Isole che non ci sono, spazi dai confini incerti e luoghi del tutto

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Isole che non ci sono, spazi dai confini incerti e luoghi del tutto
Isole che non ci sono, spazi dai confini incerti e luoghi del tutto inventati
Viaggio tra gli errori geografici ancora riportati dalle carte. Anche quelle digitali
E STATE pensando ad una vacanza "alternativa", prima di partire vi conviene fare un colpo di telefono al profes;or Alastair Bonnett. Mettiamo ad
esempio chevogliate andare a Sandy
Island, un'isola del Mar dei Coralli tra Australia e
Nuova Caledonia, lunga 25 chilometri e larga S.
Promettente no? Peccato solo che Sandy Island
non esista, sebbene per oltre un secolo sia stata
su migliaia di carte geografiche e perfino su Google Maps.
Nel 2012, la nave di un gruppo di scienziati impegnati a
studiare l'evoluzione tettonica di quell' area si è trovata a
passare dove l'isola sarebbe
dovuta essere , ma proprio
non c'era: mare, profondo
1400 metri. Come si spiega
questo colossale abbaglio? La
loro ipotesi è che alcuni navigatori possano aver avvistato
un aggregato di pietra pomice legato all'eruzione di un
vulcano. Così , non senza un
certo senso dello humour, la
rivista scientifica dell'American Geophysical Union ha
pubblicato un "necrologio" di
Sandy Island , certificandone
la cancellazione. Bonnett insegna geografia sociale all'Universit à di Newc astle e la sua
specialità sono le "aberrazioni geografiche". Il suo libro
più recente , Offthe Map, non
è un nuovo catalogo di luoghi
immaginari creati dalla fant asia di scrittori - come le citt à
invisibili di Calvino, la
Erewhon di S amuel Butler o la
Gotham City di Batman - né
un a riffe s s io ne s u non luoghi e
spazi interstiziali nel solco di
studiosi come Marc Augé. È
invece un vero e proprio tour
tra47 località , cosìledefinisce
l'autore, «irregolari e indisciplinate», come Sandy Island.
D'altronde , è noto come errori o malintesi geografici possano perpetuarsi e alimentarsi. Ad uno dei più clamorosi
della storia lo scrittore Stefan
Zweig ha dedicato il suo Amerigo, íl racconto di un errore
storico. Vi ricostruisce le rocamboleschevicendeche por-
tarono a indicare l'America
con un nome legato adAmerigo Vespucci , che non l'aveva
scoperta né aveva mai affermato di esserci arrivato per
primo ; anzi probabilmente
nonvenne maineppure alcorrente di questa attribuzione.
A suggerire la denominazione furono tre righe inserite
nel1507 in una pubblicazione
da un giovane geografo e matematico ; trent'anni dopo il
cartografo fiammingo Mercatore coprirà con la scritta
"America" la mappa del continente: tre lettere sul Nord,
quattro sul Sud.
Qualche anno fa si scoprì
che la cittadina inglese di Argleton, ben visibile su Google
Maps e Google Earth nel West
Lancashire, non era mai esistita. Google attribuì il fatto a
un errore materiale nei propri
database, ma nel frattempo
Argleton aveva acquisito una
diffusaesistenzavirtuale, con
centinaia di migliaia di ricerche e discussioni online, registrazione di dominiweb e perfino iniziative di merchandising (magliette e tazze dedicate all'inesistente località).
Secondo Jerry Brotton, docente alla Queen Mary University of London e autore di
Una storia del mondo in dodici mappe, simili vicende dovrebbero farci riflettere sugli
aspetti più critici della rivoluzione portata in questi anni
dalle mappe digitali. «Dopo
duecento anni in cui la realizzazione di mappe era guidata
dagli stati, essa torna ora nelle mani dei privati. Nessuna
organizzazione governativa
sarebbe oggi in grado di gestire la quantità di informazioni
accumulata da Apple o Google; ma a guidare questa nuova era delle mappe sono gliimperativi dell'ecommerce, più
che il confronto con la realt à fisica». Perfetto contraltare di
isole e località inesistenti sono cittadine assai reali, ma assenti dalle mappe. È il caso di
città segrete come l'odierna
Zheleznogorsk, creata nel
1950 dall'Unione Sovietica
come centro di produzione di
armi al plutonio e mantenuta
segreta per quarant'anni:
aveva abitanti, edifici, negozi
e un sindaco, ma neppure un
vero e proprio nome (agli addetti ai lavori era nota tra l'altro come «città atomica»). Ma
non pensate di poterla visitare: ancora oggi, anche su richiesta dei circa 80.000 residenti che pare ne apprezzino
la quiete, è una città chiusa
protetta da un checkpoint;
cercandola sulle mappe digitali compare una spettrale costellazione di puntini.
Vera e propria città fantasma era invece Kijong-Dong,
sul versante nord della zona
smilitarizzata tra Nord e Sud
Corea. Luci accese e strade pulite per propagandare un'immagine positiva del regime
nordcoreano, ma nessun essere umano ci si era mai stabilito. Se volete invece sentirvi
felicemente e confusamente
europei, potete farvi un giro
dalle parti di Baarle, dove i
confini tra Olanda e Belgio si
intrecciano continuamente,
anche nella stessa strada, e
«lo Statoin cui sipaganoletasse dipende essenzialmente
dal lato su cui si trova lavostra
porta d'ingresso».
Ma il caso forse più clamoroso è quello di Agloe. Dagli
anni Trenta le mappe riportano questa località nello stato
di New York, tra Rockland e
Beaverkill. Ma è una città su
carta, una trappola creata ad
arte da due cartografi, Ernest
Alpers e Otto G. Lindberg (il
nome della cittadina è composto mescolando le loro iniziali), stanchi di essere plagiati da altri editori. E nella
SANDY ISLAND
Riportata dalle mappe
nel Mar dei Coralli. Nel
2012 si è scoperto che
l'isola non è mai esistita
AGIRE
Città dello Stato di New
York inventata da due
cartografi e "mappata"
dagli anni '30
JONG-DONG
È sul versante nord della
zona smilitarizzata tra
Nord e Sud Corea, ma
non ci sono abitanti
trappola casca quasi subito
un pezzo grosso, il colosso delle mappe Rand McNally, che
nella sua cartina di New York
riporta l'inesistente Agloe
nell'identica, immaginaria
posizione. In tribunale, però,
ladifesa si appiglia al fatto che
Agloe, in effetti, esiste, anche
se si limita ad un unico edificio: il supermercato, Agloe
Generai Store, appunto. Alpers e Lindberg sono scioccati: Agloe non esiste, l'hanno
inventata loro! Come può esserci un supermercato? Il fatto è che i proprietari del supermercato si sono fidati di
una mappa della Esso, anch'essa evidentemente copiata da quella volutamente
"sbagliata". E quando siè trattato di dare un nome al supermercato, gli è sembrato naturale dare quello del posto. Così, ha scritto un commentatore, «il nome inventato di un
posto inventato ha creato alla
fine un luogo reale». Il supermercato ha chiuso qualche
tempo dopo, ma la località
fantasma ha resistito. Ancora
qualche mese fa la si poteva
trovare su Google Maps, con
tanto di indicazioni per raggiungerla e codice postale. La
sua rimozione conclude, almeno temporaneamente, la
bizzarra storiadi una città che
prima non esisteva, poi sì, e
poi ancora no. In ogni caso se
decidete di fare una gita in
uno di questi posti, non dimenticate di mandare una
cartolina. E se non ne trovate
una vera, inventatevela pure.
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LE IMMAGINI
Sopra, un disegno
di Tullio Pericoli;
a sinistra una carta
geografica
lcll'Europa, del 1600
lcscritta
la Coronelli