Autunno 2016
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Autunno 2016
AUTUNNO 2016 NUMERO 11 LINC L AV O R I I N C O R S O un tacco nella porta SERENA SCARPELLO Direttore Responsabile LINC @ScarpelloSerena ECCOCI I l titolo dell’ultimo libro di Jonathan Safran Foer è indiscutibilmente azzeccato. “Eccomi” è una parola che ti riporta per un attimo nel qui e ora, presente a te stesso, centrato, in ascolto verso il mondo esterno. Il che non è scontato nel mondo di oggi dove è tutto o quasi condiviso, pubblicato, dove ci sentiamo parte di mille community, e i nostri dati parlano prima di noi. Quest'estate ho fatto un esperimento: 33 gg senza social network. Un’eternità nell’era della velocità, ancora di più in un periodo come quello delle vacanze in cui il tempo scorre più lentamente. Eppure il tempo è volato. Ho letto 2 libri e ho annotato le frasi più belle su un quaderno. Ho visto i tramonti senza scattare foto, solo salvando i ricordi. Ho chiesto agli amici cosa aves- “ JACOB NON PENSAVA CHE TAMIR FOSSE PAZZO. PENSAVA CHE IL SUO BISOGNO DI METTERSI IN MOSTRA E DI INSISTERE SULLA PROPRIA FELICITÀ ERA POCO CONVINCENTE E TRISTE J.S.FOER, “ECCOMI” L INC - L AV ORI IN COR S O sero fatto, senza averlo prima visto o letto. Ho ascoltato un concerto, senza filtri. Nessuno mi ha ricordato “Cosa accade oggi, tre anni fa”. Ho cercato il telefono frettolosamente nella borsa, senza poi sapere cosa farne. Mi sono persa qualche perla di saggezza, e qualche insulto qua e là. Non so chi ha cambiato lavoro, chi si è sposato, chi ha scritto un libro, chi il post con più like, chi ha fatto un figlio, chi è andato ad una festa, o dieci, quanta gente ha trascorso le vacanze in Salento anche quest'anno. O meglio, lo so solo da chi me l'ha raccontato, da chi mi ha invitata a condividere quel momento o quel pensiero della propria vita. Ho riscoperto la curiosità, dimenticato la nostalgia, sforzato la memoria, provato più empatia, mi sono distratta meno. Mi sono sentita sempre al posto giusto nel momento giusto, anche quando forse non lo ero, ma chi può dirlo. Ora, non voglio dirvi di disconnetervi perchè la vita senza internet è più bella e autentica: la rete, e tutti i suoi big data, sono una grande opportunità che va vissuta con intelligenza e lungimiranza. Non credo nemmeno che dobbiate abbandonare le community di cui fate parte, smettere di twittare, aggiornare la vostra pagina Facebook e Linkedin, cercare Pokemon, o raccontare storie su Instagram, anzi. Ma, ogni tanto, perchè no? 1 sommario 8 1 un tacco nella porta ECCOCI seRena scaRpello di 4 appunti IN UN MONDO DI DATI stefano scabbio di 6 opinioni UNA VITA DA BYTE caMilla baResani di 8 10 12 14 spotlight I DATI DI LINKEDIN LI CONOSCONO SOLO 3 SOCIETÀ AL MONDO, UNA DI QUESTE È ITALIANA di baRbaRa Millucci l'arena LA DOPPIA FACCIA DEI BIG DATA, TRA OPPORTUNITÀ E DISCRIMINAZIONE di Giuliana GRiMaldi report QUANTO BIG, QUALI DATA di daniela sideRi BIGDATA AL SERVIZIO... PUBBLICO di MaRio benedetto 17 18 talenti digitali ILLUSTRAZIONE di Monica diaRi 24 enigma L’INVASIONE DELLE INTELLIGENZE ARTIFICIALI di denis Rizzoli coffee break GLI ESPERIMENTI IN AFRICA E LE ESPERIENZE IN BRASILE E INDIA di talent GaRden periscopio DATA SCIENTIST, SEI BELLISSIMO! di MaRco Gaiazzi 28 la rosa dei venti qui usa 30 la rosa dei venti qui cina a cuRa della Redazione di 26 caffè Geopolitico la rosa dei venti qui europa DATI! DATI! DATI! NON POSSO FARE MATTONI SENZA L’ARGILLA di MaRia paola Mosca BIG DATA, AZIENDE E STRATEGIE DI BUSINESS: ANALISTA CERCASI a cuRa della Redazione 2 22 messa a fuoco a mano libera 20 28 PER AGGIORNAMENTI IN TEMPO REALE www.lincmagazine.it @LinC_Magazine L INC - L AV ORI IN COR S O 32 34 36 LO SCIENZIATO DEI DATI TRA SERIE TV E CAMPAGNE ELETTORALI di stefania spatti IL GRANDE FRATELLO INCONTRA I BIG DATA da pechino 吗丽亚 niente di personale CONOSCENZA E PREVISIONI PERCHÉ AGLI HR SERVONO I BIG DATA di stefano GlenzeR selfie DA CRONISTA A DATA JOURNALIST UNA PROFESSIONE CHE CAMBIA TRA NUMERI E STATISTICHE di MauRizio di lucchio open innovation BIG DATA IS FUN di davide consiGlio e leonid zhukov AUT U NNO 2016 “ L’ELEMENTO FONDANTE DI QUESTO LAVORO È SOLO UNO: UNA SCONFINATA CURIOSITÀ DHANURJAY “DJ” PATIL N U M ER O 11 LINC L AV O R I I N C O R S O n.10 Ottobre 2016 Proprietario & Editore ManpowerGroup Via Rossini 6/8 20122 Milano www.manpowergroup.it Presidente Stefano Scabbio Direttore Responsabile Serena Scarpello Redazione Camilla Baresani, Mario Benedetto, Francesca Buttara, Edoardo Calcagno, Maurizio Di Lucchio, Giuseppe Di Taranto, Marco Gaiazzi, Elena Gelosa, Stefano Glenzer, Giuliana Grimaldi, Serena La Rosa, Jacopo Mele, Barbara Millucci, Redazione Caffè Geopolitico, Redazione Talent Garden, Denis Rizzoli, Tarsia Trevisan Corrispondenti Maria Paola Mosca, 吗丽亚, Stefania Spatti Scrittori Federico Baccomo Duchesne Ricercatori Daniela Sideri Guest Contributor Carlo Alberto Carnevale Maffè, Davide Consiglio, Leonid Zhukov Segreteria di Redazione [email protected] 38 storie di ordinaria felicità IL VOLTO UMANO DEI DATI di seRena la Rosa 40 42 43 44 La rivista è realizzata in collaborazione con Numix-RCS Mediagroup S.p.A. linc-lavori in cucina RITORNO AL FUTURO IN CUCINA di taRsia tRevisan inside out L’ONDA PERFETTA DEI BIG DATA di elena Gelosa 38 45 46 il succo del discorso 47 in rete l'inchiostro SODDISFATTI AL 100% (O QUASI) di fedeRico baccoMo duchesne Progetto grafico Elide Bergomi mordi e fuggi human age institute LA RICCHEZZA DELLE NOZIONI di caRlo albeRto caRnevale Maffè Direttore Creativo Silvia Messa 48 I CONSIGLI PER L'AUTUNNO di edoaRdo calcaGno IL FUTURO È GIÀ IN AZIENDA di Giuseppe di taRanto UN AIUTO IN PIÙ DURANTE LE CALAMITÀ NATURALI di Jacopo Mele Impaginazione Riccardo Paltrinieri Online www.lincmagazine.it Consulenza editoriale Storifai di Margherita Pogliani Stampa Errestampa srl, Via Portico 27, 24050 Orio al Serio (BG) ©Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo periodico può essere riprodotta con mezzi grafici e meccanici, quali la fotoriproduzione e la registrazione. Manoscritti e fotografie, su qualsiasi supporto veicolati, anche se non pubblicati, non saranno restituiti. Registrazione Tribunale di Milano n. 620 del 16/10/2008 link NEXT ONLINE a cuRa della Redazione lincMaGazine.it in copertina L INC - L AV ORI IN COR S O illustrazione di Camilla Falsini appunti IN UN MONDO DI DATI C i sono tre ragioni per le quali la trasformazione alla quale stiamo assistendo oggi non è semplicemente un prolungamento della Terza Rivoluzione Industriale, ma piuttosto consiste nella cosiddetta Quarta Rivoluzione Industriale, molto diversa e ben distinta quella che l’ha preceduta: velocità, obiettivi, impatto sul sistema. La velocità delle scoperte attuali non ha precedenti nella storia. Se la mettiamo in comparazione con le tre rivoluzioni precedenti, la Quarta ha un ritmo esponenziale e non lineare. Infine questa sta rivoluzionando tutti i settori in tutti i Paesi, e la profondità di questi cambiamenti annuncia la trasformazione di interi sistemi di produzione, management, Governance. La possibilità di mettere in connessione milioni di persone tra loro attraverso dispositivi mobili non ha limiti. E queste possibilità saranno moltiplicate da scoperte tecnologiche in campi quali l’intelligenza artificiale, la robotica l’Internet of Things, l’automotive con le macchine che si guidano da sole, le stampanti 3D, 4 La Quarta Rivoluzione Industriale porta con sé la trasformazione dei sistemi di produzione. Ma anche la metamorfosi di alcune figure professionali, che richiedono investimenti formativi nuovi “ STEFANO SCABBIO Presidente Area Mediterranea ed Europa Orientale ManpowerGroup @StefanoScabbio TRA LE PROFESSIONALITÀ PIÙ RICHIESTE C’È QUELLA DELL’ANALISTA DI DATI, VERA E PROPRIA FIGURA DI TRAINO E INNOVAZIONE DEL BUSINESS L INC - L AV ORI IN COR S O la nanotecnologia, la biotecnologia, le scienze, il consumo di energia, la quantistica. Tutto questo sta portando alla trasformazione di figure professionali che, anche dopo il percorso educativo che li ha aiutati a formare le loro competenze “hard hanno la necessità di aggiornarsi continuamente, in una logica di continuous learning , per restare al passo con i tempi e anticipare le richieste del mercato. Tutto questo sta portando alla trasformazione di figure professionali che anche dopo il percorso educativo che li ha aiutati a formare le loro competenze hard hanno la necessità di aggiornarsi continuamente per restare al passo con i tempi e anticipare le richieste del mercato. Tra le professionalità più richieste già oggi ci sono gli analisti di dati: non solo più specializzati in IT, o attenti alla manutenzioni e alla cura della qualità dei dati, ma delle vere e proprie figure di traino e innovazione del business, che non solo risolvono i problemi, ma che portano al business nuove soluzioni data – driven. La leva principale per colmare l'attuale evidente gap tra domanda e offerta è l’investimento in formazione. Un primo passo è stato fatto recentemente dal Governo annunciando il piano “Industria 4.0” che oltre alla prima direttrice chiave - quella sugli investimenti privati - punta allo sviluppo delle competenze, con obiettivi chiari: formare 200 mila studenti universitari e 3.000 manager specializzati sui temi 4.0; raddoppiare gli studenti iscritti agli istituti tecnici superiori; promuovere circa 1.400 dottorati di ricerca. Un programma che andrà verso la costruzione di quella che il Premier Matteo Renzi ha definito “la patria delle possibilità” solo se saremo capaci di implementarlo e soprattutto di espanderlo. Le aziende hanno la responsabilità di fare la loro parte attiva in questo percorso nuovo, cambiare mentalità, creare loro stesse possibilità e nuove opportunità. ManpowerGroup per esempio presenterà il progetto europeo PowerU Digital proprio con l’obiettivo di sviluppare la cultura e la formazione digitali dei giovani, al fine di agevolarne l’ingresso nel mondo del lavoro. Un progetto che vuole supportare le nuove generazioni nella comprensione dello scenario globale del lavoro e sviluppare nei giovani le competenze “core” del 2020 unitamente a quelle digitali e dare un’opportunità concreta di spenderle nel mondo del lavoro. L’iniziativa è finalizzata a formare e certificare le competenze digitali dei talenti delle principali Scuole e Università Europee. Un altro piccolo tassello per aiutare la tecnologia a fare il suo corso. 5 illustrazione di GARY WATERS opinioni di CAMILLA BARESANI @camillabaresani esani UNA VITA DA BYTE A nche se avete appena aggiornato il vostro lessico con nuovi acronimi e neologismi, potreste avere già bisogno di un'integrazione. Per esempio: siete a vostro agio con termini come petabyte e customer journey mapping? Vi dicono qualcosa l'experience design e i KPI? Di primo acchito ci si può sentire come quando, con certi film iraniani o coreani di cui tutti consigliano la visione, si dice “non l'ho visto e non mi piace”. E invece... Per diventare adepti di questo nuovo frasario basta ascoltare Marc Fleishhacker, sanfranciscano che in passato ha vissuto in Italia dove ha lanciato Altavista, oggi guru della customer experience, (da qui in poi CX). CX è l'evoluzione del marketing integrato e dell'ecommerce, basata sull'esperienza di contatto diretto tra clienti e marchi, resa possibile grazie alla costante analisi dei big data, cioè di circa 3,5 petabyte di dati analizzati giornalmente per ciascun marchio. Un'evoluzione che Fleishhacker ritiene indispensabile per promuovere prodotti rivolgendosi esclu- sivamente alle persone potenzialmente interessate, senza sparare messaggi pubblicitari e disperedere energie promozionali in un mucchio indistinto. Per ottenere una CX positiva, è necessaria la “profilazione del cliente” tramite customer journey mapping, una mappatura continua di gusti, comportamenti e attitudini dei clienti. “È importante che lo capiscano anche le aziende italiane” dice Fleishhacker, “la pubblicità, il sito, la narrazione della storia aziendale non bastano più. Per costruire il successo delle aziende in un mondo sempre più “ È necessaria la “profilazione del cliente” tramite customer journey mapping, una mappatura continua di gusti, comportamenti e attitudini dei clienti L INC - L AV ORI IN COR S O digitale, bisogna che il cliente, con valutazioni e commenti, dimostri la sua soddisfazione e al contempo che le aziende riescano ad analizzare il vero comportamento dei clienti e non solo ciò che dicono. Quindi è fondamentale conoscere il cliente prima di incontrarlo, non fare passi falsi nel rapporto di fiducia che s'instaura e riuscire a proporgli di volta in volta il contenuto e l’offerta più giusta per lui, in tempi sempre più veloci”. E aggiunge: “L'experience design è uno dei rami importanti del vasto mondo della CX e si concentra sul design concettuale dei siti e delle applicazioni. C'è inoltre la necessità di stabilire le priorità strategiche, misurando tramite KPI (cioè indicatori chiave di prestazione) i segmenti dei clienti, segmenti che vanno trattati in modi differenziati. Si tratta di personalizzare e ottimizzare ogni singolo contatto. Di tutto questo si occupano gli esperti di user experience e di experience design”. Di fatto, personalizzazione, automatizzazione e velocità sono il frutto dell'ingresso dei big data nel mondo del commercio. Fleishhacker conclude con lo slogan/mantra del mondo dei big data, che lasciamo in originale giacché, tradotto in lingua italiana, risulterebbe assai meno muscolare: “Faster, more personalized, analyzed and optimized to drive measurable and profitable results…and never ever stop”. Ho salutato Marc Fleishacker con una strana sensazione. Ero ancora una donna, o ero un byte? 7 spotlight I DATI DI LINKEDIN LI CONOSCONO SOLO 3 SOCIETÀ AL MONDO, UNA DI QUESTE È ITALIANA Si chiama Kpi6, è emiliana e ha licenza di utilizzare questo prezioso patrimonio di informazioni, utile a elaborare analisi predittive e di sentiment. Per aiutare chi fa ricerca e selezione del personale a orientarsi in maniera più efficiente. Ma anche per dirci in anticipo chi sarà il prossimo vincitore di X Factor di BARBARA MILLUCCI @BarbaraMillucci V olume, varietà e velocità. Sono le cosiddette 3V del futuro. Quelle dei big data. Che non esisterebbero senza i SN. Ogni secondo si scrivono 7 mila tweet, 50 mila post su Facebook, 7 ore di video su youtube. In pochi sanno che il deep web contiene molti più dati del visible web: 8ZB del primo contro i 2,5 ZB (2.5 migliaia di miliardi di GB) del secondo. Ma a chi appartengono tutti questi dati? “Quelli di Facebook li possiedono 30 aziende nel mondo, quelli di Linkedin solo a 3, due società della Silicon Valley, la terza siamo noi”. Alberto Nasciuti, social media manager specializzato in Big Data analisys, è ceo di Kpi6, una startup emiliana che si occupa di analisi predittive e sentiment. Nata un anno fa, la startup ha seguito un percorso di accelerazione in Luiss Enlabs, nato dalla joint venture tra LVenture ed la LUISS. 8 IL TEAM DI KPI6 CON IL CEO ALBERTO NASCIUTI (SECONDO DA DESTRA) “Abbiamo terminato il percorso ricevendo una valutazione postmoney di oltre 2 milioni e 50 mila euro - racconta lo startupper - e pre-money di 1 e 600 mila, la più alta valutazione mai fatta da LVenture, nella fase di Seed”. A questi investimenti, sono poi seguiti aumenti di capitale. L INC - L AV ORI IN COR S O “Abbiamo la licenza all’utilizzo dei dati di cui entra in possesso Linkedin. Si tratta di info utilissime se si vuole ad esempio capire quali sono le università al mondo che sfornano più ceo di successo o sapere dove vivono i programmatori più importanti del mondo. I dati sono anonimizzati. Non sapremo mai chi ha detto una cosa. Conosciamo solo gli argomenti di cui le persone parlano, la loro età, manager e sociale genere”. KPi6 è in grado di predire anche le tendenze future in base alle interazioni sui social media. “Con algoritmi di machine learning facciamo predizione. In base a cosa sta succedendo in rete siamo in grado di capire cosa si dirà “ La maggior parte dei nostri utenti non sostituisce l'interazione dal vivo con quella online, ma si tiene in contatto con persone che altrimenti non vedrebbe nei giorni a seguire. Ad esempio possiamo anticipare chi sarà il prossimo vincitore di X Factor“. E la privacy? “Accediamo ai dati in totale libertà. Il problema della privacy non è tra la mia società ed il social network, ma tra gli utenti ed i social network. Noi usiamo solo i dati che gli utenti vogliono rendere pubblici”. Ogni due giorni, Kpi6 scarica un miliardo di tweet e ogni giorno 20 miliardi di attività/ interazioni (post, like comment e share) su Facebook. Ma tutta questa mole di dati ci rovina o migliora la vita? Una risposta ha provato a darla lo stesso Mark Zuckerberg, durante la sua visita a Roma. “Se pensassi di aver rovinato la comunicazione - ha detto - cambierei il nostro prodotto. InveL INC - L AV ORI IN COR S O MARK ZUCKERBERG ALLA LUISS IL 29 AGOSTO 2016 ce la maggior parte dei nostri utenti non sostituisce l'interazione dal vivo con quella online, ma si tiene in contatto con persone che altrimenti non vedrebbe”. Il prossimo passo saranno le analisi dei data video. Gyana, una società inglese che lavora per la Nasa e il governo britannico, è in grado di tradurre i big data in immagini 3D. Grazie ad una tecnologia satellitare, crea immagini che captano i diversi stati d’animo della popolazione su determinati argomenti in tutto il mondo. Genera un sentiment index utile alle aziende per capire cosa pensano le persone quando ad esempio passano dinanzi ad un cartellone pubblicitario. E costruire così campagne ad hoc. 9 l’arena LA DOPPIA FACCIA DEI BIG DATA, TRA OPPORTUNITÀ E DISCRIMINAZIONE Stefano Quintarelli mette in guardia: “Dipenderà da noi se usare le informazioni raccolte per fini nobili come far incontrare la domanda e l’offerta di lavoro oppure per escludere chi è più debole” più importante avere cura dei dati che raccogliamo. Più si va avanti più si farà una analisi delle persone in base alle informazioni che lasciano per strada ovvero in Rete: hashtag nei tweet, commenti, domande sui social, ecc. di GIULIANA GRIMALDI @Giuliana2G I big data stanno già rivoluzionando tanti aspetti della nostra vita, incluso il mondo dell’occupazione. Come cambierà allora il modo in cui troveremo impiego? Lo abbiamo chiesto all’onorevole Stefano Quintarelli, informatico e docente universitario, entrato alla Camera dei Deputati con Scelta Civica, tra i fondatori dell’intergruppo parlamentare per l’innovazione e presidente del Comitato di indirizzo dell'Agenzia per l'Italia digitale. È stato tra i pionieri del web in Italia: nel 1989 è stato co-fondatore di Miners, l'associazione che ha diffuso la Rete all'università di Milano. Nel 1994 è stato tra i fondatori di I.NET, il primo Internet Service Provider d'Italia a carattere business. 10 QUINTARELLI È TRA I FONDATORI DELL'INTERGRUPPO PARLAMENTARE PER L'INNOVAZIONE La raccolta e l'uso dei big data cambieranno il modo in cui cercheremo lavoro? Il nostro modo di interagire con il mondo passa attraverso dei dispositivi. Tali dispositivi usano algoritmi che personalizzano i contenuti che fruiamo sulla base dei dati. Il metodo in cui andiamo a fare recruiting passa dall’uso di dispositivi e dati. Quindi sarà sempre L INC - L AV ORI IN COR S O In futuro saranno dei grandi computer capaci di elaborare miliardi di dati a selezionare e assumere le persone? Non credo che i sistemi di intelligenza artificiale sostituiranno il lavoro umano. Non è successo con la robotica che esiste da trent’anni, non credo che succederà con le HR. Certo si ridimensionerà la presenza umana, l’analisi di vaste quantità di curriculum forse sarà aiutata dalle macchine, ma l’automazione riguarderà solo le attività, non i lavori. Quindi il colloquio non potrà essere mai fatto da un computer. Nel suo libro “Costruire il domani” dedica un ampio capitolo al futuro del lavoro. Quali sono le tendenze principali innescate dalle innovazioni digitali? “ italiana è avanti rispetto a molte aziende private che non hanno piena consapevolezza delle potenzialità offerte dai big data. Più si va avanti più si farà una analisi delle persone in base ai dati che lasciano in Rete: hashtag nei tweet, commenti, domande sui social Le tendenze sono tante e in atto in modo non uniforme, con trend che si applicano solo a una piccola parte della società ma che presto saranno diffusi. Una tendenza, per esempio, è che si lavora sempre e ovunque, per più soggetti. Si è padroni del proprio tempo e della propria attività e si sta diventando sempre più imprenditori di sé stessi. Un altro trend è la necessità di essere sempre più aggiornati e formati. Questo vale soprattutto per le professioni non materiali, per i mestieri diciamo intellettuali. In futuro in quali settori i big data miglioreranno concretamente la vita delle persone? I sistemi informativi della PA diventeranno accessibili anche ai privati che potranno così realizzare dei nuovi servizi. Una volta per sapere le linee degli autobus c’era l’app della società dei trasporti. Rendendo queste informazioni pubbliche, altri soggetti le hanno utilizzate per fare delle app fantastiche che pianificano i percorsi migliori includendo proprio i servizi pubblici. Questa cosa, già avvenuta nel trasporto pubblico, può avvenire anche in altri settori come la giustizia, la sanità e così via. È necessario però cambiare i sistemi informativi e per farlo ci si mette tanti anni. L’importante allora è co- “COSTRUIRE IL DOMANI” ANALIZZA LE TRASFORMAZIONI INNESCATE DAL DIGITALE IN DIVERSI SETTORI minciare a invertire la rotta. Le politiche del lavoro potranno beneficiare dell'uso dei big data da parte della PA? Nel campo nel recruiting potremo avere degli aggregatori di offerte di lavoro georeferenziate, per esempio, così come oggi esistono già gli aggregatori di offerte immobiliari. Qual è l'uso che la PA fa dei big data? Non c’è ritardo nella PA, anzi. Nella raccolta e nell’analisi dei dati, penso che in alcuni settori come quello fiscale, abbiamo un livello molto avanzato che fa invidia al resto del mondo. Nell’istruzione invece, siamo ancora indietro. Quindi abbiamo luci e ombre. Complessivamente però, la PA PER SAPERNE DI PIÙ WWW.AGENDADIGITALE.EU WWW.PARLAMENTARI.ORG BLOG.QUINTARELLI.IT L INC - L AV ORI IN COR S O Il settore delle tecnologie creerà tante opportunità di impiego. Siamo pronti a formare lavoratori competenti in questo ambito? Il sistema di preparazione c’è, sui temi tecnologici abbiamo ottime università in Italia, atenei che hanno poco da invidiare a quelli stranieri. Ci mancano però picchi di eccellenza, il livello medio è buono. I big data renderanno migliore la vita delle persone? I big data sono molto utili ma vengono usati per telefonarci a casa per proporci delle offerte commerciali, oppure per realizzare una pubblicità che ci perseguita su tutti i siti in cui navighiamo. Come sempre, dal fuoco in poi, bisogna guardare all’uso che si fa della cosa, non alla cosa in sé. Il bello del futuro è che non è ancora scritto, dipenderà da noi se usare i big data a fin di bene o no. Se li useremo per negare un prestito a chi potrebbe meritarlo oppure per rifiutare la copertura assicurativa a chi è più a rischio non credo che ne avremo fatto un buon utilizzo. “ La PA italiana è avanti rispetto a molte aziende private che non hanno piena consapevolezza delle potenzialità offerte dai big data 11 report QUANTO BIG, QUALI DATA Poiché il miglior apporto che un ricercatore possa dare al mondo non è quello di complicare, bensì di semplificare la comprensione delle cose, ho perseguito precisamente questo intento nel raccontare i Big Data, avvalendomi dell’autorevolezza di un’esperta con cui ho avuto il piacere di interfacciarmi nel mio percorso formativo, Anna Vignoles 12 L INC - L AV ORI IN COR S O illustrazione di LORIS F. ALESSANDRIA di DANIELA SIDERI @danielasideri A dispetto dell’amore tutto italiano per gli “inglesismi”, Anna Vignoles mi fa notare che la dicitura “Big Data” oggi non incontra più grande fortuna, proprio in ragione della sua vaghezza. Docente e Direttore della Ricerca presso la Facoltà di Educazione dell’Università di Cambridge, Anna è stata anche consulente presso vari dipartimenti del governo britannico (Education, Business Innovation and Skills, HM Treasury), in virtù della sua notevole esperienza nell’analisi di dati raccolti su larga scala – da lei utilizzati nello studio dell’apprendimento e dei risultati degli studenti impegnati in vari programmi educativi con il fine primario di evidenziare i gap socio-economici e promuovere partecipazione e accesso all’istruzione terziaria e universitaria. Dati raccolti su larga scala = big data: “una grande quantità di dati” – “data that is large, complex and often calls for new techniques to store, manipulate and analyse it” – spesso di varietà tale da renderli complessi, in quanto raccolti senza una specifica finalità di ricerca. L’interesse per i big data in campo sociale è stato, evidentemente, prodotto da internet e dalle possibilità che la rete offre rispetto alla raccolta e conservazione di informazioni; un ruolo prima delle sole istituzioni come uffici anagrafe, settori amministrativi di enti, scuole, aziende. La studiosa rileva, soprattutto, come i dati in tempo reale prodotti dalla tecnologia mobile offrano prospettive per la formulazione di nuo- GLI EROI DI MARATEA, TRA BIG DATA E IMPACT INVESTING Fintech e digital business, big data e analytics, crowdinvesting e marketing collaborativo, sono alcuni dei temi trattati durante Heroes, il primo Euromediterranean Coinnovation Festival che si è tenuto dal 21 al 23 settembre a Maratea. Oltre 130 i protagonisti dell’innovazione tra manager, imprenditori, investitori, talenti digitali, artisti e creativi. Fabrizio Sammarco, AD di ItaliaCamp Srl, è intervenuto nella tavola rotonda Creating Shared Value dove ha parlato di impact investing mettendo l’accento sulla necessità di lavorare per “una nuova finanza di impatto al servizio dell'economia reale”. Heroes è stata supportata, tra gli altri, anche da Prioritalia. di FRANCESCA BUTTARA Coordinatrice ItaliaCamp Lazio @butarich ve domande di ricerca, quali quelle relative alle abitudini quotidiane, alle interazioni sociali e all’impatto ambientale. Al di fuori dell’ambito sociale, big data sono prodotti, ad esempio, dall’utilizzo di nuove tecnologie per il monitoraggio dei fenomeni naturali; sono quindi le nuove fonti di dati messe a disposizione dalle tecnologie informatiche e computazionali nei più disparati settori che producono big data. Alla domanda su quale sia la loro incidenza nel rispondere alle domande della ricerca socioeconomica in particolare, Anna Vignoles mi spiega come l’aspetto più interessante dei big data sia che, non PER SAPERNE DI PIÙ HTTP://WWW.BIGDATA.CAM.AC.UK WWW.ITALIACAMP.COM L INC - L AV ORI IN COR S O essendo prodotti espressamente per fini di ricerca, sono nella maggior parte dei casi più neutrali, più oggettivi: i dati sulle abitudini di consumo, per esempio, ci dicono quanto e in cosa le persone spendono, mentre in una survey o in un’intervista dovremmo affidarci solo a quanto o per cosa dicono di spendere. Al tempo stesso, bisogna usare cautela nel trarre generalizzazioni dai big data poiché spesso sono applicabili solo a un sottogruppo di popolazione e possono essere influenzati da variabili la cui incidenza in una ricerca sarebbe controllata. “I big data sono una tra le tipologie di dati e che non sostituiscono, ma integrano, quelle più convenzionali: anzitutto perché spesso richiedono le classiche procedure quantitative di analisi, e in secondo luogo perché non consentono l’approfondimento qualitativo che solo domande esplicite fatte ai soggetti possono garantire”. Ciò fa pensare alla possibilità di integrare interviste che indaghino le emozioni e i pensieri delle persone rispetto a eventi di interesse collettivo, con le reazioni che è possibile riportare sui social network, estratte attraverso algoritmi dedicati. Quali che siano la loro natura e il campo del loro utilizzo, i big data chiamano in causa un’interdisciplinarità derivante dall’esigenza di applicare tecniche provenienti da dottrine come computer science o fisica per produrre risultati di rilievo per altre discipline: ciò richiede ai ricercatori una poliedricità che più che mai riduce il gap da un lato tra umanistico-sociale e tecnicoscientifico, dall’altro tra qualitativo e quantitativo. 13 messa a fuoco BIG DATA AL SERVIZIO… PUBBLICO Intervista a Pieranna Calvi, responsabile Data Management & Insight, parte della nuova Direzione Digital della Rai guidata da Gian Paolo Tagliavia di MARIO BENEDETTO @BenedettoMario A ffrontando il tema viene subito in mente il nome di Reed Hastings, autore di una rivoluzione nel mercato dei contenuti. La cultura del broadcaster “one to many” è basata, infatti, sul palinsesto, il cui significato è stato stravolto proprio dalla rivoluzione digitale: i contenuti non sono più fruibili solo in maniera lineare, ma ovunque ed in qualsiasi momento. E i big data, oggi, consentono una conoscenza superiore di gusti ed orientamento dei pubblici. Approfondiamo questioni di merito sulla tematica, guardando al prossimo futuro, con Pieranna Calvi, Responsabile Data Management & Insights, parte della nuova Direzione Digital della Rai, guidata da Gian Paolo Tagliavia. vento di queste piattaforme OTT (Over the top) potranno incidere su prodotti “tradizionali”, palinsesti e sui loro pubblici? In particolare, per quali generi? L’impatto maggiore dei Big Data sarà sicuramente nella definizione della migliore strategia distributiva dei nuovi contenuti, real time, per ogni pubblico, sul giusto device. Ma credo che diventerà anche un fattore importante nel processo di creazione dei contenuti. Nel mondo non si contano più i STAMPANTI 3D AL SERVIZIO DELL'ARTE Per iniziare: in che modo le nuove informazioni sopra citate e l’av14 L INC - L AV ORI IN COR S O vari esperimenti di produzione virtuale, opere stampate in 3D sui database di artisti scomparsi, video interattivi, o palinsesti “mutanti”. Non è folle immaginare che tutto il mondo della produzione culturale ne sarà coinvolto e, che per la tv Tradizionale, sarà una grande sfida riuscire a ben coniugare l’obiettivo di sempre, fare buona TV, con i nuovi strumenti che avrà a disposizione. È evidente che queste novità aiutino ad avvicinare i media a fasce di popolazione dalle quali rischiano di (continuare ad ) allontanarsi, soprattutto guardando alle nuove generazioni. Proprio quelle che vivono più attivamente il “villaggio globale” – ancora più connesso e con più strumenti di quello che prefigurava tanti anni fa McLuhan - delle quali, dunque, siamo in grado di conoscere ancora meglio le tendenze. Quanto il vostro attuale lavoro, anche in virtù della mission del servizio pubblico, punta al raggiungimento di queste fasce? Nella sua missione di universalità, Rai deve avvicinarsi a tutti i pubblici ovunque, ma non solo, Rai ha anche il compito di avvicinarli tra loro, impegnandosi a creare ponti cognitivi che possano aiutare almeno la comprensione reciproca. Per questo motivo Rai sta predisponendo sui media lineari prodotti che spiegano la tecnologia agli anziani (es. complimenti per la connessione) o mettono a confronto due mondi diversi (penso a Generation Gap o al progetto Generation What per citarne due). Sui media Digitali, Rai traduce questa missione cercando di rendere la propria offerta semplice, intuitiva e, grazie ai profili che creeremo, modulare per tutti i gusti, senza però dimenticare la propria missione di “far scoprire l’altro”. Il progetto RaiPlay va in questa direzione, un luogo dove non conta il tempo ma il messaggio e in cui la fiction Braccialetti Rossi potrà essere affiancata dalle proposte di sceneggiati che hanno tanto entusiasmato i giovani di un tempo. Contemporaneità e Storia saranno legate da un ponte algoritmico, per spiegare a noi stessi chi siamo stati e chi saremo. La Rai risponde alla sfida del digitale, che porta con sé nuovi contenuti, interlocutori e linguaggi, RAIPLAY: LA NUOVA PIATTAFORMA DIGITALE CHE RINNOVA LA TELEVISIONE con il lavoro di un’intera area da poco inaugurata e guidata da Gian Paolo Tagliavia, manager di provata esperienza. Quali i primi due obiettivi che potrebbero sintetizzare lo sforzo che verrà messo in campo? Anzitutto ci siamo focalizzati sulla riorganizzazione dei processi produttivi. Da una organizzazione Broadcast, concentrata sulla emissione lineare, abbiamo dovuto metter mano a tutta la filiera per riorganizzare la vita del prodotto, il suo corredo di diritti, di metadati, di standard qualitativi , di strategie distributive e predisporci a diven- “ La missione di Rai è di rendere la propria offerta semplice, intuitiva e, grazie ai profili che creeremo, modulare per tutti i gusti L INC - L AV ORI IN COR S O tare Media Company. Abbiamo incamerato nell’area Digital le grandi Teche Rai, per creare un unico team in grado di valorizzare al meglio l’archivio e renderlo disponibile là dove l’utenza lo vuole. Il secondo obiettivo è stato sicuramente l’uscita di un prodotto consumer, gratuito, come RaiPlay, predisposto ad accogliere tutto ciò che il processo riorganizzativo metterà a disposizione e a collegarlo alle preferenze dei singoli. Luogo di intrattenimento per tutti ma anche chiave di connessione tra le nostre storie e la storia di ognuno. Stando proprio a questa nuova attività, apriamo una parentesi sul lavoro: il potenziamento del vostro impegno su questo fronte potrebbe contemplare il supporto di nuove professionalità, in particolare quelle nate nella cultura del villaggio globale di cui parlavamo, del digitale e in essa formatesi? La cultura Digital porta alla collaborazione ed è quello che stiamo facendo aprendoci , su specifici progetti, a collaborazioni con Istituti Universitari come il Politecnico di Milano o con partner internazionali come Youtube, Twitter o Facebook. La collaborazione reciproca è foriera di contaminazioni 15 messa a fuoco culturali interessanti come l’ultimo Youtuber Pop Up Space, dove Rai e i giovani Youtubers hanno parlato del futuro dell’audio video. Organizzativamente comunque la nuova area digital ha soprattutto valorizzato le professionalità già presenti in azienda e integrato quelle che mancavano. Un’area ancora tutta da creare è proprio l’area di gestione dei Database dove saranno necessarie figure di data scientists e che stiamo definendo in questi giorni. L’avvento dei big data, abbiamo detto, incide in prima battuta sul pubblico, di cui si ha modo di approfondire la conoscenza di abitudini orientamenti, sui quali tarare contenuti e proposte. Che, ovviamente, sono altrettanto influenzati dalle modalità di fruizione degli attuali (non più moderni, potremmo dire) device. Può essere un’opportunità per proporre un’offerta qualitativamente superiore? In un certo senso si, l’utente avrà la percezione di una qualità superiore ma in realtà sarà solo differente. Per ottenere il gradimento dei vari pubblici, l’offerta dovrà essere modulata secondo lo stile di fruizione del device, che non significa, esclusivamente, snackiz- 16 zare a 3 min. un programma per riproporlo in mobilità o sui social, ma adottare un linguaggio, un ritmo adatto ai singoli mezzi. Paradossalmente, costruire un percepito di qualità sui mezzi digitali sarà più facile che sui media lineari, se si farà tesoro dei feedback immediati degli utenti. Il tema dei big data pone alla ribalta uno degli annosi interrogativi relativi all’offerta editoriale, indipendente da nuove piattaforme o tecnologie e strettamente legata al contenuto, a partire dai tanti dibattiti sulla natura “trash” o “poco culturale” di prodotti anche di successo. Una volta che avremo sempre più informazioni sul pubblico, in che misura – specie per la tv pubblica - deve essere l’offerta a “orientare, raffinare” i gusti del pubblico e quanto invece è chiamata ad assecondarli per ragioni tanto di mission editoriale quanto, com’ è giusto che sia, commerciali e strategiche? Quando Rai si da un obiettivo universale, lo fa anche per tutti i livelli culturali del proprio pubblico LA FRUIZIONE È MULTI-DEVICE L INC - L AV ORI IN COR S O “ Costruire un percepito di qualità sui mezzi digitali sarà più facile che sui media lineari , se si farà tesoro dei feedback immediati degli utenti ed è noto che non tutti i pesci abbocchino con la stessa esca. L’obiettivo quindi non può, né essere l’assecondare troppo la pancia, né parlare troppo alla testa. Chi lavora in Rai è felice quando riesce a veicolare, in qualunque prodotto, la famosa “tacca in più“: l’informazione che mancava, la musica che non c’era, l’emozione che ti coglie e ti apre l’intelligenza. Sul Digital ci daremo lo stesso obiettivo e i big data saranno il mezzo che ci aiuterà ad avere gli Insights giusti per il fine. Le novità proposte dal nuovo corso della Rai sembrano rispondere ad un cambio di passo industriale e – non da meno, anzi oserei dire soprattutto – culturale. Possiamo allora chiudere affermando che nei prossimi anni si assisterà, grazie anche al vostro lavoro proprio sul digitale, ad una migliore offerta insieme a superiori opportunità e modalità di fruizione? È ovviamente la nostra speranza e i primi risultati ci dicono che siamo sulla strada giusta. Partiamo dal Web e dal Mobile ma vogliamo giocare una partita importante anche nell’offerta non lineare delle smart tv che con gli Europei ci ha dato tantissime soddisfazioni. Per ora lavoriamo tutti molto concentrati verso l’obiettivo di aiutare Rai a trasformarsi in una media Media Company, le superiori opportunità arriveranno. a mano libera manager e sociale illustrazione di MONICA DIARI @sketchapensieri 17 talenti digitali BIG DATA, AZIENDE E STRATEGIE DI BUSINESS: ANALISTA CERCASI REDAZIONE TALENT GARDEN @TalentGardenit V iviamo in un ecosistema dominato da internet, dai device mobili e da moltissimi sensori che misurano ogni cosa. Brand e utenti sono interconnessi e legati al web, caratterizzato da una forte frammentazione dei contenuti e dei canali: motori di ricerca, social, email, newsletter. Basti pensare che, ad oggi, il volume di dati generato ogni due giorni è pari alla quantità di informazioni generate dall’umanità fino al 2003. Big Data: veloci, eccessivi, diversi, complessi; sono loro che stanno rivoluzionando il mondo del business. Saper analizzare, aggregare, e visualizzare in maniera leggibile i Big Data significa cogliere nuove opportunità di business non sfruttabili in precedenza. Come accade nel mondo della finanza: un recente studio di Capgemini afferma infatti che il 60% delle aziende fi18 STUDENTE DEL MASTER PART TIME BUSINESS DATA ANALYSIS. nanziarie del Nord America crede nel vantaggio competitivo determinato dai Big Data e più del 90% crede che i Big Data determineranno i futuri leader dell’industria L INC - L AV ORI IN COR S O Per acquisire un vantaggio competitivo le aziende devono essere in grado di generare flussi informatici rilevanti per le proprie analisi. Ma servono anche le risorse giuste per interpretarli. Ecco perché il data analyst diventa fondamentale finanziaria. L’IDC, il primo gruppo mondiale specializzato in ricerche di mercato, consulenza e organizzazione di eventi in ambito IT e TLC, afferma che nel 2013, il valore totale del mercato mondiale dei Big Data è stato di 12,6 miliardi di dollari. Insomma, i dati siamo noi e noi rappresentiamo una vera miniera per chi deve proporci prodotti e servizi. Ma prima di creare vantaggio competitivo le aziende dovranno affrontare sfide importanti. Innanzitutto l’utilizzo dei Big Data a supporto delle strategie di business richiede competenze e abilità specifiche, così come riuscire a dare un valore alle analisi prodotte, in riferimento solo al proprio mercato e ai propri processi. Il fisico Dario Menasce, esperto di calcolo scientifico nella fisica delle particelle afferma che “il tema dei Big Data non è solo questione di quantità di dati ma piuttosto della capacità di saper estrarre significato e senso da quella mole di numeri”. Non solo, le imprese dovranno operare un vero e proprio cambiamento di mindset: le scelte aziendali non saranno più basate sulle opinioni che provengono dall’alto, bensì su analisi supportate da ri- sultati numerici concreti. Crescere agilmente con i Big Data significa, quindi, adattarsi all'evoluzione tecnologica, alle nuove opportunità e cambiare la cultura aziendale. Una componente importante della crescita in tal senso è l’acquisizione di un professionista qualificato come il Data Analyst che, attraverso l’uso di tool specifici per analizzare i dati, utilizzando gli insight raccolti, presentando in modo conciso e moderno i dati agli stakeholder, riuscirà a orientare le strategie aziendali verso gli obiettivi prefissati. Mix sapiente di competenze gestionali, statistiche e comunicative, il Data Analyst comprenderà l’origine dei dati e le eventuali possibili distorsioni, analizzerà il flusso informatico delle informazioni grazie a una conoscenza tecnologica precisa, leggerà i dati con metodi statistici al fine di identificare problemi di business e, infine, comunicherà con chiarezza alle varie aree aziendali i risultati ottenuti. Secondo una ricerca di Linkedin condotta sulle offerte di lavoro postate sul Social Network nel 2015, l’analisi dei dati è la seconda competenza più richiesta dalle aziende a livello globale, confermando le opportunità trasversali che genera questo settore. Una ricerca del Bureau of Labor Statistics degli Stati Uniti d’America include il Business Data Analyst tra le specializzazioni più in ascesa tra il 2010 e il 2020, con un tasso di crescita pari al 15%. Inoltre un'indagine McKinsey ha rilevato che negli Stati Uniti mancano addirittura tra i 140 e i 190mila Business Data Analyst a testimonianza delle concrete opportunità lavorative in questo settore. Luciano Canova nel suo libro Pop Economy afferma “a caratterizzare la vera e propria PER SAPERNE DI PIÙ WWW.TAGINNOVATIONSCHOOL.COM L INC - L AV ORI IN COR S O rivoluzione non è tanto il numero di osservazioni disponibili ma la struttura del dato”, ecco perché la figura del Data Analyst è indispensabile, poiché l’unica in grado di estrarre senso dai Big Data per i bisogni aziendali. Le aziende necessitano quindi sempre più di persone che da un lato generino dati e dall’altro siano in grado di raccoglierli, analizzarli e gestirli al fine di trasmettere il valore aziendale al cliente. L’ostacolo più grande che le imprese al giorno d’oggi si trovano ad affrontare è la ricerca di figure professionali che presentino queste caratteristiche ed è in questo contesto che TAG Innovation School, la scuola del digitale e dell’innovazione di Talent Garden, ha deciso di formare i nuovi esperti di Big Data, con un Master part time in Business Data Analysis, partito il 23 settembre, che ha l’obiettivo di formare una nuova classe di professionisti e di creare nuove opportunità per le aziende che vogliono crescere. 19 periscopio DATA SCIENTIST, SEI BELLISSIMO! È considerato il lavoro piu’ sexy del millennio, è la figura professionale piu’ richiesta oggi dalle aziende che vogliono sfruttare al meglio la marea di dati che la digitalizzazione delle nostre vite ogni giorno mette a disposizione. Analisi che fanno la differenza tra un successo o un fallimento illustrazione 2 0 di NAZARIO GRAZIANO L INC - L AV ORI IN COR S O di MARCO GAIAZZI @MarcoGaiazzi W « hat is likely to happen.” È questo ciò che viene richiesto ad un data scientist: capire ciò che potrebbe succedere. Non certo un veggente ma uno “scienziato” capace di prevedere tendenze e comportamenti sulla base dei macro-dati disponibili. Ed è questo, secondo la definizione che è stata data dalla Harvard University, che fa di questa figura professionale “la più sexy e appetibile nel mondo del lavoro 3.0.” Siamo invasi da dati. Anzi, noi siamo i dati. Ogni nostro gesto, oggi, lascia traccia di sé. Dalle più digitali a quelle più analogiche, non c’è azione che non si trasformi in informazioni analizzabili scientificamente. Siti visitati, spese, spostamenti: la digitalizzazione delle nostre vite ha trasformato miliardi di piccoli gesti in un mare di big data che svelano abitudini, tendenze, passioni. Così importanti da essere chiamati il “petrolio del futuro”. Al data scientist (da ora DS) sono richieste delle skill complesse e convergenti che lo rendono diverso da figure quali il data engineer o del business analist già ben noti. Occorrono, in un’unica figura professionale, la perfetta padronanza delle scienze statistiche, l’approfondita conoscenza del business cui quei dati ineriscono e solide basi informatiche che gli consentano di scrivere o gestire software ad hoc; il DS oggi è tutto questo. Una figura tanto richiesta quanto rara in termini di qualità e quantità. Qualunque imprenditore, di fronte a decisioni da prendere, si trova davanti a tre tipologie di domande: 1, quelle descrittive (cosa è successo?); 2, quelle predittive (dove troviamo le informazioni necessarie per affrontare la questione?); 3, quelle prescrittive (ok, e adesso cosa facciamo?). Il DS interviene nelle fasi 2 e 3 con un ruolo che secondo alcuni è pari a quella di un Supereroe! Diversamente da quanto potrebbe sembrare, il lavoro di DS è dinamico e stimolante. Parola di colui che ha inventato 8 anni fa questa definizione: “DJ” Patil, il capo della divisione Data Scientist presso lo United State Office of Science and Techology Policy. “L’elemento fondante di questo lavoro è solo uno: una sconfinata curiosità”. C’è infatti una componente decisamente pionieristica in una attività che deve trovare la risposta giusta nascosta in una montagna di informazioni. C’è un aspetto molto “rivoluzionario” da considerare, che inerisce a una questione di “filosofia” aziendale, come sottolinea un vero guru del settore, Ziad Nejmeldeen, “ Occorrono, in un’unica figura professionale, la perfetta padronanza delle scienze statistiche, l’approfondita conoscenza del business cui quei dati ineriscono e solide basi informatiche L INC - L AV ORI IN COR S O senior vice president e chief scientist presso Infor Dynamic Science Labs. “Chiedere a qualcuno di prendere delle decisioni sulla base dei dati significa creare un nuovo modo di relazionarsi ai problemi”. Occorre in sostanza “creare un nuovo percorso di fiducia” con il management. E non è raro che il DS, col tempo, diventi esso stesso il manager. In questi ultimi anni è capitato infatti che alcuni DS di livello abbiano rapidamente scalato l’organigramma delle società per le quali lavoravano, poiché sono stati capaci, coi risultati, di dimostrare direttamente ai soci o alla proprietà come l’analisi dei dati fosse una parte core nelle strategie aziendali, ossia come l’analisi dei dati dovesse essere parte integrante del processo decisionale. Per capirlo basta un esempio pratico che ci viene raccontato da Thinking Technologies, dinamica azienda milanese che del supporto informatico e tecnologico alle aziende ha fatto il suo successo. “Un cliente del settore mobili si rivolse a noi per sviluppare un software che analizzasse tutti i flussi della sua azienda”, ci racconta Marco Amato. “Stock di magazzino, materie prime, costi di produzione, media ordini e così via. Noi abbiamo realizzato il software e a loro abbiamo consigliato di assumere un DS che sapesse tradurre in azioni concrete quella enorme massa di dati”. E come è finita, chiediamo. “Quell’azienda ci ha ringraziato perchè il tandem software-data scientist ha permesso di scoprire che nel loro processo produttivo veniva letteralmente sprecato il 30% di materie prime”. Lasciamo a voi giudicare se sia un lavoro sexy. Certamente, con questi risultati, le aziende ne subiranno il fascino. 21 enigma L’INVASIONE DELLE INTELLIGENZE ARTIFICIALI Watson è la più celebre delle IA, supercomputer in grado di intrepretare grandi quantità di dati e di apprendere sulla base delle proprie decisioni. Ma la loro diffusione solleva un dilemma: aumentano la produttività o distruggono il lavoro? di DENIS RIZZOLI @dnsrzz J eopardy! è un popolare quiz televisivo statunitense. È famoso per due ragioni. La prima è la particolarità del suo format: il conduttore fornisce risposte, formulate attraverso indovinelli o giochi di parole e i concorrenti devono rispondere indovinando la domanda esatta. La seconda ragione è che, nel corso di una puntata trasmessa nel 2011, due partecipanti umani sono stati battuti da un terzo concorrente, Watson, un’intelligenza artificiale realizzata da Ibm. Il nome deriva dal fondatore del gruppo, Thomas Watson, ed è un progetto nato con l’obiettivo di costruire un super computer in grado di analizzare enormi quantità di dati non strutturati e trasformarli 22 prima in informazioni strutturate e poi in decisioni. Ciò che rende un’intelligenza artificiale come Watson diversa da un semplice algoritmo è appunto la capacità di interpretare conoscenze, non solo individuarle, e di apprendere sulla base delle nozioni assimilate. Non è un caso, infatti, che Watson sia in grado di dialogare con l’uomo secondo le regole del linguaggio naturale (in inglese, per esempio) e non secondo specifiche righe di codice. Tutte queste capacità non sono racchiuse all’interno di un unico “guscio”: Watson infatti è da intendersi come una piattaforma a cui diverse startup e aziende possono accedere per mettere alla luce le proprie idee. I settori in cui viene utilizzata sono i più disparati. Per esempio, quello sanitario. Con l’enorme quantità di dati che può gestire, Watson diventa infatti un assistente ideale in fase di diagnosi. Non è un caso che Ibm abbia recentemente annunciato un accordo con il governo italiano per il lancio di Watson Health: verrà realizzato L INC - L AV ORI IN COR S O a Milano, nell'area che ospitava l'Expo 2015, e sarà dedicato proprio allo sviluppo di applicazioni sanitarie basate sui dati. Un altro campo in cui Watson è già ampiamente utilizzato è quello dell’Internet delle Cose. Watson è infatti presente, per esempio, su lavatrici Whirpool in grado di apprendere le modalità di utilizzo degli utenti per risparmiare tempo ed energia oppure è impiegato da Panasonic per sensori e videocamere dedicate alla sicurezza domestica. Insomma le intelligenze artificiali (IA), di cui Watson è solo uno degli esempi più celebri, stanno per diventare parte integrante della nostra vita. Mentre sono ovvi i benefici che queste tecnologie possono portare in termini di produttività, sono più incerte le conseguenze negative di un utilizzo delle IA su larga scala. Il World Economic Forum ha presentato all’inizio dell’anno una ricerca intitolata “The future of jobs and skills”. Lo studio prevede che entro il 2020 fattori demografici e tecnologici porteranno alla distruzione di 5 milioni di posti di lavoro, concentrati soprattutto nel settore amministrativo e produttivo. Tra le tecnologie responsabili, lo studio cita proprio i Big Data e le IA. Alcuni esperti fanno notare però che anche durante le precedenti rivoluzioni tecnologiche, dall’invenzione del motore a scoppio fino ai personal computer negli anni ’80, erano stati tracciati scenari analoghi avveratisi solo in parte. Anzi, sembra che in passato la tecnologia abbia creato più posti di lavoro di quanto ne abbia distrutti. Come l’economista del MIT David Autor spiega al settimanale britannico “The Economist”, automatizzare una specifica attività aumenta la domanda di lavoratori umani a svolgere le altre attività connesse a quella, che non sono state automatizzate. Eppure alcuni replicano che questa volta la situazione è differente. Martin Ford, per esempio, nel suo libro “The rise of the robots”, sostiene che l’impatto dei computer coinvolge tutti i setL INC - L AV ORI IN COR S O tori. Durante le precedenti rivoluzioni nell’automazione, i lavoratori non qualificati potevano passare da un lavoro di routine a un altro. Questa volta invece, per sfuggire all’automazione, si può passare soltanto da lavori non qualificati a lavori altamente qualificati. Quindi, le IA sono una benedizione o una condanna? Come conclude “The Economist”, la verità probabilmente giace nel mezzo. Le IA non causeranno una disoccupazione di massa, ma probabilmente obbligheranno, come altre innovazioni tecnologiche nella storia, i lavoratori ad acquisire nuove competenze, questa volta in modo molto più rapido rispetto al passato. 23 coffee break GLI ESPERIMENTI IN AFRICA E LE ESPERIENZE IN BRASILE E INDIA L'analisi dei Big Data apre importanti strade per lo sviluppo economico, pur con rischi per la privacy. Dagli esperimenti in Africa al Brasile e l'India, all'avanguardia nel settore rispettivamente in America Latina e Asia REDAZIONE @cafegeopolitico BIG DATA PER LO SVILUPPO Il raggiungimento solo parziale degli Obiettivi del Millennio, ha portato le Nazioni Unite a sviluppare nuovi metodi d'approccio e nuove strategie per lo sviluppo. Tra questi l'utilizzo dei Big Data, per sostituire la tradizionale raccolta di dati tramite censimenti ufficiali o rapporti di agenzie dedicate. Ormai le interazioni tramite la rete mobile sono fitte anche in comunità poco studiate in Paesi in via di sviluppo. Questo fattore ha spinto l'ONU a creare un'agenzia dedicata, l'Un Global Pulse, con tre laboratori per aumentare il ritmo dell'adozione dell'analisi dei Big Data per lo sviluppo e per le questioni umanitarie. L'iniziativa delle Nazioni Unite ha fatto proprie le esperienze dell'esperimento portato avanti 24 dalla compagnia telefonica Orange in Costa D'Avorio. Nel 2012, l'azienda ha messo a disposizione dei ricercatori 2,5 miliardi di scambi telefonici, voce e SMS, tra 5 milioni di abbonati nel Paese. I settori presi in considerazione sono stati cinque: sanità, agricoltura, trasporti e urbanizzazioone, energia e raccolta di dati statistici. A detta dei ricercatori i risultati sono stati promettenti tanto da replicare, nel 2014, l'esperimento in Senegal. L INC - L AV ORI IN COR S O Rimane la questione della privacy e del rischio di sorveglianza globale. I dati degli esperimenti in Costa D'Avorio e Senegal hanno dimostrato come non sia possibile rendere anonima la totalità delle informazioni e che con triangolazioni non troppo complesse è possibile risalire all'identità e alla posizione di diversi utenti. Un rischio non da poco se la tecnologia fosse usata in Paesi sotto regime autoritario o da poco avviatisi alla democrazia. IL CASO DEL BRASILE Prima della recente recessione, il Brasile era una delle economie più dinamiche del pianeta. Ciò si rifletteva anche nel settore tecnologico. Ad esempio, nel 2014 si prevedeva che il mercato di hardware, software e altri servizi informatici avrebbe raggiunto quota 1 miliardo di dollari entro il 2017. Il mercato dei Big Data era cresciuto del 46% dal 2012. Questo non toglie il Paese dall'elenco dei fruitori di questo tipo di analisi. Il Governo è solo il quinto investitore nel settore, dopo la finanza, le telecomunicazioni, la manifattura e il commercio. Il settore pubblico utilizza i Big Data, tra l'altro, per favorire la gestione dell'approvvigionamento, dell'educazione e dei servizi sanitari. Un esperimento di punta avviene nello Stato del Minas Geraes, dove il sistema di analisi è stato usato per favorire il coinvolgimento dei cittadini nel dettare le priorità per il processo decisionale del settore pubblico. Un embrione di democrazia digitale che altri Stati brasiliani hanno iniziato ad adottare. Il Governo centrale ha iniziato a usare l'analisi dei Big Data per diminuire la spesa pubblica e renderla più efficiente. Nonostante il Paese sia all'avanguardia in America Latina per quanto riguarda i Big Data, c'è ancora lavoro da fare. Nel settore economico, rimangono dubbi tra gli imprenditori sul loro reale valore aggiunto per le aziende. Inoltre, nel marketing, in teoria tra i maggiori fruitori, circa il 42% degli addetti conosce i Big Data (meno della metà), il 35% ne ha sentito parlare e 23% non sa cosa siano. IL CASO DELL'INDIA Con la seconda popolazione mondiale per numero, l'India non può non essere tra i fruitori dell'analisi dei Big Data. A cominciare dalla politica: l'attuale partito al Governo, il BJP, l'ha usata per vincere le elezioni. I dati presi da quasi tutti gli utilizzatori di internet nel Paese hanno permesso di capire il sentiment dei votanti e i problemi maggiormente sentiti regione per regione. Inoltre sono state organizzate raccolte fondi mirate secondo modelli differenziati in base all'elettorato. Big Data per elezioni “big”, visto che in India gli aventi diritto al voto sono circa 800 milioni. Nel settore del servizio pubblico, l'analisi dei Big Data fornisce importanti informazioni al Diparti- PER SAPERNE DI PIÙ WWW.ILCAFFEGEOPOLITICO.NET L INC - L AV ORI IN COR S O mento per la distribuzione idrica e le fognature della città di Bangalore per individuare e riparare perdite nella rete. Le statistiche indicano che circa il 45% dell'acqua della città va persa. Anche nello stato del Kerala avviene qualcosa di simile nella città Thiruvananthapuram, e le autorità locali stanno implementando un sistema simile a quello usato a Bangalore. Infine, nel settore economico, l'analisi dei Big Data mappa le preferenze dei consumatori, mentre la Janalakshmi Financial Services, attiva nella microfinanza, usa lo strumento per inserirsi nel segmento di popolazione che ancora non usufruisce di servizi bancari (il 40% del totale). A dimostrazione della grande attenzione che l'India riserva all'analisi dei Big Data, nel Paese sono attivi cinque grandi istituti dedicati all'organizzazione di studi su vari livelli, da quello base a quelli superiori. 25 la rosa dei venti DATI! DATI! DATI! NON POSSO FARE MATTONI SENZA L’ARGILLA (SHERLOCK HOLMES) DA ROTTERDAM MARIA PAOLA MOSCA @emmepi F acciamocene una ragione, la fantascienza non è più solo letteratura; quel futuro che si organizza sugli immensi flussi di informazione che produciamo quotidianamente senza nemmeno badarci, per certi versi si è già realizzato. E l'Europa, nonostante soffra un gap professionale intorno all'analisi e gestione dei big data, ospita alcune delle città più “smart” al mondo (secondo Forbes), cioè che di questi dati -ormai – si nutrono. Le analisi delle miriadi di nozioni interessano il settore sanitario, la produzione agricola, la gestione della 26 Lo spazio impara a conoscerci, ricorda la temperatura a cui ci piace lavorare, come beviamo il caffè e che luce preferiamo. Le macchine si auto guidano e aggiornano i percorsi per evitare di “diventare il traffico” logistica, ma entrano anche direttamente negli spazi dove viviamo, modificandone la fruizione. Non si tratta tanto di vivere in un mondo in cui le macchine ci governano, bensì di una rivoluzione già attuale in cui la gestione delle attività umane viene migliorata dall'organizzazione dei dati generati, per esempio, usando i mezzi pubblici con le tessere magnetiche, acquistando servizi dal cellulare, pagando con carta di credito, o magari strisciando il badge del palazzo dove lavoriamo. Lo sanno bene da qualche anno i dipendenti L INC - L AV ORI IN COR S O Deloitte basati o di passaggio per Amsterdam, entrando in The Edge, the Smartest building in the world, palazzo che impara a conoscere chi lo frequenta ricordando le informazioni prodotte e trasformandole in risposte ai bisogni contingenti: un ufficio più caldo/freddo, la divisione delle postazioni (scrivanie, poltrone, sale riunioni) secondo le specifiche richieste di quel momento, la sicurezza notturna con robot che riescono a distinguere eventuali intrusi. Come le learning machines del palazzo olandese si adattano e in parte trasformano qui europa THE EDGE, AMSTERDAM il modo di sfruttare i suoi spazi, così su una dimensione più ampia molte città pianificano la loro urbanistica gestendo, per esempio, il sistema di trasporti. Succede a Salonicco: da tempo precursore nell'uso dei flussi di informazione per la gestione del traffico, la città greca è diventata test pilota dentro il progetto BigDataEurope in tema di spostamenti intelligenti. In questa nuova urbanità non servono più, quindi, solo progettisti e ingegneri che disegnino le strutture, ma anche analisti, tecnici statistici, scienziati sociali che sappiano comunicare con le macchine e tradurre i loro “responsi” per ottimizzare le riqualificazioni. È un po' il caso della stazione di King's Cross a Londra: non si interviene solo sugli edifici, ma se ne fa un polo intelligente nell'uso delle energie (rinnovabili), nel design che dirige i flussi di persone e nella organizzazione del tutto. Per come si sono personalizzati all'estremo i bisogni e le modalità di frequentare i luoghi, è imprescindibile ormai la condivisione coordinata dei dati anche a livello di politiche (in prospettiva, L INC - L AV ORI IN COR S O pure su scala continentale) perché, per esempio, le modalità di lavoro contemporanee sono spesso sempre meno legate alla presenza in un ufficio predefinito e più fluide le prestazioni professionali, senza contare quanto queste poi incidano su tantissimi aspetti delle altre attività quotidiane e, quindi, impattino sui luoghi pubblici. In Europa se ne sono accorti in tanti e stanno cercando risposte di conseguenza: dallo Smart City Wien, ai piani di mobilità di Barcellona, o agli sforzi in tema di amministrazione digitale della già verdissima Stoccolma. 27 la rosa dei venti LO SCIENZIATO DEI DATI TRA SERIE TV E CAMPAGNE ELETTORALI DA NEW YORK STEFANIA SPATTI @sspatti F a scoperte mentre nuota nei dati. Vive in un mondo digitale in cui riesce a dare forma a una quantità vasta di informazioni. Rende possibile un'analisi e la definizione di una strategia che si adegua al flusso di dati pescati. Lo 'scienzato dei dati' già nel 2012 era definito dall'Harvard Business Review il “lavoro più sexy del ventunesimo secolo”. Oggi è parte integrante della politica e del business. 'House of Cards' è un esempio doppio. Da un lato, la serie tv fornisce un esempio di questa professione con il persoggio Aidan: 28 Figura essenziale nel business e in politica, da House of Cards alla Brexit passando per la Casa Bianca a cui puntano Clinton e Trump reclutato dal presidente americano Frank Underwood, usa una quantità infinita di dati per colpire gli elettori con i temi a loro più cari e ottenere la rielezione dello stesso Underwood. Dall'altro, Netflix ha imparato a dare agli spettatori quello che vogliono vedere. Passando al setaccio dati. E il successo del suo show con Kevin Spacey lo dimostra. Al di là dell'intrattenimento, anche Barack Obama ha voluto nel 2015 DJ Patil nominandolo il primo Chief Data Scientist della Casa Bianca. Ed è là che nel 2008 è stato creato un precursore di quello che un anno dopo L INC - L AV ORI IN COR S O è diventato NationBuilder, un soft– ware che è stato usato anche nel Regno Unito dalle campagne pro e contro la Brexit. “Siamo abituati ad avere clienti da ambo gli schieramenti di un dibattitto. In Europa questo sta diventando sempre più frequente”, ci racconta Toni Cowan-Brown, VP European Business Development della californiana NationBuilder. “Mandare la stessa email al vostro database intero non funziona. Un continuo coinvolgimento è l'unico modo per essere presi seriamente”. È quello che cercano di fare Hil- qui usa lary Clinton e Donald Trump nella loro sfida per la presidenza Usa, consapevoli di come i Big Data abbiano garantito la rielezione di Obama nel 2012. Non a caso l'ex first lady ha arruolato 'data nerd'. “Più conosci il tuo elettore, più successo avrai nel coinvolgerlo e nel farlo andare alle urne”, aggiunge Emily Schwartz, vicepresidente di NationBuilder. A vincere le elezioni sarà forse chi avrà usato i dati nel modo più sofisticato. Lo stesso vale anche per le aziende. Quelle più all'avanguardia possono così anticipare e creare trend. Ne è convinta Caterina Bulgarella, Senior Leader in LRN e professore aggiunto di psicologia organizzativa presso il Master di Psicologia industriale e organizzativa alla New York University: “L’intelligence fornita dai dati può essere usata per identificare le risorse umane ad alto potenziale, aiuta ad ottimizzare i processi organizzativi interni, crea canali di feedback immediati che permettono di rimanere a stretto contatto col cliente, rivela opportunità strategiche emergenti ed è uno strumento visionario insostituibile”. Ma come fare ordine in un mare L INC - L AV ORI IN COR S O di dati? La loro rappresentazione è essenziale. “Visualizzarli significa rendere sistemi complessi finalmente davvero accessibili a chi lavora nelle aziende, aprendo di fatto infinite possibilità per la loro valorizzazione attraverso l’ottimizzazione di processi decisionali e operativi e l’affinamento dell’offerta e della customer experience”, dichiara Giorgia Lupi, partner e Design Director di Accurat. Il mantra della società di consulenza e progettazione milanese con uffici a New York? “Dove gli altri vedono complessità, noi vediamo bellezza. E valore”. 29 la rosa dei venti IL GRANDE FRATELLO INCONTRA I BIG DATA DA PECHINO 吗丽亚 Q uando i big data incontrano il “Grande Fratello”. Questa potrebbe essere la sintesi di un articolo il cui obiettivo è raccontare quanto i big data siano fondamentali in Cina in questo momento. Non solo per il business ma anche per il disegno del governo cinese. Soprattutto nel paese di mezzo vale infatti la regola che i big data “promettono di rivoluzionare il lavoro delle imprese e della politica”. Qui, se il governo chiama, le grandi aziende internet rispondono. Partiamo dal fatto che in un paese i cui utenti internet ammontano a 668 milioni (secondo le stime ufficiali del governo) i dati ricavabili 30 Big data e Cina. Argomento che tocca le relazioni tra il governo, i suoi cittadini e gli stranieri che vivono nel paese dove non si può accedere ad alcuni social occidentali o effettuare una ricerca su Google. Ora c’è di più dalla rete rappresentano una primizia per tutti, dagli imprenditori ai politici e permettono di avere il polso del paese. Un esempio? Uno dei più importanti successi cinematografici di sempre, Tiny Times, commedia romantica del 2013 capace di raccogliere in un solo giorno 11,9 milioni di dollari al box office, è proprio il frutto dell'utilizzo dei big data. Perché? Perché i produttori prima di realizzarlo hanno effettuato una ricerca sulla rete perché li aiutasse a determinare gli attori, il regista e che tipo di pubblicità fare per attrarre al massimo la generazione dei giovanissimi cinesi. Hanno fatto bene, guardando ai riL INC - L AV ORI IN COR S O sultati. Ma se questo è un esempio, positivo - e di certo originale - sul come utilizzare i big data, altri invece come vedremo non guardano a questa direzione. “In Cina abbiamo a che fare con centinaia di migliaia di miliardi di dati - ha detto recentemente a un magazine online cinese chiamato CKGSB Knowledge, Zhang Tong, a capo del Big Data Lab di Baidu, il più importante motore di ricerca cinese - il potenziale è gigante, possiamo costruire dei modelli importanti in grado di aiutare molti business”. La tecnologia dei big data infatti è spesso utilizzata insieme ad altri strumenti innovativi high-tech come il cloud o l'intelligenza artificiale. Dal marketing all'e-commerce, dalla tecnologia alla sanità, negli ultimi cinque anni in Cina è stato un fiorire di big data a disposizione di questi settori. I più critici però sostengono che sia soprattutto il governo a interessarsi dei big data. Anzitutto, lo sa bene chi vive nel paese, i social occidentali e altri siti non sono visibili e tutto è controllato da quello che viene definito il Great Firewall cinese. Fino a qui, nulla di nuovo. La novità, come ha notato recentemente il Financial Times, riguarda un nuovo sistema di credit rating (giudizio sul merito di credito), che di solito viene dato alle aziende ma in questo caso viene attribuito ai cittadini. C'è infatti l'intenzione da parte del governo di incrementare i prestiti a centinaia di milioni di cittadini attraverso il sistema finanziario. Per farlo, Pechino vuole essere certa che i cinesi “meritino” questo credito e le società in grado di prestare denaro potranno così far affidamento su indicatori non proprio tradizionali, come la cronologia della ricerca su internet o qui cina acquisti effettuati tramite telefonino, che li aiuti a capire chi è meritevole di credito. Le aziende private ammettono di poter accedere ai dati relativi agli utenti internet in Cina grazie alle licenze emesse lo scorso anno dalla People's Bank of China (la banca centrale cinese) con l'obiettivo di sviluppare un sistema di rating sperimentale. Complessivamente sono state emesse otto licenze alle più grandi aziende del paese, da Tencent e Alibaba a Ping An Insurance, uno dei più importanti gruppi assicurativi in Cina. Questi “credit rating” assegnati alle persone danno l'accesso a una serie molto ampia di attività, non sono solo finalizzati all'ottenimento di un prestito. Ecco qualche esempio: saltare la fila all'aeroporto, ottenere un’approvazione rapida dei visti, perfino un'agevolazione nell'acquisto di un animale domestico. Quanto sopra di per sé è già abbastanza per identificare una grave violazione della privacy. Ma il disegno - ancora più ampio - del governo è quello di stabilire grazie a questi dati l'onestà e l’affidabilità dei cittadini cinesi entro il 2020. C'è chi si spinge oltre e sostiene che il rischio è che la Cina torni a livelli di sorveglianza personale tipici degli anni '50, '60, '70 quando L INC - L AV ORI IN COR S O nei quartieri si mantenevano informate le autorità relativamente alle attività svolte quotidianamente dalle persone. Ora, con la decentralizzazione e una maggiore mobilità un controllo del genere non sarebbe possibile. Ma i big data, raccolti dalle più importanti società del settore internet sugli utenti, possono rivelarsi un degno sostituto. Del resto per tutti gli esperti di economia cinese la minaccia più importante per l’economia cinese è proprio lo scoppio della questione sociale. I big data aiuterebbero eccome Pechino ad avere il polso della situazione finalizzato ad un migliore controllo sociale. 31 niente di personale CONOSCENZA E PREVISIONI PERCHÉ AGLI HR SERVONO I BIG DATA Le aziende italiane hanno compreso l’importanza di immagazzinare e analizzare una grande mole di dati, ma restano ancora diverse questioni da risolvere. Ne parliamo con Deloitte, Oracle e LinkedIn di STEFANO GLENZER @glenzers T « u prova ad avere un mondo nel cuore e non riesci a esprimerlo con le parole” cantava Fabrizio De André già nel 1971. Ecco, nel cuore delle aziende italiane c’è un mondo di dati e di informazioni, ma ancora loro non sanno esprimerli e tradurli in analisi efficaci. Per il presente e per il loro futuro. La rivoluzione dei big data nel nostro Paese non si è ancora completata, osserva Lorenzo Manganini, Responsabile Human Capital di Deloitte. “Il problema non sono i modelli né tanto meno la potenza di calcolo delle macchine, ma la disponibilità dei dati, soprattutto per il mercato italiano. Alcune grandi aziende non sanno nemmeno quanti dipendenti hanno, quanti di loro sono laureati, quante sono donne e quanti uomini. Stanno cercando di recuperare terreno, ma sanno di non avere i dati necessari per iniziare il lavoro. Molte aziende hanno av32 LORENZO MANGANINI Responsabile Human Capital di Deloitte. viato iniziative di implementazione di sistemi IT evoluti per l’HR, che partono dalla strutturazione dei database con le informazioni relative ai propri dipendenti, da cui poi far partire tutti i processi gestionali di HR (Performance, Recruiting, Learning, Compensation, ecc.). Questo rappresenta il primo passo per poter disporre in L INC - L AV ORI IN COR S O futuro di dati completi, coerenti e consistenti fra di loro, su cui poi effettuare le analisi e applicare i modelli”. Il mondo dei big data secondo Manganini si può riassumere in due filoni: il primo è quello dell’analytics puro, dove partendo dal dato semplice si possono ottenere report più o meno evoluti applicando differenti viste ai dati. Il secondo è quello dei predictive analytics, la vera sfida. “Attraverso tecniche statistiche ed econometriche avanzate, si possono effettuare analisi predittive, analisi di scenario e what if. I campi di applicazione di queste tecniche sono molteplici: solo per citarne alcune, il workforce planning, il budget del personale, il retention analytics, il succession management, l’ageing del personale, la modellazione delle competenze future coerenti con il piano strategico aziendale. E molte altre.” Un’altra grande sfida è legata al cloud computing, sostiene Melanie Hache Barrois, Human Capital Management Director di Oracle per il Sud Europa. “Lavorare su una immensa mole di dati con la gestione dei dati classica, ovvero senza il cloud, è un incubo, lo spazio di archiviazione è insufficiente e molto costoso. Forse il reparto HR dell’azienda non lo vede, ma l’area IT si accorge di quanto è dispendioso. Inoltre ci sono problemi di sicurezza importanti”. Il vantaggio di saper utilizzare i big data è molto semplice secondo Hache Barrois, ed è sintetizzabile in un concetto: conoscenza. “Condividere informazioni con i dipendenti è fondamentale per il mondo HR. Far MARCELLO ALBERGONI Head of Italy di LinkedIn MELANIE HACHE BARROIS Human Capital Management Director di Oracle per il Sud Europa capire qual è il ruolo del singolo nell’azienda è importantissimo, perché in questo modo una persona sa di contare, di avere una carriera, di avere qualcuno che la osserva e che sa chi è. Poi c’è un altro tema: se l’area HR vuole rispondere ai bisogni dei colleghi deve capire quali sono le loro necessità, di gruppo e singole. Deve comprendere quali sono le capacità di ognuno, come si può gestire al meglio il work-life balance, deve sapere se un certo reparto ha bisogno di più o meno persone, di più o meno spazio. Capire tutte queste cose significa poter dare a ogni dipendente quello di cui ha bisogno. È un metodo che migliora la qualità lavorativa e migliora la qualità di vita, ma servono dati su cui basare queste deduzioni”. Di lavoro e di dati si intende anche Marcello Albergoni, Head of Italy di LinkedIn. Il social network professionale ha lanciato da poco anche in Italia il progetto dell’Economic Graph, una rappresentazione digitale dell’economia mondiale declinata a livello locale. “Il nostro obiettivo finale è quello di raggiungere, nei prossimi dieci anni, tutti i 3,3 miliardi di professionisti presenti oggi nel mondo” spiega Albergoni. “Analizzando i valori del mercato del lavoro e i suoi vari ambiti, all’interno di una specifica area geografica, l’Economic Graph consente alle aziende di focalizzare meglio le ricerche di talenti, scoprendo come e perché si muovono, qual è il settore con la più alta concentrazione di professionisti. Allo stesso tempo, permette ai lavoratori di capire su quali competenze è meglio puntare per trovare e farsi trovare da nuove opportunità di lavoro o dove è più opportuno spostarsi al fine di migliorare e sviluppare la propria carriera”. 33 selfie DA CRONISTA A DATA JOURNALIST UNA PROFESSIONE CHE CAMBIA TRA NUMERI E STATISTICHE Il giornalismo basato su analisi e visualizzazione di dati si diffonde anche in Italia. Ecco le testimonianze di alcuni specialisti. E a Roma c’è un’agenzia che trova news usando algoritmi e fisici di MAURIZIO DI LUCCHIO @maudilucchio Q uando si pensa al rapporto tra giornalismo e big data, c’è chi ha paura dell’effetto Kodak. Così come la multinazionale delle pellicole è stata spazzata via dalle foto digitali, non pochi temono che le grandi masse di dati e l’intelligenza artificiale possano rendere superfluo il ruolo del giornalista. Tuttavia, nonostante le difficoltà del mondo dell’informazione, finora l’apocalisse non è arrivata. Ma già da anni i big data stanno trasformando la professione. Una prova è la crescita del data journalism (o data driven journa34 DA SINISTRA: BARBARA D'AMICO GIANMARCO GUAZZO MAURO PARISSONE E ALESSIO CIMARELLI lism), il giornalismo incentrato su raccolta, elaborazione e visualizzazione dei dati. Se nei media anglosassoni, dal Guardian al New York Times, i data editor sono presenze frequenti nelle redazioni, in Italia ci sono poche figure ad hoc. E i rari professionisti specializzati spesso agiscono attraverso agenzie. L INC - L AV ORI IN COR S O Tra questi c’è Alessio Cimarelli, 33 anni, cofondatore di dataninja. it, network nato nel 2012 che offre servizi di data journalism a media e organizzazioni. “È un giornalismo di servizio, più obiettivo: fa raccontare storie nuove e spiega fenomeni che prima erano non noti o poco rilevanti”, spiega Cimarelli, che è anche fisico e data scientist. A suo parere, il data journalist è un giornalista che usa come motore della sua attività le tecniche dell’analisi dei dati quantitativi. Uno dei progetti più noti di Alessio è “The migrant files”, un’inchiesta sui mi- granti in Europa condotta nel 2012 da 10 giornalisti di 6 paesi. “Non c’erano numeri affidabili sulle vittime della migrazione. Ed è facile capire quanto questo dato possa incidere sulla comprensione del fenomeno”, racconta. “Partendo da lavori già presenti, abbiamo costruito un dataset che rispondesse a questa domanda. E ci siamo riusciti”. Ma cosa cambia oggi rispetto al data journalism del passato? “I bit e internet: i dati sono in digitale e ci sono strumenti come le reti sociali, il cloud, l’open source che rendono più facile l’accesso alle informazioni e più rapide e accurate le operazioni”. Per fare buon data journalism servono diverse competenze: l’ideale, secondo Cimarelli, è che sia fatto in team. “Servono almeno quattro figure: giornalisti, esperti di analisi dati e statistica, sviluppatori e grafici”. Un mix di profili di questo tipo ce l’ha anche Viz & Chips, un collettivo nato nel 2013 a Torino composto da due croniste, un grafico, un data analyst e due developer. “Produciamo infografiche e visualizzazioni per editoria, imprese e Pa”, dice la giornalista Barbara D’Amico, 33 anni, che afferma che l’analisi dei dati ha “stravolto” il suo lavoro: “La mia capacità di verificare notizie è migliorata e propongo approfondimenti in modo più semplice. Tra gli sbocchi, poi, c’è anche la preparazione di corsi di formazione”. Gianmarco Guazzo, 41 anni, piemontese, si è focalizzato di più sugli open data, ovvero i dati aperti messi di solito a disposizione dagli enti pubblici. Nel 2012, dopo una carriera come giornalista e addetto stampa, frequenta un corso di specializzazione sull’open data journalism e inizia a raccontare il mondo attraverso numeri e dati. Nel 2015 diventa responsabile comunicazione di “A Scuola di OpenCoesione”, iniziativa pubblica per studenti che prevede corsi online di analisi dei dati pubblicati su OpenCoesione.gov.it, il portale nazionale di open data sull’utilizzo dei fondi pubblici. “Lavorare su dati aperti esalta la sfera civica di questo mestiere”, osserva Guazzo. “Noi insegniamo ai ragazzi a raccogliere i dati, analizzarli e raccontarli”. Magari, qualcuno di questi giovani avrà il profilo giusto per lavorare nell’agenzia che in Italia si è spinta più in avanti nell’uso di big data e di machine learning applicati all’informazione: H24. Fondata a Roma da Mauro Parissone, Laura Guglielmetti ed Emanuele Pascucci, produce contenuti video in diretta e on demand senza usare giornalisti (se non uno, il direttore Parissone) ma affidandosi solo a data scientist, esperti di tecnoloL INC - L AV ORI IN COR S O DA SINISTRA: VIZ&CHIPS A EXPO E L'OPENDESK DI H24 gia, selezionatori di notizie, producer e film-maker che riprendono gli avvenimenti sul territorio. H24 usa un algoritmo proprietario che setaccia i social media per individuare notizie oppure per coglierne in modo diverso la rilevanza. Una volta selezionate le news, le racconta in presa diretta. Lo fa o attraverso tecnologie di ripresa a distanza o coinvolgendo i propri operatori, che filmano senza aggiungere commenti giornalistici, o ancora chiedendo via social alle persone presenti sul luogo di fare riprese con gli smartphone. “L’algoritmo individua ciò che potrebbe essere una storia: ha per esempio ‘scoperto’ che un incendio a Sestri Levante a settembre, quasi ignorato dai media, era diventato una notizia importantissima per migliaia di persone”, dice Parissone. “Così, abbiamo coinvolto alcune persone del posto - a cui diamo un rimborso - per avere le prime immagini in tempo reale e poi abbiamo inviato i film-maker. Quando invece alcuni avvenimenti sono prevedibili ci affidiamo a beautycam e droni”. Se questo modo di narrare il reale in video dovesse diventare la regola, allora l’effetto Kodak si sarà abbattuto anche sul giornalismo. 35 open innovation BIG DATA IS FUN di DAVIDE CONSIGLIO e LEONID ZHUKOV @bcginitaly Q uando chiamiamo il call center della nostra banca veniamo avvisati, prima di iniziare la conversazione, che questa potrebbe essere registrata. Questo non solo per valutare il servizio offerto, ma anche perché le metodologie di natural language processing (NLP) oggi consentono di interpretarla. Partiamo da un piccolo esempio utile per capire quali siano le potenzialità dei big data e i vantaggi a questi connessi, a partire da quelli per i consumatori. “ Nei casi di successo di trasformazione aziendale guidata dall'uso dei dati sono due le dinamiche che emergono: democratization e gamification 36 Davide Consiglio - Principal di The Boston Consulting Group - e Leonid Zhukov - Principal Data Scientist di The Boston Consulting Group - ci spiegano le opportunità del mondo dei Big Data Oggi, ad esempio, le banche best-in-class investono in modo importante su personalizzazione e adattamento dinamico dell'offerta in funzione dei desiderata dei clienti. Che conoscono meglio della concorrenza grazie all'analisi delle transazioni, dei dati esterni, del 'customer pathway' multicanale, del sentiment online e, come nel caso della telefonata, del feedback dalle interazioni. Le opportunità che derivano da una lettura dei dati sono, quindi, molteplici e ancora da esplorare. Quello che ne deriva non si declina solo in un vantaggio competitivo per le aziende capaci di muoversi per prime, ma ha ricadute sensibili in termini di risorse umane. I big data, infatti, non sono più una nicchia esoterica riservata a pochi tecnici in azienda, come la business intelligence o il data mining tradizionale. Nei casi di successo di trasformazione aziendale guidata dall'uso dei dati sono due le dinamiche che emergono: democratization L INC - L AV ORI IN COR S O e gamification. La prima rappresenta la possibilità di diffondere utilizzo e analisi (anche se non programmazione) grazie alla riduzione dei costi e all'aumento della facilità di utilizzo dei tool utente (ad esempio, tool di visualizzazione). La gamification si riferisce, invece, alla possibilità di sfruttare il potenziale “ludico” dei dati tramite l’utilizzo di front end che si possono facilmente installare su tablet/smartphone. Inoltre, renden- do l'esperienza d'uso dei big data facile e accattivante si facilita in modo consistente l'uscita dei big data dalle roadmap e dai budget IT e l'ingresso 'up one level' nella roadmap strategica dell'organizzazione. Dal punto di vista quantitativo, si stima che nel 2020 i Chief Data Officer italiani possano essere alcune migliaia, un numero importante soprattutto se confrontato ai circa 200 attuali. Un incremento che pensiamo possa riassumere la fame del mercato per figure professionali completamente diverse – e in qualche misura nuove – rispetto al passato. Negli Stati Uniti si sta già affermando un profilo diverso rispetto al tradizionale CDO, quindi non un esperto IT e nemmeno un “curatore di dati”, bensì un elemento di traino e innovazione del business, che non solo risolve i problemi, ma che porta al busiL INC - L AV ORI IN COR S O ness nuove soluzioni data-driven. Se il CDO è la figura apicale di quella nuova struttura organizzativa aziendale che dovrebbe integrare strumenti e professionisti di advanced analytics, gli attori di questa trasformazione saranno i data scientist. Oggi questi sono ancora molto difficili da reperire sul mercato per due motivi: in primo luogo l’offerta è scarsa, sono poche le figure professionali con un background significativo e una perfetta combinazione delle tre anime disciplinari necessarie (matematica/statistica, tecnologia, business); il secondo motivo è legato alla difficoltà di avere in azienda i recruiter giusti: ad oggi chi si occupa di selezione del personale spesso non ha ben chiaro qual è il profilo da cercare ed inserire in azienda. Di fronte alla richiesta di immaginare i big data, molti visualizzerebbero una matrice infinita di dati, o una nuvola di connessioni, come quella della figura accanto, quasi sganciate dalla realtà. L'immagine, invece, deriva da un esercizio reale di organizational analytics svolto sui livelli più alti di una grande azienda, che ha dato inaspettati insegnamenti in termini di collaborazione internazionale e sul fondamentale ruolo del Chief Data Officer nell'organizzazione. A questo proposito, secondo l'opinione degli esperti BCG, il ruolo del CDO si evolverà ulteriormente in molte direzioni, contribuendo come in questo caso in modo importante all'ambito organizzativo grazie alle possibilità offerte dagli organitazional analytics, su cui il team del moderno CDO potrà aggiungere valore significativo, grazie alla capacità di combinare analisi quantitativa, comprensione di aspetti di business e capacità di considerare la dimensione fattuale delle interazioni cross organigramma. 37 storie di ordinaria felicità di SERENA LA ROSA @lisagialla IL VOLTO UMANO DEI DATI Due designer decidono di scambiarsi, per un anno, cartoline con disegnati i dati delle loro vite. Il risultato è ora un libro: un’indagine originale e profonda sulle infinite facce della personalità GIORGIA LUPI WEEK 42 Le risate 38 L INC - L AV ORI IN COR S O Q uanto puoi conoscere una persona soltanto analizzando i suoi dati? Fino nell’intimo – è la risposta di Dear Data, un suggestivo data-base epistolare nato per sfidare la (solo apparente) impersonalità dei dati. Un passo a due rigoroso e avvincente, risultato di un esperimento – cognitivo, ma soprattutto umano – lungo un anno. Una delle due autrici è Giorgia Lupi, 35 anni. Italiana di Finale Emilia, ha studiato architettura a Ferrara, e completato gli studi con un PhD in Information Design; quindi ha fondato Accurat, una società che si occupa di visualizzazione di dati con sedi a New York e a Milano. Poi un giorno, a Minneapolis, ha incontrato Stefanie Posavec, americana emigrata a Londra, specializzata in Communication Design e parimenti appassionata di dati. Insieme hanno scoperto di avere molto in comune: la vocazione per la grafica, il talento per la comunicazione, lo sguardo investigativo dell’expat. “Io e Stefanie ci eravamo viste di persona solo due volte, prima di avviare questo progetto”, racconta Giorgia. “Abbiamo un approccio molto simile all’elaborazione dei dati, WEEK 45 Le scuse più analogico, piuttosto originale nel nostro campo. Così abbiamo pensato di sottolineare questo aspetto, scegliendo di rappresentare le informazioni a mano e con lentezza”. È stato l’inizio di una bellissima amicizia. Per un anno – 52 settimane – Giorgia e Stefanie si sono scambiate cartoline con disegnati sopra i dati delle loro vite, decidendo di volta in volta su quali argomenti concentrarsi “anche a seconda di quello che avevamo raccolto nei sette giorni precedenti o di cui avevamo parlato”. Un’unica regola: dovevano essere dati non registrabili da dispositivi elettronici. Con l’evolvere del progetto, il criterio di scelta si è affinato: “Abbiamo imparato a cercare dati non solo nelle cose che facciamo, ma anche nelle parole che usiamo (settimana #37: le parolacce, ndr), nei pensieri (settimana #13: i desideri, ndr), nell’ambiente (settimana #34: gli animali in città, ndr), negli oggetti (settimana #16: l’armadio, al termine della quale Giorgia ha buttato quattro sacchi di vestiti inutili, ndr). Tutto allo scopo di restituire un profilo il più possibile articolato di noi e delle nostre vite”. Ci sono riuscite. Dear Data è innanzitutto un libro bello da vedere, ma anche da leggere; a caso, per cogliere essenziali mi- nuzie oppure dall’inizio alla fine, come fosse un diario. È buffo, insolito, acuto, emozionante. E aiuta a considerare i dati parte integrante della nostra umanità. “Chiunque può cominciare a “pensare in dati”, mi dice Giorgia quando le chiedo quali sono le qualità che servono per fare questo lavoro. “Non sono entità spaventose, non c’è bisogno di chissà quali competenze. Devi solo imparare a riconoscerli, e poi cominci a vederli dappertutto. Non solo siamo circondati da dati, ma li creiamo soltanto vivendo: con quello che compriamo, con i percorsi che seguiamo, in città o su internet. Tutto contribuisce alla traccia che ci lasciamo dietro”. E in quella traccia – granulare, in continua espansione – c’è il nostro ritratto. “È come un linguaggio universale, con il quale si possono raccontare le storie più intime (settimana #36: contando le sue indecisioni, Giorgia elabora un lutto, ndr). Le possibilità di espressione sono limitate, e sei costretta ad arrivare subito al punto”. Analizzare i propri dati è una forma di meditazione, insomma. Un modo nuovo di conoscersi. E diventare un po’ migliori. WEEK 14 La produttività L INC - L AV ORI IN COR S O 39 linc - lavori in cucina RITORNO AL FUTURO Expo Milano 2015 ci ha reso familiari termini quali idroponica, nutraceutica, stampanti 3D. Giocando a stilare una classifica sulle 10 tendenze che cambieranno il mondo, ecco le grandi innovazioni in agricoltura e nell'industria agroalimentare che annunciano un ritorno al futuro in cucina. di TARSIA TREVISAN @tarsiatrevisan C ome faremo la spesa (online, tramite app, o i Gas – cioè i Gruppi di Acquisto Solidali) cosa mangeremo (insetti, cibo in 3D) e come coltiveremo la terra tra 10 o 20 anni? Ormai lo abbiamo capito tutti: produrre cibo in modo efficiente e sostenibile è non solo possibile, ma necessario. Perché? Aumento della popolazione mondiale, cambiamenti climatici e socio-demografici esigono una maggiore produttività ma con minore impatto per l’ambiente. Ecco dove e come avverrà questa food revolution. 40 IN CUCINA NUTRACEUTICA Ovvero: curarsi mangiando. Non solo gluten free, bio & vegan, ma anche insetti e larve (già ampiamente consumati nei Paesi Asiatici), meduse (ricche di proteine e collagene) e alghe marine. Nutriente e con elevate proprietà antiossidanti, il plancton marino è non solo perfetto per l’equilibrio dei mari, ma anche risorsa preziosa per l’organismo umano e per ricette salutari. Come quelle che sta sperimentando lo chef spagnolo 2 stelle Michelin Angel Leòn. Nessun cibo da fantascienza. Tutto un nuovo mondo da esplorare. TRACCIABILITÀ DAL CAMPO ALLA TAVOLA Sapere tutto sul pacco di pasta selezionato o su dove e come la bottiglia di vino in tavola viene prodotta. Un sogno che si avvera per allergici o intolleranti. La tecnologia che viene in nostro aiuto: Qr code e etichette trasparenti (Nfc e Rfid) li conosciamo già. Ma ci sono anche i sensori laser o molecolari portatili… Vincerà chi traccerà ogni passaggio, dal campo alla tavola. Viva la trasparenza! IL PACKAGING INTELLIGENTE Dicevamo: il packaging deve trasmettere informazioni. Ma nell’ottica della lotta agli sprechi deve anche rispettare le leggi di un’economia circolare, dove non L INC - L AV ORI IN COR S O ci sono rifiuti e l’inquinamento è ridotto ai minimi termini. Meglio biodegradabile, quindi. E che riesca anche a conservare meglio il cibo, allungando così la shelf life. A vantaggio sia del produttore che del consumatore. Un sogno impossibile? Lentamente ci stiamo arrivando. E per di più con confezioni sempre più accattivanti, che aiutano a vendere. CIBO E DESIGN: LA STAMPANTE 3D Se ne parla sempre di più. Ma la possibilità di stamparsi il proprio cibo apre frontiere ancora inesplorate. Cosa che stravolgerà interi processi produttivi, sia a livello industriale che retail: come sta succedendo nel settore fashion, anche nel food le stampanti 3D si cimenteranno nella creazione di alimenti (Barilla si è messa alla prova con la pasta, i fratelli Alemagna con il cioccolato). Ma anche negli ospedali si potranno creare cibi speciali, per pazienti con determinate patologie. Mentre i ristoranti le useranno per creare piatti unici. SMART KITCHEN Ossia: la tecnologia al posto tuo in cucina. Il futuro è questo: gli elettrodomestici – sempre più intelligenti - parleranno con i dispositivi che indossiamo e ci guideranno nella preparazione dei piatti. Ma saranno anche collegati albori, ma alcune best practice sono già adottate da molti agricoltori illuminati, che non potendo coltivare un loro terreno lo affidano in gestione a qualcuno (e-farmer). Creare valore condividendo esperienze o strumenti è il futuro. alla rete, per raccogliere informazioni, fare la spesa, segnalarci prodotti disponibili o in scadenza. PRECISION COOKING & NUTRITION Parola d’ordine sarà: personalizzare. Il cibo sarà qualcosa di cucito addosso. Creato in base al gusto ma anche sulle nostre esigenze fisico-salutistiche. Bracciali, orologi, occhiali, cerotti e altri prodotti wearable ci diranno di cosa abbiamo bisogno. Allo stesso modo, visto il legame cibo-salute, la sensoristica collegata ad app nelle padelle e nei sistemi di cottura abbatterà i rischi per la salute (sviluppo di sostanze cancerogene e mantenimento di proprietà nutrizionali). AGRICOLTURA DI PRECISIONE Nata solo da pochi anni, grazie all’uso di droni, robot, sensori, satelliti, big data e modelli di calcolo, l’agricoltura di precisione consente di intervenire in maniera mirata (sulla singola pianta o parcella di terreno), risparmiando sull’uso dell’acqua e sull’uso di pesticidi. Un risparmio economico, certo, ma anche un vantaggio per la salute e l’ambiente. THE INTERNET OF FOOD, CON L’E-COMMERCE CONTROLLED ENVIRONMENT AGRICOLTURE (CEA) Largo ad App e piattaforme per contattare la cosiddetta “generazione Y” (i nati tra il 1980 e il 2000, 13 mln in Italia e 160 in UE). Se per l'agroalimentare l’ecommerce è lo strumento ideale per conquistare nuovi mercati, soprattutto all'estero, l'altra grande sfida riguarda la consegna del cibo a casa. I Millennials in pochi anni diventeranno il mercato più interessante per le imprese. Idroponica, Aeroponica e Acquaponica. 3 tecniche che fanno a meno del suolo per produrre cibo in poco spazio: nei supermercati, ristoranti o mense. Ma anche nei condomini o singole case. Meno acqua (fino al 70%), spazio (vertical farming) e nessun pesticida per rispondere alle sfide del nuovo Millennio e sfamare una popolazione sempre più inurbata. Solo un esempio: l’Arabia Saudita ha annunciato che investirà nei prossimi 15 anni circa $8 mld in queste tecniche. Il cibo, insomma, come il nuovo petrolio. In termini economici, ma anche geopolitici. SHARING ECONOMY E L’AGRICOLTORE 4.0 Lo spreco di cibo vale miliardi. Esistono però soluzioni che mettono in contatto chi ha prodotti in scadenza con chi vuole risparmiare o riutilizzare. Un mondo agli L INC - L AV ORI IN COR S O 41 inside out di ELENA GELOSA Direttore Marketing e Comunicazione ManpowerGroup Italia @ElenaGelosa L’ONDA PERFETTA DEI BIG DATA Mondo Fisico e Mondo Digitale interagiscono sempre di più fra loro ma quello che resta di fondamentale importanza sono le Persone. Grazie ai Big Data i brand possono progettare servizi Customer Centrici scoprendo nuovi valori (e nuovi processi) O gni ora Walmart gestisce più di 1 milione di transazioni e Google elabora 20 milioni di gigabyte di dati. Ogni minuto Instagram filtra 216 mila foto e Facebook genera 1,8 milioni di nuovi Like. È la rivoluzione dei Big Data che impatta profondamente molti aspetti della nostra vita fra i quali il mondo del lavoro. La prima conseguenza dell’era dei Big Data è la nascita di nuove professioni. Negli Stati Uniti “mancano” 1.000.000 di specialisti fra Data Analyst, Data Scientist Modeler, Data Engineer, Big Data Architect e Big Data Developer. Senza questi professionisti le enormi quantità di dati, si parla in gergo di “data lake” ovvero laghi di dati accumulati nelle “server farm”, non hanno valore, non possono essere gestiti e utilizzati in alcun modo Ma i Big Data stanno rivoluzionando anche il modo in cui lavoriamo grazie alla loro fondamentale caratteristica che è la possibilità di prevedere con grande accuratezza il verificarsi di determinati eventi. In pratica, analizzando enormi moli di dati si possono individuare delle correlazioni di causa effetto molto specifiche e “forti” che consentono poi di predire statisticamente un certo 42 effetto o evento al verificarsi delle cause identificate. Allo stesso modo, analizzando i dati degli ultimi 30 anni o 50 anni di serie storiche si possono individuare dei trend di eventi che possono poi essere proiettati nel futuro consentendo di prevedere cosa succederà in un determinato momento. Ma non solo, i Big Data consentono anche di ottenere informazioni e prendere decisioni in tempo reale. Un esempio, attraverso i servizi di geolocalizzazione della telefonia mobile, un’azienda può sapere in tempo reale la presenza in uno specifico negozio di uno specifico individuo e, analizzando i suoi dati di spesa-consumo-reddito-comportamento, può creare una proposta o promozione in tempo reale inviarla al cellulare della persona mentre è in corso l’atto di scelta e acquisto. “ I Big Data consentono di prendere decisioni in tempo reale. Ma danno anche la possibilità di prevedere con accuratezza il verificarsi di determinati eventi L INC - L AV ORI IN COR S O Siamo nell’era del Marketing Automation dove email marketing, social management, programmi di loyalty personalizzati, sistemi di pagamento digitali e couponing portanto alla Customer Centricity ovvero quella che potremmo definire come la prima vera “personalizzazione di massa”. Nel 2011 Netflix ha deciso di provare a produrre internamente delle serie TV che potessero andare incontro alle aspettative e ai gusti dei propri abbonati. Per fare questo Netflix ha sfruttato l’immensa mole di dati a disposizione riguardanti gli utenti della piattaforma: programmi più visti, tipologie di format più gradite, orari e giorni della settimana con audience più elevati, scene più riviste, ecc. I risultati hanno ispirato gli sceneggiatori a produrre “House of Cards” e “Orange is the new black”. Non solo quindi una questione di velocità quanto, di approccio. Il Marketing dovrà infatti sempre più soddisfare i bisogni dei consumatori prima che gli stessi consumatori abbiano bisogno di quel determinato prodotto o servizio. Tutto grazie ai loro, ai nostri dati. Come direbbe Frank J. Underwood, non siamo niente di più di quello che scegliamo di rivelare. human age institute DI CARLO ALBERTO CARNEVALE MAFFÈ @carloalberto LA RICCHEZZA DELLE NOZIONI “ “Se anche parlassi tutte le lingue degli uomini e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e non avessi rispetto per gli altri, sarei come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna” (1 Cor. 13,1-2) A dam Smith, oggi, potrebbe scrivere “La Ricchezza delle Nozioni”. Per chiarire che lo sviluppo economico non deriva dalla quantità di dati grezzi a disposizione, ovvero da quanto “Big” siano i “Data”, ma dalla divisione del lavoro intellettuale in grado di estrarne valore aggiunto, tramite l’organizzazione d’impresa e il libero scambio. Perché i Big Data di oggi sono da molti interpretati come la disponibilità di terra e di risorse naturali nel Settecento, ovvero oggetto di contesa per il controllo. Smith, a suo tempo, spiegò che, al contrario, la vera ricchezza delle nazioni non dipendeva principalmente dalle risorse naturali o dai metalli preziosi, come ritenevano i mercantilisti, né era generata solo dalla terra, l'unica risorsa che per i fisiocratici dell’epoca fosse capace di garantire un surplus di valore, bensì dalla capacità produttiva derivante dalla “divisione del lavoro”. Gli odierni mercantilisti e fisiocratici del Dato – spesso incarnati, sotto forme diverse, da occhiute autorità per il controllo burocratico delle informazioni – sono ancora convinti che la ricchezza – e quindi il potere – sia determinato dal controllo. E del controllo del Dato – della sua proprietà, difesa e protezione – hanno talvolta una vera ossessione. Hanno torto: la ricchezza è di chi sa organizzare il lavoro intellettuale di esplorazione e sfruttamento di quel dato. Lo sviluppo economico deve molto di più alla “mano invisibile digitale” delle migliaia di applicazioni software immesse sul mercato da imprenditori dell’innovazione, di quanto sia influenzato dalle norme di protezione e conservazione prodotte a profusione dalle moderne Fisioburocrazie del Dato. Ovvio che, come ha magistralmente spiegato Herbert Simon, in un mondo di Big Data, l’abbondanza di informazioni significhi una carenza relativa di qualcosa d'altro: ovvero la scarsità di ciò che viene “consumato” dalle informazioni: l'attenzione dei suoi utilizzatori. Proprio dalla strutturale limitatezza dell’attenzione umana, vincolata da tempo, biologia e capacità naturali, nasce il paradosso di Simon: la ricchezza delle informazioni crea una povertà relativa di attenzione, quindi la necessità di allocare in modo efficiente l'attenzione scarsa nel contesto della sovrabbondanza di dati che la “consumano”. Sempre da Herbert Simon ci giunge quindi l’approccio più cor- La ricchezza è di chi sa organizzare il lavoro intellettuale retto, umile e insieme affascinante, della sfida verso i Big Data: l’uso di logiche euristiche per prendere decisioni, invece di adottare rigide regole di ottimizzazione. È il pendolo tra “exploration” ed “exploitation” delle informazioni. La comprensione, l'analisi, l'imitazione, lo scambio e il confronto, l’innovazione dei metodi e delle tecnologie di elaborazione sono il risultato di un dinamico equilibrio fra esplorazione e sfruttamento dei Big Data. L'essenza dell'”exploitation” è il continuo affinamento marginale delle competenze esistenti; l'essenza dell'”exploration” è la sperimentazione di nuove opzioni. Lo scambio di Big Data, quindi, non è un gioco a somma zero. Se correttamente intesi ed esposti in logica aperta, i Big Data sono bene “non rivale” e “non esclusivo”, quindi diventano “public good”, bene comune, come la sicurezza nazionale o la qualità dell’aria. La distinzione vera non è quindi tra scettici e ottimisti, ma tra cooperatori e opportunisti, tra costruttori e “free riders”. 43 l’inchiostro di FEDERICO BACCOMO DUCHESNE* @FedericoBaccomo SODDISFATTI AL 100% (O QUASI) F inalmente. Mario aspetta questo momento da un paio di mesi, da quel primo sguardo rubato all’uscita dalla sala riunioni. Gemma era bellissima, con una gonna lunga e lo sguardo acceso dall’assunzione. Due mesi di corteggiamento e ora Gemma è davanti a lui che legge il menu in un piccolo ristorante thailandese. Mario è felice e agitato. “Tutto bene?”, dice Gemma. “Tutto bene”, dice Mario, e pigia un tasto sul microscopico auricolare wi-fi. Comincia da un complimento all’abito, dice la voce nell’orecchio. Mario dice: “Molto bello quell’abito.” Gemma sorride: “Piace molto anche a me, era di mia nonna.” Chiedile di sua nonna. Mario dice: “Sei molto legata a tua nonna?”. Gemma annuisce e si adombra un po’: “È andata via un paio di anni fa”. Alleggerire immediatamente con battuta su contesto ambientale. Mario si avvicina e sussurra: “Quei lampadari non ti ricordano un po’ le orecchie di Gallese?”. Gemma trattiene una risatina: “Allora non sono l’unica ad avere notato che ha delle orecchie strane?” Dì: “Fossero solo le orecchie“. Mario dice: “Fossero solo le orecchie”. Gemma fa un’altra risatina e lo guarda con una strana luce negli occhi, sintonia, complicità. Mario pensa a tutte le storie che ha fatto prima di sborsare quegli 800 euro. E invece guarda qua: una app fenomenale. Tutto come nella pubblici- 44 tà: “Vuoi conquistare l’amore della vita? Ecco la soluzione che fa per te: DonGiovanni3000!!! Il primo GPS sentimentale progettato per guidarti alla conquista del partner. Elaborazione segnali in tempo reale! Oltre 1600 routine colloquiali! Innovativa tecnologia Flirting™! Presto disponibile anche nei pacchetti Casual Meeting, Speciale Coppie Sposate e Platonic On Top! (Convenzione con i principali hotel, motel, pensioni e b&b inclusa)”. Mario annuisce soddisfatto e sistema l’auricolare. “Chiedile che vino preferisce“, dice la voce. Subito, pensa Mario e dice: “Che cosa ti va di bere?”. Ho detto che vino preferisce! Mario si corregge: “Che vino preferisci?”. Gemma risponde: “Per me niente vino, grazie.” Chiediglielo di nuovo. “Dai, che vino vuoi bere?”. Gemma dice: “Sul *SCRITTORE, EX AVVOCATO, È AUTORE DI “STUDIO LEGALE” E “LA GENTE CHE STA BENE” L INC - L AV ORI IN COR S O serio, preferisco non bere, sono in macchina.” Bianco o rosso? Mario chiede: “Bianco o rosso?” Gemma dice: “Mi stai prendendo in giro? Ti ho detto che non voglio bere”. Ordina un Cabernet Sauvignon. Mario ferma un cameriere e dice: “Un Cabernet Sauvignon per cominciare”. Gemma lo guarda storto e dice: “Ma allora sei scemo? Ti dico una cosa e te ne freghi?”. La voce nell’orecchio dice: “Il 78,2% delle donne apprezzano sempre un buon rosso“. Mario si stringe nelle spalle e dice: “Al 78% delle donne sembra che piaccia”. “A me non piace, e allora?”. Più tardi, mentre Mario e Gemma, alla luce bassa di una vetrina di casalinghi, si scambiano il primo bacio, da un cestino della spazzatura lì vicino sale lieve una voce: “Clicca 1 per l’opzione 'Frasi introduttive al bacio', clicca 2 per l’opzione 'Lingua guidata', clicca 3 per l’opzione 'Scusa non so che mi è preso'. DonGiovanni3000, insieme, verso la meta!“ mordi e fuggi I CONSIGLI PER L'AUTUNNO di EDOARDO CALCAGNO @edoardocalcagno Il mondo può essere rappresentato con numeri e lettere? Nel cult movie Matrix ne erano convinti e avevano ragione: oggi in due giorni vengono raccolte, catalogate ed elaborate più informazioni di quelle raccolte dalla nascita del mondo fino al 2003. Ecco qualche risvolto pratico nella quotidianità A BITE OF… A BITE OF… A BITE OF… BOOK APP Raccogliere un'enorme quantità di dati non serve a niente se poi non sappiamo analizzarli e leggerli. Se cerchiamo qualcosa di più delle informazioni che ci danno gli smart watch possiamo scaricare sul telefonino Tableau, un vero e proprio elaboratore di dati sulle abitudini degli utenti. Per confrontare la nostra quotidianità con il resto del mondo senza scordare che la stiamo mettendo in piazza, anche se in forma anonima ovviamente. SPORT Con i Big Data la statistica è solo un ricordo. Sulle figurine degli anni 80-90 c’era la storia professionale del tuo eroe sportivo. Oggi nei videogiochi c’è la la personalità dei giocatori. Una volta gli allenatori sapevano quanto aveva corso la squadra, oggi sa come ha corso e dove ha perso inutilmente energie. Durante gli Europei di calcio la Germania utilizzava un sofisticato elaboratore di dati per battere e parare i rigori… L’Italia è stata eliminata dai Big Data? ESCAPE TO… ESCAPE TO… ESCAPE TO... THE THEATER WORK THE ARTIST Nel libro Big Data gli autori Viktor Mayer-Schönberger e Kenneth Cukier affrontano in modo accessibile le prospettive e i rischi della raccolta e dell’utilizzo dei “grandi dati”. Da un lato si possono elaborare risposte straordinariamente precise sul mondo che ci circonda. Sull’ altro lato della medaglia c’è l’utilizzo da parte di aziende e istituzioni che sfruttano informazioni sulle nostre vite. A voi la scelta: fare o non fare like sui social network? Volete capire cosa sono e a cosa servono i Big Data in poco meno di un’ora? Il film The Human Face of Big Data vi spiegherà tutto. Come state creando informazioni, come vengono raccolte, elaborate e riutilizzate per migliorare servizi e vita quotidiana. Dopo aver visto questo film-documentario vi si aprirà un mondo nuovo e anche fare un semplice bancomat non sarà più la stessa cosa. La domanda è sempre la stessa, servizi perfettamente personalizzati o privacy? Il salario medio negli Usa è di 124mila dollari, ci sono oltre 26mila posti ancora vacanti e la richiesta di queste figure nel mondo del lavoro è aumentato di quasi 800% rispetto al 2015. Come avrete intuito stiamo parlando dei “lavoratori di big data”. Non solo analisti ma anche marketing manager, ricercatori e, ovviamente, programmatori. Avere dimestichezza con i big data, secondo le analisi di Forbes, aumentano le chance di essere assunti del 25%. L INC - L AV ORI IN COR S O Siete artisti in cerca d’ispirazione? Ecco a voi il Gusto dell’arte, si con la G maiuscola. Lo studio di Curalytics ha analizzato le abitudini e le preferenze degli utenti del sito Curiator, molto famoso tra gli addetti ai lavori, delineando un quadro chiaro e definito su cosa piace e cosa no. Ha identificato i gruppi di gusto e visualizzato le connessioni. Ora gli artisti non possono più lamentarsi di non essere capiti, la creatività ha un orientamento estetico ben definito, almeno secondo i Big Data. 45 il succo del discorso di GIUSEPPE DI TARANTO Professore ordinario di Storia dell’economia e dell’impresa, Luiss Guido Carli IL FUTURO È GIÀ IN AZIENDA L 'Information and Communication Technology ha provocato un'accelerazione dei processi produttivi atti a incrementare la competitività. Il mercato globalizzato, infatti, è lo scenario dove si confrontano i Paesi first movers, protagonisti delle prime tre rivoluzioni industriali e ormai specializzati nell' economia dell'innovazione, e quelli emergenti, dediti all'economia della produzione. La rivoluzione 4.0 - cioè l'intero processo di digitalizzazione di una manifattura attraverso Internet delle cose e dei servizi, nanotecnologie, cloud computing, macchine intelligenti e la produzione additiva - consentirà la realizzazione di un vera e propria fabbrica “vivente” nel cyberspazio. Tutto ciò, però, sarà possibile solo attraverso i Big Data, cioè la più ampia disponibilità di informazioni in grado di trasformarsi in una vera e propria rete connettiva, il cui risultato sarà un rilevante aumento del valore d'impresa e di prodotto e una forte riduzione dei “ costi. Una recente indagine svolta sul settore metalmeccanico italiano ha mostrato che la fabbrica 4.0, di cui i Big Data sono elemento imprescindibile, è in grado di aumentare la produttività totale dei fattori, di sviluppare forme diverse di business, di collocare il prodotto in una gamma più elevata. La infoeconomics, la scienza che studia i dati, si sta ora interessando anche ai topic data - anonimi e in forma aggregati - particolarmente utili per conoscere le intenzioni di acquisto dei consumatori, e agli small data, sempre più usati nel management aziendale. Per queste ragioni, la LUISS ha istituito il centro di ricerca X.ITE, la cui mission è di sviluppare una nuova e più profonda conoscenza (Insight) applicando le tante opportunità che la tecnologia offre (Technology Enhanced). Uno sforzo di ricerca e comprensione che, ed è questa la sfida peculiare dei ricercatori della LUISS, deve indirizzarsi sempre più verso fenomeni ignoti I sistemi di small e big data analysis sono il cuore delle competenze del centro X.ITE, creato da LUISS per cogliere le opportunità che tecnologia e flussi informatici mettono oggi a disposizione 46 L INC - L AV ORI IN COR S O “ La fabbrica 4.0 è in grado di aumentare la produttività totale dei fattori, di sviluppare forme diverse di business, di collocare il prodotto in una gamma più elevata (X), che vedono in azione cittadini (dei quali si comprendono sempre meno le scelte politiche e la mutevolezza dei comportamenti di voto), dei consumatori (ormai veri e propri zelig di difficile classificazione e segmentazione), di famiglie e di altre organizzazioni sociali. I sistemi di small e big data analysis sono il core delle competenze del centro, che si avvale di una rete di econometrici e data scientist, linguisti computazionali, psicologi, antropologi e neuro scienziati, fino a esperti di intelligenza artificiale e “machine learning”, una nuova area disciplinare del mondo dello IoT (Internet of Thing) Big data significa, in ultima analisi, conoscenza e perciò vivere il futuro già oggi. in rete di JACOPO MELE @guedado UN AIUTO IN PIÙ DURANTE LE CALAMITÀ NATURALI E ra l’ottobre 2012 e mi trovavo a Lugano per l’annuale UX Conference. Uno degli interventi illustrava una piattaforma che monitora gli spostamenti delle persone all’interno della città di Ginevra. Ho pensato all’Italia, ai problemi dettati dal rischio sismico e vulcanico, e ho provato a calcolare il numero di vite che sarebbe possibile salvare con delle mappe simili, usate però in maniera dinamica. La domanda che mi girava e rigirava in testa, quindi, era: i big data possono aiutare a calcolare percorsi di evacuazione in caso di disastro naturale? è possibile creare un’applicazione in grado di fronteggiare il pericolo attraverso attività di analisi e comunicazione in tempo reale? La risposta è sì. Ho lavorato allo sviluppo di questo problema per otto mesi. Trovata una prima soluzione, ho coinvolto otto diverse figure del mondo digitale per formare un team estremamente eterogeneo composto da professionisti nei quali ripongo massima stima e fiducia. Accomunati dalla convinzione che le soluzioni tecnologiche con un impatto sociale positivo non debbano dipendere soltanto dalla disponibilità di denaro, abbiamo dato vita a una Fondazione che supporta progetti tecnofilantropici partendo dal capitale umano: Homo ex Machina. Il nostro motto è think human, act digital. Oltre ai soci fondatori, la Fondazione conta 80 volontari. I più giovani, Pasquale e Riccardo, hanno 16 e 17 anni. La presenza di giovanissimi ci riempie d’orgoglio, tra i nostri obiettivi infatti l’educazione delle nuove generazioni alla lettura dei dati per risolvere dilemmi etici. Guidati dal project leader Gianni Cuozzo, abbiamo lavorato per creare ScApp: un’intelligenza artificiale capace di gestire e coordinare in tempo reale i flussi di persone esposte a disastri naturali, di natura sismica e vulcanica. ScApp impara la tua città e in caso di emergenza ti guida al posto più sicuro, nel modo più sicuro, tenendoti in contatto con i tuoi cari ed i soccorsi. Il punto di raccolta viene rical- L INC - L AV ORI IN COR S O colato in tempo reale, in maniera dinamica, per bilanciare i flussi di persone ed evitare di esporle a rischi. I percorsi di evacuazione sono personalizzati sulla posizione di ciascun utente, e vengono ottimizzati e comunicati ogni due secondi in risposta al comportamento dell’utente e all’insorgere di imprevisti. Oggi la tecnologia e i big data ci offrono una macchina adattiva e non invasiva, che lavora in background e può entrare in azione già dopo 10 minuti dal segnale d’allarme. Nell’era del pensiero datadriven, è fondamentale valorizzare i dati che possono portare un contributo positivo alla nostra società. Allo stesso modo, è necessario che le policy in materia di privacy siano allineate al progresso della tecnologia. 47 link Cittadini al voto: si vince anche con i Big Data? Il ruolo dell’elaborazione dei Big Data nel voto dei cittadini, tra le Presidenziali Usa e il referendum costituzionale in Italia. La “realtà aumentata”, dai Pokemon agli occhiali intelligenti UN GIORNALE TUTTO NUOVO Un sito tutto nuovo, online dal 14 marzo di quest’anno, nel quale potrete scaricare anche i magazine nella sezione dedicata, previa registrazione. Dal 10 ottobre sarà online anche il numero che state sfogliando, “I Big Data nella Human Age 2.0”, e troverete approfondimenti, interviste, video, fotogallery e inchieste sulla cultura e sul mondo del lavoro che cambia. Tutto organizzato in 4 diverse sezioni: Trend&Data, Talent&Automation, Mindfulness e People. Più uno spazio dedicato ai blog. A caccia di Pokemon, per gioco. Ma non solo. Ecco come la “realtà aumentata” si fa strada nella vita quotidiana e nelle aziende, che studiano nuovi prodotti: dagli occhiali “intelligenti” alle mappe virtuali. Il lavoro che cambia visto da Ginevra Leadership, cambiamento e carriera: intervista a Paolo Gallo, responsabile delle Human Resourses e componente dell’Executive Committee del World Economic Forum di Ginevra. Come lavora e quali obiettivi ha il gruppo di lavoro sui Big Data istituito dal Ministro Stefania Giannini al dicastero dell’Istruzione, che a fine luglio ha presentato il primo rapporto su scuola, università e analisi delle informazioni. I SONDAGGI Ogni mercoledì LINC vi propone una diversa domanda chiusa, su un tema che percorrà come un filo rosso l’arco di diverse settimane, per concludersi l’ultimo mercoledì con l’elaborazione del sondaggio. Un’idea nuova per rendervi partecipi e attori di lincmagazine.it, NEXT ONLINE Per avere un assaggio dei prossimi mesi, ecco qualche anticipazione di quel che potrete trovare online nelle prossime settimane. 48 Scuola, università e Big Data in un ideale dialogo costante con la redazione. Questa volta vi chiederemo la vostra sul tema dei Big Data nel lavoro e nella vita. L INC - L AV ORI IN COR S O L INC - L AV ORI IN COR S O III by