Cultura della ricerca e pedagogia L.MORTARI

Transcript

Cultura della ricerca e pedagogia L.MORTARI
Luigina Mortari
Cultura della ricerca
e pedagogia
Carocci Editore, Roma 2007
Pagg. 77- 238
1
Il paradigma positivistico è inadeguato
per indagare l’ambito educativo.
Gran parte dell’essenza del fenomeno
educativo, nel suo essere unico e
irripetibile, sfugge a dispositivi epistemici
di tipo positivistico cioè ad ogni tentativo
che cerchi di comprenderlo a partire da
una procedura messa a punto rispetto ad
un altro fenomeno.
Gli orientamenti epistemici riconducibili al
paradigma ecologico si prestano meglio
ad indagare il mondo dell’educazione
2
LE FILOSOFIE DELLA RICERCA
Diversi sono gli orientamenti epistemici
riconducibili al paradigma ecologico:
1.
L’indirizzo FENOMENOLOGICO
L’indirizzo CRITICO
L’indirizzo PARTECIPATIVO
2.
3.
Questi indirizzi esprimono differenti
filosofie che, però, non si escludono a
vicenda.
3
L’indirizzo FENOMENOLOGICO
4
Approccio
trascendentale
Approccio
Ermeneutico
Non si preoccupa della
genesi dei fenomeni, ma di
vedere e descrivere ciò che
sta dinnanzi agli occhi
(descrizione eidetica).
In questo approccio è
indispensabile applicare il
principio di epoché.
Sposta la sua attenzione
dalla descrizione del
fenomeno alla
comprensione del
significato che l’esperienza
assume per i soggetti della
ricerca.
In questa prospettiva le
questioni fenomenologiche
sono questioni di
significato.
Indirizzo eidetico
Indirizzo ermeneutico
5
Indirizzo fenomenologico
ermeneutico
Mira alla elaborazione di resoconti
scientifici definiti “descrizioni
interpretative”
interpretative
E’ soprattutto in questo indirizzo
che si sono sviluppate
teorizzazioni della ricerca
fenomenologica applicata all’educativo.
6
Punto di partenza è l’esperienza vissuta per
investigare reti e significati che si sono depositati
e che si stanno strutturando.
La metodologia fenomenologica esclude le
generalizzazioni in cui l’essenza singolare si
dileguerebbe.
E’ discovered oriented cioè il metodo si
costruisce lungo il cammino della ricerca e viene
continuamente rimodulato.
Richiede un continuo impegno autoriflessivo da
parte del ricercatore.
7
ESSENZA DELL’ORIENTAMENTO FENOMENOLOGICO
Essere fedeli al fenomeno, imperativo
epistemico: “andare alle cose stesse”.
Le cose per Husserl non sono oggetti
fattuali, ma elementi della coscienza,
oggetto di intuizione.
L’essenza delle cose si disvela alla
coscienza nel suo apparire:
essere e apparire coincidono.
8
Il ricercatore deve studiare le cose nel modo
del loro apparire, sapendo però che
possono manifestarsi in maniere diverse a
seconda dei modi di accedere ad esse.
Per essere fedeli al fenomeno è necessario
fare riferimento al principio di evidenza:
Il ricercatore deve fare ricerca soltanto nelle
direzioni in cui le cose lo invitano a farla. La
fenomenologia riconosce però che nell’apparire
l’essere non si rende completamente trasparente
al nostro sguardo, ma ogni cosa ha un suo
specifico modo di trascendere l’apparenza.
9
Nell’apparire occorre perciò vedere
l’accadere contemporaneo del disvelarsi e del
celarsi dell’essere. Bisogna dunque fare
riferimento al
principio di trascendenza:
Il ricercatore deve prestare attenzione anche
al lato nascosto, risalire cioè a ciò che non
appare immediatamente.
Questa dislocazione binoculare rende la
ricerca fenomenologica uno sguardo complesso.
Importanza del monitoraggio continuo del
procedere della ricerca.
10
Esperienza anticipata
Risulta difficile applicare il principio di fedeltà al
fenomeno perché l’esperienza del mondo, sia
esterno sia interno è sempre filtrata da reti di
categorie e costrutti linguistici che rendono
impraticabile l’accesso diretto alle cose.
Husserl suggerisce la mossa epistemica
dell’epoché: sospendere la validità delle
conoscenze già definite e metter tra parentesi
ogni assunzione delle scienze obiettive, ogni
presa di posizione critica intorno alla verità, ogni
idea di conoscenza obiettiva.
11
Husserl distingue due tipi di epoché:
epoché radicale che impone il tenere
incessantemente fuori uso le proprie
cristallizzazioni mentali che tacitamente
strutturano i tessuti cognitivi (è anche la messa
tra parentesi delle visioni della vita che orientano
l’agire quotidiano).
Epoché professionale che consiste nel mettere
tra parentesi tutti gli strumenti epistemici del
ricercatore (teorie, procedure).
12
GLI ATTI COGNITIVI FENOMENOLOGICI
Attenzione aperta
Disposizione a cogliere fedelmente il modo
in cui il fenomeno si dà a conoscere. E’ una
forma di ascolto e richiede alla mente una
postura passiva (mettere tra parentesi il
proprio sé per attivare la svolta decisa verso
l’oggetto).
L’attenzione allocentrica è radicalmente
differente da quella autocentrica propria del
metodo Positivistico.
13
Per sviluppare l’attenzione allocentrica
occorre:
1.
Percepire l’oggetto come avente valore
intrinseco.
2.
Sviluppare una disposizione rilassata
della mente.
14
Percepire l’oggetto come avente valore intrinseco.
intrinseco
L’essere dell’altro e il suo modo di apparire
e di entrare in relazione col ricercatore
deve essere percepito come cosa degna
della massima attenzione: è bandita ogni
visione strumentale.
Bisogna saper ascoltare l’altro non come
uno fra tanti, ma nella sua singolarità
originale.
15
Sviluppare una disposizione rilassata della mente.
mente
Cioè saper sospendere ogni interesse e ogni
attaccamento ad altro.
Non ci si può rivolgere con piena attenzione
verso un oggetto se si è impegnati in
qualche battaglia contro qualche nostro
impulso.
In questo senso l’attenzione
fenomenologica è radicalmente diversa
dalla mera curiosità che ci tiene lontani
dall’essenza delle cose.
16
L’attenzione aperta e raccolta sull’oggetto è
quindi l’atto cognitivo che caratterizza la
filosofia fenomenologica della ricerca.
“Solo gli atti cognitivi caratterizzati da una forma di
rilassatezza (cioè di non attaccamento al proprio
io) possono guidare alla comprensione dell’altro.”
Bisogna pertanto saper sviluppare due posture
mentali:
Non cercare
Fare vuoto
17
Non cercare
La datità originaria non è qualcosa da
afferrare attraverso un progetto: avere un
progetto significa imporre il proprio sé
sull’altro, che in tal modo si trova impedito
a rivelare se stesso nel suo modo originale.
Bisogna essere capaci di andare oltre quelle
procedure di accesso all’altro che, in quanto
predefinite cancellano la sua alterità.
18
Nell’approccio manageriale e tecnicistico di
concepire il fare ricerca, il ricercatore ha la
responsabilità di esercitare controllo sulla
cosa; in quello fenomenologico la
responsabilità è quella di disattivare la
propria tendenza ad esercitare forme
di controllo. La responsabilità del
fenomenologo è quella di lasciar essere
l’altro nel suo modo proprio di venire alla
presenza.
19
Fare vuoto
E’ necessario ripetere continuamente il
processo di svuotamento della mente da ciò
che è troppo familiare perché ogni esperienza
cognitiva, anche se autenticamente
fenomenologica, produce conoscenza sulla
quale poi noi tendiamo a fare affidamento
secondo una modalità irriflessiva.
Cioè vivere sul piano cognitivo l’esperienza
dell’esilio e quindi mettere fuori gioco le sue
preconcezioni per mantenersi “nel punto
privo di qualsiasi appoggio”.
20
epistemologia
fenomenologica
epistemologia
positivista
Controllo del fenomeno.
Utilizzo di un metodo di
ricerca precostituito.
Ricerca positivistica
Il conoscere è un atto
mentale che “usa” l’oggetto
poiché lo governamentalizza
dentro un progetto di ricerca
Predefinito.
Si accoglie il fenomeno
nel suo modo unico di
venire alla presenza.
Si sospende il ricorso a
categorie predefinite.
Ricerca
fenomenologica
Il conoscere è un “seguire”
le tracce che l’apparire
dell’altro suggerisce per
riconoscere l’altro nella sua
unicità.
21
Il dire fenomenologico
La ricerca fenomenologica chiede
che il rapporto con la parola subisca
una trasformazione: occorre cercare
una parola capace di dire
l’essenza dell’esperienza, cercare
un linguaggio al quale le cose
nominate diano il loro consenso. E’
necessaria una parola che sia “unita
con l’essere” (Zambrano)
22
Due regole:
1.
Usare poche ma essenziali parole, ossia
quelle irrinunciabili, perché troppe parole
possono oscurare il rivelarsi dell’altro.
2.
Liberare le parole dall’ovvio attraverso la
ricerca di parole vuote cioè svuotate di
significati congelati: solo così si rende il
linguaggio capace di dare voce all’altro.
L’epoché va praticata anche dentro il
linguaggio.
23
Un pensare capace di sentire
Le emozioni diventano parte integrante
dell’atto conoscitivo in quanto non sono
aspetti incidentali dell’esperienza umana, e
neppure elementi irrazionali. Sono
componenti intelligenti della cognizione in
quanto rendono possibile una più
complessa comprensione del fenomeno.
La sintonia tra pensare e sentire si
realizza nell’empatia, cioè
attraverso la capacità di sentire
l’altro dentro di sé.
24
A caratterizzare il ricercatore
fenomenologico è l’assunzione di
responsabilità riflessiva, che consiste
nel pensare i propri pensieri, cioè nel
monitorare i processi cognitivi per portare
all’evidenza della coscienza i presupposti
inespressi che guidano il nostro pensiero
e renderli il più possibile espliciti.
25
Cosa è la riflessione
fenomenologica?
Partendo dal presupposto che i vissuti
della mente sono fenomeni che, in quanto
evidenti alla coscienza, possono essere
oggetto d’indagine, la riflessione si
prefigura come lo sguardo che prende
in esame le esperienze della mente.
Il problema epistemico che si profila
consiste nell’individuare quel metodo che
dei vissuti della mente consenta di
acquisire quella “visione originalmente
offerente” capace di afferrare l’essenza di
tali vissuti.
26
Vissuto della mente
COGITATIO
COGITATUM
Un vissuto della mente è una cogitatio cioè un atto cognitivo, che ha come
Riferimento intenzionale un cogitatum di cui la mente ha esperienza.
Qualsiasi cogitatum, un fenomeno fisico, un evento relazionale, un oggetto
di cui siamo spettatori non potrà mai trasformarsi in cogitatio.
Ogni vissuto esperienziale della mente invece, in quanto cogitatio, può
diventare cogitatum di quella cogitatio coè un atto riflessivo.
27
Secondo Husserl il metodo
fenomenologico “si muove
completamente in atti di riflessione”
28
Come si saggia il valore scientifico
di un’indagine fenomenologica?
Attraverso l’esercizio dell’autoriflessione che
consiste nel rendere esplicito:
1.
Quali cautele epistemiche sono state adottate per
evitare l’assimilazione dell’oggetto in una cornice
precodificata di categorie.
2.
In che modo è stata coltivata un’attenzione non
orientata.
3.
Quali sono stati i criteri adottati per cercare di
pervenire ad una descrizione quanto più possibile
fedele dell’oggetto.
4.
Come si è pervenuti ad una precisa descrizione del
fenomeno.
Quali scelte linguistiche sono state decise.
5.
29
L’indirizzo CRITICO
30
Il ricercatore deve essere capace di
costruire discorsi capaci di problematizzare
l’esistente e sviluppare una
consapevolezza critica rispetto alle
contraddizioni sociali e culturali che
informano la vita.
31
Il ricercatore deve assumere uno
sguardo critico nei confronti dei
fenomeni oggetto di studio,
evitando di riconoscere
automaticamente credibilità alle
interpretazioni correnti (anche nei
confronti dei paradigmi di ricerca
accreditati).
32
Il criterio di validità non si riferisce al
livello di correttezza metodologica, ma
alla capacità della ricerca di innestare nel
contesto quei processi che intensificano
la capacità critica e autoriflessiva degli
individui.
33
cornice teoretica
Compito fondamentale di questo tipo di
ricerca è l’impegno a smascherare le
forme di oppressione e di potere
presenti nei contesti educativi, e
dunque le relazioni di potere che
condizionano la pratica educativa.
Non si accetta il concetto per cui le
istituzioni formative sono di fatto palestre
di democrazia e in quanto tali provocano
mobilità sociale. Al contrario si pensa che
i contesti formativi istituzionali
riproducano, come ogni istituzione
sociale, le ideologie e le forme di
potere dominanti nel più ampio tessuto
34
culturale.
Il valore della ricerca critica va misurato
anche sulla base dell’impegno
trasformativo.
Una buona ricerca non è solo quella che
disvela le varie forme di ingiustizia, ma
individua e promuove le strategie
emancipative che possono contribuire al
miglioramento.
35
Principi epistemici
Premessa: tutto il pensiero è mediato da
relazioni di potere
Smascherare
le varie forme di potere culturale.
La ricerca implica che si indaghi sulle
relazioni che sussistono fra le scelte
epistemologiche e la cultura nella quale
esse sono generate.
Il ricercatore deve “decolonizzare la
mente” cioè bonificarla rispetto alle varie
forme potere che condizionano le attività
cognitive.
36
Premessa: non ci sono fatti neutrali, ma sempre connessi a
campi di valore
Non esiste possibilità di una ricerca
oggettiva e neutrale:
neutrale ogni teoria è sempre
costruita, legata ad un contesto, inevitabilmente
localizzata in una prospettiva condizionata dal
genere, dall’etnia, dalla classe economica cui
appartiene il ricercatore.
Il ricercatore deve problematizzare ogni pretesa
di verità dei paradigmi di ricerca, ridefinendo
continuamente il senso del fare ricerca e i criteri
in base ai quali una ricerca viene considerata
valida o di valore
37
Premessa: un’analisi efficace è quella che
disvela le varie forme di oppressione e le
connessioni che intercorrono fra di esse e
agisce per trovare alternative.
alternative
Finalizzare la ricerca ad un obiettivo
trasformativo,
trasformativo la ricerca deve essere
orientata alla prassi.
Il lavoro del ricercatore non deve produrre
semplicemente un incremento di conoscenza
(ricerca nomotetica), ma deve produrre un
cambiamento migliorativo nell’ordine esistente
(ricerca trasformativa).
38
Premessa: Il linguaggio svolge un ruolo
centrale nella costruzione della soggettività
ed è quindi attraverso il linguaggio che le
forme di potere plasmano la soggettività
Porre la questione del linguaggio: non
solo smascherare e decostruire certe
distorsioni discorsive, ma lavorare e
costruire altre forme di comunicazione.
comunicazione
Teoria di Habermas sulla “razionalità
comunicativa”
39
Culturally Sensitive Research
Framework
La specialità epistemica:
assumere la cultura della comunità in
cui ha luogo la ricerca come perno.
La costruzione del disegno di ricerca, la definizione delle
tecniche per raccogliere i dati e i modi di interpretarli
avvengono non solo sulla base della cultura del ricercatore,
ma soprattutto su quella dei partecipanti che attraverso la
co-partecipazione co-costruiscono il processo di ricerca.
40
Essere sensibili alla cultura dei partecipanti implica
l’introduzione di una prospettiva di ricerca non
prevista dai paradigmi dominanti: la dimensione
spirituale (quell’insieme di idee circa l’esistenza
umana) di una cultura.
Difficilmente la ricerca tradizionale include questo
tema perché considerato non razionale e, quindi,
non investigabile. Dal punto di vista critico si
tratta invece di ripensare a cosa si intende per
conoscenza valida.
41
Il contributo dell’epistemologia
femminista alla teoria critica della
ricerca
Il concetto di oggettività assunto dalla
ricerca classica come principio neutro ed
universalmente valido è un mito.
Poiché il mito, quando non è sottoposto
all’esame della ragione, esercita
tacitamente un potere performativo,
diventa necessario andare alle radici
culturali di tale mito per porre le
condizioni per resistere alla sua influenza.
42
L’indirizzo PARTECIPATIVO
43
Categoria epistemologica di
base
collaborazione tra ricercatori e
pratici.
La ricerca non si fa “sulle” persone, ma
“con” le persone.
44
Tutti i soggetti agiscono direttamente nella
costruzione ideativa e nella gestione
organizzativa del processo di ricerca.
Il principio epistemico non é separare
(ricerca positivistica), ma creare
connessioni.
La ricerca partecipativa contribuisce in
maniera significativa a sviluppare una
coscienza partecipativa che è presupposto
fondamentale della vita democratica. In
questo senso ha implicazioni politiche.
45
L’importanza del dialogo
cogenerativo tra insiders e outsiders
Solo implementando il dialogo
cogenerativo tra pratici e ricercatori si
possono porre le premesse per
l’elaborazione di una “teoria pratica della
situazione locale”.
Per incoraggiare un’autentica pratica
dialogica è necessario il riconoscimento
della reciproca disparità .
Questo riconoscimento si concretizza
quando, a seconda della questione in
gioco, si decide contestualmente chi in
quel momento ha l’expertise richiesto a
gestire il contesto di apprendimento.
46
Il ricercatore deve lavorare su di sé per
farsi strumento di dialogo.
I pratici partecipando ad ogni fase della
ricerca acquisiscono tecniche epistemiche
e un nuovo sapere, premessa per una
modificazione del loro modo di esserci nel
contesto che va nella direzione di una
presenza culturalmente e, dunque,
politicamente, più significativa.
47
Bisogna saper superare la forma
oppositiva “rigore o rilevanza”
Ridefinendo i criteri per stabilire il rigore di una
ricerca in modo che sia compatibile col principio
di rilevanza.
Fare una ricerca socialmente rilevante vuol dire
mirare a produrre una teoria utile nella pratica,
la quale viene empiricamente validata nel
contesto in cui dovrebbe funzionare.
La collaborazione tra insiders e outsiders mira a
cogenerare una teoria locale che sarà validata
insieme da insiders e outsiders attraverso
l’implementazione di un’azione trasformativa.
48
Metodi di ricerca
49
Ci sono due modi di concepire il
rapporto teorie-metodo:
1. Deduttivo (prima la teoria e poi il
metodo)
2. Induttivo (la teoria deriva dai dati).
Ma cosa significa METODO?
50
Per contribuire ad una iniziale chiarificazione del
concetto si possono individuare due differenti modi
di concepire il metodo:
1.
2.
Sistematico (espressione di una concezione
razionalista)
Indiziario (non metodico)
Nel primo caso il metodo è già definito prima
che si inizi la ricerca.
Nel secondo caso il metodo è pensato
come una guida che orienta nel percorso della
conoscenza: non è una strada già segnata, ma
una mappa che ci costruiamo a partire da un’accurata
analisi del territorio. In questo senso ogni metodo e un
“Incipit vita nova” (Zambrano).
51
I tre tipi di metodo che
interpretano la visione indiziaria
1.
Grounded theory (atto cognitivo
fondamentale: ANALIZZARE)
2.
Metodo fenomenologico eidetico
(atto cognitivo fondamentale:
DESCRIVERE)
3.
Narrative inquiry (atto congnitivo
fondamentale: RAMMEMORARE)
52
GROUNDED THEORY
Indica sia il metodo di ricerca sia il prodotto
della ricerca.
53
E’ uno degli orientamenti
metodologici che meglio interpreta
la preoccupazione, antiriduttivistica
e antisemplificatrice di cogliere il
fenomeno nella sua unicità.
E’ stato messo a punto da due
sociologi americani: Barney Glaser e
Anselm Strauss.
E’ considerata un approccio
applicabile a campi di ricerca di
vario tipo.
54
A differenza dell’approccio tradizionale della
ricerca, che considera l’elaborazione della teoria
la fase finale del processo, la grounded theory
reputa che fin dall’inizio la teoria prende forma e
che pertanto il compito del ricercatore consiste
nel garantire rigore a questo processo di
elaborazione teoretica.
Ha una procedura ricorsiva
55
Analizzare i dati
Formulare una teoria
Definire la tecnica di raccolta dati
56
La processualità operativa del
metodo
Si individua un’area di indagine.
Si mette a fuoco la questione
generativa della ricerca.
Si decide quale tecnica adottare per
la raccolta dati.
Si inizia l’analisi dei dati (scopo
dell’analisi è generare buone idee)
attraverso l’open coding.
57
Come si analizza la trascrizione di
un’interazione verbale?
Si legge più volte la trascrizione fino a quando si è
acquisita una certa familiarità con il materiale.
Si individuano le unità (parole, frasi o paragrafi).
Si individuano le unità di significato e di queste si
costruisce un elenco.
Sulla base delle unità di significato si elaborano le
“etichette concettuali”.
Si procede nell’attribuire a ciascuna unità di analisi
un’etichetta concettuale.
Una volta concluso il processo di codifica si ricomincia
daccapo perché la prima formulazione delle etichette
58
concettuali è sempre imprecisa.
La scrittura dei memos, che cattura
il pensiero nel suo procedere, dà
sostanza al processo di ideazione
della teoria : quando viene meno la
scrittura dei memos allora non si fa
Grounded Theory.
59
I criteri per valutare una
Grounded Theory :
adeguatezza al fenomeno e rilevanza.
Una teoria è adeguata quando le categorie che
la strutturano sono adatte ai dati che esse
nominano.
Una teoria è rilevante quando nomina l’essenza
o nucleo centrale del fenomeno indagato.
Nessuna teoria può essere considerata avere
una qualche forma definitiva ( modificabilità)
Solo quando una teoria si mantiene “trattabile”
cioè docile ai dati allora si predispongono le
condizioni perché sia pertinente.
60
IL METODO
FENOMENOLOGICO-EIDETICO
61
Interpretazione flessibile dei dispositivi
procedurali.
Prospettiva object-centred invece che
method centred.
L’oggetto del metodo è quel fenomeno
costituito dal significato dell’esperienza
vissuta così com’è percepita dai
partecipanti.
62
Elementi tipici del paradigma positivistico
presenti nel metodo eidetico
I ricercatori vanno alla ricerca di ciò
che definiscono le “strutture
invarianti essenziali”, il metodo di
analisi dovrebbe consentire di
ricavare dalle descrizioni individuali
una “descrizione generale e
universale”.
63
Fasi del metodo
Individuare l’oggetto ossia il fenomeno da
investigare.
Individuare i partecipanti (numero
contenuto) che hanno o hanno avuto
esperienza del fenomeno.
Raccolta dati (descrizioni del fenomeno)
con la tecnica dell’intervista in profondità.
Esercizio del principio di epoché.
Processo di analisi attraverso una serie
ordinata di fasi.
64
1) Si disegna l’orizzonte di
significati in cui si situano i parlanti.
2) Si raccolgono le unità
significative in “grappoli di
significato” (Clusters of meanings).
3) Elaborazione di una descrizione
generale (textural description e
structural description) del fenomeno
così come si ricava dai Clusters.
65
La narrative inquiry
Dewey costituisce il riferimento
essenziale per la teorizzazione della
narrative inquiry
66
Con la cosiddetta “svolta ermeneutica” la
narrazione trova autorizzazione nel campo
delle scienze umane.
La ricerca viene concettualizzata come
“esperienza” e l’obiettivo viene ad essere
quello di comprendere il significato
dell’esperienza.
Il pensiero narrativo (fluido), a
differenza di quello argomentativo che
tende a cristallizzare ciò che fluisce,
rimane fedele alla fluidità
dell’esperienza.
67
Fasi del metodo
Raccolta del materiale narrativo.
Entering in the test (svincolandosi da qualsiasi
schema interpretativo pre-dato) per mettere a
fuoco gli elementi significativi rispetto alla
domanda di ricerca.
Elaborazione del significato (sense-making)
attraverso letture ripetute e costante immersione
nei testi per trovare connnessioni e relazioni tra i
dati.
Stesura del racconto (presenting the account).
68
Per le ricerche narrative un criterio di
validazione importante è la fidelity (le varie
interpretazioni devono essere il più
possibile capaci di dire il senso di quello
che il testo dice).
Essere fedeli significa rispettare il punto di
vista dell’altro.
Narrare ciò che si fa, narrare ciò che si
pensa, fare esperienza dell’esperienza.
69
Meticciare i metodi
70
I metodi sono linee guida flessibili.
Per riuscire ad avvicinare con la
maggiore fedeltà possibile l’oggetto
della ricerca è opportuno effettuare
meticciamenti fra differenti metodi
che devono però condividere alcuni
presupposti fondamentali.
71
La
proposta è operare un
meticciamento tra metodo
fenomenologico-eidetico e
grounded tenendo conto
dell’opportunità di effettuare un
taglio narrativo.
72
Strategie di ricerca
73
Studio
di caso
Quando si intende acquisire adeguata
comprensione di un fenomeno visto
nella sua singolarità e originalità.
74
Ricerca-azione
Prevede che l’indagine sia condotta sul
campo, si strutturi sulla base di una stretta
collaborazione tra ricercatori e pratici, e
assuma come suo compito specifico quello di
provocare cambiamenti migliorativi nel
contesto in cui viene attuata.
E’ la strategia di ricerca che meglio interpreta
la filosofia partecipativa della ricerca.
75
La postura del
ricercatore
I principi etici del fare ricerca:
AUDACIA e UMILTA’
76
Disposizione a praticare la disciplina della
riflessione, riflettere cioè mantenersi in
attitudine meditativa.
Acquisire consapevolezza di sé come
soggetto epistemico e accompagnare il
percorso con un’attività documentaristica.
Essere consapevole delle criticità della
disciplina autoriflessiva.
77