Ho provato a difendere un Sogno

Transcript

Ho provato a difendere un Sogno
Diego Tarì
in collaborazione con Roberto Burlando e Fabio Masnata
Un’analisi
del
dibattito
genovese
sullo
stadio di
calcio
HO PROVATO A
DIFENDERE UN
SOGNO
Prefazione di Claudio Onofri
1
1a edizione:
2a edizione:
Gennaio 2011
Giugno 2011
© Diego Tarì
Le immagini del progetto di ristrutturazione dello Stadio ‚Luigi Ferraris‛ realizzato dalla Fondazione
Genoa 1893 sono di proprietà dell'Arch. Roberto Burlando e della LandscapeProgetti di Genova.
2
Nel giorno di Capodanno del 1933, per festeggiare il quarantennale del Genoa,
l’allora Stadio Comunale di Genova fu intitolato alla memoria del Tenente Luigi
Ferraris, giocatore del Genoa, Medaglia d’Argento al Valor Militare. Durante la
cerimonia la sua medaglia è stata sotterrata in prossimità della porta di gioco
situata sotto la Gradinata Nord. Da allora, è ‚il Ferraris‚.
Lettera dal Fronte
Monte Maggio, 27 agosto 1915
Mia adorata Teresa,
Vi scrivo questa missiva per sincerarVi delle mie condizioni fisiche.
(< )
Ho fatto bene ad arruolarmi volontario, anche se il peso di averVi lasciata sola con tre figli
mi angustia vieppiù ogni giorno che passa. Sono certo, altresì, che Giuseppe, il piccolo
Giovanni e la neonata Caterina non sentiranno la mia mancanza anche perché, al mio
ritorno, maggiore sarà il desiderio di stringersi attorno al loro padre.
A tal proposito riferisci a Giuseppe, con parole che possa facilmente comprendere, che nei
mesi scorsi ho legato fraternamente con il mio omologo Tenente Luigi Ferraris da Saluzzo.
Ricorderà senza dubbio quella domenica di quattro anni or sono, quando lo portai a Genova
a vedere il suo primo match di football tra il Genoa ed il Torino con lo zio Evaristo che, suo
tramite, ci fece conoscere e stringere la mano ad uno di quei fenomenali atleti. Ho ancora
negli occhi l’espressione felicemente stupita e trasognante di nostro figlio. Riferitegli che l’ho
ritrovato proprio qui, tra queste trincee. Omettete di dire, però, che questa piacevole
frequentazione è stata, purtroppo, di breve durata. Due giorni fa, infatti, di prima mattina
durante una ricognizione, una granata ha investito il Tenente d'Artiglieria Ferraris,
mentre, con la sua squadra, svolgeva il solito compito di osservatore. E' stato colpito al petto
ed è morto tra le braccia del comune amico Giovanni Pinna, quell’attendente sardo di gran
cuore, come solo i ‛sardegnoli‛ possono essere, cui già Vi accennai in una precedente lettera.
I genitori dello sfortunato Luigi sono già stati avvertiti; nei prossimi giorni cercheremo di
recuperare il corpo per dargli degna sepoltura proprio in questi luoghi, a 1845 metri sul
livello del mare.
Rivolgo la mente a loro più e più volte; penso non solo al fatto che i nostri morti, tra cui
Luigi e quelli del nemico, giacciono sepolti sotto l’erba ma anche alla desolazione che cova
nei petti dei parenti e dei conoscenti.
Che amari vuoti in quelle lapidi bordate di nero che non coprono ceneri!
Che disperazione in quelle iscrizioni irremovibili!
3
La 19° batteria del VII° gruppo ‛Vicenza‛ appartenente al 2° Reggimento di Artiglieria da
Montagna è tragicamente affranta da tale gravissima perdita ma, giacché la montagna è la
parte maggiormente innalzata di questa terra e, pertanto, così vicina a Nostro Signore, tutto
il resto, comprese le morti dei nostri commilitoni, viene appresso.
(<)
‚Per ardua ardes‚ recita il nostro motto, siamo fuscelli nella tempesta, ma ce la faremo.
Ce la farò.
Per sempre Vostro Biagio.
In memoria del Tenente Biagio C. (1882-1973) vivo nel ricordo dei suoi cari, e del
Tenente Luigi Ferraris (1887-1915) ben presente nel ricordo dei Genoani tutti.
Si ringrazia il writer Von Savigny che ha autorizzato la pubblicazione della
lettera, il cui testo completo può essere trovato sul sito www.bluegenoa.it
4
INDICE
INDICE .................................................................................................................... 5
PRESENTAZIONE .................................................................................................... 7
PREFAZIONE ......................................................................................................... 11
PARTE PRIMA: LO STADIO DI GENOVA RACCONTATO DAI MEZZI DI
INFORMAZIONE .................................................................................................... 15
2000/2002: il nuovo stadio come corollario della fusione delle due squadre ......................................... 19
Il cambio di approccio: due squadre forti in uno stadio nuovo. A Trasta. ......................................... 21
La lunga gestazione del progetto di Sestri ........................................................................................ 24
Nasce SportInGenova Spa .............................................................................................................. 28
Il progetto dello stadio di Sestri ....................................................................................................... 30
Il “Luigi Ferraris” in vendita? .......................................................................................................... 32
Abbattere le carceri per ristrutturare il “Luigi Ferraris” ? .................................................................. 38
Stadio Vs. Aeroporto ...................................................................................................................... 44
La Lettera di Intenti e le reazioni della Città ..................................................................................... 51
Le ”perplessità“ di ENAC ............................................................................................................... 58
L’approvazione delle linee guida del nuovo piano urbanistico comunale ........................................... 60
Cambia la posizione del Comune di Genova: priorità agli Europei ................................................... 61
La Fondazione Genoa prepara un progetto di ristrutturazione del “Luigi Ferraris” ........................... 65
ENAC esprime il proprio parere negativo ....................................................................................... 67
La Federcalcio a Genova per valutare la candidatura a Euro 2016 .................................................... 69
Per favorire il progetto Colisa, apertura anche a due stadi cittadini ................................................... 70
Nuovi i problemi per il “Luigi Ferraris” : spazi e rischio esondazione ............................................... 72
La Fondazione Genoa 1893 presenta il “Luigi Ferraris” a norma ..................................................... 78
Genova rinuncia a candidarsi per Euro 2016 ................................................................................... 81
Gli eventi degli ultimi mesi: dicembre 2009 – Giugno 2011 .............................................................. 82
PARTE SECONDA: APPROFONDIMENTI ........................................................ 87
CAPITOLO 1 IL “LUIGI FERRARIS” E SPORTINGENOVA .................................................. 89
La costituzione di SportInGenova ................................................................................................... 89
I valori degli impianti conferiti a SportInGenova ............................................................................. 92
I costi nel Bilancio del Comune di Genova ...................................................................................... 94
Qualche dettaglio addizionale su SportInGenova ............................................................................. 95
Quanto costa lo Stadio “Luigi Ferraris” ?......................................................................................... 99
SportInGenova in liquidazione: quale destino per lo Stadio “Luigi Ferraris” ? ................................ 104
CAPITOLO 2 LA PROPOSTA DI LEGGE SULL’IMPIANTISTICA SPORTIVA .......................... 109
Questioni di costituzionalità. ......................................................................................................... 110
Il preminente interesse nazionale, la pubblica utilità, l’indifferibilità e l’urgenza. .............................. 111
Individuazione delle aree per la realizzazione di nuovi stadi o di complessi multifunzionali. ............ 112
CAPITOLO 3 IL QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO: NORME NAZIONALI E UEFA . 125
La normativa nazionale sugli impianti sportivi ............................................................................... 126
Il regolamento CONI per l'impiantistica sportiva........................................................................... 127
Il Regolamento degli stadi della Lega Nazionale Professionisti ....................................................... 128
5
Normativa UEFA ......................................................................................................................... 129
Lo Stadio “Luigi Ferraris” per Euro 2016 ...................................................................................... 141
CAPITOLO 4 GLI STADI COME NUOVA FONTE DI REDDITO PER LE SQUADRE ................ 144
Le fonti di reddito delle squadra di calcio ed il fair play finanziario ................................................. 146
Alcune caratteristiche dello ”Stadio Moderno” .............................................................................. 149
L’impatto della gestione dello stadio sui risultati economici di una squadra di calcio ....................... 152
L’Amsterdam ArenA, prototipo dello stadio moderno? ................................................................. 157
L’Emirates Stadium ed il suo impatto sull’Arsenal: un perfetto case study ...................................... 161
L’Allianz Arena: uno stadio per due squadre, poi per una sola ........................................................ 167
Conclusioni .................................................................................................................................. 169
CAPITOLO 5 TRASFORMARE I PREGIUDIZI IN GIUDIZI................................................... 171
Primo pregiudizio: l’applicabilità degli esempi internazionali .......................................................... 174
Secondo pregiudizio: è necessario un nuovo concetto dello stadio di calcio .................................... 177
Terzo pregiudizio: lo stadio di proprietà indispensabile per la sopravvivenza delle squadre ............. 180
Quarto pregiudizio: il “Luigi Ferraris” è un “ unicum nazionale pericoloso” .................................. 183
Quinto pregiudizio: il “Luigi Ferraris” non è a norma .................................................................... 187
PARTE TERZA: LO STUDIO DI FATTIBILITÀ DELLA FONDAZIONE GENOA 1893 ......191
CAPITOLO 6 LA POSIZIONE DELLA FONDAZIONE GENOA 1893 .................................... 193
1. Le ragioni e lo spirito dell’iniziativa ............................................................................................ 194
2. I criteri informatori dello Studio ................................................................................................ 195
3. Duttilità dei risultati dello Studio rispetto a variabili dipendenti da valutazioni di terzi ................. 197
4. Carattere preliminare dello Studio e fasi ulteriori ........................................................................ 197
CAPITOLO 7 I PRINCIPALI ASPETTI PROGETTUALI ........................................................ 199
Alcune considerazioni introduttive ................................................................................................ 199
La filosofia di progetto .................................................................................................................. 201
Primi dati di progetto – Studio di fattibilità .................................................................................... 203
CAPITOLO 8 IL BUSINESS PLAN DEL PROGETTO ........................................................... 219
Le premesse comuni agli scenari di piano ...................................................................................... 219
L’investimento atteso e la sua copertura finanziaria ........................................................................ 223
Il conto economico di Newco ....................................................................................................... 226
Spese generali ............................................................................................................................... 228
Parametri Finanziari del progetto .................................................................................................. 230
CONCLUSIONI ..................................................................................................... 233
DIFENDERE UN SOGNO...................................................................................... 243
RINGRAZIAMENTI ............................................................................................... 251
BIBLIOGRAFIA E RIFERIMENTI .......................................................................... 253
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PRESENTAZIONE
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L’apprezzamento per l’opera di Diego Tarì, in collaborazione con Roberto
Burlando e Fabio Masnata, è nato quasi istintivamente dal semplice
approccio al titolo ‚Ho provato a difendere un sogno‛ che restituisce al
sentimento, senza peraltro abbandonare la ragione, ciò che costituisce
l’essenza stessa dello sport.
Mi piace richiamare le parole di un grande Presidente, Angelo Moratti, che
definiva ‚dovere di un presidente spargere felicità tra la gente che ama una
squadra e che ha una passione forte<‛ e ribadiva che non riusciva ‚a
distinguere la ragione dal cuore<‛ (27.05.1964).
Questo aspetto di un luogo dove vivere i propri entusiasmi coinvolge
peraltro componenti soggettive (i tifosi, o meglio i supporter) che legano
l’elemento materiale/tecnico a quello umano: legame senza il quale il primo
non ha ragione di esistere.
Lo Stadio, pertanto, diventa non solo luogo ludico, nel senso più ampio
della parola, includendo tutte quelle componenti consumistiche che
attualmente vengono enfatizzate come causa/effetto per la costruzione di
nuovi impianti sportivi, quanto luogo di memoria, senza la quale una
comunità, qualunque comunità, è destinata a scomparire.
Come sottolineato dagli Autori, il Luigi Ferraris diventa ‚< qualcosa di più
di un semplice manufatto di cemento e ferro ... È qualcosa di molto diverso che
viene tramandato da padre in figlio, da nonno a nipote <‛. Espressioni e
sentimenti che possono essere estesi a qualunque stadio.
Federsupporter, Associazione costituita nel gennaio 2010 per rappresentare
e difendere i diritti e gli interessi dei sostenitori di società ed associazioni
sportive, si è imposta una missione che i tempi attuali giudicano quasi
‚eroica‛, se non addirittura illusoria, ma gli avvenimenti di questi giorni, in
una visione che vede il ‚locale‛ dialogare necessariamente con il ‚globale‛,
ne giustificano l’idea e spingono a portare avanti questa linea.
9
Un ultimo richiamo, riprendendo considerazioni pubblicate di recente in
merito agli stadi ‚.. Che i nuovi stadi rilanceranno soprattutto le finanze di chi ci
mangerà sopra (pochi, ma ben introdotti). Che non dall’età del cemento o del prato
dipende la civiltà del tifo, ma dalla cultura sportiva di chi ci entra. Se la parola
cultura spaventa un po’, diciamo semplicemente buona educazione‛1.
Per tutto questo mi permetto di mutuare una frase, rivolta a ben altri fini e
che ha comportato ben altri sacrifici, WE HAVE A DREAM: uno stadio che
sia, prima di tutto, dei supporter e che ne costituisca l’anima di un
sentimento da tramandare.
Dr. Alfredo Parisi
Presidente Federsupporter
Si ringrazia CRITERIA ricerche srl per l’interesse dimostrato alla
pubblicazione e gli interventi organizzativi per il sostegno alla stessa.
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PREFAZIONE
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Marassi - ‚Luigi Ferraris‛
(di Claudio Onofri)
Fu come, dopo aver letto praticamente tutte, tra romanzi e scritti brevi, le
opere di Georges Simenon, andando a Parigi la prima volta, accorgersi di
conoscere Montmartre, Quais des Orfevres, Pigalle, Place della Concorde e
Montparnasse come le proprie tasche, avere l’impressione di esserci già
stato in quei meravigliosi posti.
La mia intelligentissima Prof. d’italiano alle medie (grande tifosa del Toro)
capì immediatamente che studiavo e avrei studiato sempre poco e poco
m’interessavano molte delle cose che spiegava: perché mentre tentava di
trasmettercele, la mia testa era concentrata nel colpire di testa un pallone in
area di rigore o fornire un assist vincente ad un compagno smarcato
proprio al Filadelfia. E così, quando dava il compito in classe ed io lo finivo
in cinque minuti, mi chiamava vicino la cattedra, leggevamo insieme
Tuttosport e mi chiedeva se Agroppi, piuttosto che Ferrini, avrebbero
giocato domenica, visto che lamentavano noie muscolari <
Beh, proprio lei ci portò in gita scolastica a Genova e in particolare in quel
di Marassi a visitare lo stadio ‛Luigi Ferraris ‚. Sì, proprio come a Roma
si va a vedere il Colosseo, a Venezia Piazza S. Marco e a Milano il Duomo.
Ebbene, tra tutti, io mi sentivo a casa. Perché quante volte l’avevo
immaginato quel catino pieno di gente urlante e appassionata quando
Sandro Ciotti, o chi per lui, dalla radiolina gridava ‛qui Marassi, qui
Marassi, Gigi Meroni, in una travolgente azione di contropiede, dopo aver eluso
l’intervento del portiere del Mantova Dino Zoff, non ha avuto difficoltà alcuna
poi ad entrare quasi in porta col pallone evitando anche l’ultimo, strenuo quanto
vano tentativo di recupero sulla linea di Karl Heinz Schnellinger e portando in
vantaggio i rossoblù genoani, qui Marassi a voi la linea‛.
Così, qualche anno più tardi, una sera, dopo che in giornata avevo
firmato il contratto in Piazza della Vittoria, nella sede del Genoa, col
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Presidente Fossati, ci girai intorno almeno venti minuti a quel
‚Monumento‛. Esterrefatto, incredulo quanto affascinato ed entusiasta
che... ‚io giocherò lì dentro, ma ti rendi conto?‚, dicevo in macchina a
mia moglie accanto a me, che non capiva, non poteva capire, quella gioia
quasi incontrollata di un giovanotto di ventitré anni e mi esortava:
‚Andiamo a dormire Cla, son stanca‛ < Ed io: ‚Si, si ok, solo un altro giro
perché dalla parte degli spogliatoi, dove entreremo, non lo ho ancora visto, un
altro giro, solo uno e stop<‚
E dunque per me ‛Ho provato difendere un sogno, un‘analisi del dibattito
genovese sullo stadio di calcio‛, oltre ad essere un formulario, prontuario,
manuale completo ed aggiornato sugli aspetti tecnici legati al Ferraris,
oltre a raccontare attraverso i mezzi di informazione il fascino di questo
pezzo di storia (non solo calcistica è ovvio) e approfondire
compiutamente sotto ogni profilo, comparando le soluzioni adottate
all’estero (Emirates Stadium, Amsterdam e Allianz Arena), i ‛pregiudizi‛
riguardo il mantenimento dello stesso, cercando di trasformarli in
‚giudizi‛ positivi e propositivi, come lo studio fatto dalla Fondazione
Genoa 1893 (enunciandone con chiarezza e dovizia di dettagli i principali
aspetti progettuali, nonché la filosofia del progetto stesso), beh per me
dicevo ‘sto ‛tomo‛, intelligente e ben scritto, rappresenta la difesa anche
del ‚Mio Sogno‛, che si è avverato e che vorrei rimanesse tale per altri
ragazzotti in gita scolastica desiderosi di visitarlo!
Claudio Onofri (Roma, 24 luglio 1952) è un allenatore di calcio, ex calciatore e commentatore
televisivo italiano. Arriva dall'Avellino al Genoa dove rimane fino al 1985 (a parte una stagione a
Torino con la maglia granata) divenendone Capitano. Nel 1985-1986 è ancora al Genoa per poi
andare al Catania.
Torna a Genova come allenatore a fianco di Franco Scoglio nel 2001. Viene riconfermato nel 2002-2003,
Ha anche allenato per una stagione, in Serie C2, lo Spezia e per tre stagioni in Serie C1 l'Ospitaletto. È
stato direttore tecnico dell'Alessandria nella stagione 2005-06.
Successivamente, fino all'estate 2008 è stato opinionista per l'emittente privata genovese Primocanale,
prima di passare a Telenord. È commentatore per SKY Sport.
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PARTE PRIMA:
LO STADIO DI GENOVA
RACCONTATO DAI MEZZI DI
INFORMAZIONE
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La discussione sullo stadio di Genova interviene periodicamente sulla
scena cittadina ed è in qualche modo legata anche alle evoluzioni della
proprietà delle due squadre di calcio cittadine. Nel corso dell’ultimo
decennio, in particolare dal 2007 in poi, ha subito una forte accelerazione,
culminata nella seconda metà del 2009 con la discussione derivante dalla
contemporanea presenza di tre progetti fra loro alternativi: lo stadio di
Sestri (proposto da Riccardo Garrone), lo stadio della Colisa (proposto dal
Comune di Genova), la ristrutturazione del ‚Luigi Ferraris‛ (proposta dalla
Fondazione Genoa 1893).
In questa prima parte, attraverso riferimenti a notizie apparse sui mezzi
d'informazione locali, si vuole compiere una ricostruzione della
discussione cittadina sull’argomento, con l’obiettivo di consentire a
ciascuno l’acquisizione degli strumenti per la formazione di un giudizio
autonomo ed una propria opinione sui fatti.
Già in occasione dei lavori di rifacimento dello stadio per i Mondiali di
Calcio di Italia '90, la discussione in Consiglio Comunale aveva evidenziato
elementi che, a distanza di 20 anni, continuano a dominare la scena. Li
possiamo cogliere, in particolare, nelle dichiarazioni dell'allora Assessore
all'Edilizia Pubblica Fabio Morchio che precedono la delibera in merito
all'assegnazione dei lavori2.
Il primo argomento ricorrente è la natura polifunzionale dello stadio:
‚(<) l'occasione di mettere mani allo Stadio Luigi Ferraris non deve essere
un'occasione di tipo soltanto calcistico (...). Vogliamo infatti in quest'occasione
trasformare uno strumento che è stato al servizio dello sport del calcio, in un
elemento più generale al servizio della cultura e dello spettacolo (...). Uno stadio
urbano come anche l'ha definito l'Arch. Gregotti‛. E, ancora: ‚È uno stadio non
solo domenicale; noi vogliamo operare per avere una struttura che non sia a
servizio della città soltanto per due ore la settimana, ma sappia vivere e lavorare
ventiquattrore su ventiquattro, sette giorni la settimana‚.
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Il secondo argomento riguarda l'ubicazione dello stadio e le
problematiche dell’area sulla quale insiste. Esisteva un problema di
rispetto dei tempi (probabilmente non coerenti con la possibilità di
identificare siti alternativi) per non perdere l'assegnazione dei fondi da
parte del Governo. Ci fu, però, anche una scelta politica rispetto all'ipotesi
dell’area degli Erzelli, che all'epoca veniva ventilata: l'Amministrazione
Comunale riteneva che ‚non debbano essere consentiti nel Ponente genovese,
[che] già ha troppe servitù e strutture di carattere sgradevole per la gente che vi
vive, inserimenti di ulteriori strutture e pesi che avrebbero certamente
compromesso maggiormente la situazione in termini di viabilità, di traffico, di
vivibilità‚.
Interessante, infine, l'accento messo dall'Assessore sul collegamento fra lo
stadio e l'intera Valbisagno: ‚almeno a nostro modo di vedere, lo stadio si colloca
in un contesto di rivalutazione di tutta la bassa Valbisagno (...) Questa sera mi
auguro che vareremo uno stadio diverso da come era prima, che riqualifica la bassa
Valbisagno, valuteremo presto le deliberazioni su via del Mirto, mi auguro
prestissimo sullo spostamento del mercato di Corso Sardegna, sulla copertura del
Bisagno e spero presto sul canale scolmatore, lo spostamento delle carceri e quanto
altro oggi in quella parte di città rende Genova certamente meno bella e meno
vivibile‛.
Se e quanto la ristrutturazione del 1990 abbia veramente consegnato alla
Città uno stadio con le caratteristiche descritte e proposte è lasciato al
giudizio di ciascuno. Le tematiche allora considerate sono rimaste
invariate. Sarebbe interessante chiedersi che quartiere potrebbe essere
Marassi, oggi, se una parte dei desiderata espressi dall’Assessore Morchio si
fossero poi tradotti in opere effettive (in particolare lo scolmatore e lo
spostamento delle carceri).
L’ipotesi di mettere in discussione lo Stadio ‛Luigi Ferraris‚ è stata
proposta nuovamente nel febbraio 1995, a seguito dell’episodio che ha
portato alla morte del tifoso Genoano Vincenzo Spagnolo. Si iniziava a
ventilare l’ipotesi un nuovo stadio, costruito ‛da un consorzio di enti pubblici,
come il Comune di Genova, la Provincia, la Regione Liguria e di privati, istituti
bancari‚3. La successiva ondata di interesse avviene intorno al novembre
2000, in occasione della partita di rugby fra la Nazionale Italiana e gli All
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Blacks neozelandesi. Preso atto che, a dieci anni dall’inaugurazione, lo
Stadio non era ancora agibile4 e che per l’adeguamento dell’impianto alle
nuove normative di sicurezza sarebbero stati necessari interventi
importanti, il Comune inizia a pensare alla vendita a privati attraverso una
gara internazionale, a meno che le due squadre di calcio non si fossero
dichiarate interessate alla gestione diretta dell’impianto5.
2000/2002: IL NUOVO STADIO COME COROLLARIO DELLA FUSIONE DELLE DUE
SQUADRE
Nell’ottobre 2000 emerge, per la prima volta in maniera ufficiale, l’ipotesi
di collegare la ristrutturazione (o lo spostamento) dello Stadio a una
fusione fra le due squadre della città. ‚La provocazione lanciata dal Sindaco
Giuseppe Pericu «Uniamo Genoa e Sampdoria», raccoglie altri consensi. (<)
Stavolta va registrata l’adesione ideologica del neo presidente dell’Associazione
Industriali Stefano Zara e del patron della ERG Riccardo Garrone: «Penso che
l’idea di unire le forze, per avere una sola squadra più forte rappresentativa di
Genova, sia ottima. Temo che due squadre ad alto livello siano un’utopia», osserva
Zara. (<) Per Garrone l’ostacolo è rappresentato dalla «divisione storica delle due
tifoserie. Superarla sarebbe un esempio di grande responsabilità. D’altra parte,
credo che la fusione possa essere una soluzione adeguata per arrivare ad avere una
squadra veramente competitiva»‚6.
Riccardo Garrone non è ancora il proprietario della Sampdoria (lo
diventerà quasi quattordici mesi dopo, nel gennaio 2002) e Stefano Zara –
che non ha alcun ruolo ufficiale nel Genoa - sarà il punto di riferimento
ufficioso (a ‛fari spenti‛) di quella cordata di imprenditori genovesi che nel
2002-2003 lavoreranno per rilevare il Genoa nel periodo immediatamente
precedente l’arrivo dell’attuale proprietario, Enrico Preziosi.
Nel febbraio 2001 viene presentato in Regione un progetto per la fusione
delle due squadre. ‚La fusione di Genoa e Sampdoria è un progetto elaborato
nell'establishment genovese, nei locali eleganti dell'Associazione industriali (il cui
presidente, dal 2000 al 2004 è Stefano Zara, ndr), nei luoghi della politica.
Coinvolte le istituzioni, ma anche imprenditori autorevoli come i Garrone e i
Messina‛7. I diretti interessati smentiscono, ma dal mondo politico arrivano invece
notizie diverse: «Ne ho sentito parlare per diversi mesi», conferma l'ex
Vicepresidente della Regione Graziano Mazzarello, che aggiunge: «Queste
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indiscrezioni non mi colgono affatto di sorpresa, perché ho ascoltato anche
recentemente imprenditori importanti della città dirsi interessati all’idea di
partecipare alla creazione di una società unica, che potesse inserirsi nella futura
Superlega calcistica europea». (<) Un'altra conferma arriva dall'Assessore allo
Sport della Giunta Biasotti, Nucci Novi Cappellini: «Un paio di mesi fa sono stata
contattata da un imprenditore genovese, che aveva la funzione di verificare per
conto di un gruppo di imprenditori liguri l’eventualità di arrivare a una fusione
tra le due societໂ8.
Esiste un business plan dell’iniziativa, che probabilmente parte da
un’analisi del bacino d’utenza che la Genova calcistica può offrire e ne
analizza costi, ricavi, investimenti e fabbisogni patrimoniali e finanziari. La
squadra unica permetterebbe di concentrare le risorse con un impatto
inferiore per i singoli investitori, e vedrebbe il suo coronamento nella
costruzione del nuovo stadio (e della parte di residenziale e commerciale a
corredo dello stesso, probabilmente su superfici anche maggiori di quelle
occupate dall’impianto sportivo in sé).
Queste sul contenuto del business plan sono, ovviamente, solo
supposizioni e ragionamenti effettuati ex post, sulla base di quelle che sono
poi state le tematiche e le discussioni emerse negli anni successivi.
Ma il documento è esistito ed è circolato in Città.
Ai primi di luglio del 2001 la società Costa Edutainment propone
un’iniziativa che in parte sembra rendere esplicito questo percorso, sebbene
con un esito diverso relativo allo stadio, presentando ‛un grande progetto che
parte dall’ipotesi di ottenere la gestione dello stadio Luigi Ferraris e culmina con
l’acquisto delle società di calcio di Genoa e Sampdoria, ciascuna delle quali
manterrebbe la propria autonoma identità, pur facendo capo alla stessa holding‚9.
Per ovviare al divieto posto dalla Lega Calcio di avere due squadre nella
stessa categoria, l’ipotesi progettuale prevede la fusione delle due squadre
in una sola iscritta nei campionati professionistici, mantenendo i due
marchi separati per le giovanili. In questo contesto Costa Edutainment
chiederebbe la gestione dello stadio al Comune, ‚adoperandolo per 300
giorni l’anno con eventi di spettacolo, di musica e in generale di intrattenimento e
realizzando anche all’interno punti di shopping, bar e quant’altro adatto alla
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bisogna, si potrebbero ottenere guadagni tali da sostenere anche le due squadre di
calcio‚10.
A fine luglio 2001 Riccardo Garrone non è ancora divenuto azionista di
riferimento della Sampdoria ma conferma il suo interesse all’ipotesi di
lavoro. La premessa che lo muove è di natura economico-gestionale: ‚la
Sampdoria, come del resto il Genoa, è stata molti anni in A, ma ora della massima
serie sono rimasti solo i costi e i ricavi sono meno della metà. Le società sono
imprese economiche, il calcio è un business basato sulla competitività e non si può
essere competitivi con chi investe centinaia di miliardi. (<) E allora eccola la
ricetta del presidente della Erg: con una sola squadra si può tornare a grandi livelli
e rimanerci, riacquisendo pari dignità rispetto ad altre realtà calcistiche italiane‚11.
La reazione delle due tifoserie, sin dall’inizio, è negativa, tanto che del
progetto della fusione non si sentirà più parlare: è possibile che se ne
discuta ancora, a ‛fari spenti‛, ma appare abbastanza chiaro come non sia
una strada percorribile.
Rimane invece aperto il tema dello stadio. Nuovo, ovviamente.
IL CAMBIO DI APPROCCIO: DUE SQUADRE FORTI IN UNO STADIO NUOVO.
A TRASTA.
A gennaio del 2002 Riccardo Garrone, ormai in procinto di insediarsi al
vertice della Sampdoria, annuncia il suo progetto: ‛Si tratta di un piano
concreto (<) già verificato con l’amministrazione comunale, che prevede la
demolizione del Ferraris, per procedere ad una sistemazione di un quartiere, quello
di Marassi, che non può sopportare oltre i disagi che comporta uno stadio di calcio
collocato nel proprio contesto urbano‚12. Il nuovo impianto sorgerebbe a
Trasta.
Evidentemente il business plan del 2001 ha ricevuto riscontri positivi. Oltre
ad evidenziare argomenti sufficientemente convincenti da stimolare alcuni
operatori economici a partecipare all’iniziativa, sembrerebbe aver ottenuto
anche il gradimento dell’Amministrazione comunale, allora guidata dal
Sindaco Giuseppe Pericu.
Quando nel febbraio 2002 Riccardo Garrone diviene proprietario della
21
Sampdoria la sua posizione in merito al progetto è molto chiara, in
particolare per quelli che sono gli obiettivi dei nuovi azionisti:
‚«L'azionariato attuale può cambiare in relazione al programma di sviluppo della
Sampdoria e alla realizzazione del campo di Trasta. La compagine azionaria
potrebbe essere modificata in maniera sensibile con l'ingresso di gruppi
internazionali, persone che mi hanno già contattato e intravedono nella Sampdoria
un buon business». (<) La Sampdoria deve muoversi, proporre fonti di guadagno.
«E lo stadio, a condizione che le Ferrovie siano disposti a vendere l'area e che ci
giochi anche il Genoa, lo è. Realizzarlo ha costi alti, 200-300 miliardi di lire, ci
vogliono ritorni doppi»‚13.
La proposta di un nuovo stadio per Genova non è, in sé, originale. La
grossa discontinuità rispetto al passato è che, per la prima volta, c’è un
soggetto privato pronto ad impegnarsi in prima persona e con capitali
propri per questo obiettivo. Corrado Sannucci, giornalista di Repubblica,
dà una chiave di lettura particolare delle motivazioni che portano il
Presidente Garrone a perseguire questo obiettivo: ‚Garrone adesso rilancia e
cerca una nuova dimensione dell’affare (l’acquisto della Sampdoria, ndr) anche
perché, non volendo tirar fuori altri soldi, deve trovare soluzioni alternative per
fare cassa. Da qui l’ipotesi di un nuovo stadio, a Trasta, in un’area dismessa delle
ferrovie o a Cornigliano, nelle ex acciaierie. (<) Un progetto che ha bisogno della
partnership del Genoa: conseguente il suo impegno per risolvere l’agonia della
società rossoblù, per avere un socio forte e affidabile‚14. Tale spiegazione, che
può apparire quasi irriverente nella sua declinazione, non è però forse del
tutto sbagliata, se si tiene conto delle dichiarazioni che lo stesso Garrone
farà qualche anno più tardi, legando in maniera inequivocabile la
possibilità di costruzione dello stadio alla sopravvivenza stessa della
squadra di sua proprietà 15.
Nel periodo fra il 2002 e il 2003 anche il Genoa versa in condizioni critiche.
Sottotraccia si muove Stefano Zara, che sta cercando di raggruppare una
cordata di imprenditori genovesi che possano rilevare la Società.
La prospettiva della fusione sembra non interessare più.
Lo stesso Riccardo Garrone, anzi, dichiara di essere impegnato nel trovare
una soluzione positiva alla crisi del Genoa, ‚perché la città, e soprattutto il
progetto dello stadio a Trasta, con una grande cittadella dello sport in
22
Valpolcevera, ha bisogno di due squadre forti, che si alternino con la partita alla
domenica e poi successivamente aggiungano anche match europei, infrasettimanali,
capaci di riempire l’impianto e di aumentarne l'utilizzo (<) Al momento stiamo
aspettando che i proprietari dell'area, le Ferrovie, ce la concedano. Poi affideremo lo
studio di un progetto ai migliori professionisti. Io immagino negozi di articoli
sportivi, bar, attrezzature per altre discipline. Un impianto di proprietà può
portare un extra utile, che aiuterebbe di molto il bilancio delle due società‚16.
Ed è talmente convinto della necessità di salvare il Genoa da parlarne
anche durante una visita al ritiro della Sampdoria a Moena. Dispiaciuto
perché l’interessamento di Zamparini non si è rivelato concreto (‚è un uomo
dalle grandi capacità, appassionato e determinato; con lui avremmo potuto
senz'altro realizzare la Cittadella dello Sport a Trasta‚17) conferma il suo
auspicio che la Sampdoria possa tornare rapidamente in serie A, insieme al
Genoa ‛per creare, le due società insieme, un nostro stadio, con nostre strutture, e
formare un patrimonio comune non solo frutto del parco giocatori. Per fare questa
cittadella è necessario che le due squadre siano forti e competitive, magari in A e
magari in Coppa Uefa: in questo caso i ricavi sarebbero alti e doppi‚.18
Non sono, ovviamente, sentimenti ‛sportivi‚. Probabilmente è il secondo
scenario di lavoro previsto dal business plan del 2001. C’è sempre un
secondo scenario (a volte anche un terzo!) perché il business plan – se fatto
bene - deve mettere in condizione l’investitore di raggiungere il suo
obiettivo, sempre. O, quantomeno, deve rendere evidente il massimo
rischio sostenibile prima che l’investimento possa creare dei seri problemi
nel caso in cui non si possa realizzare secondo le premesse ideali.
Nel febbraio 2003 l’ipotesi di Trasta sembra tramontare. L’area è di
proprietà delle Ferrovie dello Stato, che però non hanno mai dato una
risposta concreta alla possibilità di vendita. Riccardo Garrone annuncia di
aver identificato un’altra dislocazione per la Cittadella dello Sport: si tratta
dell’area delle acciaierie di Cornigliano, recentemente sdemanializzata, ed
in gestione alla società Per Cornigliano Spa. Nonostante la destinazione
d’uso dell’area sia produttiva e non sportiva, forse per fare pressioni sul
vero obiettivo (Trasta), dichiara: ‛Noi faremo una proposta agli azionisti della
società ‚Per Cornigliano‛, se non la riterranno adeguata, ci dovranno spiegare il
perché‚19.
23
Nel giugno del 2003 il Genoa viene rilevato da Enrico Preziosi, poco prima
che la società venga dichiarata fallita.
La cordata degli imprenditori genovesi, i ‛cespugli‚ che si muovevano ‚a
fari spenti‛, che aveva trovato in Stefano Zara un punto di riferimento, non
si è alla fine concretamente resa disponibile. Il Genoa è ora nelle mani di un
imprenditore non genovese. Una persona che non ha sicuramente
partecipato alla redazione del business plan.
LA LUNGA GESTAZIONE DEL PROGETTO DI SESTRI
Il 30 aprile 2004, nella Sala del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale,
vengono presentati i risultati di uno studio commissionato due anni prima
dal Gruppo Immobiliare Giacomazzi sulle possibili opzioni per la
costruzione di uno stadio a Genova. ‚Tutto nasce a fine 2002, quando il
Gruppo Giacomazzi commissiona ad un pool di tecnici guidato dal milanese
Stefano Boeri (<) ed allo Studio genovese Apice, uno studio su un impianto che
sostituisca il Ferraris, giudicato da tutti vecchio e inadeguato anche dal punto di
vista urbanistico. Un impianto che non sia però solamente un campo di calcio: deve
essere una struttura che si autofinanzi, magari produca reddito, che sia vissuta
anche quando non ci si gioca, che sia calata nella città, che risponda pure alle
esigenze di Genova. (<) Da 9 progetti originari (<) si passa ai quattro che
saranno presentati oggi: Trasta, Calata Sanità, l’Isola più Marassi‚20.
Lo studio, però, sembra dare un riscontro inaspettato, ripresentando fra le
ipotesi la ristrutturazione del ‚Luigi Ferraris‛, i cui costi, anche nel caso di
espansione verso le carceri (se le aree da queste occupate dovessero essere
lasciate libere), sono molto inferiori a quelli di una nuova costruzione.
È interessante analizzare la sintesi della presentazione dei quattro progetti,
così come appare tutt’oggi su alcuni siti internet specializzati. I paragrafi
che seguono sono direttamente tratti dal sito Archinfo.it21.
‚A partire da alcune necessità urgenti che riguardano le infrastrutture per il calcio
professionistico a Genova, si è sviluppata una riflessione analitica e progettuale che
ha considerato lo stadio non solo come un grande contenitore di eventi sportivi
sporadici, ma piuttosto come un edificio polivalente e permanentemente attivo:
un'occasione ed un volano per lo sviluppo della città. Questo studio presenta una
24
prima riflessione sui possibili scenari di sviluppo di Genova che potrebbero essere
indotti dalla realizzazione di un impianto sportivo polivalente: uno stadio che
agisca come un fulcro e un attrattore di funzioni urbane dedicate al tempo libero, al
commercio, alla cultura ed allo sport. Si è cercato in particolare di rispondere ai
seguenti interrogativi: quali sono le caratteristiche di uno stadio moderno? Come
può uno stadio rispondere alle esigenze della città che lo ospita? Quale è l'offerta
attuale di spazi sportivi dedicati al calcio a Genova? Come progettare un nuovo
polo calcistico a Genova? Quali aree possono ospitare un polo calcistico
polivalente? Quali sono i vantaggi e gli svantaggi delle aree individuate? Tra le
molte aree inizialmente selezionate e studiate sono state scelte quelle che offrivano
maggiori vantaggi e opportunità per la città di Genova. I criteri di selezione delle
alternative di localizzazione del nuovo stadio polivalente, non sempre omogenei, ci
hanno aiutato a circoscrivere la nostra scelta su aree facilmente raggiungibili,
centrali rispetto alle tendenze in corso di sviluppo della città, potenzialmente
capaci di tracciare il futuro sviluppo urbano e portuale, completando, ridefinendo o
avviando processi di trasformazione. Le 4 localizzazioni individuate - Trasta nella
Val Polcevera, Calata Sanità nell'arco portuale antico, un'isola sul colmo della
Diga Foranea e l'attuale sede dello stadio Luigi Ferraris a Marassi - offrono
opportunità ed evidenziano problematiche diverse. Trasta e Calata Sanità sono
vasti suoli sostanzialmente artificiali, ciascuno di proprietà di un unico soggetto
pubblico specializzato (Ferrovie dello Stato, Autorità Portuale) facilmente
accessibili dal sistema infrastrutturale della città. L'idea di uno stadio polivalente a
Calata Sanità introduce inoltre uno scenario potenziale di grande suggestione,
legato al completamento del sistema urbano del Porto Antico. L'idea di uno stadioisola è quella di un progetto visionario, ma indicativo di un possibile scenario di
sviluppo della città, che non sottrae terreno ad altre attività. L'ampliamento
dell'attuale stadio di Marassi è infine l'idea del miglioramento radicale di una
struttura e di una localizzazione che, pur oggi non adeguate ai requisiti di
sicurezza e di vivibilità per il quartiere, sono storicamente care alla città e
apprezzate dai tifosi.
Trasta: un nuovo edificio polivalente nella Val Polcevera
Al corso del Polcevera, da sempre contenitore di grande importanza per lo sviluppo
della città, da prima come riserva agricola poi come polmone di sfogo per la grande
industria, si sono sovrapposti negli ultimi dieci anni tracciati stradali e ferroviari
di grande importanza extra-urbana, divenuti col tempo attrattori per grandi
contenitori commerciali. L'insediamento del nuovo stadio, sull'area dello scalo
ferroviario di Trasta delle Ferrovie dello Stato che ne prevedono la dismissione, si
25
inserisce in questa logica di sviluppo, contribuendo ad arricchire le grandi funzioni
della Val Polcevera con una vera e propria cittadella dello sport. Il progetto prevede
la costruzione di un grande contenitore introverso, come una «scocca» adagiata tra
la collina e il fiume che cattura i flussi e li raccoglie al suo interno. Il nuovo
organismo polivalente attrae intorno alle stadio di calcio una moltitudine di
funzioni per il tempo libero e per lo sport, legate da una ricca sequenza di spazi
pubblici coperti ed all'aperto.
Marassi: una centralità ritrovata
Da sempre area preferenziale di ubicazione di servizi alla città, la Valbisagno ha
letteralmente subito la compresenza di una serie di funzioni di grande impatto e di
scarsa o nulla qualità ambientale: il cimitero, il deposito dell'AMT, i mercati
generali, le carceri, lo stadio. Attività per altro costipate e compresse all'interno di
un tessuto residenziale molto denso. Ipotizzare il recupero dello stadio Luigi
Ferraris e la sua riqualificazione come contenitore polivalente significa
innanzitutto trasformarlo in un luogo centrale e fulcro di servizi anche per la vita
del quartiere. Un progetto di riqualificazione che comprende necessariamente anche
aree limitrofe allo stadio come le carceri, l'alveo del fiume e la villa Musso Piantelli.
Il progetto prevede due differenti livelli di intervento, riferiti sia al sistema
viabilistico e dei parcheggi (in modo da sgravare il quartiere da ondate squilibrate
di automobili) sia ai problemi di sicurezza legati all'accesso e alla fuoriuscita dallo
stadio (attraverso la dotazione del piazzale antistante lo stadio di un sistema di
barriere fisse per l'afflusso e il deflusso degli spettatori). Il primo livello di
intervento riguarda la ristrutturazione del manufatto stesso dello stadio, attraverso
l'inserimento chirurgico di alcune nuove funzioni rispondenti alle nuove necessità
e servizi e l'acquisizione e ristrutturazione della villa per eventi e servizi allo stadio
durante l'evento. Il secondo livello di intervento riguarda invece l'addizione di un
nuovo corpo di fabbrica: un edificio a L rovesciata - come un grande tetto attrezzato
ed abitabile - a sbalzo sulla piazza antistante lo stadio che viene ridefinita e
trasformata in un nuovo luogo di aggregazione per il quartiere. All'interno della
grande terrazza panoramica sulla Val Bisagno e sulla costa urbana, si potranno
localizzare funzioni commerciali, ludiche e culturali, che faranno dello stadio
polivalente un nuovo luogo centrale per l'intera città di Genova.
Calata Sanità: il completamento dell'arco del porto antico
Per Calata Sanità è possibile ipotizzare nei prossimi anni la continuazione di una
progressiva trasformazione delle banchine portuali specializzate in banchine di
portualità allargata a funzioni urbane. Una trasformazione graduale iniziata
26
nell'arco del Porto Antico con le Colombiadi del 1992. L'eccezionale collocazione
dell'area a conclusione dell'arco portuale fa infatti di Calata Sanità l'anello
mancante di un grande progetto di rifunzionalizzazione e rivitalizzazione del
bacino portuale e il suo terminale urbano; uno dei luoghi contemporaneamente più
visibili e più panoramici della città centrale rispetto a tutte le altre parti di Genova,
collegata con le vecchie e con le future linee di infrastrutturazione a livello urbano
e regionale, l'area di Calata Sanità si presta a divenire un nuovo polo di sviluppo di
Genova. Un'area urbana e residenziale dotata di un grande Parco urbano e di
strutture di servizio alla Portualità (un distripark, una stazione marittima per
crociere, spazi di ricovero e riparazione per yacht), oltre che di grandi funzioni
ricettive e per il tempo libero come - per l'appunto - il nuovo stadio polivalente e
una seconda sede dell'acquario di Genova. Una nuova parte di Genova, dove vita
residenziale, lavoro e tempo libero potrebbero riconciliarsi. Un polo urbano rivolto
non solo alla città ma ad un'area geografica molto più vasta.
Isola/Stadio: un grande attrattore polivalente nei pressi della Diga Foranea
All'interno di un quadro di sviluppo dell'assetto viabilistico e portuale della città il
progetto di un'isola artificiale dotata di servizi ricettivi e per il tempo libero
costituisce una eventualità da considerare con attenzione.
La costruzione di un'isola artificiale e delle sue necessarie infrastrutture di accesso,
può infatti introdurre un nuovo scenario nel sistema della mobilità pubblica e
privata genovese, da sempre organizzato intorno a brani di viabilità costiera che
connettono i due assi di viabilità di fondovalle. In tal senso si completerebbe e
meglio definirebbe la presenza a Genova di due anelli concentrici di scorrimento:
uno centrale, in continuo e perpetuo rinnovamento (il sistema sopraelevatatunnel), attorno la quale si organizza la città storica con le sue funzioni turistico
ricettive; ed uno più esterno (il tratto autostradale tra i due caselli genovesi, i tratti
urbani di viabilità di fondovalle e il nuovo asse viabilistico sulla diga foranea)
bordato da grandi contenitori di servizio per lo sport, il commercio, il lavoro e la
produzione. La realizzazione di un'isola artificiale nei pressi della Diga Foranea, in
prossimità della bocca di porto realizzerebbe una condizione paesaggistica
straordinaria, definendo la possibilità per un nuovo sguardo sulla città; un
controcampo inatteso, capace di svelare una nuova immagine di Genova. Un primo
tassello per la futura proliferazione di altri grandi contenitori acquatici posti lungo
il bordo portuale.‚
Per qualche anno, il tema dello stadio nuovo sembra non destare più
interesse, quantomeno non in maniera ufficiale. È verosimile che questo
27
periodo sia stato utilizzato per passare dall’indagine preliminare alla fase
progettuale vera e propria, facendo anche i conti con le indisponibilità
manifestatesi per tre delle quattro aree identificate dallo Studio Boeri
(Trasta, Calata Sanità, Isola).
A livello nazionale, anche a causa del ripetersi di episodi di violenza in
occasione di partite di calcio, vengono introdotte una serie di normative di
sicurezza, che impegnano pesantemente anche il Comune di Genova
nell’adeguamento del ‚Luigi Ferraris‚ per consentire il regolare
svolgimento delle partite delle due squadre della Città. Per chi frequenta
regolarmente lo stadio iniziano ad apparire i seggiolini, i tornelli agli
ingressi, le aree di pre-filtraggio.
L’Amministrazione Comunale sembra però aver definitivamente
metabolizzato l’idea di uno stadio nuovo. In un’intervista di marzo 2006,
l’allora Assessore allo Sviluppo Economico e alle Infrastrutture del
Comune di Genova, Mario Margini, nel parlare dello sviluppo della
metropolitana cittadina, afferma: ‛Estendere la linea a San Martino e a
Canepari è prioritario, mentre l'estensione al Ferraris credo lo sia meno, alla luce
dell'ipotizzato trasferimento dello stadio di calcio‚22. Tre mesi prima che lo
Stadio ‚Luigi Ferraris‛ sia conferito in una società contribuendo a formare
la parte più significativa del capitale sociale della stessa (capitale sulla base
del quale il Comune sottoscriverà un aumento di capitale di AMIU),
l’Assessore allo Sviluppo Economico sa già che lo stadio verrà trasferito.
La sua è ben più di una mera ipotesi, perché sulla base di questa idea si
stanno indirizzando le strategie di sviluppo della mobilità urbana
cittadina.
NASCE SPORTINGENOVA SPA
Nel giugno 2006 (l’iter è iniziato nell’estate del 2005) il Comune di Genova
delibera la costituzione di SportInGenova Spa dove confluisce, fra gli
impianti, anche lo Stadio ‛Luigi Ferraris‚. Una quota del capitale sociale,
pari al 30% sarà detenuta da AMIU a seguito di un aumento di capitale
sottoscritto dal Comune mediante conferimento delle quote di
SportInGenova. In un’intervista dell’estate precedente, l’allora
Amministratore delegato di AMIU, Pietro Antonio D’Alema, aveva
approfondito i motivi della scelta di AMIU come partner industriale del
28
progetto: ‚«Il Comune di Genova gestisce direttamente cinque impianti (lo stadio
Ferraris, lo stadio Carlini, la Sciorba, Lago Figoi e Villa Gentile) mentre altri
cinquantuno sono gestiti da terzi in concessione. Spero di chiudere entro l' anno l'
accordo col Comune con la stessa logica di bagni comunali e farmacie: quando li ha
rilevati AMIU facevano acqua, adesso sono in attivo». Tradotto: aumenteranno i
prezzi e ci saranno meno garanzie per le società... «Traduzione sbagliata: esistono
sprechi, esistono cattive gestioni, si possono risparmiare soldi in acquisti mirati.
Ma non è possibile che il privato, con lo sport, ci guadagni e il pubblico ci perda.
Garantiremo le fasce deboli e lasceremo alle società gli spazi gestiti in concessione.
Ma, come si dice, guarderemo tutto con occhio aziendale»‚23.
Nel giugno 2006 il Genoa ritorna in Serie B e l’anno successivo in Serie A. Il
business plan, almeno nella parte che riguarda la fusione, viene riposto in
un archivio. Può invece continuare il secondo scenario, quello che
prevedeva la presenza di un’altra squadra forte che rimanesse in Serie A e,
possibilmente, si giocasse la possibilità di competere anche per traguardi
europei.
Non è chiaro se lo studio commissionato da Giacomazzi Spa allo Studio
Stefano Boeri a fine 2002 avesse sin dall’inizio anche il Presidente Garrone
come ispiratore. Ma questi è risoluto ad affrontare e risolvere la questione
dello Stadio al di fuori dell’ipotesi di ristrutturazione del Luigi Ferraris. Nel
dicembre 2006 viene commissionata alla Comperio Research24 un’indagine
per verificare l’interesse da parte dell’utenza imprenditoriale locale in
merito all’acquisizione di servizi all’interno dello stadio (quali, ad esempio,
gli Sky box o le sale VIP). Si tratterebbe di un impianto da 32 mila spettatori,
parcheggi ed esercizi commerciali, destinato ad ospitare gli incontri della
Sampdoria ma aperto anche ad altri. Una volta terminato lo studio di
fattibilità, il passo successivo sarà quello di aggregare intorno al progetto
altri soggetti, per rendere l’ipotesi una realtà.
Nel frattempo il Sindaco Pericu conferma l’esito positivo dei lavori che
hanno sancito la definitiva messa a norma del ‚Luigi Ferraris‚ e
l’ottenimento del certificato di agibilità25 che risolve definitivamente
(dopo 17 anni!) il problema delle deroghe settimanali rilasciate per giocare.
E, nel commentare l’esclusione iniziale di Genova come sede prescelta ad
ospitare alcune gare in caso di assegnazione di Euro 2012, sostiene che ‚la
scelta di escludere per ora Genova tra le possibili sedi degli Europei 2012 ha
29
esclusivamente un sapore geopolitico. Sono convinto che, ultimati questi lavori, il
Ferraris sia uno stadio gioiello, uno dei migliori d’Italia. E spero vivamente che la
Federcalcio torni sulla sua decisione‚26. Occorre chiedersi come questa
affermazione si concili con quella dell’Assessore Margini, rilasciata solo 9
mesi prima, relativa allo spostamento dello stadio.
Nel febbraio 2007, alle primarie del PD per le elezioni comunali, Marta
Vincenzi ottiene il 60% delle preferenze, superando Stefano Zara, ex
presidente di Assindustria Genova sostenuto, fra gli altri, da Riccardo
Garrone. La Vincenzi diventerà, qualche mese dopo, Sindaco di Genova.
IL PROGETTO DELLO STADIO DI SESTRI
Nella primavera del 2007 arriva la svolta. Le idee formulate nel 2002
diventano concrete: il 27 maggio 2007, alla Fiera di Milano, nell’ambito
dell’evento ‛Eire Expo Real Estate‛, viene presentato il progetto dello Stadio
di Sestri Ponente. Il fatto avviene a pochi giorni dalle elezioni per il Sindaco
di Genova e la scelta non è casuale: ‚Vogliamo che i due candidati a sindaco di
Genova dicano la loro prima delle elezioni‚27.
Promotore dell’iniziativa sarà la Forum Liguria Srl, che nasce come società
controllata dalla San Quirico Spa (holding delle famiglie
Garrone/Mondini, che detiene fra l’altro la partecipazione di controllo in
Sampdoria Holding Spa e, per il tramite di questa, nella UC Sampdoria
Spa) con il 58%. Al capitale sociale partecipano anche la Foruminvest Italia
Spa (filiale italiana di una società olandese specializzata nella realizzazione
di centri commerciali) con il 38%, Giacomazzi Spa con il 2% e Nicholas
Gancikoff (leader della Sport Investment Group, società di consulenza dei
club per la realizzazione di nuovi stadi). Più recentemente l’azionariato di
Forum Liguria è cambiato: attualmente la società vede le sue quote
equamente suddivise fra San Quirico e Foruminvest Italia28.
Il Presidente Garrone evidenzia da subito l’importanza del progetto,
sposando appieno le argomentazioni di quanti, Lega Calcio in testa,
ricordano come il futuro delle squadre di calcio e la loro indipendenza
economica siano fortemente influenzati dalla proprietà dello stadio in cui
operano.
30
Ecco la sintesi del progetto presentato, così come appare sul sito dell’Arch.
Stefano Boeri29 : ‚Il Nuovo Stadio per Genova è concepito come un complesso
multifunzionale che include un moderno stadio di calcio per circa 35.000
spettatori, pensato per essere in regola con tutte le nuove norme di sicurezza
UEFA; 40.000 mq di commercio, servizi, parcheggi e nuovi spazi pubblici. La
particolarità del nuovo stadio è la sua articolazione su tre diversi livelli di suolo,
tutti abitabili: la quota del campo da calcio, quella differenziata delle gradinate e
quella sospesa nel vuoto della grande copertura abitabile, che ospiterà circa 5.000
mq di servizi ricettivi e commerciali e che sarà accessibile al pubblico anche quando
non è in corso l’evento calcistico. Anche all’esterno il nuovo stadio sfrutterà questa
sua articolazione, per piani verticali, attraverso una serie di percorsi pedonali in
quota che lo collegheranno alla nuova stazione ferroviaria, alla funivia per Erzelli e
all’aeroporto, passando per la grande copertura verde del centro commerciale. Il
progetto del Nuovo Stadio per Genova è localizzato a Sestri Ponente, in un
contesto urbano di grandi potenzialità di trasformazione. Le previsioni di
realizzazione del nuovo porto turistico, l’esistenza del polo tecnologico dell’IIT agli
Erzelli e la riqualificazione dell’area delle acciaierie Riva, consentono di
immaginare un contesto di grande sviluppo e dinamicità, entro il quale la
costruzione dello stadio rappresenta un elemento di articolazione e concentrazione.
Il necessario potenziamento della rete infrastrutturale e la realizzazione di
connessioni pedonali correlate all’impianto sportivo, si prospettano come
un’importante risorsa per ordinare tutti gli interventi previsti, mentre le
preesistenze, come nel caso dell’aeroporto Cristoforo Colombo, sono assunte come
importanti risorse per la valorizzazione di nuove relazioni urbane per questa parte
della città. La favorevole posizione del sito nell’ambito dell’area metropolitana e le
trasformazioni che vi sono in corso, consentono in questo modo di anticipare che la
realizzazione del progetto per il Nuovo Stadio per Genova promette di costituire un
nuovo forte elemento di centralità urbana per Genova.
Incarico: Studio di fattibilità
Promosso da:
Committente:
Superficie costruita:
stadio:
commercio:
hotel
:
darsena:
costi di costruzione:
Anno: 2003 (on going)
Golfo s.r.l. e Foruminvest Italia s.r.l
Giacomazzi s.p.a.
26.000 m
18.000 mq
12.000 mq
7.000 mq
Euro 212.000.000
31
piscina:
7.000 mq
sala concerti:
4.000 mq
museo del design:
3.500 mq
parcheggio:
80.000 mq
opere pubbliche: Euro 72.000.000
Progetto architettonico:
BOERISTUDIO (Stefano Boeri, Gianandrea Barreca, Giovanni La Varra) e Studio Apice
(Alessandro Cristalli, Alessandra Zuppa) in collaborazione con T.T.A S.r.l., Sport
Investment Group S.r.l, A. Valentini, Studio Legale Giorni e Studio Legale Ghibellin.‚
Lo stadio di Sestri Ponente sembra rispecchiare appieno le caratteristiche
dello stadio del futuro, perché si presenta come impianto:
 multifunzionale, collegato ad un centro commerciale, capace di attirare
un’utenza slegata dal circuito del calcio e dall’appuntamento
settimanale da questo discendente;
 moderno, anche se di dimensioni più contenute rispetto a quelle attuali
del ‚Luigi Ferraris‛, in grado di garantire quel comfort oggi non
esistente e rispondente ai requisiti UEFA per l’accreditamento
dell’impianto ai fini delle competizioni europee;
 capace di incrementare i ricavi della squadra di calcio che ne detiene la
proprietà, integrando in maniera significativa i ricavi esistenti e
garantendo così, nell’immediato e per il futuro, una maggiore solidità
patrimoniale.
Per qualche tempo del progetto non si parlerà in maniera esplicita, ma è
iniziato il conto alla rovescia, che porterà ai fatti dell’estate 2009.
IL ‚LUIGI FERRARIS‛ IN VENDITA?
Nelle linee programmatiche del Comune approvate dalla nuova
amministrazione (Sindaco Marta Vincenzi) nel settembre 2007 si inizia a
parlare in maniera esplicita della vendita dello stadio ‛Luigi Ferraris‛,
senza lasciare spazio ad altre alternative. Nella scheda ‛Ripensare e
progettare l’impiantistica sportiva‚ si declina anche l’iter previsto per portare
a termine l’obiettivo prescelto: ‚Individuazione dell’iter amministrativo per
l’eventuale vendita dello stadio Luigi Ferraris: (1) Criteri di scelta: studio e
valutazione dell’eventuale tipologia dei criteri da inserire in un eventuale atto di
vendita; (2) Controllo della tempistica: monitoraggio e verifica dei tempi dell’iter
amministrativo per l’eventuale vendita; (3) Assicurare il ritorno dell’investimento:
accertamento dell’investimento acquisito‚30.
Non si parla (ancora) di un nuovo stadio, ma della vendita del ‚Luigi
Ferraris‛ a terzi, verosimilmente perché lo gestiscano e si facciano carico
dei relativi oneri.
32
A partire dal settembre 2008 il Comune di Genova, per il tramite del
Sindaco Vincenzi e dell’Assessore allo Sport Pastorino, inizia a porre
pubblicamente il problema del ‚Luigi Ferraris‛. Per la prima volta viene
data anche una precisa indicazione politica: il Comune di Genova non ha
più intenzione di proseguire con la gestione diretta dello stadio, come
chiaramente detto dall’allora Assessore Pastorino: ‚Non ci sono segreti. La
scelta di vendere un bene come lo stadio Ferraris, che non serve alla promozione
sportiva essendo riservato al calcio professionistico, è stata definitivamente presa
da tempo. I costi sono eccessivi: basti pensare che il dovuto adeguamento alla
normativa UEFA azzera in un colpo solo le quote versate da Genoa e Sampdoria. Il
piano è quello della vendita ed è inevitabile che dalla parole si passi ai fatti‚31.
Qualche giorno più tardi la stessa Vincenzi estende ulteriormente il
concetto, anche immaginando una possibile alleanza con le iniziative per
l’Expo 2015 di Milano: ‚Sì, il Ferraris non va bene. Credo che si possa dire con
chiarezza – commenta il sindaco – aldilà del tifo e dei tifosi, aldilà della battaglia
per la fede calcistica. Quell’impianto deve essere superato. Perché sarà anche
bellissimo dal punto di vista estetico, osservato dal suo interno. Ma visto da fuori è
un unicum nazionale pericoloso. Così in mezzo alla città e alle case, a un quartiere
popoloso e frequentato, addirittura così vicino a un fiume che ogni vent’anni esce
dai suoi argini‚32.
Dall’ipotesi di vendita dello stadio si è passati, direttamente, alla sua
sostituzione con un nuovo impianto.
La cosa che lascia stupiti delle dichiarazioni del Sindaco è l’assoluto
contrasto con le affermazioni espresse solo due anni prima, nell’illustrare il
proprio programma elettorale: ‚(La demolizione dello stadio Ferraris) è
un'ipotesi che non va presa in considerazione per molti motivi alcuni dei quali mi
sembra opportuno sinteticamente indicare. Anzitutto perché lo stadio Ferraris è
parte della storia della nostra città ed è stato palcoscenico di moltissimi eventi che
sono nel patrimonio storico del calcio italiano che, giova sempre ricordarlo, è nato a
Genova. Altra considerazione è che stiamo parlando di uno stadio di tipo inglese in
cui il calore del pubblico e le sue coreografie si evidenziano in modo particolare
riuscendo ad essere per la squadra di casa un vero e proprio dodicesimo giocatore in
campo. Poi perché oggi, finalmente, il Ferraris è a norma ed è quindi idoneo ad
ospitare qualsivoglia incontro di calcio a livello internazionale. In questo senso, tra
l'altro, vi è una concreta possibilità che la Nazionale a breve venga a disputare un
33
incontro valevole per le qualificazioni dell'Europeo 2008. Tra l'altro i giocatori
della nazionale hanno in più occasioni dichiarato di gradire fortemente giocare al
Ferraris sia per la tipologia dell'impianto che per il calore del pubblico genovese.
Inoltre è uno dei primi stadi italiani ad essere in regola con le onerose e complesse
prescrizioni di cui ai decreti Pisanu. Penso quindi che non vi sia proprio nessuna
ragione razionale che porti ad ipotizzare una demolizione del Luigi Ferraris‚33.
Tale cambiamento di posizione potrebbe sembrare curioso al cittadino
genovese che avesse votato il Sindaco alle elezioni, giacché nel suo
programma elettorale la salvaguardia del Ferraris era invece un punto ben
evidenziato. Se non è impossibile pensare che un candidato,
successivamente alla propria elezione e preso atto delle contesto effettivo,
possa variare idea su alcuni singoli punti, sarebbe probabilmente
opportuno chiarire ai cittadini (e soprattutto ai propri elettori) che un
cambiamento c’è stato e specificare le ragioni alla base dello stesso.
Renderebbe tutto più semplice e, forse, faciliterebbe la comprensione da
parte del cittadino di ciò che avviene all’interno dell’Amministrazione
Comunale.
Il 24 ottobre 2008 l’Assemblea degli azionisti di SportInGenova (Comune,
AMIU) incarica il Consiglio di amministrazione di procedere alla nomina
di un perito per la valutazione degli impianti di proprietà 34. Non si parla
solo del ‚Luigi Ferraris‚, ma lo stadio è il cespite più importante, attraverso
la cui vendita il Comune si aspetta di ottenere risorse per la sistemazione
degli altri impianti sportivi.
Come è possibile pensare che lo stadio, ceduto a privati, possa iniziare a
produrre reddito se nei primi 18 anni di vita apparentemente ha prodotto
delle perdite? Nella seconda parte del libro si cercherà di analizzare i costi
del ‚Luigi Ferraris‛, ma per ora occorre seguire il ragionamento così com'è
stato fin qui proposto:
 lo stadio produce perdite;
 lo stadio impone continui investimenti per l’adeguamento alle
normative nazionali ed internazionali;
 lo stadio non ha aree sfruttabili.
Perché un privato dovrebbe partecipare a una gara per il suo acquisto e la
sua gestione?
34
Interessante l’interpretazione dei fatti del giornalista Massimo Calandri in
un articolo su ‛La Repubblica‚ del 17 novembre 200835: ‚(<) questa che state
per leggere è la sostanza della storia. Genoa e Sampdoria sono pronte a dire addio
allo stadio Luigi Ferraris. Troppo vecchio ed oneroso, fuori tempo per le nuove
regole – commerciali, in particolare – dell’odierno football. Il Comune a sua volta è
pronto a vendere la struttura ad una società che può mettere sul tavolo un piano
inattaccabile: un parco urbano e magari ancora una discreta struttura sportiva che
possa accontentare il quartiere, più un complesso residenziale. Due torri, per
lasciare più spazio possibile a verde e sport. Con tanti appartamenti. Nelle casse
dell’amministrazione entrerebbero 35 milioni di euro, il valore stimato della
struttura da radere al suolo. (<) E le squadre di calcio? Via libera ad un nuovo
stadio, con preferenza per il progetto presentato a suo tempo da Garrone per Sestri
Ponente. (<) Messo in questi termini, il Progetto pare accontentare tutti o quasi.
(<) Questa è la storia cui stanno lavorando in gran segreto dal passato
settembre‚.
La risposta, forse, è tutta qui: l’interesse di rilevare la proprietà dello Stadio
‚Luigi Ferraris‚ nasce dalla disponibilità del Comune di variare la
destinazione d’uso dell’area (proprio nel 2009 inizierà la rivisitazione del
Piano Urbanistico Comunale), consentendo all’acquirente di demolire lo
stadio per realizzare un’operazione immobiliare i cui proventi, uniti a
quelli derivanti dalla costruzione del complesso stadio/centro
commerciale di Sestri, servirebbero a rendere appetibile e redditizia
l’operazione.
L’architettura dell’operazione è coerente con il Disegno di Legge
sull’impiantistica sportiva, che introduce, fra le sue varie previsioni, una
semplificazione delle procedure amministrative per la costruzione di nuovi
impianti e la possibilità di rendere disponibili ai soggetti promotori
dell’investimento aree anche non attigue a quella di costruzione del nuovo
impianto, per investimenti di natura commerciale che consentano di
raggiungere un equilibrio per la realizzazione di quello principale36.
Il Sindaco Marta Vincenzi conferma: ‚lo stadio Ferraris è ufficialmente in
vendita. Il Comune è aperto a valutare tutte le ipotesi. Questo è un momento molto
delicato. La cosa fondamentale è che venga garantita la massima trasparenza nelle
procedure‚37. Nella stessa occasione il Sindaco precisa due condizioni
irrinunciabili e cioè ‚che non si tratti solo di un investimento per interessi
35
privatistici (e che) Genova non può avere due stadi per le sue squadre di calcio.
Genoa e Sampdoria continueranno a giocare in una sola struttura‚.
Nella stessa intervista del 18 novembre, mentre il Sindaco annuncia la
volontà di superare il ‚Luigi Ferraris‛, l’Assessore Pastorino introduce, al
contrario, una forte discontinuità rispetto al quadro di precarietà e
irrecuperabilità dello stadio, contestando che sia vecchio e inadeguato:
‚Siamo in grado di adeguare lo stadio alle richieste Uefa. Nuove poltroncine,
spogliatoi sotto le tribune e Skybox, i palchi. L’importante è che i club ci dicano
chiaramente se vogliono restare qui o hanno intenzione di andarsene fra pochi anni
(<). Ha solo 18 anni. E non pesa sul bilancio di SportInGenova. Quest'anno il
passivo è superiore di poco ai quattrocentomila euro. Ma perché abbiamo sulle
spalle una serie di interventi recenti. E perché ad ottobre Genoa e Samp erano
ancora in debito di un milione e mezzo di euro‛. Parlando delle possibilità di
sfruttamento delle strutture anche per il merchandising, aggiunge: ‚Noi
potremmo appoggiarci a Villa Piantelli. E poi, a Marassi siamo in grado di
organizzare degli eventi che potrebbero farci respirare economicamente. Dei
concerti musicali, ad esempio. (<) Come Assessore allo sport ho il dovere di
tutelare l’impianto attuale. Naturalmente so bene che c’è un progetto portato
avanti da alcuni privati. Prima di parlare di torri per appartamenti vorrei però
ricordare che in quella zona ci sono dei vincoli‚38.
Questa posizione, se possibile in maniera ancora più marcata, era già stata
anticipata in Consiglio Comunale nella seduta pubblica del 21 ottobre 2008.
Rispondendo ai Consiglieri in merito all’ipotesi di vendita dello stadio:
l’Assessore
Pastorino
aveva
precisato
che
l’intenzione
dell’Amministrazione comunale era ‛che il Luigi Ferraris rimanga un
impianto destinato allo sport e al calcio professionistico. (<) Io credo che ci
possano essere ipotesi che l’Amministrazione possa mettere in campo dove
quell’impianto, con opportuni adeguamenti, e quindi riconoscendo la possibilità di
svolgere quelle mansioni che sono oggi necessarie alle società professionistiche
(parlo del merchandising, della rappresentanza, della mausoleità, dell’ospitalità,
ecc.) possa essere un impianto fortemente reddituale. Questa è la convinzione
dell’Amministrazione e l’offerta che viene fatta a eventuali acquirenti è quella di
uno stadio con gli ammodernamenti necessari per poter soddisfare quello che è lo
sport professionistico (<) ovvero un impianto che potrà essere utilizzato per
l’intero periodo, eventualmente per tutti i giorni‚39.
36
Non è la prima volta che l’Assessore Pastorino si espone fuori dal coro a
difesa dell’idea di mantenere lo Stadio ‛Luigi Ferraris‛. Accadrà per
l’ultima volta a maggio del 200940. Due mesi dopo sarà sostituito.
Nell'ottobre 2008, le opzioni politiche sul tavolo sembrano essere due:
 Il Sindaco Vincenzi sembra rassegnata alla sparizione dello stadio,
perché ragiona in un’ottica nella quale ci sarà un nuovo impianto a
Genova (verosimilmente il progetto di Sestri) mentre l’area oggi
occupata dal ‚Luigi Ferraris‛ sarà venduta (al promotore del progetto
del nuovo stadio?) per consentire un’operazione di riqualificazione
urbana del quartiere. Bisognerebbe capire quanta parte di nuovo
residenziale sia prevista nel concetto di ‚ riqualificazione urbana‛.
 L’Assessore Pastorino sembrerebbe invece rappresentare una scelta da
parte dell’Amministrazione Comunale tesa a vendere l’impianto a un
soggetto terzo, preservando però il ruolo del ‚Luigi Ferraris‛ come
stadio della città. Si intuisce però una disponibilità a favorire interventi
di recupero dello stadio che lo possano modernizzare, soprattutto per
favorirne uno sfruttamento commerciale;
Quale la posizione ufficiale della Giunta Vincenzi sull’argomento?
Quello che si capisce chiaramente è che l’operazione del nuovo stadio così
come proposta serve agli attuali proprietari delle squadre per mitigare o
azzerare il loro investimento nel mondo del calcio. Uno dei due, Riccardo
Garrone, si è esposto in prima persona finanziando e difendendo il
progetto. L’altro, Enrico Preziosi, è schierato su una posizione più
attendista e non sembra rivolgere le sue attenzioni prioritarie
all’argomento.
Il 13 gennaio 2009 il Consiglio Comunale di Genova approva gli ‚Indirizzi
di Pianificazione‚41 prodromici alla predisposizione del nuovo Piano
Urbanistico Comunale (PUC). Il Consiglio Comunale esorta a ‚costruire sul
costruito là dove il territorio lo consenta‚ e considera ‛prioritario indirizzare le
trasformazioni urbane, con particolare riguardo ad interventi di ristrutturazione,
riconversione, sostituzione e trasferimento di edificabilità sul tessuto costruito
esistente‚. Nel paragrafo che si occupa delle ‛aree dismesse o dismettibili‚ (che
per analogia possiamo applicare anche a Sestri) si dice anche che
‚particolare attenzione dovrà essere rivolta alle esigenze di consolidamento e
37
localizzazione industriale che rappresentano opportunità di radicamento e di
sviluppo produttivi ed occupazionali‚.
Parrebbe che i criteri cui il PUC dovrà orientarsi siano più coerenti con un
recupero del ‚Luigi Ferraris‛ piuttosto che non con il progetto dello Stadio
di Sestri. Questo non tanto, o non solo, per il riferimento al ‚costruire sul
costruito‛ ma, soprattutto, per la scelta di dare priorità ad iniziative di
localizzazione di tipo industriale più che commerciale/terziario.
ABBATTERE LE CARCERI PER RISTRUTTURARE IL ‚LUIGI FERRARIS‛ ?
Nello stesso mese di gennaio 2009 appare sul sito della Fondazione Genoa
un comunicato42 che, prendendo spunto dalla notizia in base alla quale il
Ministero della Giustizia starebbe per varare un ‚Piano Nazionale per le
Carceri‛, sollecita il Comune di Genova e le altre istituzioni ad attivarsi per
favorire lo spostamento delle carceri dal quartiere. ‚La Fondazione Genoa
vede in questa notizia un’importante occasione per una felice nuova sistemazione,
secondo quanto sempre da essa auspicato, della zona di Marassi nella quale
attualmente coesistono le Carceri e lo Stadio Luigi Ferraris. La costruzione di un
nuovo moderno carcere in un’area periferica da identificarsi convenientemente
consentirebbe di soddisfare fondamentali esigenze di civiltà, creando finalmente un
ambiente vivibile per i reclusi. E, nello stesso tempo, una risistemazione
complessiva della zona consentirebbe di creare le condizioni per un’integrazione
ottimale tra lo stadio e il quartiere. In questo quadro potrebbe collocarsi una
ristrutturazione dell’impianto sportivo che, conservandone i valori architettonici e
di impatto spettacolare ed emotivo generalmente apprezzati, lo arricchisca di
potenzialità commerciali e reddituali. Quali che siano le soluzioni che possano al
riguardo prospettarsi in merito alla progettualità finanziaria e all’identificazione
dei soggetti, pubblici o privati, che possano essere i protagonisti dell’iniziativa,
crediamo che questa sia la vera via per affrontare, nel medio e lungo termine, il
problema posto dall’Amministrazione Comunale dell’economicità della gestione
dell’impianto sportivo‚.
Il tema dello stadio e quello delle carceri sono fortemente connessi, in
quanto rappresentano indubbiamente due ‛servitù‚ nel quartiere. Un
eventuale spostamento delle carceri (del quale si parla da anni, e che
sarebbe opportuno per motivi ben più importanti di quelli sportivi)
risolverebbe anche il problema del ‚Luigi Ferraris‛, rendendo disponibili
38
spazi per uno sviluppo dell’impianto verso quella logica di
multifunzionalità con la quale era stato in origine concepito e che viene
posta alla base della progettazione dei moderni impianti sportivi.
Ma dello spostamento si parla da anni, senza successo. Addirittura nel 2004
l’allora Assessore Monteleone aveva predisposto un piano che avrebbe
potuto ottenere la necessaria copertura finanziaria da parte del Governo,
ma che non fu poi mai portato avanti dalla Giunta Comunale. 43
A seguito dell’incidente accaduto ad un tifoso genoano dopo la partita
Genoa-Fiorentina del 15 febbraio 2009 riprendono le polemiche sulla
sicurezza dell’impianto.
Il ‚Luigi Ferraris‛ rispetta la normativa nazionale in termini di requisiti di
sicurezza, ciononostante la sua ubicazione all’interno della città comporta
dei problemi addizionali che devono essere affrontati e risolti (non ultima
la difficoltà di manovra dalle aree riservate dei pullman delle squadre).
Occorrerebbe capire se le carenze strutturali siano tali da impedire (o
rendere eccessivamente onerosa) una ristrutturazione dell’impianto oppure
se esista una soluzione, partendo dalle possibilità di riassetto dell’area,
anche successiva ad un ipotetico spostamento delle carceri cittadine.
La domanda però non sembra essere mai posta in questi termini:
l’informazione veicolata è che l’attuale stadio porta delle perdite ed una
sua ristrutturazione non potrebbe comunque renderlo conforme alla
normative nazionali e UEFA: è quindi necessario costruirne uno nuovo.
Infatti, si prosegue nel ragionamento, in caso di successo dell’Italia nella
candidatura come nazione ospitante di Euro 2016 ci potrebbe essere la
possibilità di intercettare fondi pubblici per ristrutturare il ‚Luigi Ferraris‛
ma, considerando che lo stadio non può essere messo a norma, diventa
necessario trovare un’altra soluzione, un’altra ubicazione, anche
approfittando del fatto che il Comune sta lavorando sulla revisione del
Piano Urbanistico Comunale.
Di fronte a tale argomentazione, qualunque cittadino si sarebbe convinto
che il romanticismo e il rispetto della storia devono fare i conti con la
praticità. È inutile continuare a spendere denaro pubblico per un impianto
39
che non avrebbe mai rappresentato la soluzione definitiva. Oltre che
inutile, è anche controproducente nel momento in cui un soggetto privato
si era reso disponibile a intervenire per la costruzione di un nuovo
impianto.
Sul tema della redditività, forse, si sarebbe dovuto dire che è
SportInGenova a generare delle perdite e che, all’interno della stessa, lo
Stadio ‚Luigi Ferraris‛ è la struttura più vicina al punto di equilibrio. E,
soprattutto, che tutto ciò era previsto già dal momento in cui si era deciso
di costituire la società44. Forse questa interpretazione non era funzionale
allo scopo.
Ma il ‚Luigi Ferraris‛ è così strutturalmente inadeguato da non consentire
neanche di prendere in considerazione l’ipotesi di una sua ristrutturazione?
Oppure (come sosteneva Calandri) il giro d’affari generato dalla
costruzione di un nuovo Stadio è tale da interessare e soddisfare tutti gli
attori in causa, aldilà della vera convenienza per la Città?
Lo stesso progettista del nuovo stadio di Sestri, l’architetto Stefano Boeri,
sembra dubbioso in merito all’abbattimento del ‚Luigi Ferraris‛. In
un’intervista del mese di novembre 200845 afferma, fra l’altro: ‚Quando la
Sampdoria mi chiese un progetto di un nuovo stadio, confesso che prima cercai di
capire se si potesse venirne fuori, intervenendo su Marassi. Certo, l’impianto è
costoso e vecchio sotto il profilo della sicurezza, con le normative UEFA, che sono
diventata rigidissime. Però dal punto di vista architettonico resta uno degli stadi
più belli che ci siano in Italia e ha una storia che non si può cancellare. Io credo che
sarebbe un'offesa alla città buttarlo giù‚. Nel seguito dell’intervista, parlando
della difficoltà italiana di avere stadi di proprietà delle società, introduce
un concetto in controtendenza rispetto a quello che si legge sulla stampa,
sostenendo che ‚certamente la lentezza della burocrazia svolge un ruolo piuttosto
pesante. (<) Però, io starei sempre attento a ricordare che in Italia l’approccio al
calcio non può essere lo stesso che c’è negli Stati Uniti o comunque anche in
Inghilterra. (<) Bisogna andarci piano sotto questo aspetto, così come
nell’ideazione dei nuovi impianti. Va bene che siano multifunzionali, però, non
dimentichiamoci mai che il clou è la partita. Io, ad esempio, nel progetto di Sestri le
strutture commerciali le ho previste, però fuori dall’impianto‚.
Alla fine di aprile 2009, complice anche la necessità di dover ottenere la
40
licenza UEFA per giocare le competizioni europee, Genoa e Sampdoria
firmano il rinnovo della convenzione con SportInGenova. Viene stabilita
una durata biennale, ad un canone di 1 milione di Euro per ogni squadra
oltre ad una compartecipazione alle spese per le opere straordinarie. Viene
in sostanza replicato, pur senza la forma giuridica del consorzio, l’assetto
che è utilizzato, ad esempio, a Milano per la gestione di San Siro 46.
L’argomento del nuovo stadio ritorna prepotentemente alla ribalta il 21
maggio 2009. Al Presidente Preziosi, ospite della trasmissione ‛We are
Genoa‛ sulla rete televisiva Telenord, viene posta una domanda sulla
vicenda dello stadio, probabilmente aspettandosi un’ennesima conferma
della linea fino a quel giorno tenuta (e, cioè, che lui intendeva rispettare il
sentimento della tifoseria genoana che non intendeva spostarsi dal ‚Luigi
Ferraris‛).
Invece la risposta non è quella attesa: ‚Il tifoso genoano si deve rassegnare,
anche se il Ferraris è lo stadio dei ricordi. Ma una società che vuole essere
proiettata verso traguardi importanti deve evitare di farsi condizionare dal
romanticismo. C’è un solo modo per continuare a utilizzare il Ferraris: spostare le
carceri. In caso contrario, anche se so benissimo che molti tifosi non saranno
d’accordo con me, ne serve uno nuovo‚47.
La posizione sembra chiara: se non è possibile procedere al ripensamento
dello Stadio ‚Luigi Ferraris‛ attraverso il recupero dell’area oggi occupata
dalle carceri cittadine, sarà necessario dotarsi di uno stadio nuovo.
Anche l’Assessore Pastorino conferma: ‚Sono perfettamente d’accordo con
Preziosi che il problema principale dello stadio di Marassi è costituito dalla
vicinanza dell’istituto di pena. (<) È quella la vera servitù del quartiere, non lo
stadio, e bisogna fare pressioni sul Governo, tutti insieme (società sportive e
istituzioni), affinché il carcere sia finalmente trasferito. In questo modo molti dei
problemi che segnala Preziosi potrebbero essere risolti. Non solo ci sarebbero gli
spazi per ricavare nuovi parcheggi ma si potrebbero anche realizzare nuovi volumi
di varia natura per accrescere la redditività del complesso‚48.
Pochi giorni dopo, la Regione Liguria si schiera apertamente per sollecitare
il Governo in merito allo spostamento delle carceri. Nasce anche un piccolo
incidente ‛istituzionale‚ fra Sindaco e Presidente della Regione, con la
prima che tende a precisare che la scelta sul tema dello stadio sia
prerogativa del Comune di Genova49.
41
Il problema del carcere di Marassi, che era già vivo a fine anni ’80, viene
però così svilito da tema di civiltà (per le condizioni in cui versano i
carcerati) a conflitto di competenze fra le istituzioni locali. Probabilmente
questo è uno dei motivi per i quali, pur nel rispetto delle prerogative dei
vari Enti Pubblici preposti, non si riesce ad affrontare in maniera
costruttiva. Eppure le problematiche derivanti dalla prossimità delle carceri
con lo Stadio sembrano non interessare in maniera particolare. Potrebbe
essere un’occasione, indipendentemente dal futuro del ‚Luigi Ferraris‛, per
alleggerire la Bassa Valbisagno da quelle che sono definite delle ‛servitù‚.
Nonostante le dichiarazioni compatte delle istituzioni locali, Regione e
Comune in testa, nel Piano che il Governo predisporrà a ottobre 2009
l’ipotesi di spostamento del carcere di Marassi (ventilata durante il governo
Prodi) viene dimenticata a favore della creazione di un carcere leggero, da
400 posti, da aggiungere a quello esistente50.
La problematica sembra offrire un’importante argomentazione ai soggetti
promotori del nuovo stadio: se è vero che fino a che le carceri non verranno
ricostruite altrove non sarà possibile mettere mano ad una seria
ristrutturazione dello Stadio ‚Luigi Ferraris‛, allora è bene cercare di
identificare quanto prima un sito per il nuovo stadio. Considerati i tempi
decisionali medi della politica l’impasse infrastrutturale è destinata a durare
qualche lustro. Questa apparente pregiudiziale negativa rimarrà viva fino a
quando lo studio della Fondazione Genoa 1893 dimostrerà che la
ristrutturazione è, invece, possibile indipendentemente dallo
spostamento delle carceri.
Ai primi di luglio 2009 l’Assessore allo Sport Pastorino lascia le deleghe
sullo Sport e viene sostituito da Stefano Anzalone. Inizia (non per
responsabilità del nuovo Assessore, ovviamente) quello che fino ad oggi è
stato il periodo di massima attenzione e scontro sul tema dello stadio di
Genova e che vedrà contrapporsi le tre soluzioni: Sestri Ponente, la Colisa,
la ristrutturazione dello Stadio ‚Luigi Ferraris‛.
Approssimandosi il momento nel quale va formalizzata la candidatura
dell’Italia per i Campionati Europei di Calcio del 2016 accelerano le
procedure per la scelta delle città che l’Italia avrebbe inserito nel dossier da
presentare all’UEFA.
42
Occorreva passare dalla fase progettuale a quella operativa, cosa che
avviene nel luglio 2009, quando Riccardo Garrone appone la sua firma su
una Lettera di Intenti con il Comune di Genova che definisce un’ipotesi di
percorso per giungere alla realizzazione di un nuovo stadio (a Sestri),
identificando contemporaneamente delle soluzioni anche per la
conversione del ‚Luigi Ferraris‛. Parte così l’iter per la realizzazione del
progetto, quello che nel gennaio 2007 era stato annunciato dallo stesso
Riccardo Garrone come ‛lo stadio della Sampdoria, gestito dalla Sampdoria‛51.
A distanza di due anni, però (molto più coerentemente con le dichiarazioni
rilasciate a partire dal 2002 sul tema del nuovo stadio di Genova), Garrone
ricercherà la collaborazione e la partecipazione anche di Enrico Preziosi,
precisando che si tratterà di un rapporto paritetico. Quindi, nelle sue nuove
intenzioni, lo stadio di Genoa e Sampdoria52.
Si apprenderà solo in seguito, però, che le due squadre non ne saranno
proprietarie, ma semplici utilizzatrici.
Il giorno 8 luglio, proprio mentre il Sindaco Marta Vincenzi (secondo una
ricostruzione del Secolo XIX53) siglava la Lettera d’Intenti con Riccardo
Garrone, il neo Assessore allo Sport, Stefano Anzalone, si presenta alla
stampa affermando fra l’altro: ‚«riteniamo che lo stadio di Genova sia lo stadio
di Marassi: è in pratica il tempio per molti tifosi e sportivi genovesi. Ritengo sia un
pochino la nostra bandiera: debba essere considerato un vessillo e tutelato». In
Consiglio Comunale ha anche detto che una sua occupazione sarà la realizzazione
del nuovo stadio, al quale le società pensano per un futuro lontano dal Ferraris.
«Certo, se ci saranno le opportunità, gli spazi, le risorse, si può discutere e vedere
anche in qualche maniera, in prospettiva futura, di realizzare un nuovo impianto
in città. Io sono aperto a qualunque novità, ma il Ferraris è lo stadio della città: ci
vuole un approccio approfondito per capire cosa farne. Nel quartiere ci sono le
carceri che dovrebbero essere spostate»‚54.
Tutelare il ‚Luigi Ferraris‛ puntando allo spostamento delle carceri, prima
di analizzare altri progetti. È cambiato Assessore, ma sembra che l’antitesi
con le dichiarazioni del Sindaco, già osservata in più occasioni con
l’Assessore Pastorino, rimanga una costante. Ma, forse, è lei che ha
cambiato idea, considerando che nel marzo del 2007, poco prima che il
progetto dello stadio di Sestri fosse presentato ufficialmente, l’allora
candidata sindaco si era espressa in una trasmissione televisiva (‚Destra e
43
Sinistra‛, sull’emittente Primocanale) a favore della chiusura del carcere di
Marassi e contro la realizzazione di un nuovo stadio nei pressi
dell'aeroporto55.
Nel frattempo, Enrico Preziosi non si è ancora ufficialmente schierato.
Riccardo Garrone, conscio che il progetto avrà speranze di battere quelli
che definisce i ‛nemici del nuovo‚ solo se vedrà la partecipazione di
ambedue i soggetti come promotori, lo invita pubblicamente a partecipare
all’iniziativa: ‚(<) spero che entro l´estate si possa iniziare a lavorare con
concretezza al progetto. La disponibilità dell´aeroporto a rinunciare a quella parte
di area esiste, bisogna però andare avanti. Quella zona può diventare davvero un
polo nuovo per la città di Genova e non penalizzerebbe assolutamente i
commercianti di Sestri Ponente‚56.
STADIO VS. AEROPORTO
L’affermazione di Riccardo Garrone in merito alla ‛disponibilità
dell’aeroporto a rinunciare a quella parte di area‚ sarà però smentita dai fatti: la
localizzazione nelle adiacenze dell’Aeroporto di Genova è il vero punto
debole del progetto.
L'area oggetto dell’investimento (centro commerciale e stadio) non è
privata, né di proprietà comunale. È del Demanio Aeroportuale. Il titolare
delle aree, per conto dello Stato Italiano, è l'Ente Nazionale per
l’Aviazione Civile (ENAC), che il 30 aprile 2009 ha rinnovato la
concessione delle stesse (fino al 2027) a favore della Società Aeroporto di
Genova Spa, in conformità a un piano di sviluppo che poggia le sue basi
sul potenziamento e l’espansione dello scalo attraverso interventi che
afferiscono la logistica, i parcheggi nonché un progetto di insediamento di
una nuova compagnia aerea.
Sulla base della vigente normativa, ENAC è l'autorità di regolazione
tecnica, certificazione e vigilanza degli scali aeroportuali, mentre i gestori
(fra cui, Aeroporto di Genova Spa) sono i soggetti ai quali sono affidati i
compiti previsti dall'art. 705 del Codice della Navigazione; in particolare
quelli di amministrare e gestire le infrastrutture e gli impianti aeroportuali,
di organizzare le attività aeroportuali ed assicurare agli utenti la presenza
in aeroporto dei necessari servizi di assistenza a terra, fornendoli
44
direttamente o coordinando le attività degli operatori terzi o in
autoproduzione57.
I promotori del progetto di Sestri forse ritengono che le aree siano nella
disponibilità dell’Autorità Portuale di Genova 58. Non è corretto. L’Autorità
Portuale detiene il 60% del capitale sociale della società Aeroporto di
Genova Spa, beneficiaria della concessione ENAC. È quindi solo Aeroporto
di Genova Spa che potrebbe rinunciare al proprio diritto di sfruttamento
della stessa, modificando il proprio piano industriale e i progetti di
sviluppo a suo tempo presentati ad ENAC.
Forse avevano discusso dell’ipotesi con l’Autorità Portuale ottenendo un
parere favorevole che poi sarebbe stato fatto valere in virtù della quota di
maggioranza da questa detenuta? Luigi Merlo, che ne è il Presidente,
sull’argomento dichiara: ‚Non mi sottraggo al confronto. Se da parte degli enti
locali (Comune, Provincia e Regione), esiste la volontà di approfondire
l'argomento, sono pronto a sedermi e a discuterne. Senza dimenticare che la
questione è più ampia e tocca, oltre all'ampliamento dell'aerostazione (<), anche il
polo degli Erzelli e la nuova stazione ferroviaria‚59.
L’altro azionista di riferimento di Aeroporto di Genova Spa, la Camera di
Commercio (che ha il 25% delle quote), sembra invece molto meno
disponibile a prendere in considerazione il progetto prima di aver concluso
l’iter di privatizzazione dell’aeroporto.
La gara per la nomina dell’advisor dei venditori è terminata nel mese di
marzo 2010 con la scelta di KPMG Advisory. Dopo un laborioso iter di
verifica da parte di ENAC e del Ministero dell’Economia, il Bando di Gara
dovrebbe essere stato finalmente definito nei dettagli e si attende la sua
pubblicazione, verosimilmente nel mese di giugno 2011. I candidati, oltre
all’importo previsto per l’acquisto delle quote attualmente di proprietà
dell’Autorità Portuale (30 milioni di Euro), dovranno garantire il supporto
finanziario al piano industriale elaborato nel 2008, per ulteriori 45 milioni
di Euro di investimenti.
Uno dei motivi del ritardo risiede proprio nella richiesta specifica da parte
di ENAC che il bando di gara contenesse questa clausola, che
originariamente non era stata prevista, apparentemente perché ritenuta
sottintesa.
45
Accertato che le aree sono del Demanio Aeroportuale, gestite da ENAC e
date in concessione fino al 2027 a servizio dei piani di sviluppo
dell’aeroporto, per variarne la destinazione d’uso e sdemanializzarle,
spiega Alberto Lelli (dirigente dell'ENAC) ‚occorrerebbe indire una gara
oppure, come a Genova è già accaduto per il G8 del 2001, fare una legge speciale
che affidi le aree ad un soggetto individuato per la realizzazione di un progetto
altrettanto individuato‚60. Una gara internazionale (in ambito UE) quindi,
oppure una legge speciale.
Ma anche nel caso in cui si procedesse in questo senso, dando per scontato
che venga bandita una gara e che questa venga vinta dai promotori del
progetto Sestri e non da altri (magari interessati ad utilizzi produttivi
dell’area), esisterebbero dei problemi di coesistenza fra la struttura
aeroportuale ed un complesso come quello previsto dal progetto; fra questi,
ad esempio, l’impossibilità che le costruzioni abbiano un’altezza superiore
ai 45 metri ed impianti di illuminazione potenzialmente pericolosi per la
gestione dei voli; si aggiungerebbero poi problemi di viabilità nei giorni
delle partite e, più in generale, di ordine pubblico.
Esiste poi un ulteriore problema, direttamente legato al nascente processo
di privatizzazione dell’Aeroporto di Genova, che potrebbe vedere
diminuire in maniera sensibile il valore potenziale dell’impianto se le
uniche aree di sviluppo attivabili nel breve (non potendo pensare di
realizzare lo spostamento sull’isola artificiale nel giro di poco tempo)
venissero acquisite al progetto del centro commerciale e dello stadio.
Infine, mentre gli spazi necessari alla realizzazione del progetto del solo
stadio (per circa 40 mila metri quadrati), seppur compresi nella metratura
in concessione all'Aeroporto, erano in quel momento parzialmente non
utilizzati, la necessità di costruire accanto a questo anche un centro
commerciale (in assenza del quale il progetto sarebbe stato antieconomico e
quindi non realizzato61) rende necessario sottrarre all'Aeroporto non solo
un'area in quel momento non utilizzata, ma anche ulteriori 50 mila metri
quadrati che ospitano le strutture della Protezione Civile (in particolare i
Canadair), gli Aeroclub e l’Aviazione Generale.
La difficile coesistenza di un complesso commerciale nelle immediate
prossimità di un aeroporto viene stigmatizzata anche dall’Associazione dei
Piloti e Proprietari di Aerei, in una lettera ufficiale inviata ad ENAC.
46
L’Associazione individua sei motivi per i quali la realizzazione di uno
stadio così vicino all’aeroporto sarebbe pericolosa per la sicurezza dei voli e
pregiudicherebbe lo sviluppo dello scalo62.
I primi tre sono direttamente legati alla sicurezza della navigazione
derivanti:
 dalle emissioni elettromagnetiche generate dallo stadio e dal centro
commerciale, che porterebbero dei rischi per la radio-navigazione in
fase di decollo ed atterraggio;
 dall’inquinamento luminoso derivante dall’utilizzo dello stadio in ore
serali, che potrebbe ostacolare la visibilità dei corridoi luminosi
necessari agli aeromobili in fase di discesa;
 dall’aumento del rischio del cosiddetto ‛bird-strike‛, in quanto la già
delicata situazione dell’aeroporto di Genova (condizionata dal richiamo
della vicina discarica di Scarpino) verrebbe ulteriormente peggiorata
per il richiamo che il centro commerciale avrebbe su gabbiani ed altri
uccelli.
A seguire, l’Associazione richiama l’attenzione anche sulla difficile
convivenza del centro commerciale con l’utenza propria dell’aeroporto in
termini di misure di sicurezza richieste in tutto il sedime aeroportuale,
particolarmente incisive dopo il 2001.
Le ultime due problematiche evidenziate sono meno ostative, nel senso che
l’Associazione rileva come l’eventuale realizzazione del progetto
porterebbe, di fatto, all’impossibilità di sfruttamento delle aree per scopi
propri dell’aeroporto, in particolare la pista di emergenza e la
realizzazione di nuove aree di parcheggio e di rullaggio.
Il progetto sembrava aver sottovalutato tutti questi aspetti. Ma anche un
altro: aldilà dell'effettivo attuale posizionamento dell'Aeroporto di Genova
sul panorama nazionale, non dovrebbe ritenersi di principio più strategico
per la Città (ma anche per la Regione) lo sviluppo di un aeroporto che
possa intercettare il traffico a servizio dell'utenza turistica, crocieristica e,
non ultima, d’affari?
Sembrava quasi che i promotori del progetto dessero per scontato una sorta
di loro ‛diritto‚ ad usufruire di terreno pubblico, demaniale, per un
investimento di natura privata. Il tutto, tra l'altro, senza aver
apparentemente verificato in precedenza con il legittimo proprietario
47
(ENAC) la fattibilità di una siffatta operazione e, inoltre, dando per
scontato di essere vincitori del bando di gara europeo che avrebbe dovuto
precedere l’eventuale sdemanializzazione delle aree stesse.
A meno di non beneficiare di una legge speciale.
Sul fatto che ENAC non fosse stata chiamata in causa è interessante la
dichiarazione del presidente dell'ENAC, Vito Riggio: ‚Richieste di costruire
stadi accanto all'aeroporto di Genova non ci sono mai pervenute. Finché non
arrivano non posso disporre una relazione tecnica e finché non ho in mano la
relazione tecnica non mi muovo‚63.
Affermazione, questa, che stupisce: solo il giorno prima si era appreso dalla
stampa64 che il 14 luglio 2007, quindi circa due anni prima, ENAC aveva
scritto al Presidente della Regione Liguria e per conoscenza al Sindaco di
Genova, al Presidente dell’Autorità Portuale e al Presidente di Aeroporto
di Genova Spa esprimendo un parere negativo sulla possibilità di
realizzare il progetto del centro commerciale e dello stadio nell’area
contigua all’aeroporto Cristoforo Colombo. ENAC anticipava ‛le perplessità
circa la scelta del sito per il nuovo stadio: (1) sotto il profilo giuridico/tecnico, in
quanto la sua realizzazione dovrebbe avvenire su demanio aeroportuale dello Stato,
sottraendo all´aeroporto aree indispensabili per il suo previsto sviluppo; (2) sotto il
profilo della compatibilità funzionale, in quanto si tratta di un’infrastruttura in
grado di generare forti concentrazioni di utenti in fasce temporali ristrette,
congestionando così la rete di accessibilità all´aeroporto ed impedendone la
fruizione, con danno alla collettività (sia passeggero che operatore aeroportuale);
(3) sotto il profilo della sicurezza, poiché le manifestazioni calcistiche sono
frequentemente origine di comportamenti ad alto rischio per l´ordine pubblico, in
grado di influire non solo nelle aree limitrofe alla struttura di intrattenimento, ma
anche sullo spazio aereo circostanze (per il rilascio di materiale pirotecnico)‚.
L’Ente era quindi stato sollecitato da qualcuno in passato. Qualche mese
più tardi, sul Secolo XIX, si parlerà di un incontro fra Mario Giacomazzi e
l’allora Direttore Generale di ENAC, Silvano Manera 65, avvenuto nel luglio
2008: si tratta di un banale errore sulle date (‚2008‚ scritto al posto di
‚2007‚), oppure ci sono stati addirittura due incontri sull’argomento?
Vito Riggio è stato nominato Presidente dell’ENAC nel 2003 ed era quindi
già in carica nel momento in cui la lettera era stata inviata. È poco
plausibile che non fosse informato di un argomento di questa portata. Le
48
risposte date nella lettera del 2007 ricalcano in pieno le osservazioni che
ENAC farà pervenire nel 2009, quindi il progetto di cui si parlava era,
verosimilmente, lo stesso. Perché ENAC, allora, avrebbe scritto nel 2007?
Le domande da porsi sono però ancora diverse: perché ripresentare in
maniera ufficiale un progetto che ha già subito una bocciatura di ENAC,
senza averlo modificato per risolvere le obiezioni evidenziate?
E perché la notizia che il progetto era già stato bocciato in precedenza non è
mai emersa fra luglio e ottobre 2009, quando si sapeva sin dal principio che
ENAC non avrebbe potuto dare un parere positivo?
È possibile che si volesse fare pressioni ‛mediatiche ‚ e ‛politiche ‚ perché
il progetto fosse approvato?
Il 14 luglio, Enrico Preziosi ribadisce la propria posizione, già espressa a
fine maggio; intervistato sulla possibilità di un accordo con il Presidente
Garrone sul progetto di Sestri e sul destino dello Stadio ‚Luigi Ferraris‛
afferma: ‚Capisco i tifosi siano affezionati al Ferraris, è da sempre la loro casa.
Però se mi si chiede che futuro abbia quello stadio, io rispondo nessuno. Non si può
ogni anno battagliare per avere la deroga dall´Uefa. E allora ci sono due possibilità:
o si buttano giù le carceri o si fa uno stadio nuovo. Invito ufficialmente il sindaco a
farsi carico di trovare una soluzione, coinvolgendo tutte le istituzioni. Non siamo
noi presidenti a dover dire dove si deve o non si deve fare lo stadio, il sindaco ci
sottoponga un progetto e noi diremo se siamo d´accordo o meno‚66.
Il 16 luglio appare sul Secolo XIX un articolo di Renzo Parodi dal titolo
inequivocabile: ‚Tursi dà il via libera allo stadio di Sestri - Riunione segreta.
Protocollo d'intesa: Garrone ha firmato, Preziosi starebbe per farlo‛. Lo
riportiamo per ampi stralci, perché contiene numerosi spunti di riflessione
sul progetto di Sestri ma anche, più in generale, sul tema dello stadio.
‚Un solo stadio del calcio a Genova, ma tranquilli. Non sta per suonare il requiem
per il glorioso Luigi Ferraris, che sarà trasformato in un impianto polivalente per
ospitare altre discipline sportive (<) Il nuovo stadio del football, previsto dal
progetto presentato da Riccardo Garrone sull'area di Sestri Ponente a ridosso
dell'aeroporto, dovrà ovviamente riunire sotto lo stesso tetto i due club calcistici
cittadini. (<) La condizione è assoluta e insormontabile. (<) Una decina di giorni
fa a palazzo Tursi è stato redatto un protocollo d'intesa che riguarda il nuovo
49
stadio e contiene le prescrizioni per avviare la procedura che dovrebbe portare prevedibilmente entro 4-6 anni - alla realizzazione dell'impianto sportivo con
annesso centro commerciale non invasivo del commercio minuto delle delegazioni
del primo ponente genovese. (<) La carta è stata sottoscritta dal sindaco di
Genova, Marta Vincenzi, e da Riccardo Garrone, presidente della Sampdoria,
promotore del progetto-stadio a Sestri Ponente. Secondo le indiscrezioni, il
presidente del Genoa, Enrico Preziosi, è d'accordo con la proposta contenuta nel
protocollo, ha rimandato la firma ma si appresta ad apporla in tempi strettissimi.
(<) Il nuovo impianto del football potrà sorgere a condizione che si inserisca
armonicamente nel tessuto urbano cittadino e, specificamente, nel ‚sistema‛
urbanistico che comprende l'aeroporto Cristoforo Colombo e i suoi eventuali
sviluppi territoriali, il polo tecnologico degli Erzelli e la Marina di Sestri Ponente.
(<) Il modello-Sestri, se funzionerà, potrà riprodursi in città, attirando
investimenti privati che risolverebbero i problemi dell'impiantistica di base e dei
suoi costi di gestione, sempre più insostenibili per l'Erario. (<) Il cammino del
nuovo stadio resta lungo e irto di ostacoli. L'aeroporto dovrà rinunciare ad una
parte delle aree contigue senza che ciò pregiudichi il suo sviluppo. Parlare di
sviluppo, oggi, suona come un azzardo. (<) Resta la questione delle aree del
Demanio aeronautico. La sdemanializzazione spetta all'Enac e il consigliere Franco
Pronzato, genovese, è l'interlocutore giusto per dialogare senza pregiudizi, a nome
del presidente, Vito Riggio. Il protocollo d'intesa firmato nel 2005 dai tre enti
locali, dai sindacati, dalla Confindustria, il celebre Affresco di Renzo Piano, aveva
indicato per l'aeroporto l'ipotesi di un ampliamento a mare, risultando
impraticabile l'opzione dello scalo spostato oltre Appennino. Le aree a mare di
Sestri fanno gola anche al porto. L'intrico di interessi contrastanti è fitto e gli
agguati non mancheranno‚.
A seguito della notizia, la Fondazione Genoa 1893 emette un comunicato67
nel quale si dichiara stupita che ‚possa non tenersi in alcun conto da parte del
Comune la recente presa di posizione dell'Autorità preposta alla vigilanza del
traffico aereo che ha escluso che lo sviluppo del Cristoforo Colombo possa essere
tarpato dalla costruzione di un nuovo stadio in area limitrofa. Ci domandiamo
infine se e come il Comune stia operando al fine dello spostamento delle carceri,
approfittando delle opportunità del piano promosso dal Ministro della Giustizia.
Tale iniziativa, oltre a consentire la soluzione ottimale di ogni problema relativo
allo stadio, affronterebbe la grave emergenza civile delle condizioni di vita degli
ospiti della casa circondariale, così da meritare a Genova la qualifica, che rischia di
diventare solo uno slogan, di città dei diritti‚.
50
Nessuna reazione. Il tema dello spostamento delle carceri, che solo un mese
prima aveva portato a un conflitto di competenze fra Comune e Regione,
evidentemente non appassiona più
LA LETTERA DI INTENTI E LE REAZIONI DELLA CITTÀ
Il 17 luglio, con un’altro articolo sul Secolo XIX dal titolo ‛Genova, firma
anche Preziosi. Due squadre, un nuovo Stadio‚, Renzo Parodi aggiunge
ulteriori dettagli e spunti di riflessione.
Riportiamo in maniera estesa anche questo secondo pezzo: ‚La firma di
Enrico Preziosi sul protocollo d'intesa che avvia la procedura per costruire il nuovo
stadio (con annesso centro commerciale) a Sestri Ponente, è arrivata mercoledì
sera. (<) Anche il Genoa affiancherà la Sampdoria nell'avventura di costruire uno
stadio di proprietà. Con quanto di buono ne deriverà alle casse sociali. Gli scettici
chiedano ai club inglesi, maestri nello sfruttamento‛ industriale‛ delle arene
calcistiche. Marta Vincenzi ha accolto con soddisfazione la firma di Preziosi che si è
aggiunta all'autografo di Riccardo Garrone sul documento d'intesa. (<) La trama
tessuta dal sindaco di Genova con Garrone e Preziosi ha già ottenuto un primo,
importante risultato: ha proiettato fuori dalla clandestinità, che stava soffocandolo,
un progetto ampiamente noto per essere stato presentato, descritto, pubblicato dai
giornali, discusso, sponsorizzato, osteggiato, intralciato, boicottato e sostenuto,
secondo i ben conosciuti sistemi cittadini. Genova produce instancabilmente
progetti, candidature, iniziative, salvo scaricare piombo nelle ali di chi prova a
volare in alto. (<) Dentro o fuori, allora. Il cammino si annuncia accidentato, alle
difficoltà obiettive - si tratta di ragionare su aree demaniali - si affiancano interessi
contrapposti. Prevedibile una guerriglia, i franchi tiratori lustrano le armi. E
preparano gli agguati. La città, non soltanto la città sportiva, discute e si accalora‚.
Nell’articolo, Parodi registra anche le reazioni di alcuni degli attori
coinvolti dalla vicenda. Luigi Merlo, Presidente dell’Autorità Portuale
conferma di ‚conoscere il quadro generale della proposta Garrone-Preziosi,
peraltro già modificato rispetto all’avvio, ma di non aver potuto approfondire‚.
Non è contrario a ragionare sul progetto, ovviamente dopo che ENAC avrà
sciolto le riserve tecniche, se lo stesso tenesse conto anche dei fabbisogni
infrastrutturali derivanti dal piano di sviluppo dell’aeroporto (viabilità,
parcheggi, aree commerciali). Paolo Odone, Presidente della Camera di
Commercio, riporta la posizione ufficiale della riunione di Giunta dedicata
all’analisi dell’iniziativa, osservando che ‚per un'opera così importante sarebbe
51
meglio verificare gli aspetti normativi e di proprietà, evitando eventuali polemiche.
Siamo convinti che la destinazione dell'area vada ricompresa nella privatizzazione
del nostro scalo e la valutazione di compatibilità del progetto-stadio spetti quindi al
compratore‚. Pone l’accento su un altro problema che dovrà essere
affrontato perché ‚la titolarità della concessione urbanistica spetta al Comune di
Genova, ma la titolarità della concessione (relativa al centro commerciale che
sorgerà accanto allo stadio, ndr) per dimensioni superiori ai 2.500 metri
quadrati, è della Regione‚. Positivo il commento del Presidente
dell'Associazione Industriali, Giovanni Calvini, che la ritiene
‛un'opportunità seria e interessante, che merita la massima attenzione. L'unico
aspetto che va approfondito è la compatibilità con l'aeroporto‚68. Carlo
Castellano, Presidente del DIXET69, non si esprime in attesa di riunire i
suoi tecnici. A ottobre del 2009 chiarirà che l'idea di uno stadio accanto
all'aeroporto ‛è assolutamente contraria all'interesse delle aziende specie quelle
tecnologiche che sono sempre in giro per il mondo. E anche la crescita del Parco
tecnologico degli Erzelli risentirebbe negativamente di questa situazione‚70.
Lo stesso 17 luglio, il Secolo XIX pubblica un’intervista di Renzo Parodi a
Riccardo Garrone71, che consente di avere ulteriori dettagli sul contenuto
del documento firmato con l’Amministrazione comunale. ‚«Più che un
protocollo si tratta di una lettera d’intenti in cui le parti firmatarie, le due società
calcistiche e Forum Liguria (società promotrice del progetto) ottengono la
disponibilità, da parte del sindaco Vincenzi, a valutare la fattibilità del progetto
stadio. (<) Ne è infine uscito un documento programmatico che contiene le
caratteristiche del progetto stadio e le indicazioni formulate dalla pubblica
amministrazione». (<) Il fatto nuovo è che nella lettera d’intenti è stato inserito
un paragrafo che vede Genoa e Sampdoria impegnate a reperire i soggetti
interessati a mettere a punto una profonda ristrutturazione del Ferraris. In un
complesso così importante potranno essere inserite anche attività sportive.
Fondamentale è che l’operazione sia realizzata in termini economicamente
positivi». Sono previsti anche nuovi volumi immobiliari? «Per forza, ma non
saranno torri di venti piani, come ha scritto qualcuno». (<) Si sente di rassicurare
i commercianti di Sestri? «Stiamo valutando la possibilità di inserire settori
merceologici non trattati a Sestri. Nei pressi funziona già la Marina dell’aeroporto
con cui si può creare una sinergia. Con gli Erzelli la trasformazione di Sestri avrà
un segno positivo. Penso che ragionandoci sopra le preclusioni possano essere
superate». (<) A costo zero per l’Erario. Pagheremo per l’utilizzo dell’area,
sdemanializzata, un diritto di superficie di novant’anni»‛.
52
La prima informazione interessante è che il documento firmato non è un
protocollo ma una lettera d’intenti:
 il documento ha quindi un valore simbolico molto forte perché certifica
l’esistenza di un’idea progettuale che, soggetta a tutta una serie di
verifiche, è condivisa dal soggetto investitore (Foruminvest Liguria), dai
Presidenti delle due squadre di calcio che usufruirebbero dell’impianto
e dall’Amministrazione comunale.
 Da un punto di vista formale, però, è un atto sostanzialmente privo di
valore giuridico vincolante. Sia per la sua natura di lettera di intenti72,
sia perché questo specifico documento (che pochi hanno visto) non
sembra mai essere diventato un atto ufficialmente recepito dal Comune
di Genova.
Trattandosi di un atto di localizzazione, avrebbe tra l’altro dovuto seguire
un iter complesso, con la necessità di una discussione e approvazione da
parte della Giunta Comunale (annunciata dal Sindaco per la fine di luglio
2009, ma apparentemente mai avvenuta). Non essendone disponibile una
versione ufficiale non è possibile analizzarlo e, di conseguenza, lo si
conosce solo per le parti che sono state diffuse e nel modo in cui sono state
diffuse.
Nel merito, però, si apprende:
 che il progetto centro commerciale/stadio non vede coinvolte le due
squadre di calcio nella proprietà dell’impianto, in quanto il soggetto
promotore è Forum Liguria (come è sempre stato): le due squadre
sarebbero le fruitrici dell’impianto sportivo;
 che il Comune si è reso disponibile a valutare la fattibilità del progetto
del centro commerciale e dello stadio a Sestri, previa verifica della
disponibilità di ENAC e di tutti gli altri organi competenti;
 che l’operazione avverrebbe mediante acquisto di un diritto di
superficie novantennale sulle aree sdemanializzate;
 che Genoa e Sampdoria, invece, sarebbero impegnate a trovare i
finanziatori per il progetto di risistemazione dell’area del Ferraris, al
posto del quale dovrà sorgere un complesso residenziale che ospiterà
‚anche attività sportive‚;
 che il centro commerciale di Sestri dovrebbe cercare di specializzarsi su
settori merceologici non in contrasto con l’offerta dei commercianti del
posto.
53
Esattamente lo schema progettuale raccontato un anno prima, il 17
novembre 2008, dal giornalista Massimo Calandri su ‛La Repubblica‛73.
L’annuncio dell’avvenuta firma della lettera di intenti scatena la
discussione sul progetto, oltre che le reazioni della tifoseria (decisamente
contraria quella Genoana, più possibilista quella Sampdoriana). Nella
seconda metà del mese di luglio, mentre il Sindaco Vincenzi prende una
pausa di riflessione nell’attesa di ottenere il parere della Giunta Comunale
(che peraltro non appare mai essere arrivato), si intrecciano le reazioni dei
soggetti a vario titoli interessati (o contrari) alla sua realizzazione.
Sulla presunta incompatibilità strategica del progetto con lo sviluppo dello
scalo aeroportuale di Genova, Renzo Parodi è particolarmente tranchant in
un articolo del 25 luglio, dal titolo molto esplicito: ‚Aeroporto contro Stadio‚.
Nel commentare l’iniziativa della Camera di Commercio, apparentemente
interessata all’acquisto della quota di controllo della società Aeroporto di
Genova Spa ed al successivo rilancio dello scalo, definisce l’operazione
come estremamente rischiosa visto lo scenario economico mondiale (e le
sue ricadute sul traffico aereo) e la tendenza del mercato a privilegiare le
compagnie low cost. Aggiunge poi: ‚Gli strateghi del Colombo inchiodato al
milione e 200 mila passeggeri/anno si consolano sognando l’arrivo di altri vettori.
Ryanair, attesa come un messia, si starebbe tirando indietro. L’altro atout
vagheggiato, i voli cargo, per ora è lontano dal boom. Il costruttore Marcellino
Gavio si accinge a presentare la richiesta per la costruzione di una pista di volo nel
Tortonese dedicata alle merci destinate all’outlet di Serravalle Scrivia‚74.
Anche il Presidente Garrone insiste sull’ipotesi della scarsa attendibilità del
progetto di sviluppo dell’aeroporto. In un’intervista del 28 luglio75 descrive
in maniera concreta quale rischio a suo parere corrono le due squadre di
calcio della Città se non viene realizzato il progetto di Sestri (‚Il Ferraris non
va. Così le squadre genovesi rischiano di finire in serie B. E le alternative - giocare
in altre città o costruire uno stadio ad Arquata - mi sembrano davvero incredibili‚)
e aggiunge, con un’iperbole: ‚non mi risulta nessun piano di espansione del
Colombo‚.
La strategia sembra chiara: non si può, per buon senso e palese conflitto di
interessi, difendere una posizione che penalizzi lo sviluppo dell’aeroporto
54
cittadino a favore di un investimento privato destinato ad un centro
commerciale e ad uno stadio.
Occorre, invece, rendere manifesto che lo sviluppo di cui sopra è del tutto
ipotetico ed incerto anche sui tempi, mentre l’investimento immobiliare
sarebbe certo ed immediato. La soluzione proposta, inoltre, avrebbe una
valenza strategica ‛pubblica‚ perché consentirebbe anche di ottenere la
sistemazione di due aree cittadine: la zona aeroportuale (e le infrastrutture
connesse) e Marassi. Aree per le quali il Comune non ha fondi a
disposizione.
La storia dell’aeroporto di Genova non è effettivamente quella di un
modello di sviluppo formidabile. Negli ultimi cinque anni ha mantenuto
un volume di traffico sempre oscillante fra 1 milione e 1,2 milioni di
passeggeri/anno, dimostrando segnali di crescita effettiva solo per il traffico
non di linea76. Forse ha vissuto di rendita per la presenza passata delle
aziende statali e non ha saputo trovare sufficienti spunti di rinnovamento,
nonostante la Liguria sia terra di turismo e, ormai da un decennio, ospiti un
regolare traffico di crocieristi. Ciononostante, l’aeroporto di Genova
(nell’ambito dei 48 aeroporti attualmente operativi) è comunque
posizionato fra i primi 18, all’interno della categoria‛B‚ che ENAC cataloga
come ‛scali primari‚ (insieme a Torino, Verona, Treviso, Trieste, Viterbo e
Trapani).
Sulla base dello studio commissionato da ENAC77 e trasmesso al Governo
per l’elaborazione del ‚Piano Nazionale Aeroporti‛, è previsto che solo tali
aeroporti, insieme agli ‛scali strategici‚ (Malpensa, Linate, Bergamo,
Venezia, Bologna, Firenze, Pisa, Fiumicino, Napoli, Bari, Palermo e
Catania) siano possibili destinatari degli investimenti statali in
infrastrutture di collegamento. Tutti gli altri scali dovranno operare in una
logica di autofinanziamento.
Nonostante tutto, quindi, l’aeroporto di Genova rimarrà uno degli scali che
saranno oggetto di attenzione da parte dello Stato. Il che non è cosa da
poco conto, considerando che nell’arco dell’ultimo decennio lo scalo è stato
il quinto per volume di finanziamenti pubblici a favore di interventi di
adeguamento od espansione, per un valore di circa 30 milioni di Euro78.
55
Il 29 luglio il Presidente dell’Autorità Portuale, Luigi Merlo, dichiara la
disponibilità a ‛valutare, dal punto di vista degli spazi, la compatibilità del
progetto di espansione dell'aeroporto con quello del nuovo stadio. Verifichiamo se
sono possibili sinergie tra le due funzioni, in particolare per quanto riguarda i
parcheggi e la galleria commerciale‚79. Il Sindaco Marta Vincenzi stigmatizza il
comportamento di Camera di Commercio ed Autorità Portuale
affermando: ‚coloro che adesso contrastano il trasferimento dello stadio a Sestri
sono gli stessi che, nel 2005, hanno firmato un protocollo sul waterfront che
prevedeva lì lo stadio su indicazione di Renzo Piano‚80. Omette però di precisare
che il progetto del waterfront conteneva tale ipotesi nell’ambito dello
spostamento dell’aeroporto verso il mare, su in’isola galleggiante; ipotesi
progettuale, questa, estremamente onerosa. E che lei stessa, durante la
campagna elettorale, si era dichiarata contraria al progetto di spostamento
dell’aeroporto81.
Contemporaneamente il Sindaco, fino a questo momento molto positiva sul
progetto, sembra frenare gli entusiasmi, ricordando che la discussione deve
prima superare il problema delle aree, sulla cui destinazione è competente
solo ENAC, e che dal suo punto di vista ha ‛posto un'unica pregiudiziale: no a
uno stadio della Samp, a Sestri, e uno del Genoa, a Marassi. (<) La nostra città
non può sostenere l'impatto di due impianti‚82. Precisa anche che, non essendo
lo stadio (a differenza delle carceri) oggetto del suo programma elettorale,
l’eventuale decisione va presa entro la fine del 2009, perché non trova
corretto assumere impegni la cui portata travalichi la naturale durata del
suo incarico.
Il 1 agosto 2009 viene pubblicata un’intervista a Marco Mutti83,
Amministratore delegato di Foruminvest Italia, (promotrice del progetto
di Sestri) società di sviluppo ed investimento immobiliare che, secondo la
presentazione riportata sul sito internet84, si occupa di realizzare centri
commerciali. Fa parte di un gruppo olandese fondato nel 1987 che ha sedi
anche in Belgio e Francia e opera in Italia dal 2004. Ha progetti in altre
regioni italiane ma il caso di Genova resta ‛un unicum. Proprio perché
riunisce stadio, Mall e aeroporto‚. Sulla base di un’esperienza sperimentata
con le crociere, verranno presi accordi con l’aeroporto per una
remunerazione basata ‛sull’incoming degli aerei. In base al numero, da
concordare, dei velivoli in arrivo e partenza dal Colombo, l’aeroporto incassa
denaro in più. A costo zero. Va da sé, che tutta la città ne avrebbe beneficio. A
partire dallo Sheraton e altri alberghi nelle vicinanze oggi un po’ in sofferenza, che
56
già nei due-tre anni di cantiere aumenterebbero le presenze in modo stabile‛. Ci
sarebbe un altro effetto positivo, in termini di sicurezza ed ordine pubblico,
perché ‚diventando uno stadio privato delle due società di calcio, la sorveglianza
sarebbe interna. Liberando le forze dell’ordine, salvo sporadici casi, che potrebbero
dedicarsi ad altri servizi. Il tutto nella massima sicurezza. Metal detector? Bastano
le telecamere, collocate in punti strategici di tutto il complesso‚.
Sembrerebbe quasi che il progetto di Sestri, lungi dall’essere un freno allo
sviluppo dell’aeroporto, ne possa diventare invece un volano. Il problema
potrebbe essere quello di non avere spazi fisici per incrementare il numero
di voli, anche se, in realtà, la struttura sembra lontana dall’aver raggiunto
un livello di saturazione.
Franco Pronzato, che rappresenta ENAC a Genova, spiega però che uno
dei problemi è nel fabbisogno di spazio del progetto di Sestri, che andrebbe
a sottrarre più della metà degli spazi dati in concessione ‛quelli del piazzale
Nord oggi riservato all’Aeroclub, ai Canadair e all’Aviazione Generale saranno
destinati ad ampliare la zona arrivi partenze e sono già oggetto dell’attenzione di
compagnie low cost‚85. Un’eventuale variazione del piano industriale
presentato nel 2008, sul quale è stato basato il rinnovo della convenzione ad
aprile del 2009, porterebbe ad una revoca della concessione con
conseguente gara per assegnare gli spazi ad un altro gestore. Scenario
quindi difficile da ipotizzare, in particolare nel momento in cui l’Autorità
Portuale ha intenzione di vendere le proprie quote detenute in Aeroporto
di Genova e (ragionevolmente) sarà interessata a che il possibile
compratore tenga conto, come elemento di valorizzazione, delle possibilità
di sviluppo rivenienti dalle aree aggiuntive a disposizione.
Il 9 agosto il Sindaco conferma quanto detto a fine luglio: il problema deve
essere risolto in tempi brevi. Più precisamente ‛o entro fine settembre si decide
con L’Enac che quello di Sestri è il sito per costruire il nuovo stadio privato di
Genova, o per quanto mi riguarda non se ne fa più niente‚86. La data indicata,
potrebbe sembrare derivante da una mera volontà esortativa, potrebbe non
essere casuale. Il 30 settembre di ogni anno, infatti, scade il termine entro il
quale, ai sensi delle normative in materia di lavori pubblici, la Giunta
comunale deve approvare lo schema del Programma Triennale dei Lavori
Pubblici, che poi, dopo le formalità di pubblicità ai terzi e l’approvazione
da parte del Consiglio Comunale, è trasmesso all’Osservatorio dei Lavori
57
Pubblici. È infatti necessario attivare l’iter per dichiarare la pubblica utilità
dell’opera, atto con il quale la pubblica amministrazione dichiara che
un'opera che deve essere costruita è utile ai cittadini e, approvandone il
progetto, indica dove sarà costruita e stabilisce un termine entro il quale
occorre iniziare l'espropriazione e dare inizio ai lavori.
L’opera pubblica si contrappone all’opera di pubblica utilità,
riconoscendosi che quest’ultima, pur soddisfacendo interessi collettivi e
possedendo un carattere immobiliare, non è realizzata da un ente pubblico,
ma da un soggetto privato: le prime, compiute da soggetti pubblici, sono
definite opere pubbliche; le seconde, compiute da privati, sono definite
opere (private) di pubblica utilità87. E la qualifica del progetto di Sestri
come ‛opera di pubblica utilità‚ sarà proprio uno degli argomenti
utilizzati nella difesa del progetto88.
Nel mese di settembre 2009 il Comune di Genova approva le linee guida
per il nuovo Piano Urbanistico Comunale: l’eventuale spostamento
dell’aeroporto verso mare, su un’isola artificiale (necessario per costruzione
dello stadio a Sestri) dovrà essere opportunamente inserito in questo
documento se si vuole consentire l’opera dello stadio e del centro
commerciale.
LE ‛PERPLESSITÀ‚ DI ENAC
Il 12 agosto, il Secolo XIX intervista il Direttore Centrale Regolazione
Aeroporti di ENAC Alessandro Cardi89, che introduce gli elementi che
anticipano la decisione ufficiale di ENAC. L’Ing. Cardi, che ha partecipato
all’incontro del mese di luglio 2009 con i progettisti, non può e non vuole
prendere una posizione ufficiale, anche perché sta ancora attendendo il
progetto, che in quella sede ‛è stato illustrato in linea di massima. Diciamo che
ci è stata presentata l’idea. Siamo in attesa dell’invio di tutti i parametri necessari
per poter dare un giudizio compiuto‚. Riprende quanto già emerso durante le
discussioni avvenute nel mese di luglio: prima ancora di verificare
eventuali problematiche tecniche (legate alla sicurezza della navigazione e
della zona aeroportuale) occorre rimuovere l’iniziale causa ostativa: le aree
necessarie al progetto di Sestri sarebbero sottratte all’aeroporto. Concorda
con Pronzato nel ritenere che ciò significherebbe rimettere in discussione il
progetto di sviluppo dell’aeroporto approvato nel 2008 da ENAC, che ha
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dato luogo alla concessione fino al 2027: ‚non importa la lunghezza di una
pista, per incrementare il numero dei passeggeri. Si può passare da 1 a 12 milioni
di persone in transito pur mantenendo la stessa pista (<). Oggi conta il cosiddetto
lato terra. Le infrastrutture, le palazzine servizi e quanto serve alle compagnie
aeree. Così si rende appetibile uno scalo. Che incentiva il traffico. Il progetto del
Colombo è il progetto approvato dall’Enac. Che punta allo sviluppo e alla maggiore
operatività dell’aeroporto. Ed è un progetto incompatibile con quello dello Stadio‚.
Se non bastasse questo per decretare il de profundis, l’Ing. Cardi ribadisce
anche altre problematiche derivanti dal fabbisogno di sicurezza proprio di
un aeroporto: ‚ci sono fortissime difficoltà e reali incompatibilità. Forti attrazioni
di traffico nello stesso punto generano conflitto. L’area è molto densa. E attrazioni
di forti caratteristiche sociali quali uno stadio sono come benzina messa vicino al
fuoco di un aeroporto‚.
Il 1° settembre si tiene una riunione presso il Comune di Genova, nella
quale il Sindaco incontra i vertici di ENAC. Secondo le indiscrezioni
riportate il giorno prima dall’emittente Primocanale, ‚Enac porrà almeno due
veti, che difficilmente non potranno non essere tenuti in considerazione. Uno di
tipo logistico: per realizzare l’impianto così come è stato progettato servono 90 mila
metri quadrati di spazio, di cui 40 mila da sottrarre all’aeroporto. A farne le spese
sarebbe il piazzale nord, quello che ospita i Canadair della Protezione civile. Chi si
assume la responsabilità, eventualmente, di spostarli in un’altra sede, magari meno
strategica? L’operazione, inoltre, andrebbe a cozzare con l’ipotesi, più volte
sbandierata, di un ampliamento del Cristoforo Colombo. Il secondo veto è ancor più
vincolante e riguarda la sicurezza: la struttura progettata sarebbe alta 45 metri.
Troppo imponente – secondo il dossier dell’Enac – tanto che metterebbe in seria
difficoltà atterraggio e decollo degli aerei. Insomma, stadio e aeroporto non possono
convivere‚90. Appaiono lo stesso giorno sulla stampa informazioni in base
alle quali ENAC ‚avrebbe compiuto simulazioni di incidenti che, a Genova,
avrebbero esiti catastrofici‛91.
A seguito della riunione non viene presa alcuna decisione ufficiale, in
quanto ENAC informa che Aeroporto di Genova Spa ha da poco inviato un
aggiornamento del proprio piano industriale. Secondo il rappresentante di
ENAC, Pronzato, questo documento era atteso addirittura dal 2007, anno in
cui era scaduta la precedente concessione. Il Sindaco Vincenzi dichiara:
‚sono contenta che oggi si pensi a un potenziamento dell'aeroporto - ha aggiunto il
sindaco Marta Vincenzi - anche se è un po' strano che il piano sia stato presentato
59
proprio ora che si è iniziato a parlare di utilizzare le aree attorno al Colombo per
costruire un nuovo stadio. Una bella coincidenza‚92.
Il Direttore Generale di Aeroporto di Genova Spa, Paolo Sirigu, dopo aver
affidato la replica al Sindaco a un comunicato ufficiale, nel quale si precisa
che ‚il Piano di sviluppo infrastrutturale è stato a suo tempo elaborato e
presentato ad ENAC nel 2008 (<) Enac ha deliberato il prolungamento della
concessione nel mese di dicembre 2008 e la relativa convenzione è stata firmata nel
mese di aprile 2009‚ (cosa che coincide con le informazioni presenti sulla
scheda dell’aeroporto di Genova presente sul sito internet di ENAC),
spiega che quello che è stato inviato è un’integrazione del documento
contenente precisazioni richieste da ENAC stessa 93. Specifica anche che
l'area di 40 mila metri quadrati oggi inclusa nella concessione e che non è
ancora utilizzata (e che sarebbe necessaria, insieme agli altri 50 mila metri
quadrati già in uso per lo sviluppo del progetto del centro commerciale e
dello stadio) è quella che nel progetto è destinata a diventare ‛un polo
intermodale, nel quale far confluire la nuova stazione ferroviaria di Sestri Ponente,
e collegare così i treni e la metropolitana in superficie con l'aeroporto; un grande
silos utile non solo per i passeggeri del Colombo, ma anche per tutti gli abitanti del
ponente genovese che potrebbero utilizzarlo proprio per lasciare lì l'auto e
raggiungere il centro di Genova con la ferrovia; un tapis-roulant che colleghi il
parcheggio con l'aeroporto e, infine, il punto di partenza della funicolare che
collegherà Sestri con la collina degli Erzelli dove sta nascendo il Villaggio
tecnologico‚.
L’APPROVAZIONE DELLE LINEE GUIDA DEL NUOVO PIANO URBANISTICO
COMUNALE
Lo stesso 1° settembre, il Comune approva il ‚Documento degli obiettivi del
Piano Urbanistico Comunale (PUC) 2010‛ che, ‚(<) prendendo le mosse dai
documenti strategici elaborati da Renzo Piano e l’Urban Lab, dal Tavolo delle Idee
e dallo sviluppo dei suoi contenuti con Richard Burdett, dagli Indirizzi di
Pianificazione approvati con la DCC n. 1 del 13 gennaio 2009, (<) identifica tre
step irrinunciabili per il futuro della città: A. Sviluppo socio-economico e delle
infrastrutture; B. Organizzazione spaziale della città e qualificazione
dell’immagine urbana; C. Difesa del territorio e qualità ambientale‛. Nell’ambito
degli obiettivi, il Comune identifica come contenuto strategico la
‛realizzazione della nuova piattaforma aeroportuale delineata nel progetto
60
Waterfront‚, ovverosia lo spostamento dell’aeroporto su un’isola artificiale,
da realizzare utilizzando i detriti provenienti dai cantieri della Gronda e
del Terzo Valico.
Sul tema specifico dello spostamento dell’aeroporto, le osservazioni al
Documento degli Obiettivi effettuate da Confindustria Genova sono
negative. Viene addirittura richiesto di eliminare dalle linee strategiche
dello sviluppo delle infrastrutture il progetto della nuova piattaforma
aeroportuale in quanto ‛in contrasto con i progetti di sviluppo dell’aeroporto
nell’attuale sedime, con la concessione prorogata dall’Enac al 2027, con il processo
di privatizzazione della società di gestione e con richieste di sviluppo delle funzioni
portuali in tempi prevedibili e preferibilmente certi‚94. Sulla base di tali
argomentazioni viene, invece, richiesto di inserire fra gli indirizzi strategici
il ‚potenziamento dell’aeroporto nell’attuale sedime e collegamenti intermodali‚.
Per quanto riguarda la localizzazione a Sestri non è poi da trascurare un
passaggio delle valutazioni effettuata dal gruppo di ingegneri incaricato
dall’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Genova di analizzare e
commentare il PUC, che sostengono95: ‚In particolare, dalla lettura del
Documento degli Obiettivi del PUC si riceve il messaggio che vaste aree della
nostra città, come il Ponente e la Valpolcevera, sono considerate marginalmente e
soltanto per allocarvi servitù sgradite in altre parti della città. E questo, inoltre, in
palese contraddizione con quanto affermato all'interno del documento stesso, dove
si parla di riduzione delle servitù urbane presenti in alcune aree urbane e
bilanciamento dell'offerta dei servizi pregiati ed ambientalmente compatibili‚.
CAMBIA LA POSIZIONE DEL COMUNE DI GENOVA: PRIORITÀ AGLI EUROPEI
La posizione dell’Amministrazione comunale cambia: rilevate le
problematiche emerse immediatamente dopo la firma della Lettera di
Intenti, infatti, ai primi di agosto il Sindaco Vincenzi aveva precisato che la
costruzione di un nuovo stadio a Genova non era un suo obiettivo
prioritario, perché non previsto dal suo programma di mandato (nelle linee
programmatiche del settembre 200796 si parlava, in effetti, della vendita del
‚Luigi Ferraris‛ e non della costruzione di un nuovo stadio). Da qui la
dichiarazione: ‚o entro fine settembre si decide con l’Enac che quello di Sestri è il
sito per costruire il nuovo stadio privato di Genova, o per quanto mi riguarda non
se ne fa più niente‛97.
61
Si trattava anche di una questione di ‚cortesia istituzionale‚, perché non
riteneva corretto far assumere dall’Amministrazione Comunale degli
impegni che avrebbero condizionato, alla scadenza del suo naturale
mandato, anche l’attività del possibile futuro sindaco di Genova.
Trascorso poco meno di un mese afferma, invece, che ‚se lo stadio non si
potrà fare lì cercheremo un’area alternativa: Genova ha bisogno di un impianto
all’altezza delle due squadre‛98, aggiungendo: ‚non escludo neppure che nella
ricerca possa essere coinvolto il Comune‚99.
Genova deve quindi dotarsi di un nuovo stadio al posto del ‚Luigi
Ferraris‛. Verificare le possibilità di una sua ristrutturazione non pare
invece interessante: probabilmente ci si è resi conto che difficilmente tale
operazione potrebbe attrarre investimenti privati, ipotizzando così non
possibile un adeguato ritorno economico dell’iniziativa. Non rileva, invece,
il ritorno‛ sportivo‛ del progetto, che sarebbe stato del tutto marginale
anche nel progetto di Sestri, visto che le squadre sarebbero state delle
utilizzatrici dell’impianto e non le proprietarie.
Il Sindaco Marta Vincenzi continua nel suo nuovo cammino, citando anche
l’ottimo posizionamento in classifica delle due squadre: ‚Non è una casualità
che si parli di uno stadio nuovo oggi che le squadre genovesi sono in testa al
campionato. C´è una razionalità in quanto stiamo facendo; e mi fa piacere pensare
che quanto sta accadendo sia anche l´effetto di un nuovo modo di rapportarci
insieme, l´intera città e le squadre‚100. Il progetto del nuovo stadio e le
modalità collaborative per affrontarlo possono quindi diventare, secondo il
Sindaco, una sorta di laboratorio per affrontare anche gli altri problemi
della Città.
Occorre nel frattempo trovare una soluzione, magari solo temporanea, per
il ‚Luigi Ferraris‛. La Lettera di Intenti di luglio 2009 prevedeva infatti che
le squadre continuassero ad usufruire dell’impianto per tutto il tempo
necessario alla costruzione di quello nuovo. SportInGenova Spa,
proprietaria dell’impianto, sin dalla sua costituzione (giugno 2006) ha
continuato a far registrare perdite di esercizio e, quindi, potrebbe non
essere in grado di reggere il tempo necessario alla realizzazione del
progetto. Poco utile porre l'accento sul fatto che le perdite di
SportInGenova Spa derivino solo in minima parte dal ‚Luigi Ferraris‛
62
perché comunque il soggetto giuridico che deve essere in grado di
‚sopravvivere‛ il tempo necessario è SportInGenova.
Il 22 settembre, a seguito di una riunione fra tutti i soggetti interessati, è
stabilito un accordo di massima che prevede di mutuare in parte quanto
già sperimentato a Milano: un consorzio fra proprietario dell’impianto
(SportInGenova) ed utilizzatori dello stesso (Genoa e Sampdoria), che
riceva in concessione esclusiva per 5 anni lo Stadio ‚Luigi Ferraris‛, a
fronte di un canone minimo ma accollandosi direttamente le spese per le
manutenzioni ordinaria e straordinaria. Tutto ciò dopo che alcuni dei lavori
necessari (fra cui il rifacimento del manto erboso e l’installazione dei
seggiolini a norme UEFA) saranno realizzati a cura del Comune (tramite
SportInGenova). La concessione esclusiva, anche per eventi extra-calcistici,
sarebbe per un periodo iniziale di cinque anni, prorogabile in funzione
degli sviluppi del progetto del nuovo stadio 101. A tutt’oggi, pur avendo
perseguito nel merito l’obiettivo (la compartecipazione delle squadre a
talune spese di manutenzione ordinaria e straordinaria), l’ipotesi del
consorzio non ha ancora visto la luce.
Il 23 settembre, prima che ENAC confermi anche ufficialmente il parere
negativo sulla possibilità di realizzare lo stadio di Sestri, Riccardo Garrone
in prima persona si reca a Roma, dall’Ing. Alessandro Cardi, insieme al
figlio Edoardo Garrone e all’advisor Mario Giacomazzi. All’incontro
partecipa anche Maurizio Beretta, Presidente della Lega Calcio102.
L’obiettivo della missione di Garrone è di presentare della documentazione
addizionale a supporto del progetto. L’incontro sembra necessario, perché
‚il no dell’Enac al nuovo stadio del calcio a Genova Sestri Ponente era già stato
messo nero su bianco e l’ente nazionale dell’Aviazione Civile si apprestava a
trasmettere il parere negativo al sindaco di Genova‚103.
La missione non sortirà gli effetti desiderati.
La sera del 24 settembre l’emittente Primocanale organizza una puntata
della trasmissione di approfondimento ‛Destra e Sinistra‚ dedicata al
progetto di Sestri. Partecipano Mario Giacomazzi (advisor del Progetto), il
rappresentante di ENAC Franco Pronzato, il Direttore Generale di
Aeroporto di Genova Spa Paolo Sirigu, il Capo Gabinetto del Comune di
63
Genova Raffaele Gazzari e l’allora esponente del PdL Gianfranco Gadolla.
Aldilà delle differenti valutazioni espresse dai soggetti intervenuti alla
trasmissione, ci sono alcuni elementi che meritano di essere evidenziati:
 Giacomazzi sostiene che il progetto dello stadio nuovo era nato dopo
che l’ipotesi di riqualificazione del ‚Luigi Ferraris‛ era stata bocciata
durante un incontro a Roma, presso la FIGC. Nessuno ha chiesto chi
avesse commissionato questo progetto di ristrutturazione, né a che
titolo fossero stati ricevuti in FIGC.
 Giacomazzi conferma in maniera esplicita che il progetto non può
essere realizzato in assenza del centro commerciale, perché i costi del
solo stadio sarebbero troppo elevati per assicurare un ritorno economico
adeguato agli investitori.
 Gazzari anticipa che, grazie al lavoro di analisi del territorio comunale
in corso di realizzazione e propedeutico alla definizione del nuovo
Piano Urbanistico Comunale, potrebbero esistere aree alternative a
quelle
dell’aeroporto
per
l’insediamento
del
progetto.
L’amministrazione ne svelerà l’ubicazione qualche giorno dopo: si tratta
dell’area ex Colisa (situata a Campi, all’interno del territorio del
Municipio Medio Ponente), da tempo inutilizzata; di proprietà
dell’Autorità Portuale, è stata oggetto di varie ipotesi urbanistiche,
senza che nessuna di queste avesse un reale seguito104. Questa scelta
avrebbe il vantaggio di riguardare un’area che rientra totalmente
all’interno delle ‛competenze comunali in termini di pianificazione urbana‚
ed è distante dalle abitazioni. Il maggior problema pare essere quello
della viabilità, che andrebbe completamente ridisegnata e inventata per
poter reggere i flussi di traffico tipici di un impianto sportivo.
Il 28 settembre, giorno in cui doveva tenersi la riunione definitiva fra
Comune di Genova ed ENAC (nel corso della quale sarebbe stato
formalizzato il parere negativo al progetto per lo stadio e il centro
commerciale di Sestri), si assiste ad un nuovo rinvio concesso dal
Presidente di ENAC Vito Riggio per consentire‛un supplemento di verifiche
richiesto, pare, dalla Lega Calcio‚105.
Sull’impegno profuso da Maurizio Beretta a favore dello stadio di Sestri è
opportuno fare una riflessione: nella sua funzione istituzionale di
Presidente della Lega Calcio, è ovviamente interessato a favorire i progetti
64
di investimento in nuovi impianti sportivi che sorgano dall'iniziativa delle
squadre di calcio. Ed infatti, se il progetto dello stadio fosse finanziato da
una di queste sarebbe sensato (anzi quasi doveroso) che venisse assistita
dal Presidente della Lega Calcio in caso di problemi, in particolare quando
la controparte è un soggetto pubblico quale ENAC.
È opportuno, però, che si adoperi, nel suo ruolo istituzionale, anche
quando il progetto non promana da una squadra di calcio ma da un
gruppo di privati, all'interno dei quali è presente anche l'azionista di
riferimento di una squadra di calcio?
Ed è opportuno che spenda il suo ruolo istituzionale anche quando tale
attività può apparire in conflitto di interessi?
La stampa genovese, nel descrivere l’incontro, rileva che ‚tra i Garrone e
Beretta c´è una forte intesa nata in Confindustria‚106. Ma non è l’unico legame,
anzi, probabilmente non è neanche il più importante: il dott. Beretta, da
poco nominato Presidente della Lega Calcio, siede anche nei consigli di
amministrazione di alcune società del Gruppo ERG107, che ha come
azionista di riferimento la stessa San Quirico Spa che è fra i promotori del
progetto di Sestri. Tale situazione è stata risolta, sotto il profilo formale,
nell’ottobre del 2010, quando il dott. Beretta ha lasciato l’ultimo incarico
nella ERG Petroli Spa, dopo aver dato le dimissioni nelle altre due società
nel mese di giugno 2010.
Significativo, peraltro, il modo in cui il Sole 24 ORE riporta la notizia: ‚(<)
Beretta era entrato nei tre consigli nel giugno 2009, poco prima di essere eletto
Presidente della Lega Calcio. Tutto in sordina. La presenza di Beretta nei Cda di
Garrone non era (e non è) indicata nel dettagliato curriculum del presidente sul
sito della Lega. Sul web alcuni blogger hanno eccepito il potenziale conflitto
d’interesse del presidente della Lega nel calcio, perché Garrone è proprietario della
Sampdoria, di cui peraltro la Erg è sponsor‚108.
LA FONDAZIONE GENOA PREPARA UN PROGETTO DI RISTRUTTURAZIONE DEL
‚LUIGI FERRARIS‛
Il 28 settembre la Fondazione Genoa 1893 emette un ulteriore comunicato,
che segna però un deciso cambio di atteggiamento: non ci si limita più a
ribadire i concetti espressi in passato, ma si annuncia che è in fase di
predisposizione uno studio di fattibilità per verificare le possibilità di
65
ristrutturazione dello Stadio ‚Luigi Ferraris‛: ‚Continua il dibattito
sull’ipotesi di un nuovo stadio genovese, sulla quale è ben nota la posizione
ripetutamente manifestata dalla Fondazione Genoa 1893. Sorprende che, mentre
sembra che la proposta della localizzazione che interferisce con le aree aeroportuali
sia destinata a cadere, quantomeno per ovvie ragioni di salvaguardia dello sviluppo
aeroportuale, comincino a circolare nuove voci circa altre ipotesi che hanno un
elemento comune: l’abbandono del Luigi Ferraris. Sembra allora di assistere ad un
vero e proprio partito preso contro l’attuale impianto e la sua sede storica, motivato
su veri e propri pregiudizi. La Fondazione Genoa 1893 intende farsi promotrice di
un lavoro di studio e approfondimento tecnico, urbanistico, economico, volto alla
individuazione di soluzioni che assicurino il mantenimento della localizzazione e
delle caratteristiche attuali e, nel contempo, mediante una opportuna
ristrutturazione nell’ambito di una risistemazione ottimale dell’intera zona,
l’efficienza e l’economicità dell’impianto, così da consentire di verificare e sfatare i
pregiudizi anti Ferraris che da più parti si vogliono accreditare. Confidiamo che le
Autorità competenti non si sottrarranno al confronto su di un tema che, oltre al
futuro dell’attuale Stadio, così caro alla comunità genoana, coinvolge un problema
di civiltà, insoluto e urgente: quello della realizzazione, in altra più idonea zona, di
una casa circondariale adeguata al valore di umanità della pena e alle sue finalità di
rieducazione, come impone la carta costituzionale‚.
Sulla possibilità di procedere allo spostamento delle carceri di Marassi
interviene anche il Governo, attraverso il Provveditore alle Aree Pubbliche
di Liguria e Lombardia, Francesco Errichiello109, che segnala: ‚«Con una
semplice variante al piano regolatore il Comune di Genova» - spiega il
Provveditore - «può cambiare la destinazione d’uso del vecchio carcere,
autorizzando l’insediamento di una grande area commerciale. A quel punto
potremmo facilmente vendere Marassi e, con il ricavato, costruire il nuovo
penitenziario»‚.
Si tratta di forme alternative di finanziamento delle opere pubbliche che si
stanno diffondendo in Italia e che, quindi, andrebbero esplorate. Inutile
rilevare che se si verificasse la fattibilità di una tale operazione (ed il
momento, con il PUC in fase di ridefinizione, potrebbe essere quello
corretto), verosimilmente potrebbe essere più facile attrarre capitali privati
anche su un’ipotesi di ristrutturazione dello Stadio ‚Luigi Ferraris‛.
66
I mesi di ottobre e novembre del 2009 sono fra i più intensi dell’ultimo
decennio di dibattiti sullo stadio di Genova. Nell’arco di questo periodo,
infatti, osserveremo il (temporaneo?) tramonto dell’opzione di Sestri, la
presentazione del progetto del Comune sull’area ex Colisa e la
presentazione del progetto di ristrutturazione dello Stadio ‚Luigi Ferraris‛
da parte della Fondazione Genoa 1893.
ENAC ESPRIME IL PROPRIO PARERE NEGATIVO
Il 6 ottobre 2009 che la notizia della bocciatura del progetto diventerà
ufficiale: ENAC esprime un ‚netto e definitivo parere negativo‚ perché al
termine di un supplemento istruttorio‛non sono state superate le gravi criticità
già emerse ancora in fase di progetto preliminare e, pertanto, si è consolidato, sia
pure con rincrescimento, il definitivo parere negativo‚110. Nonostante
l’intervento in extremis del Ministro per le Infrastrutture Altiero Matteoli,
non è stato possibile identificare delle argomentazioni che consentissero a
ENAC di rivedere il proprio parere negativo, che si dice addirittura rimasto
invariato e pronto dai primi di settembre.
Le reazioni all’ufficializzazione della notizia non tardano.
Il Sindaco Marta Vincenzi sottolinea che la bocciatura dell’area di Sestri
non implica, di per sé stessa, la rinuncia da parte della Città di Genova alla
candidatura per gli Europei. ‚Ora parte un’altra storia (<). Noi vogliamo
esserci ai prossimi Europei. Vogliamo essere fra le nove città che ospiteranno
l’evento. Che ha un peso notevole. In termini di immagine, ma soprattutto, in
termini di lavoro e d’indotto. (<) È un appuntamento che Genova non può
permettersi di perdere. Farò di tutto perché non accada‚111.
Il promotore originario del progetto, Riccardo Garrone, incassa la
bocciatura del progetto (peraltro già nota) e rilancia, informando che, nel
corso della settimana, saranno presentate ad ENAC una serie di
controdeduzioni atte a dimostrare che la compatibilità fra aeroporto e
progetto in realtà esiste. Mette però in guardia i tifosi segnalando loro ‛che
nel giro di due anni lo stadio non avrà più la licenza Uefa. Entro febbraio Genova
deve presentare il dossier per presentarsi agli Europei 2016: chi è contrario si
assume gravissime responsabilità nei confronti della città e per il futuro delle sue
squadre‚112: sono quelle che definisce le ‛forze del male‚.
67
Sul tema probabilmente più controverso, e cioè l’utilizzo di aree demaniali
(quindi pubbliche) destinate allo sviluppo aeroportuale per un
investimento privato, inizia a declinare la sua strategia di difesa 113: ‚Questi
signori si dimenticano che lo stadio, sebbene sia un'opera privata, costituisce una
realizzazione di grandissimo interesse pubblico‚. Garrone non discute
l’importanza dell'aeroporto, ma osserva che ‚prima di pensare a progetti di
espansione dell'aeroporto occorre convogliare sul Colombo traffico e passeggeri‚.
I punti centrali del ragionamento sono due: (i) evitare uno ‚ scontro‛ fra
interesse pubblico ed interesse privato, cercando di qualificare attraverso lo
stadio anche il centro commerciale (prevalente, in termini di investimento)
come iniziativa di ‚grandissimo interesse pubblico‚ per le ricadute
economiche ed infrastrutturali che promette di portare, attivando così le
procedure previste per tali tipi di iniziative; (ii) perseguire nell’evidenziare
che in un caso si è in presenza di un progetto ‛certo‛ (con finanziatori ed
un tempo di esecuzione determinato ed a breve termine) mentre per
l’aeroporto si parla di qualcosa di molto più aleatorio.
Il 7 ottobre sul sito dell’emittente Primocanale, Mario Paternostro pubblica
un editoriale dal titolo inequivocabile: ‚Stadio, le ragioni di Garrone‚, che
riportiamo: ‚Il presidente della Sampdoria, Duccio Garrone ha ragione. Senza un
nuovo stadio, moderno, sicuro, accessibile, che non condiziona la vita di un
quartiere, la città (e non solo le società di calcio) è destinata a perdere colpi. Un
nuovo stadio non è un lusso, ma un’esigenza per creare nuova ricchezza. Un
nuovo stadio è come una nuova azienda. E non c’è tempo da perdere: ora Samp e
Genoa brillano sportivamente, ora è possibile conquistare un posto per esserci agli
Europei del 2016 e questo vuol dire entrare in un giro internazionale che
porterebbe immagine, grande visibilità e, probabilmente, parecchi finanziamenti.
Una scelta va fatta subito. L’idea dell’area adiacente all’aeroporto sembrerebbe
effettivamente la più sensata: nel grande affresco che Renzo Piano ha predisposto
sulla Genova futura è così. Enac boccia questa soluzione perché, sostiene,
impedirebbe la crescita del Cristoforo Colombo. Per la verità, fino a oggi, la crescita
dell’aeroporto è una chimera. Quindi sarebbe bene che fossero fatte fino in fondo le
verifiche per capire se il progetto di Garrone è praticabile. Altre aree? Difficile
trovarne nella cintura genovese che è già sufficientemente costipata. Ma se davvero
ci sono, queste ipotetiche localizzazioni siano rese note senza perdere tempo‚.
È la sintesi di tutti i ragionamenti fino ad oggi rappresentati ai cittadini
genovesi: (i) l’elogio del ‚nuovo‚, cui fa da contraltare il ‚Luigi Ferraris‛,
68
che condiziona la vita di un quartiere; (ii) lo stadio come necessità
inderogabile per le squadre; (iii) l’occasione di Euro 2016; (iv) la
responsabilità di ENAC nel bocciare l’ipotesi. Senza però mettere in
evidenza anche gli altri aspetti: (i) i condizionamenti che lo stadio di Sestri
porterebbe sull’area; (ii) le modalità attraverso le quali uno stadio che non
sia di proprietà delle squadre possa portare un beneficio alle stesse; (iii) la
validità delle valutazioni di merito di ENAC sul progetto.
LA FEDERCALCIO A GENOVA PER VALUTARE LA CANDIDATURA A EURO 2016
In quegli stessi giorni Genova ospita una delegazione della Federcalcio
incaricata di verificare le condizioni per l’inserimento della Città all’interno
del novero iniziale di quelle che possano ospitare Euro 2016 nell’ambito
della candidatura dell’Italia. Il Sindaco Marta Vincenzi, a margine
dell’incontro, conferma che i tempi sono stretti: ‚abbiamo 10 giorni per
presentare il nostro progetto. Ma ci vogliamo provare. Qui non è un discorso di
destra o sinistra, di governo o opposizione, di Genoa o Sampdoria: il nuovo stadio
sarà un bene importante di tutta la città, e prescinde dalla giunta che potrebbe
governare Genova quando l´impianto sarà ultimato. Per questo chiamiamo tutti a
raccolta, solo uniti possiamo farcela‚114. Per chiarire ulteriormente la necessità
di coesione di tutti gli attori in campo, riprende anche Riccardo Garrone,
che dopo la bocciatura di Sestri aveva provocatoriamente rilanciato Calata
Sanità: ‚Garrone la deve un po´ smettere. (<) Di una cosa sono sicura: lo stadio
non può essere costruito sulle aree produttive. O lui (<) viene dietro a ciò che la
città propone - sperando che nessuno si metta di traverso, perché questa è una città
di Guelfi e Ghibellini e c´è sempre un settantenne che litiga con un altro
settantenne - o tutto diventa maledettamente complicato‚115.
Il project manager incaricato dalla Federcalcio, Michele Uva, sottolinea
l’urgenza di definire la verifica della rispondenza del sistema-Città ai
requisiti previsti dalla UEFA entro una decina di giorni. Poi ci sarà tempo
fino alla prima decade di gennaio per perfezionare il dossier definitivo. Per
quella data, però, oltre al progetto occorrerà anche avere la garanzia della
copertura finanziaria dell’investimento. Intervistato con riferimento allo
Stadio ‚Luigi Ferraris‛ Uva conferma che ‚I criteri ci rendono impossibile
inserirlo nel dossier (<). Non è questione di location, ma di strutture‚116. Questo
‛Luigi Ferraris‛, che pure ora scopriamo essere a norma (‚Il Ferraris è a
norma per gli standard italiani‛)117 non potrà mai essere, senza interventi di
69
ristrutturazione, uno stadio che ospita un incontro di calcio dei campionati
Europei.
Non è chiaro fino a che punto il problema sia limitato agli standard per i
Campionati Europei o possa, invece, colpire anche le competizioni UEFA
cui le due squadre cittadine possono ambire per il futuro (Champions
League, Europa League): leggendo i resoconti di due differenti interviste
fatte ad Uva, si hanno infatti notizie divergenti: secondo il virgolettato
riportato da Giuliano Gnecco sul Secolo XIX: ‚È un problema solo per gli
Europei, non per altro‛118. Mentre Renzo Parodi, sempre sul Secolo XIX,
rende la lettura della risposta quasi una bocciatura esplicita: ‚Il Ferraris così
com'è non ha assolutamente i requisiti per ospitare gare degli Europei. E gli
standard per le gare internazionali dei club? Non si discostano molto dalle richieste
dell'Uefa per gli Europei‛119.
Rimane da capire quale fosse l’opinione sul tema del dott. Uva. Per
Riccardo Garrone, ad esempio, la risposta è chiara ‛se non verrà realizzato un
nuovo stadio, Sampdoria e Genoa dovranno giocare in Europa lontano da Genova,
poiché l'Uefa ha ribadito l'inagibilità del Ferraris‚120.
D’altro canto, il dibattito sulla possibilità di ristrutturare il ‚Luigi Ferraris‛
s'infrange sempre sul presupposto, ritenuto assolutamente insuperabile,
che per ottenere una riqualificazione occorra prioritariamente trovare una
nuova ubicazione per le carceri cittadine. Argomento che appassiona
periodicamente il dibattito politico cittadino, senza aver però aver mai
condotto ad una soluzione condivisa.
PER FAVORIRE IL PROGETTO COLISA, APERTURA ANCHE A DUE STADI
CITTADINI
Il 13 ottobre 2009, con una conferenza stampa a Palazzo Tursi, è presentato
il progetto dello stadio elaborato dal Comune di Genova tramite la
partecipata Sviluppo Genova Spa121 e Urban Lab. L’ubicazione è nota da
qualche settimana ed è a Campi, nella zona dell’ex Colisa. Lo stadio, che
avrebbe una capienza di 35.000 posti, prevede la realizzazione anche di un
Villaggio dell´Ospitalità per Euro 2016, esteso su una superficie di 10 mila
metri quadrati, che al termine della manifestazione lascerà il posto ad una
galleria commerciale.
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Accanto all’impianto sportivo vero e proprio verrà posizionato il
Gasometro rievocativo che, forte di un’estensione di quindici piani,
ospiterà il Museo dello Sport, il Museo di Arte Contemporanea, negozi
dedicati al merchandising delle squadre, ma anche un’area destinata alla
ricettività (albergo, centro benessere, centro congressi). Per quanto riguarda
la logistica, il piano prevede anche un parcheggio in grado di ospitare 100
pullman e 2.000 automobili, un tunnel autostradale per garantire un
accesso diretto al casello di Cornigliano e, tramite il terzo binario della
ferrovia della zona del Campasso, un collegamento con Brin.
L’investimento previsto, che dovrà essere interamente a carico dei privati, è
di circa 190 milioni di Euro (a seguito di approfondimenti, la cifra salirà poi
fino a 280 milioni di Euro).
L’interesse del Sindaco Marta Vincenzi è chiaro: mettere la Città in
condizioni di essere inclusa nell’ambito delle nove città che ospiteranno i
Campionati Europei di calcio. L’importanza dell’obiettivo è talmente (e
comprensibilmente) forte che, contrariamente a quanto sostenuto nel corso
degli ultimi mesi il Sindaco è anche disponibile a rinunciare a una di quelle
che lei stessa aveva indicato come pregiudiziali della lettera di intenti di
luglio 2009: ‚Se Genoa e Sampdoria non si troveranno d'accordo sul nuovo stadio
alla Colisa, potranno esistere anche due stadi‚ 122.
Le reazioni alla presentazione sono inizialmente positive da parte della
Sampdoria, che per bocca del Presidente Garrone dice: ‚Se, come sembra,
quelle aree sono disponibili a un certo prezzo (<) e con la disponibilità delle
infrastrutture, le nostre verifiche dovrebbero portare a un parere positivo, anche se
i tempi sono molto stretti e resta da verificare la fattibilità economica del
progetto‚123. Garrone conferma che il problema più grosso, aldilà della
verifica sui costi, sembra essere nella scarsa metratura ad uso commerciale,
che è solo un terzo di quella prevista nel progetto di Sestri. E, aggiunge, ‚se
valuteremo accettabili i margini di rischio, proporremo comunque che la Samp
porti avanti il progetto‚124.
Più fredda la reazione del Genoa, sia nelle parole dell’Amministratore
delegato Zarbano125 (‚Valuteremo questo nuovo progetto che c'è stato presentato
questa mattina e vedremo quali dati saranno forniti. Ma nelle prossime settimane
cercheremo di capire per quale ragione, con la stessa cifra necessaria per il nuovo
stadio, non si possa riconvertire il Luigi Ferraris‚), sia del Presidente Preziosi126
(‚Dovrò valutare attentamente il progetto, ma la nostra volontà nel pieno rispetto
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del pensiero dei tifosi è quella di rimanere al Ferraris (<). Credo che, con uno
spostamento delle carceri e con un investimento adeguato, siano possibili
miglioramenti sull'attuale stadio. (<) La nostra scelta è indipendente da quello che
sarà l'indirizzo che prenderà la Sampdoria‛).
NUOVI I PROBLEMI PER IL ‚LUIGI FERRARIS‛ : SPAZI E RISCHIO ESONDAZIONE
Il 15 ottobre, con un'intervista sul Secolo XIX127, l’Ing. Tizzoni (Vice
Direttore Sviluppo Urbanistico ed Economico del Comune di Genova)
introduce quello che appare come il nuovo vero problema dello Stadio
‚Luigi Ferraris‛, che condiziona la possibilità di procedere ad una
ristrutturazione oppure ad un ampliamento dell’impianto: il rischio di
esondazione del Bisagno.
Nel Piano di Bacino della Provincia di Genova l’area sulla quale insiste il
‚Luigi Ferraris‛ è classificata all’interno della cosiddetta fascia ‛B ‚, che
presenta un rischio di esondazione con una frequenza compresa tra i 50 e i
200 anni. Nello specifico, l’area dove ha sede lo stadio presenta un rischio
di esondazione duecentennale. Questo comporta varie limitazioni, ed è
escluso estendere ulteriormente l’attuale copertura.
Sembra una bocciatura implicita della possibilità di una ristrutturazione
dell’impianto che consenta il rispetto della normativa UEFA per gli
Europei, visto che si ragiona ancora sul presupposto che sia indispensabile
dotare il nuovo impianto di nuovi spazi e coperture sul Bisagno.
In realtà, una soluzione potrebbe essere rappresentata dalla realizzazione
del canale scolmatore del Bisagno, ma secondo l’Ing. Tizzoni ‛sarebbe
certamente utile per far rientrare il Bisagno nei parametri di sicurezza fissati dalla
legge. Una volta raggiunto l'obiettivo, grazie alla nuova opera idraulica, però,
nuove coperture sarebbero comunque vietate‚128.
Per una porta che, apparentemente, si chiude, si apre però una finestra: sul
Secolo XIX del 15 ottobre, Giuliano Gnecco129 fornisce una prima
chiarificazione sull’aderenza dello Stadio ‛Luigi Ferraris‛ alle normative
internazionali. Dopo un periodo di incertezze, viene finalmente spiegato
ai lettori che non è corretto parlare genericamente di norme UEFA.
Esistono, infatti, due livelli da considerare:
 la Licenza UEFA, che è quella concessa dalla Federcalcio (secondo i
72
parametri UEFA) sulla base della quale si verifica se un impianto può
ospitare o meno competizioni internazionali per club (Champions
League ed Europa League); per questa lo stadio non presenta problemi
insormontabili:
le
problematiche
più
evidenti
afferiscono
all’adeguamento delle sedute e dei servizi igienici, risolte le quali non ci
sarebbe neanche più bisogno di chiedere deroghe per giocare. In questo
momento, seppure con deroghe (che sono richieste da circa l’80% degli
stadi europei), il ‚Luigi Ferraris‛ è infatti classificato di Categoria 3130,
quindi può ospitare le fasi finali di Europa League e Champions
League;
 i requisiti per ospitare i Campionati Europei, che sono più corposi e
stringenti; per questi sembra più difficile che il ‚Luigi Ferraris‛ possa
essere messo a norma.
Sul tema Gnecco riporta anche un'intervista al Prof. Andrea D’Angelo,
reggente della Fondazione Genoa 1893, che sta lavorando sul progetto di
ristrutturazione dello Stadio e ritiene di riuscire a produrre un documento
con il quale si evidenzi la possibilità che anche il ‚Luigi Ferraris‛ rispetti i
requisiti per Euro 2016, potendo così consentire la candidatura di Genova.
Il Prof. D’Angelo anticipa anche un’altra notizia dirompente (per quelle che
erano le convinzioni diffuse fino a quel momento): lo studio di fattibilità
della Fondazione Genoa 1893 è basato su una ristrutturazione che
prescinde dallo spostamento delle carceri. Nel caso questo fosse fattibile,
sarà un atout in più del progetto, ma è possibile ottenere l’obiettivo
prefissato (la messa a norma dell’impianto) senza dipendere da questo
fattore esterno, i cui tempi non sono controllabili.
Appena in tempo: il giorno dopo si scopre che nel nuovo ‛Piano delle
Carceri‛ messo a punto dal Ministero della Giustizia è sparito ogni
riferimento relativo al trasferimento di Marassi, che quindi si presuppone
permanga nell’attuale sede131. Si parla, invece, di una nuova struttura,
addizionale, una sorta di ‚carcere leggero‛ da circa quattrocento posti.
Resta ancora da capire se le iniziative annunciate a giugno 2009 da parte
delle Istituzioni locali (in particolare, la Regione), siano state poi
concretamente portate avanti o siano rimasti delle semplici buone
intenzioni.
73
Il 16 ottobre un’intervista al Presidente Preziosi fa tramontare
definitivamente l’ipotesi che anche il Genoa possa partecipare all’iniziativa
della Colisa132 e chiarisce la posizione della Società sul tema dello Stadio.
L’intervista inizia ricordando la sollecitazione del Sindaco Marta Vincenzi
che, lamentandosi dell’assenza di Preziosi alla presentazione del progetto
Colisa (nonostante anche lui avesse apposto la firma sulla Lettera di Intenti
di luglio 2009), gli chiede di prendere una posizione definitiva
sull’argomento. Se il Genoa non è più interessato al nuovo impianto, dice il
Sindaco, si faccia avanti per l’acquisto e la gestione del ‚Luigi Ferraris‛,
perché il Comune non è più disponibile a sostenerne gli oneri di gestione133.
La risposta di Preziosi è articolata. Precisa che lui non è ‚venuto a Genova
per comprare degli stadi o per fare dell’altro‚ e men che mai è interessato ad un
investimento finalizzato agli Europei di calcio: ‚Io non faccio uno stadio per
gli Europei, ma perché deve essere funzionale alle esigenze delle due società di
Genova. E questo per noi vuol dire avere uno stadio a norma, nelle condizioni per
giocare le partite internazionali‚. Ricorda anche che la Lettera di Intenti era
legata al progetto di Sestri, e che quindi non è automaticamente applicabile
alla Colisa. Infine sostiene con forza che non è corretto imputare alla
squadre di calcio alcun obbligo sull’impianto: ‚Qui si fa confusione su chi ha
il dovere di fare le cose. Lo stadio non l’ha creato una società, e comunque lo stadio
è dell’amministrazione. Quindi è l’amministrazione che si deve fare carico di capire
se quella è un’area che si deve mantenere, e se in futuro si possono portare via le
carceri, magari in quella zona dove il sindaco vorrebbe un nuovo stadio. Questa
sarebbe una soluzione intelligente, secondo me. A quel punto potremmo attrezzare
lo stadio esistente per avere un impianto in linea con quelle che sono le richieste
dell’Uefa. E non credo che per fare questo si debbano spendere 190 milioni.
Sicuramente, in ogni caso, non li spenderanno né il Genoa né la Sampdoria. Li
dovrà spendere l’amministrazione‚.
Il 17 ottobre Foruminvest Italia, per voce del suo Amministratore delegato
Marco Mutti, annuncia il ritiro da Forum Liguria Srl, società promotrice
del progetto di Sestri134. Se la società non sarà messa in liquidazione, nella
compagine sociale rimarrà la sola holding della famiglia Garrone che,
ricorda Mutti‛ha grandi capacità. Può fare come preferisce. Ed è tranquillamente
in grado di sostenere l’operazione. Anche senza di noi‚. Lo spostamento
dell’area di progetto da Sestri alla Colisa e la riduzione delle aree
74
commerciali non rende infatti più praticabile l’iniziativa (‚Non m’interessa
fare un centro commerciale inerpicato su una collina. Anche ammesso di avere lo
stesso spazio di Sestri e che qui non c’è affatto‚). Qualche giorno più tardi,
peraltro, quando ancora è in corso la valutazione del progetto Colisa da
parte degli esperti incaricati da Riccardo Garrone, lo stesso Mutti apparirà
più accondiscendente: a seguito di un incontro con Paolo Arlandini
(Consigliere delegato di San Quirico Spa e Presidente di Forum Liguria Srl)
ha accettato di pazientare prima di prendere la decisione definitiva in
merito alla permanenza di Foruminvest Italia nel progetto135:
effettivamente, ad ottobre 2010 risultava ancora presente nell’azionariato di
Forum Liguria Srl.
La sera del 17 ottobre la tifoseria Genoana organizza una manifestazione al
Porto Antico contro le ipotesi di abbandono del ‚Luigi Ferraris‛. Nel
pomeriggio il Sindaco aveva emesso un comunicato (‚Cari genoani, parliamo
del futuro dello Stadio‚) cercando di spiegare le linee guida
dell’Amministrazione comunale nell’affrontare il problema dello stadio di
Genova.
A fronte dei continui oneri di manutenzione dello Stadio ‚Luigi Ferraris‛ e
dell’accertata impossibilità (testimoniata dai consulenti FIGC) di utilizzarlo
per i Campionati Europei di calcio, l’Amministrazione ritiene che la
possibilità di inserire Genova nel novero delle città incluse nel dossier di
candidatura dell’Italia sia un’occasione da non perdere, per le evidenti
ricadute che tale fatto avrebbe sulla Città e sulla sua economia. Per questo
motivo, dopo aver verificato l’impossibilità di realizzare il progetto di
Sestri, il Comune si è attivato per fornire alle due squadre di calcio
un’opportunità, rappresentata dalla Colisa, in modo da rendere disponibile
un’alternativa praticabile per soddisfare l’esigenza espressa di avere un
nuovo stadio e la possibilità che lo stesso presentasse tutti i requisiti
richiesti dall’UEFA per ospitare i Campionati Europei. Il Sindaco osserva
che ‚alla fine del percorso ci si potrebbe trovare di fronte a soluzioni diverse: un
solo nuovo stadio per il calcio a Genova gestito dalle due società; due stadi, quello
nuovo di proprietà della Sampdoria e quello vecchio ‛casa‚ del Genoa che dovrebbe
assumersi la responsabilità di poterlo rendere adeguato alle norme Uefa. In ogni
caso l’onere economico dovrà essere assunto dai soggetti promotori e lo stadio
Ferraris dovrà essere mantenuto alle sue originali finalità sportive evitando
speculazioni edilizie nel quartiere di Marassi‚. La lettera si chiude con la
75
proposta alla Città: ‚esploriamo tutte le possibilità di un reale miglioramento
dell’attuale situazione, partendo dal presupposto che qualunque sia la soluzione
finale occorrerà occuparsi di Marassi per almeno ancora 4 anni e nel frattempo il
tempo e la ricerca di gloria sportiva non si fermano. Credo si possano aprire piani
di azione paralleli: da un lato acquisire le proposte delle due società, per mettere
Genova in condizioni di poter competere a livello europeo, a fronte delle norme
Uefa in evoluzione; dall’altro individuare le modalità che consentano nel frattempo
di adeguare il Ferraris alle norme vigenti‚.
Il 22 ottobre, a solo una settimana dalla scadenza imposta dal Comune per
dare una risposta alla Federcalcio, il Presidente Garrone interviene
nuovamente nel dibattito136, rilevando che esistono molti soggetti che
stanno partecipando alla discussione con ‚interventi e prese di posizione
assolutamente fuori luogo. Pareri inopportuni e infelici provenienti in taluni casi
anche da figure di grande spessore che rivestono ruoli istituzionali e/o
professionali‚: tutto questo anziché accettare l’invito del Sindaco ad
approfondire l’ipotesi della Colisa, dimostrando di non comprendere
l’importanza ‛di un progetto che potrebbe garantire grande visibilità alla nostra
città nel medio termine e la vita futura del nostro football a lungo termine. Al
contrario, l'ennesima occasione persa potrebbe comportare quasi certamente il
rischio di dover emigrare in caso di partecipazione alle competizioni europee dei
prossimi anni, oltre alla ridotta competitività delle due società genovesi rispetto
alla concorrenza che realizzerà nuovi stadi, oppure sarà in grado di ristrutturare
quelli esistenti per ottenere la licenza Uefa. Tale mai augurabile evento potrebbe
portare in pochissimi anni le nostre società di calcio, e parlo solo di Sampdoria, ad
una crisi irreversibile‛.
Nei giorni immediatamente successivi, a parte un incontro fra il Sindaco e
il Presidente Preziosi (sugli esiti del quale escono le versioni più disparate:
da una presunta disponibilità del Genoa verso la Colisa 137 per arrivare, con
sfumature diverse, ad un presunto invito del Genoa al Comune a
soprassedere al progetto138!), Genova riceve una nuova visita dei consulenti
incaricati dalla Federcalcio. Nell’attesa che le verifiche sulla fattibilità
economica del progetto proposto dal Comune diano gli auspicati riscontri
positivi, si cerca comunque di capire se lo Stadio ‛Luigi Ferraris‛ abbia
qualche speranza di essere ristrutturato per consentire al Comune di
Genova di proporlo alla Federcalcio nell’ambito del costituendo dossier di
candidatura agli Europei.
76
I riscontri ricevuti dalla ICON Venue Group, società incaricata dalla FIGC
per le verifiche degli impianti, sono però negativi: forse solo l’eliminazione
delle coperture e la costruzione di un terzo anello consentirebbero di
rendere l’impianto coerente con le specifiche previste dall’UEFA139.
Rimarrebbe comunque il problema degli spazi interni (area ospitalità, area
VIP) ed esterni, sia per le vie di accesso, sia per le aree a servizio dello
stadio (fra le quali OB Van Area140, parcheggi). La sintesi della relazione
finale di ICON Venue non lascia dubbi: ‚(<) emerge chiaramente che lo stadio
Luigi Ferraris e gli spazi esterni di pertinenza non sono conformi ai requisiti
previsti dalla UEFA per la candidatura a EURO 2016‚.
Vi è da dire, peraltro, che ICON Venue ha compiuto la propria valutazione
il 27 ottobre 2009, sulla base dello stato dell’arte dell’impianto; non ha
potuto quindi emettere un giudizio su un’ipotesi di ristrutturazione dello
stesso, non esistendo e non essendo stato fornito alcun progetto in questo
senso. In questa condizione (con lo stadio nella sua veste attuale e nessun
progetto di riqualificazione) la bocciatura era scontata, anche senza dover
attendere una commissione tecnica inviata dalla FIGC. Forse sarebbe stato
più opportuno evitare il sopralluogo, a meno di non volerne approfittare
per far notare le varie carenze strutturali.
Il 4 novembre, a seguito di un incontro fra il Sindaco Marta Vincenzi e
Riccardo Garrone in merito alla fattibilità del progetto Colisa, viene emesso
un comunicato congiunto nel quale si spiega che, oltre all’analisi del
progetto così come originariamente presentato (che, aldilà dei costi elevati
ha il limite di una metratura commerciale di 10.000 metri quadrati), in linea
con lo spirito del Progetto di legge sul finanziamento degli stadi già
approvato dal Senato, si sta valutando la possibilità di assegnare al
soggetto che si incaricherà della costruzione dell’impianto anche la
disponibilità di ulteriori 100.000 metri quadrati, in un’area limitrofa,
destinati però ad attività produttive. Questo consentirebbe, secondo quanto
spiega il Sindaco, di permettere un supporto economico e finanziario
all’investimento della Colisa attraverso lo sviluppo di un’area ‛già destinata
a quello scopo nella programmazione urbanistica della città e [che] non richiede
varianti. L'apertura dovrebbe risultare gradita alla città, perché risponde ad una
esigenza avvertita dal mondo imprenditoriale e nello stesso tempo, escludendo la
costruzione di un centro commerciale, evita di accendere tensioni nel delicato
tessuto commerciale‛141.
77
LA FONDAZIONE GENOA 1893 PRESENTA IL ‚LUIGI FERRARIS‛ A NORMA
Il 12 novembre 2009, presso la sede del Museo della Storia del Genoa, la
Fondazione Genoa 1893 presenta ufficialmente il progetto di
ristrutturazione dello Stadio ‚Luigi Ferraris‛. Come anticipato dal Prof.
D’Angelo, reggente della Fondazione, il progetto prescinde dallo
spostamento delle carceri ed è in grado di rendere l’impianto a norma
UEFA e compatibile con i requisiti di Euro 2016, con un investimento di 50
milioni di Euro.
Il comunicato emanato in occasione della presentazione spiega che tutto ciò
viene ottenuto attraverso la ‛realizzazione di una nuova struttura piastra
sopraelevata per gli accessi, dotata di un parco di 18 mila metri quadrati; 39 mila
metri quadrati di parcheggi complessivi nel raggio di 300 metri dallo Stadio e due
nuove torri rettangolari in vetro, materiali innovativi, ai lati della facciata
principale fatta avanzare per generare nuovi spazi di accoglienza e di passaggio.
Con queste soluzioni (<) la capienza dello stadio passerebbe dai nominali 36.569
posti attuali ai 32.960 effettivi del nuovo progetto - soddisfacendo ampliamente la
normativa UEFA che ne fissa il limite minimo di 30 mila - sostanzialmente dovuto
alla messa a norma delle gradinate Nord e Sud e del lato Distinti, nonché con la
creazione di spazi più confortevoli in termini di tribuna stampa e autorità‚.
Lo studio, coordinato dalla Fondazione Genoa 1893, ha avuto come project
manager l’Arch. Roberto Burlando (Studio Burlando Architettura) ed ha
visto la collaborazione dell’Ing. Attilio Bricchetto (già project manager del
Ferraris nel 1989). Il piano economico-finanziario è stato invece redatto
dall’autore di questo libro.
La Fondazione Genoa 1893, che si è fatta carico di coordinare tutta l’attività,
non aveva l’obiettivo di porsi come sponsor dell’iniziativa, quanto quello
di ‚far capire che attorno al Ferraris esiste un pregiudizio non dimostrato, mentre
invece si può intervenire sullo stadio attuale rispondendo sia alle regole di uno
stadio moderno che alle regole di economicità‚142.
Il ragionamento sullo stadio, in Città, può essere ora condotto su un piano
diverso: ora esiste una possibilità di scelta: ristrutturare il ‚Luigi
Ferraris‛ o costruire un nuovo impianto; prima, invece, sembrava ci si
trovasse di fronte ad una soluzione obbligata: non essendo apparentemente
78
recuperabile il ‚Luigi Ferraris‛ bisognava decidere dove fare lo stadio
nuovo.
Tralasciando i commenti positivi, le problematiche che emergono nei giorni
immediatamente successivi alla presentazione vertono su aspetti tecnici e
finanziari del progetto:
 ci si chiede se la costruzione della piastra sopraelevata sia compatibile
con le restrizioni previste dal Piano di Bacino; il problema verte anche
sul soggetto cui competerebbero eventuali opere di adeguamento e che
farebbero salire il costo complessivo dell’intervento;
 il Comune vuole ‛liberarsi‛ dell’impianto, ma sembra disponibile solo
ad una vendita;
 gli spazi commerciali sono limitati a 9 mila metri quadrati e sembrano
insufficienti per garantire un ritorno economico dell’investimento
soddisfacente per eventuali investitori;
I Presidenti delle due squadre di calcio non si pronunciano esplicitamente
sul progetto. In ogni caso sono in sintonia almeno sul ritenere che non si
dovrebbe prevedere alcun esborso per l’impianto (mentre il Sindaco
Vincenzi vorrebbe ottenere almeno 25 milioni di Euro) e che le opere
accessorie di messa in sicurezza del Bisagno e viabilità accessoria siano a
carico delle Istituzioni e non di chi investe sul progetto dello stadio.
Urban Lab scrive alla Fondazione Genoa 1893 informando che, per
prendere in esame il progetto presentato, è necessario che la Fondazione
stessa ottenga dall’Autorità di Bacino la conferma che il progetto della
piastra sopraelevata sia compatibile con il Piano di Bacino del Bisagno. La
Fondazione rimane sorpresa che la richiesta le venga indirizzata, (‚Abbiamo
fatto tutte le verifiche del caso. Non pensavamo spettassero a noi anche quelle
ufficiali, ma non sarà certo un problema‛143), ma procede di conseguenza,
ottenendo dei riscontri positivi (informali, perché non essendo proprietaria
dell’impianto non ha titolo per chiederli ufficialmente).
Contemporaneamente, il progetto della Colisa sembra destinato ad essere
accantonato anche da Riccardo Garrone. Nonostante non vi sia una risposta
ufficiale (che arriverà solo nel marzo 2010), dalla stampa iniziano a filtrare
79
alcune delle problematiche che sono state riscontrare in sede di verifica del
progetto. Due, in particolare, sembrano affossare definitivamente l’idea 144:
 il progetto avrebbe un costo decisamente più elevato di quello previsto
e cioè 280 milioni di Euro contro i 190 milioni inizialmente ipotizzati,
essenzialmente dovuti alla necessità di sottoporre l’area ad operazioni
di bonifica ben più incisive di quella già programmata e per l’onerosità
delle infrastrutture di collegamento da realizzare;
 i tempi di deflusso dallo stadio non sarebbero ragionevoli. Se, ad
esempio, il ‚Luigi Ferraris‛ ha un tempo medio di deflusso del pubblico
di circa venti minuti, l’impianto della Colisa consente solo nove mila
persone all’ora e, quindi, l’ultimo degli spettatori impiegherebbe
potenzialmente tre ore dalla fine dell’evento.
E, in fondo, Riccardo Garrone non ha ancora accettato l’idea di dover
rinunciare al progetto di Sestri: ‚Hanno affermato cose che fanno morire dal
ridere e continuo a non vedere la lettera che hanno consegnato al sindaco. L´ho
chiesta più volte, ora lo farò formalmente, perché noi abbiamo speso un mucchio di
soldi per progetto e studio di fattibilità e non sappiamo ancora cosa di negativo ha
trovato l´Enac. Siamo pronti ad appoggiare qualsiasi ipotesi che abbia una sua
validità, ma deve avere almeno gli stessi requisiti dell´aeroporto. La Colisa poteva
essere interessante, ma mi pare una soluzione molto costosa, il progetto aeroporto
continua ad essere il migliore. Chi si è permesso di dire di no, deve spiegare perché,
assumersi le proprie responsabilità, dato che un anno fa era favorevole. Sia chiaro
che la mia non è una polemica con il sindaco, lei ha chiesto un parere in via
preliminare, ma con chi ha dato questo responso, senza capire che gli stadi sono
interesse comune, opere di pubblica utilità‚145.
Le affermazioni sono molto forti. Continua a rimanere, però, un dubbio
sull’identità del soggetto ‛che un anno fa era favorevole‛ e che invece oggi ‛si
è permesso di dire di no‛ : dovrebbe trattarsi di ENAC. Che però, già a luglio
del 2007 aveva già mandato un circostanziato parere negativo sul progetto,
comunicato anche di persona a Mario Giacomazzi, anticipando le posizioni
ribadite nell'ottobre del 2009146. Ma allora, se il soggetto che in passato era
favorevole non è ENAC, di chi si tratta?
80
GENOVA RINUNCIA A CANDIDARSI PER EURO 2016
Il 19 novembre il Sindaco, che ancora non ha ricevuto una risposta ufficiale
dalle due società sul progetto della Colisa e che, invece, deve una risposta
alla FIGC in merito all’inserimento di Genova nel dossier per la
candidatura agli Europei 2016, richiama i due Presidenti al rispetto degli
impegni: ‚Io voglio che Sampdoria e Genoa mi dicano, una volta per tutte, se
vogliono correre con noi l´avventura di uno stadio per Euro 2016‚147.
Il 20 novembre 2009 il Sindaco Marta Vincenzi annuncia ufficialmente che
Genova rinuncia agli Europei 2016. Il che non vuol dire che si accantoni il
tema dello stadio; ci sarà più tempo per analizzare le varie possibilità.
Riccardo Garrone, presente all’incontro, informa148 che i suoi legali stanno
studiando una possibilità di ricorso al TAR contro le motivazioni addotte
da ENAC per bocciare il progetto dello stadio di Sestri. Nel frattempo
spiega che, passata la necessità di rispettare la scadenza degli Europei, la
sua posizione definitiva sullo stadio sarà comunicata entro un anno. Ma
non esistono a suo avviso alternative: ‚senza uno stadio di proprietà la
Sampdoria, ma anche le altre società di calcio, non possono sopravvivere perché
sarebbero fuori gioco rispetto alla concorrenza. Io non aspetterò quel momento,
molto prima prenderò delle decisioni che non mi facciano essere presente al
momento della morte della società‚. La battaglia in difesa del progetto di Sestri
è quindi lungi dall’essere terminata. Aldilà della non ricevibilità di un
ricorso fatto da un privato contro un parere tecnico chiesto da un Ente
Pubblico a un altro Ente, Riccardo Garrone non ritiene che siano ancora
stati espletati tutti i tentativi.
Su ‛La Repubblica‛149 viene riportata la notizia di un presunto
interessamento del Gruppo ERG ad acquisire una parte delle quote di
Aeroporto di Genova Spa attualmente di proprietà dell’Autorità Portuale.
La notizia non ha inizialmente riscontri oggettivi, anche perché si è ancora
nelle fasi preliminari della nomina dell’advisor (che avverrà a marzo 2010),
ma la presenza nell’azionariato di Aeroporto di Genova Spa, che è l’attuale
concessionario delle aree sulle quali si vorrebbe far insediare il progetto di
Sestri (centro commerciale e stadio) potrebbe giustificare l’acquisto,
avvenuto nel luglio 2008 della società ‚Air Vallée Spa – Sérvices Aériens
du Val d’Aoste‛ (con base ad Aosta), da parte della Black Oils Spa, società
81
di proprietà della famiglia Costantino partecipata al 25% dalla ERG.
Air Vallée, è autorizzata a compiere manutenzioni sugli aeromobili in flotta
e su aeromobili di altre compagnie. Oltre all’attività di linea e charter,
gestisce una flotta di elicotteri normalmente utilizzati nell’ambito della
Protezione Civile (tramite la controllata Helops) ed è proprietaria al 51%
dell’ Aeroporto ‛Corrado Gex‚ di Aosta150. Ciò consentirebbe di dimostrare
quell’esperienza nella gestione dei servizi aeroportuali che,
verosimilmente, sarà inserita fra i requisiti fondamentali del bando di gara
della privatizzazione di Aeroporto di Genova Spa. Il patron di Air Vallée,
Michele Costantino, conferma l’interesse nel dicembre 2010: ‚Gestiamo tre
aeroporti e vogliamo sviluppare quest’attività per giungere almeno a cinque
aerostazioni tra le quali quella di Genova‛151.
La delicatezza del passaggio sta nella considerazione che il titolare della
concessione ENAC è la società Aeroporto di Genova Spa, che quindi è
l’unica eventualmente titolata all’invio di una richiesta all’Ente, in
conformità ad un nuovo piano industriale, che possa variare l’attuale
destinazione d’uso dei 90 mila metri quadrati interessati dal progetto del
centro commerciale e dello stadio. Cosa che potrebbe accadere, aldilà degli
apparentemente non superabili motivi ostativi di natura progettuale e di
sicurezza che hanno causato la bocciatura del piano da parte di ENAC, se
la gara per la privatizzazione dell’aeroporto fosse vinta dallo stesso
soggetto interessato all’investimento immobiliare.
GLI EVENTI DEGLI ULTIMI MESI: DICEMBRE 2009 – GIUGNO 2011
La decisione del Comune di non candidare la Città di Genova per
l’inserimento nella lista delle città destinate a ospitare i Campionati
Europei di calcio del 2016 ha fatto venire meno la necessità di addivenire
ad una soluzione immediata sullo stadio. L’argomento, seppur con un
livello di tensione maggiore, riprende sostanzialmente le dinamiche che
aveva avuto fino al mese di giugno 2009.
Per quanto riguarda il ‚Luigi Ferraris‛, il Comune ha cercato di proseguire
con le due squadre di calcio la negoziazione di una modalità di gestione
dell’impianto che sgravasse l’Amministrazione dalle spese di gestione e
manutenzione (a fronte di una riduzione dei canoni di affitto). Si torna
82
quindi a un tentativo di mutuare quanto impostato a Milano, per la
gestione del ‚Meazza‛.
Un primo esempio si è avuto in occasione delle rizollature straordinarie del
febbraio e dell’ottobre 2010, quando il costo dell’intervento è stato
suddiviso in parti uguali fra SportInGenova, Genoa e Sampdoria.
L’Assessore allo Sport Anzalone, in una dichiarazione di luglio 2010 ha
chiarito che, nonostante il contratto con le squadre scada nel giugno 2011,
sta già affrontando con loro l’argomento. Le strade seguite sono due: un
aumento del canone di locazione oppure una gestione diretta dello stadio
da parte di Genoa e Sampdoria a fronte ovviamente di una rivisitazione del
canone stesso. Nell’estate 2010 il Comune ha comunque provveduto a
dotare lo Stadio dei seggiolini a norma UNI nonché a fare delle altre opere
di miglioramento strutturale (spogliatoi, area stampa, biglietterie esterne),
verosimilmente per fare in modo che, se si troverà un accordo con le due
società, queste partano da una struttura migliore di quella del 2009.
Il 29 aprile 2011, l’Assessore Anzalone ha confermato che è in fase di
predisposizione il bando di gara per l’assegnazione della gestione del
‚Luigi Ferraris‛: ‚Il 30 giugno scade il contratto con le due società, Genoa e
Sampdoria, e noi stiamo lavorando da un lato alla preparazione del bando,
dall’altro a quella del rinnovo della convenzione con le società (<). Se infatti (<)
le società ci diranno che hanno dei problemi a proseguire con la gestione diretta
dello stadio, pubblicheremo il bando‚152. L’idea del Comune pare essere quella
di proporre alle società un canone di affitto decisamente più contenuto
dell’attuale (circa 200.000 Euro a squadra, contro 1,2 milioni pagati oggi)
ma con la responsabilità diretta di tutta la manutenzione ordinaria e
straordinaria dell’impianto, opere di adeguamento incluse.
SportInGenova Spa è stata posta in liquidazione volontaria a giugno 2010.
Tre dei cinque impianti che nel 2006 erano stati conferiti sono ritornati a far
parte del patrimonio diretto del Comune di Genova. Il ‚Luigi Ferraris‛ e
la‛Sciorba‛, invece, rimangono per ora ancora in capo a SportInGenova ma
dovrebbero rientrare anche questi nell’ambito del patrimonio del Comune
di Genova, probabilmente già nel corso del 2011153.
Il 30 dicembre 2010 la Giunta Comunale ha deciso il rientro nell’organico
comunale dei 54 dipendenti trasferiti nel 2006 a SportInGenova. Nel
frattempo non si è concluso l’iter per la dismissione dei tre immobili che
erano stati identificati quale fonte per reperire i 21 milioni di Euro giudicati
83
necessari per la copertura del debito della società154.
Il 3 gennaio 2011 l’Assessore Anzalone ha dichiarato che l’obiettivo ‛è
quello di completare la liquidazione di SportInGenova entro il mese di giugno. (<)
A primavera dovrebbero essere pronti i bandi per affidare in concessione gli
impianti, in modo da poter iniziare il nuovo corso dal prossimo 1 luglio‛155.
Il progetto della Colisa sembra definitivamente tramontato. Se ne è parlato
ancora nel mese di febbraio 2010, quando il Sindaco Vincenzi ha dato la
disponibilità di principio a identificare delle aree anche distanti dalla
Colisa sulle quali concedere lo sviluppo di progetti commerciali o
residenziali che consentissero a un eventuale investitore di rientrare dei
costi156. A marzo 2010, Riccardo Garrone ha definitivamente fatto capire che
non è un’ipotesi percorribile.
Il progetto di ristrutturazione del ‚Luigi Ferraris‛ elaborato dalla
Fondazione è in stand-by. Le verifiche sul rispetto del Piano di Bacino sono
state eseguite con esito positivo, ma è un esito ‛informale‛ perché la
Fondazione non è proprietaria dell’impianto e, quindi, non è titolata a
ricevere una risposta ufficiale da parte degli Enti competenti. Nessuno dei
soggetti potenzialmente coinvolti sembra aver manifestato un concreto
interesse ad approfondire il lavoro svolto.
Il progetto di Sestri, nonostante la bocciatura da parte dell’ENAC, viene
dichiarato ancora vivo. Nel mese di maggio 2010 Riccardo Garrone ha
annunciato di aver affidato a uno studio specializzato nella progettazione
di sistemi aeroportuali l’analisi del problema e che, a tempo debito,
l’argomento sarà riproposto. D’altra parte, ‚all'epoca, si doveva decidere in
fretta perché premevano gli Europei. Ora quell'urgenza non c'è più‚157. Se
l’ipotesi di Sestri dovesse confermarsi non percorribile, vi sono proposte da
Comuni del Basso Piemonte, che sarebbero interessati a ospitare un
eventuale nuovo impianto. Aggiunge, nel dicembre 2010: ‚Continuiamo a
puntare sul progetto dell'Aeroporto, altre soluzioni non ne vedo. E' chiaro che, se
non verrà fatto, gli azionisti non saranno più disposti a coprire le perdite, derivanti
dai mancati ricavi, con capitali propri‛ 158.
84
Questa affermazione di dinamismo pare non trova riscontro nei documenti
ufficiali di Forum Liguria Srl.
Dall’analisi del bilancio al 31 dicembre 2010, infatti, risulta che la società
non abbia effettuato alcun tipo di investimento relativo ad ulteriori
progettazioni. Non è chiaro quindi chi abbia affidato il progetto all’analisi
dello studio specializzato nella progettazione di sistemi aeroportuali.
Contemporaneamente la Nota Integrativa sembra dare pochi segnali di
ottimismo: ‚Nel corso del precedente esercizio (2009, NdR) gli Amministratori
hanno loro malgrado dovuto rivedere la loro valutazione in merito ad un possibile
esito positivo dell’attività svolta (la realizzazione del progetto, NdR). Di
conseguenza, nel bilancio al 31 dicembre 2009, nel rispetto del principio della
prudenza, si era ritenuto opportuno procedere alla svalutazione dell’intero
ammontare dei costi sostenuti per la promozione del progetto. Nel corso
dell’esercizio 2010 non si sono riscontrati segnali contrari e quindi sono state
confermate le decisioni degli amministratori‛. Il principio della prudenza,
essenziale in sede di redazione dei bilanci, potrebbe peraltro aver portato
gli amministratori ad una valutazione particolarmente pessimista.
Per quanto riguarda la posizione dell’Amministrazione Comunale, alla
fine di ottobre 2010 il Sindaco Vincenzi ha nuovamente proposto la
costruzione dello stadio a Sestri. Nel tratteggiare le linee essenziali del
nuovo Piano Urbanistico Comunale ha anticipato159 che il documento
‛conferma lo stadio laddove lo immaginò Piano, quindi a Sestri - spiega il sindaco Un aeroporto può essere sicuro soltanto senza centro commerciale al suo interno.
La presenza di un nuovo stadio potrebbe assorbire gli spazi commerciali e costruire
assieme allo scalo una nuova attrattiva per la città intera‛. Aggiungendo e
precisando che la primogenitura dell’idea di uno stadio a Sestri non è di
Riccardo Garrone, ma sua: ‚(<) sia chiaro, io non pensai allo stadio a Sestri
perché me lo chiese qualcuno. L'idea era già stata oggetto di una riflessione tra me
e Piano. Nel mio Puc, l'ho confermato lì‚. Quest’ultima affermazione suona
abbastanza strana, considerando che durante la campagna elettorale
l’allora candidata sindaco non soltanto si era dichiarata contraria
all’abbattimento del ‚Luigi Ferraris‛ ma aveva anche apertamente
manifestato la sua contrarierà al progetto di realizzazione di un nuovo
stadio nei pressi dell’aeroporto160 e che, il 9 agosto 2009 aveva precisato: ‚o
entro fine settembre [2009] si decide con L’Enac che quello di Sestri è il sito per
costruire il nuovo stadio privato di Genova, o per quanto mi riguarda non se ne fa
più niente‛161.
85
Il 13 dicembre 2010 Urban Lab presenta al Sindaco Vincenzi il nuovo Piano
Urbanistico Comunale 2010-2023, la cui approvazione da parte del
Consiglio Comunale era inizialmente prevista per l’autunno 2011. In tale
contesto, secondo quanto riportato dalla stampa 162, sono previsti:
 la possibile costruzione dello stadio a Sestri, nell’area aeroportuale,
senza centro commerciale (l’Arch. Toniolo, direttore di Urban Lab,
precisa: ‚se si costruirà un nuovo impianto si realizzerà solo quello, perché, in
questo caso, l’amministrazione ha deciso che farà eventuali interventi di
valorizzazione sullo stadio di Marassi‛);
 la vendita del ‚Luigi Ferraris‛ e la sua trasformazione in polo sportivo,
commerciale e ricettivo;
 il possibile spostamento del carcere di Marassi a Forte Ratti.
Il processo di approvazione è in ritardo rispetto alle previsioni fatte a
dicembre 2010, in quanto l’iter formale pare non essere stato ancora
concretamente avviato. È da sottolineare che nella primavera del 2012 si
terranno a Genova le elezioni amministrative, fra l’altro, del Sindaco.
Potrebbe quindi non essere opportuno che il Sindaco uscente forzi
l’adozione di uno strumento di pianificazione urbana così importante come
il PUC a pochi mesi dalla scadenza del proprio mandato.
Per quanto riguarda la possibile collaborazione fra Genoa e Sampdoria sul
progetto di un nuovo stadio, dopo le dichiarazioni rilasciate nel maggio
2010 dal Garrone sul Genoa e su Preziosi163, quest’ultimo ha dichiarato di
non ritenere esistenti le condizioni per sviluppare alcun tipo di progetto
insieme all’altra squadra. È quindi possibile che l’accordo del luglio 2009
sia destinato a non essere più riproposto.
Sarà interessante capire da dove ripartirà la discussione cittadina. Magari,
così come fu fatto da Garrone nel maggio 2007, potrebbe essere un quesito
da porre ai prossimi candidati alla carica di Sindaco della Città di
Genova.
86
PARTE SECONDA:
APPROFONDIMENTI
87
88
CAPITOLO 1
IL ‚LUIGI FERRARIS‛ E SPORTINGENOVA
Lo Stadio ‚Luigi Ferraris‛ non è più di proprietà diretta del Comune di
Genova a partire dal 1° luglio 2006, in applicazione della delibera del
Consiglio Comunale n. 47/2006164, con la quale è stata decisa la costituzione
della società SportInGenova Spa, conferendole la proprietà dello Stadio e
di altri quattro impianti cittadini165. Doveva essere l’inizio di un percorso
teso a far confluire in SportInGenova tutti gli impianti cittadini, ritenendosi
che la natura privatistica potesse garantire maggiore efficacia ed
economicità di gestione.
Nella percezione del cittadino esiste una sorta di identità fra
SportInGenova e ‛Luigi Ferraris‛, soprattutto perché normalmente si parla
della prima in riferimento al secondo. Ciò rischia di far passare il concetto
che lo stadio sia l’unico (o il principale) responsabile dei risultati economici
negativi della Società.
Non è così.
LA COSTITUZIONE DI SPORTINGENOVA
Per comprendere le motivazioni alla base della nascita di SportInGenova,
può essere utile analizzare il resoconto della seduta pubblica dell’8a
Commissione Consiliare del Comune di Genova tenutasi il 26 aprile 2006,
che aveva in oggetto: ‚Costituzione della Società – denominata
«SportInGenova» - per la gestione degli impianti sportivi‛. L’Assessore Giorgio
Guerello, nell’introdurre la discussione, afferma: ‚oltre al mantenimento e al
miglioramento dei fini sociali dello Sport, abbiamo anche l’ambizione con questa
Società di poter gestire più organicamente e uniformemente tutto il mondo dello
sport (<) Questo è lo spirito con il quale proponiamo questa delibera che, a nostro
avviso, permetterà di sfruttare e valorizzare ulteriormente i grandi impianti siti nel
Comune di Genova, sfruttandoli meglio con attività culturali e ricreative e non
soltanto con lo sport‚.
In quella stessa sede la dott.ssa Castagnacci (Direttore Unità Organizzativa
Controllo e Società Partecipate) illustra il Piano Industriale alla base della
89
proposta di delibera. Ricorda che i cinque impianti oggetto del
conferimento sono in quel momento direttamente gestiti dal Comune di
Genova e che ‚il risultato economico globale del settore sportivo e ricreativo del
Comune di Genova ha prodotto nel 2004 un saldo negativo per 6 milioni di Euro,
nonostante ciò rappresenti un miglioramento nella gestione di circa il 7% rispetto
al risultato del 2003‚. Ricorda che ‚ad eccezione dello stadio Ferraris, tutti gli
altri impianti chiudono in perdita‛.
Sciorba
Lago Figoi
Carlini
Villa Gentile
Ferraris
1.268
982
509
199
111
13
(182)
(402)
Ricavi
(1.179)
Risultato
(1.613)
Fonte: Piano Industriale SportInGenova Spa (valori in migliaia di Euro)
L’analisi mette in evidenza, in particolare, due punti deboli:
 gli impianti producono ricavi unitari molto bassi, sia a livello orario, sia
a livello di singolo utente;
 il costo del personale ha un’incidenza sul totale dei costi molto alta se
rapportata ad altre aziende private o ad aziende comunali di altre città:
siamo al 42% del totale dei costi, contro il 24% della media del campione
delle aziende comunali e del 10% della media del campione delle
aziende private166.
Emerge la consapevolezza che ‚la gestione in atto sugli impianti sportivi esiga
un intervento finalizzato al recupero di efficienza gestionale che consentirà, a
parità di condizioni di socialità e di servizio erogato, un miglioramento nella
qualità e garanzia, di un miglioramento nella quantità, nonché l’effettuazione di
quegli investimenti di ammodernamento degli impianti resisi necessari a causa
dello stato di vetustà degli stessi‛.
Le azioni per il rilancio e lo sviluppo dei servizi sportivi della Città partono
quindi da una razionalizzazione della gestione operativa e, soprattutto,
90
dall’avvio di interventi di valorizzazione delle risorse (in particolare di
quelle umane). Le quattro direttrici di miglioramento identificate sono:
 la valorizzazione del capitale umano e tecnico, attraverso formazione e
sviluppo professionale, nuovi modelli organizzativi e nuove modalità
operative;
 l’aumento dei ricavi, mediante la differenziazione dei servizi disponibili
(bar, servizi ristoro, punti vendita), l’aumento degli utenti degli
impianti e degli eventi in questi realizzabili, le sponsorizzazioni. Il tutto
nell’ambito di una ristrutturazione delle strutture destinata a
migliorarne la capacità di attrazione;
 la riduzione dei costi, grazie alle sinergie operative con AMIU
(identificato come partner industriale), la razionalizzazione delle
forniture e l’ottimizzazione in termini di allocazione del personale;
 la valorizzazione del patrimonio, mediante concessioni degli impianti o
delle aree per lo sviluppo di progetti da parte del concessionario con la
modalità del project financing.
Gli effetti attesi delle quattro azioni sui risultati della Società sono visibili
nella tabella che segue:
PIANO INDUSTRIALE
Anno 2004
Ricavi da gestione
Ricavi da Project Financing
Ricavi
Costo del lavoro
Costo servizi
Costi generali e societari
Costi operativi
Ammortamenti
Reddito operativo
2.573
2.573
(2.304)
(3.135)
(100)
(5.539)
(2.966)
Anno 1
3.380
3.380
(1.755)
(2.581)
(270)
(4.606)
(2.562)
(3.788)
Anno 2
Anno 3
4.203
4.203
(1.756)
(2.339)
(220)
(4.315)
(2.595)
(2.707)
5.005
500
5.505
(1.761)
(2.178)
(220)
(4.159)
(2.629)
(1.283)
Anno 4
Anno 5
5.666
500
6.166
(1.763)
(2.113)
(220)
(4.096)
(2.662)
(592)
6.251
500
6.751
(1.768)
(2.055)
(220)
(4.043)
(2.695)
13
10.000
Ricavi
5.000
-
Costi
(5.000)
(10.000)
2.006
2.007
2.008
2.009
2.010
Fonte: Piano Industriale SportInGenova Spa (valori in migliaia di Euro)
91
Risultato
operativo
Sulla base delle premesse enunciate, considerando che l’attività è iniziata
nel secondo semestre del 2006, la società avrebbe quindi dovuto generare,
fra il 01.07.2006 ed il 31.12.2009, una perdita operativa cumulata di 6,5
milioni di Euro. Occorre però sommare anche il costo degli interessi
effettivamente sostenuti da SportInGenova nel periodo in esame (derivanti
dai debiti trasferiti in capo alla società al momento del conferimento). Il
piano industriale prevedeva, quindi, una perdita cumulata di 9,1 milioni
di Euro in questo periodo temporale.
I VALORI DEGLI IMPIANTI CONFERITI A SPORTINGENOVA
SportInGenova è nata con il conferimento dei cinque impianti da parte del
Comune167. L’atto costitutivo, datato 22 giugno 2006, ha fra i suoi allegati la
relazione del Rag. Luigi Sardano, esperto nominato dal Presidente del
Tribunale di Genova con l’incarico di effettuare ‛la stima degli impianti
sportivi e pertinenze immobiliari da conferire al patrimonio di una costituenda
società per azioni‛168. La relazione riporta i risultati del sopralluogo effettuato
il 5 dicembre 2005 e, successivamente, descrive il criterio prescelto per
valorizzare gli impianti. La relazione originale è stata oggetto di
aggiornamento degli elementi patrimoniali in data 22 giugno 2006, su
richiesta del Comune di Genova, allo scopo di identificare il valore di
conferimento dei cinque impianti al 1° luglio 2006.
Esistono varie metodologie per la valutazione di aziende o di complessi
aziendali169. In questo caso, però, il Rag. Sardano ricorda che l’oggetto della
valutazione è costituito da impianti sportivi appartenenti ad un Ente
Pubblico e che di conseguenza ‛l’apporto reddituale che gli stessi impianti, oggi
oggetto di conferimento, hanno fino ad ora fornito è pressoché nullo (con l’unica
eccezione relativa allo Stadio Luigi Ferraris). Tale scarsa performance si aggiunge
anche alla funzione in qualche modo «pubblicistica» che detti impianti hanno
rivestito e rivestono, che non muterà anche in futuro, pur facendo parte di una
S.p.A (<). Questo scenario fa pertanto ben comprendere come, aldilà
dell’appartenenza ad un soggetto «privatistico» non verrà esclusa affatto la valenza
di tipo pubblico che gli impianti sportivi in questione continueranno a rivestire,
vista anche la limitata offerta di infrastrutture sportive private che presenta la città
di Genova‛170.
92
L’esperto rileva quindi che le cause del deficit sono da considerare
strutturali e che non sarà il semplice conferimento degli oggetti ad una
società per azioni a renderli redditizi.
Per la valutazione viene utilizzato il metodo cosiddetto‛ patrimoniale
semplice‛, nel quale si rilevano i valori contabili degli impianti, si verifica
se gli stessi debbano essere oggetto di una svalutazione (ad esempio per
necessità di ristrutturazioni) e poi si sottrae il valore dei debiti direttamente
collegati a tali impianti. Questo il risultato:
Impianto
Lago Figoi
Villa Gentile
Carlini
La Sciorba
Luigi Ferraris
Lavori in corso
TOTALE
Valore
lordo
3.775
12.228
16.491
32.297
45.981
1.867
112.642
% sval.
20,0%
20,0%
70,0%
30,0%
20,0%
0,0%
Mutui e
finanziamenti
residui
Valore
rettificato
3.020
9.782
4.947
22.608
36.785
1.867
79.011
(1.944)
(4.310)
(7.379)
(13.633)
Altri debiti residui
(BOC e
finanziamenti)
(131)
(173)
(434)
(1.912)
(2.651)
Valore
Netto
3.020
9.651
3.003
18.125
28.971
(44)
62.727
Fonte: Perizia di conferimento (valori in migliaia di Euro)
Il valore netto di conferimento è arrotondato ad Euro 62.727.000.
Il Rag. Sardano fornisce, infine, delle interessanti informazioni sulla
situazione reddituale degli impianti, sulla base della documentazione
contabile fornita dal Comune di Genova e riferita all’anno 2004. I cinque
impianti hanno fatto registrare ricavi complessivi per Euro 2,5 milioni e
costi per Euro 5,4 milioni, producendo un disavanzo di Euro 2,9 milioni.
Questi dati non tengono conto dei costi definiti come ‛centrali‛ e cioè
sostenuti dal Comune ma ascrivibili alla gestione diretta degli impianti.
Impianto
Centro Sportivo ‛Lago Figoi‛
Centro Sportivo ‛Villa Gentile‛
Stadio ‚Carlini‛
Impianto Polisportivo‛La Sciorba‛
Stadio ‚Luigi Ferraris‛
TOTALE
Ricavi
199
13
111
982
1.268
2.573
Costi
(1.378)
(195)
(513)
(2.595)
(759)
(5.440)
Risultato
(1.179)
(182)
(402)
(1.613)
509
(2.867)
Fonte: Perizia di conferimento (valori in migliaia Euro)
Il ‚Luigi Ferraris‛ rappresenta da solo circa la metà del patrimonio
conferito, avendo un valore netto di conferimento di 28,9 milioni di Euro;
è anche l’unico a produrre un reddito operativo positivo.
93
I COSTI NEL BILANCIO DEL COMUNE DI GENOVA
Prima di passare ai numeri di SportInGenova e, per quanto potrà essere
possibile, del ‚Luigi Ferraris‛, è utile analizzare i costi che il Comune di
Genova sosteneva e sostiene per la gestione degli impianti sportivi.
I dati sono tratti dai Bilanci Previsionali dal 2004 al 2010 171. Per gli anni dal
2004 al 2008 sono stati utilizzati i consuntivi 172; per il 2009, invece, ci si è
basati sui dati contenuti nel Bilancio Previsionale 2010. Nell’ambito del
bilancio sono state osservate le spese relative alla Funzione n. 6 (‚Funzioni
nel settore sportivo e ricreativo‛) e, all’interno di questa, il Servizio n. 1
(‚Piscine Comunali‛) e n. 2 (‚Stadio Comunale, Palazzo dello Sport ed altri
impianti‛). L’analisi si è limitata alle spese correnti, cioè quelle riferite
all’anno in corso per la gestione, senza prendere in considerazione le spese
per investimento. Limitandoci al Bilancio del Comune, nel 2004, i due
servizi oggetto di analisi hanno fatto registrare spese per circa 7,6 milioni
di Euro. Nel 2009 questa stessa voce era pari a 2,6 milioni, con una
riduzione netta di 5 milioni.
1.325
420
Beni di
consumo e
m. prime
6
37
1.745
-
(1.745)
Personale
Piscine
Stadio, Palazzo
dello Sport ed
altri impianti
Totale 2004
Piscine
Stadio, Palazzo
dello Sport ed
altri impianti
Totale 2009
Differenza
Servizi
Utilizzo
beni di
terzi
Trasferimenti
Oneri
finanziari
TOTALE
2.773
1.321
1
40
7
1.673
4.105
3.498
43
29
4.093
566
214
41
5
57
7
1
1.673
1.729
7.603
571
2.029
29
(14)
780
(3.314)
61
21
1
(7)
1.729
55
2.600
(5.004)
Fonte: Bilanci Comune di Genova 2004 e 2009 (valori in migliaia di Euro)
Prendendo come base i costi del Comune di Genova per il 2005 e
proiettandoli per i 3,5 anni in esame (dal secondo semestre 2006 al 2009),
avremmo avuto costi complessivi per 30,4 milioni di Euro. Sommando,
invece, i costi effettivi del periodo, arriviamo a 14,6 milioni di Euro, cui
occorre aggiungere i risultati di SportInGenova, che ha generato nello
stesso periodo una perdita cumulata al netto degli ammortamenti degli
impianti di 13,5 milioni. La somma dei dati del Comune (14,6 milioni) e di
quelli, rettificati, di SportInGenova (13,5 milioni) ci consente di avere un
94
proforma totale che può essere paragonato con i costi presenti nel Bilancio
Comunale del 2005, per capire l’effetto di tutta l’operazione sulle casse del
Comune.
Confronti con costi standard 2005
Costi Comune di Genova (da bilancio)
Risultato di esercizio SportInGenova Spa
Storno ammortamenti
Corretta allocazione spese
Subtotale SportInGenova
Proforma Comune+Sportingenova
Proiezione spese correnti (base anno 2005)
Confronto
2006
(5.926)
(1.872)
993
(879)
(6.805)
(7.603)
798
2007
(3.061)
(4.224)
1.931
(1.245)
(3.538)
(6.599)
(7.603)
1.004
2008
(3.012)
(7.043)
1.949
772
(4.323)
(7.335)
(7.603)
269
2009
(2.600)
(7.236)
1.955
473
(4.808)
(7.408)
(7.603)
196
TOTALE
(14.598)
(20.376)
6.827
(13.549)
(28.147)
(30.413)
2.266
Fonte: Elaborazione su Bilanci Comune e SportInGenova (valori in migliaia di Euro)
Il totale dei costi effettivi è di 28,1 milioni di Euro: sembrerebbe che sia
stato generato un beneficio di 2,3 milioni di Euro rispetto ad una gestione
diretta degli stessi impianti da parte del Comune basata su una proiezione
del costo storico del 2005. Purtroppo non è possibile sapere quanta parte di
questo risparmio derivi effettivamente dalla creazione di SportInGenova e
quanta, invece, da una specifica azione di contenimento dei costi esercitata
dal Comune che, quindi, si sarebbe realizzata anche in assenza
dell’operazione di costituzione della Società.
QUALCHE DETTAGLIO ADDIZIONALE SU SPORTINGENOVA
SportInGenova e fino a tutto il 31 dicembre 2009173, ha generato perdite
cumulate per 20,4 milioni di Euro.
Conto Economico 2006-2009
Ricavi
Costi operativi
Rettifiche dei costi
Ammortamenti
Accantonamenti
Oneri finanziari
Imposte
Risultato netto (rettificato)
2006 (2°sem)
1.446
(1.979)
(993)
(346)
(1.872)
2007
3.410
(4.931)
(1.245)
(1.931)
(772)
(5.469)
2008
3.329
(6.277)
(473)
(1.949)
(901)
(6.272)
2009
3.422
(6.577)
(2.384)
(554)
(670)
(6.763)
Totale
11.607
(19.765)
(1.718)
(7.257)
(554)
(2.689)
(20.376)
Elaborazione su Bilanci SportInGenova (valori in migliaia di Euro)
Si parla di risultato netto rettificato perché, rispetto ai bilanci depositati,
sono state fatte delle riclassificazioni di alcuni dati. Sia il Bilancio dell’anno
2008, sia quello del 2009, contenevano infatti al loro interno costi che in
95
realtà appartenevano ad esercizi precedenti e che per errore non erano stati
rilevati al momento corretto. Nella tabella, invece, sono stati riportati i costi
come se si fossero manifestati da subito nell’anno di competenza.
Nel bilancio 2009 sono stati anche appostati dei fondi, per un totale di 983
mila Euro174: (i) un fondo svalutazione crediti specifico di 254 mila Euro,
relativo ad un credito verso il Genoa CFC Spa imputato a bilancio in anni
precedenti; (ii) un fondo svalutazione crediti di 300 mila Euro pari al 10%
della massa dei crediti; (iii) un fondo rischi per possibili contenziosi con
fornitori per 200 mila Euro, dei quali 60 mila Euro relativi alla gara svolta
nel 2009 per la fornitura di seggiolini per lo Stadio ‚Luigi Ferraris‛; (iv) un
fondo rischi per possibili contenzioni con il personale dipendente per 229
mila Euro.
I debiti sono aumentati significativamente, passando da 18,9 milioni di
Euro del 2006 a 33,8 milioni di Euro del 2009. L’incremento è avvenuto in
piccola parte verso il sistema bancario, per Euro 3,6 milioni verso il
Comune di Genova e AMIU, peggiorando invece sensibilmente
l’esposizione verso i fornitori, giunta a 13,8 milioni di Euro.
Stato Patrimoniale 2006-2009
Immobilizzazioni
Depositi bancari
Altro attivo
Totale attivo
Patrimonio netto
Fondi
Debiti verso banche e factor
Debiti verso Comune e AMIU
Altro passivo
Totale passivo
2006
(2°sem)
78.662
1
1.220
79.883
60.855
80
14.883
277
3.788
79.883
2007
76.790
0
2.749
79.540
56.631
88
15.367
1.144
6.309
79.540
2008
74.998
242
3.562
78.801
49.588
91
16.193
1.981
10.949
78.801
2009
73.154
133
3.412
76.700
42.352
519
15.714
3.846
14.269
76.700
2009 vs 2006
(5.509)
133
2.193
(3.183)
(18.504)
440
831
3.568
10.481
(3.183)
Elaborazione su Bilanci SportInGenova (valori in migliaia di Euro)
La maggior parte dei debiti verso fornitori (sono nella voce ‛Altro passivo‛
che totalizza 14,2 milioni di Euro), sono nei confronti di società ‚del
Gruppo‛ : CAE – AMGA Energia Spa (3,98 milioni di Euro); Iride Mercato
Spa (3,31 milioni di Euro); Mediterranea delle Acque Spa (1,63 milioni di
Euro); AMIU Genova Spa (578 mila Euro); AMIU Bonifiche Spa (70 mila
Euro). Gli altri fornitori, non identificati singolarmente, vantano crediti per
ulteriori 1,77 milioni di Euro; ci sono poi 639 migliaia di Euro stanziati per
costi inerenti migliorie dello Stadio ‚Luigi Ferraris‛.
96
Com’è stato possibile che nell’arco di quattro anni SportInGenova abbia
fatto registrare perdite per circa 21 milioni di Euro?
In realtà, il fatto che la società avrebbe accumulato perdite non è una
sorpresa: la già citata Delibera 47/2006 precisava infatti: ‚Rilevato che dal
Piano di fattibilità, in cui la previsione del risultato economico della Società
costituenda – autorizzata con il presente provvedimento – è confrontata con quelli
della gestione comunale, emerge la convenienza economica dell’operazione e viene
evidenziata la tendenza al raggiungimento dell’equilibrio di bilancio nell’arco del
quinquennio‛. Il piano industriale di SportInGenova prevedeva che la
società, nel primo quinquennio, avrebbe avuto una perdita di esercizio,
ma di ‚soli‛ 9,1 milioni di Euro.
Da dove deriva la differenza? La tabella mette a confronto i dati del piano
industriale175 con i risultati effettivi della Società, così come emergono dai
bilanci depositati.
Bilancio
Ricavi da gestione
Ricavi da Project Financing
Ricavi
Costo del lavoro
Costo servizi
Costi generali e societari
Costi operativi
Ammortamenti
Reddito operativo
Piano
16.564
1.000
17.564
(6.158)
(7.921)
(795)
(14.873)
(9.167)
(6.476)
TOTALE PERIODO
Bilancio
11.607
11.607
(6.640)
(13.298)
(1.544)
(21.483)
(7.811)
(17.687)
Differenza
(4.957)
(1.000)
(5.957)
(482)
(5.378)
(749)
(6.610)
1.356
(11.211)
Fonte: Elaborazione su Piano Industriale e Bilanci SportInGenova (valori in migliaia di Euro)
I risultati reali sono peggiori rispetto alle previsioni del Piano Industriale
per circa 11,2 milioni di Euro:
 4,95 milioni di Euro di minori ricavi dalla gestione corrente.
Dovrebbero essere rappresentati dagli affitti degli impianti.
Effettivamente nella Relazione sulla Gestione del Bilancio al 31
dicembre 2009176 gli amministratori rilevano che i ricavi per la gestione
di quattro dei cinque impianti (con l’eccezione del solo‛Luigi Ferraris‛)
sono ‛determinati da tariffe fissate dal Comune e non coprono che una minima
parte dei costi di gestione. Ciò è certamente corretto dal punto di vista sociale e
dalla visuale dell’Azionista di maggioranza, ma il conseguente pesantissimo
squilibrio dei conti aziendali non può essere ulteriormente sopportato dalla
Società‚;
97
 1 milione di Euro di minori ricavi da project financing. Il piano non
specificava in cosa consistesse, concretamente, il project financing; non è
quindi possibile capire se la loro mancata realizzazione derivi da una
scelta aziendale o da fattori esogeni;
 0,48 milioni di Euro di maggiori costi del personale. Si tratta di un
errore ripetitivo sul costo del personale che, fatte salve situazioni
particolari (quali gli straordinari, comunque stimabili sulla base del
passato), non dovrebbe mai essere difficile valutare con sufficiente
precisione177.
 5,37 milioni di Euro di maggiori costi per servizi. È la voce in assoluto
più elevata, poiché rappresenta un incremento del 168% sul valore di
budget. In assenza di precisazioni nei Bilanci, è possibile che sia in parte
dovuta a costi straordinari dell’esercizio che non hanno incrementato il
valore degli impianti (rifacimento del manto erboso, manutenzione) o
da errori iniziali di stima nella costruzione del piano industriale;
 0,74 milioni di Euro di maggiori costi generali.
 1,35 milioni di Euro di minori costi per ammortamenti ed
accantonamenti. Questa è l’unica variazione chiaramente giustificata,
poiché deriva da una variazione dei principi contabili intervenuta a
partire dal 2007, che ha imposto di scorporare la quota di terreno dal
valore del fabbricato, riducendo così il valore di partenza in base al
quale effettuare il calcolo degli ammortamenti. Il beneficio è
parzialmente annullato, nel 2009, da circa 980 mila di Euro di
stanziamenti straordinari fatti in sede di approvazione del bilancio.
Queste sono solo delle ipotesi di lavoro (vista l’impossibilità di accedere
alla contabilità dell’azienda). Rimane però difficile pensare che a fronte di
un così forte scostamento dei dati consuntivi rispetto al piano
originariamente concepito non vi sia traccia di spiegazioni nei Fascicoli di
Bilancio. Sarebbe probabilmente opportuno che l’azionista di maggioranza
(oggi unico) e cioè il Comune di Genova, si interrogasse concretamente
sulle motivazioni che hanno condotto ad una così forte differenza di
risultato.
Il costo di SportInGenova è stato quasi il doppio di quanto era
inizialmente preventivato. Non in linea con le attese, viste le dichiarazioni
del 2005 di Pietro D’Alema ‛esistono sprechi, esistono cattive gestioni, si
possono risparmiare soldi in acquisti mirati. Ma non è possibile che il privato, con
98
lo sport, ci guadagni e il pubblico ci perda. Garantiremo le fasce deboli e lasceremo
alle società gli spazi gestiti in concessione. Ma, come si dice, guarderemo tutto con
occhio aziendale‛ 178.
Sul mancato raggiungimento dell’autonomia gestionale e finanziaria il
Consiglio di amministrazione, anche nella Relazione sulla Gestione del
Bilancio 2009, ha ricordato due fattori che condizionano pesantemente la
vita della Società:
 i ricavi per la gestione di quattro dei cinque impianti (con l’eccezione
del solo Stadio ‚Luigi Ferraris‛) sono ‛determinati da tariffe fissate dal
Comune e non coprono che una minima parte dei costi di gestione. Ciò è
certamente corretto dal punto di vista sociale e dalla visuale dell’Azionista di
maggioranza, ma il conseguente pesantissimo squilibrio dei conti aziendali non
può essere ulteriormente sopportato dalla Società‚;
 ‚le limitate risorse finanziarie disponibili sono state interamente utilizzate per
investimenti sullo stadio Ferraris, su indicazione dello stesso Azionista di
maggioranza (<) i cui costi e gli impegni finanziari relativi sono tali da non
poter essere sopportati da SportInGenova senza il supporto degli Azionisti‛.
Sarebbe però interessante capire quanta parte di questi maggiori costi siano
effettivamente da addebitare allo Stadio ‚Luigi Ferraris‛ e quanti, invece,
discendano dagli altri quattro impianti gestiti da SportInGenova. Questo
non solo per un mero dovere di cronaca, ma anche e soprattutto per capire
se il messaggio indirettamente passato dal 2008 ai cittadini (e cioè,
sostanzialmente, che se SportInGenova era in perdita la responsabilità era
da addebitare agli alti costi ordinari e straordinari dello Stadio ‚Luigi
Ferraris‛) trovi riscontro oggettivo o meno nei numeri.
QUANTO COSTA LO STADIO ‚LUIGI FERRARIS‛ ?
Nell’immaginario collettivo cittadino si è creata la percezione che
SportInGenova e lo Stadio ‚Luigi Ferraris‛ siano la stessa cosa. D’altra
parte, dei cinque impianti a suo tempo conferiti, è sicuramente il più
famoso e quello di cui si è parlato di più. Nel momento in cui si dichiarano
i dati riguardanti i deficit di bilancio di SportInGenova ed al crescente
indebitamento bancario e con i fornitori di quest’ultima, c’è il forte rischio
di passare un messaggio non corretto, e cioè che tale situazione sia dovuta
ai costi del ‛Luigi Ferraris‛. È infatti verosimile che se si chiedesse cittadini
99
genovesi quali sono i costi dello stadio, buona parte di questi
risponderebbe: ‚altissimi, i quattro anni ha causato perdite per 30 milioni!‚.
La realtà è diversa. Nei quattro anni di vita di SportInGenova, l’affitto dello
stadio alle due squadre di calcio ha prodotto ricavi per circa 6,8 milioni di
Euro179, quindi il 60,5% del fatturato complessivo. Ma a fronte di quali
costi?
Al momento della creazione di SportInGenova, il ‚Luigi Ferraris‛ era
l’unico degli impianti oggetto del conferimento a presentare un risultato
operativo positivo, per 500 mila Euro. Leggendo l’intervento della dott.ssa
Castagnacci in sede di presentazione del progetto si intuisce, addirittura,
che lo Stadio viene conferito proprio perché, sfruttando la sua capacità di
generare utili, potrà supportare la gestione degli altri quattro impianti che
sono oggetto di una gestione‛ sociale‛, ispirata più a garantirne la fruizione
da parte dei cittadini utilizzatori che non al profitto economico.
Pur non disponendo delle informazioni di dettaglio dei singoli impianti (se
non per quanto riguarda i soli ricavi, e solo a partire dal 2007) è stato fatto
un tentativo di simulazione del Bilancio del solo ‛Luigi Ferraris‛.
L’ipotesi di lavoro è stata costruita sulla base dei seguenti criteri:
 i ricavi sono rilevati in maniera puntuale dai bilanci di SportInGenova.
Per il solo anno 2006, non essendo disponibile il dettaglio, è stato
considerato il 60% dei ricavi complessivi della società, coerentemente
con l’andamento medio degli anni seguenti;
 i costi operativi sono imputati sulla base dell’incidenza media delle
stesse voci (servizi e personale) per la voce ‛Stadio comunale e Palazzetto
dello Sport‚ nei bilanci del Comune di Genova degli anni 2004 e 2005. In
particolare rappresentano il 37,72% dei costi per materie prime e servizi
(e di questi il 55% è stato considerato riferito allo stadio) e il 27,38% dei
costi per il personale (e di questi il 35% è stato considerato riferito allo
stadio, corrispondente ai costi di 5 persone a tempo pieno); gli oneri
diversi di gestione sono imputati al 20%. Questo valore è molto
aleatorio, in quanto la voce è fortemente influenzata dai costi per le
utenze, per le quali non è possibile stimare, dall’esterno, l’imputazione
analitica ai singoli impianti;
 gli ammortamenti sono iscritti sulla base dei bilanci di SportInGenova.
100
Gli accantonamenti ai fondi rischi eseguiti nel 2009 non sono invece stati
considerati perché inerenti un evento eccezionale (il fondo per la gara
seggiolini) e, per la parte residua, fondi svalutazione su crediti verso i
quali non è nota la competenza (e che potrebbero essere addirittura
antecedenti al 2006);
 gli oneri finanziari sono calcolati sulla base dell’esposizione effettiva
derivante da mutui e finanziamenti accesi sullo Stadio ‚Luigi Ferraris‛,
ipotizzando una rata media ventennale ed un tasso di interesse fisso al
6%;
 il debito verso le banche a breve termine evolve nel tempo, secondo
indicatori patrimoniali che determinano la variazione dei flussi di cassa
prevedono l’incasso dei crediti a 12 mesi ed il pagamento dei costi
operativi a 90 giorni. Si è tenuto conto degli investimenti effettuati, così
come risultati dai bilanci.
Simulazione‛Luigi Ferraris‛
Ricavi affitti squadre
Altri ricavi
Totale Ricavi
Costi per servizi e acquisti
Costi per il personale
Spese generali
EBITDA
Ammortamenti
Proventi (oneri) finanziari
Imposte
Utile (perdita) d'esercizio
2006
2007
1.261
1.261
(179)
(88)
(40)
955
(509)
(292)
154
2008
2.102
2.102
(807)
(178)
(85)
1.031
(941)
(569)
(478)
2009
1.822
188
2.010
(929)
(180)
(79)
822
(959)
(616)
(752)
1.907
106
2.013
(844)
(190)
(105)
874
(959)
(585)
(669)
Elaborazione su Bilanci SportInGenova (valori in migliaia di Euro)
Se tutte le premesse sono corrette, lo Stadio dovrebbe aver generato una
perdita civilistica di esercizio, nell’arco dei quattro anni presi in esame, di
1,75 milioni di Euro, rappresentante solo l’8,5% del totale delle perdite
cumulate di SportInGenova.
Occorre ricordare che SportInGenova è nata da un conferimento e che:
 i costi della gestione corrente sono probabilmente sovrastimati, in
particolare per quanto riguarda il costo del personale dipendente. Non è
possibile capire se anche le tariffe applicate dalle aziende per la
fornitura delle utenze siano coerenti con i volumi sviluppati, anche se i
costi di questa natura sembrerebbero aver avuto un notevole
incremento dopo che gli impianti sono fuoriusciti dalla gestione diretta
del Comune;
101
 gli oneri finanziari sono elevati soprattutto per l’alto costo del denaro,
poiché SportInGenova ha ereditato dal Comune finanziamenti ad un
tasso fisso del 6%, che è un costo medio superiore all’attuale.
Se l’impianto fosse gestito da un’azienda totalmente privata, quindi, è
verosimile che i costi di esercizio sarebbero più contenuti. Forse,
addirittura, in maniera da garantire un equilibrio di esercizio.
Uno dei pochi riscontri alla simulazione è nelle dichiarazioni del ottobre
2008 dell’allora Amministratore delegato di SportInGenova, Silvio
Sartorelli, secondo cui lo Stadio ‚Luigi Ferraris‛ produceva una perdita di
466 mila Euro180. Se, come probabile, si riferiva ai risultati del 2007, allora i
criteri impostati in questo lavoro non si discostano troppo dalla realtà (il
risultato previsto dalla simulazione è, infatti, di 478 mila Euro di perdita).
Per quanto attiene la situazione patrimoniale e finanziaria, le tabelle
successive sono state predisposte sulla base dei seguenti criteri:
 le immobilizzazioni sono calcolate puntualmente, esistendo sufficienti
dati nei Bilanci della Società;
 la valutazione del capitale circolante netto è impostata sulla previsione
di incassare i crediti a 365 giorni e di pagare i debiti a 90 giorni. Questa
situazione è più penalizzante di quella reale, in particolare sul fronte dei
debiti verso i fornitori, che sono saldati con ritardi molto superiori;
 il patrimonio netto si movimenta per effetto dei risultati di esercizio;
 le banche a medio termine sono basate sui dati disponibili nel bilancio;
la posizione delle banche a breve termine è la risultante del flusso di
cassa prodotto.
Stato Patrimoniale riclassificato
Totale Immobilizzazioni
Crediti
Debiti
Capitale Circolante Netto
Capitale Investito Netto
Patrimonio Netto
Banche a breve
Banche a medio/lungo
Posizione Finanziaria Netta
Totale Fonti
2006
30.330
1.261
(66)
1.195
31.526
21.115
687
9.724
10.411
31.526
2007
30.476
2.102
(243)
1.859
32.336
20.637
2.461
9.238
11.699
32.336
2008
29.554
2.010
(273)
1.737
31.291
19.885
1.389
10.018
11.406
31.291
2009
28.595
2.013
(255)
1.758
30.354
19.215
1.670
9.468
11.138
30.354
Fonte: Elaborazione su Bilanci SportInGenova (valori in migliaia di Euro)
Un altro aspetto che incide sui risultati è il forte ritardo nei pagamenti da
parte delle due squadre di calcio (decisamente più da parte del Genoa che
102
non della Sampdoria): se a partire dal 2007 avessero rispettato normali
condizioni di pagamento delle fatture a 90 giorni, su base trimestrale, il
flusso di cassa operativo sarebbe stato positivo, con evidenti benefici in
termini di autonomia della struttura. Ragionevolmente la Società avrebbe
avuto anche una minore esposizione verso le banche, con addebito di
minori interessi passivi. Sarebbe interessante capire se SportInGenova
abbia mai provato a ricorrere alla cessione dei crediti, magari pro-soluto, a
una società di factor: ciò avrebbe permesso di incassare immediatamente i
crediti e migliorare sensibilmente la situazione finanziaria. L’unica
spiegazione ragionevole è che il tentativo non sia andato a buon fine per il
probabile scarso ‛merito di credito‛ delle due società di calcio (in assenza
di garanzie dei due azionisti, ovviamente).
La domanda cui occorre rispondere è però diversa: se il ‚Luigi Ferraris‛,
anziché essere conferito a SportInGenova, fosse rimasto di proprietà del
Comune (all’interno del Bilancio comunale), avrebbe continuato a
produrre un risultato operativo positivo come al momento del
conferimento, nel 2006, oppure avrebbe generato una perdita?
Per rendere le previsioni di costo coerenti a quelli del Bilancio del Comune
di Genova, occorre eliminare dai costi annuali i soli ammortamenti (cui il
Comune non è tenuto). Le altre voci di costo rimangono invariate, pur con
la stessa sensazione di sovrastima già esternata in precedenza.
La tabella che segue parte dall’ipotesi di risultato del ‚Luigi Ferraris‛ in
precedenza delineata, per arrivare al Risultato Operativo che si sarebbe
avuto se l’impianto fosse rimasto all’interno del Bilancio del Comune di
Genova.
Riclassifica
Risultato esercizio (stima)
Storno ammortamenti
Ipotesi risultato‛Luigi Ferraris‛
(se proprietà comunale)
2006
154
509
2007
(478)
941
2008
(752)
959
2009
(669)
959
663
463
206
289
Fonte: Elaborazione su Bilanci SportInGenova (valori in migliaia di Euro)
Lo Stadio ‚Luigi Ferraris‛ avrebbe quindi verosimilmente continuato a
produrre un risultato operativo positivo nel periodo fra il 2006 e il 2009 181.
Questa affermazione è confermata anche dal Prof. Luca Gandullia,
Presidente del Consiglio di amministrazione di SportInGenova dall’estate
103
2009 fino alla messa in liquidazione della Società che conferma: ‚Il
principale limite è stato quello di pensare che una Spa, che per sua natura persegue
fini lucrativi, potesse reggersi da sola praticando delle tariffe, stabilite
dall’amministrazione pubblica anche cono finalità sociali, insufficienti a garantire
la copertura delle spese ordinarie di gestione. Parlando da economista, l’unico
impianto che avrebbe senso affidare ad un spa pubblica è il Ferraris, che, se gestito
in forma manageriale, sarebbe in grado di produrre utili attraverso criteri
privatistici e di mercato, mentre non si può dire che la sua gestione debba
rispondere a criteri di socialità‚ 182
SPORTINGENOVA IN LIQUIDAZIONE: QUALE DESTINO PER LO STADIO ‚LUIGI
FERRARIS‛ ?
Nel dicembre 2009 il Consiglio Comunale decide di ‚smontare‛
l’operazione che nel 2006 aveva creato SportInGenova, determinando fra
l’altro di procedere alla riduzione del capitale sociale di AMIU Spa per un
importo pari al valore delle partecipazioni cedute dal Comune di Genova
(così come risultanti dal bilancio di AMIU Spa approvato al 31 dicembre
2008), riportando dette partecipazioni interamente sotto il controllo del
Comune di Genova stesso. A seguito di tale operazione SportInGenova Spa
torna ad essere controllata al 100% dal Comune di Genova183.
Nel gennaio 2010 viene annunciato che SportInGenova sarà posta in
liquidazione. Il Comune riporta sotto il suo controllo diretto tre dei cinque
impianti sportivi precedentemente conferiti, accollandosi 16 milioni di
Euro di debiti. Per quanto riguarda il ‚Luigi Ferraris‛ si tenterà un accordo
con le due squadre di calcio per una gestione condivisa. Sul tema
l’Assessore Anzalone ricorda che ‛è noto che vorremmo affidare alle squadre la
gestione dello stadio, ma bisogna che ci sia un’intesa fra le due società, per quanto
abbiamo pensato che SportInGenova, pur messa in liquidazione, potrebbe
trasformarsi per un periodo determinato in una società ristretta che dialoghi con le
squadre, in un’intesa a tre, con un 33% ciascuno di impegno‛184.
SportInGenova entra in liquidazione il 16 giugno 2010. Liquidatore è
nominato il dott. Adriano Anselmi. Qualche settimana più tardi, nel luglio
del 2010, l’Assessore varia leggermente la posizione dell’Amministrazione
comunale. Probabilmente dopo aver incassato un diniego delle squadre
relativamente all’affidamento diretto della gestione dell’impianto si passa a
104
prevedere di riportare anche lo Stadio ‚Luigi Ferraris‛ nell’ambito del
patrimonio del Comune di Genova e di effettuare quegli interventi che
possano consentire di sfruttare al meglio la struttura anche al di fuori degli
eventi calcistici185.
La posizione dell’Amministrazione Comunale sembra essere quella di non
alienare questi beni (che prima del conferimento a SportInGenova facevano
parte del patrimonio ‛non disponibile‛186 del Comune) ma di provvedere a
ricomprarli allo scopo di dotare SportInGenova delle risorse necessarie al
saldo di tutti i propri debiti, così come iniziato con i primi tre impianti.
Sembrerebbe tutto lineare: il Comune provvede a pagare – qualche anno
dopo – costi che avrebbe comunque avuto nel suo bilancio per ciascuno
degli anni di esistenza di SportInGenova.
Bisogna però augurarsi che le cose vadano proprio come fin qui ipotizzato.
Il processo di liquidazione di una società parte dal presupposto di portare
alla chiusura del soggetto giuridico attraverso la vendita di tutte le
componenti dell’attivo (beni materiali ed immateriali, immobilizzazioni
finanziarie, crediti) allo scopo di accumulare una quantità di denaro
sufficiente a saldare tutti i debiti e, se possibile, restituire agli azionisti il
capitale sociale a suo tempo versato. Questo è il caso della cosiddetta
liquidazione in bonis, che non prevede alcun tipo di contenzioso con
nessuno dei debitori (non esclude ovviamente transazioni ed accordi).
Più di frequente, le società sono messe in liquidazione quando si sa in
partenza che non esistono (né sono ottenibili) risorse sufficienti per saldare
tutti i debiti: in questo caso, il liquidatore cerca di vendere i beni a sua
disposizione al meglio delle sue possibilità, per poi negoziare con i
creditori una chiusura delle posizioni versando solo una quota di quanto
dovuto. Il creditore non soddisfatto della proposta può sempre provare a
proporre istanza di fallimento della società; generalmente però viene scelta
la soluzione meno penalizzante e cioè la certezza di incassare in tempi
abbastanza rapidi una quota dei propri crediti, contro il rischio di vedere i
tempi allungarsi per la dinamica fallimentare ottenendo al termine una
cifra che non è poi così distante da quella che si sarebbe ottenuta
negoziando.
105
In verità il creditore di SportInGenova ha un discreto vantaggio,
rappresentato dalla particolare situazione in cui la Società ha operato
nell’arco della sua attività. Sin dall’inizio è stata sottoposta, ai sensi dell’art.
2947 del Codice Civile, all’attività di direzione e coordinamento da parte
del Comune di Genova. Tale articolo, al primo comma, prevede che ‛Le
società o gli enti che, esercitando attività di direzione e coordinamento di società
agiscono nell'interesse imprenditoriale proprio o altrui in violazione dei principi di
corretta gestione societaria e imprenditoriale delle società medesime, sono
direttamente responsabili nei confronti dei soci di queste per il pregiudizio arrecato
alla redditività ed al valore della partecipazione sociale, nonché nei confronti dei
creditori sociali per la lesione cagionata all'integrità del patrimonio della società.
Non vi è responsabilità quando il danno risulta mancante alla luce del risultato
complessivo dell'attività di direzione e coordinamento ovvero integralmente
eliminato anche a seguito di operazioni a ciò dirette‛.
Il Consiglio di amministrazione di SportInGenova ha sempre messo in
evidenza come la scarsa redditività ed autonomia finanziaria della Società
dipendesse anche ‚da tariffe fissate dal Comune [che] non coprono che una
minima parte dei costi di gestione. Ciò è certamente corretto dal punto di vista
sociale e dalla visuale dell’Azionista di maggioranza, ma il conseguente
pesantissimo squilibrio dei conti aziendali non può essere ulteriormente sopportato
dalla Società‚187. Sebbene la maggioranza dei creditori siano fornitori
direttamente o indirettamente partecipati dal Comune di Genova, anche
per quelli minori questa situazione dovrebbe configurare una
responsabilità solidale in capo al Comune stesso. Riacquistando gli
impianti il Comune di Genova probabilmente sta solo anticipando un
esborso che sarebbe stato comunque dovuto in caso di contenziosi.
Il ‚Luigi Ferraris‛ e la‛Sciorba‛, rimangono per ora in capo a
SportInGenova ma dovrebbero rientrare anche questi nell’ambito del
patrimonio del Comune di Genova, probabilmente già nel corso del 2011188.
In questo momento, infatti, il liquidatore dovrebbe essere in procinto di
redigere una situazione di liquidazione della società, per capire quale
strada seguire. Ha però un vantaggio: se per l’amministratore di una
società è estremamente pericoloso (anche sotto il profilo della
responsabilità personale) vendere un bene ad un valore inferiore a quello
di mercato, seppure in una situazione di difficoltà conclamata della società,
106
il liquidatore ha meno problemi in questo senso, perché può dimostrare che
lo sconto concesso era necessario per addivenire ad un incasso rapido e per
garantire la chiusura della liquidazione senza contenziosi con i creditori. È
quindi possibile che il liquidatore (stante la probabile scarsa propensione
del Comune di Genova a impegnare altri 15 milioni di Euro sottraendoli a
capitoli di spesa, obiettivamente, più importanti per la vita dei cittadini) si
trovi nella ‛necessità‚ di dismettere gli impianti della ‚Sciorba‛ ed il ‚Luigi
Ferraris‛?
A chi potrebbero, però, interessare le piscine della ‛Sciorba‛ che secondo le
ultime informazioni (riferite al 2008) facevano registrare una perdita di
circa 2 milioni di Euro all’anno?
Forse rimane un solo asset vendibile: lo Stadio ‚Luigi Ferraris‛, che
anche nella situazione attuale, se gestito con logiche privatistiche, potrebbe
essere in pareggio.
Se il Comune non desse seguito alla decisione di riacquistare l’impianto, lo
Stadio ‚Luigi Ferraris‛ sarà venduto?
Chi può essere interessato a comprarlo?
E, soprattutto, che cosa ne farà successivamente all’acquisto?
107
108
CAPITOLO 2
LA PROPOSTA DI LEGGE SULL’IMPIANTISTICA SPORTIVA
(in collaborazione con l’Avv. Massimo Rossetti - Federsupporter)
Il disegno di legge sugli stadi, nel momento in cui questo libro va in stampa
è bloccato alla VII Commissione Permanente della Camera (Cultura,
Scienze e Istruzione).
Al riguardo è bene evidenziare come Legambiente abbia rilevato che la
proposta è stata approvata dalla Commissione Cultura del Senato, ‛pur
trattandosi di un testo dai contenuti sicuramente difformi dalla normativa
urbanistica vigente, e ben più inerenti ai temi propri delle Commissioni Ambiente e
Lavori Pubblici‛
In merito ai ritardi nell’approvazione della legge, è da ricordare che, nella
suddetta Commissione, era stato raggiunto un accordo tra maggioranza ed
opposizione su un testo che prevedeva l’espressa ed esplicita salvaguardia
dei vincoli ambientali: accordo che avrebbe consentito una rapida
approvazione del provvedimento in seno alla Commissione stessa, in sede
legislativa, evitando, per l’approvazione, il passaggio in aula.
Improvvisamente da parte della maggioranza è stato presentato e fatto
approvare un emendamento che ha cancellato la salvaguardia di cui sopra,
così impedendone l’approvazione in seno alla Commissione.
Il Sen. Alessio Butti del PDL189, il 13 aprile 2011, ha affermato che, anche
senza l’espressa ed esplicita salvaguardia dei vincoli, deve ritenersi che
questi ultimi siano inderogabili. Viene allora da chiedersi perché mai si sia
voluto eliminare la salvaguardia in discorso dal testo del disegno di legge,
così ritardandone l’approvazione, se tale salvaguardia è da ritenersi, così
come sostiene il senatore Butti, meramente ricognitiva e persino
pleonastica.
Nell’esposizione che segue si è ritenuto opportuno analizzare in modo
separato i punti di criticità del testo normativo che suscitano perplessità,
tratti, per gentile concessione della Fonte e dell’Autore tratti da documenti
di Federsupporter (www.federsupporter.it), Associazione costituita nel
109
gennaio 2010 per la rappresentanza e la tutela dei diritti e degli interessi
diffusi dei sostenitori di società ed associazioni sportive; documenti redatti
dall’Avv. Massimo Rossetti, Responsabile dell’Area Giuridica e Legale
dell’Associazione.
QUESTIONI DI COSTITUZIONALITÀ
Il vigente art. 117 della Costituzione elenca le materie per cui vi è
legislazione concorrente tra Stato e Regioni. Di queste materie fa parte,
oltreché l’ordinamento sportivo, il governo del territorio. Stabilisce, altresì,
l’art. 117 che, per queste materie, la potestà legislativa spetta alle Regioni,
salvo che per la determinazione di principi fondamentali riservata alla
legislazione statale
Ciò premesso, la giurisprudenza della Corte Costituzionale ha previsto che
per ‚governo del territorio‛ deve intendersi ‛tutto ciò che attiene all’uso del
territorio ed alla localizzazione di impianti ed attività‛ e che per ‚legislazione
concorrente‛ deve intendersi ‚l’insieme delle norme che consentono di
identificare e graduare gli interessi in base ai quali possono essere regolati gli usi
ammissibili del territorio‛190.
Ne consegue che la normativa di cui trattasi, che attiene alla costruzione e
ristrutturazione di impianti sportivi, stadi e di così detti ‚complessi
multifunzionali‛, comprensivi di insediamenti residenziali o direzionali,
nonché alla individuazione delle aree per la loro localizzazione, compete
alla potestà legislativa delle Regioni, fatta salva la determinazione di
principi fondamentali riservata allo Stato: principi che, in assenza di una
legge cornice o legge quadro ad hoc, possono essere dedotti
dall’ordinamento generale.
Per ‚principi fondamentali‛ devono intendersi, alla luce,anche in questo caso,
degli insegnamenti della Corte Costituzionale191, scelte politico-legislative
fondamentali o, quantomeno, criteri e modalità generali tali da costituire
un punto di riferimento costante nel tempo, in grado di orientare il
legislatore regionale ogni qual volta intenda intervenire nella specifica
materia e che, quindi, sotto il profilo strutturale e sostanziale, a prescindere
dal fatto che la legge si auto-qualifichi come ‚legge cornice‛ o ‚legge
quadro‛192, posseggano un elevato livello di astrattezza tale da poter essere
110
invocate per l’adozione di un indefinito numero di atti legislativi, a loro
volta, costituenti fattispecie astratte
Un attento esame della normativa in commento, alla luce dei principi sopra
enunciati, fa dubitare fortemente che la normativa stessa sia conforme al
dettato costituzionale in materia di legislazione concorrente Stato-Regioni,
non possedendo quell’elevato livello di generalità e di astrattezza tale da
non farla ritenere invasiva e sostitutiva della potestà legislativa regionale.
Altro profilo di evidente illegittimità per violazione dell’art. 3 della
Costituzione è quello di una manifesta irragionevolezza di una norma che
consentisse di superare vincoli attinenti al governo del territorio ed alla
localizzazione di impianti solo per la costruzione di nuovi impianti
sportivi, così detti ‚polifunzionali‛, mentre ciò resterebbe precluso per la
costruzione di impianti di pari o di ben superiore pubblica utilità, quali, per
esempio, scuole, ospedali, etc.
IL PREMINENTE INTERESSE NAZIONALE, LA PUBBLICA UTILITÀ,
L’INDIFFERIBILITÀ E L’URGENZA.
Queste sono le qualità che il provvedimento in commento attribuisce alla
realizzazione di nuovi impianti sportivi e stadi ovvero alla ristrutturazione
di quelli già esistenti ed alla costruzione di così detti ‚complessi
multifunzionali‛: vale a dire il complesso di opere, comprendenti lo stadio,
che, abbinate a quest’ultimo, siano destinate ad attività commerciali,
ricreative, di svago, per il tempo libero, culturali e di servizio, nonché
‛eventuali insediamenti residenziali o direzionali tali da valorizzare ulteriormente
il complesso, anche con riferimento agli interessi pubblici di riqualificazione
urbana‛.
D’altronde, senza il riconoscimento formale e, soprattutto, senza la
sussistenza di una sostanziale ed oggettiva pubblica utilità e di un
sostanziale ed effettivo interesse statale, non sarebbe possibile né prevedere
‚la semplificazione e l’accelerazione delle procedure amministrative‛ per edificare
gli impianti e gli insediamenti in esame né l’accesso ai contributi erogabili
dall’Istituto per il Credito Sportivo destinati all’abbattimento degli interessi
in conto capitale degli investimenti necessari per costruirli, né, infine, il
cambio di destinazione d’uso delle aree destinate agli impianti ed agli
insediamenti stessi
111
Gli insediamenti debbono, pertanto, ab origine ed a prescindere da ogni
altra valutazione, essere finalizzati al perseguimento di interessi pubblici di
riqualificazione urbana, specificamente verificati ed accertati, nella loro
oggettività e sostanzialità, indipendentemente da generiche, generalizzate e
aprioristiche qualificazioni formali.
INDIVIDUAZIONE DELLE AREE PER LA REALIZZAZIONE DI NUOVI STADI O DI
COMPLESSI MULTIFUNZIONALI.
Il provvedimento legislativo stabilisce espressamente che tali aree devono
essere individuate in base ad uno studio di fattibilità comprensivo ‚delle
valutazioni di ordine sociale, ambientale ed infrastrutturale, degli impatti
paesaggistici e delle esigenze di riqualificazione paesaggistica‛.
Qualora il piano preveda e comporti ‚varianti urbanistiche e commerciali‛,
queste devono essere vagliate ed eventualmente approvate, con consenso
unanime, mediante Accordo di Programma da tutte le amministrazioni
pubbliche interessate (Comuni, Provincie, Regioni, Sovrintendenze,
Ministero dei Beni Culturali ed Ambientali, Autorità di bacino, nel caso in
cui, per esempio, le aree individuate siano soggette a vincoli idrogeologici
ed a piani di bacino); amministrazioni che devono, altresì, valutare e
dichiarare l’effettiva sussistenza dei requisiti di pubblica utilità e di
indifferibilità ed urgenza delle opere.
Il provvedimento in oggetto non attribuisce, quindi, automaticamente a tali
opere i requisiti di cui sopra, ma, al contrario, essi debbono essere accertati,
verificati e dichiarati, di volta in volta, sulla base dei piani di fattibilità
presentati, in sede di Accordo di Programma.
Il che conferma, ove pure ve ne fosse bisogno, che gli ‛eventuali insediamenti
residenziali o direzionali‛, per vedersi riconosciute e dichiarate le
caratteristiche di pubblica utilità, di indifferibilità e di urgenza, con tutte le
conseguenze che ne derivano, devono necessariamente corrispondere a
oggettivi e rilevanti interessi pubblici di riqualificazione urbana.
Non solo, ma nel caso in cui l’accordo di programma prevedesse la
variazione di strumenti urbanistici, resterebbe, comunque, impregiudicata
l’applicazione della disciplina in materia di valutazione di impatto
ambientale.
112
Senza alcun dubbio il provvedimento in esame non consente e non può
consentire alcun superamento o possibilità di superamento di vincoli
ambientali (paesistici, archeologici, idrogeologici) eventualmente esistenti
sulle aree indicate dai piani di fattibilità Le variazioni di strumenti
urbanistici consentite possono essere, pertanto, solo quelle relative alle
destinazioni d’uso (da uso agricolo ad uso residenziale e/o commerciale) di
tali aree, sempre però fatto salvo il rispetto degli eventuali vincoli
ambientali esistenti
D’altra parte, con riferimento, per esempio, al vincolo idrogeologico, ove
pure il provvedimento legislativo prevedesse il superamento di detto
vincolo, o di altri equivalenti, ebbene, in questa ipotesi, si appaleserebbe un
profilo di macroscopica incostituzionalità della normativa in questione,
avendo la giurisprudenza costituzionale in materia già sancito che qualsiasi
interesse ed utilità di natura pubblica rimangono pur sempre subordinati al
rispetto dell’interesse pubblico assolutamente preminente e supremo
rappresentato dalla salvaguardia della sicurezza e dell’incolumità
pubbliche.
Non sono, quindi, superabili o eliminabili, neppure per legge ordinaria e, a
maggior ragione, mediante provvedimenti amministrativi, vincoli quali,
per esempio, quelli idrogeologico o sismico. Vincoli che non derivano dal
libero esercizio di discrezionalità politica o amministrativa, bensì da atti
dovuti e vincolati, aventi valore meramente ricognitivo, sulla base di
rigorosi accertamenti e valutazioni di natura tecnico-scientifica eseguiti da
organi tecnicamente e professionalmente a ciò abilitati e preposti (per
quanto, per esempio, riguarda il rischio di esondazione con conseguente
vincolo idrogeologico, dalle Autorità di Bacino).
Sotto questo profilo si consideri che i vincoli posti a tutela dell’ambiente
hanno una loro obiettiva natura, la cui origine e tutela sono
costituzionalmente previste e garantite193, con la conseguenza che trattasi
di limitazioni ob rem, vale a dire dovute a valutazioni tecnicoprofessionali di caratteristiche intrinseche dei beni da vincolare 194.
Si tenga anche conto che gli accordi di programma in materia urbanistica
devono, comunque, garantire la partecipazione dei cittadini all’attività
pianificatoria attraverso la pubblicità dei procedimenti e la possibilità di
presentare osservazioni.
113
Ma il testo del disegno di legge, da cui è stata cancellata, come ricordato,
con un colpo di mano della maggioranza, l’espressa salvezza dei vincoli
ambientali, contiene un subdolo e callido marchingegno giuridico
finalizzato, anche in questo caso, al superamento dei suddetti vincoli.
In questa sede è opportuno, quindi, soffermarsi per richiamare l’attenzione
su uno specifico aspetto della normativa in questione meritevole di una
approfondita disamina ed una attenta valutazione sul piano tecnicogiuridico, ma non solo.
Più precisamente, ci si riferisce all’art. 3 (Individuazione di aree per la
realizzazione di nuovi impianti sportivi o di complessi multifunzionali) del testo
di cui trattasi e, in particolare, a quanto disposto dal comma 3 di tale
articolo, che recita: ‛L’autorità comunale competente, entro sessanta giorni dalla
presentazione dello studio di fattibilità al comune, promuove, anche al fine di
approvare le necessarie varianti urbanistiche e commerciali e per conseguire
l’effetto di dichiarazione di pubblica utilità e di indifferibilità ed urgenza delle
opere, un accordo di programma ai sensi dell’articolo 34 del testo unico delle leggi
sull’ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo 18 giugno 2000, n.
267, che deve necessariamente essere concluso non oltre sei mesi dalla
presentazione dello studio di fattibilità.
In deroga a quanto disposto dall’articolo 34, comma cinque, del citato testo unico di
cui al decreto legislativo numero 267 del 2000, nel caso in cui l’accordo di
programma comporti variazione degli strumenti urbanistici comunali, vigenti o
adottati, l’adesione dell’autorità comunale competente allo stesso deve essere
ratificata entro novanta giorni dalla richiesta. All’attuazione dell’accordo di
programma si provvede anche mediante i programmi integrati di intervento di cui
alla legge 17 febbraio 1992, numero 179. Resta ferma, ove prevista, l’applicazione
della disciplina in materia di valutazione di impatto ambientale.
Alla conferenza convocata al fine di concordare l’accordo di programma di cui al
presente comma, nonché alla stipulazione di tale accordo, si applica, anche quanto
agli effetti del dissenso espresso nella conferenza suddetta, la disciplina prevista
dagli articoli da 14 a 14 quinquies della legge 7 agosto 1990, numero 241, e
successive modificazioni‛.
Da tale complesso ed alquanto criptico enunciato legislativo emerge una,
almeno a mio parere, singolare contraddizione in ordine alla disciplina
dello strumento procedimentale amministrativo che si intende adottare e
114
seguire per l’individuazione delle aree su cui realizzare nuovi impianti
sportivi o nuovi complessi multifunzionali.
A questo fine, la prima parte del comma appropriatamente individua
l’Accordo di Programma previsto e disciplinato dall’art. 34 (Accordi di
Programma) del Testo Unico delle Leggi sull’ordinamento degli enti
locali195.
In sintesi, tale procedura stabilisce che per la definizione e l’attuazione di
opere che richiedono, per la loro completa realizzazione, l’azione integrata
e coordinata di comuni, di provincie e regioni, di amministrazioni statali e
di altri soggetti pubblici, o comunque di due o più tra i soggetti predetti, il
presidente della regione o della provincia o il sindaco, in relazione alla
competenza primaria o prevalente nell’opera, promuove la conclusione,
per l’appunto, di un accordo di programma, per assicurare il
coordinamento delle azioni e per determinarne i tempi, le modalità, il
finanziamento ed ogni altro connesso adempimento.
A questo scopo, il soggetto promotore convoca una conferenza tra i
rappresentanti di tutte le amministrazioni interessate. L’accordo consiste
nel consenso unanime tra il soggetto promotore e tutte le altre
amministrazioni interessate e tale accordo è approvato con atto formale del
soggetto promotore ed è pubblicato nel bollettino ufficiale della regione.
L’accordo, qualora adottato con decreto del presidente della regione,
determina le eventuali e conseguenti variazioni degli strumenti urbanistici
e sostituisce le concessioni edilizie, sempre che vi sia l’assenso del comune
interessato.
Ove l’accordo comporti variazione degli strumenti urbanistici, l’adesione
del sindaco allo stesso deve essere ratificata dal consiglio comunale entro
trenta giorni a pena di decadenza ( termine che il testo legislativo in esame
proroga a novanta giorni nel caso in cui l’accordo comporti variazione
degli strumenti urbanistici comunali).
A questo punto, però, stranamente, un successivo periodo dello stesso
comma 3 stabilisce che alla stipulazione dell’accordo di programma, anche
quanto agli effetti del dissenso espresso nella conferenza che il soggetto
promotore la procedura convoca tra i rappresentanti di tutte le
amministrazioni interessate, si applica la disciplina di cui agli artt. da 14 a
115
14-quinquies della Legge 7 agosto 1990, n. 241, e successive modificazioni.
La stranezza consiste nel fatto che gli articoli richiamati si riferiscono ad un
procedimento amministrativo diverso da quello contemplato e disciplinato
dall’art. 34 del Testo Unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali.
Più esattamente, si riferiscono alla Conferenza di Servizi prevista e
disciplinata dall’art. 14 e seguenti della Legge 7 agosto 1990, n.241, e
successive modificazioni, ‚Nuove norme in materia di procedimento
amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi‛196.
Il procedimento ivi previsto (Conferenza di servizi) si applica
indistintamente, in generale, a tutti i procedimenti amministrativi, qualora
sia opportuno effettuare un esame contestuale di vari interessi pubblici
coinvolti e quando, perciò, l’amministrazione procedente deve acquisire
intese, concerti, nulla osta o assensi di altre amministrazioni pubbliche.
Di particolare rilevanza, per quello che qui interessa, è la disciplina del
dissenso espresso nella conferenza di servizi da parte di uno o più
rappresentanti delle amministrazioni partecipanti, ivi comprese quelle
preposte alla tutela ambientale: disciplina di cui all’art. 14-quater, comma 3,
cui fa espresso rinvio il precedente art. 14-bis, comma 3 bis. della legge n.
241/1990 e successive modificazioni.
Tale disciplina prevede che, al di fuori, tra gli altri, dei casi di
localizzazione delle opere di interesse statale, ove venga espresso motivato
dissenso da parte di una amministrazione preposta alla tutela ambientale,
paesaggistico-territoriale, del patrimonio storico-artistico o alla tutela della
salute e della pubblica incolumità, la questione è rimessa
dall’amministrazione procedente alla deliberazione del Consiglio dei
Ministri che si pronuncia entro sessanta giorni, previa intesa con la regione
o le regioni o le provincie autonome interessate, in caso di dissenso tra una
amministrazione statale ed una regionale o tra più amministrazioni
regionali, ovvero, previa intesa con la regione e gli enti locali interessati, in
caso di dissenso tra una amministrazione statale o regionale ed un ente
locale o tra più enti locali.
Se l’intesa non è raggiunta nei successivi trenta giorni la deliberazione del
Consiglio dei ministri può essere comunque adottata.
E’ evidente, pertanto, che l’art. 3 del disegno di legge in oggetto, per il
tramite di una impropria contaminazione tra la disciplina dell’accordo di
116
programma di cui all’art. 34 del T.U. delle Leggi sull’ordinamento degli
enti locali e la disciplina della conferenza di servizi, di cui all’art. 14 e segg.
della legge 241/1990, e successive modificazioni, in materia di
procedimento amministrativo, appare oggettivamente funzionale ad
aggirare e superare l’ostacolo che potrebbe essere frapposto
all’approvazione di progetti di fattibilità di taluni impianti, dal fatto che la
disciplina dell’accordo di programma, come si è detto e visto, non consente
tale approvazione ove vi sia il dissenso di una o più delle
amministrazioni coinvolte.
Dissenso, forse, già previsto o dato per scontato in qualche caso, in
particolare da parte di amministrazioni preposte alla tutela ambientale,
paesaggistico-territoriale, del patrimonio storico-artistico o alla tutela della
salute e della pubblica incolumità.
Dissenso che, come pure si è detto e visto, potrebbe essere reso superabile
mediante l’inserimento, per così dire, nell’ambito della disciplina
dell’accordo di programma di alcuni ‚pezzi‛ della disciplina della
conferenza di servizi.
Operazione che, però, appare, non solo impropria e non corretta, ma anche
illegittima, poiché, secondo la dottrina giusamministrativistica, il rapporto
tra la disciplina della conferenza di servizi e quella dell’accordo di
programma è di genus a species. Cioè la seconda si pone, rispetto alla prima,
in rapporto di specialità e, quindi, la disciplina della prima (Conferenza di
Servizi) è applicabile a quella dell’accordo di programma solo ove
quest’ultima non disponga.
Cosa che, nella fattispecie, non si verifica, in quanto l’accordo di
programma, a differenza della conferenza di servizi, prevede
espressamente e specificamente che vi sia, ai fini della sua stipulazione ed
attuazione, il consenso unanime delle amministrazioni interessate ( art.
34, comma 4, della legge n.267/2000).
Diversamente, si prolifererebbe anche un possibile vizio di illegittimità
costituzionale, non comprendendosi e non giustificandosi, solo per la
costruzione di nuovi impianti sportivi o di nuovi complessi
multifunzionali, una così rilevante difformità di disciplina rispetto a quella
117
generale prevista per la costruzione di altri e diversi impianti nei casi in cui
siano principalmente interessati e coinvolti gli enti locali. Difformità che
comporterebbe una macroscopica ed irragionevole disparità di trattamento
a parità di condizioni e di situazioni.
Resta fermo, in ogni caso, considerazione del tutto assorbente, quanto già
evidenziato in precedenza a proposito del fatto che, secondo il Giudice
delle Leggi ed il Giudice di Legittimità, i vincoli posti a tutela
dell’ambiente hanno una loro obiettiva natura, la cui origine e tutela sono
costituzionalmente previste e garantite 197, con la conseguenza che trattasi
di limitazioni ob rem : vale a dire dovute a valutazioni tecnico-scientifiche
di caratteristiche intrinseche e, come tali, non oggetto di libera
discrezionalità politica o amministrativa, bensì oggetto di atti normativi
dovuti e vincolati, aventi valore meramente ricognitivo, sulla base di
rigorosi accertamenti e valutazioni di natura tecnico scientifica.
Ne discende che provvedimenti che autorizzassero la costruzione di
impianti, in difformità ed in contrasto con vincoli ambientali e con le
valutazioni espresse dai competenti organi ed organismi tecnicoprofessionali, sarebbero da considerare come illegittimi.
È da tenere, inoltre, presente, che la giurisprudenza del Consiglio di Stato
ha più volte sancito, come principio generale, che qualsiasi opera pubblica
o di interesse pubblico debba essere localizzata in conformità alle
prescrizioni degli strumenti urbanistici: a maggior ragione, in conformità a
vincoli di natura ambientale che, come si è rilevato, non sono frutto di
scelte discrezionali politico-amministrative, bensì tali ab origine per il
naturale modo di essere e per le caratteristiche intrinseche dei beni ai quali
sono intimamente connessi.
Tanto è vero che tali vincoli, secondo costante giurisprudenza
costituzionale, di legittimità ed amministrativa, sono considerati non
indennizzabili poiché non espropriativi in quanto coessenziali ab origine
alla obiettiva ed intrinseca natura dei beni cui ineriscono.
D’altronde, sembra del tutto inverosimile che nuovi impianti sportivi o
nuovi impianti multifunzionali non possano essere localizzati in aree libere
dai suddetti vincoli: a meno di non ritenere che la ‚redditività dell’intervento
118
e della gestione economico-finanziaria‛ e ‚ogni altro insediamento edilizio ritenuto
necessario ed inscindibile ai fini del complessivo equilibrio economico e finanziario
della costruzione del complesso multifunzionale‛, di cui parla il testo di disegno
di legge in oggetto, siano, in realtà, da considerare criteri nettamente
prevalenti su quelli di ‚sicurezza‛ e sulle ‚valutazioni di ordine sociale,
ambientale, infrastrutturale, degli impatti paesaggistici‛, di cui, pure, parla lo
stesso disegno di legge.
Dunque, sarebbe necessario, a scanso di ogni equivoco, dubbio ed onde
prevenire possibili - probabili? – questioni di legittimità, che dal suddetto
testo di disegno di legge venisse, quanto meno, espunta quella parte
dell’art. 3, comma 3, che prevede l’applicazione all’accordo di programma
della disciplina prevista dagli artt. da 14 a 14 quinquies della legge 7 agosto
1990, n. 241 e successive modificazioni.
Né, peraltro, ci si potrebbe poi dolere della non tenuta della norma in sede
di verifica della sua legittimità costituzionale, se, nella fase di elaborazione
ed approvazione della norma medesima, si fossero imprudentemente ed
incautamente sottovalutati aspetti e profili di incostituzionalità che la
norma stessa avesse potuto presentare.
Si aggiunga che, quasi in una sorta di ‚schizofrenia‛ legislativa, nel mentre
si vorrebbe dare vita ad una normativa che (chissà poi perché solo per la
costruzione di nuovi impianti sportivi), consentirebbe o vorrebbe
consentire di localizzare questi ultimi anche in aree sottoposte a vincoli
ambientali comportanti l’inedificabilità, nello stesso tempo, sta per essere
recepita nel nostro ordinamento una direttiva comunitaria (n. 2008/99) che
rende penalmente rilevanti e sanziona le infrazioni alla tutela
dell’ambiente, rendendo amministrativamente responsabili di tali reati, ai
sensi del D. Lgs n. 231/2001 e successive modificazioni, anche le persone
giuridiche i cui esponenti apicali (amministratori, dirigenti e collaboratori e
dipendenti di tali esponenti) abbiano commesso i reati in discorso.
Reati tra i quali specificamente rientrano le azioni che provochino il
significativo deterioramento di ambienti protetti; deterioramento che
certamente si avrebbe, qualora si costruisse in aree sottoposte a vincoli
ambientali comportanti inedificabilità.
119
Circa, poi, l’opinione secondo cui la realizzazione di nuovi stadi sarebbe
possibile solo mediante una nuova legge, si tratta di una opinione
assolutamente infondata perché smentita dai fatti, anche volendo
tralasciare, per amore di discussione, le pur assorbenti considerazioni di
natura tecnico-giuridica fin qui esposte.
È notorio, in effetti, che la Juventus ha realizzato e sta per completare la
costruzione e l’agibilità di un nuovo stadio con le caratteristiche di
polifunzionalità previste dal disegno di legge in discussione, senza,
pertanto, aver avuto affatto bisogno di una nuova normativa ad hoc.
Non si comprende, quindi, francamente perché ciò che è stato possibile a
Torino non possa esserlo in altre città d’Italia.
Relativamente, poi, ad asseriti e paventati intralci e ritardi che potrebbero
essere frapposti dalle amministrazioni locali, è appena il caso di ribadire
che la normativa vigente (decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, Testo
Unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali) già consente la
semplificazione e la velocizzazione dell’iter approvativo di opere, come
quelle in questione, di competenza di Regioni, Provincie e Comuni,
mediante la procedura dell’Accordo di programma.
Il disegno di legge in oggetto non può, dunque, almeno legittimamente,
essere utilizzato per dissimulare la realizzazione surrettizia di colossali
speculazioni edilizie: speculazioni che nulla hanno a che vedere con
preminenti interessi nazionali o di pubblica utilità, bensì molto a che
vedere con preminenti e, peraltro, palesi e ben individuati interessi ed
utilità individuali private, oltretutto in spregio della tutela dell’ambiente e
di un corretto e trasparente governo del territorio.
A questo proposito non è inutile ricordare quanto si è verificato, in sede
giudiziaria, con riferimento ad impianti sportivi e relativi accessori
realizzati in occasione dei Campionati Mondiali di nuoto.
Nuovi stadi polifunzionali ben possono essere realizzati nel rispetto
delle normative vigenti in materia ambientale e urbanistica, così come è
testimoniato da ciò che stanno facendo società come la Juventus ed ha in
corso il Cagliari.
Non si vede, pertanto, per quale motivo, anche se lo si può facilmente
intuire, ad altre società dovrebbero essere consentite, con una ingiusta ed
ingiustificata disparità di trattamento, condizioni e possibilità di particolare
120
favore, delle quali altre società hanno, invece, dimostrato e stanno
dimostrando che non v’è nessuna, almeno legittima e lecita, necessità.
Che, d’altronde, siano state e siano tuttora messe in atto pesanti ingerenze e
pressioni per piegare il disegno di legge al perseguimento di interessi
molto individuali e molto particolari è testimoniato dalle parole del
Presidente della FIGC, Giancarlo Abete, pronunciate in occasione della
presentazione, avvenuta il 25 maggio 2011, del ‚Report Calcio 2011‛: ‚(<)
Bisogna far prevalere interessi generali, non sempre le norme danno risposta a
tutte le aspettative ed a tutte le esigenze degli attuali operatori. Bisogna
privilegiare la dimensione progettuale alla logica del componimento di interessi
specifici altrimenti non si riesce ad andare avanti. Chi tutela interessi particolari
non può avocare a se interessi generali. I presidenti di società fanno richieste
legittime, sbaglia però chi dà loro seguito, la legge deve avere come riferimento non
i soggetti attuali ma tutti i potenziali soggetti anche quelli di Serie B e Lega Pro.
Serve una sintesi tra pluralità di interessi, non si può tagliare l’abito su misura a
ciascuno‛.
Coloro che sono preoccupati da un’applicazione speculativa della legge
rilevano che il soggetto promotore potrebbe affermare che per sostenere gli
oneri dell’investimento sull’impianto posizionato in una determinata area
sia necessario ottenere spazi a destinazione residenziale, direzionale,
turistico/ricettiva o commerciale in un’altra zona della città; che magari non
ha alcuna prossimità con l’impianto, ma i cui ritorni consentono di
ammortizzare il costo della costruzione o ristrutturazione dell’impianto
sportivo.
Osservando, ad esempio, quanto avvenuto a Genova, il Sindaco Marta
Vincenzi (per supportare gli oneri economici e finanziari del progetto
Colisa) era stata sollecitata a dare la propria disponibilità nell’identificare e
rendere disponibili aree non collegate all’impianto sulle quali il promotore
del progetto avrebbe potuto effettuare altri investimenti. Nel caso della
Colisa si era parlato di 100 mila metri quadrati destinati ad attività
produttive198. La proposta per il nuovo Piano Urbanistico Comunale
realizzata da Urban Lab lo scorso dicembre 2010, sembra prevedere che
l’area oggi occupata dal ‚Luigi Ferraris‛ possa essere oggetto di
121
riqualificazione per consentire il recupero degli investimenti per la
costruzione dello stadio di Sestri, dove si conferma non possibile realizzare
un centro commerciale.
Anche la previsione dell’art. 6, 5° comma lascia perplessi, poiché prevede
che ‚le opere di ristrutturazione degli stadi e di trasformazione in complessi
multifunzionali, purché conformi alle destinazioni d’uso previste ai sensi del
comma 4 ed iniziate entro il termine di cinque anni dalla data di entrata in vigore
della presente legge, possono essere realizzate in base a denuncia di inizio attività
ai sensi dell’articolo 23 del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari
in materia edilizia, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001,
n. 380, e successive modificazioni‛. La ‛denuncia di inizio attività‚ cui si fa
riferimento è la stessa ‛DIA‛ di norma utilizzata per la realizzazione di
opere interne alle abitazioni (o agli uffici) e per interventi definiti dalla
pianificazione urbana vigente. Ciò che preoccupa, sempre secondo
Legambiente, è che ‚in questo caso si userebbe per ristrutturare stadi di 40-50
mila posti a sedere, costruire case e uffici. Con l’autocertificazione del progettista. E
la sicurezza? Quale paese civile, tanto più con caratteristiche di forte dissesto
idrogeologico, potrebbe autorizzare una simile norma che mette seriamente a
rischio l’incolumità di cittadini?‚ 199
La Proposta di Legge, come attualmente formulata, sembrerebbe
applicabile a tutti i progetti presentati a Genova (Sestri, Colisa, Ferraris) e
non introduce una discriminante che possa privilegiare la scelta di uno fra
questi. Suggerisce, invece, un modus operandi che potrebbe facilitare l’ipotesi
di recupero del ‚Luigi Ferraris‛ se gli eventuali promotori non ritenessero
di avere la possibilità di procedere all’acquisto a titolo definitivo
dell’impianto. Stabilisce che, in alternativa alla vendita (per la quale è
prevista una perizia dell’Agenzia delle Entrate per la determinazione del
valore di trasferimento), i Comuni possono cedere anche i soli diritti di
superficie, purché per un periodo non inferiore ai 50 anni. Inoltre, ed anche
questo è interessante, oggetto della cessione possono essere anche le aree e
le strutture funzionali al complesso principale, anche se costituite da
fabbricati autonomi.
Occorrerà seguire i lavori della Camera 200, anche per verificare gli esiti del
coordinamento del testo approvato dal Senato con un altro documento in
discussione (Atto Camera n. 1881). Aldilà di questioni di minore portata,
122
quest’ultimo Progetto di Legge conteneva infatti, all’art. 8, delle
disposizioni volte all’assegnazione di agevolazioni fiscali e tributarie
relative alle superfici degli impianti sportivi, non previste dal Senato, ma
che potrebbero essere reintrodotte dalla VII Commissione.
Il 1° comma dell’articolo prevede la facoltà per i comuni di disporre
esenzioni fiscali per un periodo fissato in 10 anni in materia di:
 Imposta Comunale sugli Immobili (ICI);
 Tassa per lo Smaltimento dei Rifiuti Solidi Urbani (TARSU);
 Oneri di urbanizzazione e di costo di costruzione relativamente alle
superfici degli impianti sportivi nuovi e di quelli ristrutturati.
Per avere un’idea di massima sull’impatto di tali norme sulle ipotesi di
lavoro discusse a Genova, è possibile ipotizzare che il Comune debba
rinunciare a circa 2,5 milioni di Euro per gli oneri di urbanizzazione 201 e
circa 500 mila euro all’anno fra ICI e TARSU, per un totale di altri 5 milioni.
Complessivamente, quindi, i soggetti promotori potrebbero avere un
beneficio complessivo di circa 7,5 milioni di Euro dall’approvazione di
questo articolo.
Il 2° comma, invece, introduce un’agevolazione fiscale sotto forma di
detrazione fiscale ai fini IRES202 a favore delle società utilizzatrici di spazi o
servizi particolari funzionali all’attività espletata dagli impianti sportivi,
relativamente ai costi sostenuti. In pratica le società che si trovassero in
questa situazione (negozi, strutture ricettive, ecc.) oltre a poter
regolarmente dedurre i costi dal loro imponibile fiscale, avrebbero un
bonus addizionale rappresentato dal diritto di detrarre le stesse spese (già
dedotte) dal pagamento delle imposte. L’articolo è peraltro molto vago,
quindi risulta difficile comprenderne la reale portata. Occorrerà poi
verificare l’interpretazione che ne sarà data dall’Agenzia delle Entrate.
123
124
CAPITOLO 3
IL QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO:
NORME NAZIONALI E UEFA
(in collaborazione con l’Arch. Roberto Burlando – Studio Burlando Architettura)
Durante il dibattito sullo stadio, in particolare nel corso del 2009, sono stati
fatti più volte riferimenti espliciti alle normative che disciplinano gli
impianti sportivi. Spesso la situazione del ‚Luigi Ferraris‛ è stata descritta
sommariamente, talune volte dando addirittura indicazioni non
corrispondenti al vero. La frase ‚il Ferraris non è a norma‛, non
accompagnata dall’indicazione della normativa cui si stava facendo
riferimento (nazionale, UEFA, Euro 2016) ha rappresentato un’immagine
dello Stadio non sempre corrispondente alla realtà.
L'ordinamento sportivo è una delle materie cosiddette ‛a legislazione
concorrente‛, nel senso che la potestà legislativa è in capo alle Regioni, fatta
salva la riserva a favore dello Stato per la determinazione dei principi
fondamentali.
Il ruolo delle Regioni e degli Enti Locali in relazione agli impianti sportivi è
particolarmente importante, poiché le infrastrutture sportive costituiscono
lo strumento principale attraverso il quale la Pubblica Amministrazione
Locale può concretamente svolgere la loro funzione di promozione delle
attività sportive e ricreative.
È compito invece della Commissione impianti sportivi del CONI esprimere
un parere di tipo tecnico inerente la funzionalità sportiva sui progetti
ristrutturazione o costruzione degli impianti sportivi.
L’Istituto per il Credito Sportivo è, infine, l’Ente deputato a valutare e
finanziare i progetti di costruzione o ristrutturazione degli impianti
sportivi.
Per provare a inquadrare le normative di riferimento si cercherà di
sintetizzare i requisiti delle numerose normative applicabili in tabelle
segnalando, per ciascuna di queste, lo stato dell’arte del ‚Luigi Ferraris‛.
125
Per facilitare l’immediata comprensione delle tabelle verranno utilizzati i
seguenti pittogrammi (gli smile):



lo stadio rispetta il requisito normativo previsto;
lo stadio non rispetta il requisito normativo previsto, ma le
modifiche necessarie possono essere oggetto di deroghe facilmente
ottenibili o possono essere risolte con interventi non significativi;
lo stadio non rispetta il requisito normativo previsto e le modifiche
necessarie, pur oggetto di deroghe, dovranno essere risolte con
interventi che potrebbero essere anche di natura strutturale;
LA NORMATIVA NAZIONALE SUGLI IMPIANTI SPORTIVI
Le principali disposizioni normative relative alla costruzione e alla messa
in uso degli impianti sono contenute nel Decreto Ministeriale 18 marzo
1996 (Norme di sicurezza per la costruzione e l'esercizio degli impianti sportivi),
modificato e integrato dal Decreto Ministeriale 6 giugno 2005.
Oltre a definire le modalità procedurali necessarie per la costruzione o
ristrutturazione di impianti sportivi, il Decreto fornisce le disposizioni
relative all’ubicazione dell'impianto o del complesso sportivo, al rispetto
delle misure di prevenzione degli incendi, nonché ai vari requisiti che
devono essere rispettati relativamente alla sicurezza (sistemazione degli
spettatori, separazione fra zona spettatori e zona attività sportiva, vie di
uscita, aree di sicurezza e varchi, distribuzione interna dei percorsi di
smistamento, servizi di supporto della zona spettatori).
L’argomento della sicurezza è quello che, più di altri, è stato oggetto di
integrazioni negli ultimi anni ed ha indotto notevoli investimenti: oltre alla
creazione di aree per il Gruppo Operativo di Sicurezza (GOS) e la presenza
degli steward, nel caso del calcio i varchi di ingresso, numerati, devono
essere dotati di metal detector ed apparecchiature elettroniche in grado di
verificare la regolarità del titolo di accesso. È anche necessario un sistema
CCTV (telecamere a circuito chiuso che consentano la registrazione
televisiva delle aree riservate al pubblico sia all'interno dell'impianto, sia
nelle sue immediate vicinanze) e strumenti di separazione che impediscano
126
che i sostenitori delle due squadre vengano in contatto tra loro o possano
invadere il campo.
La normativa si applica agli impianti sportivi di nuova costruzione e a
quelli esistenti (salvo nei casi di interventi di manutenzione ordinari) che
devono anche rispettare i regolamenti del CONI e quelli delle Federazioni
sportive nazionali ed internazionali.
Il ‚Luigi Ferraris‛ può essere considerato a norma di legge per quanto
riguarda la legislazione nazionale, considerato che i problemi esistenti sono
minori (numero ed adeguatezza dei servizi igienici, limitati problemi di
visibilità in alcune aree), non ostativi per la fruizione dell’impianto da parte
del pubblico e comunque facilmente superabili.
Il Decreto fa riferimento, in più di un’occasione, a regolamenti emanati dal
Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI), dalla Federazione
Nazionale competente (nel caso del calcio, la Lega Nazionale Professionisti,
oggi Lega Serie A) e dalla Federazione Internazionale (in questo caso
l’UEFA).
L’entrata a regime della Tessera del Tifoso203, obbligatoria a partire dalla
stagione calcistica 2010/2011, ha delle ricadute anche sugli impianti sportivi
nei quali sono ospitate le partite di calcio. La disposizione, reiterata
attraverso un’ulteriore Direttiva del 6 agosto 2010204, prevede infatti che gli
stadi siano dotati di corsie per l’accesso all’impianto dedicate ai possessori
della Tessera del Tifoso e che, sugli altri ingressi, i controlli siano
improntati al massimo rigore anche aumentando la dotazione di steward in
servizio. Il punto importante è però che ‚la mancata attuazione delle misure
sopra descritte dovrà essere considerata alla stregua di carenze strutturali degli
impianti, idonee a determinare limitazioni alla loro fruibilità, sino alla chiusura
agli spettatori nei casi ritenuti più gravi‛. Esistono peraltro numerose
perplessità sull’esecutività di queste disposizioni, considerando che si tratta
di una semplice Direttiva che, per sua natura, è efficace e vincolante solo
all’interno del Ministero che l’ha emanata.
IL REGOLAMENTO CONI PER L'IMPIANTISTICA SPORTIVA
Nel giugno 2008, il CONI ha approvato le norme per l'impiantistica
127
sportiva ed il Regolamento per l’emissione dei pareri sugli interventi
relativi all'impiantistica sportiva.
Tali norme individuano i livelli minimi qualitativi e quantitativi da
rispettare nella realizzazione di nuovi impianti sportivi (o nella
ristrutturazione di quelli esistenti), al fine di garantire idonei livelli di
funzionalità, igiene e sicurezza; le stesse si pongono altresì quale metro di
riferimento per la verifica della qualità degli impianti sportivi realizzati.
Ricadono nel campo di applicazione tutti gli impianti sportivi, cioè i luoghi
opportunamente conformati ed attrezzati per la pratica di discipline
sportive, regolamentate dalle federazioni sportive nazionali e dalle
discipline sportive associate. Il Regolamento, destinato agli impianti
sportivi in senso lato, oltre a fare riferimento alla normativa nazionale
spesso ha delle prescrizioni di tipo residuale, che cioè si applicano solo in
assenza di indicazioni della federazione competente per lo sport praticato
nell’impianto.
Il documento è suddiviso in tre parti: una generale (art. 1-9), una specifica
che contiene prescrizioni a seconda delle varie tipologie di sport (art. 10-12)
ed una terza parte, non di nostro interesse, relativa agli impianti
complementari (per il fitness, piste ciclabili, ecc.).
Anche per quanto attiene le disposizione emanate dal CONI il ‚Luigi
Ferraris‛ può essere considerato a norma di legge, considerato che l’unico
problema identificato è rappresentato dall’adeguatezza degli ascensori.
Dal punto di vista tecnico, il CONI ha acquisito le specifiche dettate a
livello internazionale, accogliendo le norme dell'Ente Nazionale Italiano di
Unificazione (UNI) relative alla infrastrutturazione degli impianti
sportivi205.
IL REGOLAMENTO DEGLI STADI DELLA LEGA NAZIONALE PROFESSIONISTI
La versione del ‚Regolamento degli Stadi della Lega Nazionale Professionisti‛ in
vigore è stata deliberata dall’Assemblea Generale del 3 luglio 2007 e resa
nota con il Comunicato Ufficiale n. 1 del 4 luglio 2007206. In quella sede
sono state apportate alcune piccole modifiche all’art. A1 (‚Dimensioni e
segnature‛) e G (‚Capienza‛) rispetto al previgente testo, approvato dal
128
Consiglio di Lega del 7 novembre 2006, facente parte del Comunicato
Ufficiale n. 109 del 9 novembre 2006207. La normativa contiene
l’indicazione ‛dei requisiti necessari a garantire gli standard ottimali di
utilizzabilità e sicurezza degli stadi (<) traendo elementi significativi dalla
normativa UEFA adottata dalla FIGC ‚.
Il ‚Luigi Ferraris‛ è sostanzialmente a norma per quanto riguarda la
normativa FIGC. A parte alcuni aspetti (distanze dalla linea laterale e dalle
porte) che sono propri della tipologia di impianto cosiddetto‛all’inglese‚,
le problematiche riguardano infatti essenzialmente gli aspetti non
direttamente legati allo svolgimento della partita ma, piuttosto, alle
necessità dei mass media. Sono, comunque, temi che possono essere risolti
mediante degli adeguamenti, in parte già realizzati nell’estate del 2010.
Il Regolamento emanato dalla Lega Nazionale Professionisti prevede anche
l’adozione di un ‚Piano di Sicurezza dello Stadio‚ ai sensi del Decreto
Ministeriale 18 marzo 1996 (e successive integrazioni e modifiche) e inoltre,
per le società di calcio, l’obbligo di:
 stipulare una convenzione scritta con il proprietario dell’impianto
corredata dagli allegati tecnici;
 stipulare un’assicurazione a copertura della responsabilità civile;
 nominare un dirigente Delegato allo Stadio, che la rappresenti nei
confronti del proprietario, dei responsabili dell’Ordine Pubblico, della
Commissione Provinciale di Vigilanza e della Lega;
 nominare un dirigente Delegato alla Sicurezza.
NORMATIVA UEFA
Al momento della discussione sullo stadio, la normativa UEFA che
riguardava gli stadi era contenuta nel documento UEFA Stadium
Infrastructure Regulations208 entrato in vigore a partire dal 1° gennaio 2007,
che definisce i criteri infrastrutturali che devono essere rispettati da uno
stadio per essere classificato come Categoria UEFA 1, 2, 3 oppure Elite,
rimandando alle regole delle singole competizioni UEFA:
 la determinazione della categoria di stadio necessaria per il singolo
evento (o gruppo di eventi);
 la definizione delle responsabilità di controllo in merito al rispetto dei
criteri;
129
 le eventuali deroghe che possono essere rilasciate in merito alla
mancanza di uno o più requisiti infrastrutturale per assegnare una
categoria ad uno stadio.
Tale documento è stato oggetto di aggiornamento a seguito dell’adozione
dell’Edizione 2010 (approvata il 24 marzo 2010 dal Comitato Esecutivo
UEFA ed entrata in vigore il 1° maggio 2010).
Il nuovo testo è stato strutturato in maniera differente da quelli precedenti.
Pur mantenendo la distinzione degli stadi in quattro categorie (con la sola
categoria ‛Elite‛ ha ripreso la vecchia denominazione di categoria ‛4‚),
adesso il documento è diviso in una sezione generale (‚General Provisions‚),
una sezione di criteri strutturali applicabili a tutti gli stadi (‚Structural
criteria applicable to all categories‚), e quattro sezioni che disciplinano in
maniera specifica le caratteristiche di ogni singola categoria di stadi.
Rispetto alla versione precedente, in vigore fino allo scorso mese di aprile
2010 (quindi, anche la momento della discussione sullo stadio del secondo
semestre 2009), sono state apportate una serie di modifiche, quasi tutte
volte a semplificare talune previsioni forse considerate esuberanti o
superflue. È verosimile che tali prescrizioni siano state così adattate per
l’alto numero di richieste di deroghe delle squadre che abitualmente
partecipano alle competizioni europee.
130
Normativa nazionale sull’impiantistica sportiva
Articolo
Art. 2 – Definizioni
Art. 3 – Norme di
procedura
Art. 4 - Ubicazione
dell’impianto
Art. 5 - Area di
servizio annessa
all’impianto
Art. 6 – Spazi
riservati agli
spettatori e all’attività
sportiva
Art. 6 bis – Sistemi di
separazione tra zona
spettatori e zona
attività sportiva
Art. 7 - Settori
Art. 8 – Sistema di vie
di uscita
Art. 8bis – Aree di
sicurezza e varchi
Art. 9 – Distribuzione
interna
Art. 10 – Servizi di
supporto della zona
spettatori
Art. 11 – Spogliatoi
Art. 12 –
Manifestazioni
occasionali
Art. 13 – Coperture
pressostatiche
Art. 14 - Piscine
Art. 15 – Strutture,
finiture, arredi
Normativa
Ferraris
Contiene le definizioni usate nel Decreto
Contiene le norme di procedura per la costruzione o la modifica degli impianti sportivi
Prevede che l’impianto si ubicato in aree che consentano l’avvicinamento o la manovra di mezzi di
soccorso e dotato di una zona esterna che garantisca un rapido sfollamento, senza che parcheggi e
mezzi pubblici possano costituire un ostacolo.
Gli impianti con capienza superiore a 2.000 spettatori devono avere un’area di servizio costituita
da‛ spazi scoperti delimitati in modo da risultare liberi da ostacoli al deflusso‛, con una superficie
tale da garantire 2 persone per metro quadrato e a distanza di almeno 6 metri dall’impianto. I varchi
di accesso a queste aree devono essere sgombri da ostacoli
Spazio spettatori
I posti a sedere devono essere individuati e numerati e rispondere alle norme UNI 9931 e 9939
(disciplina il tipo di seggiolini e le modalità di ancoraggio), la visibilità deve essere conforme alla
norma UNI 9217 (deve essere possibile vedere il limite più vicino del campo da gioco stando seduti)
Spazio di attività sportiva
Deve essere collegato agli spogliatoi ed all’esterno con percorsi separati da quelli del pubblico. Deve
essere delimitato da quello degli spettatori con recinzioni a norma UNI 10121, con almeno due
varchi
Introdotto con Decreto del 2005. La zona dedicata all’attività sportiva e la zona spettatori dovranno
essere separate. È necessario prevedere un parapetto di altezza minima 1,10 metri, un fossato di
almeno 2,5 metri di larghezza e di profondità, protetto da parapetti di almeno 1,10 metri di altezza
con la realizzazione di un dislivello di altezza pari ad 1 metro fra il piano di calpestio degli
spettatori ed il campo da gioco. Almeno uno dei parapetti deve avere un’altezza di 2,20 metri con
separatori idonei a consentire la visione del campo da calcio. L’area di gioco può essere presidiata
anche da steward, con un minimo di 30 unità ed una proporzione di 20 unità ogni 10.000 spettatori.
Modificato con il Decreto del 2005. L’impianto, se di capienza superiore ai 10.000 spettatori, deve
essere suddiviso in settori della capienza massima di 10.000 spettatori ciascuno. Uno di questi dovrà
essere dedicato ai tifosi ospiti (con ingressi, vie di uscita ed aree di parcheggio indipendenti e
separati). La divisione deve essere conforme alle normative CONI e delle Federazioni.
I settori devo essere dotati di sistemi di separazione permanente, sia per evitare il contatto fra
opposte tifoserie, sia per permettere la suddivisione in sub-settori. Per questo secondo scopo le
separazioni possono essere mobili e andranno create zone temporaneamente sottoposte a divieto di
stazionamento occupate dagli steward.
Ogni settore deve avere almeno due uscite, con servizi e sistemi di vie d’uscita indipendenti ed
identificabili.
Disciplina le caratteristiche delle vie di uscita. Ogni settore deve avere almeno due uscite, ciascuna
di larghezza non inferiore a 1,20 metri per ogni 500 persone. Devono essere previsti spazi di calma
per i portatori di handicap su sedia a rotelle.
Anche per l’area dedicata agli atleti valgono le stesse condizioni.
Introdotto ex novo nel 2005. Oltre alle aree previste all’art. 8, sono state introdotte delle nuove aree
di sicurezza, il cui accesso è consentito solo ai titolari del biglietto: (i) ‚ Area di massima sicurezza‛,
che comprende impianto sportivo ed area di servizio annessa (varchi accesso) che deve essere
delimitata da elementi di separazione; (ii) ‚ Area riservata‛ realizzata nell’ambito dell’area di
servizio esterna e recintata, all’interno della quale è riservato l’accesso ai soli aventi diritto. Anche
quest’ultima deve essere suddivisa in settori, dei quali almeno uno riservato ai tifosi ospiti.
I varchi di ingresso, posizionati lungo l’area di massima sicurezza, devono essere almeno uno ogni
750 spettatori, in modo da garantire l’afflusso degli spettatori entro un termine massimo di un’ora e
mezza (inclusi i controlli di sicurezza). Tali varchi devono avere del preselettori di incanalamento e
tornelli‛ a tutta altezza‛ che consentano l’accesso ad una sola persona per volta.
I varchi di ingresso devono essere separati dal sistema delle vie di uscita. Le biglietterie, se esistenti,
devono essere ubicate al di fuori dell’area riservata.
Il sistema di afflusso deve essere approvato dal Questore della Provincia in cui è ubicato l’impianto.
Disciplina i percorsi di smistamento, dimensioni e alzata dei gradini, caratteristiche delle rampe. I
gradoni per i posti a sedere devono avere una pedana non inferiore o 0,60 metri.
Disciplina le caratteristiche dei servizi igienici, prevedendo per gli uomini un gabinetto e due
orinatoi ogni 500 uomini e due gabinetti ogni 500 donne, sulla base di un rapporto di due uomini
ogni donna per gli stadi.
Negli impianti con oltre 10.000 spettatori, prevede un posto di pronto soccorso ogni 10.000 persone
e comunque per ogni settore, con presidio medico ed ambulanza. Le previsioni relative ai presidi di
pronto soccorso possono essere integrati da un piano generale dei servizi medici e sanitari, anche
relativamente alla singola manifestazione.
Rimanda alla normativa CONI e della Federazione Nazionale
Disciplina l’uso dell’impianto per manifestazioni occasionali a carattere non sportivo



Problemi di
visibilità in alcune
aree






Numero e
adeguatezza dei
servizi igienici
Non applicabile

Non di interesse
Non applicabile
Dimensionamento strutturale degli impianti, resistenza al fuoco degli elementi strutturali (muri,
protezioni, arredi, pavimentazioni)
131

Articolo
Normativa
Art. 16 - Depositi
Disciplina i depositi materiale combustibile
Art. 17 – Impianti
tecnici
Disciplina i cosiddetti impianti tecnologici (elettrici, di riscaldamento, di condizionamento, di
allarme, antincendio)
Art. 18 – Dispositivi
di controllo degli
spettatori
Modificato con il Decreto del 2005. Gli impianti con capienza superiore a 10.000 spettatori devono
essere dotati di impianto televisivo a circuito chiuso, le cui immagini devono confluire in un locale
dedicato che consenta di avere‛ una visione complessiva, totale e diretta della zona di attività
sportiva e della zona spettatori‛.
Modificato con il Decreto del 2005. Riprende e specifica la normativa antincendio e gli adempimenti
cui sono tenuti il proprietario dell’impianto e la società utilizzatrice, che dovranno elaborare uno
specifico Piano di sicurezza. Per gli impianti con capienza superiore ai 10.000 spettatori deve essere
dedicato un locale a un Centro per la gestione della sicurezza.
Introdotto con Decreto del 2005. Aggiunge ulteriori adempimenti specifici
Introdotto con Decreto del 2005. Per gli impianti con capienza superiore ai 10.000 spettatori è
istituito il Gruppo Operativo Sicurezza (GOS), su base permanente, che unisce i rappresentati di
tutti i soggetti che operano sul tema della sicurezza e che ha il compito di verificare l’adeguatezza
delle misure organizzative e del piano di sicurezza. Il GOS dovrà avere a disposizione un adeguato
locale per ospitare il Centro per la gestione della sicurezza, un ambiente da destinare a posto di
Polizia per eventuali adempimenti di polizia giudiziaria, spazi idonei ad informare il pubblico.
Art. 19 – Gestione
della sicurezza
antincendio
Art. 19bis – Gestione
della sicurezza
antincendio di
complessi sportivi
multifunzionali
Art. 19ter – Gestione
dell’ordine e della
sicurezza pubblica
all’interno degli
impianti dove si
disputano incontri di
calcio
Art. 19quater –
Gestione
dell’impianto
sportivo
Art. 20 – Complessi e
impianti con
capienza non
superiore a 100
spettatori o privi di
spettatori
Art. 21 – Norme
transitorie
Art. 22 - Deroghe
Art. 23 Commercializzazione
CEE
Introdotto con Decreto del 2005. Precisa ulteriori adempimenti a carico delle società utilizzatrici, in
merito ad accoglienza degli spettatori, piano di informazione, presenza degli steward.
Ferraris






Non di interesse
Non applicabile
132
Regolamento CONI
Articolo
Art. 1 – Scopo e campo
di validità
Art. 2 – Termini di
riferimento
Art. 3 – Struttura degli
impianti sportivi
Art. 4 – Dotazioni
Art. 5 – Fruibilità da
parte degli utenti
Normativa
Ferraris
Introduzione
Definizioni dei termini usati
Definisce le parti funzionali degli impianti (spazi per l’attività sportiva, per i servizi di supporto,
impianti tecnici, spazi per il pubblico, spazi aggiuntivi). Suggerisce la presenza di attività
commerciali per ragioni gestionali
Contengono dichiarazioni generiche sull’opportunità di avere spazi per servizi correlati all’attività
sportiva, che favoriscano la fruibilità dell’impianto anche ai diversamente abili (DA)

Problematiche
minori relative
agli ascensori
Art. 6 – Caratteristiche
delle aree
L’articolo fa riferimenti alla normativa nazionale, fornendo alcune precisazioni e maggiori
specifiche sull’impianto.
Localizzazione: inserito nel ‚ contesto ambientale ed integrato con le infrastrutture di servizi
esistenti nel territorio‛ coerentemente col tipo di attività svolta.
Recinzione esterna: indipendentemente dagli obblighi di legge, è suggerita una recinzione dell’area
con strutture di altezza non inferiore a 2,5 metri
Aree di sosta: tenendo conto della modalità di utilizzo e delle abitudini locali, andrà condotto uno
studio per valutare l’effettiva necessità di parcheggi ed aree di sosta, residuali rispetto all’utenza
che raggiunge l’impianto a piedi o con mezzi pubblici. Le arre di sosta andranno suddivise per
categoria di destinatari (tifosi locali, tifosi ospiti, atleti, personale addetto all’impianto, mezzi di
soccorso e di intervento, media). Vengono date indicazioni della metratura ideale (motocicli
3mq/utente, auto 20mq/3utenti, pullman 50mq/60 utenti). Per gli impianti destinati alle
manifestazioni sportive possono essere utilizzate anche aree esterne all'impianto sportivo ed aree
della pubblica viabilità, purché effettivamente destinabili a tale funzione ed utilizzabili durante le
manifestazioni stesse.
Art. 7 – Spazi per
Devono essere di agevole utilizzo e garantire lo svolgimento della pratica sportiva in condizioni di
attività sportive
sicurezza.
Dovranno avere un orientamento come da prescrizioni della federazione di riferimento o, in
assenza, ‚ l’orientamento preferibile per l'asse principale di svolgimento dell'attività sportiva è
nella direzione Nord-Sud, con una tolleranza di 15° verso Est o Ovest ‚.
Gli spazi per l’attività sportiva, salvo indicazioni diverse della federazione di riferimento, devono
avere una fascia di rispetto minima di 1,5 metri.
Le aree sportive devono essere protette con recinzioni in modo da‛ risultare inaccessibili
agli spettatori‛.
Vengono poi date indicazioni per pavimentazione, altezze, illuminazione naturale/artificiale/di
sicurezza, ventilazione, regolazione dell’umidità, dotazioni di attrezzature, manutenzione,
affollamento degli spazi.
Art. 8 – Servizi di
Introduce caratteristiche specifiche dei locali destinati ai servizi di supporto (che, oltre al rispetto
supporto per l’attività
delle normative edilizie locali, devono comunque avere altezza media non inferiore a 2,70 metri e
sportiva
mai inferiore a 2,20 metri), degli spogliatori per atleti, giudici, arbitri, dei locali ad uso medico
(primo soccorso, antidoping, per visite mediche).
Descrive i locali di servizio agli spogliatoi (servizi igienici, docce, ecc.)
Art. 9 – Spazi per il
Riprende le normative inerenti le caratteristiche degli spazi destinati al pubblico, per quanto
pubblico
attiene alla visibilità, le limitazioni di accesso all’area sportiva, la presenza di spazi dedicati ai DA,
la presenza di spazi di servizio (es. servizi igienici) adeguati al tipo di utilizzo dell’impianto e
secondo le norme della federazione competente.
Art. 10 – Impianti al chiuso e piscine
Art. 11 - Impianti sportivi di esercizio
Art. 12 – Regolamenti
‚ Regolamenti tecnici e le procedure di omologazione sono stabiliti autonomamente dalle FSN e
tecnici e procedure di
DSA in relazione alle caratteristiche delle discipline sportive di competenza ed al livello di attività
omologazione della
praticato e sono approvati dagli organi ufficiali delle FSN e DSA stesse. Per omologazione di un
FSN (Federazioni
impianto sportivo si intende l’attestazione di idoneità allo svolgimento delle competizioni e
Sportive Nazionali) e
all'omologazione dei risultati di un determinato livello e/o all'esercizio della pratica sportiva,
DSA (Discipline
riferita ad un impianto sportivo realizzato, completo e potenzialmente funzionante. L’atto di
Sportive Associate)
omologazione è atto ufficiale emesso dalle FSN e DSA, anche se per le procedure di verifica tecnica
le FSN e DSA possono delegare altri soggetti. Nell’atto di omologazione deve essere indicata la
durata di validità, al termine della quale l’impianto dovrà ottenere una nuova omologazione.
È compito di ogni FSN e DSA emanare, per ogni disciplina sportiva, uno o più regolamenti tecnici
che per ogni livello di competizione (es. internazionale, nazionale, locale) e possibilmente per la
relativa attività di esercizio, definiscano in modo completo ed univoco le procedure di
omologazione ed i requisiti, in particolare le caratteristiche funzionali, geometriche (anche per
mezzo di disegni e grafici leggibili), tecniche degli impianti e delle attrezzature utilizzate, nonché i
relativi requisiti di sicurezza e di compatibilità ambientale‛
133




Non applicabile

Normativa Lega Nazionale Professionisti
Articolo
Normativa
Ferraris
A. TERRENO DI GIOCO
A1.
Dimensioni
e segnature
A2.
Caratteristiche
Il terreno deve essere un rettangolo di 105x68 metri; in casi di limitazioni strutturali non eliminabili è ammessa la
riduzione della larghezza fino a 65 metri.
Il terreno deve essere di erba naturale o artificiale, adeguatamente tracciato.
Lungo il perimetro deve essere prevista una fascia di sicurezza di 1,5 metri di larghezza, da estendersi a 2,5 metri
lungo le linee laterali e a 3,5 metri dalle linee di porta.
Specifiche tecniche sul tipo di erba artificiale, sulla planarità del campo, sul drenaggio del terreno, sulla rete
fognaria. Prevista l’obbligo di teloni di copertura.
Nel caso di terreni in erba naturale è obbligatoria la presenza di impianti di riscaldamento e di protezione per
renderli praticabili anche nei mesi invernali. È prevista la possibilità di deroghe da parte del Consiglio di Lega per
le città dove si possa ragionevolmente escludere il fabbisogno di sistemi di riscaldamento del terreno.


B. DOTAZIONI
B1. Porte
Descrizione delle dimensioni e delle caratteristiche delle porte.
B2.
Bandierine
Descrizione delle dimensioni e delle caratteristiche delle bandierine d’angolo.
B3. Panchine
Di larghezza minima 8 metri, devono essere ubicate ad almeno 2,5 metri dalla linea laterale ed avere caratteristiche
tali da tenere conto di eventuali spettatori retrostanti.



Spazio
tecnico delle
panchine
C. ATTREZZATURE
C1.
Recinzione
interna
C2.
Passaggio
carrabile
all’area di
gioco
C3. Ingresso
degli atleti
sul terreno
di gioco
C4.
Protezione
area di
rigore
C5.
Pubblicità
C6.
Postazioni
fotografi e
telecamere
Il terreno di gioco deve essere protetto dal pubblico attraverso almeno uno dei seguenti sistemi:
Separatori in elevazione: di altezza minima 1,10 metri a norma UNI 10121-2 con almeno due varchi di accesso al
recinto di gioco (di emergenza)
Fossati: profondi 2,50 metri, larghi 2,50 metri, protetti da parapetti di altezza non inferiore a 1,10 metri. Per ogni
settore devono prevedere varchi di accesso (di emergenza)
Dislivelli: con altezza di 1 metro e parte superiore protetta da parapetto di altezza pari a 1,10 metri
Almeno uno dei tre sistemi deve essere munito di parapetti‛ in grado di elevare la separazione fino a 2,2 metri, in
materiale incombustibile, idoneo a consentire la visione della zona di attività sportiva‛.
Almeno uno dei varchi deve consentire l’accesso diretto all’area di gioco dei mezzi di emergenza e per la
manutenzione.
Il tunnel o il sottopassaggio, preferibilmente a centrocampo, deve essere separato dal pubblico e protetto dal lancio
di oggetti. Se dotato di protezioni mobili, queste devono essere spostate in un tempo massimo di 30 secondi.
Le aree di rigore devono essere protette da reti contro il lancio di oggetti nei casi in cui la distanza del pubblico non
sia tale da tutelare gli atleti. Le reti dovranno essere stese fino alle aree d’angolo, con altezza non inferiore agli 8
metri.
I tabelloni pubblicitari devono essere posizionati a non meno di 2,5 metri dalla linea laterale e 3,5 metri dalla linea
di porta, senza intralciare i varchi di esodo.
Devono avere un’altezza massima di 1,20 metri e non ostacolare la visibilità.
Durante la presenza delle squadre sul terreno di gioco è vietata la presenza di pubblicità reale o virtuale sul terreno
e sulle attrezzature.
Seguono alcune limitazioni su riproduzione di loghi od emblemi.
Le postazioni dei fotografi devono essere ubicate dietro le porte, a non meno di 3,5 metri.
Le postazioni di ripresa televisiva possono essere collocate sui quattro lati del terreno di gioco, nel rispetto del ‚
Regolamento per gli operatori e i giornalisti televisivi nelle aree di pertinenza tecnica‛ emanato dalla Lega
Nazionale Professionisti.





Distanza
dalla linea
laterale

Distanza
dalle porte
D. IMPIANTO DI ILLUMINAZIONE
D1.
Impianto di
illuminazione
Disciplina le caratteristiche dell’impianto e prevede la presenza di un idoneo impianto di emergenza in caso di
mancanza di corrente

E. SPAZI E SERVIZI DI SUPPORTO ALL’ATTIVITA’ SPORTIVA
E1.
Spogliatoi
Devono avere accesso indipendente e separato da quello del pubblico, ad una distanza se possibile inferiore ai 50
metri dal campo di gioco.
Devono essere uno per squadra (minimo 30 mq esclusi servizi e zona massaggi) e due per gli ufficiali di gara
(minimo 15 mq, esclusi servizi, dotati di presa telefonica). Le porte devono essere dotate di serrature di sicurezza.
Devono avere un collegamento con parcheggi riservati alle squadre, isolati dal pubblico con recinzione di altezza
non inferiore a 3 metri. Deve essere attivabile un’uscita alternativa, comunque separata dal pubblico.
L’altezza minima è di 2,70 metri, con condizioni idonee di temperatura, umidità, illuminazione, ricambio d’aria e
rumore.
134

Articolo
Normativa
E2. Locali
igienicosanitari
Disciplina la quantità minima di servizi igienici ed alcune caratteristiche
E3. Locali
antidoping
e pronto
soccorso
Il locale antidoping deve avere una superficie minima di 20 mq, ubicato in prossimità dello spogliatoio
dell’arbitro. Preferibilmente l’area per il prelievo ematico deve essere separata da quella del prelievo antidoping
ordinario.
Il locale di pronto soccorso, anch’esso di almeno 20 mq, deve essere in diretta comunicazione con la viabilità
esterna dove sarà presente un’ambulanza.
La società ospitante deve garantire due barelle di soccorso e due ambulanze presenti dal momento dell’apertura
dei cancelli e fino ad un’ora dopo la conclusione della gara.
La recinzione esterna dello stadio deve essere in muratura od altro sistema non abbattibile ne’ scavalcabile. Deve
avere un’altezza minima di 2,50 metri, lungo tutto il perimetro dello stadio, ai sensi della norma UNI 10121. Le
parti perimetrali dello stadio possono essere considerate recinzioni esterne.
La capienza minima è di 20.000 posti per la Serie A e di 10.000 posti per la Serie B.
Gli stadi possono avere esclusivamente posti a sedere numerati, con sedute a norma UNI 9931 e 9939. Una quota
minima pari al 5% della capienza deve essere riservata ai tifosi ospiti.
Ogni 10 anni deve essere presentato un certificato di idoneità statica.
Devono essere 2 ogni 400 posti, con altrettanti posti per gli accompagnatori. I posti e le vie di accesso devono
essere conformi alla normativa vigente, godere di accesso separato e diretto dall’esterno, essere al coperto, dotati
di servizi igienici adeguati e servizi di assistenza.
F.
Recinzione
esterna
G.
Capienza
H. Posti
per disabili
I. Stampa,
radio e
telecronisti
L. Impianti
tecnici
Ferraris

Adeguare
Postazioni in tribuna: almeno 100 posti a sedere in Serie A (50 per la Serie B) con presa telefonica, alloggiamento
PC, predisposizione luce e posto video TV
Sala Stampa: con superficie minima di 75 mq, senza visione del terreno di gioco
Sala interviste e conferenza stampa: Deve consentire la presenza di almeno 12 intervistati contemporaneamente,
su una superficie minima di 50 mq
Cabine radio e televisione: Lo stadio deve avere almeno 5 cabine, di 4 mq cadauna, con visione completa e diretta
del campo di gioco.
Posizionamento telecamere: deve essere prevista una piattaforma nella tribuna centrale, in linea con il
centrocampo e con visione ottimale del terreno di gioco. Viene raccomandata la presenza di due piattaforme più
piccole in linea con il limite dell’area di rigore e spazi adeguati per posizionare le telecamere allineate con il
vertice esterno dell’area di rigore.
Servizi igienici: previsti e dimensionati sulle presenze totali in tribuna.
Segnalazioni acustiche: l’impianto deve prevedere un sistema di amplificazione comandato da cabina di regia.
Durante la partita possono essere trasmesse esclusivamente comunicazioni di servizio, di sicurezza ed inerenti
cambiamento di risultato e sostituzioni di giocatori.
Segnalazioni visive: viene consigliato l’uso di tabelloni o schermi che possano informare gli spettatori
sull’andamento della gara e con comunicazioni di pubblica utilità. Devono essere ubicati in zone visibili a tutti e
non annullare posti a sedere o costituire rischio per l’incolumità. Non è consentita la trasmissione di immagini di
fasi di gioco, se non per i monitor della stampa ed i canali a circuito chiuso.
Impianto a circuito chiuso: è obbligatorio in tutti gli impianti e deve consentire – da un locale dedicato con vista
panoramica su tutto lo stadio – il riconoscimento del singolo spettatore in ogni zona dello stadio, sia all’interno
dell’impianto che nelle sue immediate vicinanze.
135




Problema di
accesso con
l’ascensore

Ammodernare

Ammodernare
UEFA Stadium Infrastructure Regulations
Sezione I: Disposizioni Generali
Gli articoli di questa sezione ricordano, fra l’altro, che le regole indicate nel documento sono la base per la
verifica del rispetto dei requisiti strutturali di uno stadio per il quale viene inoltrata una richiesta di verifica
dei requisiti per una classificazione UEFA. L’art. 1, e questa è una novità, precisa che il rispetto delle regole
UEFA non fa venir meno gli obblighi normativi specifici di ciascuna nazione.
Sezione II: Criteri strutturali applicabili a tutte le Categorie
Articolo
Criterio
Art. 4 –
Terreno di
gioco
Il campo da calcio può essere in erba naturale o sintetica; in quest’ultimo caso deve essere conforme alla
normativa FIFA.
Lo stadio deve essere attrezzato in modo da garantire la possibilità di giocare durante tutta la stagione, ad
esempio con sistemi di riscaldamento del campo.
Nessun oggetto può essere posizionato a meno di 21m sopra il campo di calcio.
Art. 5 Illuminazione
Anche nel caso di partite che non vengono trasmesse in televisione, è previsto un sistema di illuminazione
che garantisca un minimo di 350 Ev(lx).
Art. 6 – Area
di
riscaldamento
Richiesta lungo la linea laterale oppure superati i pannelli pubblicitari dietro le porte.
Art. 7 – Porte
e porte di
ricambio
Art. 8 –
Panchine
Disciplina le dimensioni delle porte e prevede la presenza di almeno una porta di ricambio.
Art. 9 – Porta
bandiere
Minimo 5 porta bandiere od altri supporti in grado di esporre 5 bandiere allo stadio.
Art. 10 Spogliatoi
Uno spogliatoio per squadra, con almeno 25 posti a sedere e 5 docce, oltre a tavolo massaggi e lavagna
tattica.
Uno spogliatoio per gli arbitri, con una doccia, un wc e 5 posti a sedere.
L’accesso agli spogliatoi deve essere diretto, non alla portata del pubblico e sicuro, così come la possibilità di
raggiungere e lasciare lo stadio.
Deve essere previsto nelle vicinanze dello spogliatoio, attrezzato con tavolino, sedia, telefono e fax, con un
servizio igienico a norma dedicato.
Ferraris

Sistema di
riscaldamento
(deroga)


Adeguare o
deroga
Due panchine coperte al livello del campo di gioco, con spazio per 13 persone, posizionate ad almeno 5
metri dalla linea laterale.


Da adeguare o
deroga
Art.11 –
Locale per il
delegato
UEFA
Art. 12 –
Infermeria
per giocatori
e arbitri
Art. 13 –
Locale per
controllo
antidoping
Art. 14 Parcheggi
squadre e
ufficiali di
gara
Art. 15 –
Seggiolini e
servizi


Ammodernare

Deve essere presente all’interno dello stadio

Secondo i requisiti dell’Allegato II del documento.

Deve essere presente un parcheggio per almeno 2 autobus e 10 macchine, a disposizione di squadre ed
ufficiali di gara. L’area deve essere vicina agli spogliatoi e messa in sicurezza.

I seggiolini devono essere fissi, separati fra loro, numerati, con uno schienale di altezza minima 30 cm dalla
seduta.
Servizi di ristoro devono essere presenti in tutti i settori dello stadio
Art. 16 –
Tifosi ospiti
Deve esistere un settore separato dello stadio, riservato ai tifosi ospiti, con almeno il 5% dei posti
disponibili.
Art. 17 –
Accessi
riservati al
pubblico
Le aree di accesso devono evitare congestioni. Tali aree, così come quelle di circolazione e di uscita devono
essere identificabili. Le porte di uscita non devono essere chiusi a chiave durante l’evento.
Art. 18 – Luci
di emergenza
Lo stadio deve essere equipaggiato da un sistema di luci di emergenza approvato dalle autorità locali.
Art. 19 –
Impianto
diffusione
sonora
Deve essere presente e garantire sia l’interno che l’esterno dello stadio.

Servizi di ristoro


Migliorare
vivibilità
136


Articolo
Criterio
Ferraris
Art. 20 –
Servizi
igienici
In un rapporto 80:20 fra tifoseria maschile e femminile, lo stadio deve prevedere:
1 wc con seduta ogni 250 uomini e ogni 125 donne;
1 orinatoio ogni 125 uomini.
Art. 21 –
Pronto
soccorso
Art. 22 –
Servizi per
disabili
In ogni settore deve essere presente un servizio di pronto soccorso approvato dall’autorità locale,
identificabile e facilmente accessibile.
Art. 23 – Posti
VIP
Art. 24 – Aree
di lavoro per i
media
Devono essere coperti, nella tribuna, centrali.
Art. 25 –
Posizione
delle
telecamere
Art. 26 – Box
Stampa
Deve essere presente una supporto per la telecamera principale nell’area della tribuna, ad un’altezza tale da
garantire l’ottima qualità delle riprese.
Lo stadio deve avere aree di accesso e sedute dedicate per il personale disabile e per gli accompagnatori. Le
aree di ristorno devono essere in prossimità. È previsto un WC dedicato ogni 15 disabili.

Da adeguare


Adeguare i servizi
Deve essere presente almeno una stanza con scrivanie, prese di corrente e connessioni telefoniche/internet.

Ammodernare
Deve essere coperto e posizionato centralmente nella tribuna, con una vista aperta sul campo da gioco. I
posti a sedere devono essere dotati di prese di corrente e connessioni telefoniche/internet.


Adeguare
Art. 27 – Box
commentatori
Radio e TV
Deve essere coperto e posizionato centralmente nella tribuna, con una vista aperta sul campo da gioco. I
posti a sedere devono essere dotati di prese di corrente e connessioni telefoniche/internet.
Art. 28 – OB
Van Area
Deve essere posizionata il più possibile vicino allo stadio, possibilmente dal lato della tribuna stampa. Deve
consentire una vista aperta dell’orizzonte sud per la trasmissione dei dati via satellite.

Adeguare

Adeguare
Sezione III e IV
Criteri specifici per le categorie 1 e 2 (non di interesse)
Sezioni V e VI:
Voce
Criteri specifici per le categorie 3 e 4
Categoria 3
Categoria 4
Campo da gioco
Art. 56: 105 x 68 metri
Art. 71: -
Spogliatoi
Art. 57: spogliatoi arbitri di minimo 20 m2.
Art. 72: -
Illuminazione
Art. 58: Fra 1200 ed 800 Ev(lx).
Deve esistere un generatore capace di garantire
almeno 2/3 della luce in caso di blackout.
Art. 59: Minimo 100 parcheggi VIP.
Art. 73: Media di 1400 Ev(lx).
Il generatore deve garantire un minimo di 800
Ev(lx) in caso di blackout.
Art. 75: Minimo 150 parcheggi VIP
Parcheggi
Ferraris




Adeguare
Posti per pubblico
Art. 60: proibiti i posti in piedi.
Art. 76: -
Capacità stadio
Art. 61: minimo 4.500 posti.
Art. 77: minimo 8.000 posti
Stanza Controllo
Art. 62
Art. 78: -
Posti VIP ed area
Hospitality
Art. 63: almeno 250 posti VIP dei quali almeno 50
riservati agli ospiti.
Art. 80: almeno 500 posti VIP, dei quali almeno 100
riservati agli ospiti.
Area Hospitality di almeno 400 m2.
Area di lavoro per
i media
Art. 64: deve avere una superficie minima di 100
m2 e ospitare almeno 50 persone. Necessario
spazio per 15 fotografi, se possibile in area
dedicata.
Art. 65: la piattaforma principale deve essere di
almeno 6 m2, per ospitare 2 telecamere.
Art. 81: deve avere una superficie minima di 200
m2 e ospitare almeno 50 persone. Necessario
spazio per 25 fotografi, se possibile in area
dedicata.
Art. 82: la piattaforma principale deve essere di
almeno 10 m2, per ospitare 4 telecamere.
Piattaforma
telecamera




Adeguare

Adeguare

Adeguare
Box Stampa
Art. 66: deve avere almeno 50 posti a sedere, 25 dei
quali con scrivania
Art. 83: deve avere almeno 100 posti a sedere, 50
dei quali con scrivania

Adeguare
Box TV e Radio
Art. 67: Deve avere almeno 5 postazioni per
commentatori Radio e TV
Art. 84: Deve avere almeno 25 postazioni per
commentatori Radio e TV

Adeguare
137
Voce
Studi TV
OB Van Area
Categoria 3
Categoria 4
Art. 68: lo stadio deve avere almeno 2 studi (cm
500x500, h230).
Art. 85: lo stadio deve avere almeno 2 studi (cm
500x500, h230). Uno dei due deve avere vista sul
campo da gioco.
Devono esserci 4 aree per le‛ flash interview ‚, di
250x250 cm cadauna
Art. 86: superficie di almeno 1.000 m2.
Art. 69: superficie di almeno 200 m2.
Ferraris

Adeguare

Adeguare
Sala Stampa e
Mixed Zone
Art. 70: lo stadio deve avere una Sala Stampa per le
conferenze, capace di ospitare almeno 50 persone.
Deve essere prevista un’area fra gli spogliatoi ed i
parcheggi, da convertire in mixed zone.
Aree di accesso ed
uscita
Sistema CCTV
Art. 87: lo stadio deve avere una Sala Stampa per le
conferenze, capace di ospitare almeno 75 persone.
Deve essere prevista un’area fra gli spogliatoi ed i
parcheggi, da convertire in mixed zone, capace di
ospitare almeno 50 rappresentanti della stampa.
Art. 76: lo stadio deve essere equipaggiato con un
sistema elettronico di controllo accessi.
Art. 79: lo stadio deve essere dotato di un sistema
di TV a circuito chiuso, sia all’esterno che
all’interno, in grado di fare foto ed a colori.

Adeguare


Per quanto riguarda i criteri generali, viene mantenuta la distinzione in
quattro categorie; l’ultima, però, torna alla vecchia denominazione
cardinale (quarta) anziché essere chiamata ‛Elite‛. Viene introdotto un
criterio prima non specificato che precisa che le regole UEFA non
influenzano gli obblighi normativi di ogni singola nazione 209; dal testo del
paragrafo sembrerebbe addirittura potersi intendere che venga
riconosciuto un valore gerarchico superiore alle norme nazionali.
Le altre modifiche riguardano:
 l’eliminazione del divieto di barriere intorno al campo per gli stadi di 4 a
categoria (ex Elite);
 l’introduzione di un obbligo di dotare gli impianti di tutte le
attrezzature atte a garantire il regolare svolgimento delle partite durante
tutta la stagione calcistica: viene espressamente citato l’esempio del
sistema di riscaldamento del campo da calcio;
 l’eliminazione del requisito inerente la disponibilità di almeno 400
parcheggi per gli autobus nelle vicinanze dello stadio;
 la sensibile riduzione dei posti a sedere minimi per l’assegnazione della
categoria: cioè vale soprattutto per gli stadi di 4 a categoria, per i quali
prima erano necessari 30.000 posti (dei quali 22.500 coperti), mentre ora
sono sufficienti 4.500 posti.
 La sensibile riduzione dei posti VIP minimi, passati da 750 a 250 per la
3a categoria e da 1.000 a 500 per la 4a categoria.
Sono stati inoltre ridotti gli obblighi minimi per le aree a disposizione dei
mass media ed in particolare nel numero e superficie minima di posti per
giornalisti e fotografi e per l’OB Van Area (tutti mediamente dimezzati
rispetto a prima).
138
Da un punto di vista procedurale, il compito di valutare gli stadi e di
assegnare agli stessi la categoria UEFA di competenza spetta alle singole
Federazioni Nazionali, che poi sottopongono i loro pareri alla UEFA, cui
spetta la decisione finale. Per l’Italia, la valutazione è compito della
Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC), che opera sulla base del
Manuale delle Licenze UEFA, il cui ultimo aggiornamento risale al 24
novembre 2010210 (che ha recepito le innovazioni del UEFA Stadium
Infrastructure Regulations del 2010).
L’Appendice IV del Manuale contiene, infatti, i ‛requisiti infrastrutturali
minimi che debbono essere rispettati, in aggiunta a quanto previsto dal UEFA
Stadium Infrastructure Regulations‚ e precisa che ‚in caso di contrasto tra il
contenuto di questa appendice ed il regolamento UEFA Stadium Infrastructure
Regulations prevale tale ultimo regolamento‛.
Il Manuale descrive i requisiti necessari perché una squadra di calcio possa
acquisire la Licenza UEFA, che ha durata annuale. È suddiviso in capitoli
che raggruppano i criteri di valutazione per natura: sportivi,
infrastrutturali, organizzativi, legali, economico-finanziari. I regolamenti
delle singole competizioni211 contengono alcune indicazioni supplementari,
ma l’unica che occorre ricordare sugli stadi è la definizione della categoria
richiesta: in ambedue i casi si tratta della 3 a categoria per preliminari e fasi
a gironi e la 4a categoria per play-off e finali.
È opportuno concentrarsi solo sui requisiti di queste ultime due
evidenziando le differenze con la normativa nazionale emanata dalla Lega
Nazionale Professionisti e, per talune parti specifiche relative alla
sicurezza, al Decreto Ministeriale 18 marzo 1996 (modificato dal Decreto
Ministeriale 6 giugno 2005).
139
In grassetto sono evidenziati i principali requisiti variati rispetto alla
precedente edizione.
Requisito
Norma
ITA LNP
Requisiti addizionali per Categoria 3
Art. 1 – Dimensioni e
caratteristiche del
terreno di gioco
A.1
A.2
Non sono concesse deroghe alla dimensione di metri 105x68 m.
Estensione con fascia di calma 120x80 m.
Art. 2 – Porte e porta
di riserva
B.1
Deve essere disponibile una porta di riserva con le stesse caratteristiche.
Art. 3 – Bandierine
d’angolo
B.2
-
Art. 4 – Panchine e
quarto uomo
B.3
La distanza delle panchine per tecnici, giocatori di riserva e quarto uomo deve
essere di 5 metri dalla linea laterale del campo da gioco.
Devono ospitare almeno 13 persone sedute.
Ferraris

Attuale estensione
con fascia di calma
115x76, modificabile
Art. 5 – Cartelloni
pubblicitari
C.5
Meno stringenti sull’ubicazione: ‚la posizione, la forma, i materiali utilizzati e le
modalità di installazione non devono costituire un pericolo per l’incolumità dei
giocatori, degli arbitri e degli addetti ai lavori‛.
Evmed >=1.200 lux verso telecamere fisse
Evmed >= 800 lux altre direzioni
Art. 6 – Impianto di
illuminazione
D.1
Art. 7 – Bandiere
n.p.
Devono essere presenti supporti per l’esposizione di almeno 5 bandiere.
Art. 8 – Accesso al
terreno di gioco
C.3
Il percorso dagli spogliatoi al campo da gioco deve essere dotato di materiale
antiscivolo. Pubblico e stampa non devono avere accesso a tale percorso.
Art. 9-10 – Spogliatoi
squadre e arbitri
E.1
E.2
Leggere variazioni non significative (numero di persone anziché metratura,
dotazioni servizi igienici, ecc.).
Art.11 – Locale per il
delegato UEFA
n.p.
Deve essere previsto nelle vicinanze dello spogliatoio, attrezzato con tavolino,
sedia, telefono e fax, con un servizio igienico a norma dedicato.
Art. 12 – Infermeria
per giocatori e arbitri
E.3
Minori prescrizioni rispetto alla norma nazionale.
Art. 13 – Locale per
controllo antidoping
E.3
Specifica il numero posti a sedere (8).
Art. 14 - Parcheggi
squadre e ufficiali di
gara
Art. 15 – Capienza
dello stadio
Art. 16 – Seggiolini
individuali
Art. 17 – Tribune
riservate agli spettatori
E.1
Incrementa il solo numero di posti auto (da 4 a 10)
G.
Almeno 10.000 posti a sedere, dotati di seggiolino.
DM 1996
G.
Almeno 4 settori, con separatori non scavalcabili
Almeno un punto vendita di cibo e bevande in ogni settore



Modificabile con
interventi su spazi
inutilizzati tribuna.





Ammodernare






Punti vendita cibo e
bevande non
presenti in Gabbie
Ospiti
Art. 18 – Tribuna
Stampa
I.1
Le postazioni devono avere anche accesso internet.
Art. 19 – Postazioni
per cronisti e
radiocronisti
Art. 20 – Tribuna VIP e
area ospitalità
I.4
I.6
Devono esistere 5 postazioni, ciascuna dotata di almeno 3 posti a sedere.
Per la categoria 4 sono richieste 25 postazioni.
n.p.
La Tribuna VIP deve essere situata all’interno della tribuna principale con
capienza minima di 500 posti coperti, di cui 100 per la squadra ospite.
Per la categoria 4 l’area ospitalità deve avere una superficie minima di 400 mq.
140



192 posti a sedere,
contro i 500
necessari
Requisito
Norma
ITA LNP
Requisiti addizionali per Categoria 3
Art. 21 – Spettatori
portatori di handicap
su sedia a rotelle
Art. 22 – Ingressi ed
uscite riservati al
pubblico
Art. 23 – Cartelli di
segnalazione
H.
Normativa nazionale più stringente per numero di posti da rendere disponibili
DM 1996
Art. 8
Varchi e scale dipinte di colore giallo luminescente. Porte e portoni di uscita non
chiusi a chiave durante l’evento, ma dotati di dispositivo meccanico di apertura.
DM 1996
Art. 7
Alcune integrazioni a quanto previsto dall’art. 7
Art. 24 – Generatore di
emergenza per le aree
dello stadio
D.1
Art. 25 – Impianto di
diffusione sonora
L.1
Ferraris





Ammodernare
Art. 26 – Servizi
Igienici
DM 1996
Art. 10
1 wc con seduta ogni 200 spettatori
1 orinatoi ogni 125 spettatori

Necessari 300 wc e
230 orinatoi
Art. 27 – Locali di
primo soccorso
DM 1996
Art. 10
Art. 28 – Sala controllo
DM 1996
Art. 18
Art. 19ter
DM 1996
Art. 18
Art. 29 – Sistemi di
videosorveglianza
Il sistema TVCC deve avere monitor a colori con la possibilità di scattare delle
nella sala controllo




Art. 30 – Sala lavoro
giornalisti e fotografi
I.2
Superficie minima di 100 mq.
Dotata di spazio attrezzato(prese elettriche, linea telefonica, accesso internet) per
almeno 15 fotografi (200 mq e 25 fotografi per la categoria 4).
Art. 31 –
Posizionamento delle
telecamere
I.5
Piattaforma di almeno 10 mq
Art. 32 – Studi TV e‛
mixed zone‛
n. p.
Devono essere presenti 2 studi TV, di superficie minima di metri 5x5x2,3h, uno
dei quali con vista sul campo da gioco. Deve esistere una mixed zone interdetta al
pubblico.
Art. 33 – OB Van Area
n. p.
Art. 34 – Sala
conferenze stampa
I.3
Deve essere prevista un’area riservata agli automezzi attrezzati per le trasmissioni
dall’esterno con superficie minima di 200 mq.
Per la categoria 4 sono richiesti 1000 mq.
Deve garantire un minimo di 75 posti a sedere, con tavolo per conferenza,
piattaforma per telecamere, sistema audio centralizzato e sistema di diffusione
sonora
Da adeguare
Art. 35 – Parcheggi
VIP
n. p.
Almeno 100 parcheggi VIP (150 per la categoria 4)
Non sono più richiesti i 400 parcheggi autobus entro una distanza di 20 minuti a
piedi
Da adeguare
Art. 36 – Piano per il
mantenimento delle
condizioni di sicurezza
Da adeguare

Da adeguare
DM 1996

Da adeguare




LO STADIO ‚LUIGI FERRARIS‛ PER EURO 2016
Gli attuali problemi dello Stadio ‚Luigi Ferraris‛ riguardano:
 l’interno dello stadio e le norme tecniche per la realizzazione o
l’adeguamento degli impianti sportivi;
 l’esterno dello stadio, con riferimento agli spazi necessari per
l’adeguamento dell’impianto sportivo (dotazione di parcheggi, ecc.),
alcune norme di sicurezza e le vie di esodo.
141
Lo Stadio ‚Luigi Ferraris‛, oggi, può ospitare le partite nazionali della Serie
A, le competizioni internazionali di club e delle Rappresentative Nazionali
nell’ambito delle qualificazioni ai principali tornei continentali e mondiali.
Infatti, sia con deroghe, sia con interpretazioni della norma, sia con
assunzione di responsabilità da parte di enti sovraordinati per l’ordine
pubblico (Sindaco e Questore, ad esempio), lo stadio ha ospitato ed
ospiterà le partite di Champions League, Europa League, incontri della
Nazionale e tutte le partite della serie A.
Il problema sorto per il dossier Europei 2016 era (ed è) quello di rendere lo
Stadio definitivamente a norma (senza deroghe), risolvere i problemi di
deflusso del pubblico in situazioni di urgenza o emergenza, migliorare la
visibilità e la vivibilità degli spazi interni, ammodernare rispetto agli ultimi
indicatori UEFA (fra i quali la dotazione di Sky box, gli spazi per la stampa
e gli spazi VIP) e renderlo più ‚funzionale e moderno‛.
A corollario di ciò chiarire, una volta per tutte, se la sua ubicazione nel
tessuto urbano cittadino potesse o meno avere ancora un senso, economico
e sociale.
La scelta relativa all’opportunità di inserire Genova fra le città candidate ad
ospitare alcune partite della fase finale dei Campionati Europei di calcio è
stata, giustamente o erroneamente, politica e non solo tecnica. I metri di
giudizio della Commissione hanno riguardato anche la limitata capacità
alberghiera del territorio cittadino di ospitare i tifosi e le squadre, la
funzionalità degli spazi per la stampa, la presenza o meno di progetti o di
idee di riqualificazione dello Stadio. In buona sostanza la valutazione sullo
Stadio ‚Luigi Ferraris‛ ha coinvolto fattori che non derivavano
esclusivamente dall’infrastruttura, ma anche dal contesto in cui si
sarebbero svolte le partite: le opere necessarie per l’adeguamento ai
parametri richiesti, probabilmente per svolgere solo tre gare di
qualificazione, non rendevano economicamente vantaggioso proporre
investimenti sullo stadio in una realtà di ben altri e più complessi problemi.
Ma, è importante sottolinearlo perché da allora non si parla più di stadio, il
tema Europei non può e non deve far abbandonare l’idea di poter
recuperare ed ammodernare il Ferraris. Non c’entra nulla.
142
Occorre innanzitutto precisare che lo Stadio è agibile, come da ultimo
parere della Commissione di Vigilanza del Settembre 2008, per un totale di
36.569 spettatori distinti in 9.215 nel settore gradinata nord, 9.232 nel
settore gradinata sud, 8.752 nel settore distinti, di cui 72 disabili e 76
accompagnatori, 4.246 tribuna superiore e 5.124 tribuna inferiore, stampa e
VIP.
Le normative di riferimento analizzate, per la verifica e la proposta di
interventi per l’adeguamento e l’ammodernamento degli spazi, sono
molteplici, alcune delle quali in evidente contrapposizione a indicazioni di
norme vetuste ma mai del tutto sorpassate. I due testi base sono le norme
UNI per i dimensionamenti tecnici e il Manuale delle licenze UEFA edito
dalla FIGC212. Da questi due testi, con molti corollari di normative e leggi
soprattutto sulle vie di fuga e i codici di sicurezza da attuare, è stato
composto lo studio analitico.
Non sfuggirà la differenza di approccio del progettista fra la realizzazione
di uno stadio ex novo, cercando di dare il massimo della vivibilità e andare
incontro alle misure raccomandate, e la ristrutturazione di un impianto
esistente, seguendo il dettato della normativa. Le norme UNI, per questo,
sono assolutamente illuminanti, anche per le verifiche di visuali e di
coperture degli spettatori. Con poche opere infrastrutturali è possibile
intervenire in maniera corretta.
Nel caso delle sedute, invece, la proposta di ristrutturazione è certamente
più importante, con demolizione e rimozione delle attuali costole
prefabbricate, non più a norma. La verifica degli spazi ha consentito di
precisare che lo stadio può contenere, una volta effettuati i lavori, il
numero di spettatori sufficienti alle normative UEFA.
143
CAPITOLO 4
GLI STADI COME NUOVA FONTE DI
REDDITO PER LE SQUADRE
È opinione ormai diffusa che il futuro delle squadre di calcio non possa
prescindere dalla proprietà dello stadio nel quale queste giocano. Stadio
che deve trasformarsi progressivamente da luogo di aggregazione
domenicale ad impianto multifunzionale in grado di attrarre
quotidianamente tifosi e cittadini (con ristoranti, musei, ecc.), allo scopo di
garantire entrate sufficienti a renderlo fruibile ogni giorno ed
economicamente indipendente, per garantire alla squadra ricavi
addizionali.
In Italia gli stadi delle squadre di Serie A e B sono di proprietà pubblica: le
squadre di calcio li utilizzano a fronte di canoni di locazione che sempre
più spesso sono integrati da accordi di compartecipazione per la
suddivisione delle spese di manutenzione straordinaria degli impianti213.
L'unica squadra di serie A che sta procedendo alla costruzione del proprio
stadio è la Juventus; esistono progetti presentati da altre società che per il
momento non hanno superato la fase pre-progettuale.
Periodicamente, con picchi di interesse in occasione della candidatura
italiana per ospitare i Campionati Europei di Calcio (è successo sia per
Euro 2012, sia per Euro 2016), il fabbisogno di rinnovamento degli impianti
sportivi esistenti torna alla ribalta, accompagnato da iniziative legislative
per il loro finanziamento agevolato.
La stessa Lega Calcio, attraverso il Presidente Beretta, sta intervenendo per
sollevare il problema impiantistico: ‚Gli stadi di proprietà rappresentano una
questione fondamentale per il calcio moderno (<) l'esempio del Bayern ci mostra
come il passaggio allo stadio di proprietà abbia permesso alla società un grande
balzo in avanti in termini di ricavi e un rafforzamento dal punto di vista
patrimoniale. Abbiamo bisogno (<) che le società siano proprietarie degli stadi di
calcio, che possano gestirli dall'inizio alla fine e non solo per poche ore la settimana
e che siano responsabili della sicurezza e dei servizi offerti‛214.
In verità, il caso dell’Allianz Arena è controverso: se da un lato ha
sicuramente generato un beneficio al FC Bayern (che però continua ad
144
avere circa il 55% dei ricavi da merchandising e sponsorizzazioni),
dall’altro ha costretto l’altro socio fondatore (il TSV 1860 München), dopo
la sua retrocessione nel 2008, a cedere le proprie quote al Bayern per
l’impossibilità di far fronte agli oneri derivanti dalla costruzione dello
stadio. Questo a dimostrare che il vero rafforzamento patrimoniale della
squadra avviene solo dopo che i costi per la costruzione dell’impianto sono
stati completamente assorbiti. Ciò avviene, in media, dopo 15/20 anni,
durante i quali i risultati economici addizionali ottenuti dalla società grazie
allo stadio devono essere almeno pari agli esborsi per la restituzione dei
finanziamenti ricevuti.
I sostenitori dell’assoluta necessità che le squadre divengano proprietarie
degli stadi in cui giocano ritengono che, in un orizzonte temporale di
breve-medio periodo, solo queste potranno sostenere i costi del mondo del
calcio e confrontarsi con le prime realtà europee, mentre le altre saranno
destinate a un declino inesorabile. All'estero buona parte delle squadre di
calcio di un certo livello è proprietaria dell’impianto in cui gioca, e questo è
fruibile durante tutta la settimana. È la preoccupazione spesso esternata del
Presidente della Sampdoria Riccardo Garrone, secondo cui la mancata
costruzione del nuovo stadio di Genova ‛potrebbe comportare quasi
certamente il rischio di dover emigrare in caso di partecipazione alle competizioni
europee dei prossimi anni, oltre alla ridotta competitività delle due società genovesi
rispetto alla concorrenza che realizzerà nuovi stadi oppure sarà in grado di
ristrutturare quelli esistenti per ottenere la licenza Uefa. Tale mai augurabile
evento potrebbe portare in pochissimi anni le nostre società di calcio, e parlo solo di
Sampdoria, ad una crisi irreversibile‛ 215.
Tale affermazione contiene due imprecisioni:
 la prima è la presunzione che il ‚Luigi Ferraris‛ non possa essere
oggetto di una ristrutturazione tale da consentire il pieno rispetto dalla
normativa UEFA (e, in particolare, quella per ospitare incontri di
Europa League e Champions League, visto che devono giocarci
prevalentemente le due squadre della città);
 la seconda è che il progetto di Sestri non prevedeva uno stadio di
proprietà delle due squadre di calcio ma di investitori terzi: rimane poco
chiaro come eventualmente si pensasse di ottenere il risultato sperato.
È un peccato che nessuno abbia mai posto questi due quesiti.
145
LE FONTI DI REDDITO DELLE SQUADRA DI CALCIO ED IL FAIR PLAY
FINANZIARIO
L’incremento dei costi di gestione delle squadre di calcio e la sempre
maggiore dipendenza dai proventi televisivi hanno portato a interrogarsi
se fosse possibile diversificare le fonti di ricavo delle squadre di calcio, allo
scopo di sfruttare anche canali attualmente non sufficientemente esplorati.
Per le squadre che hanno l’ambizione di partecipare alle competizioni
europee, tale necessità è ancora più evidente a seguito dell’adozione da
parte dell’UEFA del nuovo Regolamento 216, che introduce il concetto di Fair
Play finanziario.
A partire dalla stagione 2013/2014, una squadra di calcio che intende
ottenere la licenza UEFA dovrà dimostrare di aver conseguito un break-even
positivo nell’esercizio di iscrizione e nei due esercizi precedenti (periodo di
monitoraggio). Per break-even si intende il pareggio fra i ricavi ed i costi di
gestione della squadra.
 i ricavi (‚relevant income‛) possono derivare dalla vendita di biglietti ed
abbonamenti, dai diritti televisivi, da sponsorizzazioni e pubblicità.
Sono inoltre incluse le plusvalenze sulla vendita di giocatori, i ricavi da
alienazione di immobilizzazioni materiali (es. immobili) e i proventi da
operazioni finanziarie;
 i costi (‚relevant expenses‚) sono quelli diretti del venduto (es.
retrocessione di diritti alle squadre ospiti), i costi di salari e benefit dei
dipendenti, le spese generali, gli ammortamenti dei costi dei giocatori,
gli oneri finanziari ed eventuali dividendi.
La verifica deve essere fatta per ‚periodi di monitoraggio‛ triennali: il
risultato cumulato deve essere positivo o comunque evidenziare un deficit
complessivo non superiore a 5 milioni di Euro. Qualora un anno tale limite
fosse superato, le squadre sono autorizzate ad utilizzare eventuali surplus
dei due anni precedenti.
Per i primi cinque anni sarà ancora consentito alle squadre di avere deficit
superiori al limite di 5 milioni di Euro, purché gli azionisti provvedano al
loro completo ripianamento. È prevista una soglia massima decrescente di
45 milioni di Euro per le licenze richieste nelle stagioni 2013/2014 e
2014/2015, che scende a 30 milioni di Euro per le tre successive. A partire
dalla stagione 2018/2019 il Comitato Esecutivo UEFA deciderà ulteriori
146
soglie, inferiori ai 30 milioni. La soglia si riferisce all’intero periodo di
monitoraggio (triennio) e non al singolo anno.
Periodo di monitoraggio
Deficit consentito
Anni
Anno T
T-2
T-1
T
Non Ripianato
Ripianato
inclusi
2013
2
2012
2013
5
45
2014
3
2012
2013
2014
5
45
2015
3
2013
2014
2015
5
30
2016
3
2014
2015
2016
5
30
2017
3
2015
2016
2017
5
30
2018
3
2016
2017
2018
5
< 30
Fonte: UEFA Financial Fair Play (dati del deficit in milioni di Euro)
Ci sono alcune osservazioni da fare sui criteri di identificazione dei ricavi e
dei costi ammissibili.
 le transazioni effettuate con soggetti che possono essere definiti parte
correlata217 (fra i quali, ad esempio, l’azionista) devono essere ricondotte
al fair value, concetto con il quale si intende un valore equo di mercato,
quello che si sarebbe ragionevolmente ottenuto in una negoziazione con
una controparte non correlata (e quindi potenzialmente interessata). Per
fare un esempio concreto: se l’azionista di maggioranza, non potendo
più ripianare il deficit di bilancio, cercasse di ovviare compiendo una
sponsorizzazione della squadra ad un valore manifestamente fuori
mercato, al momento della verifica dei parametri tale sponsorizzazione
andrebbe considerata non già al valore effettivo che appare in bilancio
ma, appunto, ad un fair value, cioè ad un valore ragionevole, coerente
con il mercato.
 i ricavi che siano chiaramente ed esclusivamente non collegati
all’attività, alla localizzazione e al marchio della squadra non possono
essere inseriti. Questo esclude, ad esempio, eventuali proventi
immobiliari su aree o proprietà non strumentali all’attività della
squadra.
 per quanto attiene ai costi, l’eccezione più significativa riguarda
l’esclusione quelli originanti dagli investimenti infrastrutturali (ad
esempio lo stadio, il centro sportivo, ecc.) che sono considerati dalla
UEFA un costo ‛sano‛, perché originato da una logica di investimento
di lungo periodo a beneficio della squadra. È stata inserita a favore delle
squadre che hanno realizzato o intendono realizzare un nuovo
impianto, che sarebbero state altrimenti penalizzate.
147
L’adozione di questa nuova normativa UEFA ha contribuito a stimolare il
dibattito sulla necessità, da parte delle squadre di calcio, di identificare
nuove fonti di ricavo per sostenere la propria attività.
Per avere un quadro della situazione europea, è possibile fare riferimento
al documento Football Money League, redatto annualmente da Deloitte
Sports Business Group, che analizza le performance economiche e
patrimoniali delle principali squadre europee. Le squadre italiane presenti
nel campione analizzato sono Juventus, Inter, Milan e Roma.
L’ultima edizione, rilasciata nel febbraio 2011218 e riferita alla stagione
2009/2010, evidenzia il graduale declino delle posizioni dei club italiani, fra
le cui cause emerge la necessità di incrementare il peso delle ‚matchday
revenues‚ (essenzialmente ricavi da biglietti ed abbonamenti) rispetto alle
altre due macro-categorie di ricavi che Deloitte ha identificato: i diritti
televisivi (per le partite nazionali ed internazionali) e i ricavi commerciali
(sponsorizzazioni e merchandising).
Squadra
Real Madrid
Barcellona
Manchester United
Bayern Munich
Arsenal
Chelsea
Milan
Liverpool
Inter
Juventus
Manchester City
Tottenham Hotspur
Hamburger
Olimpique Lyonnais
Olympique de Marseille
Shalke 04
Atletico de Madrid
Roma
VfB Stuttgard
Aston Villa
TOTALE
Ricavi stagione 2009-2010 - Milioni di Euro
Diritti
Matchday
%
%
TV
E
129,1
30%
158,7
36%
E
97,8
25%
178,1
44%
UK
122,4
35%
128,0
37%
D
66,7
21%
83,4
26%
UK
114,7
42%
105,7
38%
UK
82,1
32%
105,0
41%
I
31,3
13%
141,1
60%
UK
52,4
23%
97,1
43%
I
38,6
17%
137,9
62%
I
16,9
8%
132,5
65%
UK
29,8
20%
66,0
43%
UK
44,9
31%
62,9
43%
D
49,3
34%
33,7
23%
F
24,8
17%
78,4
54%
F
25,2
18%
70,8
50%
D
25,4
18%
35,4
25%
E
35,9
29%
62,2
50%
I
19,0
16%
65,6
53%
D
30,2
26%
47,8
42%
UK
29,8
27%
63,6
58%
1.066
13,4%
1.854
43,4%
Nazione
Comm.li
150,8
122,2
99,4
172,9
53,7
68,8
63,4
75,8
48,3
55,6
57,0
38,5
63,2
42,9
45,1
79,0
26,4
38,1
36,8
16,0
1.354
%
34%
31%
28%
53%
20%
27%
27%
34%
21%
27%
37%
26%
43%
29%
32%
57%
21%
31%
32%
15%
31,7%
Totale
438,6
398,1
349,8
323,0
274,1
255,0
235,8
225,3
224,8
205,0
152,8
146,3
146,2
146,1
141,1
139,8
124,5
122,7
114,8
109,4
4.274
Fonte: elaborazione su dati Deloitte; valori in milioni di Euro
Nella media dei primi venti club europei, i ricavi originano dai diritti
televisivi per il 43,4%, dalle entrate commerciali per il 31,7% e dai
148
matchday per il 13,4%. Le quattro squadre italiane, invece, sono molto più
sbilanciate sui diritti televisivi, che pesano per il 60,5%, seguiti dalle entrate
commerciali per il 26,1% e dai matchday per il 13,4%.
Pur essendo realtà molto distanti, il confronto dei dati di Genoa e
Sampdoria219 con quelli delle altre italiane incluse nello studio della
Deloitte conferma la maggiore dipendenza del mercato italiano dai
proventi televisivi e, di conseguenza, la necessità per intensificare gli sforzi
commerciali sulle altre fonti di possibile ricavo.
Suddivisione Ricavi
Milan
Inter
Juventus
Roma
Genoa
Sampdoria
TOTALE CAMPIONE ITALIANE
MEDIA CAMPIONE DELOITTE
Matchday
31,3
38,6
16,9
19,0
10,5
6,5
122,8
%
17,0%
14,4%
8,2%
14,7%
20,4%
14,6%
13,0%
13,4%
Diritti
TV
141,1
137,9
132,5
65,6
27,1
26,8
531,0
%
50,4%
58,9%
65,1%
58,0%
52,5%
60,2%
57,9%
43,4%
Comm.li
63,4
48,3
55,6
38,1
14,0
11,2
230,6
%
Totale
32,6%
26,8%
26,7%
27,2%
27,1%
25,2%
28,2%
31,7%
235,8
224,8
205,0
122,7
51,6
44,5
884,4
Fonte: elaborazione dati Deloitte 2010 e Bilanci 2009 Genoa e Sampdoria; valori in milioni di Euro
Milan e Genoa sono le due Società del campione che più si avvicinano alla
media Deloitte; Juventus e Sampdoria sono le più distanti.
ALCUNE CARATTERISTICHE DELLO ‛STADIO MODERNO‛
Anche in Europa è in atto da qualche tempo un processo di cambiamento
del concetto stesso di stadio, portando questa infrastruttura a diventare un
centro di profitto autonomo, in grado di produrre reddito a favore del
proprietario dell’impianto. In Gran Bretagna, ad esempio, gli stadi sono
spesso di proprietà della squadra di calcio che vi gioca: ciò consente una
maggiore ‛personalizzazione‛ dell’impianto ed un suo maggiore
sfruttamento, grazie alla possibilità di integrare l’impianto sportivo con
altre attrazioni, quali il museo della squadra, ristoranti e club house
dedicate, negozi dove vengono venduti i prodotti ufficiali della squadra.
Nel corso degli ultimi 15 anni l’orientamento è stato quello di trasformare
lo stadio da centro di aggregazione di tifosi a prodotto da vendere a dei
tifosi-consumatori. ‚L’intenzione odierna è di rendere la struttura un’area
aperta e visitata in maniera stabile durante tutto il corso della settimana; il calcio
149
continua a rappresentare il core business, ma non rimane l’esclusiva sorgente di
introiti‛220. Il caso inglese è particolare, in quanto dopo gli eventi della
seconda metà degli anni ’80221 vi è stato un profondo rinnovamento a
livello normativo ed anche a livello impiantistico. Buona parte delle
squadre della Premier League ha costruito un nuovo impianto oppure
ristrutturato l’esistente222, facendo diventare il Regno Unito, in un certo
senso, pioniere della concezione moderna di stadio.
Lo stadio moderno prevede solo posti a sedere, dove gli spettatori sono
identificati e maggiormente controllabili. Questi impianti tendono a
massimizzare l’attività di merchandising delle squadre proprietarie,
attraverso la presenza di negozi dei club, di musei, di ristoranti, della
possibilità di prenotare ed eseguire visite guidate (sia durante la settimana,
sia in corrispondenza degli eventi) e della Club house per l’incontro dei
tifosi. A questa offerta standard, sono state aggiunte le iniziative più
disparate, fra cui la presenza di palestre e centri di fitness legati al club,
concorsi riservati ai tifosi che consentono di vedere la partita accanto ad un
giocatore in tribuna223 e molte altre iniziative localizzate sullo stadio.
Lo Stadio deve, quindi, progettare delle offerte che soddisfino una serie di
utenze fra loro distinte.
I tifosi, siano essi assidui od occasionali
Si cerca di proporre un’area che sia sinonimo di sicurezza, comodità/facilità
di utilizzo, ampiezza dell’offerta.
La sicurezza è fondamentale per riavvicinare l’utenza cosiddetta
occasionale, facilitando la presenza delle famiglie. Per quanto riguarda la
comodità, questa può essere interpretata secondo varie angolature: (i)
facilità di accesso alla struttura, con mezzi pubblici e privati; (ii) facilità di
fruizione dell’evento sportivo (numero adeguato di biglietterie, possibilità
di acquisto dei biglietti via internet, semplicità dei mezzi di pagamento);
(iii) servizi offerti dalla struttura sportiva, quali chioschi e strutture per i
bambini.
L’utenza business
Normalmente intercettata attraverso la disponibilità di aree VIP situate
all’interno dello stadio, che possono essere affittare per il singolo evento,
per la stagione sportiva od addirittura per più stagioni. Esistono,
150
generalmente, tre livelli di offerta224:
 le Sky Lounges/Sky Rooms, locali di dimensioni variabili (25-80 mq),
con possibilità di ospitare 10-20 persone, offrendo loro, oltre ad una
visuale sul campo da gioco, vari livelli di comfort (schermi Lcd
personalizzati, catering dedicato, ecc.). Queste strutture possono essere
utilizzate dalle aziende anche per riunioni o pranzi di lavoro nell’arco
della settimana;
 gli Sky Box o Palchi, normalmente posizionati nelle vicinanze della
tribuna in moduli da 6-12 posti a sedere e con servizi particolari (es.
monitor personale) che si aggiungono a quelli executive;
 la Tribuna Executive, che si differenzia dalla tribuna normale per alcuni
servizi addizionali riservati (es. catering, steward dedicati, ecc.), spesso
condivisi con gli Sky Box.
Accanto a quest'offerta, che nasce legata all’evento, gli stadi si sono anche
attrezzati con centri congressi, (normalmente composti da un insieme
modulare di stanze che possano soddisfare l’esigenza della riunione di
lavoro come della convention aziendale), uno o più ristoranti (operativi
tutta la settimana, spesso gestiti dalla società che garantisce il catering dello
stadio), in alcuni casi un albergo225 od altre strutture ricettive.
I promoter (per concerti, congressi, pacchetti turistici business, ecc.)
Lo Stadio può diventare oggetto di interesse da parte di agenzie
specializzate nell’organizzazione di eventi (concerti, conferenze) o nel
turismo business. Interessante da questo punto di vista l’offerta sul sito
www.blufreccia.it che contiene una serie di iniziative sotto la categoria
‛Sport Incentive Travel‚ (abbinamento di pacchetti viaggio e partite allo
stadio, affitto palchi nei vari stadi per clienti e dipendenti). La capacità
dello stadio di diventare centro di attrazione anche per eventi non calcistici
è però direttamente proporzionale alla visibilità turistica della città che lo
ospita.
Nel caso dell’Amsterdam ArenA (che è stato costruito ex novo, con i
vantaggi progettuali che ciò comporta) all’interno dello stadio esiste ad
esempio la ‛Arena Amphi‛, anfiteatro con una capienza fra 5.000 e 12.000
posti che viene usato nei momenti di riposo dell’attività agonistica, con
sistema di muri di separazione e soffitti rimovibili con una giornata di
151
lavoro, e consente lo svolgimento di incontri, sport indoor (volley, tennis,
pattinaggio sul ghiaccio), teatro, convention aziendali.
Le agenzie pubblicitarie e i media
Oltre all’identificazione di aree dedicate all’interno dello stadio (box per i
giornalisti, mixed zone, servizi accessori quali postazioni internet), sono
importanti degli studi per lo sfruttamento degli spazi commerciali
vendibili.
Alcuni esempi:
 l’Allianz Arena, è stato oggetto di un’analisi specifica per garantire un
format speciale della cartellonistica interna (banner da 40 a 120 secondi),
massimizzando spazi e visibilità e differenziando i prezzi di vendita di
detti spazi;
 la Lazio, nella partita UEFA contro il Vitoria Guimarães della stagione
2007-08, ha sperimentato un caso particolare di visual advertising: gli
spazi pubblicitari sono stati venduti a più operatori e differenziati per
nazione di trasmissione televisiva dell’evento, incrementando così i
ricavi;
 all’interno dell’Amsterdam ArenA è stata introdotta una tessera di
pagamento (Arena Card), che è l’unico strumento di pagamento
accettato per tutta l’offerta locale. Tale tessera è ricaricabile e oltre a
consentire la partecipazione a premi, estrazioni ed altro, viene usata
anche per attività promozionali e sponsorizzazioni specifiche.
Una particolare menzione va fatta rispetto alla cessione dei naming rights
come fonte di finanziamento dell’investimento, come nel caso dell’Emirates
Stadium (120 milioni di Euro in 10 anni) e dell’Allianz Arena (80 milioni di
Euro per 30 anni). È una politica portata avanti da 83 società
professionistiche su 121 negli USA, da 12 società di calcio su 18 in
Germania e da 3 delle 20 società della Premier League 226.
L’IMPATTO DELLA GESTIONE DELLO STADIO SUI RISULTATI ECONOMICI DI
UNA SQUADRA DI CALCIO
Non è facile reperire studi relativi all’impatto di un nuovo stadio sui
risultati economici di una squadra di calcio, sia perché ‚per molti tifosi di
calcio, fare discorsi riguardanti il lato finanziario ed affaristico equivale ad
un’eresia‛ 227 sia perché, salvo poche eccezioni rappresentate dalle società
152
quotate, non è facile avere informazioni economiche e finanziarie delle
società di calcio. Le stesse società non hanno interesse a divulgare queste
informazioni, allo scopo di giustificare ‛incrementi nei prezzi dei biglietti e
limiti agli ingaggi ed ai benefit ai giocatori‛ 228.
Gli Stati Uniti sono la nazione dove le società sportive, per prime e in
maniera più massiccia, hanno investito sugli impianti di proprietà,
tradizionalmente di natura multifunzionale. Una prima serie di indicazioni
possono essere tratte da uno studio apparso sulla rivista americana Sport
Marketing Quarterly nel 2004229, nel quale si cerca di verificare in quali
termini la costruzione di un nuovo stadio abbia portato benefici economici
alle squadre aderenti alla National Football League (NFL) 230, analizzando
l’impatto sui ricavi netti delle squadre di football americano che fra il 1995
ed il 1999 si sono trasferite in un nuovo impianto 231.
Prima di riportare i risultati dello studio è però opportuno evidenziare le
principali differenze esistenti fra NFL e Lega Calcio, in particolare sotto il
profilo economico: la NFL distribuisce in maniera uguale i proventi da
diritti televisivi fra le squadre, mentre i ricavi della vendita dei biglietti
vengono suddivisi in una proporzione 60/40 fra la squadra di casa e la
squadra ospite. Il risultato è che il 70% dei ricavi delle squadre provengono
dai diritti televisivi venduti collettivamente, mentre il 30% dai ricavi da
stadio (naming rights, parcheggi, concessioni, loge box). Non essendo
quest’ultima voce di ricavo soggetta ad alcun tipo di condivisione con le
altre squadre, diventa fondamentale investire sulla sua crescita, che rimane
patrimonio esclusivo della singola società consentendole di incrementare i
ricavi e, quindi, la capacità di attrazione dei migliori giocatori.
Lo studio rivela che effettivamente la costruzione di uno stadio di proprietà
ha portato a un sensibile incremento dei ricavi cosiddetti ‛locali‛ delle
squadre, che sono composti, in particolare:
 dalla vendita dei biglietti;
 dai diritti televisivi e radiofonici locali;
 dall’affitto delle loge box (equivalenti agli Sky box del calcio);
 dalle concessioni a terzi (ad esempio per il catering);
 da pubblicità, parcheggi ed altri ricavi.
Secondo le analisi condotte, la crescita media dei ricavi ‛locali‛ è stata
153
dell’85%, per effetto di un aumento del 54% dei ricavi per la vendita dei
biglietti, di un 623% dei ricavi delle loge box e del 202% dei ricavi di
pubblicità/parcheggi/altro. Le altre voci non hanno subito incrementi
significativi.
È interessante però osservare come si è arrivati ad ottenere tali risultati:
 per quanto riguarda i ricavi dalla vendita di biglietti, l’aumento è
dovuto anche alla crescita del numero di posti disponibili (resa possibile
dalla progettazione di impianti di dimensioni maggiori di quelli
precedenti. Ma a fronte di un incremento del 14% nel numero di posti, i
ricavi sono cresciuti del 54%, con un evidente effetto più che
proporzionale derivante dall’incremento del costo unitario dei biglietti,
a scapito quindi di un’utenza più popolare;
 sono anche aumentati in maniera significativa i posti riservati all’utenza
business (le loge box o sky box) che vengono affittate per periodi annuali
(oppure pluriennali) da singole aziende. Si è passati da una media di
3.961 posti business negli stadi costruiti fino al 1990 a 8.740 posti per gli
stadi costruiti successivamente.
Gli Autori fanno però notare il vero elemento di criticità del quale occorre
tenere conto al momento della scelta di costruire uno stadio di proprietà:
l’impatto finanziario del progetto sui conti della squadra per il periodo in
cui si è tenuti a restituire il finanziamento necessario alla realizzazione
dell’impianto. Le squadre osservate hanno speso una media di 120 milioni
di dollari per la costruzione dei nuovi impianti, assumendo oneri finanziari
addizionali in un range fra i 15 ed i 30 milioni di dollari l’anno, con il
risultato che buona parte del valore aggiunto generato dal nuovo impianto
viene impegnato nel ‚servizio del debito‛232. Al termine del finanziamento
(15-20 anni), però, l’impianto sarà completamente di proprietà della
squadra e, fatta salva la necessità di adeguamenti o ulteriori traslochi,
rimarrà un asset del bilancio.
La criticità segnalata dagli autori deriva, soprattutto, dalla necessità di
avere una struttura economica e finanziaria solida, con flussi di incassi
certi, per far fronte alle rate del debito senza dover sacrificare la capacità
della squadra di costruire e mantenere una rosa di giocatori all’altezza
delle attese dei tifosi.
154
Due, in particolare gli elementi evidenziati dallo studio:
 l’aleatorietà dei volumi di incassi locali, condizionati dall’andamento
di fattori esogeni quali l’economia (nel caso di crisi, anche solo dell’area
geografica sulla quale insiste l’impianto sportivo, sono soggetti a forti
oscillazioni negative, in particolare per la componente più ricca,
rappresentata dall’utenza business) ed i risultati della squadra, che
possono catalizzare in positivo ma anche in negativo l’andamento dei
ricavi; ci sono stati casi di squadre che sono fallite per l’incapacità di
sostenere i propri costi di gestione, fra i quali gli oneri derivanti dalla
costruzione del nuovo impianto 233.
 la necessità, per la squadra che intende realizzare un progetto di
investimento su un nuovo impianto, di verificare il tipo di supporto
economico e finanziario che può provenire dalle autorità locali. Lo
studio ha fatto emergere che mediamente il finanziamento pubblico ha
coperto il 70% del valore dell’investimento, rendendo così contenuto
l’onere direttamente a carico della squadra, che si impegna per solo il
30%. Tanto è vero che tre delle squadre osservate hanno traslocato in
nuove città, più piccole, grazie alla disponibilità delle municipalità locali
di costruire per loro delle nuove strutture.
In un altro studio, sempre del 2004, viene condotta un’interessante analisi
che si riferisce al Baseball234. L’Autore, partendo dall’analisi di un
campione di squadre che negli anni Novanta si sono trasferite in un nuovo
impianto, ha effettuato un’analisi statistica per cercare di valutare l’impatto
economico del trasferimento in un nuovo stadio sui bilanci delle società.
Anche in questo caso esiste un limite, rappresentato dalla scarsa
disponibilità di dati analitici sui risultati delle squadre, ma l’Autore ritiene
di aver comunque utilizzato una metodologia in grado di neutralizzare
eventuali errori.
Il risultato dell’analisi coincide in buona parte con quello già osservato:
anche nel caso del baseball le squadre che si sono trasferite in un nuovo
impianto hanno fatto registrare un incremento dei ricavi locali
(biglietteria, concessioni, pubblicità, parcheggi, servizi, ecc.), nonostante
una riduzione media del 13% del numero di posti disponibili (passati da
51.371 a 44.671). Questo è stato ottenuto puntando su un incremento del
costo del biglietto, sul potenziamento dei loge box (chiamati nello studio
155
‛luxury suite‛) e da un più intenso sfruttamento del merchandising e dei
servizi interni allo stadio (in particolare i punti di ristoro e la pubblicità
interna).
I ricavi netti generati dal nuovo stadio risentono di un effetto ‛novità‚:
hanno una crescita importante per un periodo di circa 5 anni per poi
ritornare progressivamente a livelli leggermente superiori a quelli del
vecchio stadio. Tuttavia, nell’arco del decennio producono un profitto
medio netto addizionale di circa 60 milioni di dollari. Questo risultato è
positivamente influenzato dalla forte incidenza di finanziamento
pubblico dell’impianto, che anche nel baseball raggiunge circa il 70% dei
costi complessivi235.
La scelta statunitense di procedere alla costruzione di nuovi impianti è
stata fortemente condizionata dalla presenza di rilevanti contributi
pubblici, in assenza dei quali il costo di finanziamento dell’impianto
avrebbe reso poco sostenibile la realizzazione dell’iniziativa.
L’Autore non approfondisce l’analisi su quello che sarebbe stato l’impatto
del completo autofinanziamento della costruzione sui risultati delle
squadre. Partendo dai suoi dati e considerando che, nella media, gli
impianti costruiti hanno avuto un costo di 241 milioni di dollari (cui le
squadre hanno contribuito per 80 milioni di dollari) le sole rate capitale
della differenza, su un arco di venti anni, annullerebbero il beneficio netto
generato dallo stadio. Rimarrebbe, ovviamente, al termine del periodo di
pagamento, il valore dell’impianto nel bilancio della società, ma nel
frattempo la squadra potrebbe trovarsi con una limitata capacità di spesa
per le esigenze di allestimento della rosa.
L’Università di Amburgo ha pubblicato uno studio sulle capacità di
attrazione dei nuovi stadi236, per determinare se la scelta vincente fosse la
realizzazione di impianti dedicati a un unico sport, ovvero se convenisse
costruire stadi polivalenti. L’analisi, di tipo statistico e basata sulla
Bundesliga, ha evidenziato che sebbene l’attrattiva del nuovo impianto
dipenda ancora in maniera significativa dal risultato sportivo della
squadra, la costruzione di un nuovo stadio non polivalente, ma dedicato al
calcio, porta ad un incremento medio di 4.800 spettatori per incontro
(+18,7%), con un beneficio netto di circa 1,4 milioni di Euro annui per la
squadra che vi gioca.
156
L’AMSTERDAM ARENA, PROTOTIPO DELLO STADIO MODERNO?
Terminato nel 1996, è considerato una sorta di prototipo dello stadio
moderno. È utilizzato per le partite di calcio dell’Ajax e della Nazionale
Olandese, ma anche per eventi di tipologia diversa (concerti, meeting,
congressi, ecc.).
Nel decennio 1996-2006 ha ospitato circa 500 eventi per un totale di 17
milioni di fruitori e 1 milione di visitatori delle infrastrutture.
Ogni anno vi si svolgono quasi 70 eventi dei quali, però, solo il 35%
direttamente legato alle partite di calcio237.
Eventi ospitati
Partite di calcio
Concerti
Altri eventi di rilievo
TOTALE EVENTI ANNUALI
% eventi calcio su totale
Numero di visitatori (eventi)
Numero di visitatori (tour)
2008/2009
28
4
58
90
31,1%
1.554.000
78.200
2007/2008
25
12
36
73
34,2%
1.696.000
80.500
2006/2007
32
11
38
81
39,5%
1.992.000
80.000
2005/2006
35
10
36
81
43,2%
1.967.000
80.000
2004/2006
30
6
41
77
39,0%
1.504.000
80.000
Fonte: Bilancio Amsterdam ArenA 2008/2009
L’impianto ha una capacità teorica di 51.628 sedute per le partite di calcio
(arriva a una capienza massima di 68.000 visitatori nel caso di concerti),
delle quali 6.835 (13,2%) hanno caratteristiche e redditività particolari, in
quanto destinati prevalentemente ad un’utenza business: (i) 100 posti nelle
10 Founder Lounge, riservate ai soci fondatori, che hanno finanziato i costi
di costruzione238; (ii) 40 posti nella Royal Box; (iii) 202 posti nella Grand
Terrace; (iv) 540 posti nella 54 Skybox; (v) 160 posti nelle 8 Sky Lounges
(locali di 87 mq. da 20 posti ciascuno) e 120 posti nelle 12 Sky Rooms (locali
di 26 mq. da 10 posti ciascuno) con vista ottimale sullo Stadio. Parte di
queste è affittata su base stagionale, altre sono disponibili anche per il
singolo evento. Oltre all’affitto dello spazio sono previsti addebiti per i
costi di arredamento, utenze, servizio. Possono essere usate anche durante
la settimana per riunioni/pranzi di lavoro e rimangono a disposizione
anche per gli eventi non sportivi; (vi) 1.564 posti Business; (vii) 4.109 posti
riservati agli altri azionisti, fra i quali i sottoscrittori dei certificati di
deposito emessi a parziale finanziamento della costruzione dello Stadio,
che garantiscono il diritto al posto e, laddove esistente, un dividendo da
parte della società proprietaria dello Stadio. Detti certificati possono essere
oggetto di compravendita ed hanno visto il valore crescere nel corso del
tempo.
157
L’impianto è dotato di un parcheggio da 12.500 posti (gestito però dalla
Città di Amsterdam) e di un Centro Congressi di 14 stanze con una
capacità teorica di 3.500 persone.
In una pubblicazione dell’ISTEI (Istituto di Economia d’Impresa, Università
Milano Bicocca) del 2004239 è stata condotta un’interessante analisi
dell’evoluzione del progetto Amsterdam ArenA che fornisce spunti utili
per le analisi successive.
L’Amsterdam ArenA nasce sulla base di un progetto del 1990. L’obiettivo
era quello di costruire un impianto ‛noto in tutto il mondo ed in grado di
ospitare eventi sportivi e non in modo continuativo. Doveva divenire il secondo
centro della città di Amsterdam‚: lo stadio nasceva quindi come elemento
catalizzatore di un più ampio progetto di sviluppo urbano, che ha portato
alla nascita dell’ArenA Boulevard ‚una delle aree più sviluppate in Olanda ed
un esempio di integrazione tra destinazioni di diverso utilizzo, come lo shopping,
lo sport e l’intrattenimento, il vivere ed il lavorare‛.
Il progetto dell’Amsterdam ArenA ha avuto un costo complessivo di circa
127 milioni di Euro, che sono stati reperiti: per il 29,9% da donazioni
pubbliche (Città di Amsterdam e Governo Olandese); per il 22,8% da
aziende (la squadra dell’Ajax ed altri 8 soci fondatori) e per il 21,3%
mediante emissione di certificati di deposito, cui sono legati particolari
privilegi.
Soci finanziatori
Città di Amsterdam
Governo Olandese
AFC Ajax
Soci fondatori (8 aziende)
Emissione certificati di deposito
Finanziamento bancario
Totale costo
Migliaia di Euro
33.000
5.000
9.000
20.000
27.000
33.000
127.000
% su totale
26,0%
3,9%
7,1%
15,7%
21,3%
26,0%
100,0%
Aldilà delle forme di finanziamento, per certi versi innovative
(specialmente i certificati di deposito, che hanno avuto un grande
successo), anche in questo caso solo il 26% del costo dell’impianto è stato
oggetto di un finanziamento bancario: la scelta è stata operata a seguito di
valutazioni, che hanno evidenziato come un debito maggiore avrebbe
potuto mettere a rischio la sostenibilità del progetto, a causa di un
eccessivo servizio del debito.
158
In effetti, l’analisi dei bilanci degli ultimi anni porta a rilevare che,
nonostante l’insieme di
condizioni
particolarmente favorevoli
dell’Amsterdam ArenA, fra le quali l’ubicazione (stadio della Capitale della
nazione, presenza dell’Amsterdam Boulevard), la possibilità di ospitare un
numero importante di eventi calcistici (in quanto oltre alle partite dell’Ajax
è la sede di tutte le partite della Nazionale Orange) e l’infrastruttura
studiata per facilitare un utilizzo anche per concerti ed altri eventi di
rilievo, la società produce un risultato positivo di esercizio oscillante fra
1,4 e 2 milioni di Euro all’anno.
Dato sicuramente interessante, ma in assoluto non così significativo da
rappresentare la discriminante per la sopravvivenza sportiva di una
squadra.
AM ArenA
Ricavi
Ricavi netti
Spese generali
Ammortamenti
Risultato operativo
Proventi (oneri) finanziari
Risultato prima delle imposte
Risultato netto
2008/2009
27.674
12.429
(4.469)
(5.365)
2.595
(795)
1.800
1.396
2007/2008
29.997
13.173
(4.454)
(5.446)
3.273
(741)
2.532
1.954
2006/2007
31.077
13.413
(5.135)
(5.464)
2.814
(934)
1.880
1.880
Fonte: Bilancio Amsterdam Arena 2008/2009 (valori in migliaia di Euro)
Come ogni investimento che contenga una componente immobiliare, il
risultato netto è fortemente influenzato dal peso degli ammortamenti
sull’impianto (pari a circa 5,5 milioni di Euro annuali).
Infatti, essendo questi dei costi ‛figurativi‛ in termini finanziari, la
produzione di cassa annuale rimane più che sufficiente per assicurare il
servizio del debito, cioè il pagamento delle rate dei finanziamenti bancari e
degli oneri finanziari.
L’impatto del nuovo stadio sulla squadra di calcio dell’Ajax, nonostante
questa abbia contribuito al finanziamento dell’investimento, non è neutro,
perché questa ha siglato ‛un accordo per lo sfruttamento dello stadio
limitatamente alla sue partite casalinghe, in cambio di un canone di affitto‛
159
Ajax - Ricavi
Ricavi stadio
Diritti TV
Ricavi commerciali
SUBTOTALE AREA CALCIO
Altri ricavi
TOTALE
2008
2009
26,9
8,5
24,4
59,8
2,1
61,9
2010
28,9
6,0
2,1
37,0
0,8
37,8
29,8
6,8
0,8
37,4
1,1
38,5
2010 vs 2009
0,9
0,8
1,1
0,4
0,3
0,7
Variazione
3,11%
13,3%
-61,9%
1,1%
37,5%
1,9%
Fonte: Elaborazione su Bilanci Ajax240 (Valori in milioni di Euro)
L’incremento dei posti disponibili, le possibilità di sponsorizzazione ed i
servizi a favore dell’utenza business hanno comunque prodotto un
margine positivo per la squadra, che ottiene circa il 76% dei propri ricavi
dagli eventi sportivi. Occorre però rilevare che tale percentuale è così
significativa soprattutto perché il mercato olandese dei diritti televisivi non
è paragonabile a quello delle altre nazioni europee: l’Ajax produce ricavi
annuali da diritti televisivi per soli 7 milioni di Euro.
Questo è comunque un caso in cui, nonostante la squadra non sia
proprietaria (se non per un 7,1%) dell’impianto e paghi un canone di affitto,
ha ottenuto un beneficio economico dallo spostamento nel nuovo impianto.
Nonostante questo, gli ultimi due bilanci hanno chiuso con una perdita di
esercizio, rispettivamente di 3,4 milioni di Euro e 22,8 milioni di Euro.
Un altro elemento interessante riguarda le modalità di gestione
dell’impianto da parte della società proprietaria. La logica seguita è stata
quella di minimizzare i costi fissi ricorrendo, ogni qualvolta fosse possibile,
all’esternalizzazione dei servizi necessari al funzionamento della struttura.
Considerando la media di eventi e di visitatori, infatti, emerge che il
personale dipendente appartenente alla struttura fissa è ridotto; segno che
si è cercato di concentrare l’impegno di gestione sui punti salienti
dell’impianto. I dipendenti sono suddivisi in quattro aree funzionali:
Finanza, Commerciale, Facility Management ed Eventi, cioè in quelle
ritenute strategiche per lo sviluppo delle nuove iniziative, l’attrazione dei
potenziali clienti e la gestione dell’impianto secondo standard qualitativi
elevati.
Personale medio impiegato
Dipendenti
Steward
2008/2009
52
395
2007/2008
54
419
Fonte: Bilancio Amsterdam Arena 2008/2009
160
2006/2007
52
419
2005/2006
51
388
2004/2005
50
380
L’Amsterdam ArenA ha firmato un accordo con una società di catering
(Maison Van der Boer) cui è delegato lo sfruttamento degli spazi a
disposizione all’interno dello stadio, che sono molteplici ed organizzati in
maniera modulare. Sono inoltre presenti circa 50 punti ristoro nello Stadio
affidati anch’essi in outsourcing (Vemo Catering, Catering Club). La Società
rivende quindi ai clienti finali, solitamente gli organizzatori degli eventi o
gli utilizzatori delle aree business, un insieme di servizi che a sua volta
compra, di volta in volta, da questi fornitori contrattualizzati.
Infine, grazie alla scelta progettuale di prevedere un tetto retraibile, è uno
dei pochi impianti in Europa che può essere sfruttato tutto l’anno. Tale
possibilità consente, ad esempio, di ospitare un numero elevato di concerti
di artisti e gruppi musicali di forte richiamo 241, che consentono di
ottimizzare i ricavi e la gestione della struttura, garantendone l’impiego
anche aldilà delle partite di calcio.
Si possono trarre una serie di conclusioni:
 l’iniziativa ha tutta una serie di peculiarità (ubicazione, utilizzo, ecc.)
che difficilmente possono rendere l’Amsterdam ArenA un modello
esportabile, tal quale, in altre realtà (tanto meno a Genova!);
 viene confermata la criticità della componente finanziaria del progetto
sulla capacità di produrre reddito da parte dell’impianto. In questo caso
solo il 26% del costo dell’investimento iniziale è stato oggetto di un
debito bancario, mentre il restante 74% è il risultato di un mix di
finanziamenti pubblici e versamenti di capitale privato;
 risulta invece estremamente interessante la metodologia di gestione
prescelta, con un forte ricorso all’outsourcing di servizi non ritenuti
strategici, seppur produttivi di ricavi; al punto che la società
proprietaria dell’impianto ha anche costituito una società di consulenza
(Amsterdam ArenA Advisory) intervenuta con il suo know-how (di
progettazione e gestione) per Euro 2000, Euro 2004, i Campionati del
Mondo del 2006 e le Olimpiadi di Pechino del 2008.
L’EMIRATES STADIUM ED IL SUO IMPATTO SULL’ARSENAL: UN PERFETTO CASE
STUDY
L’Emirates Stadium, inaugurato nel 2006, è di proprietà dell’Arsenal, che
vi si è trasferita abbandonando lo storico impianto di Highbury, dove
161
aveva giocato sin dal 1913. L’investimento per la costruzione del nuovo
impianto è stato di circa 420 milioni di Sterline, pari a circa 500 milioni di
Euro242.
L’Arsenal ha finanziato l’investimento ricorrendo a varie fonti: (i) la
cessione dei naming rights dell’impianto alla compagnia aerea Emirates
(circa 120 milioni di Euro); (ii) debito bancario a lungo termine, con
scadenza al 2031 (circa 310 milioni di Euro); (iii) i proventi dell’operazione
immobiliare effettuata sul sito dove insisteva il vecchio stadio, al posto del
quale è stato realizzato Highbury Square, un complesso residenziale che
arriverà ad avere 680 appartamenti (per circa 48 milioni di Euro).
La costruzione del nuovo stadio ha fortemente incrementato i ricavi della
squadra inglese (matchday income): confrontando il bilancio della stagione
2006/2007 con quello dell’anno precedente (in cui l’Arsenal giocava ancora
ad Highbury) i proventi derivanti dallo sfruttamento dello stadio sono
praticamente raddoppiati, essendo passati da 44 milioni di GBP a 90
milioni di GBP243.
Le principali ragioni di questo successo sono:
 l’incremento dei posti disponibili, passati da 38.500 a 60.430, che
consentono alla squadra di avere circa 44.000 abbonati ed una media di
55.000 spettatori, con una percentuale di riempimento vicina al 91%;
 l’incremento del costo dei biglietti e degli abbonamenti:
l’abbonamento annuale (nel settore popolare) costa circa 1.150 Euro;
valore molto elevato se confrontato con quello della seconda squadra
più cara, il Tottenham, che ha un costo per la stessa categoria di
abbonamento di circa 800 Euro (-41%). Il costo del singolo biglietto,
sempre nei settori più economici, è in media di 50 euro per incontro.
L’Arsenal può permettersi tale politica perché esiste una lista d’attesa di
circa 37.000 persone;
 la creazione di circa 9.000 posti (14,9% del totale) di categoria premium,
che da soli rappresentano il 35% dei ricavi generati dallo stadio, con
una media di ricavo di 4.500 Euro annui a posto (si tratta di un mix di
offerta, che comprende posti VIP, Sky box, ecc.);
 un forte incremento della quantità e qualità di servizi offerti all’interno
del complesso sportivo (catering, merchandising, ecc.).
162
La situazione dell’Arsenal è indubbiamente molto particolare, soprattutto
perché è difficile pensare ad altri esempi di squadre che, pur avendo
aumentato l’offerta di posti di 22.000 unità, non abbiano problemi ad avere
lo stadio normalmente pieno ed a gestire la politica di prezzo in maniera
così aggressiva.
Tuttavia, il caso dell’Emirates Stadium è sicuramente indicato per trarre
ulteriori indicazioni sul tema più generale dell’effettivo impatto degli stadi
di proprietà sui bilanci delle squadre di calcio.
Sarebbe folle (e in malafede) contestare la validità ed il successo
dell’operazione effettuata, soprattutto rilevando che il trasferimento della
squadra nel nuovo impianto ha favorito un deciso sviluppo di ricavi, che in
precedenza erano molto più contenuti: la possibilità di progettare un
impianto ex novo ha, infatti, consentito di intercettare e sviluppare tutte
quelle nuove tendenze di mercato (posti VIP, Sky box, club house, ecc.) che il
vecchio impianto riusciva a soddisfare solo parzialmente.
Analizzando il bilancio 2009/2010244, l’Arsenal si conferma una società
molto solida. I ricavi sono cresciuti di 66,5 milioni di sterline, il risultato
operativo245 di 1,5 milioni e il risultato netto di 25,7 milioni, raggiungendo
la ragguardevole cifra di 60,9 milioni di sterline.
Bilancio
Ricavi football
Ricavi area immobiliare
Ricavi totali
Risultato operativo football
Risultato operativo immobiliare
Risultato operativo totale
Risultato (pretax) football
Risultato (pretax) immobiliare
Risultato (pretax) totale
Risultato netto
2008
207,7
15,3
223,0
59,6
0,1
59,7
39,7
(3,0)
36,7
25,7
2009
225,1
88,3
313,3
62,7
7,8
70,5
39,9
5,6
45,5
35,2
2010
222,9
156,9
379,8
56,8
15,2
72,0
44,8
11,2
56,0
60,9
2010 vs 2009
(2,2)
-1,0%
68,7
77,8%
66,5
21,2%
(5,9)
-9,4%
7,4
94,9%
1,5
2,1%
4,9
12,3%
5,6
100,0%
10,5
23,1%
25,7
73,1%
Arsenal – dettagli ricavi
Ricavi stadio
Diritti TV
Merchandising
Ricavi commerciali
Subtotale Area Calcio
Ricavi immobiliari
Totale
2008
2009
100,1
73,2
13,9
34,3
221,5
88,3
309,8
2010
2010 vs 2009
(6,2)
11,3
(1,2)
(2,9)
1,0
68,6
69,6
94,6
68,4
13,1
31,3
207,3
15,2
222,5
Fonte: Bilancio Arsenal Plc, valori in milioni di GBP
163
93,9
84,6
12,6
31,4
222,5
156,9
379,4
-6,15%
15,5%
-9,0%
-8,5%
0,5%
77,7%
22,5%
Nel corso dell’anno la Società ha inoltre avuto una produzione di cassa
positiva per 28 milioni di sterline, dopo aver rimborsato 23,2 milioni per il
finanziamento relativo all’Emirates Stadium (fra capitale ed interessi).
Flusso di cassa netto
Cash flow prodotto
Saldo netto calciomercato
Imposte
Investimenti
Interessi netti
Rate debito Highbury
Rate debito Emirates
Cash flow finale
2009
62,3
(12,3)
(7,6)
(3,0)
(17,7)
(10,0)
(5,3)
6,4
2010
176,5
15,9
(6,3)
(5,3)
(17,6)
(129,6)
(5,6)
28,0
2010 vs 2009
114,2
28,2
1,3
(2,3)
0,1
(119,6)
(0,3)
21,6
183,3%
(2,3)
(0,2)
0,8
(0,0)
12,0
0,1
3,4
Fonte: Bilancio Arsenal Plc, valori in milioni di GBP
Questi sono risultati che, probabilmente, molti tifosi italiani vorrebbero
vedere legati ai bilanci della società della quale sono tifosi. Si parla, infatti,
di una società che ha avuto un utile netto di circa 72,5 milioni di Euro e
una produzione netta di cassa di 33,4 milioni di Euro.
Sono numeri che devono però essere analizzati anche sotto un’altra luce.
Nelle note al Bilancio (peraltro nella parte in cui si descrivono ‛Rischi ed
Incertezze‛, dove l’estensore privilegia un approccio particolarmente
prudente), il Chief Financial Officer dell’Arsenal, Wisely, ricorda che il
risultato del Gruppo è influenzato dalle performance e dalla popolarità
della Prima Squadra, che in questi anni hanno fatto da traino grazie alle
ottime performance in Premier League, FA Cup e UEFA Champions
League. Aggiunge che una parte significativa dei ricavi del Gruppo deriva
dalla vendita dei biglietti ai sostenitori individuali e aziendali, il cui livello
di partecipazione può essere influenzato da una serie di fattori tra cui i
risultati di successo del team, i prezzi degli ingressi, la copertura televisiva
e le condizioni economiche generali: una riduzione del numero di partite
giocate, dovuta ad esempio alla mancata partecipazione ad una
competizione europea o a peggiori risultati in FA Cup, porterebbe dei
riflessi negativi immediati sulle performance dell’Arsenal 246.
Su un Blog specializzato in analisi delle squadre di calcio, sono apparse a
più riprese valutazioni sui bilanci dell’Arsenal247. Nel soffermarsi sugli
impatti positivi dell’operazione Emirates Stadium (rappresentata dalla
costruzione del nuovo impianto e dalla contestuale operazione immobiliare
164
realizzata sul sito del vecchio stadio), si mettono in evidenza aspetti che
meritano di essere presi in considerazione.
Fra questi, una simulazione di come sarebbe stato il bilancio dell’Arsenal
Holding Plc in assenza dei proventi derivanti dalla componente
immobiliare (cioè dalla vendita degli appartamenti costruiti ad Highbury
Square) che sono stati particolarmente significativi nell’ultimo triennio.
Non perché sia sbagliato considerarne l’effetto positivo, ma perché mentre
tali proventi potranno ancora manifestarsi per uno o due anni (molto
dipende dall’andamento del mercato immobiliare inglese), il piano di
ammortamento del finanziamento per la costruzione dell’Emirates Stadium
si esaurirà solo nel 2031, quindi ben oltre. È una preoccupazione espressa
anche dall’Amministratore delegato del Gruppo Gazidis, nel suo
commento al Bilancio 2009/2010248.
Come evidenzia la tabella, si tratta comunque di un risultato estremamente
positivo.
Simulazione solo Football
Ricavi football
Risultato operativo football
Risultato (pretax) football
Imposte dell'esercizio (media 22,3%)
Risultato netto (solo football)
2008
207,7
59,6
39,7
(8,9)
30,8
2009
225,1
62,7
39,9
(8,9)
31,0
2010
222,9
56,8
44,8
(10,0)
34,8
2010 vs 2009
(2,2)
(5,9)
4,9
(1,1)
3,8
-1,0%
-9,4%
12,3%
12,3%
12,3%
Fonte: Bilancio Arsenal Plc, valori in milioni di GBP
Il problema sollevato è sempre di natura finanziaria: fino a che punto
un’operazione come quella che ha portato alla costruzione dell’Emirates
Stadium, che produce con certezza un significativo incremento di ricavi
annuali, può nascondere un rischio latente per la vita e le ambizioni di
crescita della squadra che effettua l’investimento?
L’Autore del Blog osserva come la necessità di assicurare la copertura
finanziaria dell’investimento abbia imposto una serie di scelte di
medio/lungo periodo, che in parte hanno generato delle ripercussioni
negative sul rendimento della società:
 la necessità di assicurare dei flussi in entrata a supporto
dell’investimento ha portato a firmare contratti di lunga durata con la
compagnia aerea Emirates per la cessione dei naming rights
dell’impianto (fino al 2021) e per la sponsorizzazione della maglia di
gioco (fino al 2014), che stanno in questo momento penalizzando l’area
165
dei ricavi commerciali (commercial revenues) dell’Arsenal. Secondo il già
citato studio Deloitte 2010, infatti, l’Arsenal produce 56,5 milioni di
Euro di ricavi di questa natura, contro gli 82,2 milioni del Manchester
United, i 79,5 del Liverpool, i 62 del Chelsea. L’Autore stima che questa
‛rigidità‚ porti a minori ricavi per circa 24 milioni di Euro all’anno;
 l’eccezionale rendimento dello stadio (game and matchday revenues) è
sottoposto ad una forte aleatorietà che deriva dal numero di partite che
vi vengono giocate, in particolare con riferimento a quelle di
Champions League249. Secondo il già citato Deloitte Money Football
League, l’Arsenal ha avuto nel 2009 una media di ricavi derivanti dallo
stadio di circa 3,67 milioni di Euro per ogni partita giocata, e l’eventuale
mancata qualificazione della squadra alle fasi finali della Champions
League porterebbe, da sola, minori ricavi per 22 milioni di Euro250;
 il servizio del debito, relativo ai finanziamenti a medio termine accesi
per sostenere la costruzione dell’impianto, impatta sulle disponibilità
della squadra per circa 27 milioni di Euro all’anno, ancora per circa 19
anni.
La preoccupazione latente espressa dal blogger (come tifoso, innanzitutto)
è che una volta esauriti i proventi straordinari derivanti dalla vendita degli
appartamenti di Highbury Square, un’annata non favorevole della squadra
(identificata, per l’Arsenal, con la mancata qualificazione alla Champions
League!) possa costringere la società ad utilizzare la leva del
calciomercato (in uscita) per sostenere i propri costi.
In effetti, forse non si arriverà mai a tale risultato, soprattutto considerando
che nelle ultime quattro edizioni del torneo non soltanto l’Arsenal si è
qualificato ai gironi, ma ha sempre superato gli ottavi di finale ed è anche
giunto due volte ai quarti ed una volta in semifinale.
Partite Champions League
Edizione 2006/2007
Edizione 2007/2008
Edizione 2008/2009
Edizione 2009/2010
Girone
Ottavi
6
6
6
6
Quarti
2
2
2
2
2
2
-
Semifinale
2
-
Totale
8
10
12
8
È però vero che, a parte nell’edizione corrente (2010/2011), nelle precedenti
l’Arsenal è arrivato alla fase a gironi attraverso i preliminari, che lasciano
un’alea sull’accesso alla massima competizione.
166
Nel caso di mancata qualificazione alla Champions League 2009, l’Arsenal
avrebbe avuto minori ricavi per circa 20 milioni di sterline, con un duplice
effetto sui conti dell’area ‛Football‚ appena osservati:
 il risultato netto dell’esercizio 2010 sarebbe stato comunque in utile per
14,8 milioni di sterline (pari a circa 17,6 milioni di Euro);
 la produzione di cassa, però, in assenza dei proventi straordinari
derivanti dal calciomercato (pari a circa 15,8 milioni di sterline) sarebbe
stata quasi certamente negativa, costringendo ad un incremento del
debito a breve;
 considerando che l’Arsenal non può sfruttare oltre la leva dell’aumento
dei prezzi dei biglietti e che dimostra di non riuscire ad imprimere la
necessaria crescita ai ricavi di natura commerciale, in caso di necessità
l’unica valvola di sfogo rimane il calciomercato.
Il Chief Financial Officer Wisely segnala esplicitamente in sede di bilancio
che i proventi per l’esercizio 2010/2011, differentemente dagli ultimi anni,
sono minimi; questo, fatte salve possibili operazioni nel mercato di
gennaio, potrà influenzare il risultato finale della società251.
Le preoccupazioni del blogger non sono quindi del tutto peregrine.
L’ALLIANZ ARENA: UNO STADIO PER DUE SQUADRE, POI PER UNA SOLA
L’Allianz Arena, costruito in occasione dei Mondiali del 2006, era
originariamente l’unico esempio di Stadio ‚moderno‛ di proprietà di due
squadre di calcio: FC Bayern e TSV 1860 München. Anche l’Allianz Arena
è una struttura a vocazione sportiva: le aree commerciali a servizio dello
stadio, prevalentemente a tema (squadre di calcio o altri azionisti) si
estendono per circa 6.000 metri quadrati, fra chioschi, ristoranti, negozi di
merchandising ed altri esercizi commerciali.
Il TSV 1860 München, a seguito della retrocessione nella Bundesliga 2
(l’equivalente della Serie ‛B‚ italiana), ha dovuto vendere le proprie quote
dello stadio al FC Bayern, non essendo più in condizione di sostenere gli
oneri diretti di gestione. Ciò ha consentito al TSV di evitare un possibile
fallimento consentendo al FC Bayern a poter finalmente sfruttare appieno
l’impianto. È forse la dimostrazione più concreta di come la costruzione di
un nuovo stadio, seppur con tutti i requisiti per essere qualificato come
167
‛stadio moderno‛, non sia di per se stessa garanzia di successo economico
per la squadra che effettua l’investimento.
Il Bilancio del FC Bayern per la stagione 2008/2009252 ha portato un risultato
finale peggiore di quello dell’anno precedente; quello che stupisce è però la
costante crescita di ricavi degli ultimi cinque anni (passati da 190 milioni di
Euro del 2005 ai 290 milioni del 2009) ed il valore assoluto dei ricavi di
natura commerciale, che, con la ragguardevole cifra di 159 milioni, ne
fanno il club europeo di gran lunga più capace di sfruttare questo canale di
ricavo. Il Real Madrid, secondo, si posiziona ad una distanza di quasi 20
milioni di euro.
FC Bayern - Ricavi
Ricavi stadio
Diritti TV
Ricavi commerciali
TOTALE
2008
2009
69,4
49,4
176,5
295,3
Diff.
60,6
69,6
159,3
289,5
(8,8)
20,2
(17,2)
(5,8)
Variazione
-12,68%
40,9%
-9,7%
-2,0%
Fonte: Elaborazione su dati Deloitte Football Money League (2010). Valori in milioni di Euro.
I ricavi direttamente derivati dallo stadio, pur raggiungendo l’interessante
cifra di 60,6 milioni di Euro, non sono la voce sulla quale la squadra
intende fare leva per garantire il proprio successo economico:
differentemente da quanto visto per l’Arsenal (e, più in generale, da tutte le
analisi sul mercato anche americano) il FC Bayern non ha usato la leva
dell’aumento del prezzo dei biglietti che continuano a costare circa 20 Euro
cadauno (cioè pressappoco la metà della Premier League).
L’acquisto delle quote residue di proprietà del TSV München ha portato il
FC Bayern ad incrementare gli introiti derivanti dalle sponsorizzazioni
dell’Allianz Arena per una cifra che è stata stimata essere pari a 35 milioni
di Euro253, a fronte di un costo di acquisto di 11 milioni di Euro.
Il FC Bayern trae dallo sviluppo dell’attività commerciale (merchandising e
sponsorizzazioni) la linfa per il proprio sviluppo economico: ma è un caso
particolare in Europa, anche in questo caso poco facilmente esportabile. La
squadra, alla cui guida ci sono sicuramente dei manager capaci di
massimizzare questa fonte di ricavo, gode indubbiamente degli effetti di
azioni di marketing territoriale che vanno aldilà del mero fenomeno
calcistico, potendo attrarre nuovi investitori che apportano capitale fresco
per il finanziamento delle attività della squadra. È anche determinante il
168
fatto che la società sia di proprietà della FC Bayer München Ev, che conta
circa 115.000 soci-tifosi.
Anche in questo caso la via prescelta per affrontare l’impatto finanziario
della costruzione dello stadio è molto particolare: l’impianto ha avuto un
costo di circa 346 milioni di Euro, finanziati attraverso la cessione dei
naming right ad Allianz (90 milioni di Euro) e la vendita di azioni del club:
la prima, nel 2002, ha fatto entrare il nuovo socio Adidas (77 milioni di
Euro, per il 9,07%). Un’altra quota del 9,09% è stata ceduta nel 2009 alla
Audi254, a fronte di un esborso di 90 milioni di Euro, che verrà in buona
parte destinato al rimborso del debito esistente, in modo da anticipare i
tempi di ammortamento dei finanziamenti in essere. Il che vorrebbe dire
che, proprio come nel caso dell’Amsterdam ArenA, circa il 70% del costo
dell’investimento è coperto da apporti di capitale e non da un debito
bancario.
Poiché il servizio del debito sull’Allianz Arena pesa per circa 30 milioni di
Euro l’anno, non appena il FC Bayern riuscirà a ridurre (oppure eliminare
completamente) questa uscita dal proprio bilancio annuale, si troverà
nell’invidiabile situazione di poter disporre di un rilevante flusso di cassa
che potrà essere destinato a migliorare la squadra, grazie all’incrementata
capacità di spesa.
Ancora una volta, gli aspetti finanziari legati alla costruzione dell’impianto
sono decisivi nella valutazione dell’effettivo apporto di un nuovo stadio:
una delle due squadre originariamente proprietarie dell’impianto ha
dovuto cedere la propria partecipazione perché, retrocessa, non era più in
grado di sostenere la sua quota parte di costi (nonostante l’incremento dei
ricavi da stadio); l’altra, attuale proprietario unico, sta destinando gli
incassi derivanti dalla cessione delle proprie quote azionarie al rimborso
anticipato del debito, onde liberare il prima possibile il bilancio della
società dal peso del servizio del debito.
CONCLUSIONI
Pur analizzando sport ed aree geografiche fra loro diverse, le analisi hanno
fornito indicazioni coincidenti:
169
 la costruzione di un nuovo stadio comporta un significativo
incremento dei ricavi locali delle squadre che ne hanno la proprietà,
per un periodo di tempo identificabile in circa un decennio;
 l’aumento dei ricavi avviene tipicamente grazie all’incremento dei costi
unitari dei biglietti, ad una maggiore quantità di posti dedicati
all’utenza business (incluse le Sky box) e, solo marginalmente, ai nuovi
servizi accessori all’impianto (parcheggi, concessioni, ecc.);
 è diffusa un’importante percentuale di capitale proprio (o di contributi
da amministrazioni pubbliche) nel finanziamento dei nuovi impianti,
con una quota di debito bancario limitata al 30% dei costi complessivi.
Una diversa ripartizione potrebbe rendere più difficoltoso la copertura
dell’investimento da parte delle squadre.
Non sembra quindi essere la proprietà dell’impianto a garantire
l’incremento dei redditi per la squadra di calcio ma, piuttosto, la
possibilità di poterlo sfruttare in maniera non circoscritta al solo evento
calcistico, incrementando le possibili fonti di entrata.
Se lo Stadio ‚Luigi Ferraris‛ fosse in condizioni di garantire alle due
squadre che lo utilizzano quell’insieme di servizi accessori alla partita che
consentono di incrementare le entrate, potrebbe soddisfare le necessità di
sviluppo delle squadre di calcio stesse.
170
CAPITOLO 5
TRASFORMARE I PREGIUDIZI IN GIUDIZI
‚Sembra allora di assistere ad un vero e proprio partito preso contro l’attuale
impianto e la sua sede storica, motivato su veri e propri pregiudizi‛
Questa frase è contenuta nel Comunicato della Fondazione Genoa 1893 con
la quale si annunciava, il 28 settembre 2009, la decisione di entrare nella
fase operativa di ‚un lavoro di studio e approfondimento tecnico, urbanistico,
economico, volto alla individuazione di soluzioni che assicurino il mantenimento
della localizzazione e delle caratteristiche attuali e, nel contempo, mediante una
opportuna ristrutturazione nell’ambito di una risistemazione ottimale dell’intera
zona, l’efficienza e l’economicità dell’impianto, così da consentire di verificare e
sfatare i pregiudizi anti Ferraris che da più parti si vogliono accreditare‛.
Wikipedia255 definisce il pregiudizio come ‛giudizio prematuro‛, cioè
‚parziale e basato su argomenti insufficienti e su una loro non completa o indiretta
conoscenza ‛e aggiunge che ‚nel linguaggio della psicologia sociale, quando si
parla di pregiudizi ci si riferisce a un tipo particolare di atteggiamenti.
Propriamente, sono atteggiamenti intergruppo, cioè posizioni di favore o sfavore
che hanno per oggetto un gruppo, si formano nelle relazioni intergruppo e
risultano largamente condivise. Un pregiudizio è generalmente basato su una
predilezione immotivata per un particolare punto di vista o una particolare
ideologia. Un tale pregiudizio può ad esempio condurre ad accettare o rifiutare la
validità di una dichiarazione non in base alla forza degli argomenti a supporto della
dichiarazione stessa, ma in base alla corrispondenza alle proprie idee preconcette.
Senza quindi alcuna riflessione‛.
Ripercorrendo il dibattito cittadino, e rilevando i pregiudizi e le
imprecisioni spesso reiterate quando veniva affrontato l’argomento del
‚Luigi Ferraris‛, può sorgere il sospetto che tale atteggiamento derivi da
una scelta deliberata, esercitata con l’obiettivo di indirizzare il consenso
verso una scelta strategica ben precisa: la costruzione del nuovo stadio.
Non si intende sostenere che il ‚Luigi Ferraris‛ sia adeguato nella sua
situazione attuale, né che la sua ristrutturazione sia necessariamente
vincente rispetto ad un nuovo stadio: l’impianto ed il sito sul quale questo
171
insiste presentano delle condizioni particolari che devono essere oggetto di
riflessione prima di decidere.
Ma una decisione (dice ancora Wikipedia256) ‚è la scelta di intraprendere
un'azione, tra più alternative considerate (opzioni), da parte di un individuo o di
un gruppo (decisore). Nel processo che porta alla decisione (<) si possono
distinguere due momenti: (i) la deliberazione, nella quale il decisore prende in
considerazione le varie opzioni e valuta le motivazioni pro e contro di ciascuna di
esse; (ii) la scelta, ossia la selezione di un'opzione, tra quelle prese in
considerazione, in base all'esito della valutazione effettuata. Perché si possa parlare
propriamente di decisione è necessario che il decisore abbia di fronte a sé una
pluralità di opzioni: la scelta obbligata, in assenza di alternative, non è una
decisione. La decisione è un elemento essenziale della libertà: l'azione libera è quella
che viene scelta‛.
Pare invece potersi affermare che nella discussione, anziché affrontare
l’argomento valutando tutte le opzioni possibili, si sia preferito eliminarne
una alla radice, sostenendo che il ‚Luigi Ferraris‛ non presentava alcuna
possibilità di essere trasformato in uno stadio moderno e funzionale.
Alcuni esempi?
 quando il Sindaco di Genova definisce il ‚Luigi Ferraris‛ un ‚unicum
nazionale pericoloso‛257 per la sua posizione all’interno di un quartiere
popoloso e per la vicinanza al Bisagno (‚un fiume che ogni venti anni esce
dagli argini‛), rappresentando al cittadino problemi specifici dello stadio
(apparentemente non risolvibili, portando così a giudicare inevitabile la
scelta di un alternativa) e nessuno interviene per ridimensionare tali
affermazioni nel contesto in cui avrebbero dovuto essere riportate;
 quando, nel pieno dello scontro mediatico su ENAC, si apprende che
già due anni prima l’Ente aveva scritto ufficialmente al Presidente della
Regione Liguria, al Sindaco di Genova, al Presidente dell’Autorità
Portuale ed al Presidente di Aeroporto di Genova Spa 258 esprimendo un
parere negativo sulla possibilità di realizzare il progetto del centro
commerciale e dello stadio nell’area contigua all’aeroporto Cristoforo
Colombo (anticipando tutte le motivazioni poi confermate nella
comunicazione definitiva di ottobre 2009), e nessuno chiede a questi
quattro soggetti se la notizia è effettivamente vera e, in caso di risposta
positiva, le motivazioni per le quali invece si cerca di stimolare
172
l’interesse dei cittadini a sostenere l’iniziativa di Sestri;
 quando, nel descrivere il progetto di Sestri, si continua a mettere in
evidenza quell’indispensabile effetto di rafforzamento patrimoniale
sulle squadre, omettendo però di precisare che lo stadio non sarebbe
stato di proprietà delle squadre di calcio (che ne sarebbero state delle
semplici utilizzatrici privilegiate, forse a titolo gratuito) e quindi non
avrebbe potuto generare quei benefici patrimoniali che la proprietà
dell’impianto, al termine del pagamento del debito per la sua
costruzione, può forse garantire alla squadra proprietaria;
 quando l’Assessore allo Sport sostiene che in realtà l’area del ‚Luigi
Ferraris‛ non sarà oggetto di speculazioni edilizie, perché si prevede di
mettere l’impianto al servizio dello sport cittadino, riconvertendolo e
dotandolo di ulteriori strutture (palestre, centri fitness, ristoranti, ecc.)259
e su un quotidiano cittadino si legge che il Comune, così facendo,
‚recupera l’area pregiata del vecchio stadio oppure lo ripensa e lo ridisegna per
un’altra destinazione sportiva come sembra accadrebbe al Ferraris che
diverrebbe uno stadio polivalente, aperto anche alla pratica sportiva di base,
ragazzi e società dilettantistiche‚260; e nessuno obietta che è curioso pensare
che un impianto che oggi è dichiarato dal Comune in perdita (pur
incassando oltre 2 milioni di Euro di canoni di affitto dalle squadre)
possa improvvisamente diventare oggetto di ingenti investimenti di
ristrutturazione tali da consentire, al termine, un utilizzo sportivo anche
di natura sociale. Specialmente considerando che gli altri impianti
cittadini, proprio per la loro natura di ‚servizio pubblico‛, generano
delle perdite endemiche di esercizio.
Probabilmente, il progetto dello stadio di Sestri (o, più in generale, un
nuovo stadio a Genova) è un’iniziativa che accontenta tutti: i proprietari
delle squadre di calcio, che possono probabilmente ottenere
dall’investimento in ritorno capace di consentire un recupero (parziale o
totale) di quanto hanno fino ad oggi investito nel calcio; ma anche il
Comune di Genova, che oltre a beneficiare (almeno nelle intenzioni) di
opere di interesse pubblico sull’area di Sestri (viabilità, servizi di
comunicazione, ecc) può ottenere un vantaggio economico diretto sia dalla
vendita del ‚Luigi Ferraris‛, sia dagli oneri di urbanizzazione derivanti dal
progetto di Sestri e dal progetto di rivisitazione in chiave anche
residenziale dell’area che oggi ospita lo stadio.
173
Non sarebbe forse stato meglio dire il tutto in maniera chiara ai Genovesi,
ricordando che il Comune deve muoversi nell’ambito di risorse finanziarie
definite e che, quindi, è interessante poter avere delle entrate straordinarie
da reinvestire sulla Città? Probabilmente si.
È stata invece prescelta la strada della ‛demonizzazione‛ del ‚Luigi
Ferraris‛: costruire un nuovo stadio diventa così una scelta obbligata.
Veicolata, però, attraverso parecchi pregiudizi.
PRIMO PREGIUDIZIO: L’APPLICABILITÀ DEGLI ESEMPI INTERNAZIONALI
Nel corso del dibattito sullo stadio, sono stati spesso fatti riferimenti alle tre
realtà ‚vincenti‛ analizzate nel secondo capitolo: l’Amsterdam ArenA,
l’Allianz Arena, l’Emirates Stadium. Dal successo di tali iniziative (peraltro
affermato senza affrontare anche il rovescio della medaglia costituito
dall’impatto finanziario delle stesse) si è argomentato che era
imprescindibile che Genoa e Sampdoria si dotassero anch’esse di uno
stadio di proprietà.
Quando si portano dati di carattere generale come base per un’analisi
specifica occorre ricordare che, se questi sono importanti per cogliere le
indicazioni del mercato e le tendenze in atto, devono poi essere
contestualizzati per verificare se sono applicabili tout court al caso che si
sta osservando. Non perché si debba essere conservatori o ‛provinciali‛
nell’analisi, ma perché non necessariamente una situazione valida e di
successo a livello internazionale può essere replicata e portata a modello in
una specifica realtà.
È quanto sostenuto, ad esempio, da Marco Di Domizio (Ricercatore di
Economia Politica dell’Università di Teramo): ‚È indubbio che i club inglesi
mostrino performance superiori rispetto a quelle dei club italiani (e non solo), ma
tale gap si è determinato in particolare negli ultimi tre anni in cui ben 11 volte,
sulle 12 potenziali, le squadre inglesi sono approdate ai quarti. È possibile che nel
giro di tre anni si siano create le condizioni per un ampliamento così forte del
livello di competitività? È possibile ricondurre tale gap alla possibilità di disporre
di uno stadio di proprietà? Ma soprattutto il gap economico, se esiste, è
riconducibile alla mancanza di uno stadio di proprietà? La nostra risposta è no!
Quello dello stadio di proprietà si sta trasformando in una sorta di mito sul quale
174
sono stati e si stanno tuttora riversando fiumi di inchiostro tra inchieste
giornalistiche, pamphlet, libri (di sociologi), tesi di laurea ed altro. Quello che più
sorprende è che per alimentare il dibattito intorno a questo tema si citano realtà
lontane anni luce da quella italiana. Si portano come casi di confronto quelli
dell’Amsterdam Arena, dell’Allianz Arena di Monaco di Baviera, dell’Emirates
Stadium di Londra, ovvero di realtà metropolitane estreme per dimensioni
economiche e di bacino di utenza. Tali modelli sono esportabili in Italia? Se sì, per
quante squadre? Quale opportunità, non solo di redditività ma soprattutto di
finanziamento dell’opera, avrebbe una società di medie dimensioni di Serie A per
non parlare di quelle provinciali?‚261
È possibile, ad esempio, sostenere che lo stadio di Genova potrà avere la
stessa capacità di attrazione dell’Amsterdam ArenA, impianto nato262 con
l’obiettivo di essere ‛noto in tutto il mondo ed in grado di ospitare eventi
sportivi e non in modo continuativo‛ e di ‚divenire il secondo centro della città di
Amsterdam‚? Che potrà ottenere lo stesso livello di saturazione sportiva di
uno stadio che ospita, oltre alle partite dell’Ajax, tutte le partite della
nazionale olandese (oltre a vari sport ‚minori‛)? Dove si tengono una
media di 50 eventi non calcistici all’anno, fra i quali concerti delle star
musicali di spessore mondiale?
Onestamente non si può. E se non si può sostenere tale capacità di
attrazione, anche turistica, della Città e dell’impianto, risulta più difficile
pensare che lo stesso possa produrre sufficienti ricavi per coprire le proprie
spese. Se, invece, si ritiene che Genova debba avere una maggiore
ambizione turistica, francamente, non si capisce come si possa prescindere
dal preferire uno sviluppo dell’aeroporto.
È possibile ipotizzare che uno stadio a Genova potrà mai trovarsi, come
accaduto per l’Emirates Stadium, a quasi raddoppiare l’offerta di posti a
sedere263 e portare il livello dei costi della biglietteria e degli abbonamenti
ad un valore del 40% superiore alla più cara delle squadre di Serie A, come
fatto dall’Arsenal per incrementare i ricavi da stadio? Si ritiene quindi che
Genova possa avere necessità di uno stadio da 60.000 posti? E che un tifoso
del Genoa o della Sampdoria sia in condizioni di sostenere un costo di 400
euro all’anno per un abbonamento popolare in Gradinata?
Anche in questo caso, onestamente, non si può.
È possibile, infine, ipotizzare che a Genova l’iniziativa di costruire un
175
nuovo impianto veda intervenire, a fianco della squadra di calcio
proprietaria dell’impianto, aziende del livello di Allianz, Adidas, Audi
(come successo per l’Allianz Arena) disponibili ad investire centinaia di
milioni di Euro per contribuire alla copertura dei costi di finanziamento del
progetto, permettendo così di ridurne gli oneri e non pesare sul bilancio
della società di calcio?
Purtroppo, non si può. Genova è diversa, come sintetizza efficacemente
Curzio Maltese in un articolo del 2007: ‚esiste la città alta, la più aristocratica e
conservatrice d'Italia. La Genova dei quaranta palazzi nobiliari di via Garibaldi,
invidia delle corti europee, eletti «patrimonio dell'umanità» dall'Unesco, ma in
concreto proprietà delle antiche famiglie, forzieri di marmo e oro con tesori
incredibili; ancora, la Genova borghese di Albaro e Castelletto con dimore austere
all'esterno ma dentro sfarzi, arazzi, pinacoteche e giardini smeraldo da far
impallidire la collina torinese o Brera o le ville romane. Dalla città alta le oligarchie
controllano le rivolte e i traffici del porto e badano che nessuno prenda troppo
potere in città. Genova è l'unica capitale italiana a non aver mai avuto una
signoria. (<) Le dieci famiglie che contano vigilano l'una sull'altra (<). La
borghesia conserva riti immutabili in circoli chiusissimi. Si può venire ammessi col
voto dei soci, biglie bianche e nere, e c'è chi aspetta le bianche da trent'anni. Quasi
ogni lunedì sera la mappa del potere si ritrova in galleria Mazzini, un tempo meta
diletta di Montale e Calvino, e cena al ristorante Europa. Alle dieci precise si
sgomberano i tavoli e parte lo scopone‚.264.
Non pare che alcuno dei soggetti che hanno a più riprese sostenuto queste
tesi abbiano compiutamente rappresentato alla controparte del momento
(tifoso, cittadino, lettore o telespettatore che fosse in quel momento) anche
questa visuale della questione, cercando di fornire argomentazioni che
consentissero la formazione di un’opinione, di un giudizio autonomo.
Eppure, dall’analisi dei tre stadi esteri emergono indicazioni applicabili
anche a Genova; alcune di queste sono state ad esempio poste alla base del
progetto di ristrutturazione del ‚Luigi Ferraris‛ :
 nel progettare l’impianto è opportuno riservare una parte degli spazi
per aree destinate ad un’utenza business, (Sky box, posti VIP, ecc.), se
possibile anche aldilà delle specifiche prescrizioni minime dell’UEFA, in
quanto queste garantiscono un elevato ritorno economico ed attivano
un potenziale utilizzo dell’impianto anche al di fuori dei giorni di gara
(riunioni di lavoro, catering, ecc.), con conseguente incremento dei
176
ricavi. Il caso dell’Arsenal è emblematico, in quanto la squadra ottiene
da tali categorie di posti circa il 35% del totale delle matchday revenues;
 le aree commerciali all’interno dell’impianto devono essere
(preferibilmente) tematiche: museo della squadra, negozi dedicati al
merchandising, ristoranti e club house 265. Possono esservi posizionati,
come nel caso dell’Allianz Arena anche i negozi degli sponsor
principali. Le altre aree, se necessarie, sono ubicate all’esterno;
 la copertura dell’investimento dovrebbe far prevalere l’utilizzo di mezzi
propri da parte dell’investitore con una percentuale del 70%. L’origine
può essere mista: capitale degli azionisti, emissione di obbligazioni per
coinvolgere la tifoseria, identificazione di possibili sponsor interessati a
partecipare in qualità di soci-fondatori, vendita di proprietà
immobiliari. Nell’identificazione della percentuale di copertura
attraverso mezzi propri è, evidentemente, rilevante il valore assoluto
dell’investimento: un conto è coprire un debito di 400/500 milioni di
Euro, con esborsi annuali variabili fra i 25 ed i 30 milioni di Euro, altro
conto se la cifra da finanziare è più contenuta e l’esborso sostenibile
nell’ambito del giro d’affari della squadra.
Gli esempi esteri, quindi, possono e devono essere analizzati. Ma vanno
calati nel contesto della realtà che si sta considerando. Tale passaggio va
fatto con onestà, allo scopo di non basare i propri progetti su premesse non
replicabili.
SECONDO PREGIUDIZIO: È NECESSARIO UN NUOVO CONCETTO DELLO STADIO
DI CALCIO
Lo stadio di calcio non può più essere considerato solo un contenitore
vuoto e scomodo che vive qualche ora a settimana, in occasione degli
eventi sportivi266. Tale tendenza non deriva tanto da una mutata richiesta
del tifoso quanto dalla televisione che, contribuendo pesantemente a
finanziare il mondo del calcio e dando una comoda alternativa di fruizione
dello spettacolo, rende necessario costruire dei luoghi accoglienti perché
l’utente privilegi il prodotto ‛Stadio‚ rispetto al prodotto ‛poltrona di
casa‛. Non è ancora una modalità di utilizzo degli impianti cui siamo
abituati, si sostiene, perché gli stadi italiani non offrono strutture come
quelle presenti da anni nel resto dell’Europa: non sono un’attrazione per la
famiglia in quanto non presentano le necessarie caratteristiche di offerta
177
(centro commerciale, spazi per giochi, ristoranti), ma una volta che queste
esisteranno e che la logistica di accesso sarà comoda (con strade, parcheggi,
metropolitana), allora anche in Italia le abitudini potranno cambiare di
conseguenza.
Le osservazioni sono in parte condivisibili: un impianto moderno e dotato
di comodità è evidentemente più attraente di un impianto scomodo e
fatiscente. Fanno però riflettere le parole dell’Arch. Boeri (progettista dello
stadio di Sestri), che nel 2008 sostiene: ‚io starei sempre attento a ricordare che
in Italia l’approccio al calcio non può essere lo stesso che c’è negli Stati Uniti o
comunque anche in Inghilterra. (<) Bisogna andarci piano sotto questo aspetto,
così come nell’ideazione dei nuovi impianti. Va bene che siano multifunzionali,
però, non dimentichiamoci mai che il clou è la partita. Io, ad esempio, nel progetto
di Sestri le strutture commerciali le ho previste, però fuori dall’impianto‛267.
Secondo questo professionista le strutture commerciali, che sono dichiarate
indispensabili (in particolare in tutti i progetti presentati in Italia) per
reggere il peso economico e finanziario della costruzione dell’impianto,
non devono addirittura influire sullo stadio, che nasce e deve restare
dedicato alla partita di calcio.
Peraltro, nonostante l’Italia abbia stadi considerati fra i più vetusti e
inadeguati d’Europa, analizzando il trend di spettatori della Serie A degli
ultimi tre anni, non pare configurarsi quella ‛fuga‛ che viene talvolta
dipinta. Genoa e Sampdoria sono addirittura in controtendenza, con
numero di spettatori ed incassi in crescita negli ultimi anni.
È verosimile che, a livello nazionale, la progressiva stratificazione di
normative di sicurezza possa aver indotto parte dei tifosi a disamorarsi
dell’evento sportivo vissuto dal vivo.
Spettatori (abbonati + gara)
Genoa
Sampdoria
Media Serie A
Totale Spettatori
2007/2008
476.573
413.725
438.794
8.775.883
2008/2009
508.637
440.967
469.630
9.392.600
2009/2010
515.376
480.627
458.394
9.167.870
Media
500.195
445.106
455.606
9.112.118
Incassi (biglietti + abbonamenti)
Genoa
Sampdoria
Media Serie A
Totale Serie A
2007/2008
6.877.964
5.110.512
7.985.664
159.713.278
2008/2009
7.709.078
5.272.787
8.696.344
173.926.877
2009/2010
7.798.897
5.892.470
8.422.222
168.444.443
Media
7.461.980
5.425.256
8.368.077
167.361.533
178
Incasso medio pro capite (a gara)
Genoa
Sampdoria
Media Serie A
2007/2008
14,4
12,4
18,2
2008/2009
15,2
12,0
18,5
2009/2010
15,1
12,3
18,4
Media
14,9
12,2
18,4
Fonte: Elaborazione su dati Lega Calcio
La riduzione del numero complessivo degli abbonamenti, a Genova, per la
stagione 2010/2011 sembra essere dovuta più all’introduzione della Tessera
del Tifoso ed al perdurare della crisi economica (per i pesanti riflessi che sta
portando sull’occupazione cittadina) che non ad un progressivo abbandono
dello stadio. Comunque nella prima parte del campionato le due squadre
hanno avuto una presenza media di circa 23.300 spettatori a partita, contro
i 24.950 dell’anno precedente, con una riduzione del 7,3%. A livello
nazionale, il calo è stato del 7,64%268.
Forse la correlazione fra comodità e frequentazione dello stadio, in Italia, è
meno importante di quello che si pensi. Può darsi che ciò derivi
dall’assenza di alternative e che la situazione non abbia ancora raggiunto
quella soglia di ‚scomodità‚ tale da portare il tifoso a rinunciare al suo
appuntamento quindicinale con la squadra.
Non si può certamente negare che gli stadi così come concepiti oggi
(incluso il ‚Luigi Ferraris‛) non si prestino a consentire un utilizzo al di
fuori dell’evento sportivo. Questo è, indubbiamente, un problema da
affrontare e risolvere. Così come è difficile contestare l’argomentazione
espressa (in maniera forse un po’ pittoresca) dal giornalista Renzo Parodi,
secondo il quale ‛all’estero le arene calcistiche si sono trasformate in salotti, in
teatri, liberate dalla feccia teppistica che impesta i nostri circhi predatori. Vi sembra
che il «nuovo» (risale al Novanta) Ferraris assomigli ad un salotto? Vie d’accesso e
parcheggi inesistenti. Sedili stretti e scomodi, metà dei quali esposti alle intemperie.
Servizi igienici introvabili e scassati, soprattutto per le signore. Pochi e
sgangherati punti di ristoro. Nessun ristorante, né una tavola calda. E non
parliamo di spazi comuni, sale di divertimento, o altro. Uno scatolone vuoto.
Eppure ce l’avevano venduto come lo stadio che sarebbe stato vivo sette giorni su
sette, con bar, pizzerie, sale giochi, palestre, bowling. Ricordo di avere scritto
decine di articoli sul Secolo magnificandone le future virtù di volano per il
quartiere e la città intera. Ci ero cascato. Il Ferraris «Mondiale» non ha mai
ottenuto il decreto di abitabilità e il povero Tojo Sardelli, gloria rossoblù degli anni
Quaranta, col suo negozio di sedie ha dovuto fare fagotto. Altro che stadio
moderno. Una porcheria, una delle tante fregature lasciateci in eredità da Italia 90.
179
L’argomento dell’inadeguatezza impiantistica è oggettivamente forte ed
inconfutabile.
Però si presta anche ad altre domande, che invece non sono mai state poste,
e che potrebbero aiutare ad inquadrare il problema in una maniera più
compiuta:
 la situazione descritta da Parodi del ‚Luigi Ferraris‛ è un evento
‛fatale‛, cioè dovuto al normale degrado dell'impianto, oppure con
piani di manutenzione ordinaria e straordinaria ben gestiti si sarebbe
potuta evitare o mitigare? E la manutenzione programmata avrebbe
fatto spendere più o meno di quanto non costino gli interventi di
emergenza?
 Accertato che, riprendendo una famosa espressione del giornalista
genovese Piero Sessarego, al ‚Luigi Ferraris‛ ‚non ci sono neanche i
gabinetti‛, l'alternativa è demolirlo e farne uno nuovo, oppure si può
pensare di intervenire con una ristrutturazione?
 Il rapporto costi/benefici (anche sociali) di questa ipotetica
ristrutturazione in cosa si differenzia da quello che emergerebbe dalla
costruzione di un nuovo impianto?
Il pregiudizio non risiede sull’esistenza o meno di una tendenza a cambiare
il concetto stesso di stadio, ma sulla dichiarata impossibilità che il ‚Luigi
Ferraris‛ possa prestarsi, mediante un’adeguata opera di ristrutturazione, a
divenire esso stesso uno Stadio moderno.
TERZO PREGIUDIZIO: LO STADIO DI PROPRIETÀ INDISPENSABILE PER LA
SOPRAVVIVENZA DELLE SQUADRE
Visti i costi di gestione di una squadra di calcio, lo stadio di proprietà viene
dichiarato necessario per assicurare la stabilità ed il futuro. Renzo Parodi,
addirittura, sottolinea come non si tratti di un’esigenza per essere ai
massimi livelli del calcio (ipotesi che per Genova è auspicabile ma poco
sostenibile) ma anche solo per mantenersi ‛stabilmente nella parte sinistra
della classifica (<) serve alla loro esistenza sportiva‛269. È necessario perché
incrementa le possibilità di profitto delle squadre derivanti dalle
sponsorizzazioni (naming rights, pubblicità interna ed esterna), dalla
gestione dei servizi accessori allo stadio (chioschi, ristoranti, Sky box, ecc.) e,
soprattutto, dal merchandising (gadget e materiale della squadra). Anche il
Presidente Garrone conferma che non ci sono alternative: ‚senza uno stadio
180
di proprietà la Sampdoria, ma anche le altre società di calcio, non possono
sopravvivere perché sarebbero fuori gioco rispetto alla concorrenza. Io non
aspetterò quel momento, molto prima prenderò delle decisioni che non mi facciano
essere presente al momento della morte della società‚ 270.
Come già argomentato nel quarto capitolo, non è la proprietà dello stadio
ad essere determinante (anche perché comporta ingenti oneri finanziari a
medio e lungo termine), ma piuttosto la possibilità di usufruire degli spazi
che un nuovo stadio può offrire per lo sfruttamento delle iniziative
commerciali. Infatti:
 l’Ajax non è proprietaria dell’Amsterdam ArenA (ha una quota del
7,1%), paga un regolare affitto per l’utilizzo dell’impianto, ma ha
beneficiato comunque di un incremento dei ricavi;
 l’Arsenal è proprietaria dell’Emirates Stadium, ma non avrebbe avuto la
forza di realizzare l’investimento se non avesse potuto finanziarne una
parte attraverso i proventi immobiliari derivanti dalla costruzione di
Highbury Square (aree, peraltro, di sua proprietà);
 L’Allianz Arena dimostra che l’investimento in un nuovo impianto è
fonte di nuovi importanti ricavi (come sta accadendo per il FC Bayern),
ma anche di possibili problemi, tanto è vero che il TSV 1860 München
(l’altro proprietario originale), non appena retrocesso, ha dovuto
vendere la propria quota per l’incapacità di sostenerne i costi.
Anche nel caso dello stadio di Sestri, chi propone, progetta, finanzia e
realizza l’investimento non è la squadra di calcio, ma un soggetto terzo271;
ciò non toglie che l’iniziativa venga lo stesso presentata come determinante
per la sopravvivenza delle squadre di calcio cittadine.
Ma, come dichiarato dal promoter del lavoro, Giacomazzi 272, lo stadio di
Sestri da solo, pur con le sue potenzialità economiche, non è un
investimento che si autofinanzia e produce reddito. Tanto che, argomenta
Parodi, ‚per costruirlo e gestirlo senza dissanguarsi occorre concepire un progetto
più ampio, che comprenda magari altri impianti sportivi e comunque almeno un
centro commerciale. Chi costruisce a proprie spese (neppure un euro di denaro
pubblico) avrà in cambio la concessione per sfruttare per tot anni le strutture che
fanno da corona allo stadio. Il business vero sta li‛ 273.
Non è chiaro, a questo punto, perché si continui a puntare sul concetto di
stadio di proprietà di Genoa e Sampdoria e si faccia leva, oltre ai vari
181
benefici economici (questi sì, veri) derivanti da una struttura che garantisce
opportunità di ricavo (che l’attuale‛Luigi Ferraris‛ sembrerebbe non
consentire), anche sul presunto rafforzamento patrimoniale che l’impianto
garantirebbe alle due squadre.
Genoa e Sampdoria non avrebbero nessun rafforzamento patrimoniale
(peraltro, sarebbe un effetto solo nel lungo periodo) dalla costruzione di
uno stadio non di loro proprietà. Gli investitori del progetto, invece, sì.
Ma allora perché il dibattito si è concentrato sull’importanza della
proprietà dello stadio, quasi che tale istituto giuridico avesse la capacità
di generare, di per se stesso, nuovi ricavi?
Forse perché, se si fosse rappresentata la realtà (cioè che non è la proprietà
dello stadio a generare ricavi, ma la possibilità di sfruttare al meglio gli
spazi che in esso possono essere messi a servizio di iniziative commerciali),
il buon senso avrebbe portato ad esplorare prioritariamente fattibilità e
costi di una ristrutturazione dell’impianto esistente.
Un ‚Luigi Ferraris‛ ristrutturato, come dimostra lo studio della Fondazione
Genoa 1893, può consentire la gestione di spazi commerciali sufficienti ad
assicurare l’autosufficienza dell’impianto, ad incrementare i ricavi
commerciali delle squadre (museo, merchandising, ecc.). Non consente
però all’investitore di ottenere altro utile se non quello di avere un
impianto a norma, comodo e fruibile dai tifosi, che migliora il conto
economico della società: è un progetto nato a servizio delle squadre di
calcio e non dei loro proprietari.
Non vi è ovviamente nulla di illecito in tutto ciò: i presidenti delle squadre
di calcio non sono dei benefattori ed è quindi ragionevole che ricerchino le
modalità loro più congeniali per ridurre i costi di investimento che devono
sostenere ogni anno. Se non si riesce a coprire i costi della squadra
attraverso il controllo dei costi e la massimizzazione dei profitti diretti
(sponsorizzazioni, diritti televisivi, calciomercato), l’azionista – costretto a
intervenire con finanziamenti e ricapitalizzazioni - deve identificare una
modalità di copertura di questo suo continuo esborso finanziario.
Differentemente si giunge al momento in cui il prezzo da pagare per il
‚divertimento‛ di essere proprietario di una squadra di calcio diventa
182
troppo alto e si decide di disimpegnarsi. Forse è questo il messaggio che il
Presidente Garrone vuole lanciare quando afferma che non sarebbe stato
inerme ad assistere al ‚declino‛ della Sampdoria quando dichiara:
‚Continuo a sperare che la vicenda dell'aeroporto possa sbloccarsi, se non sarà così
(<) andremo a costruire l'impianto nel basso Piemonte. Là, ci sono Comuni che
farebbero ponti d'oro per un simile investimento. Ho salvato la Sampdoria, non
voglio vederla morire‛274.
QUARTO PREGIUDIZIO: IL ‚LUIGI FERRARIS‛ È UN ‚ UNICUM NAZIONALE
PERICOLOSO‛ 275
Il Sindaco Marta Vincenzi definisce così il ‚Luigi Ferraris‛ per la sua
posizione all’interno di un quartiere popoloso e per la vicinanza al Bisagno
‛un fiume che ogni venti anni esce dagli argini‛.
Non è sola. Anche la stampa afferma che il ‚Luigi Ferraris‛ non potrà mai
diventare una risorsa e la sua gestione diretta non potrà mai essere
remunerativa, perché lo stadio non ha possibilità di incrementare i propri
ricavi essendo ‛incastrato fra le case, le carceri e il torrente che il Piano di Bacino
impedisce di coprire ulteriormente‛ 276.
La prima parte del pregiudizio espresso riguarda la posizione del ‚Luigi
Ferraris‛ : centrale, in un quartiere popoloso. L’osservazione non è, di per
sé, sbagliata. Rimane da capire se il ‚Luigi Ferraris‛ sia veramente uno dei
pochi stadi in queste condizioni e, soprattutto, se le squadre di calcio che
hanno costruito nuovi impianti in Europa abbiano effettivamente scelto la
strada di localizzarlo nelle periferie o se, invece, esistano altri casi di nuovi
impianti, anche recentemente ristrutturati o costruiti, che sono rimasti
all’interno delle città.
Torino, ‚Olimpico‛
Napoli, ‚San Paolo‛
183
Firenze, ‚Artemio Franchi‛
Madrid, ‚Santiago Bernabeu‛
Parma, ‚Ennio Tardini‛
Londra, ‚Stamford Bridge‛
Fonte: immagini tratte da Google Maps
Non è vero che gli impianti siano tutti in periferia. O, quantomeno, non è
una conditio sine qua non, come viene trasmessa. Anzi, buona parte degli
impianti, anche di dimensioni maggiori a quelle del ‚Luigi Ferraris‛, sono
in zone centrali della città e se ricostruiti vengono posizionati in zone
centrali delle città (come ad esempio nel caso del nuovo ‛Mestalla‛ di
Valencia).
Se Genova non avesse ancora un impianto, ragionevolmente ci si
indirizzerebbe su di una localizzazione non così centrale. Forse, però, più
per il valore di mercato di un’area come quella che oggi ospita il ‚Luigi
Ferraris‛ (se riconvertita a destinazione residenziale), che non per mera
scelta di urbanizzazione. È però un fatto che l’area di Sestri è stata
identificata dal team di studio incaricato da Riccardo Garrone solo dopo
aver progressivamente scartato le altre opzioni, evidentemente non
praticabili. Il che fa presupporre, vista anche la particolare orografia
cittadina, che potrebbero non esistere spazi disponibili per un nuovo
impianto, salvo sacrificare altre necessità cittadine ritenute
strategicamente più rilevanti (porto, aeroporto, aree industriali).
184
È infine curioso che l’alternativa di uno stadio posizionato accanto ad un
aeroporto sia stata oggetto di una Lettera di Intenti firmata dal Comune e
non abbia anch’essa goduto della definizione di ‚unicum nazionale
pericoloso‛. Il che stupisce, viste le osservazioni di ENAC e
dell’Associazione Nazionale Piloti sulle possibili problematiche inerenti la
navigazione aerea, considerando inoltre che la presenza di trentamila
persone accanto ad un aeroporto non può non generare delle ripercussioni
sulla gestione della sicurezza all’interno dell’aeroporto stesso. Lo stesso
problema (la sicurezza) viene quindi apparentemente affrontato con visuali
opposte, forse strumentali all’obiettivo che in quel momento si voleva
perseguire.
La seconda parte del pregiudizio riguarda, invece, i rischi di esondazione
del Bisagno, che è un torrente con caratteristiche particolari, indotte anche
dalle coperture degli affluenti effettuate nel corso del tempo (nel 2008 è
stato indicato dalla Protezione Civile nell’ambito delle principali aree da
tenere sotto monitoraggio e sulle quali intervenire).
Il vigente Piano di Bacino ricorda che ‚le verifiche idrauliche e gli studi
idrologici effettuati individuano lungo l’asta principale del torrente Bisagno, nel
tratto terminale coperto (dallo sbocco a mare al ponte ferroviario di Brignole) ed in
quello scoperto compreso fra il ponte ferroviario e la confluenza con il rio
Fereggiano le principali criticità idrauliche del bacino con particolare riferimento al
rischio di inondazione. Il tronco più critico è quello terminale (dove sono in corso
i lavori dal 2004, ndr) a causa della grave insufficienza del tratto canalizzato e
coperto per il quale la portata di piena con periodo di ritorno 200-ennale è stimata
in 1300 m3/s, valore che supera ampiamente la sua attuale capacità di
smaltimento, calcolata in 500 m3/s in fase di progetto; valore superabile con
periodo di ritorno 20-ennale-50-ennale e superato più volte, sia nel corso di questo
secolo, sia in precedenza. L’elevato rischio di esondazione per superamento della
capacità di smaltimento del tronco canalizzato e coperto comporta pericolosi effetti
di rigurgito a monte. Tali effetti si ripercuotono fino alla confluenza del rio
Fereggiano e sono amplificati dalla presenza di ulteriori manufatti di
attraversamento e/o strutture interferenti con l’alveo. Conseguenza dell’attuale
configurazione geometrica, assai lontana da quella naturale, è un’elevata
suscettibilità al rischio di inondazione che, a causa dell’elevata densità del tessuto
urbano circostante, delinea una situazione di vera e propria emergenza idraulica.
185
Va rilevato, in proposito, come la possibilità che una consistente zona urbana, sede
di importanti insediamenti residenziali, commerciali e di servizio, sia soggetta a
inondazioni con frequenza poco più che ventennale rappresenta, sia a livello
italiano che europeo, un caso limite di vulnerabilità alluvionale‛ 277.
Il problema esiste, in particolare per l’area che dalla Stazione di Genova
Brignole va fino al mare, ma con riflessi anche verso monte, cioè quella di
Marassi dove è situato lo stadio. Ma nel momento in cui, parlando dello
stadio, si dice che è vicino a ‛un fiume che ogni venti anni esce dagli argini‛, si
trasmette al cittadino la percezione di un rischio potenzialmente più alto di
quello che è in realtà, perché l’area dove insiste lo stadio è sottoposta ad un
rischio duecentennale.
Per meglio comprendere il concetto, è forse utile fare riferimento ad un
intervista all’Ing. Bernardo De Bernardinis, Direttore dell' Ufficio
Prevenzione e Previsione dei Rischi Naturali presso la Protezione Civile
(che, tra l’altro, è genovese e conosce bene il problema). Alla richiesta di
commentare la notizia dell’inserimento del Bisagno fra i principali rischi
sottoposti a monitoraggio da parte della Protezione Civile, afferma che ‚il
Bisagno è uno dei problemi che occorre affrontare subito. Non bastano i circa 200
milioni di euro spesi finora per rifare la copertura: divisi in due lotti stanno
permettendo di riportare il corso d' acqua alla sua portata di progetto, ai 500 metri
cubi d'acqua al secondo che può abbracciare. In caso di piena alluvionale, però, la
portata sale a 1200 metri cubi al secondo. È quella che noi chiamiamo bicentenaria
- precisa de Bernardinis - che non riesce a defluire sotto il ponte della ferrovia e
rigurgita verso monte, allagando Borgo Incrociati. Il miracolo sarebbe lo
Scolmatore, un canale in galleria, che serva ad alleggerire il Bisagno e nel suo
lungo tragitto raccoglierebbe i rivi Rovare e Noce: sei chilometri e 150 metri di
tracciato, di diametro 9 metri, da realizzare in 5 anni. Il tunnel partirebbe dalla
Sciorba, da 15 metri di altezza sul livello del mare, con una pendenza dello 0,2%
attraverserebbe mezza città, finendo in corso Italia ed utilizzando la galleria del
Fereggiano, già realizzata durante le Colombiane del '92‚ 278
Il ‚Luigi Ferraris‛ è ubicato in un tratto del Bacino del Bisagno considerato
a rischio duecentennale di piena, non ventennale, né cinquantennale. Tale
rischio sarà ulteriormente diminuito quando, al termine dei lavori in corso,
dovrà essere affrontato il vero nodo cruciale: la portata del torrente nel
186
passaggio sotto il ponte della ferrovia di Genova Brignole e, al termine, lo
scolmatore.
Non sono opere necessarie per il ‚Luigi Ferraris‛ : sono opere che mettono
in sicurezza un’area abitata da qualche decina di migliaia di Genovesi, con
case, scuole, negozi, centri commerciali. È una soluzione che gli Enti
preposti devono perseguire aldilà della permanenza del ‚Luigi Ferraris‛
nella sua attuale ubicazione.
QUINTO PREGIUDIZIO: IL ‚LUIGI FERRARIS‛ NON È A NORMA
Nel terzo capitolo sono state presentate le normative che devono essere
rispettate da un impianto sportivo quale il ‚Luigi Ferraris‛. Si tratta di
un’insieme di regole nazionali, cui si aggiungono delle prescrizioni
specifiche emanate dalle Federazioni (FIGC e UEFA) che sono competenti
per gli aspetti specifici del gioco del calcio. L’Arch. Burlando ha analizzato
le attuali carenze del ‚Luigi Ferraris‛, rappresentando lo stato dell’arte.
Questo è già un primo passo verso la comprensione del problema che, per
un lungo periodo, è stato oggetto di confusione.
La discussione sul ‚Luigi Ferraris‛ si è, infatti, spesso concentrata sul
presunto mancato rispetto delle vigenti normative e, in seconda battuta,
sulle cause insanabili di tale situazione. Il risultato è stato quello di
presentare l’impianto come irrecuperabile, aprendo così la strada ad una
inevitabile scelta alternativa.
Tale atteggiamento ha coinvolto numerosi soggetti, se è vero che ancora
alla fine di settembre 2009, quando ormai il tema dello stadio era all’ordine
del giorno da tre mesi, si poteva leggere sul sito di un giornale cittadino un
giornalista dichiarare ‛in termini più strettamente calcistici, non è a norma per
la Federcalcio (il sindaco Pericu per 15 anni ha firmato l’agibilità in deroga,
settimana dopo settimana), e neppure per l’Uefa che ha richiesto l’installazione di
seggiolini a norma, intervento rivelatosi impossibile (<) perché i gradoni sono
profondi appena 40 cm ‚ salvo poi, dieci giorni dopo, scrivere che ‚Il Ferraris è
a norma per gli standard italiani, non per quelli europei, tanto che il Genoa è
costretto a richiedere la deroga per ogni incontro internazionale‛. Peccato che
questa seconda affermazione, apparentemente positiva, fosse contenuta in
un più ampio articolo nel quale, comunque si dava evidenza
187
dell’impossibilità per il ‚Luigi Ferraris‛ di poter ospitare gare dei
Campionati Europei.
Per maggiore precisione:
 Il Sindaco di Genova non è più obbligato a firmare le deroghe
settimanali per l’utilizzo dell’impianto già a partire dal dicembre del
2006
 I seggiolini non sono stati installati nell’estate del 2009 per motivi che
prescindevano dalla profondità dei gradoni, tanto è vero che quest’anno
il lavoro è stato eseguito e la Sampdoria può regolarmente giocare in
Europa League senza aver avuto necessità di deroghe su questo
specifico tema (che, invece, erano state effettivamente richieste l’anno
precedente dal Genoa).
Pur non avendo accesso alla documentazione presentata da Genoa e
Sampdoria per l’ottenimento della Licenza UEFA, le due squadre
dovrebbero aver richiesto alla FIGC le seguenti deroghe rispetto alle
vigenti normative UEFA (edizione 2010) per uno stadio di Categoria 3:
 Art. 6: distanza dell’area di riscaldamento dalla linea laterale inferiore
alle previsioni;
 Art. 8: distanza delle panchine dalla linea laterale inferiore ai 5 metri
previsti;
 Art. 20: numero e tipologia dei servizi igienici inferiore alle previsioni
UEFA;
 Art. 63: numero posti VIP inferiore ai 250 richiesti
 Artt. 64-70: aree di lavoro per i media con numero di posti riservati e
dotazioni infrastrutturali inferiori ai quelle richieste.
È invece venuta meno la deroga (in passato necessaria) relativa alla
presenza di posteggi per 400 pullman in prossimità dello stadio, in quanto
l’edizione 2010 del Regolamento UEFA non contiene più tale prescrizione.
Le deroghe che devono essere richieste non riguardano quindi aspetti
fondamentali della vigente normativa. L’attenzione dell’UEFA (e dei
governi nazionali) è prioritariamente rivolta alla sicurezza degli eventi
sportivi, rispetto alla quale il ‚Luigi Ferraris‛, già oggi, non presenta
significative problematiche.
188
Il fatto che il rispetto delle norme da parte dello stadio fosse cosa quasi
stupefacente si comprende anche dall’incipit di un articolo del 19 ottobre
2009: ‚L'ultima scoperta è una rivoluzione: Il Ferraris è a norma, del resto
altrimenti non ci si potrebbe giocare. La rivela una fonte della Federcalcio, che
preferisce mantenere la riservatezza come se avesse svelato il terzo segreto di
Fatima. Eppure, tutto vero: lo stadio di Marassi rispetta i parametri
Uefa”279.
Una rivoluzione, oppure il risultato di un’analisi finalmente condotta con
obiettività?
Il ‚Luigi Ferraris‛, oggi, rispetta appieno le normative nazionali e quelle
specifiche della FIGC.
Possiede delle lacune infrastrutturali, parte delle quali sono state oggetto di
interventi nel corso dell’estate 2010, che impongono di chiedere delle
deroghe per poter ospitare competizioni UEFA. Ma può essere oggetto di
una ristrutturazione che, nel risolvere in maniera definitiva tutti questi
aspetti (ed anche il problema del terreno di gioco), consenta nel frattempo
di dotare l’impianto di tutte quelle tipologie di offerta accessoria che
caratterizzano i nuovi stadi e garantiscono alle squadre le nuove fonti di
ricavo necessarie alla gestione della propria attività.
189
190
PARTE TERZA:
LO STUDIO DI FATTIBILITÀ DELLA
FONDAZIONE GENOA 1893
191
192
CAPITOLO 6
LA POSIZIONE DELLA FONDAZIONE GENOA 1893
Il 28 settembre 2009, la Fondazione Genoa 1893 annuncia che è in fase di
predisposizione uno studio di fattibilità per verificare le possibilità di
ristrutturazione e rifunzionalizzazione dello Stadio ‚Luigi Ferraris‛.
‚Continua il dibattito sull’ipotesi di un nuovo stadio genovese, sulla quale è ben
nota la posizione ripetutamente manifestata dalla Fondazione Genoa 1893.
Sorprende che, mentre sembra che la proposta della localizzazione che interferisce
con le aree aeroportuali sia destinata a cadere, quantomeno per ovvie ragioni di
salvaguardia dello sviluppo aeroportuale, comincino a circolare nuove voci circa
altre ipotesi che hanno un elemento comune: l’abbandono del Luigi Ferraris.
Sembra allora di assistere ad un vero e proprio partito preso contro l’attuale
impianto e la sua sede storica, motivato su veri e propri pregiudizi. La Fondazione
Genoa 1893 intende farsi promotrice di un lavoro di studio e approfondimento
tecnico, urbanistico, economico, volto alla individuazione di soluzioni che
assicurino il mantenimento della localizzazione e delle caratteristiche attuali e, nel
contempo, mediante una opportuna ristrutturazione nell’ambito di una
risistemazione ottimale dell’intera zona, l’efficienza e l’economicità dell’impianto,
così da consentire di verificare e sfatare i pregiudizi anti Ferraris che da più parti si
vogliono accreditare. Confidiamo che le Autorità competenti non si sottrarranno al
confronto su di un tema che, oltre al futuro dell’attuale Stadio, così caro alla
comunità genoana, coinvolge un problema di civiltà, insoluto e urgente: quello
della realizzazione, in altra più idonea zona, di una casa circondariale adeguata al
valore di umanità della pena e alle sue finalità di rieducazione, come impone la
carta costituzionale‛.
La Fondazione Genoa 1893 aveva iniziato da qualche tempo a lavorare sul
progetto, soprattutto sotto il profilo tecnico. L’Arch. Roberto Burlando
aveva quindi già compiuto un lavoro di analisi e verifica preliminare delle
condizioni per la ristrutturazione dello Stadio, allo scopo di identificare un
ventaglio di possibili soluzioni alle varie problematiche dell’impianto.
Di seguito viene riportato il testo del documento rilasciato alla stampa il 12
novembre 2009, quando l’Avv. Andrea D’Angelo (in allora uno dei
Reggenti della Fondazione Genoa 1893) ha introdotto la conferenza stampa
193
per la presentazione del progetto di ristrutturazione dello Stadio ‚Luigi
Ferraris‛, elaborato dalla Fondazione Genoa 1893280. È utile leggerlo prima
di passare all’analisi del progetto, allo scopo di inquadrare lo spirito che ha
animato l’iniziativa.
1. LE RAGIONI E LO SPIRITO DELL’INIZIATIVA
Il succedersi di proposte e di idee per la realizzazione a Genova di un
nuovo stadio destinato ad ospitare Genoa e Sampdoria appare motivato
dal presupposto indimostrato dell’impossibilità di interventi che rendano il
Luigi Ferraris i) conforme alle normative nazionali e internazionali, ii)
suscettibile di una gestione più economica che soddisfi le aspettative delle
Società calcistiche di un più profittevole esercizio della propria attività, iii)
non oneroso per l’Amministrazione comunale e per la Società alla quale
essa ha conferito l’impianto.
Poiché non risulta che uno studio approfondito sia stato da alcuno fino ad
oggi realizzato per verificare questo assunto, esso appare, allo stato, un
vero e proprio pregiudizio. La Fondazione Genoa 1893 ha pertanto assunto
l’iniziativa di realizzare, grazie all’apporto di qualificati professionisti
animati dalla condivisione delle finalità della Fondazione, uno studio
preliminare con lo scopo di i) verificare il corrente pregiudizio anti Ferraris
(che tale si è effettivamente rivelato in esito agli approfondimenti svolti), ii)
offrire alle Società calcistiche e alle Autorità un contributo del quale esse
potranno tener conto nelle loro valutazioni circa il futuro impiantistico del
calcio professionistico genovese, sul quale potranno svolgere gli
approfondimenti e gli sviluppi progettuali opportuni e nella
considerazione del quale potranno formare le determinazioni che loro
competono.
In questa iniziativa la Fondazione Genoa 1893 è stata animata da ragioni di
rispetto e di difesa della tradizione storica del Genoa, della quale il Ferraris
costituisce fondamentale componente, rendendosi interprete dei diffusi e
intensi sentimenti della Comunità genoana. Ma ha voluto spogliarsi di
tentazioni partigiane e antagonistiche: lo Stadio è stato teatro di tutta la
storia calcistica genovese del ‘900 ed è il luogo in cui tutti gli appassionati
genovesi hanno, per generazioni, vissuto lo spettacolo, le esperienze e le
emozioni del calcio. E ha voluto affrontare lo studio delle problematiche
194
che concernono lo Stadio in modo razionale e professionale, nella corretta
considerazione delle legittime aspettative economiche delle Società di
calcio e degli interessi della collettività, dei quali il valore sociale del calcio
è una delle componenti.
2. I CRITERI INFORMATORI DELLO STUDIO
a) Lo Stadio e le Carceri
La Fondazione Genoa 1893 ha sempre auspicato che la destinazione
carceraria venga dislocata altrove, liberandone gli edifici e le aree
attualmente ad essa adibiti. Ciò non soltanto a ragione della contiguità con
l’impianto sportivo e per motivi che attengono alla migliore vivibilità del
quartiere, ma anche, e in primo luogo, per i valori di civiltà e umanità che
esigono la realizzazione di un istituto ad essi adeguato e conforme alle
normative e ai criteri più moderni, così da assicurare condizioni di vita e di
rieducazione ottimali.
Tuttavia lo Studio della Fondazione considera l’ipotesi di un intervento sul
Ferraris, nella sua attuale posizione, indipendente dalla auspicata
eventualità dello spostamento delle carceri. In tal senso l’intervento risulta
immediatamente realizzabile, in modo indipendente dalle incertezze e dai
tempi di maturazione e realizzazione della suddetta ipotesi.
Peraltro, lo spostamento delle carceri consentirebbe l’ottimizzazione
urbanistica e sociale dell’intera zona e offrirebbe opportunità di
insediamenti sinergici all’iniziativa di rifunzionalizzazione del Ferraris, con
cospicui incrementi delle potenzialità reddituali del Progetto che lo
concerne. Lo Studio della Fondazione è dunque limitato alla prima fase,
considerata come autonoma, ma l’intervento prospettato riceverebbe
considerevoli benefici ulteriori dall’attuazione della seconda fase, per la
quale si auspica si attivino sollecitamente le Autorità competenti.
b) Le normative
Lo Studio ha verificato gli elementi di non conformità dell’impianto alle
normative nazionali e UEFA e individuato gli interventi necessari
all’adeguamento, accertandone la fattibilità e stimandone i costi.
195
Indipendentemente da ogni valutazione di merito circa l’ipotesi del
perseguimento dell’inserimento di Genova nell’ambito della candidatura
italiana ai Campionati Europei del 2016, lo Studio ha verificato le esigenze
di adeguamento dell’impianto a questo scopo, verificandone la fattibilità e
stimando i relativi costi.
Lo Studio si è dato carico di opportunità di miglioramento di alcune
caratteristiche dell’impianto anche al di là delle esigenze imposte dalle
normative. Talché gli interventi prospettati conseguirebbero risultati di
qualità dell’impianto addirittura eccedenti rispetto a quelle richieste dalle
normative, con ricadute urbanistiche positive per il quartiere e con costi
infrastrutturali che, pur investendo le aree limitrofe all’impianto, in realtà
non sono propriamente inerenti alle esigenze di adeguamento dello Stadio.
c) Interventi infrastrutturali eventuali
Lo Studio non ha mancato di considerare profili estranei all’adeguamento
dell’impianto alle normative e, infatti, non menzionati nella recente analisi
della ICON, promossa dalla FIGC. Essi attengono a problematiche che sono
state in vario tempo prospettate e che, peraltro, riguardano il quartiere nel
suo complesso. Lo Studio menziona pertanto interventi infrastrutturali che
comporterebbero un’ottimizzazione delle condizioni del quartiere e della
fruibilità dello stesso Stadio, l’eventualità della cui realizzazione,
nell’interesse pubblico, compete, ovviamente, all’Amministrazione di
valutare.
d) Interventi volti ad incrementare le potenzialità dello Stadio di generazione di
ricavi
Lo Studio ha assunto tra i suoi obiettivi primari l’individuazione di
interventi di rifunzionalizzazione dello Stadio che consentano di creare le
condizioni per incrementare le potenzialità dell’impianto di generazione di
ricavi. Ciò sia mediante la modificazione e il riutilizzo di spazi già esistenti
sia mediante la creazione di nuovi spazi.
Ne risultano condizioni di finanziabilità del Progetto e ricadute positive
per i conti economici delle Società di calcio.
Lo Studio non manca al riguardo di offrire spunti circa voci di ricavo rese
possibili dal prospettato intervento di rifunzionalizzazione, che sono
196
destinati ad essere sviluppati nelle ulteriori fasi di studio e progettazione
finanziaria.
3. DUTTILITÀ DEI RISULTATI DELLO STUDIO RISPETTO A VARIABILI
DIPENDENTI DA VALUTAZIONI DI TERZI
Il senso dell’iniziativa della Fondazione consiste nell’offerta di un
contributo ai soggetti, Amministrazione Comunale e Società di calcio, che
sono a vario titolo interessati alla rifunzionalizzazione del Ferraris.
Pertanto si è voluto formulare soluzioni che si prestino agevolmente ad
essere adattate a esigenze ulteriori o a opzioni che fossero espresse dai
soggetti interessati, ovviamente con conseguenti variazioni della stima dei
costi. Ad esempio, mentre lo Studio prospetta la creazione di nuovi volumi
sul fronte verso il Bisagno, è anche prevista la possibilità di creare volumi
ulteriori dal lato opposto per il caso in cui le valutazioni costi-benefici delle
Società di calcio conducessero all’adozione di tale ulteriore intervento.
Le stesse soluzioni progettuali che sono state formulate nell’ambito dello
Studio sono, ovviamente, destinate ad essere sottoposte alle valutazioni di
ordine architettonico ed estetico e agli sviluppi progettuali dell’Autore
dell’opera, Arch. Vittorio Gregotti, che la Fondazione non ha mancato di
interpellare in questa fase di studio preliminare.
Inoltre, pur essendo state le soluzioni prospettate dallo Studio formulate
nella considerazione e nel rispetto delle normative, non possono escludersi
indicazioni ulteriori degli enti preposti, che sono suscettibili di essere
recepite.
4. CARATTERE PRELIMINARE DELLO STUDIO E FASI ULTERIORI
Il carattere preliminare dello Studio e la sua sottoposizione alle valutazioni,
e decisioni, di soggetti a vario titolo interessati o competenti comporterà,
ovviamente, fasi ulteriori di studio e di progettazione, sia di ordine
architettonico che finanziario, nonché di ordine giuridico e contrattuale con
riguardo all’impianto dei rapporti tra Amministrazione Comunale,
SportInGenova S.p.A., proprietaria del Ferraris, enti finanziatori, eventuale
entità promotrice. Sotto quest’ultimo profilo, lo Studio non esprime
197
soluzioni, poiché queste dipenderanno dagli orientamenti e dalle volontà
dell’Amministrazione Comunale, di SportInGenova e delle Società di
calcio.
198
CAPITOLO 7
I PRINCIPALI ASPETTI PROGETTUALI
(a cura dell’Arch. Roberto Burlando – Studio Burlando Architettura)
Il progetto, nella sua parte di analisi e sviluppo tecnico-architettonico, ha
coinvolto un team di diversi professionisti e professionalità, guidato
dall’Arch. Roberto Burlando. Fra tutti è stata particolarmente preziosa la
disponibilità dell’Ing. Attilio Bricchetto, che può vantare una profonda
conoscenza del ‚Luigi Ferraris‛, avendo operato con l'incarico di Project
Manager nel corso della ristrutturazione dello stadio realizzata per i
Mondiali di Italia ’90.
Parte della presentazione dell’Arch. Burlando è reperibile sul sito di
Primocanale Sport281, che era presente all’evento e lo ha trasmesso in
diretta.
ALCUNE CONSIDERAZIONI INTRODUTTIVE
Analizzare il ‚Luigi Ferraris‛ vuol dire, sostanzialmente, analizzare un
pezzo di Città. La storia dell’evoluzione urbanistica ed il cuore non solo di
un quartiere, ma di un intero territorio.
Non avevamo un diktat.
L’idea di riqualificare il ‚Luigi Ferraris‛ non è nata da zero.
Non ‚dovevamo‛ ristrutturare il ‚Luigi Ferraris‛ : il nostro compito, da
subito, è stato verificare la fattibilità di un intervento di riqualificazione
dello stadio di Genova. Anzi, ogni giorno che trascorrevamo a verificare i
requisiti di normativa e li confrontavamo con lo stato dell’arte, ci
convincevamo sempre di più della difficoltà dell’impresa. Ma noi non
dovevamo difendere il ‚Luigi Ferraris‛, dovevamo verificare se fosse o
meno possibile, conveniente, fattibile.
Dopo i primi approcci (negativi), lo stadio stesso e l’urbanistica della città,
le sue evoluzioni e le sue storie, ci hanno disegnato la via e tutto è sembrato
chiaro. Pezzo dopo pezzo, tutti i dubbi e le perplessità si sono sciolte e ogni
vincolo ed ogni problema è stato risolto.
199
Attenzione, questo va sottolineato, la fattibilità, della possibile
riqualificazione del ‚Luigi Ferraris‛, non vuol dire che questa sia l’unica
soluzione. Abbiamo dimostrato che questa è diventata una possibilità: la
scelta se percorrerla o meno non è solo tecnica od economica, ma
certamente politica, ovvero di ‚visione‛.
Mettere a disposizione della Città la possibilità di questo intervento è stato
per il team motivo di orgoglio e soddisfazione, al di là del tifo e del legame
con lo Stadio ‚Luigi Ferraris‛. Il nostro approccio è stato soprattutto
tecnico.
La scelta urbanistica della localizzazione dello stadio in un quartiere
popoloso come Marassi è certamente un tema importante. Se da un punto
di vista di vivibilità può essere un problema, la realtà dello stadio nel
cuore della città risolve molti nodi e molti problemi. In parecchi Stati
Europei i grandi complessi sportivi sorgono nei quartieri cittadini, si pensi
solo agli stadi inglesi o spagnoli. A livello infrastrutturale è certamente più
semplice la gestione degli spostamenti e degli accessi. E consente allo
stadio di diventare, potenzialmente, un bene per la comunità e non una
cattedrale nel deserto.
Il mito del centro commerciale con uno stadio all’interno non è una filosofia
‛da Genoa‛, ma neppure ‛da Sampdoria‛, credo. La nostra realtà cittadina
è fatta di cuore e di colore; lo stadio è per la comunità ed il territorio. Il
centro commerciale intorno allo stadio rende l’elemento architettonico
soltanto come una scatola vuota, non vive insieme alla città, vive solo per il
business del momento. Genova non ha bisogno di una scatola vuota e di un
megastore, ha bisogno di un centro di vita e di sport, di attività culturali e
di centro aggregativo sette giorni su sette.
Il ‚Luigi Ferraris‛ è sempre stato questo, nei decenni trascorsi. Oggi ha
perso questo suo elemento aggregativo soltanto per le normative di
sicurezza che lo hanno parificato ad un carcere, più che ad uno stadio. Uno
dei temi affrontati, quindi, è stato quello di trasformare il suo presunto
difetto, la localizzazione, in un pregio. Il ‚Luigi Ferraris‛ doveva diventare
un elemento attrattore e colloquiare con la città. Riteniamo di esserci
riusciti.
200
Il grande parco, la possibilità di realizzare eventi e manifestazioni
all’interno dello stradio, ma anche all’esterno, il miglioramento della
sicurezza idraulica e pubblica, sono tutti temi che hanno fatto ribaltare
l’oggetto del progetto (lo stadio) facendo diventare tema dello studio, in
fondo, la città ed i suoi abitanti.
LA FILOSOFIA DI PROGETTO
Il progetto ha considerato alcuni aspetti prioritari:
 la riqualificazione del Ferraris deve diventare occasione e fattore di
miglioramento per tutto il quartiere, che costituisce un’area cruciale del
tessuto cittadino: un progetto ‛nella Città e con la Città ‚ per diventarne
parte e migliorarla;
 l’investimento relativo alla riqualificazione dello Stadio deve riflettersi
in un beneficio per il quartiere. In tal senso, occorre dotare lo Stadio di
un ampio ‛polmone verde‛, che possa anche fungere da spazio di sfogo
e sicurezza nel momento della partita di calcio, ma che possa essere
utilizzato 365 giorni l’anno dal quartiere;
 definire
interventi
infrastrutturali,
pur
non
indispensabili
all’adeguamento dell’impianto alle normative, che promuovano il
quartiere nella prospettiva di una più ampia riqualificazione connessa
anche all’auspicata dislocazione della destinazione carceraria e di una
integrazione nel tessuto cittadino al servizio della Città. In tal senso
perseguire una accessibilità compatibile e sostenibile, con inserimento di
viabilità alternative, parcheggi di testa e viabilità leggera;
 deve essere un progetto partecipato, con la massima collaborazione
degli abitanti, per aumentare i servizi e rendere l’impianto ‛vivo‛ 7
giorni su 7, capace di trasformarsi e di plasmarsi con il quartiere e con la
città, anche utilizzando l’occasione della dismissione del Mercato
Ortofrutticolo, vero ‛macigno‛ sul quartiere.
 realizzare interventi di riqualificazione diretti alla ‛pancia‛ dello Stadio
ed al suo interno, anche rivolti al campo da gioco e alle tribune, per
consentire la massima capienza, sempre con adeguamento alle
normative nazionali ed UEFA.
 previsione di interventi rivolti alle mitigazioni del rischio idraulico a
beneficio del quartiere.
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202
PRIMI DATI DI PROGETTO – STUDIO DI FATTIBILITÀ
Stadio
Il progetto prevede che lo stadio subisca un importante intervento di
adeguamento e ammodernamento, con rimodellamento delle gradonate
per i distinti e delle gradinate nord e sud. Le opere di ristrutturazione
interverranno anche in tribuna, con lo spostamento dell’area stampa a
livello della tribuna superiore, la creazione di 28 skybox e poltrone vip
nella tribuna inferiore.
La capienza totale dello stadio subirà una riduzione dagli attuali nominali
36.569 posti agli effettivi 32.960 del progetto.
Le gradinate sono gli spazi maggiormente incisi dall’adeguamento delle
normative, ma le conseguenti riduzioni possono trovare compensazione
con la proposta di destinare circa 1.000 posti dei distinti laterali a ogni
gradinata, rendendoli un tutt’uno con la stessa e suggerendo di proporli al
medesimo ‛prezzo popolare‛ di ingresso.
Verranno adeguati gli spogliatoi e gli spazi della stampa, oggi carenti e
verranno inseriti nuovi e moderni servizi igienici e spazi accoglienza. Le
superfici necessarie verranno recuperate grazie alla realizzazione di ‚lame‛
esterne e di torri rettangolari ‛modello San Siro‛ in vetro, con notevole
diminuzione e razionalizzazione delle superfici attualmente in uso.
Il progetto delle ‛lame‛ e delle ‛torri‛ è stato pensato in maniera da
preservare la struttura originaria dell’architetto Gregotti e dell’elemento
ancora esistente dell’antico Luigi Ferraris, corrispondente alla parte
inferiore della facciata lato tribuna. Al fine di ammodernare gli spazi e
realizzare le superfici necessarie per gli adeguamenti interni richiesti, sono
state due le alternative valutate: ampliare il fronte fino al limite del
Bisagno, oppure andare a occupare gli spazi vuoti agli angoli della
struttura
Questa seconda soluzione consente di recuperare non solo spazi per attività
commerciali e ‛vitali‛ per lo Stadio, ma anche di realizzare alcune aree di
calma e di sicurezza, per la distribuzione interna del pubblico e per il flusso
e deflusso agevole degli spettatori.
Il fronte del Ferraris (lato Bisagno) verrà valorizzato da una volumetria in
203
vetro e acciaio realizzata sul prospetto storico, fino al tetto, ampliando gli
spazi della tribuna e consentendo la distribuzione interna degli spettatori
in arrivo dalle ‚lame‛ di accesso.
Tutta l’architettura diventerà così un complesso che vivrà in simbiosi con il
parco urbano, le ‚lame‛ diventeranno radici dalle quali prenderà vita la
struttura che si ancorerà nel terreno e che, grazie al flusso continuo della
linfa vitale degli spettatori e dei tifosi, potrà continuamente rinascere.
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Il campo da gioco verrà adeguato alle dimensioni prescritte dalle
normative UEFA, recuperando gli spazi utilizzando gli spalti inferiori, già
oggi occupati da posti non accessibili.
Tutti gli interventi previsti consentiranno di migliorare la visibilità e di
ottimizzare spazi e risorse, anche ipotizzando soluzioni modulari e
‛modificabili‛ in funzione dell’uso. Ad esempio, la tribuna stampa,
progettata a norma UEFA, in occasione di incontri di cartello o semi finale
UEFA, potrà aumentare la capienza con agevoli modifiche e inserimenti di
posti stampa, utilizzando una serie di poltroncine di tribuna superiore, già
predisposte.
Lo studio prevede anche l’adeguamento di tutti gli spazi interni alle più
moderne tecnologie software ed hardware, l’allestimento wireless e di una
rete intranet anche per i contatti esterno/interno e interno/interno. Oltre ciò
è prevista la rivisitazione dell’impianto di sorveglianza a perimetro, con
verifica delle coperture, incremento ed ammodernamento.
Verrà inoltre realizzata una piccola copertura in tensostruttura, collegata
alla travatura esistente consolidata, per garantire che la totalità dei posti a
sedere sia coperta. La verifica delle strutture consentirà la realizzazione
delle opere per l’adeguamento antisismico dell’immobile, considerato un
sito strategico, che saranno necessarie per ottemperare alle nuove direttive
della normativa vigente in materia.
È stato pensato, anche se non incluso in questo progetto, un sistema di
tendaggi mobili, del tipo utilizzato allo stadio di Wimbledon, per coprire
totalmente la struttura. Infatti questa soluzione permetterebbe di rendere il
‚Luigi Ferraris‛ uno degli stadi italiani più importanti per realizzare
concerti ed eventi al coperto: consente di coprire velocemente l’intero
campo, senza creare problemi né quando è aperta, né quando è chiusa.
Chiaramente dovranno essere adottati tutti gli accorgimenti tecnici per
evitare che l’utilizzo del campo possa compromettere il terreno da gioco.
Ma non vediamo problemi irrisolvibili: in tutto il mondo gli stadi sono
utilizzati come attrattori di eventi, grazie alla loro capienza ed alla loro
predisposizione infrastrutturale per accogliere decine di migliaia di
persone. Non si vede perché Genova dovrebbe temere danni irreparabili.
210
Per quanto attiene alla tempistica si è verificata la possibilità di realizzare
gli interventi all’interno dello stadio (quelli che renderebbero non agibile lo
stadio, con un impatto negativo sullo squadre), in 100 giorni, utilizzando la
sosta del campionato per la realizzazione delle opere strutturali necessarie.
Parco urbano
Il progetto di fattibilità ha, nel suo indirizzo metodologico, l’idea di
realizzare interventi che possano essere utili e funzionali per la città e per il
quartiere.
In quest’ottica, quando si è posto il problema degli spazi di sicurezza
esterni e della decongestione di Corso De Stefanis, da subito, si è ipotizzata
la realizzazione di un secondo livello sopra l’attuale copertura del Bisagno.
Le verifiche di fattibilità hanno consentito di rendere quell’idea una delle
basi dell’intervento e di ottenere un ampio spazio urbano che potesse far
vivere il quartiere 7 giorni su 7.
Il ‚parco urbano‛, con ampie zone verdi, sarà attrezzato per ospitare
eventi, concerti e manifestazioni, ottenendo il duplice scopo di servire allo
stadio ed essere utilizzato dalla comunità. La piastra, posta a circa 5 metri
dal suolo, consentirà di mantenere intatto il valore della copertura attuale
del Bisagno, con la possibilità di parcheggio e di transito. La viabilità del
quartiere non verrà intralciata da questa infrastruttura, bensì risulterà
razionalizzata.
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213
Questo grande accesso sopraelevato è stato molto dibattuto. Ma il tema è
chiaro: lo spazio esterno al ‚Luigi Ferraris‛ non è sufficiente, non è
possibile coprire ulteriormente il Bisagno, le carceri potrebbero rimanere
dove sono ancora per molti anni: è necessario ‛alzarsi‛.
Quali sono le controindicazioni? Il Bisagno non viene toccato perché ogni
intervento sulla piastra attuale mira a consolidare e migliorare l’attuale
situazione. In secondo luogo, una piastra sopraelevata di circa 5 metri non
può essere allagata dalla piena prevista del Bisagno, fungendo, invece, da
eventuale via di fuga e di riparo per le persone che si trovano nelle strade
alluvionate, eventualmente. Alzare la piastra vuol dire, inoltre, alzare la
superficie dei tornelli, delle grate e delle gabbie. Il quartiere non avrebbe
più le prigioni in casa, ma le avrebbe integrate nel parco sopraelevato.
Infatti, avendo posto tutti gli accessi dalla piastra, tutti i tornelli e le
verifiche di sicurezza avvengono prima dell’accesso alle lame di ingresso, e
non più a terra: il ‚Luigi Ferraris‛ verrebbe in buona parte ‛liberato‛. A
terra resta il grande parcheggio attuale, che durante le partite oggi viene
214
lasciato libero per questioni di sicurezza. I benefici sono quindi molteplici e
le negatività riguardano soltanto l’allungamento delle vie di accesso, che,
con spazi sicuri posti nelle torri, aderiscono alle norme e possono
certamente essere accettati rispetto allo stato attuale.
Accessibilità
Si prevede la realizzazione di una serie di ‚lame‛ di accesso verso lo stadio,
posizionate a diversi livelli, per consentire un ingresso unico sul lato ovest,
finalizzato al controllo dei varchi ed al migliore flusso e deflusso del
pubblico, evitando la realizzazione di gabbie e strutture, progettate insieme
al parco urbano.
Le lame di accesso consentono di giungere a tutti i settori distinti e tribuna,
in maniera separata. Chiunque sale sulla rampa di accesso è stato
controllato, verificato, ha il biglietto per il settore dove conduce la lama e
non può in nessun modo creare imbarazzi o commistioni di tifoserie o di
accessi in aree non corrette. La dimensione delle lame è stata pensata in
funzione del flusso massimo di entrata, ma soprattutto di esodo, nel
rispetto delle normative vigenti (specifiche per la definizione degli spazi
architettonici in funzione del numero di persone che possono defluire).
Rimane a terra l’accesso alle due gradinate che, potendo fruire dei grandi
spazi delle torri a piano terra, non necessitano di accessi in quota: i tifosi
entrano ed escono dai fronti e dai tornelli integrati alle torri.
L’accesso delle squadre potrà rimanere su Corso De Stefanis, con opere di
adeguamento dimensionale degli spazi interni, finalizzati all’ottimale
movimento dei mezzi, in sicurezza. La rampa di accesso verrà rimodellata
per consentire un migliore e più agevole ingresso agli spogliatoi. Gli
accompagnatori avranno un accesso dedicato e troveranno un parcheggio
chiuso e riservato all’interno dello stadio.
La distribuzione interna sarà garantita da un sistema di passaggi coperti,
separati per tipologia, che consentiranno di raggiungere il settore di
destinazione in sicurezza, rispettando la normativa vigente. Lo
spostamento degli accessi sul lato ovest consentirà la razionalizzazione dei
varchi. Soprattutto l’accesso della stampa, che è collocato in
corrispondenza della tribuna, verso gli spogliatoi, è stato progettato in
maniera dedicata, con tunnel riservati che collegano direttamente le tribune
con gli spogliatoi.
215
Parcheggi
La realizzazione del ‚parco urbano‛ consentirà di recuperare circa 15.000
mq di parcheggio fronte stadio, per VIP, pullman e auto, addetti stampa,
disabili, mezzi di soccorso, di controllo e di pubblica sicurezza, oltre
all’individuazione di una ObVan Area per la stampa. Il resto dei parcheggi
(già oggi esistenti), che porta un totale di metratura di circa 39.000 mq,
verrà potenziato e razionalizzato, sempre nell’ottica della moderna
urbanistica che ipotizza il raggiungimento dello stadio con mezzi diversi
dall’auto privata e dal pullman.
La normativa prevede l’individuazione di parcheggi‛ nei pressi dello
Stadio ‚, che consentano lo spostamento a piedi in un tempo di circa 20
minuti. In quest’ambito, con l’adeguamento dei mezzi pubblici, anche
Piazzale Kennedy rientra all’interno della distanza richiesta. Peraltro
questa limitazione è decaduta con l’edizione 2010 del regolamente UEFA.
Viabilità
Attualmente sono presenti tre vie di accesso all’area dello stadio, quindi
perfettamente a norma.
La realizzazione della seconda piastra sopra l’attuale copertura, consentirà
di mantenere tutti i posti auto attualmente disponibili e realizzando
l’elevazione degli ingressi. Inoltre sarà possibile realizzare un silos
parcheggi, o in alternativa un centro commerciale, nel piazzale attuale a
fianco del Mercato, tra Via Monnet e Via Canevari, anche per compensare
la dotazione di parcheggi per il quartiere che, in occasione della partita di
calcio, vede una buona parte dei posti auto presenti dirottati sulle
destinazioni previste per lo stadio.
Pur non essendo oggetto dell’investimento, nell’ottica della
razionalizzazione dei percorsi di accesso e per realizzare opere che possano
servire alla città, si ipotizza la possibilità di inserire (dalla sponda destra
del Bisagno), una navetta elettrica con una capienza di 440 posti, in acciaio
e vetro, che possa collegare in prima fase la stazione Brignole, lo Stadio e il
parcheggio di Genova Est. Tale struttura potrà essere utilizzata ed ampliata
per collegare la Val Bisagno al centro città e fungere da metro leggero in
superficie. Le fermate di testa avranno parcheggi silos nei pressi delle
stesse stazioni, per circa 900 posti lato Genova Est, utilizzando una parte
del deposito AMT e la realizzazione di un silos con accesso riservato.
216
Sicurezza
Da un punto di vista idraulico il progetto suggerisce anche l’abbattimento
del Ponte Serra, della relativa briglia e la sistemazione nel tratto a monte
del fondo e degli argini, fino all’eventuale intervento di adeguamento di
Ponte Campanella. Tali opere previste, dal Piano di Bacino, consentono la
mitigazione del rischio idraulico attualmente presente nell’area dello
stadio, con la possibile eliminazione del rischio di inondazione
duecentennale che interessa tutta l’area. Le opere non sono in contrasto con
tutti gli interventi già previsti e in corso di realizzazione, come la
sistemazione del tratto terminale coperto e lo scolmatore. È possibile anche
realizzare una seconda piastra sopra l’attuale copertura di piazzale Atleti
Azzurri d’Italia, con copertura verde a Parco, anche per aumentare la
superficie permeabile e diminuire il livello di afflusso sul torrente.
Economicità
La struttura soddisfa le esigenze; si realizzeranno circa 8.500 mq di spazi
commerciali, di tipologia e accessibilità diversa, utilizzando in parte le
nuove torri sul fronte Bisagno e in parte i locali fondi sotto le gradinate, di
accesso da via Casata Centuriona e via Clavarezza.
Il progetto ha adempiuto ad ogni richiesta. La tabella riassuntiva riguarda
il rispetto puntuale della normativa e la verifica dei vari, innumerevoli
vincoli, per portare lo stadio al livello della 3ª categoria
Spazi Interni
Oggi
Capienza totale
36.569
Gradinata Nord
Popolari Gradinata Nord
Gradinata Sud
Popolari Gradinata Sud
Distinti
9.215
Tribuna Superiore
di cui giornalisti *
Tribuna Inferiore
di cui Vip
Skybox
4.246
144
5.124
192
0
Normativa
30.000
8.781
Vie d’esodo (moduli ogni 250 persone)
Tribune
Gradinata
217
32.960
7.901
925
7.918
925
6.429
9.232
Distinti ogni lato
Progetto
175
750
Normativa
3.846
176
5.016
750
28
Progetto
9,50 m
11 m
21 m
26 m
19,2 m
25 m
Campo di gioco
Oggi
Normativa
Progetto
Campo
105x68 m
a norma
105x68 m
Compreso di spazio di calma
115x76 m
120x80 m
120x80 m
Gradoni spalti
60 cm
Servizi Igienici
Non adeguati
70 cm UNI13200
(35 sedile
+ 35 passaggio)
300 wc 230 orinatoi
70 cm
(35 sedile
+ 35 passaggio)
308 wc 236 orinatoi
Spazi accoglienza
3.200 mq
Adeguamento spazi spogliatoi
1.000 mq
1.000 mq
Le vie d’esodo riguardano i percorsi di fuga, considerando i moduli della
normativa Sicurezza, valutata in funzione del flusso di persone. La
dimensione è la misura, in sezione trasversale, del totale delle vie d’esodo
progettate, in funzione delle nuove distribuzioni, verso il ‚fronte‛ dello
stadio.
Spazi Esterni
Normativa
Spazi e aree esterne
16.500 mq
di cui Parco Urbano
Progetto
26.000 mq
18.000 mq
di cui altri spazi
8.000 mq
Area parcheggi totale
39.000 mq
di cui Disabili
2.500 mq
di cui Vip
4.050 mq
di cui Media
9.500 mq
di cui Ob Van Area stampa
1.000 mq
di cui Parcheggi mezzi soccorso
2.200 mq
di cui Parcheggi mezzi intervento
2.000 mq
di cui Altri spazi parcheggio raggio 500 mt
15.000 mq
Il progetto di ristrutturazione dello Stadio ‚Luigi Ferraris‛, promosso dalla Fondazione
Genoa 1893, è stato realizzato da un team di lavoro guidato dall'Arch. Roberto Burlando
(project manager) e che ha visto la partecipazione dell'Ing. Attilio Brichetto, dell'Ing.
Domenico Rocca ( ITEC Engineering), degli Arch. Gianluca Buongiovanni e Martina
Delfino (LandscapeProgetti) e di Roberto Cordeglio per il filmato 3D.
218
CAPITOLO 8
IL BUSINESS PLAN DEL PROGETTO
Partendo dal lavoro sviluppato dal team diretto dall’Arch. Burlando, è
stato realizzato un business plan basato su vari scenari di lavoro, con
conseguente identificazione del fabbisogno finanziario ed indicazioni sulla
successiva gestione dello Stadio ‛Luigi Ferraris‛.
LE PREMESSE COMUNI AGLI SCENARI DI PIANO
L’investimento ha l’obiettivo di risolvere in maniera definitiva le
problematiche strutturali del ‚Luigi Ferraris‛. Lo stadio deve essere
economicamente e finanziariamente autosufficiente, fornendo alle due
squadre di calcio un impianto costantemente all’altezza delle loro legittime
ambizioni, con un costo diretto di gestione decrescente e,
contemporaneamente, la possibilità di cogliere e massimizzare tutte le
opportunità di incrementare la quota di ricavi.
Mantenere una presenza pubblica nel futuro ‛Luigi Ferraris‛
Si è partiti dal presupposto di privilegiare una soluzione che, nel rispetto di
parametri di economicità e redditività, continuasse a vedere una
partecipazione alla proprietà dell’impianto da parte del Comune di
Genova, fosse essa parziale (come nel caso del conferimento, considerato lo
scenario ideale di lavoro), ovvero totale (nel caso della concessione),
sgravando però in maniera definitiva l’Amministrazione cittadina da oneri
di investimento e di gestione.
Questa impostazione nasce dalla convinzione che mantenere una presenza
del Comune nell’azionariato della Società che possiede e gestisce il ‚Luigi
Ferraris‛ (i) qualifichi in maniera inequivocabile il ‚Luigi Ferraris‛ come
Stadio della Città di Genova e non di una parte sola di essa e (ii) possa
meglio tutelare gli investimenti pubblici precedentemente realizzati (non
va dimenticato che il ‚Luigi Ferraris‛, nella sua attuale veste, ha beneficiato
di importanti contributi pubblici ed è quindi doveroso, prima di ipotizzare
un loro azzeramento, verificare le possibilità di una loro valorizzazione).
219
Una prima ipotesi societaria e di governance
Gli interventi sono realizzati da una società di nuova costituzione
(‚Newco‛) al cui capitale si ipotizza partecipino, oltre alle due Società di
calcio cittadine (che deterranno la maggioranza del capitale ed il diritto di
decidere la governance di Newco):
 una serie di Investitori istituzionali (Istituzioni, Fondazioni, altre realtà
economiche cittadine);
 i tifosi che vorranno la qualifica di ‚Socio fondatore‛;
 nel caso del conferimento, il Comune di Genova.
Si otterrebbe così il risultato di avere una presenza plurima di soggetti,
portatori di interessi diversi (fra loro convergenti) verso un unico obiettivo,
senza però che questa svilisca il ruolo primario e la necessaria autonomia
delle due squadre di calcio nella gestione dell’impianto. In questo modo
terminerebbe l’impegno di risorse umane e finanziarie del Comune, pur
consentendone una presenza nella cabina di regia, anche come garanzia di
utilizzo di questo bene (attualmente pubblico) coerentemente con le
strategie della Città.
Non è un investimento ‛speculativo‛
Non si tratta di uno studio posto alla base di un tradizionale investimento
privato che, per sua natura, è alla ricerca di un ritorno sull’investimento
quanto più elevato possibile e che è stata la logica che ha animato gli altri
progetti presentati su Genova e buona parte di quelli presentati in Italia.
La Fondazione Genoa 1893 aveva l’obiettivo di verificare:
 se il ‚Luigi Ferraris‛ potesse essere definitivamente allineato alle
normative esistenti, attraverso adeguati piani di manutenzione
ordinaria e straordinaria, allo scopo di supportare le legittime
ambizioni di Genoa e Sampdoria, prevedendo quindi un utilizzo
intensivo della struttura;
 se il ‚Luigi Ferraris‛ potesse essere rivisitato strutturalmente allo scopo
di garantire la presenza di quegli spazi commerciali a servizio delle
squadre, che potessero consentire loro di ottenere un incremento dei
ricavi derivanti dalle matchday revenues;
 quale fosse il costo minimo per ottenere quanto sopra, allo scopo di
contenere l’impatto dell’investimento entro valori alla portata dei
potenziali investitori.
220
Particolari vantaggi per Genoa e Sampdoria
Nonostante l’obiettivo primario fosse quello di verificare la possibilità di
creare una realtà in grado di gestirsi autonomamente, garantendo un
costante ed elevato livello qualitativo delle strutture e dei servizi offerti, il
business plan ha inteso massimizzare i benefici per le squadre di calcio.
È stata, ad esempio, prevista la possibilità di abbattere progressivamente il
costo del canone di affitto che Genoa e Sampdoria versano alla Newco:
questo penalizza gli altri soci, perché diminuisce i dividendi eventualmente
distribuibili, ma chiarisce una volta di più il ruolo privilegiato delle due
squadre nella gestione dell’impianto. Accanto a questo beneficio, non
immediato, ve ne sono altri subito disponibili per le due società: gli spazi
commerciali a disposizione per massimizzare il merchandising, nonché le 28
Sky Box previste dall’investimento, che saranno gratuitamente a
disposizione degli investitori in modo da generare sin dall’inizio un flusso
addizionale di ricavi, oggi completamente assente.
Mutuare le esperienze estere, ma solo dopo averle ‛localizzate‛
Nel quarto capitolo dedicato all’apporto degli stadi ‛moderni‛ è stato
possibile identificare alcuni elementi comuni ad esperienze che sono fra
loro diverse sia per posizionamento geografico (Stati Uniti, Gran Bretagna,
Olanda, Germania), sia per tipologia di sport (calcio, football americano,
baseball). È quindi verosimile pensare che tali indicazioni possano essere
prese a riferimento anche per Genova, seppur con la necessità di
‚localizzarle‛ alla realtà cittadina.
La costruzione di un nuovo stadio comporta un significativo incremento
dei ricavi locali delle squadre che ne hanno la proprietà, per un periodo di
tempo identificabile in circa un decennio. La qualità e la quantità di tale
impatto dipende da molteplici fattori, fra cui sono ritenuti significativi:
 la politica decisa dalle società di calcio sui prezzi di accesso (biglietti
ed abbonamenti), che ha portato ad osservare due approcci
completamente diversi fra l’Arsenal ed il FB Bayern, con la conseguenza
che effettivamente il FB Bayern ha ottenuto dei benefici dallo
sfruttamento commerciale dell’impianto (naming rights, pubblicità,
spazi merchandising) più che dall’incremento dei costi dei biglietti, sul
quale invece ha puntato l’Arsenal;
 la creazione di una maggiore quantità di posti dedicati all’utenza
business;
221
 la disponibilità di aree commerciali che possano essere destinate a
negozi dedicati al merchandising delle squadre, a musei delle squadre e
ad altre iniziative.
L’unica effettiva controindicazione di un nuovo impianto (sia esso costruito
ex novo, oppure ristrutturato) è rappresentata dall’impatto negativo, per un
periodo compreso fra i 10 ed i 20 anni, del servizio del debito derivante dai
finanziamenti accesi. Per evitare che la gestione finanziaria possa creare dei
problemi nel medio/lungo termine al soggetto che investe sull’impianto, le
analisi convergono sull’opportunità che l’investimento venga coperto da
mezzi propri per una cifra quanto più vicina possibile al 70% del costo, in
modo da contenere il ricorso al finanziamento bancario entro il 30% del
totale.
Pur nella consapevolezza che il caso di Genova è profondamente diverso
(per le dimensioni della Città, per il bacino di utenza, per la presenza di
due squadre, per il posizionamento competitivo delle stesse nell’ambito del
campionato italiano rispetto ad ipotesi di regolare accesso alle competizioni
europee), tutte queste esperienze sono state analizzate, allo scopo di
verificare se potessero essere in qualche modo replicabili al caso del ‚Luigi
Ferraris‛.
Gli scenari presi in esame, così come il progetto di ristrutturazione nella
sua complessità, sono coerenti con le indicazioni del Disegno di Legge in
discussione alla Camera. Ciononostante, non si è tenuto conto delle
eventuali agevolazioni in termini di contributo in conto interessi previste
grazie all’intervento dell’Istituto per il Credito Sportivo. Se ottenute
miglioreranno i risultati economici di Newco con un risparmio di circa 2,3
milioni di Euro di interessi passivi nell’arco della durata del finanziamento.
A mero titolo informativo, perché non oggetto di approfondimento in
questo documento, oltre ai due scenari principali, il business plan ne ha
simulato anche un terzo: la vendita Ferraris con l’uscita a titolo definitivo
del Comune dalla proprietà dell’impianto, con simulazioni basate su tre
possibili valori di acquisto.
Sono state infine riportate alcune indicazioni inerenti due possibili
estensioni dell’investimento, che non sono necessarie, ma possono
incrementare i ricavi di origine commerciale dello stadio: (i) la
222
realizzazione di due ulteriori Torri commerciali dal lato Distinti; (ii) la
costruzione di un silos (parcheggi) e di ulteriori spazi commerciali in
prossimità dell’Istituto ‛Firpo‛.
L’INVESTIMENTO ATTESO E LA SUA COPERTURA FINANZIARIA
Il progetto di rifunzionalizzazione dello stadio ha un costo complessivo di
49,6 milioni di Euro ed interviene:
 sull’Area dello Stadio, con il risultato di garantire l’adeguamento
dell’impianto alla normativa UEFA;
 sull’Area Commerciale, ampliando e rendendo completamente fruibile
la parte multifunzionale, già prevista nel progetto originario dell’Arch.
Gregotti.
 sugli Spazi Esterni, garantendo gli standard di sicurezza richiesti e
rendendo fra l’altro disponibile alla cittadinanza un Parco Urbano di
18.000 mq e parcheggi.
Investimento (Euro x 1.000)
Anno 0
STADIO
Rifacimento campo da calcio
900
SPAZI ESTERNI
TOTALE
900
Opere adeguamento interno
1.890
1.890
Opere adeguamento servizi e impianti
1.890
1.890
Opere adeguamento antisismico
3.465
Opere adeguamento stadio
8.700
Progettazione, direzione lavori, ecc.
3.465
3.000
11.700
822
201
1.023
SUBTOTALE
16.767
4.101
20.868
Cortine esterne
1.980
1.980
Parco urbano
9.900
9.900
Lame ingresso
1.980
1.980
Fonte attrezzato e collegamenti laterali
1.710
1.710
Collegamento lato distinti
1.080
Riqualificazione Villa Piantelli
1.080
1.200
Progettazione, direzione lavori, ecc.
SUBTOTALE
COMM.LI
Anno 1
Realizzazione Torri lato Bisagno
1.200
858
62
920
17.508
1.262
18.770
4.725
4.725
9.450
244
244
487
Torri lato distinti
-
Progettazione, direzione lavori
SUBTOTALE
TOTALE COSTO
4.969
4.969
9.937
39.244
10.331
49.575
A dimostrazione della natura non speculativa del progetto, solo il 20%
dell’investimento è destinato all’area commerciale. Le opere di
223
adeguamento dello stadio incidono per il 42,1% ma, soprattutto, gli
interventi sugli spazi esterni (che vanno a beneficio del Quartiere)
rappresentano il 37,9% della spesa.
I due scenari principali (il conferimento dell’impianto da parte del
Comune o la concessione dello stesso a Newco) non prevedono un costo di
acquisto dello stadio. Il beneficio per il Comune, oltre alla definitiva
eliminazione dell’impatto della gestione sul bilancio comunale e sulle
risorse umane impiegate, sarebbe rappresentato dalle opere infrastrutturali
che rimarrebbero a disposizione anche della Città e, sotto il profilo
reddituale, dai proventi rivenienti dagli utili della Newco (o dal canone di
concessione).
Si tiene invece conto di una spesa per oneri di urbanizzazione pari a 2,5
milioni di Euro. Tale voce di spesa è stata allocata nonostante il progetto
restituisca già alla città elementi a disposizione del quartiere, che
potrebbero essere considerati alternativi agli oneri stessi. Coerentemente
con la logica prudenziale che ha ispirato tutto il lavoro, si è preferito
considerare anche questo onere, la cui eventuale mancata applicazione
porterà un ulteriore beneficio per Newco.
Mutuando le esperienze estere, la copertura dell’investimento dovrà essere
garantita, per la parte più ampia possibile, da mezzi propri. L’ipotesi di
lavoro prevede che il debito bancario (per complessivi 24,2 milioni di Euro)
rappresenti il 45,7% del totale dell’investimento.
È una quota, più alta della media di quanto osservato all’estero, è
comunque sostenibile perché la ristrutturazione contiene i costi assoluti e,
di conseguenza, il servizio del debito.
Copertura dell'investimento
Milioni di Euro
Capitale sociale
% capitale sociale
15,0
di cui Squadre di calcio
% su totale
28,34%
10,0
66,7%
di cui Investitori Istituzionali
3,5
23,3%
di cui Soci Fondatori
1,5
10,0%
Cessione quota spazi commerciali
13,7
Debito Bancario
24,2
45,72%
TOTALE
52,9
100,00%
224
25,95%
L’ipotesi di lavoro prevede le seguenti ipotesi di copertura
dell’investimento:
 una quota pari al 28,34% (pari a 15 milioni di Euro) attraverso il capitale
sociale di Newco. Ciascuna società di calcio versa 5 milioni di Euro,
mentre la restante parte è reperita fra Investitori Istituzionali e Soci
Fondatori;
 una quota del 25,95% (pari a 13,7 milioni di Euro) la cessione a titolo
definitivo a terzi di una quota degli spazi commerciali (circa il 56% del
totale). La restante parte degli spazi rimarrà invece, nella disponibilità
di Newco, allo scopo di garantire flussi di ricavi da affitti, a sostegno
della gestione dell’impianto;
 il fabbisogno residuo di 24,2 milioni di Euro sarà invece oggetto di un
finanziamento bancario (ipotizzato per un periodo di 15 anni, compresi
due di preammortamento). Il servizio del debito iniziale è di 3 milioni di
Euro e decresce in ragione di circa 100 mila Euro all’anno.
Nel caso del conferimento del ‚Luigi Ferraris‛ da parte del Comune di
Genova, a un valore convenzionalmente stimato pari a 20 milioni di Euro,
una quota di 5 milioni rappresenterebbe la partecipazione del Comune (che
potrebbe così, su un capitale complessivo di 20 milioni, continuare a
mantenere un ruolo importante in Assemblea), mentre la differenza
sarebbe iscritta a riserva straordinaria, migliorando così il patrimonio netto
della società.
Poiché le due squadre di calcio, nell’ipotesi di lavoro, ottengono già
interessanti benefici (progressiva riduzione dei canoni di affitto, utilizzo
delle 28 Sky box), è verosimile che in sede di regolamentazione dei criteri
di ripartizione degli utili di esercizio si possa remunerare il Comune in
maniera più che proporzionale alla sua partecipazione nominale,
garantendo così proventi che potranno essere reimpiegati per il
finanziamento dell’attività sportiva cittadina.
La cifra complessiva oggetto del finanziamento è più elevata del costo della
sola ristrutturazione, perché tiene conto degli ipotetici 2,5 milioni di Euro
di oneri di urbanizzazione nonché di una serie di costi di start-up.
225
IL CONTO ECONOMICO DI NEWCO
Nell’impostare i parametri di ricavo e di costo di Newco si è tenuto conto
del bacino di utenza offerto dalla Città e anche di stime relative all’attuale
capacità delle due squadre di attrarre ricavi di natura commerciale. Ciò
sarà utile quando sarà affrontato, in particolare, il tema della cessione dei
naming rights.
È stato ipotizzato un modello di business fortemente basato sul ricorso
all’outsourcing di tutte quelle attività ritenute non strategiche per il
funzionamento dell’impianto, cercando di mutuare così il modello vincente
dell’Amsterdam ArenA. Differentemente dal caso olandese, però, l’ipotesi
di lavoro prevede di dare i servizi in concessione, anziché operare da
intermediari fra il cliente finale e il fornitore. Questa politica mitiga
l’esposizione finanziaria di Newco (riducendo il c.d. capitale circolante),
perché consente di mantenere una struttura snella sia in termini di
personale, sia di costi fissi di struttura.
I ricavi
I ricavi sono stati raggruppati, per origine, all’interno di quattro macro
categorie: (i) da eventi sportivi; (ii) da sponsorizzazioni, (iii) da eventi non
sportivi; (iv) da gestione degli spazi commerciali.
Eventi
sportivi
13%
34%
13%
Sponsor
Altri eventi
40%
Commerciale
I ricavi da eventi sportivi provengono prevalentemente dall’affitto pagato
da Genoa e Sampdoria. Il canone partirà da una cifra di 1 milione di Euro a
squadra (inferiore all’attuale) per poi scendere progressivamente nell’arco
degli anni fino a 400 mila Euro a squadra.
Una parte residuale, pari a 150 mila Euro annui, deriva invece dal margine
generato dall'esternalizzazione della gestione del catering (chioschi, sala
226
VIP, eventi sportivi). Non sono stati previsti ricavi diretti derivanti dalla
gestione di ristoranti, club house e negozi, poiché questi spazi saranno
eventualmente affittati (o acquistati) dalle squadre di calcio e, quindi, i
benefici di tali attività rimarranno di esclusiva pertinenza delle due
squadre.
I ricavi da pubblicità ed eventi non sportivi considerano:
 la cessione dei naming rights dell’impianto, che sono stati stimati in
maniera prudenziale in quanto sottoposti al duplice vincolo (a) di
mantenere un riferimento al nome ‛Luigi Ferraris‛ e (b) di non poter
essere collegati a società o prodotti riferibili al proprietario di Genoa o
Sampdoria (nessun ‚Giochi Preziosi Arena‛, né ‚ERG Arena‛, per
intenderci);
 la realizzazione di 4 eventi non sportivi all’anno (concerti), mediante
accordi con società specializzate che hanno già manifestato la loro
disponibilità in tal senso, nell’ambito di un impianto ristrutturato. Gli
eventi saranno concentrati nei mesi di maggio e giugno per consentire il
successivo ripristino del manto erboso 282;
 la vendita degli spazi pubblicitari esterni allo stadio (in particolare nel
Parco Urbano), lasciando alle squadre la completa gestione di quelli
interni al campo da calcio, così come avviene attualmente.
I ricavi da gestione degli spazi commerciali provengono dall’affitto dei
3.450 metri quadrati di spazi che potranno ospitare attività commerciali
sinergiche a quelle sportive (club house, merchandising, ecc.). Oltre a questi
sono stati altresì previsti ricavi derivanti dalla concessione a terzi della
gestione dei 1.000 parcheggi (sui 1.500 disponibili) che verranno ricavati nel
Piazzale Atleti Azzurri d’Italia, sotto il costruendo parco urbano. Non è
stato, invece, previsto alcun ricavo derivante dalle 28 Sky box, che verranno
concesse gratuitamente in uso agli investitori, perché siano questi a trarne
un beneficio economico (oggi non esistente).
A regime (circa 5 anni dopo l’inizio dei lavori) i ricavi della Newco si
attestano a 6,2 milioni di Euro all’anno, per poi diminuire
progressivamente per effetto dell’ipotizzata riduzione del canone alle
squadre. Di questi il 35% deriva dagli eventi sportivi, il 52% da pubblicità
ed eventi non sportivi, il 13% dalla gestione degli spazi commerciali.
227
L’impatto sui bilanci delle due squadre non è stimabile, dipendendo da
scelte commerciali e di investimento che competono loro. Oltre alla
progressiva riduzione del canone di affitto, è comunque ragionevole
pensare che possano beneficiare di un incremento dei ricavi commerciali
sia per le attività discendenti dal merchandising dei prodotti (i negozi,
collocati all’interno dello stadio, dovrebbe consentire una vendita più
agevole e redditizia), sia dai proventi delle Sky box. Si tratta, in ogni caso,
di un volume complessivo di ricavi che non dovrebbe discostarsi da
quello che sarebbe stato raggiunto nel caso dei progetti di Sestri o della
Colisa.
SPESE GENERALI
Ricordando il forte ricorso all’outsourcing previsto dal modello di business,
Newco avrà una struttura contenuta con spese generali stimate intorno a
1,2 milioni di Euro l’anno. Le voci più significative di costo sono
rappresentate dal mantenimento dell’attuale contratto per la pulizia
dell’impianto con la Cooperativa dei tifosi e, per circa 300 mila Euro annui,
i costi per le manutenzioni ordinarie di impianti e campo da calcio.
La manutenzione del campo sarà gestita mediante un contratto esterno con
una ditta specializzata, rimanendo così in capo a Newco solo la parte
residuale degli interventi. Oltre ai costi di manutenzione ordinaria,
annualmente sono stanziati anche costi per la manutenzione straordinaria.
Costi commerciali
5%
27%
Costi di
funzionamento
40%
Costi
amministrativi
Costi godimento
beni di terzi
12%
Costi per
manutenzione
16%
228
Costi del personale
La struttura di Newco sarà snella, grazie all’ampio ricorso all’outsourcing
per la manutenzione, l’hospitality e la pulizia. A regime, per un costo di 400
mila Euro annui, sono previsti 8 dipendenti diretti, concentrati nell’area dei
servizi tecnici e dei servizi generali, allo scopo di garantire il presidio delle
aree strategiche ed il funzionamento ottimale della struttura.
Ammortamenti ed accantonamenti
Sono un'importante voce di costo per Newco, pari a circa 1,5 milioni di
Euro nell’ipotesi della concessione dello stadio (che diventano 2,7 milioni
nel caso del conferimento). Gli accantonamenti ai fondi manutenzione
straordinaria rappresentano circa 250 mila Euro annui (con l’ipotesi di
utilizzo biennale per la quota che si riferisce al campo sportivo, cui si
somma la quota di spese di manutenzione ordinaria annuale già descritta).
Oneri finanziari
Newco avrà necessità di attingere a 3 differenti linee di credito, due delle
quali sono temporanee ed auto liquidanti: si tratta del finanziamento del
credito IVA generato dai lavori di ristrutturazione (che si riassorbe
completamente nell’arco di un biennio) e di una quota di finanziamento
che verrà invece estinto, nell’arco di un triennio, grazie alla già citata
vendita di parte degli spazi commerciali. A regime, quindi, Newco avrà
solamente il debito a medio termine di originari 24,2 milioni di Euro.
Il piano è stato redatto nel novembre 2009 sulla base di costo del denaro
medio del 6,10% (comprensivo di spread); ciò comporta una rata annuale
di 1,6 milioni di Euro oltre ad interessi che partono da 1,4 milioni di Euro
l’anno per decrescere di circa 100 mila Euro all’anno. Non prevede il
ricorso alle agevolazioni previste dall’Istituto per il Credito Sportivo (che
potrebbero invece comportare un abbattimento degli oneri finanziari di
circa 2,3 milioni nei 15 anni). Questo stesso finanziamento, se negoziato
oggi, avrebbe un costo minore ed un ulteriore risparmio in termini di oneri
finanziari. L’effetto combinato della diminuzione del costo del denaro e del
ricorso alle agevolazioni dell’Istituto per il Credito Sportivo garantirebbe
quindi agli investitori circa 3,5 milioni di oneri finanziari in meno rispetto a
quelli previsti dal business plan di novembre 2009, con un evidente
beneficio sul risultato netto e sulla capacità reddituale di Newco.
229
PARAMETRI FINANZIARI DEL PROGETTO
Nell’analisi degli investimenti è necessario verificare taluni parametri, che
consentono di comprendere se il progetto ha una sua validità intrinseca
oppure se presenta dei punti di particolare debolezza. Tale valori sono
normalmente utilizzati dagli enti finanziatori (in primis, le banche) per
determinare la finanziabilità del progetto ed i relativi costi, in quanto
considerati rappresentativi del rischio che chi presta il denaro deve
assumersi per tutta la durata del piano di ammortamento.
Il primo parametro che deve essere tenuto sotto osservazione è la capacità
della società di produrre reddito. Ciò significa che quanto prima e con
quanta maggiore soglia di confidenza l’EBITDA 283 ed il Risultato Netto di
esercizio sono positivi, tanto più il progetto presenta i requisiti per essere
finanziato.
Newco ha un EBITDA sempre positivo, sin dal primo anno di vita, mentre
inizia a produrre utili di esercizio dal terzo anno.
Il secondo parametro, chiamato Debt Cover Ratio (rapporto di copertura
del debito) misura il rapporto esistente fra l’Indebitamento Finanziario
Netto284 e l’EBITDA. Tanto più il valore è elevato, tanto più il debito
bancario è in un certo senso ‛opprimente‛ per la società. Per esprimere il
concetto in maniera più comprensibile, questo rapporto segnala quanti anni
di lavoro (EBITDA) servano per ripagare il debito che l’azienda ha
contratto.
Newco esprime un Debt Cover Ratio che parte con un rapporto di 4,9 per poi
scendere rapidamente a livelli fisiologici, man mano che il debito viene
ripagato.
Il terzo parametro misura il rapporto fra l’Indebitamento Finanziario
Netto e il Patrimonio Netto della Società. Il ragionamento è simile a quello
precedente, con la differenza che in questo caso si misura l’effettiva
partecipazione dell’azionista della società al rischio di impresa: quanto più
il valore risultante è alto, maggiore è il rischio potenziale del finanziatore di
non vedersi restituire il prestito in caso di difficoltà della società.
I valori sono qui molto diversi nei due scenari del piano. Nel caso del
conferimento il Patrimonio Netto è influenzato dal valore di conferimento
del ‚Luigi Ferraris‛ (fra capitale sociale e riserva straordinaria), cosa che
230
non avviene nel caso della concessione. In ambedue le ipotesi, comunque, il
parametro è positivo perché l’apporto di capitale proprio da parte dei soci è
elevato rispetto alla media.
L’ultimo parametro è il Debt Service Cover Ratio (rapporto di copertura
del servizio del debito). Nel corso del libro è stato più volte fatto
riferimento al concetto di ‚servizio del debito‛, rappresentato dalla somma
delle rate di capitale ed interessi che la società paga in un determinato
periodo. Il Debt Service Cover Ratio è il rapporto che esiste fra il flusso di
cassa prodotto dall’azienda in un determinato periodo e il servizio del
debito dello stesso periodo. Deve essere superiore a 1, perché solo in questo
caso si ha la dimostrazione che la società sta producendo da sola i flussi di
cassa sufficienti a pagare i propri debiti (se il valore è inferiore a 1, si
presume che la società si indebiti ulteriormente per pagare i propri debiti e
questo aumenta la soglia di rischio percepita dai finanziatori).
Newco esprime un valore superiore ad 1 a partire dal 4 anno di vita
(quando ha concluso la vendita della quota di aree commerciali costruite ed
esaurito il flusso di rimborso dell’IVA).
231
232
CONCLUSIONI
233
234
Il dibattito sullo stadio avvenuto a Genova nel corso degli ultimi dieci anni
è stato fortemente influenzato dalle dinamiche proprietarie delle due
squadre di calcio cittadine ed in particolare dall’acquisto della Sampdoria
da parte di Riccardo Garrone, nel 2002.
Indipendentemente dal fatto che si sia trovato in questa condizione per una
sua libera scelta o per il succedersi di eventi che lo hanno portato a voler
onorare un impegno, Garrone ha da subito chiarito che intendeva gestire la
società attraverso un approccio nuovo, manageriale, molto lontano dalle
abitudini dei suoi‛ colleghi‛ presidenti. Il costante richiamo all’attenzione
alle logiche di bilancio, ritenute e dichiarate preponderanti anche rispetto
alla normale e naturale irrazionalità del tifoso (che vorrebbe costantemente
vedere la propria squadra investire in giocatori ‛importanti‛), erano una
novità quasi assoluta all’epoca: tale approccio aveva addirittura portato
Garrone (ed altri) a sostenere l’opportunità di una fusione fra Genoa e
Sampdoria, che è quanto di più distante possa passare nella mente di un
tifoso di una delle due squadre di una città.
Oggi l’attenzione al bilancio viene invece ritenuta necessaria da buona
parte delle squadre di Serie A, anche se perseguita con modalità diverse: se
sia un merito da ascriversi a Riccardo Garrone ovvero un riflesso del
mutato scenario economico dal 2008 ad oggi non è possibile affermarlo con
certezza. Ragionevolmente il secondo aspetto è preponderante.
Ciononostante, la mera dichiarazione di un principio non garantisce il
successo dell’iniziativa: i costi di una squadra di Serie A, anche al di fuori
delle 4-5 cosiddette ‛grandi‛, sono elevati, specialmente laddove sia
necessario sostenere un confronto diretto con ‚gli altri‛ in città.
Le modalità di gestione di tali costi sono le più diverse, ma quasi tutte
passano dalla verifica delle possibilità di incrementare i profitti della
squadra. La sola attenzione ai costi non è più sufficiente.
Dopo aver costatato l’impossibilità di addivenire ad una fusione delle due
squadre, che avrebbe avuto l’effetto addizionale di non portare ad un
235
quotidiano confronto fra le politiche commerciali ed i risultati delle due
società, a partire dal 2002 la strada maestra ipotizzata da Garrone è quella
dello stadio di proprietà.
Curiosamente, però, nonostante all’inizio si parlasse di ‚stadio della
Sampdoria‛, nel momento in cui è stato presentato il progetto di Sestri è
emerso che la proprietà non sarebbe stata della squadra di calcio, ma di un
gruppo di investitori privati che avevano concepito l’operazione di
costruzione dello stadio come parte ‛emotiva‛ di richiamo di un più
complesso intervento immobiliare che aveva il suo punto di forza (e di
profitto) nella costruzione di un centro commerciale.
I modi attraverso i quali uno stadio non di proprietà della squadra di calcio
possa generare benefici sui conti della squadra stessa non sono però così
evidenti. Da quello che si è potuto capire: (i) le due squadre di calcio
avrebbero probabilmente giocato senza dover pagare un canone di affitto e
(ii) avrebbero avuto a disposizione, all’interno del nuovo impianto, spazi
destinati allo sviluppo dell’attività commerciale e del merchandising.
L’iniziativa avrebbe invece sicuramente avuto delle ripercussioni
positive sugli investitori del progetto.
La discussione cittadina è stata condizionata dalla presenza del progetto di
Sestri e, successivamente, dall’interesse del Comune per la vendita dello
stadio ‛Luigi Ferraris‛ (con l’ipotesi di incassare circa 25 milioni di Euro) e
per l’opportunità rappresentata dalla candidatura dell’Italia per Euro 2016:
l’apice della discussione si è infatti raggiunto nella seconda metà del 2009,
per poi scemare quando, nel novembre di quell’anno, il Comune di Genova
ha deciso di rinunciare alla possibilità di inserire la Città nel novero delle
possibili sedi ospitanti i Campionati Europei. La bocciatura dell’Italia ha
rinviato la discussione di qualche anno, probabilmente fino alla prossima
candidatura.
Il ragionamento portato avanti e difeso dai sostenitori del nuovo stadio
parte dal presupposto che il ‚Luigi Ferraris‛ :
 sia antieconomico (perché oltre a produrre perdite di esercizio richiede
continui e costosi investimenti);
 non rispetti le normative nazionali e internazionali (precludendo,
quindi, a Genoa e Sampdoria di ambire alle competizioni europee ed
236
alla Città di Genova possa presentare la propria candidatura per i
Campionati Europei);
 non abbia le caratteristiche strutturali per garantire uno sfruttamento
commerciale (tale da consentire alle due squadre di fare leva sui ricavi
da stadio per sostenere gli oneri della propria permanenza in Serie A);
 rappresenti una servitù per un quartiere molto popolato (generando
impatti negativi in termini di viabilità e vivibilità dello stesso);
 sia potenzialmente insicuro (perché posizionato al lato del Bisagno in
una zona catalogata ad alto rischio di esondazione).
Stanti queste premesse, si afferma la necessità di costruire un nuovo
impianto, concepito in chiave moderna. E la proprietà dello stadio è
dichiarata fondamentale per garantire alle squadre che lo possiedono e vi
giocano non soltanto un ambiente confortevole per i tifosi, ma anche la
possibilità di trarre beneficio da tutte le nuove linee di ricavo attivabili
(posti VIP, Sky box, sfruttamento dei naming rights, merchandising).
Ma il ‚Luigi Ferraris‛ si trova effettivamente nella situazione che è stata
descritta?
Lo studio della Fondazione Genoa 1893, presentato il 12 novembre 2009,
ha dimostrato di no. Ma è giunto al termine di un dibattito che per almeno
due anni è stato basato su informazioni talvolta veicolate con parzialità o,
quantomeno, superficialità.
Nella prima parte del libro è stata ripercorsa, attraverso notizie fornite sui
mezzi di informazione locali, la discussione avvenuta intorno al tema dello
stadio di Genova con l’obiettivo di ricostruire la successione cronologica di
taluni eventi e il modo in cui l’argomento è stato affrontato e presentato.
Nella seconda parte sono stati compiuti degli approfondimenti su temi
emersi, ponendo le basi perché ciascuno potesse formarsi un’opinione in
merito ai vari punti che hanno animato il dibattito sullo stadio:
SportInGenova Spa, la Proposta di Legge sul finanziamento degli stadi, la
normativa sugli stadi di calcio, l’impatto degli stadi moderni sui ricavi
delle squadre. Sono stati portati argomenti a supporto della tesi secondo la
quale il modo in cui taluni soggetti hanno affrontato l’argomento e
comunicato all’esterno le loro opinioni, abbia contribuito alla formazione di
237
pregiudizi sul ‚Luigi Ferraris‛; ciò soprattutto da parte del cittadino
comune, che non ha la possibilità di approfondire e documentarsi su ogni
singolo dettaglio tecnico che viene comunicato e che, quindi, in assoluta
buona fede, ritiene che le informazioni trasmesse siano quelle corrette.
Nella terza parte è stato infine descritto il progetto di ristrutturazione del
‚Luigi Ferraris‛ presentato dalla Fondazione Genoa 1893. Tale lavoro ha
dimostrato, mediante uno studio di fattibilità tecnico-economica, che il
‚Luigi Ferraris‛ può definitivamente trasformarsi in uno stadio moderno, a
norma per ospitare partite nazionali ed internazionali. Tutto questo può
accadere, attraverso un investimento certamente più contenuto di quello
previsto per la costruzione ex novo di uno stadio e con una forma che
garantisce economicità di gestione ed autosufficienza per gli anni futuri. Il
progetto della Fondazione Genoa 1893 ha il merito di aver regalato alla
Città un’idea progettuale, che parte dal recupero di quella che è stata
definita una ‚scatola vuota‛, proponendo un approccio (la presenza di
Comune e squadre di calcio) che, addirittura, potrebbe essere applicabile a
molte altre città italiane.
La discussione cittadina si è presto trasformata in uno scontro ‛tutti contro
tutti‛. Il cittadino genovese (tifoso o meno) è rimasto così spaesato fra due
concetti polarizzati: chi vuole salvare il ‚Luigi Ferraris‛ è genoano, chi
vuole andarsene è sampdoriano. Non è così. Non può e non deve essere
così.
Sono così passati in secondo piano due problemi di fondo.
Innanzitutto, una questione di merito: è corretto che un Comune sostenga
un onere, fosse anche minimo, per la gestione e la manutenzione
ordinaria e straordinaria di uno stadio di calcio?
Lo sport ha un’importante funzione sociale, la cui tutela è fra gli obiettivi
primari di uno Stato. Ma tale principio non può essere applicato sic et
simpliciter: un conto sono gli investimenti ed i costi per assicurare la
possibilità a tutti i cittadini di avere strutture per poter praticare lo sport,
altro è destinare risorse (poche o tante che siano) a favore di un impianto
238
utilizzato da due squadre che operano in un contesto economico che
muove decine di milioni di Euro all’anno.
Questo è un argomento che, nel tempo, il Comune di Genova ha portato
avanti. Ma che ha comunicato in maniera forse non adeguata, consentendo
ai destinatari del messaggio (i proprietari delle due squadre) di evitare il
confronto. La responsabilità del Comune emerge in particolare nel
momento in cui, parlando della possibile vendita dell’impianto a terzi, fa
emergere cifre comprese fra i 25 ed i 30 milioni di Euro. Così facendo si sta
mettendo fuori gioco da solo: eliminando alla radice la possibilità di
trovare una soluzione, sta fornendo un alibi inattaccabile per
temporeggiare o trovare soluzioni alternative.
Esistono dei problemi generati dalla valorizzazione contabile del ‚Luigi
Ferraris‛, ma possono essere affrontati in maniera diversa. La Fondazione
Genoa 1893 ha, ad esempio, ipotizzato di superare questo aspetto pensando
ad un conferimento dell’impianto ad una società costituita con le due
squadre di calcio oppure, in subordine, ad una concessione ad un canone
contenuto. Ma è possibile ipotizzare anche l’idea del consorzio (non ‚a
tempo‛, però!) e probabilmente molte altre soluzioni percorribili.
Se si vuole veramente esplorare la possibilità di recuperare il ‚Luigi
Ferraris‛, occorre avere un approccio nuovo, meno aggressivo ma più
efficace. Bisogna identificare una soluzione che consenta al Comune di
porre i Presidenti delle due squadre di calcio di fronte ad un bivio: che
partecipino o meno alla proprietà dell’impianto, il Comune è disponibile
a metterli nelle condizioni di trasformare il ‚Luigi Ferraris‛ in uno stadio
moderno, che porti alle loro squadre quell’incremento di ricavi utile a
sostenere l’attività sportiva. Ma gli oneri di gestione, manutenzione ed
adeguamento non possono più essere, neanche marginalmente, a carico del
Comune.
È un argomento, questo, che non riguarda solo la realtà genovese.
Come tutti ricordano il 12 ottobre 2010 il ‚Luigi Ferraris‛ ha ospitato
l’incontro Italia-Serbia, valido per le qualificazioni della Nazionale di
Calcio agli Europei 2012. A causa delle intemperanze dei ‛tifosi‛ ospiti, la
partita è iniziata con circa mezz’ora di ritardo ed è stata sospesa dall’arbitro
dopo soli sette minuti di gioco. I ‛tifosi‛ ospiti avevano già approfittato del
239
pomeriggio per effettuare qualche scorribanda in città, lasciando tracce del
loro passaggio sui muri di Palazzo Ducale e in Piazza De Ferrari, dando in
qualche modo un preavviso delle loro intenzioni non propriamente
pacifiche. Non interessa qui stabilire di chi siano le responsabilità e cioè se
la gestione dell’ordine pubblico sia stata fatta nel migliore dei modi
possibile. È però inconcepibile che nei giorni successivi l’attenzione sia
stata sviata da questo argomento, che è centrale, per concentrarsi sulla
presunta inadeguatezza del ‚Luigi Ferraris‛. Al termine di una riunione di
Lega del 14 ottobre 2010, infatti, il messaggio che è stato trasmesso dalla
Lega di Serie A, per bocca del Presidente, Maurizio Beretta, è che ‚su
Genova c'è ben poco da confrontarsi. L'unica cosa da sottolineare è che c'è bisogno
di una nuova generazione di stadi. Per farli c'è bisogno della legge: siamo partiti
bene, adesso serve uno scatto per farla approvare in tempi brevi’285.
Ai Presidenti delle squadre di calcio, tutti, sembrerebbe quindi non
interessare capire cosa è successo. Molto più interessante, invece, attivare
i fondi per costruire gli stadi di proprietà.
Vi è poi un secondo aspetto che non è stato messo sufficientemente in
evidenza. E questo invece è proprio della discussione locale.
Dall’analisi degli avvenimenti riportata nella prima parte del libro sembra
emergere che a partire dal 2007, quando cioè viene effettuata la
presentazione del progetto dello stadio di Sestri (alternativa che, a
differenza delle precedenti, era concreta e dotata della necessaria copertura
finanziaria), sia iniziata un’opera di ‚demolizione‛ del ‚Luigi Ferraris‛ (per
fortuna, per ora, solo in senso figurato) evidenziandone una serie di difetti
apparentemente irrisolvibili. Più che sottoporre alla Città un’alternativa (lo
stadio nuovo) si è quindi preferito presentare la cosa come necessaria ed
ineluttabile, a causa dell’irrecuperabilità del ‚Luigi Ferraris‛.
Bisogna però capire quale tipo di iniziativa si vuole portare avanti quando
si sostiene che Genova ha bisogno di uno stadio nuovo.
Se lo stadio è inteso come progetto per le squadre e come impianto di loro
proprietà (costruito perché riverberi i suoi benefici sulle squadre,
migliorandone in prospettiva i ricavi e le potenzialità di crescita da un
240
punto di vista sportivo), risulta francamente difficile ipotizzare che la
prima strada da seguire non sia quella dell’adeguamento del ‚Luigi
Ferraris‛.
È infatti verosimile che la ristrutturazione di un impianto esistente sia
meno onerosa rispetto alla costruzione di un impianto ex novo, tanto è vero
che gli stessi promotori dei progetti di Sestri e della Colisa hanno
confermato che la sola struttura sportiva non è autosufficiente e deve essere
accompagnata da iniziative immobiliari a supporto dell’investimento.
Lo studio di fattibilità realizzato dalla Fondazione Genoa 1893 propone una
soluzione che ha ottenuto dei riscontri preliminari positivi da una serie di
banche alle quali il progetto è stato rappresentato e con le quali sono stati
effettuati approfondimenti sui criteri e sui numeri che qui sono stati solo
succintamente descritti. Tali riscontri, allo stato attuale non hanno un
valore formale, perché l’esito di un'eventuale richiesta di finanziamento è
subordinato ad un insieme di fattori che comprendono anche la qualità
degli investitori. Ciononostante, considerato l’elevato standing dei soci di
riferimento delle due squadre di calcio ed atteso che i soggetti dai quali il
progetto ha ricevuto un parere positivo sono gli stessi cui normalmente
viene richiesta la valutazione, è ragionevole pensare che il progetto di
ristrutturazione del ‚Luigi Ferraris‛ elaborato dalla Fondazione Genoa
1893 presenti i requisiti per essere oggetto di finanziamento.
È evidentemente un documento perfettibile, una base di discussione per
approfondire l’argomento in modo nuovo, diverso. Considerando che il
piano economico-finanziario del progetto della Fondazione non è stato
richiesto da alcuno dei soggetti potenzialmente interessati, si potrebbe
pensare che il progetto non sia stato capace di convincere gli attori
potenzialmente interessati (squadre, Comune, altre Istituzioni coinvolte).
Risulta però singolare pensare che possano essersi formati un’opinione
(positiva o negativa); ciò, ovviamente, se l’obiettivo primario era veramente
rivolto a favorire un rafforzamento sportivo.
La sensazione, però, è che la natura ‛non speculativa‛ dell’iniziativa non
susciti lo stesso interesse degli investitori che erano disponibili a
finanziare gli altri progetti, nonostante questi fossero dichiarati nati allo
scopo di assicurare un futuro ‛sportivo‛ alle squadre.
241
È a questo punto doveroso essere espliciti: se si vuole costruire un nuovo
stadio nell’ambito di una più complessa operazione immobiliare, che
possa dotare gli investitori dei capitali necessari a finanziare la
costruzione dello stadio ma anche i loro futuri interventi sulle squadre
delle quali sono azionisti, si presenti l’iniziativa per quello che è nella
sostanza. La necessità di ‚demonizzare‛ il ‚Luigi Ferraris‛ per portare
avanti il progetto di uno stadio nuovo è, ad oggi, l’indicatore più evidente
della debolezza dell’alternativa che si vuole proporre: se così non fosse,
questa trarrebbe dal suo interno le motivazioni per convincere la
cittadinanza.
I tifosi di Genoa e Sampdoria sono (spesso) anche cittadini di Genova: se
può essere comprensibile rappresentare i fatti in maniera ‛commerciale‛
quando ci si rivolge loro come tifosi, hanno invece diritto al massimo
rispetto nella loro qualità di Cittadini. Rispetto che meritano anche tutti gli
altri Genovesi che non frequentano il ‚Luigi Ferraris‛, del resto.
242
DIFENDERE UN SOGNO
243
244
Credo di dovere una spiegazione sul titolo del libro, perché a chi ha avuto
la voglia di arrivare fino alla fine della lettura potrebbe sembrare del tutto
fuori luogo. Non è così.
Se chiedete a un tifoso Genoano quali siano le cose che, secondo lui,
caratterizzano il Genoa, alle quali ritiene che non potrà mai rinunciare, vi
risponderà, senza esitare:
 la maglia a quarti rossoblù;
 Il nome Genoa CFC;
 lo Stadio ‚Luigi Ferraris‛.
Questa premessa è doverosa per consentire di capire quanto leggete in
seguito.
Anche se nulla potrà evitare che pensiate che sia una follia.
La maglia a quarti rossoblù non è mai stata veramente in pericolo o in
discussione nella storia del Genoa. Periodicamente i tifosi discutono perché
il rosso è troppo (o troppo poco) rosso o il blu è troppo (o troppo poco) blu,
e molti guardano con invidia al Barcellona che non ha uno sponsor che
‚sporca la maglia‛. Serve ad esercitare l’arte del mugugno.
Il nome Genoa CFC ha rischiato seriamente di sparire il 27 giugno 2003,
giorno in cui il Tribunale di Treviso ha decretato il fallimento dell’allora
controllante Laguna Group Srl.
Secondo la testimonianza diretta di alcuni tifosi, presentatisi presso il
Tribunale nell'estremo e disperato tentativo di esercitare una improbabile
forma di pressione per salvare il Genoa, è solo verso le 18 dell’ultimo
giorno utile che un uomo è uscito da una lunga riunione con il giudice
delegato per dire, sorridente, ‚il Genoa è salvo‛. Quell'uomo risponde al
nome di Enrico Preziosi. È tutt'ora azionista di riferimento e Presidente del
Genoa.
245
Contrariamente a quello che uno si possa aspettare non è genovese. Questo
è, probabilmente, un elemento importante della storia che abbiamo
raccontato.
Rimane lo stadio ‛Luigi Ferraris‛, che nella terminologia Genoana è ‚il
Tempio” oppure, ‚U Campu du Zena”, perché quando fu costruito
nell’attuale posizione, nel 1911, era di proprietà del Genoa.
Questo libro ha cercato di raccontare una storia che riguarda il ‚Luigi
Ferraris‛.
È una storia che ha visto (e vede ancora) scontrarsi soggetti portatori di
interessi fra loro collidenti, raccontata con la visuale limitata di un comune
cittadino, che deve acquisire le informazioni per formare il proprio giudizio
attraverso i canali che sono pubblicamente a disposizione: i giornali, la tv,
internet.
Sono strumenti che non sempre le veicolano in una maniera completa e
comprensibile, ma dai quali la maggior parte delle persone attingono gli
elementi per formare il proprio giudizio.
Ma (per fortuna ogni tanto c’è un ‚ma‛), chi scrive ha avuto a disposizione
un formidabile strumento per integrare la sua conoscenza: un forum di
tifosi. Un ‚semplice‛ e ‛banale‛ forum di tifosi: il Sito dei Grifoni
(www.grifoni.net). È frequentato da tante persone diverse: ultras, impiegati,
operai, pensionati, liberi professionisti. Ciascuno di loro ha portato un
piccolo contributo che ha consentito di mobilitare un insieme di soggetti
che probabilmente neanche si conoscono fra loro. Sono i ‛mattoncini‛ del
Muro. Chi scrive ne fa parte e ha avuto la possibilità di portare la sintesi di
tutti questi contributi a vantaggio dell'iniziativa della Fondazione Genoa
1893 per il progetto di ristrutturazione dello Stadio ‛Luigi Ferraris‛ di
Genova.
Il ‚Sogno‛ che ho cercato di difendere non è solo ‛mio‛.
E, come forse avranno capito i tifosi Genoani, non è il Tempio.
È qualcosa di molto diverso, che viene tramandato di padre in figlio, di
nonno in nipote, dal 1924. Ed è forse l'essenza stessa dell'essere Genoani. E
246
viene cantato con orgoglio sempre, nelle partite amichevoli come nelle
competizioni ufficiali, in Europa (quando ci si va!), in Serie A, in Serie B ed
anche in Serie C. È la certezza, priva di qualunque supporto razionale ed
oggettivo (e forse, proprio per questo, ancor più bella) che il Genoa potrà
un giorno vincere il suo decimo scudetto ed esporre la Stella sulla sua
maglia a quarti.
Ma cosa c’entra lo scudetto con lo stadio? È la solita fissazione dei
Genoani?
Per rispondere occorre tornare al 17 luglio 2009: ricordo distintamente
questa data, perché fa parte di quelle che rimangono indelebili nella mente,
a volte un po' malata, di un tifoso.
Era già una settimana che, sui giornali cittadini, girava insistentemente la
notizia che Enrico Preziosi stese valutando positivamente la possibilità di
siglare una Lettera di Intenti già firmata dal Presidente della Sampdoria e il
Comune di Genova a supporto del progetto di costruzione del nuovo
stadio a Sestri Ponente, vicino all'aeroporto.
Non era una novità assoluta: il Presidente Preziosi, durante un’intervista
alla trasmissione ‛We are Genoa‛ (sull’emittente Telenord) del 21 maggio
2009, aveva lasciato intendere che occorreva trovare una soluzione
alternativa al Luigi Ferraris, se < non fosse stato possibile spostare le
carceri dalla loro sede attuale.
Quella mattina, però, un articolo affermava che Preziosi aveva apposto la
sua firma sull'accordo e che, quindi, verificate le condizioni operative (in
particolare ottenuta l’approvazione dell’Ente Nazionale Aviazione Civile,
proprietario delle aree), lo stadio di Sestri sarebbe diventato una realtà. E
poiché il Sindaco di Genova aveva più volte dichiarato che Genova non
poteva avere due stadi, questa notizia significava che lo Stadio Luigi
Ferraris avrebbe presto cessato di esistere.
Enrico Preziosi, agli occhi della tifoseria Genoana, sarebbe diventato un
‚traditore‛: la sua era un’iniziativa capace di generare le reazioni
irrazionali non solo di chi non lo sopporta ‛a prescindere‛, non solo degli
247
integralisti che non accettano alcuna possibile discussione su quello che
percepiscono come ‛valore superiore‛ (salvaguardare lo stadio ‛senza se e
senza ma‛), ma anche di molti altri tifosi che avrebbero visto disconosciuto
uno dei tre principi ‛irrinunciabili‛.
Come era possibile che l'uomo che nel 2003 aveva salvato il Genoa dal
fallimento, che aveva giurato ‛non mollo‛ e aveva mantenuto la promessa,
che aveva riportato il Genoa all'onore del mondo dopo un decennio di
sostanziale anonimato calcistico, potesse fare un errore di questo tipo?
Come era possibile che l'uomo che era stato capace di calarsi nella nostra
mentalità e nel nostro linguaggio, promettendoci e riportandoci quella
dignità che altri (non noi!) credevano perduta, desse il suo accordo a
un'operazione, ovviamente di natura speculativa, che avrebbe ucciso il
Ferraris?
Non sono innamorato di Preziosi, ne’ sono talmente obnubilato dal tifo per
pensare che sia un Santo. Sono però convinto che sia il miglior Presidente
che il Genoa possa avere e che se esiste una chance, per quanto
infinitesimale, che il Genoa possa un giorno conquistare il suo decimo
scudetto, questo potrà accadere con Preziosi. E fino ad oggi non ho mai,
neanche nell'estate del 2005, pensato il contrario.
Ma se avesse commesso l’errore di ‚tradire‛ il ‚Luigi Ferraris‛ tutto
sarebbe tornato in discussione: il percorso di crescita della società che era
iniziato dal 2003 si sarebbe interrotto e questo, ai miei occhi, significava che
il Genoa sarebbe tornato presto nelle mani di qualche personaggio
genovese, un maniman‚.
Qualche business plan, ormai dimenticato, sarebbe uscito fuori dal cassetto
che lo ospitava per un breve aggiornamento dei dati, prima della sua messa
in esecuzione.
Dopo quel 17 luglio mi sono messo a studiare. Non avevo idea di come
avrei potuto utilizzare l’insieme delle informazioni che stavo incamerando,
fino a quando – qualche settimana dopo - mi sono imbattuto nel
Comunicato dove si annunciava che ‚la Fondazione Genoa 1893 intende farsi
promotrice di un lavoro di studio e approfondimento tecnico, urbanistico,
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economico, volto alla individuazione di soluzioni che assicurino il mantenimento
della localizzazione e delle caratteristiche attuali e, nel contempo, mediante una
opportuna ristrutturazione nell’ambito di una risistemazione ottimale dell’intera
zona, l’efficienza e l’economicità dell’impianto, così da consentire di verificare e
sfatare i pregiudizi anti Ferraris che da più parti si vogliono accreditare‛.
Non era in gioco solo il futuro del ‚Luigi Ferraris‛ : per qualche lunga ora
avevo visto < il Sogno svanire per sempre.
Ed il ‚Luigi Ferraris‛, che ogni volta che il Genoa gioca si trasforma, quasi
assume vita, facendo sì che la Gradinata Nord diventi il cosiddetto
dodicesimo uomo in campo, anche in questa occasione diventava qualcosa
di più di un semplice manufatto di cemento e ferro.
Provare a difendere il ‚Luigi Ferraris‛ diventava necessario, per difendere
il Sogno.
Adesso sappiamo, perché lo studio della Fondazione lo ha dimostrato,
che esiste un’alternativa: il ‚Luigi Ferraris‛ può essere ristrutturato e
messo al servizio delle squadre.
Non so se il lavoro fatto dalla Fondazione Genoa 1893 sarà mai veramente
preso in considerazione. Abbiamo provato a dare il nostro contributo ad
un’idea forse folle, irrealizzabile. Gli interessi economici in gioco sono
talmente grandi, che una sana dose di realismo dovrebbe farmi propendere
per vedere il bicchiere ‛mezzo vuoto‛.
Ma ci abbiamo provato.
Un giorno avrò una storia speciale, forse a lieto fine, da raccontare ai nipoti.
Insieme, spero, al racconto di quel giorno che al ‚Luigi Ferraris‛ ho visto il
Genoa < vincere la Stella!
Mi piacerebbe che ciascuna delle persone che leggono questo libro
decidesse, al termine di aderire alla Fondazione Genoa 1893: oggi conta
poco meno di 5.000 iscritti (risultato comunque straordinario) ed il peso‛
politico‛ delle iniziative è decisamente limitato. Se fossimo di più, se
fossimo 20.000 persone, allora forse potrebbe rappresentare in maniera
ancora più autorevole la posizione di una parte della cittadinanza.
249
Per il momento, comunque, mi accontento di sapere che nel gennaio 2011,
lo Stadio ‚Luigi Ferraris‛ ha festeggiato i suoi primi 100 anni di vita.
È già un buon punto di partenza.
Post Scriptum
Ignoro il motivo per il quale Enrico Preziosi abbia (apparentemente) firmato la
Lettera di Intenti nel luglio 2009.
Visti i comportamenti tenuti successivamente, mi piace pensare che abbia agito
seguendo un proverbio che spesso lui stesso cita (‚se sei incudine, statti; se sei
martello, batti‛) e che, quindi, abbia ritenuto che quella fosse la strategia migliore in
un momento in cui le altre possibilità, per lui ‛foresto‛ a Genova, non erano
praticabili.
È un’interpretazione buonista e di parte, direte voi.
Forse sì. Ma Enrico Preziosi è il mio Presidente. Spero che lo rimanga a lungo e
dopo di lui la sua famiglia.
Rivendico quindi il diritto a ragionare, almeno su questo aspetto, come tifoso del
Genoa.
Forza Grifone Sempre
250
RINGRAZIAMENTI
Ai miei ‛compagni di Ferraris‚ Pietro Thellung, Luca Bartolini e Andrea Chellini: se non
mi avessero portato, anni fa, per la prima volta al Tempio a vedere il Genoa oggi forse
non sarei Genoano, e questo libro non sarebbe mai nato. Lascio a voi la decisione se
questo sia un merito oppure una colpa da ascrivere loro. A proposito: in quell’occasione,
il Genoa ha – ovviamente - perso! Ma ho capito che era la ‛mia‛ Squadra.
Al Prof. Andrea D’Angelo, che nel settembre 2009 mi ha accolto nel team progettuale
della Fondazione Genoa 1893, dandomi la possibilità di vivere un’esperienza unica,
come dice anche il titolo del libro.
A Claudio Onofri che ha scritto la prefazione del libro ed ha raccontato il suo Sogno, il
suo ‛Luigi Ferraris‛. È un onore per noi che abbiamo lavorato a questo progetto.
All’Arch. Roberto Burlando (Project Manager del progetto di ristrutturazione dello
stadio ‛Luigi Ferraris‛ prodotto dalla Fondazione Genoa 1893) che con entusiasmo ha
aderito alla mia richiesta di contribuire a questo libro in modo da rendere le parti
tecniche comprensibili anche ai ‛comuni mortali‛ e all’Ing. Fabio Masnata, che ha curato
la trasformazione del libro da cartaceo in multimediale, dimostrando anche in questo
modo che le tradizioni possono evolvere senza bisogno di essere abbandonate; proprio
come nel caso del ‚Luigi Ferraris‛ !
A Cristina Moresino, Roberto Bordigone ed alla Redazione di 1893.tv senza i quali
questa idea sarebbe forse rimasta tale. Loro sanno perché.
Devo poi un grosso ringraziamento a tutte le persone che hanno avuto la pazienza e la
voglia di leggere le bozze del documento, dando suggerimenti, facendo correzioni,
aiutandomi così a realizzare una cosa che non avevo mai fatto in vita mia: si tratta del
mio Papà e degli amici Ettore Delsanto, Angelo Scarrà ed Eugenio Grondona.
Una parte degli spunti per l’analisi e per il lavoro sviluppato l’anno scorso sono venuti
dalla frequentazione del ‚Muro dei Grifoni‛. Ancorché non lo conosca di persona, vorrei
ringraziare il proprietario, Sergio, che con passione mette a disposizione questo
strumento di comunicazione a tutti quelli che sono innamorati del Genoa. Dovrei citare
tanti writer che, a varie riprese, hanno scritto post con idee e ragionamenti che poi sono
confluiti nel lavoro realizzato per la Fondazione Genoa 1893, ma farei un torto a
qualcuno.
Vorrei, infine, dire grazie ai miei genitori: è anche grazie ai sacrifici che hanno fatto, alle
opportunità che mi hanno offerto e (soprattutto) ai valori che mi hanno trasmesso se
questo libro ha visto la luce. Spero di essere capace, quotidianamente, di far loro capire
quanto voglia loro bene. Poiché non scrivo un libro tutti i giorni, non me ne vogliate, ne
approfitto in quest’occasione.
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BIBLIOGRAFIA E RIFERIMENTI
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Morchio
Ava Zunino, ‚ Un altro campo per Genova‛, La Repubblica, 02.02.1995, Sez. Genova
Tanto che il sindaco, fino al dicembre 2006, dovrà firmare una deroga settimanale per il suo
utilizzo
Ava Zunino, ‚ Lo Stadio Ferraris ai privati con una gara internazionale‛, La Repubblica,
14.11.2000, Sez. Genova
‚Zara e Garrone senza dubbi. Meglio una squadra sola‛, La Repubblica, 13.12.2000, Sez. Genova
Luigi Pastore, ‚Fusione, trattativa segreta‛, La Repubblica, 14.02.2001, Sez. Genova
Luigi Pastore, ‚Fusione, in Regione il progetto‛, La Repubblica, 15.02.2001, Sez. Genova
Ava Zunino, ‚I Costa si affacciano sullo Stadio‚, La Repubblica, 04.07.2001, Sez. Genova
Ava Zunino, ‚Costa Edutainment chiede la gestione dello Stadio‚, La Repubblica, 04.07.2001,
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Gessi Adamoli, ‚A Trasta uno stadio all'olandese Il Comune: Marassi non si tocca‛, La
Repubblica, 12.01.2002, Sez. Genova
Stefano Zaino, ‚Samp, comincia l'era Garrone‛, La Repubblica, 16.02.2002, Sez. Genova
Corrado Sannucci, ‚Genova ritorna a sognare la Sampdoria è già nel futuro‛, La Repubblica,
05.03.2003, Sez. Genova
Fra cui, ad esempio, www.primocanale.it, ‚Garrone: Senza lo stadio per la Sampdoria declino
irreversibile‛, 21.10.2009- 07:16
Stefano Zaino, ‚E ora salverò anche il Genoa‛, La Repubblica, 04.07.2002, Sez. Genova
F. B., ‚Zamparini era il partner ideale‛, La Repubblica, 22.07.2002,Sez. Genova
ibidem
Stefano Zaino – Gessi Adamoli, ‚Garrone, il pallone e l’acciaio Cercasi stadio inossidabile‛, La
Repubblica, 18.02.2003, Sez. Genova
Luigi Bolognini, ‚Nuovo stadio modello Olanda‛, La Repubblica, 30.04.2004, Sez. Genova
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Gil. F. ‚Il futuro Margini: Un gestore unico per bus, metropolitana e treni‛, Il Secolo XIX,
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Società specializzata, fra l’altro, negli studi di fattibilità relativi all’analisi degli stadi sportivi.
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‚Europei 2012- Perché sperare‛, La Repubblica, 24.01.2007, Sez. Genova, Pag. 2
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Firenze
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www.stefanoboeriarchitetti.net
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Repubblica, 17.11.2008, Sez. Genova
Art. 6, 1° comma della proposta di Legge
Massimo Calandri, ‚Trasloco dello Stadio, Tursi va avanti‛, La Repubblica, 18.11.2008, Pag. 3
Sezione Genova
ibidem
Consiglio Comunale di Genova, Seduta pubblica del 21.10.2008, CDLXVI – Verbale
Interrogazione a risposta immediata dei Consiglieri Campora e Della Bianca, ai sensi dell’art. 54
del Regolamento del Consiglio Comunale, in merito a ipotesi di vendita dello Stadio ‚ L.
Ferraris‚.
‚Preziosi: Basta romanticismi, serve uno stadio nuovo‛, La Repubblica, 22.05.2009, Pag. 21, Sez.
Genova
Consiglio Comunale di Genova, ‚Approvazione degli Indirizzi di Pianificazione‛, Delibera n.
00001/2009 del 13.01.2009
Fondazione
Genoa
1893,
‚Nuovo
respiro
per
il
Ferraris?‚,
23.01.2009,
www.fondazionegenoa.com
Diego Pistacchi, ‚Via le carceri, e nuovi spazi per lo stadio‛, Il Giornale, 24.01.2009
Delibera Consiglio Comunale di Genova del 22.06.2006, n. 00047/2006, ‚Costituzione della
Società per Azioni – denominata SportInGenova – per la gestione degli impianti sportivi‛. Cfr.
ultra, Cap. 1
Luigi Pastore, ‚Marassi è un mito, salvatelo‛, La Repubblica, 28.11.2008, Sez. Genova
Si tratta del Consorzio San Siro 2000 - http://www.sansiro.net/
‚Preziosi: Basta romanticismi, serve uno stadio nuovo‛, La Repubblica, 22.05.2009, Pag. 21, Sez.
Genova
ibidem
‚Vincenzi richiama Burlando: Sul nuovo stadio decido io‛, Il Secolo XIX, 30.05.2009
Massimo Minnella, ‚Il carcere non lascia. Anzi raddoppia‛, La Repubblica, 16.10.2009, Sez.
Genova
Luigi Pastore, ‚Nuovo stadio? Rivoluzione a Sestri‛, La Repubblica, 24.01.2007, Sez. Genova
Renzo Parodi, ‚Garrone: Un progetto importante non solo per Genoa e Sampdoria‛, Il Secolo
XIX, 17.07.2009
Renzo Parodi, ‚Tursi dà il via libera alla stadio di Sestri‛, Il Secolo XIX, 16.07.2009
‚Il Ferraris è lo stadio della Città ma siamo pronti a nuovi impianti‛, Il Secolo XIX, 08.07.2009
Ferruccio Repetti, ‚Marta Vincenzi rincorre Musso e dopo la Diga demolisce Pericu‛, Il Giornale,
24.03.2007
Luca Palmieri, Stadio, un altro invito per Preziosi: Entro l´estate lavoriamo al progetto‛, La
Repubblica, 06.07.2009
www.enac.gov.it/Aeroporti_e_Compagnie_Aeree/Aeroporti_italiani/Regolamento_di_Scalo/
index.html.
Claudio Mangini, ‚Garrone: stadio avanti tutta‛, Il Secolo XIX, 06.07.2009
Renzo Parodi, ‚Stadio, le mille variabili: Garrone spera, l'Enac aspetta, il sindaco Vincenzi tace‛,
Il Secolo XIX, 11.07.2009
ibidem
Così, ad esempio, l’advisor Giacomazzi durante la trasmissione televisiva‛Destra-Sinistra‛
(Primocanale) del 24.09.2009
Luigi Pastore, ‚Stadio a Sestri, la bocciatura dei piloti. Sei ragioni per cui sarebbe pericoloso‛, La
Repubblica, 01.08.2009, Sez. Genova
Renzo Parodi, ‚Stadio, le mille variabili: Garrone spera, l'Enac aspetta, il sindaco Vincenzi tace‛,
Il Secolo XIX, 11.07.2009
Luigi Pastore, ‚Alla vigilia del Cda del Colombo rilanciato l´allarme già affidato a un documento
del luglio 2007‚, La Repubblica, 10.07.2009, Sez. Genova
R. Al., ‚Sestri: L'Enac aspetta l'incontro con il sindaco‛, Il Secolo XIX, 02.10.2009
Gessi Adamoli, ‚Preziosi alla Vincenzi: Devi decidere sullo Stadio‚, La Repubblica, 14.07.2009,
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Sez. Genova
Fondazione Genoa 1893, ‚La Fondazione Genoa ancora sullo stadio...‚, 16.07.2009,
www.fondazionegenoa.com
La posizione ufficiale di Confindustria Genova sullo spostamento a mare dell’aeroporto sarà
invece negativa e sarà espressa solo un paio di mesi dopo.
Distretto Elettronica e Tecnologie Avanzate di Genova
‚Stadio, Castellano: Non vicino all'aeroporto‛, www.primocanale.it, 05.10.2009
Renzo Parodi, ‚Garrone: Un progetto importante non solo per Genoa e Sampdoria‛, Il Secolo
XIX, 17.07.2009
La lettera d'intenti è solitamente un quid minus rispetto al contratto preliminare, e non ha
efficacia solamente qualora nel testo sottoscritto non si desuma una chiara volontà di volersi
obbligare.
Massimo Calandri, ‚Stadio, ecco il piano segreto. Addio Ferraris per Genoa e Samp‚, La
Repubblica, 17.11.2008, Sez. Genova
Renzo Parodi, ‚Aeroporto contro Stadio‚, Il Secolo XIX, 25.07.2009
Massimo Calandri, ‚Garrone: Se restiamo a Marassi Samp e Genoa rischiano la serie B‚, La
Repubblica, 28.07.2009, Sez. Genova
ENAC, ‚Dati di traffico degli scali italiani‛, 2009
‚Sviluppo futuro della rete aeroportuale nazionale quale componente strategica
dell’organizzazione infrastrutturale del territorio‛, 2010
ENAC, ‚Stato dei lavori finanziati da leggi nazionali‛, 28.01.2008, www.enac.gov.it
Vincenzo Galiano, ‚L'Autorità portuale apre al nuovo Stadio ‚ Il Secolo XIX, 29.07.2009
ibidem
Ferruccio Repetti, ‚Marta Vincenzi rincorre Musso e dopo la Diga demolisce Pericu‛, Il Giornale,
24.03.2007
Vincenzo Galiano, ‚L'Autorità portuale apre al nuovo Stadio‚ Il Secolo XIX, 29.07.2009
Patrizia Albanese, ‚Centro commerciale pensato per voli e shopping low cost‚, Il Secolo XIX,
01.08.2009
www.foruminvest.it
Patrizia Albanese, ‚Vincenzi: Via libera entro 50 giorni o non se ne farà nulla‛, Il Secolo XIX,
09.08.2009
ibidem
Che l’intenzione fosse questa verrà dichiarato in occasione della riunione con ENAC del 1°
settembre 2009, quando il Sindaco Vincenzi dirà che ‚serve a capire se ci sono gli spazi per
inserire il progetto nel Piano triennale delle opere pubbliche come ipotesi di project financing. Il
primo passo è quello di dichiarare la pubblica utilità dell’opera‛ (Vincenzo Galiano, ‚Stadio a
Sestri, si apre uno spiraglio‛, Il Secolo XIX, 01.09.2009)
Renzo Parodi, ‚Garrone non si arrende: Vado avanti‛, Il Secolo XIX, 07.10.2009
Patrizia Albanese, ‚Lo stadio è incompatibile con l'aeroporto Colombo‛, Il Secolo XIX, 09.08.2009
‚Enac dice no al nuovo stadio vicino all'aeroporto. Si riparte da zero‛ – www.primocanale.it,
31.08.2009
Massimo Minnella, ‚Stadio a Sestri: il doppio no dell’ENAC alla Vincenzi‛, La Repubblica,
01.09.2009, Sez. Genova
Primocanale, ‚Aeroporto presenta un piano di espansione, nuovo stadio in forse‚ –
www.primocanale.it, 01.09.2009
Primocanale, ‚Nuovo stadio - aeroporto, si gioca tutto su 40mila metri quadrati‛ –
www.primocanale.it, 02.09.2009
CONFINDUSTRIA GENOVA, ‚Osservazioni al Documento degli Obiettivi del PUC 2010 ‚,
24.11.2009
Lettera del 13.01.2010, disponibile sul sito di www.genovaurbanlab.it
Comune di Genova, Linee Programmatiche, 17.09.2007 – Parte II Scheda 3.6 ‚Ripensare e
progettare l’impiantistica sportiva‛
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Patrizia Albanese, ‚Vincenzi: Via libera entro 50 giorni o non se ne farà nulla‛, Il Secolo XIX,
09.08.2009
Vincenzo Gaiano, ‚Nuovo stadio, un mese per decidere‛, Il Secolo XIX, 02.09.2009
Vincenzo Galiano, ‚Stadio a Sestri, si apre uno spiraglio‛, Il Secolo XIX, 01.09.2009
‚Stadio, scende in campo il questore Nuovo impianto al posto di Marassi‛, La Repubblica,
15.09.2009
Giovanni Maria Testata, ‚Lo stadio? Gestione totale alle squadre‛, Il Secolo XIX, 22.09.2009
Donatella Alfonso, ‚Stadio a Sestri Incontro segreto tra Garrone e i vertici Enac‚, La Repubblica,
24.09.2009, Sez. Genova
Renzo Parodi, ‚Garrone stoppa il no dell’Enac allo Stadio‚, Il Secolo XIX, 24.09.2009
V. Galiano – D. Grillo, ‚Campi, lo stadio in collina‛, Il Secolo XIX, 01.01.2009
Massimo Minnella, ‚Stadio a Sestri, il no diventa un giallo‛, La Repubblica, 28 settembre 2009,
Sez. Genova
Donatella Alfonso, ‚Stadio a Sestri Incontro segreto tra Garrone e i vertici Enac‚, La Repubblica,
24.09.2009, Sez. Genova
ERG Petroli Spa, ERG Raffinerie Mediterranee Spa, ERG Power & Gas Spa
G. D., ‚Se spunta Beretta fra Garrone e Cassano‛, http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-eidee/2010-11-03/spunta-beretta-garrone-cassano-084352.shtml?uuid=AYzlyfgC
Francesco Margiocco, ‚Il Governo: vendiamo il carcere di Marassi‛, Il Secolo XIX 02.10.2009
AGI, ‚ Netto no a progetto stadio Genova vicino a scalo‛, 06.10.2009
Patrizia Albanese, ‚Uno stadio per gli Europei‛, Il Secolo XIX, 06.10.2009
Marco Grasso, ‚Garrone: Le forze del male non prevarranno‛, Il Secolo XIX, 06.10.2009
Renzo Parodi, ‚Garrone non si arrende: Vado avanti‛, Il Secolo XIX, 07.10.2009
Gessi Adamoli, ‚Gli Europei cancellano Marassi‛, La Repubblica, 08.10.2009, Sez. Genova
Donatella Alfonso. Raffaele Niri, ‚Vincenzi: Il nuovo campo? Mai sulle aree produttive‛, La
Repubblica 08.10.2009, Sez. Genova
Giuliano Gnecco - Daniele Grillo, ‚Genova ha 10 giorni per decidere‛, Il Secolo XIX, 08.10.2009
Renzo Parodi, ‚Volete gli Europei? Ecco le regole‛, Il Secolo XIX, 07.10.2009
Giuliano Gnecco - Daniele Grillo, ‚Genova ha 10 giorni per decidere‛, Il Secolo XIX, 08.10.2009
Renzo Parodi, ‚UVA: Così com'è il Ferraris non può ospitare gli europei‛, Il Secolo XIX,
09.10.2009
Maurizio Michieli, ‚Ecco il nuovo stadio a Campi, in 15 giorni la risposta di Genoa e Samp‚,
Primocanale, 13.10.2009
Nata a fine 1997 come Ponente Sviluppo e operativa dal 1998, Sviluppo Genova è una società
pubblico-privata costituita per realizzare iniziative dirette alla riqualificazione ambientale di
Genova e della sua provincia, attraverso il riutilizzo di aree industriali dismesse o in via di
dismissione.
‚Vincenzi: Possono esistere due stadi‛, Primocanale, 13.10.2009
Maurizio Michieli, ‚Ecco il nuovo stadio a Campi, in 15 giorni la risposta di Genoa e Samp‚,
Primocanale, 13.10.2009
Donatella Alfonso, ‚Garrone: Se l´operazione sta in piedi pronti a andare avanti anche da soli‛,
La Repubblica, 14.10.2009, Sez. Genova
Maurizio Michieli, ‚Ecco il nuovo stadio a Campi, in 15 giorni la risposta di Genoa e Samp‚,
Primocanale, 13.10.2009
‚Preziosi a Gradinata Nord: Noi restiamo al Ferraris ‚, Primocanale, 13.10.2009
Vincenzo Galiano‛Un'area a forte rischio: 10 anni fa rinviata una partita‛, Il Secolo XIX,
15.10.2009
ibidem
Giuliano Gnecco, ‚Uefa, così si‛ salva‛ il Ferraris‚, Il Secolo XIX, 15.10.2009
Per una migliore comprensione delle categorie UEFA si rimanda al Capitolo 3
Massimo Minnella, ‚Il carcere non lascia. Anzi raddoppia‛ La Repubblica — 16.10.2009, Sez.
Genova
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Andrea Castanini, ‚Spostiamo a Campi il carcere‛, Il Secolo XIX, 16.10.2009
Donatella Alfonso‛Stadio, il sindaco contro Preziosi: Vuole Marassi? Lo paghi lui‛, La
Repubblica, 15.10.2009, Sez. Genova
AA.VV, ‚Il progetto non ci interessa più‚, il Secolo XIX, 17.10.2009
Patrizia Albanese, ‚Ingegneri all'opera e parte la caccia allo sponsor‚, Il Secolo XIX, 28.10.2009
Renzo Parodi, ‚Garrone: Senza stadio, qui il calcio va a picco‛, Il Secolo XIX, 21.10.2009
Donatella Alfonso, ‚Nuovo stadio, vertice Vincenzi - Preziosi Una settimana per decidere sull´ex
Colisa‛, La Repubblica, 29.10.2009, Sez. Genova
Vincenzo Galiano, ‚Preziosi Vincenzi, dialogo tra sordi‛, Il Secolo XIX, 29.10.2009
V. Galliano – G. Gnecco, ‚Europei. risorge il Ferraris‚, Il Secolo XIX, 01.11.2009
Area riservata ai mezzi di trasmissione televisiva
Renzo Parodi, ‚Stadio, nel piatto 100 mila metri di aree‛ Il Secolo XIX, 05.11.2009
Gessi Adamoli, ‚Vetro, acciaio e passione ecco il Ferraris dei sogni‛, La Repubblica, 13.11.2009,
Sez. Genova
Gessi Adamoli, ‚Il numero uno rossoblù è favorevole alla ristrutturazione del Ferraris, ma non
alle condizioni poste da Tursi‛, La Repubblica, 20.11.2009, Sez. Genova
Giuliano Gnecco, ‚Marassi braccio di ferro sul prezzo‛, Il Secolo XIX, 15.11.2009
Stefano Zaino, ‚Stadio, faccia a faccia Preziosi - Garrone‛, La Repubblica, 18.11.2009, Sez. Genova
R. Al., ‚ Sestri: L'Enac aspetta l'incontro con il sindaco‛, Il Secolo XIX, 02.10.2009
Donatella Alfonso, ‚Caso stadio Vincenzi furiosa. Cari presidenti basta prese in giro‛, La
Repubblica, 19.11.2009, Sez. Genova
Donatella Alfonso ‛L´ultima trincea di Garrone Ricorso al Tar per Sestri‛, La Repubblica,
20.11.2009, Sez. Genova
ibidem
http://www.airvallee.it/azienda.htm
‚Aeroporti: Costantino, noi facciamo fatti Regione VdA ricorsi‛, ANSA, 11.12.2010 ore 16:43
A.C. ‚Impianti sportivi da ristrutturare. Anzalone batte cassa in Giunta‛, Corriere Mercantile,
29.04.2011
‚Martedì SportInGenova va in liquidazione, un ‚pacco‛ da 31 mln‚, Primocanale, 21.05.2010
15:40
Si tratta dell’ex Facoltà di Economia e Commercio di via Bertani, di una parte dell’Istituto San
Raffaele di Coronata e di un appartamento a Carignano.
A.C., ‚SportInGenova, liquidazione a ostacoli per il Comine‛, Corriere Mercantile – Gazzetta del
Lunedì, 03.01.2011
Vincenzo Galiano, ‚Stadio, riprende quota l'ex Colisa‛, Il Secolo XIX, 12.02.2010
Patrizia Albanesi, ‚Sestri, un nuovo progetto per lo Stadio ‚, Il Secolo XIX, 12.05.2010
‚Garrone: Cassano va punito, gliene abbiamo perdonate tante‛, Primocanalesport, 13.12.2010,
http://www.primocanalesport.it/news.php?id=81163
Daniele Grillo, ‚Stadio a Sestri, ospedale a Campi‛, Il Secolo XIX, 31.10.2010
Ferruccio Repetti, ‚Marta Vincenzi rincorre Musso e dopo la Diga demolisce Pericu‛, Il Giornale,
24.03.2007
Patrizia Albanese, ‚Vincenzi: Via libera entro 50 giorni o non se ne farà nulla‛, Il Secolo XIX,
09.08.2009
Annamaria Coluccia, ‚Nuovo stadio solo se necessario e senza strutture di contorno‛, Corriere
Mercantile, 14.12.2010
Ci si riferisce al famoso ‛Preziosi & C premiata macelleria‛, per la quale Garrone è stato anche
deferito dalla Procura Federale FICG e condannato.
Delibera Consiglio Comunale di Genova del 22.06.2006, n. 00047/2006, ‚Costituzione della
Società per Azioni – denominata SportInGenova – per la gestione degli impianti sportivi‛.
Si tratta degli impianti ‛Carlini‛, ‚Lago Figoi‛, ‚Sciorba‛ e‛ Villa Gentile‛, cui avrebbero dovuto
far seguito gli altri 51 impianti cittadini.
Per le aziende comunali: Milanosport, Bergamosport, ASIS, Livorno Sport, Centro San Filippo,
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SAGIS. Per le aziende private: a Brescia Studios Srl e Millennium Srl, a Roma Globo Srl e Forum
Snc.
Codice Civile, art. 2343 1° comma: ‚Chi conferisce beni in natura o crediti deve presentare la
relazione giurata di un esperto designato dal tribunale nel cui circondario ha sede la società,
contenente la descrizione dei beni o dei crediti conferiti, l'attestazione che il loro valore è almeno
pari a quello ad essi attribuito ai fini della determinazione del capitale sociale e dell'eventuale
soprapprezzo e i criteri di valutazione seguiti. La relazione deve essere allegata all'atto
costitutivo‛.
Rag. Luigi Sardano, ‚Relazione redatta ai sensi dell’art. 2343 c.c. ai fini delle valutazioni di n°5
impianti sportivi di proprietà del Comune di Genova da conferire in un società per azioni‛,
nominato con Decreto dell’Ill.mo Presidente del Tribunale di Genova del 19/08/2005 cron. 432,
giurata presso la Cancelleria del Tribunale di Genova in data 16/02/2006 Reg. Cron. 1101 e
allegato all’Atto Costitutivo di SportInGenova Spa, depositato alla CCIAA di Genova al
Protocollo n. 29010 del 29/06/2006.
Nell’analisi di società commerciali è generalmente privilegiato un metodo finanziario oppure un
metodo misto patrimoniale/reddituale, che consente di tenere conto del valore attuale dei beni
dell’azienda, ma anche del reddito da questa prodotto in passato, ipotizzandone un’evoluzione
futura costante.
Rag. Luigi Sardano, cit., pag. 18
Disponibili per la consultazione anche sul sito internet www.comune.genova.it
Ogni anno il Bilancio Previsionale riporta la previsione per l’anno in corso, la previsione
definitiva per l’anno precedente ed il consuntivo del dato riferito a due anni prima. Ad esempio
il Bilancio Previsionale 2006 riporta: la previsione per il 2006, la stima definitiva per il 2005 ed il
consuntivo (colonna‛ Impegni‛) per il 2004.
I dati del 2010 non sono ancora disponibili
Tale approccio ha probabilmente risentito dell’avvenuto cambiamento del Consiglio di
amministrazione della Società ed anche della decisione, presa immediatamente dopo, di
procedere alla messa in liquidazione di SportInGenova.
Per l’anno 2006, poiché il piano non prevedeva l’operatività per un semestre, si è provveduto a
dividere al 50% i risultati economici, riprendendo poi in pieno i valori riportati nel documento
per il periodo dal 2007 al 2009.
Che, di fatto, è il bilancio che anticipa una serie di azioni e riflessioni immediatamente precedenti
la liquidazione.
A questo si aggiunge lo stanziamento fatto nel 2009, per complessivi 229 migliaia di Euro, per un
non meglio precisato fondo a copertura di contenziosi con il personale.
Raffaele Niri, ‚La ramazza di D' Alema jr ‚, La Repubblica, 16.09.2005, Pag. 4 Sez. Genova
Non essendo disponibile il dettaglio dell’anno 2006, si assumeranno ricavi pari a 1,5 milioni di
Euro.
Vincenzo Galiano, ‚Stadio di Marassi ipotecato per un mutuo da tre milioni di Euro‛, Il Secolo
XIX, 31 ottobre 2008
Il valore indicato nel piano industriale stimava un risultato operativo positivo per 509 mila Euro
nell’anno 2004
E. Bacerani, F. Ferrando, ‚Crack InGenova. Il disastro della spa che gestiva gli impianti sportivi‛,
Liguria Business Journal, Settembre 2010
Consiglio Comunale di Genova, Delibera n. 00090/2009 del 01 dicembre 2009, ‚Approvazione
delle modifiche allo Statuto di AMIU Spa – Rientro nella diretta disponibilità del Comune delle
partecipazioni di Bagni Marina, SportInGenova e Farmacie Genovesi detenute da AMIU Spa,
tramite riduzione volontaria del Capitale Sociale. Indirizzi di riordino del Gruppo AMIU‛
Donatella Alfonso, ‚Stadio, alleanza a tre per il rilancio‛, La Repubblica 18.05.2010, Sez. Genova
Daniele Grillo, ‚Tornano i concerti al Ferraris ‚, Il Secolo XIX, 19.07.2010
Il Patrimonio dello Stato è regolamentata dal Codice Civile: Art.826 – (Patrimonio dello Stato,
delle province e dei comuni) - I beni appartenenti allo Stato, alle province e ai comuni, i quali non
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siano della specie di quelli indicati dagli articoli precedenti, costituiscono il patrimonio dello
Stato o, rispettivamente, delle province e dei comuni. Fanno parte del patrimonio indisponibile
dello Stato le foreste che a norma delle leggi in materia costituiscono il demanio forestale dello
Stato, le miniere, le cave e torbiere quando la disponibilità ne è sottratta al proprietario del fondo,
le cose d'interesse storico, archeologico, paletnologico, paleontologico e artistico, da chiunque e
in qualunque modo ritrovate nel sottosuolo, i beni costituenti la dotazione della presidenza della
Repubblica, le caserme, gli armamenti, gli aeromobili militari e le navi da guerra. Fanno parte del
patrimonio indisponibile dello Stato o, rispettivamente, delle province e dei comuni, secondo la
loro appartenenza, gli edifici destinati a sede di uffici pubblici, con i loro arredi, gli altri beni
destinati a un pubblico servizio. Art.828 – (Condizione giuridica dei beni patrimoniali) - I beni
che costituiscono il patrimonio dello Stato, delle province e dei comuni sono soggetti alle regole
particolari che li concernono e, in quanto non è diversamente disposto, alle regole del presente
codice. I beni che fanno parte del patrimonio indisponibile non possono essere sottratti alla loro
destinazione, se non nei modi stabiliti dalle leggi che li riguardano
Così nella Relazione sulla Gestione al Bilancio di SportInGenova Spa al 31 dicembre 2009
‚Martedì SportInGenova va in liquidazione, un pacco da 31 mln ‚, Primocanale, 21.05.2010 15:40
A. Butti, ‚Daremo una casa ai club‛, Il Sole 24 ore Roma, 13.04.2011
Corte Costituzionale,. Sentenza 24/28 giugno 2004 n. 196.
Corte Costituzionale, Sentenza n. 177 del 18 febbraio 198,
Corte Costituzionale, Sentenza 7 novembre 1995,n. 482
Costituzione, art 42, II c.
Cassazione, Sez. I Civile, sentenza 22 febbraio 1996,n.1396
Decr. L.vo 18 agosto 2000, n. 267
Capo IV, Semplificazione dell’azione amministrativa
Costituzione, art. 42, comma 2
Renzo Parodi, ‚Stadio, nel piatto 100 mila metri di aree‛ Il Secolo XIX, 05.11.2009
cfr www.terranauta.it/a1489/legambiente/ecco_i_veri_obiettivi_della_legge_sugli_stadi.html
Tutta la documentazione, così come l’aggiornamento dei lavori, è disponibile al link
http://nuovo.camera.it/126?PDL=2800&leg=16&tab=1
Calcolati in ragione del 5% sul costo del progetto della Fondazione (50 milioni) e sulle indicazioni
della sola componente‛ Stadio ‚ del progetto di Sestri indicata in 60 milioni.
Imposta sul Reddito delle Società, attualmente fissata al 27,5% dell’utile fiscalmente rilevante
Direttiva Ministero dell’Interno del Nr. 555/OP/0002448/2009/II/CNIMS del 14 agosto 2009
ANSA‛Tessera del tifoso, appello del Viminale - 'Massimo rigore e verifiche strutturali' 22 agosto
2010, 16:22
http://impiantisportivi.coni.it/index.php?id=35&no_cache=1
http://www.lega-calcio.it/rest/site/default/file/cu1234.pdf
http://www.lega-calcio.it/rest/site/default/file/cu109_0607.pdf
Disponibile sul sito www.uefa.com
Art. 1, 3° comma: ‚These regulations do not affect the legal obligations arising from national
legislation applicable to stadium facilities ‚
FIGC, ‚Manuale delle Licenze UEFA‛, Versione 2.3, 24-25 novembre 2010.
www.figc.it/it/105/3816/Norme.shtml
Per la Champions League:
http://it.uefa.com/MultimediaFiles/Download/Regulations/competitions/Regulations/01/48/42/49/
1484249_DOWNLOAD.pdf;
Per l’Europa League:
http://it.uefa.com/MultimediaFiles/Download/Regulations/competitions/Regulations/01/48/48/90/
1484890_DOWNLOAD.pdf
FIGC, ‚Manuale delle Licenze UEFA‛, Versione 2.3, 24-25 novembre 2010.
www.figc.it/it/105/3816/Norme.shtml.
Per i rimandi allo UEFA Stadium Infrastructure Regulation, invece, si veda
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http://www.uefa.com/MultimediaFiles/Download/Regulations/uefaorg/Stadium&Security/01/48/
48/85/1484885_DOWNLOAD.pdf
Per limitarci al caso di Genova, talune spese inerenti il rifacimento manto erboso ed alcuni
interventi di adeguamento per aderire a nuove norme nazionali o UEFA sono state divise in parti
uguali fra SportInGenova, Genoa e Sampdoria.
Emanuele Melfi, ‚Beretta: Proprietà stadi è la premessa fondamentale per successi sportivi‛,
Vocegiallorossa.it, 19.05.2010 19:15
Renzo Parodi, ‚Garrone: Senza stadio, qui il calcio va a picco‛, Il Secolo XIX, 21.10.2009
UEFA Club Licensing and Financial Fair Play Regulations, UEFA, 2010
Ai sensi del principio contabile IAS 24, sono parti correlate (a) le imprese che direttamente, o
indirettamente attraverso una o più imprese intermedie, controllano, o sono controllate dalla o
sono sotto un comune controllo con, la società che redige il bilancio. (l'universo descritto è
rappresentato dalle società controllanti, controllate e consociate); (b) le società collegate (vedere
IAS 28, Contabilizzazione delle partecipazioni in società collegate); (c) le persone fisiche che
hanno direttamente o indirettamente un potere di voto nell'impresa che redige il bilancio che
conferisca loro un'influenza dominante sull'impresa e i loro stretti familiari. (d) i dirigenti con
responsabilità strategiche, cioè coloro che hanno il potere e la responsabilità della pianificazione,
della direzione e del controllo delle attività dell'impresa che redige il bilancio, compresi
amministratori e funzionari della società e gli stretti familiari di tali persone; (e) le imprese nelle
quali è posseduto, direttamente o indirettamente, un rilevante potere di voto da qualunque
persona fisica descritta in (c) o in (d) o sulle quali tale persona fisica è in grado di esercitare
un'influenza notevole. Questo caso comprende le imprese possedute dagli amministratori o dai
maggiori azionisti dell'impresa che redige il bilancio e le imprese che hanno un dirigente con
responsabilità strategiche in comune con l'impresa che redige il bilancio. Nell'esame di ciascun
rapporto con parti correlate l'attenzione deve essere rivolta alla sostanza del rapporto e non
solamente alla sua forma giuridica.
Deloitte, ‚Football Money League‛, febbraio 2011
I dati sono tratti dai Bilancio al 31 dicembre 2009 e non comprendono i proventi derivanti dal
calciomercato e gli altri ricavi e proventi (es. rimborsi assicurativi)
S. Giudice, ‚Il marketing nella gestione di uno stadio moderno‛, Rivista di Diritto ed Economia
dello Sport, Vol. IV, Fasc. 2, 2008, p. 41
Su tutti, gli incidenti dello stadio Heysel del 1985 e la tragedia di Hillsborough del 1989
Fra le squadre che hanno optato per la costruzione di un nuovo impianto vi sono Arsenal,
Fulham, Balckburn Rovers, Bolton Wanderers, Derby County, Manchester City. Fra quelle che
hanno optato per la ristrutturazione il Manchester United (Old Trafford), Liverpool (Anfield),
Chelsea (Stamford Bridge), West Ham (Upton Park).
Celtic Glasgow – pranzo al Captain’s Table con ex capitani della squadra di calcio.
Si veda, ad esempio, l’offerta corporate dell’Inter (su www.inter.it/ospitalita/) e del Milan.
Si tratta, ad esempio, del Reebok Stadium, casa dei Bolton Wandereres, che ospita al suo interno
il De Vere White Hotel, struttura ricettiva a quattro stelle, prevalentemente dedicata ad
un’utenza business, che ha una serie di stanze con vista diretta sul campo da gioco.
S. Giudice, ‚Il marketing nella gestione di uno stadio moderno‛, Rivista di Diritto ed Economia
dello Sport, Vol. IV, Fasc. 2, 2008, pp. 45-46
Lago-Baroncelli-Szymanski, ‚Il business del calcio‛, Egea, 2004, p. 10
AA.VV. ‚Revenue and wealth maximization in the National Football League: the impact of
stadia‛, Sport Marketing Quarterly, 2004, 13, Fitness Information Technology Inc., p. 229.
AA.VV. ‚Revenue and wealth maximization in the National Football League: the impact of
stadia‛, Sport Marketing Quarterly, 2004, 13, Fitness Information Technology Inc.
La National Football League riunisce 32 squadre di football americano.
Si tratta di sette squadre: Baltimore Ravens, Carolina Panthers, Tampa Bay Buccaneers,
Tennessee Titans, Washington Redskins, Cleveland Browns e St. Louis Ram; ma nel periodo dal
1995 a 2005 sono stati costruiti o ristrutturati 26 stadi.
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Con il termine ‛servizio del debito‛ si intende la somma delle rate di capitale ed interessi pagate
in un periodo
Gli autori citano il caso degli Ottawa Senators, falliti nel 2003 per un debito totale di 240 milioni
di dollari, dei quali 140 milioni di dollari erano riferiti al nuovo impianto.
Craig A. Depken II, ‚ The Impact of New Stadium on Professional Baseball Team Finances ‚,
University of Texas at Arlington, 2004.
ibi, pp. 23-26
A. Feddersen – W. Maenning, ‚Arenas vs. Multifunctional Stadia – Which do spectators prefer?‚,
Hamburg Contemporary Economic Discussion, Universität Hamburg, 2007
Informazioni
tratte
dal
sito
internet
dell’Amsterdam
ArenA,
www.amsterdamarena.nl/over_amsterdam_arena/en/
ABN Amro, Ballast Nedam Bouw B.V. Koninklijke BAM Groep NV, Coca-Cola Nederland,
Grolsche, Bierbrouwerij Nederland B.V., KPN, Philips Electronics Nederland B.V., Stichting
Exploitatie Nederlandse Staatsloterij, Amsterdam RAI B.V.
H. J. Markerink, A. Santini, ‚Stadi e grandi aree di intrattenimento. Il caso Amsterdam ArenA‛,
in ‚Sport Management e mercati globali‛, Collana SYMPHONYA – Emerging Issues in
Management, ISTEI - Istituto di Economia d’Impresa, 2004, vol. 2
http://swissramble.blogspot.com/2010/11/why-ajax-are-no-longer-dutch-masters.html
Vi hanno suonato, fra gli altri: U2, Rolling Stones, Robbie Williams, Police
Arsenal Holding plc, Statements of Account and Annual Report 2006/2007
Nell’ultima stagione sono stati circa 93 milioni di GBP, pari a circa 112 milioni di Euro.
Arsenal Holding Plc, Statement of Accounts and Annual Report 2009/2010
Non include gli ammortamenti e le svalutazioni derivanti dal calciomercato
‚The Group’s income is affected by the performance and popularity of the first team. Significant
sources of revenues are derived from strong performances in the Premier League, FA Cup and
UEFA Champions League (or the Europa League) and the level of income will vary depending
upon the team’s participation and performance in these competitions. A significant amount of
the Group’s income is derived from ticket sales to individual and corporate supporters who
attend matches involving the first team at Emirates Stadium or elsewhere. The level of
attendance may be influenced by a number of factors including the level of success of the team,
admission prices, broadcasting coverage and general economic conditions‚. Arsenal Holding Plc,
Statement of Accounts and Annual Report 2009/2010, p. 17
http://swissramble.blogspot.com/2010/03/i-owe-you-nothing.html,
http://swissramble.blogspot.com/2010/09/cash-city-rockers.html
‚The cash from property will also allow us, for a short period, to push our investment in players
ahead of where it might be if it was based purely on the revenues generated from football. Of
course, the profit from property are temporary and we need to make sure that in the longer
term costs remain at a level which can be paid from our football revenues‚. Arsenal Holding
Plc, Statement of Accounts and Annual Report 2009/2010, p. 6
Oltre alle partite di campionato, l’Arsenal ha disputato 8 partite di Champions nel 2006/2007, 10
partite nel 2007/2008, 12 partite nel 2008/2009 (quando è arrivata fino alle semifinali) e 8 partite
nel 2009/2010.
La partecipazione alla fase a gironi prevede 6 partite.
‚There has been a very limited player sale activity during the summer transfer windows. As a
result, in contrast to each of the previous three years, we do not have a significant profit on
disposal of player registrations on the books at this stage of the new financial year. Subject to
any transfer activity in the January 2011 windows this may impact the final level of profit to
be reported for the financial year 2010/11‚. Arsenal Holding Plc, Statement of Accounts and
Annual Report 2009/2010, p. 19
Deloitte, ‚Football Money League‛, marzo 2010
http://bleacherreport.com/articles/400079-how-can-bayern-munich.pay-frank-ribery-so-much
Le azioni saranno acquistate in tre fasi, fra il Marzo 2010 ed il Luglio 2011.
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http://it.wikipedia.org/wiki/Pregiudizio
http://it.wikipedia.org/wiki/Decisione
Giovanni Mari, ‚Nuovo stadio e alleanza con Milano‛, il Secolo XIX, 26.09.2008
Luigi Pastore, ‚Alla vigilia del Cda del Colombo rilanciato l´allarme già affidato a un documento
del luglio 2007‚, La Repubblica, 10.07.2009, Sez. Genova. ENAC anticipava‛ le perplessità circa la
scelta del sito per il nuovo stadio: 1. sotto il profilo giuridico/tecnico, in quanto la sua
realizzazione dovrebbe avvenire su demanio aeroportuale dello Stato, sottraendo all´aeroporto
aree indispensabili per il suo previsto sviluppo; 2. sotto il profilo della compatibilità funzionale,
in quanto si tratta di un’infrastruttura in grado di generare forti concentrazioni di utenti in fasce
temporali ristrette, congestionando così la rete di accessibilità all´aeroporto ed impedendone la
fruizione, con danno alla collettività (sia passeggero che operatore aeroportuale); 3. sotto il
profilo della sicurezza, poiché le manifestazioni calcistiche sono frequentemente origine di
comportamenti ad alto rischio per l´ordine pubblico, in grado di influire non solo nelle aree
limitrofe alla struttura di intrattenimento, ma anche sullo spazio aereo circostanze (per il rilascio
di materiale pirotecnico)‚
D. Gri. ‚Ferraris, Tursi sogna di realizzare la cittadella dello sport‚, Il Secolo XIX on line,
14.10.2009
Renzo Parodi, ‚La tv madre-padrona del calcio‛, Blog ‚Italiani Strana Gente‛, Il Secolo XIX on
line, 20.07.2009, nelle risposte ai lettori
http://www.crusoe.it/mercato-regole/gli-stadi-in-italia-costruire-o-ripopolaress/133/
H. J. Markerink, A. Santini, ‚Stadi e grandi aree di intrattenimento. Il caso Amsterdam ArenA‛,
in ‚Sport Management e mercati globali‛, Collana SYMPHONYA – Emerging Issues in
Management, ISTEI - Istituto di Economia d’Impresa, 2004, vol. 2
Passati da 38.500 a 60.432, consentono alla squadra di avere circa 44.000 abbonati ed una media
di 55.000 spettatori, con una percentuale di riempimento del 91%.
Curzio Maltese, ‚La Genova che vince tra design e finanza‛, La Repubblica, 28.01.2007
Nel caso dell’Emirates Stadium, la filosofia del club proprietario è addirittura definita come
‛Arsenalisation‚. Nel caso dell’Amsterdam ArenA, che non nasce personalizzato sulle necessità
dell’Ajax, le aree veramente commerciali sono state oggetto di sviluppo nell’ambito dell’ArenA
Boulevard.
Renzo Parodi, ‚La tv madre-padrona del calcio‛, Blog ‚ Italiani Strana Gente‛, Il Secolo XIX,
20.07.2009
Luigi Pastore, ‚ Marassi è un mito, salvatelo‛, La Repubblica, 28.11.2008, Pag. 11 Sez. Genova
Dati tratti dal sito www.stadiapostcard.com
Renzo Parodi, ‚La tv madre-padrona del calcio‛, Blog ‚ Italiani Strana Gente‛, Il Secolo XIX on
line, 20.07.2009
Donatella Alfonso ‛L´ultima trincea di Garrone Ricorso al Tar per Sestri‛, La Repubblica,
20.11.2009
Ce lo dice, fra gli altri, l’allora Amministratore delegato della Sampdoria, Giuseppe Marotta:
‚premesso che la committente per lo stadio nuovo non è la Sampdoria come società, ma i suoi
azionisti di maggioranza, cioè la famiglia Garrone, e che del progetto si è sempre occupato il
presidente in prima persona‛ - Gessi Adamoli Stefano Zaino, ‚Samp Entusiasta, Genoa
Prudente‛, La Repubblica, 18.11.2009, Sez. Genova
‚Destra e Sinistra‛, Primocanale, 24.09.2009
Renzo Parodi, ‚La tv madre-padrona del calcio‛, Blog ‚ Italiani Strana Gente‛, Il Secolo XIX on
line, 20.07.2009
Garrone: ‚Sono pronto a costruire il nuovo stadio in Piemonte‛, Primocanale.it, 04.07.10
Giovanni Mari, ‚Nuovo stadio e alleanza con Milano‛, il Secolo XIX, 26.09.2008
Renzo Parodi, ‚La tv madre-padrona del calcio‛, Blog ‚Italiani Strana Gente‛, Il Secolo XIX on
line, 20.07.2009
Provincia di Genova, ‚Piano di bacino stralcio per la difesa idrogeologica, geomorfologica, per la
salvaguardia della rete idrografica e per la compatibilità delle attività estrattive‛, approvato con
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Delibera del Consiglio Provinciale n. 62 del 04.12.2001
Giuseppe Filetto, ‚Il Bisagno può annientare Genova‛, La Repubblica — 17 maggio 2008 Pag. 15
Sez. Genova
G. Gnecco, ‚Il Ferraris è a norma per l'Uefa‛, Il Secolo XIX, 19.10.2009
‚Introduzione allo studio di fattibilità di un intervento per la ristrutturazione e nuova
funzionalità dello stadio L. Ferraris ‚, Fondazione Genoa 1893, 12 novembre 2009
http://www.primocanalesport.it/video.php?id=28181
http://www.primocanalesport.it/video.php?id=28183
È ad esempio la prassi seguita per lo Stadio Olimpico di Roma, che ospita i concerti fra maggio e
giugno, per poi procedere alla rizollatura completa del campo di calcio.
Acronimo di Earning Before Interests, Taxes, Devaluations, Amortizations. Si ottiene
sottraendo al valore della produzione le spese generali (per materie prime e servizi, per
godimento beni di terzi, per oneri diversi di gestione) ed i costi del personale. Viene considerato
il parametro che misura il risultato del manager indipendentemente dalla politica di
capitalizzazione della società che è propria dell’azionista.
Per Indebitamento Finanziario Netto si intende in questo caso l’esposizione complessiva verso
banche (e società di leasing), sia a breve termine che a lungo termine.
ASCA, ‚Calcio: Beretta, Dopo Disordini Genova Stadi Nuovi Più Urgenti‛, 14 ottobre 2010
Parte della documentazione contenuta in questa bibliografia
è disponibile sul sito del libro:
www.difendereunsogno.jimdo.com
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