I LICHENI A BOLOGNA in collaborazione con Istituto Maestre Pie dell’Addolorata Liceo Righi Scuola media S. Giuseppe di BOLOGNA prof. Giovanni Nicotra prof.ssa Vittoria Stagni prof.ssa Fulvia Tamberi prof.ssa Patrizia Polipi prof.ssa Deborah anno scolastico 2005-2006 PREMESSA (Testo modificato da: ANPA - AGENZIA NAZIONALE PER LA PROTEZIONE DELL’AMBIENTE - “I.B.L. Indice di Biodiversità Lichenica” - Manuali e Linee Guida 2/2001) Il monitoraggio dell'inquinamento dell'aria è una delle problematiche più complesse nel campo della salvaguardia ambientale. Nonostante la normativa preveda limitazioni sempre più severe delle concentrazioni al suolo degli inquinanti, la quantità delle sostanze emesse in atmosfera è ancora molto elevata, ed in alcuni casi è destinata ad aumentare. Sono causa di tale aumento l'incremento demografico, le attività ad esso connesse, lo sviluppo della produzione industriale e per la costante crescita del fabbisogno energetico. La presenza di sostanze inquinanti in atmosfera ha grande rilevanza nei distretti industriali e nelle aree urbane densamente popolate, oltre a determinare effetti a scala più ampia, sia transfrontaliera che globale. L'inquinamento, espresso in termini di concentrazioni misurate strumentalmente, è di semplice definizione operativa, ma il suo monitoraggio è complesso, per i seguenti motivi: - le concentrazioni di inquinanti in atmosfera sono molto variabili nello spazio e nel tempo; il che implica studi condotti su base statistica, per lunghi periodi, e con dense reti di punti di misura; - gli alti costi degli strumenti ne limitano fortemente il numero, per cui i dati strumentali hanno spesso una scarsa qualità statistica, nonostante la precisione delle singole misure; - la strumentazione normalmente utilizzata rileva un numero esiguo di sostanze inquinanti; - un monitoraggio puramente strumentale non permette di rilevare gli effetti dell'inquinamento sugli ecosistemi, ed in particolare quelli sinergici di più inquinanti. Il biomonitoraggio invece permette di stimare gli effetti biologici dell'inquinamento. Le tecniche di biomonitoraggio producono dati biologici: misure di biodiversità, di variazioni nell'assetto morfologico, fisiologico o genetico degli organismi, misure delle concentrazioni di sostanze negli organismi. Essi hanno un interesse intrinseco, indipendente dall'eventuale correlazione con dati strumentali di inquinamento. Il biomonitoraggio non utilizza gli organismi come centraline, né fornisce stime di una non meglio definita qualità dell'aria: esso misura deviazioni da condizioni normali di componenti degli ecosistemi reattivi all'inquinamento, utili per stimare gli effetti combinati di più inquinanti sulla componente biotica. Il biomonitoraggio non è alternativo rispetto a quello strumentale, ma è un campo di ricerca autonomo, che può fornire informazioni importanti per il monitoraggio dell'inquinamento, individuando possibili zone a rischio, ed ottimizzando la localizzazione degli strumenti di misura. Le variazioni ecologiche indotte dall'inquinamento sull'ambiente possono manifestarsi a tre livelli differenti: - accumulo delle sostanze inquinanti negli organismi; - modificazioni morfologiche o strutturali degli organismi; - modificazioni nella composizione delle comunità animali e vegetali. Le tecniche di biomonitoraggio permettono di identificare lo stato di alcuni parametri ambientali sulla base degli effetti da essi indotti su organismi reattivi. Questi si manifestano a due livelli, che corrispondono a due categorie di tecniche: 1) accumulo di sostanze: tecniche di bioaccumulo, che misurano le concentrazioni di sostanze in organismi in grado di assorbirle dall'ambiente ed accumularle; 2) modificazioni morfologiche, fisiologiche o genetiche a livello di organismo, di popolazione o di comunità: tecniche di bioindicazione, che stimano gli effetti di variazioni ambientali su componenti sensibili degli ecosistemi. Le tecniche di bioindicazione si basano su misure biologiche, quelle di bioaccumulo su analisi chimiche ed entrambe sono comprese nella definizione del termine "biomonitoraggio", inteso come: "analisi di componenti degli ecosistemi reattivi all'inquinamento, per la stima di deviazioni da situazioni normali", secondo quanto proposto da Nimis. L'inquinamento è in grado di arrecare a tutti gli organismi due tipi principali di danno, identificabili come: - danni acuti, spesso reversibili, causati normalmente da brevi esposizioni a concentrazioni molto elevate di determinati inquinanti; - danni cronici, dovuti ad esposizioni prolungate a concentrazioni relativamente basse di inquinanti. In alcuni casi lunghi tempi di esposizione a basse concentrazioni possono influire negativamente sui processi fisiologici e biochimici degli organismi indicatori senza provocare alterazioni visibili esteriormente. Un valido bioindicatore dovrebbe avere le seguenti caratteristiche: - sensibilità agli agenti inquinanti; - ampia diffusione nell'area di studio; - scarsa mobilità; - lungo ciclo vitale; - uniformità genetica. Le caratteristiche fondamentali degli organismi bioaccumulatori possono essere così riassunte: - elevata tolleranza agli inquinanti in esame; - notevoli capacità di accumulo; - ampia diffusione nell'area in esame; - scarsa mobilità; - lungo ciclo vitale. IL BIOMONITORAGGIO DELLA QUALITA’ DELL’ARIA (Testo modificato da: ANPA - AGENZIA NAZIONALE PER LA PROTEZIONE DELL’AMBIENTE - “I.B.L. Indice di Biodiversità Lichenica” - Manuali e Linee Guida 2/2001) La biodiversità dei licheni epifiti ha dimostrato di essere un eccellente indicatore dell'inquinamento prodotto da sostanze gassose fitotossiche. Negli ultimi decenni sono stati proposti molti metodi che, utilizzando opportune scale di interpretazione, valutano attraverso i licheni la qualità dell'aria. In Svizzera negli anni 80 è stato avviato un progetto, che ha condotto allo sviluppo di un modello oggettivo e riproducibile di bioindicazione sensibile all'effetto combinato di molti inquinanti atmosferici. La verifica, mediante analisi statistica multivariata, di 20 differenti tecniche utilizzate per il calcolo dell'IAP (Index of Air Purity), ha evidenziato come i campionamenti effettuati con una griglia di 10 unità rappresentino i migliori risultati e non richiedano nessuna assunzione riguardante la sensibilità delle specie. Tale metodo è stato rapidamente adottato in molti paesi, specialmente Italia e Germania, spesso con l'introduzione di alcune modifiche riguardanti l'ampiezza della griglia. Nelle modalità di approccio messe a punto in Svizzera la dimensione della griglia varia rispetto al diametro del tronco, mentre in Italia e Germania sono state adottate dimensioni fisse, seppur differenti tra loro, permettendo in questo modo di utilizzare i dati di frequenza come una stima della diversità lichenica. Dal 1987 sono stati realizzati centinaia di studi basati su questa metodica, consentendo di compiere un importante passo verso la standardizzazione sia in Germania che in Italia. Recentemente, si è passati a considerare non più l’IAP, ma il cosiddetto valore di biodiversità lichenica (BL), che cerca di eliminare gli elementi di soggettività esistenti nelle precedenti linee guida messe a punto in Italia e Germania, attribuendo specifica attenzione alla selezione dei siti di campionamento, degli alberi su cui compiere il monitoraggio e la posizione della griglia di campionamento. Tale metodo stima lo stato della diversità lichenica in condizioni standard dopo una lunga esposizione ad inquinamento atmosferico e/o ad altri tipi di stress ambientali. E' importante precisare che i licheni considerati per la valutazione della biodiversità sono essenzialmente quelli epifiti, il che consente di limitare la variabilità di parametri ecologici indipendenti dall'inquinamento (quali tenori in basi o capacità idrica, assai variabili nei substrati litici). A fini di monitoraggio vanno esclusi alberi con scorza facilmente esfogliabile (es.: Aesculus, Platanus); si sconsiglia l'uso di Sambucus e Robinia pseudacacia, con elevata capacità idrica della scorza, e di specie di Celtis e Populus alba, che mantengono a lungo una scorza liscia scarsamente colonizzabile da licheni; l'utilizzo di Fagus è permesso soltanto nella fascia montana, e al di fuori di centri urbani. Studi basati su alberi di gruppi diversi non sono direttamente comparabili. Preferibilmente, va utilizzata una sola specie d'albero. Quando questo non sia possibile, si può ricorrere ad altre specie nell'ambito dello stesso gruppo. E' preferibile in particolare Tilia. In via eccezionale è possibile utilizzare specie di gruppi diversi, ma solo se si riesce ad individuare un congruo numero (almeno 10) di stazioni con tutti i forofiti, per stabilire eventuali trasformazioni dei dati tramite adeguate giustificazioni statistiche. Il reticolo di campionamento è costituito da quattro subunità, ciascuna formata da una serie lineare di cinque quadrati di 10x10 cm, che devono essere disposte verticalmente sul tronco. La parte inferiore di ciascuna unità deve essere disposta ad un metro dalla superficie del suolo. Vanno annotate tutte le specie licheniche (inclusi i licheni crostosi sterili) presenti all'interno di ciascuna unità e la loro frequenza, calcolata come numero di quadrati in cui ogni specie è presente (i valori di frequenza di ciascuna specie variano quindi tra 0 e 5); se lo stesso individuo di una specie è presente in più di un quadrato, la sua frequenza è pari al numero di quadrati in cui è presente. Il valore di biodiversità lichenica (BL) della stazione di campionamento è stimato statisticamente sulla base dei valori rilevati nella stazione stessa. Il primo passo è sommare le frequenze delle specie rilevate su ciascun albero. Poiché è prevedibile una sostanziale differenza di crescita sui diversi lati del tronco, le frequenze vanno tenute separate per ciascun punto cardinale. Per ciascun albero si otterranno così quattro somme di frequenze (BL Nord, BL Est, BL Ovest, BL Sud). In ciascuna stazione si effettueranno le seguenti operazioni: 1) sommare, per ciascun rilievo, le frequenze di tutte le specie (BL del rilievo) 2) sommare le BL di tutti i rilievi presi nello stesso punto cardinale, e dividere per il loro numero (BL del punto cardinale) 3) sommare le BL dei 4 punti cardinali (BL della stazione) Nella valutazione dei valori di BL a fini di biomonitoraggio, si propone la seguente scala, divisa in sette classi che esprimono il grado di deviazione da condizioni "naturali" (non inquinate): 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. naturalità molto alta: valori di BL maggiori di 50 naturalità alta: valori compresi tra 41 e 50 naturalità media: valori compresi tra 31 e 40 naturalità bassa/alterazione bassa: valori compresi tra 21 e 30 alterazione media: valori compresi tra 11 e 20 alterazione alta: valori compresi tra 1 e 10 alterazione molto alta: BL pari a 0 (deserto lichenico) blu verde scuro verde chiaro giallo arancione rosso cremisi Recentemente, è stato proposto un nuovo protocollo1 che prende il nome di “Diversità Lichenica”, dal quale si calcola l’Indice di Diversità Lichenica (LDV = Lichen Diversity Value) che prevede invece una diversa scala, anch’essa divisa in sette classi, che meglio si adatta ad un simile studio. 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. naturalità molto alta: valori di LD maggiori di 75 naturalità alta: valori compresi tra 61 e 75 naturalità media: valori compresi tra 46 e 60 naturalità bassa/alterazione bassa: valori compresi tra 31 e 45 alterazione media: valori compresi tra 16 e 30 alterazione alta: valori compresi tra 1 e 15 alterazione molto alta: LD pari a 0 (deserto lichenico) blu verde scuro verde chiaro giallo arancione rosso cremisi Il nuovo protocollo è stato infatti calibrato sulla base di diversi valori registrati in aree più simili alla realtà geografica di Bologna (finora infatti la sperimentazione era stata realizzata principalmente in Liguria che da tanti punti di vista è molto diversa dalla Pianura Padana). Dopo aver calcolato le classi di qualità dell'aria, è possibile riportare sulla carta topografica dei bolli colorati in corrispondenza di ogni stazione; una carta di questo tipo ci restituisce l'immagine reale della diversità lichenica nei punti di campionamento, ma non opera nessuna supposizione su come l'aria sia nelle zone comprese tra i punti. In altre parole è una carta povera di informazione e non chiaramente interpretabile. Per definire la qualità dell'aria nelle zone intermedie, dove non sono state effettuate misure, è necessario ricorrere a soluzioni di tipo matematico, che si basano sulla supposizione che la qualità dell'aria tra due punti di misura, presenti caratteristiche intermedie tra quelle dei punti stessi. Questo assunto è tanto più realistico quanto più le stazioni di campionamento sono "fitte". Operando in questo modo è possibile costruire carte tematiche della qualità dell'aria, in cui la superficie topografica risulta completamente colorata, con i colori corrispondenti alle classi di qualità. Una rappresentazione affidabile si ottiene con le carte che uniscono con linee i punti con uguale valore dell'indice LDV (linee di isofrequenza). In questo modo l'approssimazione che si compie è bassa e la carta si presenta come aree di diverso colore e di forma sinuosa. Queste carte sono ottenibili con personal computer, utilizzando software specifici che effettuano interpolazioni statistiche. ************************ 1 Miris Castello, Nicola Skert, “Evaluation of lichen diversity as an indicator of environmental quality in north-Adriatic submediterranean region”, www.sciencedirect.com, 2004. I RISULTATI DEL BIOMONITORAGGIO A BOLOGNA Nell’anno scolastico 2005-2006, le classi dell’Istituto Maestre Pie dell’Addolorata di Bologna coinvolte nel progetto e coordinate dal prof. G. Nicotra, insieme alla classe IV A del Liceo Righi e IIe della scuola media S. Giuseppe, hanno realizzato il biomonitoraggio della qualità dell’aria con i licheni in un’ampia zona intorno alle singole scuole, utilizzando il metodo proposto dall’ANPA. Questo progetto si è posto in continuità con un’esperienza condotta dal Liceo Renzi durante l’anno scolastico scorso, che aveva visto la realizzazione di 14 rilievi lichenologici e della relativa carta tematica di qualità dell’aria. L’obiettivo del presente anno scolastico è quello di estendere una tale esperienza ad altre scuole, sia medie che superiori, per consentire ad una fascia più vasta di ragazzi e insegnanti di riflettere sul tema della sostenibilità ambientale legato al nostro stile di vita e di apprendere, contemporaneamente, una tecnica di ricerca – il biomonitoraggio con i licheni – che sta avendo sempre maggiore credito presso la comunità scientifica e le amministrazioni pubbliche. Nello specifico, quest’anno, ad ognuna delle tre scuole coinvolte è stata assegnata un’area di studio intorno alla scuola stessa. Le stazioni analizzate sono state 30 (vedi carta n. 1), uniformemente distribuite sui territori di indagine assegnati alle singole scuole. Le stazioni rilevate hanno fornito i seguenti risultati (vedi carta n. 2) e sono basati sull’LDV: n. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. località Piazza Azzarita Via Sabotino / Via del Carso Via De Liuzzi Via Piave Certosa (vialetto esterno) Via Emilia P. / Via Cimabue Via Montello cortile Ist. Maestre Pie Via A. Costa Via Curiel Via Zannoni Via Zoccoli Via Scota Parco Bellinzona Via Aldini - Via Petrarca Porta D'Azeglio Cabral Piazza San Francesco Viale Pepoli Via U. Foscolo Via Albertazzi angolo Via Murri Via Masi angolo via Murri Via Masi angolo via Mezzofanti Via Masi angolo via Mazzini Piazza Trento Trieste Via Dante Lunetta Gamberini Via Sigonio Viale Oriani Via Borghi Mamo (1) Via Borghi Mamo (2) LDV 12,75 5,50 19,25 38,00 38,75 7,33 13,25 24,00 26,00 14,25 39,67 17,25 20,75 1,00 1,33 8,67 8,00 0,67 2,75 21,67 17,00 28,50 13,25 16,25 1,75 41,25 19,50 2,50 28,25 32,25 naturalità molto alta: valori di LD maggiori di 75 naturalità alta: valori compresi tra 61 e 75 naturalità media: valori compresi tra 46 e 60 naturalità bassa/alterazione bassa: valori compresi tra 31 e 45 alterazione media: valori compresi tra 16 e 30 alterazione alta: valori compresi tra 1 e 15 alterazione molto alta: LD pari a 0 (deserto lichenico) scuola Liceo Renzi Liceo Righi Ist. San Giuseppe blu verde scuro verde chiaro giallo arancione rosso cremisi Con l’LDL, rispetto all’IBL, si può facilmente notare dal confronto tra le “classificazioni cromatiche” che c’è un livellamento verso il basso di tutti i valori; inoltre, i 30 valori rilevati quest’anno ricadono in sole tre classi cromatiche e in particolare: • • • n. 14 nella classe rossa (47% circa), n. 11 nella classe arancione (37% circa), n. 5 nella classe gialla (17% circa), a dimostrazione della mancanza di zone a naturalità medio-elevata tipiche peraltro delle località collinari o montane. Al di là della scelta di voler applicare una scala piuttosto che l’altra, non esiste ancora una casistica significativa di esperienze portate avanti dal mondo della scuola relativamente all’applicazione dell’IBL (tanto meno del LDV). Va anche sottolineato il fatto che, con la nuova metodica, è molto più complicato il coinvolgimento della scuola, in quanto sono richieste attrezzature e competenze presenti solo a livello universitario. E’ comunque in corso di organizzazione, all’interno della Società Lichenologica Italiana, un gruppo di lavoro denominato “Licheni e didattica” che si occuperà proprio di questi aspetti (vedi sito della Società Lichenologica Italiana alla pagina web http://dbiodbs.univ.trieste.it/sli/home.html). Ne deriva quindi che l’esperienza realizzata dalle scuole di Bologna in questi due anni scolastici, oltre a rimanere una delle prime a livello nazionale, è andata ben al di là degli aspetti scientifici e puramente tecnici, pur fondamentali, del biomonitoraggio con i licheni (in teoria, per esempio, sarebbe stato sufficiente un numero di rilievi molto minore rispetto a quello effettivamente realizzato), perché i principali obiettivi del progetto sono stati quelli di: - sensibilizzare gli studenti sul concetto di inquinamento dell'ambiente in generale e, più nello specifico, su di una delle emergenze ambientali più importanti, l'inquinamento atmosferico nelle aree urbane; - consentire agli insegnanti di proporre un lavoro didattico sull'inquinamento, legandolo ad un esperienza pratica in cui gli studenti sono protagonisti in prima persona; - familiarizzare con il concetto di monitoraggio dell'ambiente, di bioindicatore, di indice sintetico di qualità ambientale; - poter constatare direttamente l'effetto dell'inquinamento sugli organismi viventi, in questo caso i licheni; - realizzare in prima persona un'indagine ecologica sul proprio ambiente di vita, producendo nuove conoscenze di interesse per l'intera comunità. E’ quindi possibile, per i motivi sopra riportati, solo un commento generale ai dati che evidenziano valori di LDL prevedibili e tipici di una zona urbana (vedi carta 3); i commenti che seguono sono riferiti all’applicazione del nuovo protocollo, cioè dell’LDL. Occorre dire immediatamente che nelle tre carte che seguono sono stare evidenziate le zone di competenza delle tre scuole coinvolte: - la zona più a sinistra è stata analizzata dal Liceo Renzi (zona 1); - la zona centrale è stata analizzata dal Liceo Righi (zona 2); - la zona più a destra è stata analizzata dall’Istituto San Giuseppe (zona 3). All’interno di queste tre aree rettangolari, le scuole hanno effettuato i rilievi lichenologici elencati nella tabella precedente (vedi anche carta n. 1): la scelta delle stazioni lichenologiche è stata ideale in tutti e tre i casi in quanto ha riempito uniformemente gli specifici rettangoli di competenza. Come si può facilmente notare, mancano rilievi tra la zona 2 e la zona 3 in quanto sono sorte difficoltà nel reperimento dei tigli: nel caso in cui tale progetto dovesse avere un seguito anche il prossimo anno scolastico, l’obiettivo principale sarà quello di coprire almeno con qualche stazione l’area rimasta scoperta da rilievi. Dalla carta n. 2, si evince già come la concentrazione delle stazioni lichenologiche “peggiori” sia localizzata nella parte centrale dell’area monitorata, corrispondente al centro cittadino, come peraltro era prevedibile; si può quindi ipotizzare che la presenza di elevati flussi di traffico possa essere la causa principale del colore rosso dell’area. Non appena ci si allontana dal centro e dai viali, compaiono immediatamente le stazioni “arancioni” e “gialle” che risultano infatti più esterne delle “rosse”, a dimostrazione che anche a poca distanza dalle fonti inquinanti (es. traffico stradale), la situazione cambia rapidamente. La carta tematica di diversità lichenica (vedi carta n. 3) è stata ottenuta con il personal computer, utilizzando software dedicati che effettuano interpolazioni statistiche: in pratica, si riesce a supporre come sia l’aria nelle zone comprese tra i punti effettivamente rilevati. Per definire la qualità dell’aria nelle zone intermedie, dove non sono state effettuate misure, è necessario ricorrere ad un’interpolazione matematica, che si basa sull’assunzione che la diversità lichenica/qualità dell’aria tra due punti effettivamente misurati presenti caratteristiche intermedie a quelle dei punti stessi. Questo assunto è tanto più realistico quanto più le stazioni di campionamento sono ravvicinate. Operando in questo modo, è possibile costruire carte tematiche della qualità dell’aria in cui la superficie del territorio analizzato risulta completamente colorata con i colori corrispondenti alle classi di qualità. L'ampiezza relativamente grande di alcune zone (es. la zona rossa centrale) è dovuta all’interpolazione dei dati, data la mancanza di rilievi tra la zona 2 e la zona 3. Con questo non si vuole dire che sia sovrastimata o sottostimata, ma che con i dati a disposizione, si può ragionevolmente supporre che le zone non coperte da rilievi lichenologici siano caratterizzate da un certo colore fino a raggiungere zone significativamente molto diverse da un punto di vista statistico. In questo caso l’incremento mirato del numero di rilevamenti porterà sicuramente ad una “correzione” della carta, compatibilmente con la disponibilità di piante idonee: si suggerisce quindi, come già detto in precedenza, di potenziare il campionamento, se possibile, nelle zone maggiormente scoperte da rilievi lichenologici, in particolare, tra la zona 2 e la zona 3. Inoltre, per motivi legati al software utilizzato, le carte tematiche sono risultate di forma rettangolare (i lati del rettangolo sono determinati dalle 4 stazioni lichenologiche più esterne) e da qui discendono i commenti alle diverse fasce di colore relativamente alla mancanza di rilievi in alcune zone; ne consegue che i consigli riguardanti il potenziamento del campionamento in queste aree derivano esclusivamente dall'artificio dovuto al software. Ne deriva che l’affidabilità dei colori e quindi della qualità dell’aria è massima solo all’interno dei tre rettangoli in cui le scuole hanno effettivamente realizzato i rilievi. CARTA 1 LOCALIZZAZIONE DELLE STAZIONI DI BIOMONITORAGGIO n. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 località Piazza Azzarita Via Sabotino / Via del Carso Via De Liuzzi Via Piave Certosa (vialetto esterno) Via Emilia P. / Via Cimabue Via Montello cortile Ist. Maestre Pie Via A. Costa Via Curiel Via Zannoni Via Zoccoli Via Scota Parco Bellinzona Via Aldini - Via Petrarca Porta D'Azeglio n. 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 località Cabral Piazza San Francesco Viale Pepoli Via U. Foscolo Via Albertazzi angolo Via Murri Via Masi angolo via Murri Via Masi angolo via Mezzofanti Via Masi angolo via Mazzini Piazza Trento Trieste Via Dante Lunetta Gamberini Via Sigonio Viale Oriani Via Borghi Mamo (1) Via Borghi Mamo (2) CARTA 2 CLASSIFICAZIONE DELLE STAZIONI DI BIOMONITORAGGIO 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. naturalità molto alta: valori di LD maggiori di 75 naturalità alta: valori compresi tra 61 e 75 naturalità media: valori compresi tra 46 e 60 naturalità bassa/alterazione bassa: valori compresi tra 31 e 45 alterazione media: valori compresi tra 16 e 30 alterazione alta: valori compresi tra 1 e 15 alterazione molto alta: LD pari a 0 (deserto lichenico) n. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 località Piazza Azzarita Via Sabotino / Via del Carso Via De Liuzzi Via Piave Certosa (vialetto esterno) Via Emilia P. / Via Cimabue Via Montello cortile Ist. Maestre Pie Via A. Costa Via Curiel Via Zannoni Via Zoccoli Via Scota Parco Bellinzona Via Aldini - Via Petrarca Porta D'Azeglio n. 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 blu verde scuro verde chiaro giallo arancione rosso cremisi località Cabral Piazza San Francesco Viale Pepoli Via U. Foscolo Via Albertazzi angolo Via Murri Via Masi angolo via Murri Via Masi angolo via Mezzofanti Via Masi angolo via Mazzini Piazza Trento Trieste Via Dante Lunetta Gamberini Via Sigonio Viale Oriani Via Borghi Mamo (1) Via Borghi Mamo (2) CARTA 3 CARTA TEMATICA DI DIVERSITÀ LICHENICA (LDV) 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. naturalità molto alta: valori di LD maggiori di 75 naturalità alta: valori compresi tra 61 e 75 naturalità media: valori compresi tra 46 e 60 naturalità bassa/alterazione bassa: valori compresi tra 31 e 45 alterazione media: valori compresi tra 16 e 30 alterazione alta: valori compresi tra 1 e 15 alterazione molto alta: LD pari a 0 (deserto lichenico) blu verde scuro verde chiaro giallo arancione rosso cremisi