STATUTO DEL MISM- MOVIMENTO INDIPENDENTE

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STATUTO DEL MISM- MOVIMENTO INDIPENDENTE
STATUTO DEL MISM- MOVIMENTO INDIPENDENTE STATO MINIMO
TITOLO I - DENOMINAZIONE - SEDE
Articolo 1
A norma dell'art. 36 e seguenti del codice Civile e 49 della Costituzione è costituito il
MISMMOVIMENTO INDIPENDENTE STATO MINIMO.
Articolo 2
L'associazione ha sede in Milano, Corso di Porta Vittoria 54
TITOLO II - FINALITA' DELL'ASSOCIAZIONE
Articolo 3
Il movimento si ispira a principi di solidarietà, giustizia e nonviolenza ed ai valori dello Stato
liberale.
Intende proporsi come luogo di incontro e di aggregazione nel nome di valori ed interessi comuni,
ponendosi come punto di riferimento per tutti coloro che ritengano l'intervento dello Stato limitato
al bene di ogni singolo individuo che ha pari dignità sociale di fronte ad esso.
Il Movimento non ha fini di lucro, opera per l'esclusivo perseguimento di finalità di libertà e
solidarietà sociale e la sua struttura è democratica.
Si esclude l'esercizio di qualsiasi attività commerciale, che non sia svolta in maniera marginale e
comunque ausiliaria e secondaria rispetto al perseguimento dello scopo sociale.
L'associazione è regolata dal presente statuto ed agisce nei limiti del codice civile, delle leggi statali
e regionali che regolano l'attività dell'associazionismo e del volontariato, nonché dei principi
generali dell'ordinamento.
Articolo 4
Il Movimento nasce spontaneamente sulla base sulla base delle seguenti ispirazioni e
considerazioni:
Nella terza repubblica che si sta delineando nella vita politica italiana si intravede la fine dei partiti
politici e di coloro che ci hanno governato fino ad oggi. Il fenomeno del movimento cinque stelle ne
è la controprova.
Rispetto ad una elefantiaca macchina burocratica ed anche costosa del partito politico governato
dalle tessere, dalle correnti e dai capi bastone, viene ad esaltarsi la figura del movimento light.
Il movimento politico non ha necessità di essere come il partito politico imperituro come i suoi
anziani esponenti. Al contrario esso lancia un messaggio ed un obiettivo da raggiungere, dopo il cui
raggiungimento il movimento cessa di esistere.
Il movimento ha, per forza di cose, un rappresentante ma tale figura appare solo momentanea e
transitoria per lasciare spazio ad altri che lo rappresentino in un secondo momento.
Il movimento politico indipendente stato minimo è in primis indipendente ed autonomo rispetto ai
partiti con cui nulla ha a che spartire. Il governo Monti rappresenta la negazione della democrazia.
Non c'è opposizione.
Tutti i partiti sono schierati con lui e solo Lega ed Idv sono all'opposizione. Un regime ha queste
caratteristiche.
Le ricette che il governo ha propinato ai cittadini italiani in materia economica sono assolutamente
non condivisibili. Tassare e tassare rispetto a ridurre la spesa. La spesa pubblica è sempre
elevatissima e la macchina dello stato è sempre enormemente estesa.
Nessuno ha mai tentato di ridimensionare davvero lo Stato e gli Enti locali. Prima di tassare
bisognerebbe ridurre la spesa. Chi afferma che lo Stato Sociale è imprescindibile, non comprende
che non ce lo possiamo più permettere. Chi afferma che i dipendenti pubblici vanno tutelati non
comprende che la riduzione anche drastica è necessaria ed imminente, ma soprattutto che è la
politica che non vuole ridurre lo Stato perché dallo Stato guadagna e trae la forza del proprio potere.
Perché non vendere tutto il patrimonio immobiliare per ridurre direttamente il debito pubblico senza
passare tra le mani dei politici? Ciò sarebbe possibile con un fondo per la riduzione del debito
pubblico, controllato da un manager indipendente. I valori immobiliari sono attualmente
sottostimati, ma pazienza, lo Stato deve vendere anche se a prezzi di realizzo perché deve abbattere
le tasse. Le modalità per la vendita del patrimonio statale, comunale, regionale, sono molteplici.
L'importante è abbattere il debito immediatamenterisparmiando sugli interessi.
La riduzione dei parlamentari si impone poi come scelta obbligata, come la riduzione della loro
prebende.
Ma la vera rivoluzione potrebbe essere la vendita di tutte le aziende speciali, partecipate pubbliche
ai privati, in modo che la politica venga spossessata definitivamente di ogni possibilità di gestione e
condizionamento di dette aziende che passano interamente ai privati.
Il leviatano mostruoso che chiamiamo Stato è diventato ormai talmente ingombrante e talmente
ingestibile che necessita di una drastica cura dimagrante.
Lo Stato non siamo noi ma coloro che lo hanno occupato illegittimamente. La funzione innegabile
di uno stato è stata usurpata da un motto << tutto è lo Stato e niente è contro lo Stato e niente è oltre
lo Stato>> di matrice fascista.
Le ideologie imperanti fascista, comunista, democristiana hanno tutte un elemento in comune:
enfatizzare e rendere mito lo Stato in quanto ineludibilmente unico. Invece deve essere riposizionata
la funzione e la prepotenza dell'apparato pubblico sull'uomo che si esprime principalmente nella
tassazione ma anche nell'imporre sanzioni penali con privazione della libertà.
A prescindere dal diritto dello Stato di privare il cittadino della libertà, va evidenziato l'abuso dello
strumento tasse che impedisce al privato nella fattispecie italiana di poter essere veramente libero ed
autonomo.
Lasciamo perdere le varie statistiche su quanto incide la tassazione sul reddito. Lo Stato pretende
fino al 90% di quanto si guadagna, lasciando quel misero 20% che non è sufficiente a volte per la
sopravvivenza.
In una tale situazione di iniquità e di ingiustizia di fondo se da una parte si costruisce gli alibi per gli
evasori dall'altra nessuno può dirsi onesto perché non riesce a pagare le tasse. Lo Stato assume i
connotati dello sceriffo di Sherwood e di Giovanni Senzaterra insieme.
Per sopravvivere impone tasse esose a tutti tranne che agli evasori.
Tramite lo strumento Equitalia, voluto da una politica miope ed ottusa, lo Stato impone aggi al 9%
aggio, al 30 % sanzioni, interessi fino al 18%, sfiorando ed a volte oltrepassando la soglia
fisiologica dell'usura. Pertanto, chiede interessi spropositati e sanzioni eccessive a chi ha dichiarato
la verità salvando coloro che non riesce a stanare ovvero gli evasori.
È inaccettabile continuare in una politica di vessazione fiscale di questa gravità: vanno ridotti i
dipendenti pubblici, ma anche quelli di Equitalia, che è al servizio dello Stato. Vanno ridotti i poteri
di quest'ultima di chiedere fermi, ipoteche..tct anche per cifre veramente ridicole e con essa di tutte
le agenzie di riscossione dei tributi a servizio dei comuni.
Il rispetto della proprietà privata non viene garantito in Italia.
Lo Stato deve lasciare posto al privato in quella che gli anglosassoni definiscono big society: la
funzione pubblica affidata ai privati in sostituzione dello stato. Come possono le aziende sostituirsi
allo stato così esoso?
Come possono rendersi economicamente indipendenti ed autonome se non abbiamo una cultura
dell'azienda, se la legge fallimentare impone il fallimento per debiti di 30.000 euro? Se i lavoratori
chiedono il fallimento delle aziende per potersi far pagare dall'Inps, se gli imprenditori sono vessati
non solo dalle tasse ma anche dalla burocrazia dagli adempimenti e non hanno tutela vere.
Chi rischia anche il proprio patrimonio come fa l'imprenditore merita rispetto e fiducia.
La cultura aziendale in Italia è pari a zero.
L'imprenditore è considerato un ladro dallo stato e dai suoi servitori. Gli accertamenti fiscali sono
innumerevoli. Le aziende possono fallire anche su iniziativadei giudici e del pubblico ministero
senza particolari problemi economici.
Chi ha un'azienda si sente continuamente minacciato ed in pericolo.
Lo Stato non paga i propri debiti, li paga a distanza di anni ma pretende che li paghino subito.
Non esiste in Italia uno spirito positivamente nazionalistico che cerchi di salvaguardare le aziende
piccole, medie e grandi italiane (vedi le aziende Parmalat vendute ai francesi) così come non esiste
una cultura del prodotto italiano. Gli italiani non conoscono neanche le proprie aziende che son
sempre meno, non prediligono allo stesso prezzo il prodotto nazionale .
Non comprendono che difendere il prodotto nazionale significa difendere il lavoro e l'economia
italiana. L'ipocrisia di chi non ammette questo fatto sociologico ovvero l'esterofilia eccessiva degli
italiani vale da sempre. È argomento tabù e questo non è comprensibile.
Si guardi sempre al caso Parmalat, una delle poche aziende italiane rimpinguata con le revocatorie
fatte alle banche e poi venduta alle aziende estere.
Il c.d. Sistema paese non funziona in Italia. Per non parlare delle banche che in Italia hanno costi
proibitivi per chi deve chiedere in prestito denari in prevalenza imprenditori o aspiranti tali,
professionisti etc. tutto sembra complottare contro il sistema azienda.
L'unica vera salvezza viene in tal modo sminuita e affossata.
Qual'è quindi l'obiettivo unico e condizione essenziale della nascita ed obiettivo finale del
movimento indipendente stato minimo? Ovviamente il ridimensionamento dello Stato e di tutti gli
enti locali . Quando lo Stato percepirà dai cittadini e dalle aziende il 20 massimo 30% dei loro
redditi lasciando loro 70-80 % di quanto legittimamente guadagnato allora l'obiettivo sarà
raggiunto.
Non possiamo certo mantenere una sanità pubblica, una giustizia pubblica, ma non vogliamo
neppure una giustizia privata: solo l'affidamento dei servizi della giustizia ai privati, tranne il
giudice e la pubblica accusa: cancelleria, ufficiali giudiziari, protesti, carceri, piantonamenti,
sicurezza...tale privatizzazione della giustizia significa risparmiare , ma anche licenziare. Il
personale licenziato potrà trovare allocazione nelle aziende private.
Anche le funzioni degli enti locali dall'economato all'ufficio tecnico, dall'anagrafe a tutti gli altri
servizi svolti dagli enti pubblici potranno essere privatizzati con risparmio dei contribuenti, ma
sopratutto la sanità.
Va privatizzata. I cittadini vanno dotati di una assicurazione obbligatoria calmierata. Coloro che
non possono permettersi l'assicurazione avranno l'aiuto dello Stato. Il debito pubblico delle regioni
in materia sanitaria è un'altra voragine che si affianca a quella degli enti locali. La vendita del
patrimonio immobiliare delle regioni e di tutte le società partecipate è un fatto ineludibilmente da
accelerare.
Portiamoci al sistema pensionistico: una voragine tra le voragini: INPS INPDAP e tutti gli altri enti
previdenziali pubblici sono al collasso e vanno aboliti. Il loro compito deve essere svolto dalle
assicurazioni in regime calmierato dallo Stato per cui ogni cittadino versa contributi minimi e può
incrementare con versamenti integrativi e volontari. Lo stesso lavoro dipendente può essere messo
in discussione.
Come può una persona considerarsi dipendente con tutti i privilegi ma anche il condizionamento
che ciò comporta?
Occorre sostituire il lavoro dipendente con la partita IVA mantenendo i sindacati per modo di dire,
riducendo le tasse sul lavoro. Si dovrebbe incentivare le aziende ad assumere in modo sperequato ed
ingiusto.
Quanto alla cultura in Italia, poi, non esiste un sistema museale degno di questo nome.
Lo strumento della concessione dovrebbe essere incentivato per un numero di anni sufficiente a
remunerare il capitale., evitando la vendita e sfruttando il vantaggio economico che essa ci può
dare. Infine il sistema istruzione: le scuole pubbliche vanno privatizzate tutte.
Il numero di insegnati è pari a 10 volte quello di altri paesi ed un numero di alunni pari ad un terzo.
Per non parlare del sistema universitario, in mano ad università pubbliche che ben lungi da una
cultura di impresa che rende le università vere e proprie corporations in Italia premia i soliti a
discapito dei meritevoli, non incentiva non svolge ricerca non crea valore con i brevetti, non muove
sufficientemente gli studenti verso il mondo professionale e non li incentiva strappandoli
dall'abbandono degli studi universitari.
Non c'è cultura di impresa neppure all'università. In questo triste panorama italiano
possiamo avere la speranza di prendere coscienza del nostro destino e di invertire l'inarrestabile
discesa.
I monopoli poi: l'autostrada non può essere gestita da una sola società. Occorre concorrenza anche
nelle autostrade così come lo è diventata nella ferrovie.
Il sud: premesso che un movimento come Stato Minimo non deve per forza affrontare tutto, occorre
riconoscere che il Sud anziché un problema può divenire una risorsa: occorre assicurare reali
agevolazioni fiscali per le aziende che investono al sud.
Tanto per citare il filosofo Ernst Cassirer il mito dello Stato non deve oscurare l'imprescindibile
valore dell'uomo.
L'Europa: se l'Europa unita è un valore ed ha portato all'effettiva pace in territori per anni invasi da
guerre reali, l'Europa degli ultimi anni ha visto di fatto una pace data dall'egemonia di pochi paesi,
quali Francia e Germania, a scapito dell'Italia, indebolendo di fatto l'intera struttura politica italiana.
Il Governo Monti e la sua politica, dettata dalle dette nazioni, ne è in fondo la controprova. Stato
minimo, allora, non può che ritenere questa Europa non democratica e non ugualitaria contraria al
bene dell'Italia, di fatto esclusa dalla vera concorrenza e da ogni seria decisione.
E ciò anche a prescindere dai danni portati dall'Euro immesso non gradualmente e senza alcuna
politica economica che ci proteggesse dai devastanti effetti. La credibilità
in sé di questa Europa è peraltro del tutto compromessa senza un Minisero degli Esteri ed un
Ministero della Difesa europei. Inoltre, non può esserci concorrenza se in questa Europa Unita
l'accesso al credito in Germania costa 1/10 di quanto costi in Italia.
In questa Italia il cittadino è diventato suddito e deve riappropriarsi del suo ruolo di cittadino,
poiché contro Giovanni Senzaterra e lo Sceriffo di Sherwood serve un novello Robin Hood che non
si limiti a rubare ai ricchi per dare ai poveri , ma che invece rivoluzioni il modo di vivere, pensare
ed agire in un paese che ricorda i sistemi del socialismo reale per quanto riguarda lo spazio
occupato nella società e nell'economia e nella vita di tutti i giorni.
Articolo 5
Il Movimento potrà compiere tutti gli atti e concludere tutte le operazioni necessarie e utili alla
realizzazioni degli scopi sociali, collaborando anche con altre Associazioni od Enti, nazionali o
esteri, che svolgano attività analoghe o accessorie all'attività sociale. (nota 2 onlus)
TITOLO III - SOCI
Articolo 6
Il Movimento ha il seguente simbolo:
L'associazione è aperta a chiunque ne condivide gli scopi.
Chiunque può manifestare l'intenzione all'adesione mediante il pagamento della quota sociale con
versamento nelle modalità che verranno stabilite sul conto corrente che sarà aperto a nome
dell'associazione.
Il Consiglio Direttivo stabilisce annualmente le quote di adesione per l'anno sociale seguente,
differenziate tra soci ordinari ed altre categorie di soci che il Consiglio Direttivo stesso può
individuare per particolari scopi promozionali.
Per l'anno di costituzione e fino a diversa decisione la quota associativa minima è pari a
5 (cinque) euro.
Il socio sostenitore potrà versare 50 (cinquanta) euro , quello onorario 500 (cinquecento)
Il Consiglio Direttivo inoltre ha facoltà di nominare ogni anno fino a [....] soci onorari, per
particolari meriti connessi alle finalità dell'associazione.
Articolo 7
Tutti i soci, di ogni categoria, possiedono gli stessi diritti. Possono partecipare a tutte le iniziative
promosse dall'associazione ed intervenire alle assemblee ordinarie e straordinarie.
Hanno diritto di voto, che possono esercitare direttamente o per delega scritta, per l'approvazione e
le modificazioni dello statuto, dei regolamenti e delle delibere assembleari e per la nomina degli
organi direttivi dell'associazione.
Ogni socio ha diritto ad un solo voto, indipendentemente dalla quota associativa versata.
I soci hanno diritto alle informazioni ed al controllo stabilite dalle leggi e dallo statuto.
I soci hanno l'obbligo di rispettare le norme del presente statuto e dei regolamenti sociali e di pagare
annualmente la quota sociale di adesione.
I soci che desiderano svolgere attività di volontariato devono eseguire gli incarichi ricevuti e i lavori
preventivamente concordati adeguandosi ai regolamenti interni dell'associazione.
Le prestazioni fornite dai soci sono normalmente a titolo gratuito, salvo che non risulti loro affidato
un incarico professionale o altro incarico retribuito per delibera del Consiglio Direttivo. [oppure
Tutte le prestazioni fornite dai soci sono a titolo gratuito.]
Articolo 8
Si esclude la temporaneità della partecipazione alla vita associativa.
Le quote o i contributi associativi sono intrasmissibili, ad eccezione dei trasferimenti a causa di
morte, e non sono rivalutabili.
La qualità di associato cessa esclusivamente per:
a) recesso o morte del socio;
b) mancato pagamento della quota sociale annua entro il 31 marzo, nel qual caso la volontà di
recedere si considera tacitamente manifestata;
c) esclusione per gravi motivi da disporre a cura del Consiglio Direttivo.
Il recesso, comunque manifestato, ha effetto immediato.
I soci receduti o esclusi non hanno diritto al rimborso del contributo sociale annuo versato.
I soci esclusi possono opporsi al provvedimento del Consiglio Direttivo di fronte alla successiva
Assemblea dei Soci.
TITOLO IV - ORGANI DELL'ASSOCIAZIONE
Articolo 9
Sono organi dell'associazione:
a) l'Assemblea dei soci;
b) il Consiglio Direttivo;
c) il Presidente. (nota 1 varie)
Articolo 10
L'assemblea dei soci è composta da tutti gli iscritti ed è l'organo sovrano dell'associazione.
L'assemblea è convocata almeno una volta all'anno entro il mese di aprile per verificare le attività
svolte, approvare il bilancio consuntivo ed il bilancio preventivo, eleggere i membri scaduti del
Consiglio Direttivo e dare le linee programmatiche all'associazione.
Il Presidente, il vice-Presidente, il Segretario e il Tesoriere, che devono essere membri del
Consiglio Direttivo, sono eletti dall'Assemblea, salvo che quest'ultima ne deleghi, interamente o in
parte, l'elezione al Consiglio Direttivo stesso.
L'assemblea è convocata in via ordinaria dal Presidente; in via straordinaria può essere richiesta
dalla maggioranza del Consiglio Direttivo o dal 10% dei soci.
L'assemblea deve essere convocata mediante affissione di avviso presso la sede sociale, almeno 15
giorni prima, ed inoltre con comunicazione tramite inserto sulla rivista dell'associazione oppure
tramite lettera circolare con affrancatura ordinaria, inviate almeno 15 giorni prima.
L'assemblea è validamente costituita in prima convocazione con la presenza di almeno la metà più
uno degli associati, in seconda convocazione qualunque sia il numero dei presenti.
Ogni socio ha diritto ad un solo voto ed è ammessa al massimo una sola delega per socio.
L'assemblea prima di iniziare deve nominare un proprio presidente, diverso da quello
dell'associazione (nota 2 varie).
Esso ha il compito di: leggere l'ordine del giorno in apertura di Assemblea; accogliere
interrogazioni, interpellanze, mozioni ed emendamenti; mantenere l'ordine nel corso delle sedute e
curare che ogni singolo Socio possa esprimere le proprie opinioni indisturbato; curare che venga
rispettato l'ordine del giorno; controllare i risultati delle votazioni conteggiate dal Segretario; dare
lettura dei risultati delle mozioni approvate e del testo definitivo di tutte le deliberazioni adottate
dall'Assemblea.
Segretario dell'Assemblea di norma è il Segretario dell'associazione, in caso di sua vacanza,
l'Assemblea, su indicazione del Presidente della stessa, procede a conferire l’incarico ad un socio.
Le riunioni dell'assemblea vengono riassunte in un verbale redatto dal Segretario, sottoscritto dal
Presidente e raccolte in un libro verbali dell'Assemblea. A tale verbale si allegano le deliberazioni, i
bilanci ed i rendiconti approvati dall'assemblea.
Esso resta sempre depositato presso la sede ed ogni socio può consultarlo. Inoltre un estratto del
verbale, delle deliberazioni, del bilancio e dei rendiconti deve essere comunicato ai soci tramite
inserto sulla rivista dell'associazione oppure tramite lettera circolare con affrancatura ordinaria.
Articolo 11
Il Consiglio Direttivo è costituito da un minimo di [...] ad un massimo di [...] membri dispari, scelti
tra i soci dall'assemblea generale, che restano in carica un anno e, in caso di recesso anticipato,
saranno sostituiti dai soci che, nell'ultima assemblea abbiano conseguito un numero di voti
immediatamente inferiore a quello dei soci eletti.
Il Consiglio, ove delegato dall'assemblea, nella riunione immediatamente successiva designa nel
suo ambito il Presidente, il Vice-presidente, il Segretario, il Tesoriere ed affida, anche di propria
iniziativa, ulteriori incarichi ritenuti necessari.
Il Presidente convoca il Consiglio almeno una volta ogni due mesi, tramite affissione in Sede della
convocazione e dell'ordine del giorno almeno 15 giorni prima.
I Consiglieri che ne facciano richiesta scritta al Presidente, hanno diritto di ricevere la
convocazione, a propria scelta, tramite avviso postale o telefonico.
Il Consiglio può deliberare solo se è presente più della metà dei suoi componenti e delibera a
maggioranza dei presenti; in caso di parità vale il voto del Presidente.
Il Consiglio Direttivo, nei limiti di quanto stabilito dall'Assemblea, è investito dei più ampi poteri
per decidere sulle iniziative da assumere e sui criteri da seguire per il conseguimento degli scopi
sociali, per l'attuazione delle delibere programmatiche assembleari e per la direzione ed
amministrazione dell'associazione.
E' in sua facoltà redigere regolamenti per la disciplina dell'attività dell'associazione i quali dovranno
essere sottoposti all'assemblea per l'approvazione.
Articolo 12
Il Presidente ha la rappresentanza legale dell'associazione, convoca e presiede il Consiglio Direttivo
e convoca l'Assemblea dei soci. In caso di sua assenza è sostituito dal Vice-Presidente. Può delegare
per mansioni tecniche e particolari funzioni di rappresentanza altri membri del Consiglio Direttivo
oppure altri soci.
In caso di urgenza il Presidente può compiere ogni atto necessario per la tutela degli interessi
dell'associazione, con successiva ratifica da parte del Consiglio Direttivo.
Articolo 13
Il Segretario redige i verbali dell'assemblea dei soci, delle riunioni del Consiglio Direttivo e gli altri
libri associativi; cura l'esposizione nella sede sociale della convocazione delle assemblee dei soci,
delle riunioni del Consiglio Direttivo con relativo ordine del giorno, e dei regolamenti sociali;
svolge tutte le altre mansioni di segreteria che gli sono affidate dal Consiglio Direttivo.
Il Tesoriere tiene la contabilità, i libri contabili e la cassa, redige i bilanci, cura pagamenti ed
incassi, secondo le indicazioni impartite dal Consiglio Direttivo.
Articolo 14
Le cariche degli organi dell'associazione sono elettive e gratuite.
TITOLO V - IL PATRIMONIO ED ESERCIZIO FINANZIARIO
Articolo 15
L'associazione trae le risorse economiche per il funzionamento e lo svolgimento della propria
attività da:
- quote associative e contributi degli aderenti;
- sovvenzioni e contributi di privati, singoli o istituzioni, nazionali o esteri;
- sovvenzioni e contributi dell'Unione Europea, dello Stato, di istituzioni o di enti pubblici,
nazionali o esteri;
- rimborsi derivanti da convenzioni;
- entrate derivanti da attività commerciali e produttive marginali od occasionali;
- donazioni, lasciti e rendite di beni mobili o immobili pervenuti all'associazione a qualunque titolo.
Articolo 16
L'esercizio finanziario si chiude al 31.12 di ogni anno. Il Consiglio Direttivo entro sessanta giorni
dalla chiusura dell'esercizio dovrà redigere il bilancio consuntivo e quello preventivo da sottoporre
all'approvazione dell'assemblea ordinaria annuale.
Il bilancio consuntivo deve restare depositato in copia presso la sede dell'associazione durante i
quindici giorni che precedono l'assemblea e finchè sia approvato.
I soci possono prenderne visione.
Il bilancio è composto da un rendiconto economico e da un rendiconto finanziario; il rendiconto
economico evidenzia analiticamente le uscite e le entrate secondo criteri di cassa, il rendiconto
finanziario evidenzia la situazione patrimoniale dell'associazione elencando distintamente la
liquidità, i debiti, i crediti, il valore stimato del magazzino e degli altri beni mobili ed immobili di
proprietà dell'associazione.
Dal bilancio consuntivo devono risultare i beni, i contributi o i lasciti ricevuti.
E' vietato distribuire anche in modo indiretto, utili o avanzi di gestione nonché fondi, riserve o
capitale durante la vita dell'associazione, salvo che la destinazione o la distribuzione non siano
imposte dalla legge.
Eventuali avanzi di gestione saranno interamente destinati al perseguimento degli scopi sociali.
(nota 3 onlus)
TITOLO VI - REVISIONE DELLO STATUTO E SCIOGLIMENTO
Articolo 17
Eventuali modifiche del presente statuto dovranno essere deliberate dall'assemblea con una
maggioranza di due terzi dei presenti.
L'assemblea è validamente costituita in prima convocazione con la presenza di almeno la metà più
uno degli associati, in seconda convocazione qualunque sia il numero dei presenti.
Articolo 18
Lo scioglimento dell'associazione è deliberato dall'assemblea generale con il voto favorevole di
almeno tre quarti degli associati.
In caso di scioglimento dell'associazione, per qualunque causa, il suo patrimonio verrà
obbligatoriamente devoluto ad altra associazione con finalità analoghe o ai fini di pubblica utilità,
sentito l'organismo di controllo di cui all'articolo 3, comma 190, della legge 23 dicembre 1996, n.
662, salvo diversa destinazione imposta dalla legge. (nota 4 onlus)
TITOLO VII - DISPOSIZIONI FINALI
Articolo 19
Per tutto quanto non contemplato nel presente Statuto, trovano applicazione le norme stabilite dal
Codice
Civile e dalla normativa vigente.