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2011 - volume 65 - n. 2
ISSN 1972-0122
La Rivista dei
Combustibili
e dell’Industria Chimica
a cura della Stazione Sperimentale per i Combustibili
www.ssc.it
Ricerca & Sviluppo per
il rispetto dell’ambiente
LABORATORIO EMISSIONI AUTOVEICOLARI (LEA)
STAZIONE
SPERIMENTALE
per i
COMBUSTIBILI
STAZIONE
SPERIMENTALE
per i
COMBUSTIBILI
COMPETENZE:
know-how sperimentale trentennale
Ø
IMPATTO del TRAFFICO sulla QUALITA’ dell’ARIA
Ø
QUALITA’ dei COMBUSTIBILI e EMISSIONI
Ø
EFFICACIA DISPOSITIVI ANTI-INQUINAMENTO
Ø
ATTIVITA’ di NORMAZIONE TECNICA
[email protected]
OFFERTA SPECIFICA
MISURA E CONTROLLO DELLE EMISSIONI REGOLAMENTATE da autoveicoli (prove di tipo I e II) secondo
procedure standard previste dai regolamenti comunitari di
omologazione.
Prove Interlaboratorio 2010
Prodotti Petroliferi, Biodiesel, GPL
Riunione Plenaria
/D WUDGL]LRQDOH ULXQLRQH SULPDYHULOH GHL SDUWHFLSDQWL DOOH ³3URYH ,QWHUODERUDWRULR
Unichim ± 3URGRWWL 3HWUROLIHUL H *DV GL 3HWUROLR /LTXHIDWWR´ VL q WHQXWD LO DSULle a
)DOFRQDUD 0DULWWLPD SUHVVR OD UDIILQHULD GHO *UXSSR $3, $OO¶LQFRQWUR HUDQR SUHVHQWL
circa 50 tecnici del settore provenienti da compagnie petrolifere, Agenzia delle
Dogane, Aeronautica Militare e laboratori privati di analisi.
Relazioni presentate:
Risultati delle Prove Interlaboratorio 2010
A. Gallonzelli (Stazione Sperimentale Combustibili)
Benzina: densita' EN ISO 12185 - Metodo automatico
PROVE DI LABORATORIO per valutare l’EFFICACIA
SULL’ABBATTIMENTO DELLE EMISSIONI (regolamentate e non) di autoveicoli leggeri:
• additivi/componenti di sostituzione del combustibile
• dispositivi antinquinamento.
G. Peronetti (SARAS spa)
STUDI E SPERIMENTAZIONI su autoveicoli in condizioni di
MARCIA SIMULATA SU BANCO DINAMOMETRICO A
RULLI (misura delle emissioni inquinanti regolamentate e non)
per la valutazione ambientale di nuovi combustibili, tecnologie
motoristiche, sistemi di post-trattamento dei gas di scarico.
F. Avella (Stazione Sperimentale combustibili)
CONSULENZE
per la preparazione di relazioni tecniche, review bibliografiche ed elaborazioni dati riguardanti:
• emissioni autoveicolari
• performance dell’autoveicolo e impatto ambientale in
funzione del combustibile (convenzionali, innovativi
biocombustibili)
• dispositivi di abbattimento delle emissioni
• correlazioni con qualità dell’aria, meteorologia, cambiamenti climatici
• analisi di scenario per la riduzione di emissioni inquinanti e gas serra
• implementazioni flotte autoveicolari
• provvedimenti sul traffico (pollution charges, congestion charges, blocco autoveicoli, targhe
alterne, etc.).
SUPPORTO/ORGANIZZAZIONE di CORSI di FORMAZIONE, SEMINARI, LEZIONI,
ESERCITAZIONI, EVENTI DIVULGATIVI
Elenco completo dei servizi tecnici del LABORATORIO MOTORI _ SSC al LINK:
http://www.ssc.it/pdf/2011/analisi_servizi/Elenco_prove_motori.pdf
Misura di H2S nei bitumi e negli oli combustibili
M. Mantarro (CHIMEC spa)
Caratteristiche ottaniche e risparmio energetico
Prova Interlaboratorio sperimentale Gas di Raffineria
C. Avino (Raffineria di Roma- TotalErg)
Prove interlaboratorio Prodotti Petroliferi e Qualità Combustibili
Evoluzione Norme EN/ISO/Nazionali
F. Del Manso (Unione Petrolifera)
Sperimentazione apparato per determinazione contaminazione solida nei
combustibili avio
G. Modesti (Aeronautica Militare)
Le presentazioni sono disponibili sul sito
della SSC (www.ssc.it)
alla sezione Documentazione on-line
La Rivista dei
Combustibili
e dell’Industria Chimica
Volume 65
Fascicolo 2
Anno 2011
SOMMARIO
a cura della Stazione Sperimentale per i Combustibili
ATTIVITA’ SSC – approfondimenti
Porto Tolle e il “baco” nell’iter autorizzativo
T. Zerlia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 2
ATTIVITA’ SSC – studi & ricerche
Analisi sperimentale dell’interazione tra miscele metano-idrogeno e superfici
metalliche ad alta temperatura
G. Migliavacca, C. Morreale, A. Maggioni, P. Lopinto, S. Marengo, G. Solero . . . pag. 4
Sviluppo di un metodo per la determinazione del carbonio biogenico in matrici
complesse
Parte II: gomme prevulcanizzate e vulcanizzate
M. Dellavedova, L. Gigante, A. Lunghi, C. Pasturenzi, P. Cardillo, L. Lietti, A. Ruffini . . pag. 14
ATTUALITA’
Il Gruppo Fonti Rinnovabili di Federchimica
W. Mirabella . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 10
WEB SSC
I BIOCARBURANTI e la disputa europea
T. Zerlia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 12
NOTIZIE
Shale gas: GHG footprint ed impatto sul riscaldamento globale
S.Casadei . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 26
FORUM UNI-CIG 2011 - Il Sistema Gas-Italia tra Sicurezza, Innovazione e Qualità
P. Comotti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 30
25° Convegno “La Calorimetria di Reazione per lo Sviluppo e la Sicurezza
dei Processi Chimici”
S. Copelli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 32
GREEN TOOLS – Gli strumenti della Green Economy
S. Casadei . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 34
AGGIORNAMENTO LEGISLATIVO (APRILE-GIUGNO 2011) . . . . . . . . . pag. 36
A cura di S. Bertagna, F. Hugony
Volume 65 - fascicolo n. 2 - 2011
ssc
attività - approfondimenti
Porto Tolle e il “baco” nell’iter autorizzativo
Tiziana Zerlia
Stazione Sperimentale per i Combustibili
Viale A. De Gasperi 3, 20097, San Donato Milanese (MI)
[email protected]
“Stop Porto Tolle imposto da legge Veneto”
La sentenza del CdS: “Finché la Regione non la modifica il carbone non si può fare”
(Quotidiano Energia, 23 maggio 2011)
“Consiglio di Stato: solo gas o alternative a Porto Tolle
Le motivazioni dell’annullamento del decreto via. I giudici: modificare la legge regionale.”
(Staffetta Quotidiana, 23 maggio 2011)
Nei titoli del Quotidiano Energia e della Staffetta Quotidiana, la sintesi delle motivazioni della
sentenza del Consiglio di Stato n. 3107/2011 che ha annullato il decreto VIA del 29 luglio
2009 del Ministero dell’Ambiente - per la riconversione a carbone e biomasse vergini della
centrale termoelettrica di Porto Tolle. Alla luce delle motivazioni della sentenza, “i numeri”
forniscono lo spunto per riflettere seriamente - prima ancora che sulla sindrome NIMBY - sull’efficacia dell’iter autorizzativo partito nel maggio 2005 [SCHEDA 1].
In una nota di commento del 19 maggio, la CISL rileva che “Nel caso di Porto Tolle, i ricorrenti alla massima istanza di Giustizia amministrativa, non si sono preoccupati che due distinte Commissioni nazionali ed una regionale hanno certificato la compatibilità ambientale del progetto; i lavori di costruzione sono prossimi all’avvio; l’Enel ha già preassegnato
commesse per 1,5 miliardi di euro; la riconversione porterebbe - come noto - beneficio
all’ambiente, alle bollette e al Territorio ospitante la centrale (occupazione - 3000 posti di
lavoro per cinque anni e 2,5 miliardi/euro di investimenti).”
Di fatto l’ITER AUTORIZZATIVO - certamente articolato e complesso - ha attivato:
- la Commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale VIA e VAS “suddivisa in
tre Sottocommissioni “la quale “procede dapprima alla istruttoria ed, in seduta plenaria,
alla adozione dei pareri di compatibilità ambientale con riferimento sia alle opere sottoposte a VIA, che a quelle ricadenti in VIA Speciale che alle procedure di VAS” (SCHEDA 2);
Scheda 2
Commissione Valutazione Impatto
Ambientale - VIA e VAS
La Commissione in seduta plenaria (50 membri)
Comitato di coordinamento (5 membri)
Commissione VIA (28 membri)
Commissione VAS (7 membri)
Commissione VIA Speciale (8 membri)
LINK:
http://www.minambiente.it/home_it/menu.html?mp=/men
u/menu_ministero/&m=Comitati_e_Commissioni.html|Co
mmissione_Valutazione_Impatto_Ambientale.html
2
- l’acquisizione del parere del MINISTERO DEI
BENI CULTURALI;
- l’acquisizione del parere della REGIONE VENETO;
- l’integrazione di documentazione tecnica.
Tuttavia, poichè - a quanto consta – un ITER durato
anni NON è stato in grado di EVIDENZIARE/COLMARE le INCONGRUENZE tra normativa nazionale e regionale, che efficacia ha? Dove sta il “baco”?
La domanda sembra più che lecita nell’interesse del
sistema paese e, in definitiva, di tutti noi, compresi gli
operai che manifestano per il posto di lavoro, comprese
le società che investono nel settore energetico nazionale,
compreso lo stesso ambiente.
(www.ssc.it - 25 maggio 2011)
La Rivista dei Combustibili
ssc
Ministero dell'Ambiente - Valutazione Impatto Ambientale
Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare
Valutazione di Impatto Ambientale
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DETTAGLI PROGETTO
Informazioni generali
Opera: Centrale di Porto Tolle (RO)
Progetto: Trasformazione a carbone della centrale termoelettrica di Porto Tolle (RO)
Proponente: ENEL Produzione S.p.A.
Tipologia di opera: Centrali
Territori interessati
Regioni:
Veneto
Province:
Rovigo
Comuni:
Porto Tolle
Iter amministrativi
Procedura: Valutazione Impatto Ambientale
Commissione:
VIA
Livello progettuale:
Progetto Preliminare
Data richiesta Pronuncia di compatibilità ambientale:
31/05/2005
Data pubblicazione su quotidiani:
03/06/2005
Termine presentazione Osservazioni del Pubblico:
03/07/2005
Data avvio istruttoria tecnica di Valutazione di Impatto Ambientale:
25/07/2005
Data richiesta Integrazioni al Proponente:
20/07/2006
Data ricezione Integrazioni:
03/10/2006
Data ripubblicazione su quotidiani:
08/10/2005
Termine presentazione Osservazioni del Pubblico sulla Ripubblicazione: 07/11/2006
Data richiesta Integrazioni al Proponente sul progetto ripubblicato:
13/08/2007
Data ricezione Integrazioni relative al progetto ripubblicato:
07/12/2007
Note: Nelle date 24/11/2006, 21/02/2007, 30/03/2007 è pervenuta al Ministero ulteriore
documentazione integrativa del Proponente. In data 4/12/2007 il Proponente ha provveduto a
comunicare sui quotidiani l'avvenuto deposito di ulteriore documentazione integrativa (inviata in risposta
alla richiesta integrazioni del 13/08/2007).
http://www.dsa.minambiente.it/via/SchedaProgetto.aspx?ID_Progetto=17620/05/2011 12.47.27
Scheda 1 - Iter autorizzativo centrale Porto Tolle
Volume 65 - fascicolo n. 2 - 2011
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ssc
attività - studi & ricerche
Analisi sperimentale dell’interazione tra miscele metano-idrogeno
e superfici metalliche ad alta temperatura
Gabriele Migliavacca1, Carmen Morreale1, Angela Maggioni1, Paolo Lopinto1,
Sergio Marengo1, Giulio Solero2
Stazione Sperimentale per i Combustibili,
V.le A. De Gasperi 3, 20097 S. Donato Milanese (MI); [email protected]
2
Dipartimento di Energia - Politecnico di Milano
Via La Masa 34 – 20158 Milano
1
RIASSUNTO
La potenziale diffusione di miscele metano-idrogeno come combustibile a basso impatto
ambientale potrebbe far emergere problematiche attualmente sottovalutate nella gestione
delle reti di distribuzione e negli utilizzi finale. In particolare le peculiari caratteristiche
chimico-fisiche dell’idrogeno possono favorire l’istaurarsi di condizioni anomale e potenzialmente rischiose che è utile conoscere e studiare in anticipo. Il presente lavoro è incentrato su una indagine sperimentale del comportamento di queste miscele in contatto con
superfici metalliche diverse, riscaldate elettricamente, ed evidenzia il differente comportamento dell’idrogeno rispetto al metano.
SUMMARY
The potential spread of methane-hydrogen mixtures as fuel with low environmental impact
would bring out issues currently undervalued in the management of distribution networks
and end-users. In particular, the unique chemical and physical properties of hydrogen can
generate abnormal and potentially dangerous conditions that it is useful to know and study
in advance. The present work focuses on an experimental investigation of the behavior of
these mixtures in contact with various metal surfaces, heated electrically, and highlights
the different behavior of hydrogen in respect to methane.
INTRODUZIONE
L’impiego dell’idrogeno è considerato, per il futuro prossimo, una delle più valide alternative allo sfruttamento dei combustibili fossili per la produzione di energia [1-5]. Infatti
l’idrogeno presenta un ridotto impatto ambientale, comportando come prodotti di una
eventuale combustione solo vapor d’acqua e tracce di ossidi di azoto e, in quanto vettore
energetico, non presenta problemi di esauribilità. Tuttavia, l’impiego di idrogeno allo stato
puro come combustibile (in sostituzione, ad esempio, del gas naturale) appare una ipotesi
assai poco realistica a breve o medio termine, sia perchè risulterebbe ben difficile una produzione di larga scala, sia, soprattutto, perchè sarebbe impraticabile la distribuzione dell’idrogeno nelle reti esistenti [6, 7] a causa delle peculiarità di detto elemento rispetto ai
gas combustibili “convenzionali”, essenzialmente connesse alla ridotta densità e all’ampio
intervallo di infiammabilità in aria, che ne limitano l’impiego allo stato puro per ragioni
operative e di sicurezza. Pertanto, l’ipotesi più ragionevole consiste nell’utilizzo di idrogeno miscelato con gas naturale, nel tentativo di riunire i vantaggi dei due diversi combustibili. Infatti la presenza di idrogeno contribuisce a ridurre l’impatto ambientale e a migliorare l’efficienza e la stabilità di combustione (riduzione della formazione di idrocarburi
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La Rivista dei Combustibili
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incombusti, particolato, monossido di carbonio e anidride carbonica); allo stesso tempo, la
presenza di gas naturale “smorza” la potenziale pericolosità dell’idrogeno e ne incrementa la modesta densità energetica per unità di volume. In ogni caso il comportamento delle
miscele metano-idrogeno deve essere ancora approfondito, in special modo dal punto di
vista del possibile adattamento della rete di distribuzione esistente e, ancor di più, sotto il
profilo dell’impiego in sicurezza in apparecchiature di combustione (bruciatori, caldaie) di
tipo domestico o industriale. A tal proposito, uno degli aspetti che merita maggior attenzione è costituito dall’analisi del processo di ignizione di dette miscele in aria, a contatto
con una superficie metallica ad alta temperatura. Si tratta di un caso-studio particolarmente rappresentativo di situazioni frequenti nelle apparecchiature di combustione reali: basti
pensare all’ignizione della miscela combustibile a valle dell’efflusso da un bruciatore
oppure, ponendosi dal punto di vista della sicurezza [8, 9], alla fuoriuscita indesiderata di
miscela e successivo contatto della medesima con le superfici scambianti ad alta temperatura (potenziale formazione di miscela detonante). Il presente articolo si occupa proprio di
analizzare sperimentalmente il comportamento delle miscele metano-idrogeno (a diversa
composizione) in aria, a contatto con una superficie metallica mantenuta ad alta temperatura (T>400 °C), caratterizzando il grado di conversione della reazione di combustione
della miscela al variare delle condizioni operative dell’apparato (es.: temperatura del
metallo, stato superficiale del metallo, rapporto di equivalenza e composizione della
miscela). Detta analisi è stata condotta su di un banco-prova installato presso la Stazione
Sperimentale dei Combustibili a San Donato Milanese, nell’ambito di una pluriennale collaborazione di ricerca con il Dipartimento di Energia del Politecnico di Milano.
DESCRIZIONE DELL’APPARATO SPERIMENTALE E DELLE TECNICHE DI MISURA
In Figura 1 è rappresentato il banco-prova impiegato per il caso studio in esame. Il banco
è provvisto di misuratori-regolatori elettronici dei valori di portata dei vari gas, al fine di
formare la miscela combustibile gassosa (idrogeno-metano-aria) a diversa composizione e
rapporto di equivalenza. Detta miscela alimenta poi un reattore in zaffiro (Figura 2: Dint=8
mm; L=160 mm), all’interno del quale è contenuta la superficie metallica spiraliforme,
riscaldata elettricamente grazie al passaggio di corrente ad intensità variabile: in tal modo
è possibile variare gradualmente la temperatura di riscaldamento del metallo da 400 °C
fino a 950 °C, misurando e monitorando tale temperatura mediante termografia all’infrarosso. La particolare morfologia della superficie metallica è stata selezionata in modo tale
da garantire una elevata ed omogenea superficie di contatto con la miscela gassosa, a fronte di un modesto ingombro volumetrico.
Figura 1
Il banco prova
presso la Stazione
Sperimentale dei
Combustibili
La composizione iniziale e finale della
miscela gassosa in ingresso ed uscita dal
reattore e, di conseguenza, il grado di conversione della reazione, sono misurate campionando la miscela ed analizzandone la
composizione volumetrica attraverso un
gascromatografo. Le tecniche di misura
impiegate per l’analisi sperimentale sono
quindi:
• Termografia all’infrarosso, per la caratterizzazione termica della superficie metallica.
E’ stata impiegata una termocamera Thermovision marca FLIR mod. SC 4000 (campo di
misura da –10 a 1500 °C) con sensore ad
antimoniuro di indio, sensibile alla radiazione nel campo spettrale tra 1.5 e 5 µm, con
Volume 65 - fascicolo n. 2 - 2011
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ssc
Figura 2
Reattore in zaffiro
e dettaglio della
superficie
metallica interna,
mantenuta ad alta
temperatura
(fino a 950 °C)
attività - studi & ricerche
frequenza di visualizzazione immagini da 1
a 400 Hz e risoluzione spaziale 320x256
pixel. Il sistema di acquisizione dati dalla
termocamera è comandato a distanza da un
PC con software dedicato;
• Gas-cromatografia, per la determinazione della concentrazione di idrogeno, ossigeno, azoto e metano, e, quindi, del grado di
conversione della reazione chimica. In tal
caso, è stato impiegato un micro gas-cromatografo marca Varian a due colonne, con
Argon come gas di trasporto e avente un
limite inferiore di rilevabilità delle varie specie chimiche pari a 1 ppm. La concentrazione è rilevata sulla base dell’area dei picchi del cromatogramma, attraverso procedura
periodica di calibrazione con bombole a composizione calibrata.
Come in precedenza accennato, sono state analizzate in maniera comparativa tre diverse
tipologie di metalli, di analoga morfologia spiraliforme, inserite all’interno del reattore, al
fine di evidenziare la possibile influenza dello stato superficiale e della composizione del
metallo sul grado di conversione della reazione chimica. Ogni molla è costituita da un filo
di diametro pari a 0.4 mm, lunghezza pari a 45 mm, con 20 avvolgimenti.
Le tre tipologie di materiale sono così denominate:
• Molla/Metallo tipo A: in acciaio inox serie 300;
• Molla/Metallo tipo B: in acciaio ad alto tenore di carbonio C60;
• Molla/Metallo tipo C: come molla/metallo tipo B, ma trattato in acido solforico, al fine
di simulare una esposizione prolungata ad agenti atmosferici con possibili effetti corrosivi. A tal proposito, il metallo è stato opportunamente trattato mediante immersione in soluzione al 3% di acido solforico per 10 ore e successivo essiccamento. La riduzione di peso
del campione a seguito del trattamento è pari al 28%, valore in linea con quanto riscontrato a seguito di invecchiamento/corrosione del materiale a causa di esposizione prolungata
ad agenti atmosferici.
La sottostante tabella riporta la composizione chimica dei diversi metalli.
PRINCIPALI RISULTATI SPERIMENTALI OTTENUTI
L’analisi sperimentale è stata eseguita al variare sia della tipologia di superficie metallica,
come descritto nel paragrafo precedente, sia delle condizioni operative del banco-prova.
In particolare, al variare del rapporto di equivalenza della miscela combustibile, della portata massica totale di miscela in ingresso al reattore e del rapporto metano-idrogeno.
Per quanto concerne il rapporto di equivalenza 1 sono stati selezionati valori compresi
1
6
La Rivista dei Combustibili
ssc
tra 0.125 e 0.5, corrispondenti in ogni caso a miscele magre di combustibile. La portata
Figura 3
totale di miscela varia da 50 a 150 Nml/min, corrispondenti rispettivamente ad una veloGrado di
cità media all’interno del reattore pari a 1.66 e 4.97 cm/s (tempo di residenza compreso
conversione del
tra 9.65 s e 3.22 s). Si tratta di valori tali da ridurre al minimo effetti di turbolenza del
metano in
flusso all’interno del reattore che potrebbero influenzare l’innesco e lo sviluppo della
funzione della
reazione chimica e, quindi, il conseguente grado di conversione. Per la composizione
temperatura del
metano-idrogeno nella miscela sono stati selezionati i seguenti valori di composizione
metallo, al variare
volumetrica: 100-0, 90-10, 70-30, 50-50, 0-100. Si tratta di valori atti ad una caratterizdella
figura
3 presenza di idrogeno in quantità
zazione praticamente completa dell’influenza
della
composizione
variabile nella miscela combustibile. Si riportano di seguito i risultati sperimentali ritedella miscela
nuti più significativi.
La Figura 3 riporta l’influenza sulla conversione del metano della concentrazione di
idrogeno nella miscela reagente, nel caso
della molla tipo A, in funzione della temperatura della superficie metallica. Si può osservare che l’innesco della reazione di conversione del metano (che avviene comunque al
di sopra di 700 °C) è “favorito” dalla presenza di idrogeno; la miscela a composizione
CH4-H2 70-30 è quella che sembra manifestare la maggior reattività, con un elevato
grado di conversione (80%) già ad una temperatura del metallo pari a 800 °C. Per contro, l’aggiunta di una modesta quantità di
idrogeno (miscela 90-10) non altera macroscopicamente il comportamento della miscela reagente rispetto a quello del metano puro.
Il grado di conversione della reazione (sia per il metano, sia per l’idrogeno) risulta invece
scarsamente influenzato dal valore del rapporto di equivalenza (Figura 4). Questo perché,
probabilmente, le miscele analizzate sono in ogni caso a composizione magra (elevato
eccesso di aria), per cui manifestano un comportamento similare.
L’influenza del tempo di residenza della miscela nella zona di reazione è abbastanza marcata, soprattutto quando si analizza il valore più basso di portata (50 Nml/min), che comfigure 4 e 5
porta il valore più elevato di tempo di contatto e, di conseguenza, a parità di temperatura
del metallo, il maggior grado di conversione, come è evidenziato in Figura 5. Inoltre, il
Figura 4 - Grado di conversione del metano in funzione
della temperatura del metallo, al variare del rapporto di
equivalenza della miscela
Volume 65 - fascicolo n. 2 - 2011
Figura 5 - Grado di conversione dell’idrogeno in
funzione della temperatura del metallo, al variare del
tempo di residenza
7
ssc
attività - studi & ricerche
comportamento risulta molto simile per gli altri due valori di portata indagati, a testimonianza della probabile insorgenza di effetti di natura fluidodinamica sullo sviluppo delle
reazioni chimiche.
Da ultimo si riporta l’influenza della tipologia di metallo sul grado di conversione della
reazione chimica. Per quanto concerne il metano puro (Figura 6), il grado di conversione
è praticamente insensibile alla natura del metallo: l’innesco della reazione avviene in un
intorno di 850 °C con un successivo rapido gradiente, che porta il completamento della
reazione a circa 900-950 °C. Il discorso cambia, e radicalmente, quando è presente una
discreta percentuale di idrogeno in miscela, come si osserva in Figura 7 nel caso di miscela 70-30: l’idrogeno risulta assai reattivo già a basse temperature (400-500 °C) del metallo nel caso di molla tipo C (acciaio C60 trattato) con un successivo modesto gradiente di
crescita e l’influenza della tipologia di metallo sul grado di conversione è molto evidente.
La sensitività del grado di conversione dell’idrogeno al variare della tipologia di metallo è
marcata anche per la miscela 50-50, laddove la conversione del metano rimane anche in
questo caso praticamente invariata (Figure 8, 9). Tipologia e grado di trattamento del
metallo, pertanto, sembrano influenzare in special modo il grado di conversione dell’idroFigure 6, 7, 8 e 9 geno, probabilmente per l’insorgenza di effetti catalitici o di reazioni eterogenee gas-solido, effetti quasi del tutto assenti per il metano sia puro sia in miscela.
Figura 6 - Grado di conversione del metano in funzione
della temperatura del metallo, al variare della tipologia
di metallo (metano puro)
Figura 7 - Grado di conversione dell’idrogeno in
funzione della temperatura del metallo, al variare della
tipologia di metallo (miscela 70-30)
Figura
Grado
di conversione
del metano
in
Figura
8 -8Grado
di conversione
del metano
in funzione
della
temperatura
metallo, al variare
della tipologia
funzione
delladeltemperatura
del metallo,
al
di metallo
(miscela
50-50) (miscela
variare della
tipologia
di metallo
Figura
9 Grado
di conversione
Figura
9 - Grado
di conversionedell’idrogeno
dell’idrogeno in
della
temperatura
del metallo,
al variare
infunzione
funzione
della
temperatura
del metallo,
al della
tipologia
di metallo
(miscela
50-50) 50variare della
tipologia
di metallo
(miscela
50)
50-50)
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La Rivista dei Combustibili
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CONCLUSIONI E SVILUPPI FUTURI
L’analisi sperimentale eseguita è da considerare uno studio di base sul comportamento di
miscele metano-idrogeno a diversa composizione a contatto con superficie metalliche di
diversa tipologia e trattamento superficiale, mantenute ad alta temperatura.
L’analisi di sensitività ha prodotto le seguenti principali conclusioni:
è evidente l’influenza sul grado di conversione della reazione chimica della presenza di
idrogeno in miscela, soprattutto in discreti quantitativi (percentuale>30%); l’idrogeno
favorisce la conversione dei reagenti, a parità di ogni altra condizione;
per miscele magre, quali quelle prese in considerazione nel presente studio, il valore del
rapporto di equivalenza ha influenza molto scarsa sullo sviluppo della reazione chimica;
tipologia e grado di trattamento della superficie metallica ad alta temperatura influenzano
in special modo il grado di conversione dell’idrogeno, probabilmente per l’insorgenza di
effetti catalitici o di reazioni eterogenee gas-solido, fenomeni quasi del tutto assenti per il
metano sia puro sia in miscela. In particolare, l’acciaio C60 trattato sembra manifestare un
sensibile incremento di reattività, dovuto all’elevata porosità del materiale che consente
l’innesco di reazioni eterogenee per l’idrogeno.
I risultati emersi possono essere di ausilio anche per lo sviluppo di una attività di ricerca
sulla cinetica chimica delle reazioni coinvolte e sull’interazione gas-solido, soprattutto nel
caso di superficie trattata (elevata porosità). A breve si prevede di intraprendere, sul medesimo banco prova, una campagna di ricerca simile con l’impiego di miscele gassose con
composizione assimilabile al gas di sintesi (miscele CO-CH4-H2-N2-CO2).
Ringraziamenti
Gli Autori desiderano ringraziare gli Ingg. Marco Galizzi e Mauro Gipponi per l’ausilio
fornito durante lo svolgimento delle prove sperimentali.
BIBLIOGRAFIA
[1] Richards, G.A., McMillian, M.M., Gemmen, R.S., Rogers, W.A., Cully, S.R. (2001):
“Issues for low-emission, fuel-flexible power systems”, Prog. Energy Comb. Sci.,
vol. 27, p 141-169
[2] McDowall, W., Eames, M. (2006): “Forecasts, scenarios, visions, backcasts and roadmaps to the hydrogen economy: a review for the hydrogen futures literature”, Energy Policy, vol. 34, p. 1234-1250
[3] Ramesohl, S., Merten, F. (2006): “Energy system aspects of hydrogen as an alternative fuel in transport”, Energy Policy, vol. 34, p. 1251-1259
[4] Hennicke, P., Fischedick, M. (2006): “Towards sustainable energy systems: the related role of hydrogen”, Energy Policy, vol. 34, p. 1260-1270
[5] Solomon, B.D., Banerjee, A. (2006): “A global survey of hydrogen energy research,
development and policy”, Energy Policy, vol. 34, p. 781-792
[6] Midillia, A., Dincerb, I. (2007): “Key strategies of hydrogen energy systems for
sustainability”, International Journal of Hydrogen Energy, vol. 32, p. 511-524
[7] Wietschel, M., Hasenauer, U., de Groot, A. (2006): “Development of european hydrogen infrastructure scenarios – CO2 reduction potential and infrastructure investment”,
Energy Policy, vol. 34, p. 1284-1298
[8] Cavallini, M., Furci, A., Solero, G., Lopinto, P., Migliavacca, G. (2009): “Safety
issues of hydrogen-methane unintended releases and ignition”, Sixth Mediterranean
Combustion Symposium, 7-11 June 2009, Ajaccio
[9] Schefer, R.W., Houf, W.G., Williams, T.C. (2008): “Investigation of small-scale unintended releases of hydrogen: momentum dominated regime”, International Journal of
Hydrogen Energy, vol. 33, p. 6373-6384
Volume 65 - fascicolo n. 2 - 2011
9
ssc
attualità
Il Gruppo Fonti Rinnovabili di Federchimica
Walter Mirabella
Presidente del Gruppo Fonti Rinnovabili di Federchimica
[email protected]
Il Gruppo Fonti Rinnovabili di Federchimica – Aispec rappresenta le imprese che trasformano le biomasse di varia origine in sostanze chimiche, che possono essere utilizzate sia
per fornire direttamente energia (biocombustibili quali ETBE, TAEE, etanolo), sia per sintetizzare intermedi chimici (monomeri, etc.) a loro volta poi trasformati in nuovi prodotti
derivati (ad esempio bio-polimeri) al pari di quanto già succede con le fonti fossili.
Un terzo settore d’interesse del Gruppo è quello dei prodotti chimici, non necessariamente “bio”, impiegati dall’industria di generazione di energia rinnovabile (nanotubi al carbonio per pale eoliche, pellicole polimeriche per fotovoltaico, sali alcalini per solare termodinamico, membrane elettrolitiche per celle a combustibile, PEAD per condutture biogas,
etc.), che quindi, indirettamente ma indispensabilmente, rendono possibile la produzione
di energia alterativa.
Infine, sono chimiche anche tutte quelle numerosissime soluzioni che dell’energia rinnovabile rendono possibile l’immagazzinamento (Liioni per batterie, ossidi metallici per supercondensatori, idruri e materiali compositi per
l’idrogeno), il trasporto (leghe Nb-Sn,
Mg(BH4)2 e ossopnictidi per super-conduttori,
poliuretano, e polistirene per l’isolamento) e l’utilizzo efficiente (polimeri per ridurre il peso,
additivi e lubrificanti per minimizzare resistenze e attriti).
Il Gruppo è logicamente costituito in Federchimica giacché la trasformazione delle biomasse è un processo chimico, e da queste trasformazioni si ottengono sostanze chimiche.
La Federazione dell’industria chimica nazionale è attiva da lungo tempo sul fronte delle
fonti rinnovabili, ed ha costituito il Gruppo merceologico dedicato nell’ottobre del 2010.
Cresce a livello internazionale la necessità di potere disporre di prodotti della chimica che
derivino da materie prime rinnovabili, in affiancamento a quelli derivanti da fonti fossili.
Questo sia per l’ottemperanza alle politiche volte alla salvaguardia del clima, sia per perseguire una differenziazione di approvvigionamento delle risorse sia energetiche che di
materie prime. Uno dei fattori di spinta è l’esigenza strategica di ridurre l’attuale dipendenza energetica sia dell’Italia che più in generale della UE.
La trasformazione delle biomasse comporta lo sviluppo di un’industria costituita dai vari
attori della filiera delle fonti rinnovabili, con significativi impatti anche occupazionali. In
questo ambito lo sviluppo di prodotti da materie prime rinnovabili può rappresentare un
significativo contributo allo sviluppo sostenibile in vista della potenziale minore energia
coinvolta nella loro produzione e delle opzioni di smaltimento a basso impatto ambientale. Rappresenta inoltre un’ottima opportunità di sviluppare sistemi integrati verticali che
potrebbero coinvolgere attori agricoli e industriali in uno sforzo di sviluppo comune.
Il Gruppo Fonti Rinnovabili di Federchimica intende promuovere le tecnologie che valorizzino completamente le biomasse e che dimostrino di essere sostenibili e competitive
senza necessità di ricorrere a sussidi i quali, se da un lato sono in grado d’incentivare lo
sviluppo di dette tecnologie, ove utilizzati in maniera impropria, possono anche compor10
La Rivista dei Combustibili
ssc
tare distorsioni di mercato, spreco di risorse pubbliche e finire per penalizzare alcuni settori rispetto ad altri.
E’ questo il caso dell’eventuale incentivazione di materie prime unicamente per uso energetico (e non per quello chimico), quali grassi animali destinati alla combustione anziché
trasformati in prodotti dell’oleochimica o cereali trasformati in combustibili anziché in
amido e zuccheri. Fatti salvi tutti quei casi in cui diverse specifiche di qualità rendono i
prodotti idonei per un utilizzo e non per quello alternativo.
Si rendono quindi necessarie una corretta programmazione di filiera e una strategia che
prevengano distorsioni della concorrenza e del mercato e applichino in modo certo, chiaro e trasparente i criteri di sostenibilità fissati dall’Unione Europea.
Assai promettente lo sviluppo delle cosiddette tecnologie di II generazione, che consentono di utilizzare una porzione assai maggiore dei vegetali (inclusa ad esempio la cellulosa,
e non solo il seme). Tra l’altro, essendo l’utilizzo diverso da quello alimentare e mangimistico, è ipotizzabile la coltivazione sia su terreni marginali non adatti alle colture classiche,
sia su suoli contaminati, che, grazie alle capacità fito-depurative di alcune colture, potrebbero permettere una riduzione sui costi di bonifica ed evidente vantaggio ambientale.
L’agricoltura italiana può ricevere molto dallo sviluppo dello sfruttamento delle biomasse, non solo per
scopi energetici, ma soprattutto per produrre prodotti
chimici. Una corretta gestione di questa filiera potrebbe permettere un profittevole sfruttamento dei circa
500.000 ettari di suolo coltivabile, attualmente inutilizzato, e creare un reddito agricolo integrativo. In
particolare il sostegno al reddito agricolo non implicherebbe un impegno di risorse pubbliche per politiche d’incentivazione.
Per raggiungere questi traguardi è fondamentale lo
strumento del sostegno pubblico, nella forma d’incentivo alla ricerca e normative che spingano l’innovaWalter Mirabella
zione attraverso l’adozione di standard di prodotto e
di sistema sempre più elevati, la cui adozione dovrebbe essere incoraggiata attraverso una
adeguata attenzione legislativa.
I progetti di ricerca in questo campo sono sulla frontiera tecnologica e implicano risorse
economiche molto rilevanti che dovrebbero trovare nei fondi pubblici un’adeguata considerazione, tenendo conto che il nostro Paese può giocare in questa “nuova industria” un
ruolo da leader. L’intervento pubblico in collaborazione con l’iniziativa privata devono
creare le condizioni per la nascita di casi studio e la definizione di standard di sistema correlati, supportando allo stesso tempo la formazione e la creazione di nuove competenze a
diversi livelli lungo tutta la filiera.
Esempi recenti di impegno di grandi gruppi e medi operatori chimici dimostrano la possibilità di creare occupazione e sviluppo sia all’interno dell’industria chimica, sia nel
sistema agricolo. In sintesi, la possibilità di un’efficace integrazione fra le esigenze dei
diversi attori della filiera delle rinnovabili e le esperienze e le competenze proprie di chi
ha operato e opera nell’ambito della ricerca, può essere favorita dalla definizione di programmi integrati ad ampio spettro che, focalizzando i principali punti critici nelle prospettive di sviluppo a medio termine, consenta di fornire possibili soluzioni ai problemi
emergenti.
Volume 65 - fascicolo n. 2 - 2011
11
ssc
web ssc
I BIOCARBURANTI e la disputa europea
Tiziana Zerlia
Stazione Sperimentale per i Combustibili
Viale A. De Gasperi 3, 20097, San Donato Milanese (MI)
[email protected]
In relazione a CARBURANTI e BIOCARBURANTI, il decreto legislativo 31 marzo
2011 n. 55 - appena pubblicato in GU (in vigore dal 13/5/2011) - riporta, oltre alle nuove
specifiche, i criteri di sostenibilità e il meccanismo di verifica/controllo della riduzioHG.
ne delle emissioni GHG.
Il provvedimento è stato giudicato - a ragione ± complicato, di non facile lettura e di difficile applicazione
Il provvedimento è stato giudicato - a ragione - complicato, di non facile lettura e di dif- specie per i produttori piccoli e medi del settore - per i quali il tutto si traduce in un impegno in risorse
ficile
- specie
per i produttori
piccoli (v.
e medi
del settore
- per idel
quali
il tutto
umane ed economicheapplicazione
molto più gravoso
rispetto
ai grandi operatori
Staffetta
Quotidiana
5 maggio
si
traduce
in
un
impegno
in
risorse
umane
ed
economiche
molto
più
gravoso
rispetto
ai
scorso).
grandi
(v. Staffetta
delDirettiva
5 maggio
scorso). 2009/30/CE ± risente,
Va tuttavia rilevato
che iloperatori
provvedimento
- cheQuotidiana
recepisce la
Comunitaria
UDJLRQHYROPHQWHDQFKH
GHOO¶DWWXDOHLQFHUWHzza
della politica energetica
comunitaria
e, in particolare,
delle
Va tuttavia
rilevato che il provvedimento
- che recepisce
la Direttiva
Comunitaria
GHFLVLRQL³DVLQJKLR]]R´TXDOHDG
HVODSRVVLELOLWjFKHOD&RPPLVVLRQHGHEEDIDUH³PDUFLDLQGLHWUR´HG
2009/30/CE - risente,
ragionevolmente, (anche) dell’attuale incertezza della politica eneremendare le direttive
biocarburanti
a causa didelle
criticità
e incertezze
legatequale,
ai criteri
di la
sostenibilità
getica sui
comunitaria
e, in particolare,
decisioni
“a singhiozzo”
ad es.
possibi(vedi, ad es., la valutazione degli HIIHWWL LQGLUHWWL GHOFDPELRG¶XVRGHOVXROR(ILUC) e le emissioni di GHG
lità
che
la
Commissione
debba
fare
“marcia
indietro”
ed
emendare
le
direttive
sui
diverse dalla CO2 ³QRQ&22 - *+*´
biocarburanti
a
causa
di
criticità
e
incertezze
legate
ai
criteri
di
sostenibilità
(vedi,
ad
Un recente articolo pubblicato da EurActiv (³$ (XURSHDQELRIXHOGLVSXWHVSOLWVWKHLQGXVWU\´ - 05 May
es.,
la
valutazione
degli
effetti
indiretti
del
cambio
d’uso
del
suolo
(ILUC)
e
le
emissioni
2011) ULSUHQGH LO GLVFRUVRDOLYHOORHXURSHRHYLGHQ]LDQGROHSHVDQWLULSHUFXVVLRQL SHUO¶LQGXVWULDGHOVHWWRUH
di GHG diverse dalla CO2 (“non CO2 - GHG”).
(www.ssc.it
14 maggio
Un recente articolo pubblicato da EurActiv (“A European
biofuel -dispute
splits2011)
the
industry” - 05 May 2011) riprende il discorso a livello europeo evidenziando le pesanti
ripercussioni per l’industria del settore.
(www.ssc.it - 14 maggio 2011)
Per APPROFONDIMENTI sullo stesso argomento
segnaliamo (sul sito www.ssc.it alla pagina Documentazione onLine):
Implementazione del sistema di certificazione dei biocarburanti e bioliquidi: analisi del
modello tedesco (D. Marino, L. Carratù, G. Gasparrini)
http://www.ssc.it/pdf/2011/La_rivista_dei_combustibili/Rivista_combustibili_n_1_2011.pdf
/¶LQ VRVWHQLELOHFLFOR GHO ³%,2´ ± Osservazioni su biocarburanti e sostenibilità
(T. Zerlia, G. Pinelli)
http://www.ssc.it/pdf/2011/ID127_INSOSTENIBILE_BIO-TZ_GP_SSC.pdf
Riduzione delle EMISSIONI antropiche/sviluppo SOSTENIBILE II PARTE
GHG, AGRICOLTUTA e INVENTARI delle EMISSIONI: criticità&incertezze (T. Zerlia)
http://www.ssc.it/pdf/2011/ID125_GHG_SVIL_SOSTEN_AGRIC_IIparte_TZ.pdf
*$6 6(55$ ³QRQ-CO2´ &+4 (e N22 (¶ VROR XQDTXHVWLRQHGL IRVVLOL"(T. Zerlia)
http://www.ssc.it/pdf/2010/ID_100_NON_SOLO_FOSSILI_TZ.pdf
12
La Rivista dei Combustibili
Alma Mater Studiorum
Università di Bologna
Facoltà di Chimica Industriale
Sede di Rimini
XIV CONVEGNO
DI STORIA E
FONDAMENTI
DELLA CHIMICA
Dipartimento di Chimica
Dz
Ǥ Ciamiciandz
Rimini,
21-23 settembre 2011
www.storiachim2011.fci.unibo.it
Comitato Scientifico:
Con il patrocinio della
Alessandro Ballio (Roma)
Franco Calascibetta (Roma)
Luigi Cerruti (Torino)
Marco Ciardi (Bologna)
Raffaella Seligardi (Reggio Emilia)
Marco Taddia (Bologna)
Comitato Organizzatore:
Mario Berrettoni (Rimini)
Marco Campolongo (Rimini)
Marco Giorgetti (Bologna)
Lorella Guadagnini (Bologna)
Enrico Marchi (Bologna)
Annalisa Muzzi (Rimini)
Marco Taddia (Bologna)
Segreteria Organizzativa:
Prof. Mario Berrettoni
Polo 'LGDWWLFR ³1DYLJDUHNecesse´
Via dei Mille, 39 - 47921 Rimini
Tel. 0541434536; Fax 0541434534;
[email protected]
Da F. Borsi. Leon Battista Alberti. L'Opera completa, Milano, Electa, 1996
ssc
attività - studi & ricerche
Sviluppo di un metodo per la determinazione del carbonio
biogenico in matrici complesse
Parte II: gomme prevulcanizzate e vulcanizzate
Marco Dellavedova1, Lucia Gigante1, Angelo Lunghi1, Christian Pasturenzi1, Paolo Cardillo2,
Luca Lietti3, Ambra Ruffini3
Stazione sperimentale per i Combustibili,
V.le A. De Gasperi 3, 20097 S. Donato Milanese (MI); [email protected]
2
Via Inama 3, 20133 Milano
3
Dipartimento di Ingegneria Chimica – Politecnico di Milano,
P.zza Leonardo Da Vinci 32, 20133 Milano
1
RIASSUNTO
Il “Pacchetto Clima e Energia” (direttiva 2009/28/CE) mira a promuovere un maggior
contributo delle fonti energetiche rinnovabili con un obiettivo europeo del 20% di energia
prodotta da tali fonti entro il 2020. Tra le fonti energetiche rinnovabili si annoverano
anche gli pneumatici usati in cui la frazione “rinnovabile” è rappresentata dal suo contenuto biogenico.
Questo lavoro, continuando il precedete sulle gomme crude, prende in considerazione i
metodi disponibili per la determinazione del contenuto in carbonio biogenico in mescole
di gomme. E’ stato approfondito il metodo di analisi termogravimetrica, per il quale sono
proposti nuovi approcci oltre al già documentato metodo delle altezze di picco. Viene
introdotto il metodo dell’integrazione delle aree e quello di regressione dei minimi quadrati sulle curve di deconvoluzione. I tre metodi sono stati testati con diverse mescole di
gomme prevulcanizzate e vulcanizzate.
Il metodo delle altezze di picco risulta soddisfacente anche nel caso delle mescole più vicine alla gomma pura (naturale o sintetica), risultando più accurato rispetto al metodo dell’integrazione delle aree.
La regressione dei minimi quadrati porta, invece, a migliori esiti proprio nelle miscele più
estreme e meno precisi sulle miscele con proporzioni simili di gomma.
L’elaborazione di un controllo incrociato con i vari metodi potrebbe portare alla possibilità di determinare le frazioni biogeniche di un pneumatico in modo preciso ed accurato.
ABSTRACT
The Directive 2009/28/CE of the European parliament and of the Council focuses on
increasing the usage of the renewable energies, the European goal is the 20% of energy
produced by these sources by the 2020. Among the renewable energies there are the used
tires where the renewable fraction is represented by its biogenic content.
This work, carrying on the previous one on crude rubbers, considers all the available
methods for the determination of the biogenic content in rubber blends. The thermogravimetric method has been looked through in details, new methods have been proposed other
than the peak heights already presented in the literature. The method of areas integration
and the method of partial least squares regression on the deconvolution DTG curves have
been analysed. The three methods have been tested with different blends of pre-vulcanised
and vulcanised rubbers.
14
La Rivista dei Combustibili
ssc
The peak heights method seems to be satisfactory also in case of blends similar to the pure
rubber (natural or synthetic), it is more accurate than the areas integration method.
The method of partial least squares regression leads to better results for blends with very
different percentage of natural and synthetic rubber but less accurate results for blends
with similar percentages.
A complementary method defined as the sum of the studied ones could bring to the accurate and precise determination of the biogenic fraction in a used tyre.
INTRODUZIONE
Nel 2001 l’Unione Europea ha emesso la direttiva 2001/77/CE che promuove l’uso di fonti
energetiche rinnovabili per la produzione di energia. Tale direttiva è stata modificata e
abrogata dalla direttiva 2009/28/CE del 23 Aprile 2009 detta anche “Pacchetto Clima e
Energia” o “20-20-20” [1].
Questa direttiva mira a promuovere un maggior contributo delle fonti energetiche rinnovabili alla produzione di elettricità ed identifica, per gli stati membri, un obiettivo europeo
del 20% di energia prodotta da fonti rinnovabili entro il 2020. Tra le fonti rinnovabili si
trovano anche le biomasse di cui fa parte la frazione biogenica* che esse contengono [2].
Quindi l’uso di questi combustibili alternativi risulta competitivo rispetto ai tradizionali di
origine fossile in quanto, a parità di contenuto energetico, la frazione biogenica ha bilancio zero nelle emissioni di CO2, che rientra nel suo ciclo naturale.
Per attività industriali altamente energivore risulta interessante l’utilizzo di combustibili
alternativi per la conduzione dei loro processi. Infatti maggiori saranno i certificati verdi
risparmiati dall’azienda minore sarà la spesa che dovrà affrontare per il loro acquisto sul
cosiddetto “mercato energia”.
E’ quindi indispensabile disporre di metodi per la quantificazione del contenuto biogenico
in un combustibile che siano precisi, accurati, rapidi ed economici.
METODI STANDARDIZZATI E IN FASE DI STUDIO
Esistono già diversi metodi usati per la determinazione della frazione biogenica in combustibili alternativi, basati su diverse procedure già descritte in precedenza [3], come:
- la dissoluzione delle sostanze biogeniche con attacco acido in presenza di H2O2, o metodo CEN/TS 15440;
- la determinazione del contenuto del 14C nel campione per via diretta nella scintillazione
e nella ionizzazione beta;
- l’analisi termogravimetrica (TGA) [4]
I primi due sono metodi standardizzati, ma impegnativi sia dal punto di vista del processo
(tempi lunghi e sensibilità alle interferenze) sia dal punto di vista delle apparecchiature
(costose e dalla complessa installazione); l’ultimo, invece, è in fase di studio presso il laboratorio Termochimica della Stazione Sperimentale per i Combustibili [3].
In letteratura sono descritti metodi basati sulla tecnica termogravimetrica che mettono in
relazione la percentuale di gomma naturale (NR) con il rapporto delle altezze dei picchi
caratteristici della curva DTG (Derivative Thermo-Gravimetry, derivata della perdita di
peso del campione), cioè le ordinate dei punti di massimo di tale curva [5].
Questa tecnica può essere applicata alle matrici complesse, quali gli pneumatici, che sono
usati come combustibile alternativo negli altiforni dei cementifici, per il loro alto potere
* Il “carbonio biogenico” è carbonio di origine biologica e non derivante da combustibili fossili. Il carbonio
biogenico è in grado di rientrare in un ciclo integrato in cui i composti, al termine del loro utilizzo, vengono
riassorbiti come materia prima di un processo biologico.
Volume 65 - fascicolo n. 2 - 2011
15
ssc
attività - studi & ricerche
calorifico [6]. Gli pneumatici sono miscele omogenee di gomma naturale e gomma stirene butadiene (SBR) vulcanizzate; pertanto la NR rappresenta la frazione di carbonio biogenico di questi rifiuti. Inoltre, da un recente studio [7], in cui sono state esaminate le emissioni atmosferiche di vari cementifici italiani dell’anno 2006, divise per classe produttiva,
tipo di forno e combustibili alternativi usati, è stato riscontrato che l’impiego dei combustibili alternativi non influenza i valori emissivi delle sostanze inquinanti esaminate, che,
in alcuni casi, sono addirittura inferiori ai limiti consentiti per legge nell’utilizzo di quelli
convenzionali. Tutte le specifiche della direttiva EU92/C130/01 relativa all’incenerimento
dei rifiuti pericolosi sono rispettate anche utilizzando combustibili alternativi, oltre che
economicamente vantaggiosi per la possibilità di associare il trattamento dei rifiuti alla
produzione di energia, evitando la costruzione di nuovi impianti d’incenerimento.
PARTE SPERIMENTALE
Il metodo, messo a punto presso i laboratori SSC, prevede di portare il campione da 30 a
600 °C con una velocità di riscaldamento costante di 10 °C/min in flusso di gas inerte
(azoto, 60 ml/min). I gas di decomposizione vengono così asportati dal forno della termobilancia. Queste condizioni permettono di avere un buon compromesso tra risoluzione dei
picchi e tempi di prova non eccessivamente lunghi.
Essendo l’azoto un gas inerte. Rimane estraneo al processo di decomposizione. Si carica il
campione in quantità tra 25 e 30 mg, precedentemente sminuzzato nelle dimensioni di
circa 1-2 mm, in crogioli di platino aperti.
Sono stati esaminati diversi campioni di gomma cruda, prevulcanizzata e vulcanizzata con
diverse frazioni di NR/SBR.
Per campioni di gomma cruda si intendono miscele delle sole gomme naturale e stirenebutadiene, mentre con i termini prevulcanizzata e vulcanizzata ci si riferisce rispettivamente agli stadi di lavorazione della gomma, il primo contenente gli additivi necessari alla vulcanizzazione e il secondo a processo di vulcanizzazione avvenuto.
Sono stati studiati campioni con i seguenti rapporti NR/SBR: 10/90, 25/75, 40/60, 50/50,
60/40, 75/25, 90/10, e campioni di gomme pure NR e SBR.
Nelle gomme prevulcanizzate e vulcanizzate è presente un “pacchetto accelerante”** composto da: 5% di ZnO; 1% di acido stearico, 2,5-3% di zolfo; 1,5% di 2-mercaptobenzotiazolo disolfuro (MTBS), tutte le percentuali sono in peso. Tutti i componenti del pacchetto
accelerante contengono il 20% di un legante elastomerico (i.e. una miscela di etilen-propilen diene elastomero e norbornene).
Caratterizzazione delle gomme
E’ noto dalla letteratura [8] che la gomma naturale si decompone per via radicalica, formando gas che si allontanano dal campione.
Nella curva DTG, che rappresenta la velocità con cui si svolge il processo di decomposizione, la NR presenta un picco caratteristico con masssimo intorno a 370 °C sia quando è
prevulcanizzata sia quando è vulcanizzata. Quest’ultima è riportata, come esempio, in
Figura 1.
La curva TG di Figura 1 evidenzia un residuo intorno al 5%, attribuibile al contenuto di
ZnO (componente accelerante presente nelle gomme prevulcanizzate e vulcanizzate e non
nelle crude) [9]. Infatti il residuo risulta inferiore all’1% del peso per le gomme crude.
A conferma di quanto appena descritto, l’analisi del residuo mediante spettroscopia IR
(disperso in KBr) ha evidenziato la presenza di ZnO.
** Con tale termine ci si riferisce all’insieme di sostanze additive (acceleranti, ultra-acceleranti ed attivatori) che favoriscono il processo di vulcanizzazione diminuendone durata e temperatura di esercizio.
16
La Rivista dei Combustibili
ssc
Figura 1
AH[ R
Figura
1
50
Figura 1
Curva TG e DTG
di gomma
naturale (NR)
100% vulcanizzata
NR 100% vulcanizzata
Peso iniziale = 25.5482 mg
Perdita di peso = 94.95% (27.11 mg)
%
AH[ R
TG
50
%
50
100
150
200
250
NR 100% vulcanizzata
Peso iniziale = 25.5482 mg
Perdita di peso = 94.95% (27.11 mg)
300
350
400
450
500
0.01
1/°C
550
°C
TG
50
100
150
200
250
300
350
400
450
500
50
0.01
/ D1/°C
E 66&
100
150
200
250
300
350
400
450
500
550
DTG
°C
550
°C
67 $ 5 H 6 : Inoltre, le curve DTG delle gomme prevulcanizzate e vulcanizzate presentano prima del
figura 2
DTG
picco un piccolo spostamento verso l’alto dalla linea di base, assente nei corrispondenti
delle crude, riconducibile alla volatilizzazione del pacchetto accelerante più
Acampioni
H[ R
volatile
(zolfo,
stearico200e MTBS).
50
100acido150
250
300
350
400
450
500
550
°C
67 $5 H 6: / D E 66&
In Figura 2 sono riportate le analoghe curve TG/DTG esemplificative del campione SBR
vulcanizzato. Il picco DTG mostra un massimo a circa 450 °C sia per le prevulcanizzate
figura
2
SBR 100% v ulcanizzata
che
50 per le vulcanizzate; anche per la SBR la perdita di peso è quantitativa.
Peso iniziale = 28.1453
Pedita di peso = 99.30% (26.57 mg)
%
AH[ R
TG
50
%
50
100
150
200
250
SBR 100% v ulcanizzata
Peso iniziale = 28.1453
Pedita di peso = 99.30% (26.57 mg)
300
350
400
450
500
0.005
1/°C
550
°C
Figura 2
Curva TG e DTG
di gomma SBR
100% vulcanizzata
TG
50
100
150
200
250
300
350
400
450
500
50
/0.005
D E 66&
1/°C
100
150
200
250
300
350
400
450
500
550
DTG
°C
550
°C
67 $5 H 6: DTG
50
/DE 66&
100
150
200
Volume 65 - fascicolo n. 2 - 2011
250
300
350
400
450
500
550
°C
67 $ 5 H 6 : 17
ssc
attività - studi & ricerche
Si nota, inoltre, un terzo picco, molto basso e allargato a temperature attorno ai 230 °C,
nelle curve relative ai campioni in cui è presente una frazione SBR. Tale picco è proporzionale al contenuto di SBR ed è dovuto alla perdita di oli e composti volatili usati durante la sua sintesi industriale. Questa frazione, valutata in TG, è pari al 6% circa del campione.
Miscele NR/SBR
Le miscele delle due gomme sono state preparate tramite un processo meccanico di pressione e frizione, che, prolungato nel tempo, unisce le due componenti nelle percentuali
volute.
La Figura 3 mostra le curve TG e DTG della miscela 50/50 vulcanizzata.
Gli effetti relativi alla NR e alla SBR sono quindi separati nella curva DTG mentre è più
difficile notare una netta separazione dalla curva TG. Le massime velocità della perdita di
peso, rappresentate dai picchi delle DTG, sono ben separate e rendono quindi caratterizzafigura
3
bile qualsiasi
miscela.
AH[ R
Figura 3
Curve TG e DTG
di una miscela
NR/SBR 50/50
vulcanizzata
NR/SBR 50/50 v ulcanizzata
Peso iniziale = 27.6533 mg
Perdita di peso = 95.13% (26.31 mg)
50
%
TG
50
100
150
200
250
300
350
400
450
500
550
°C
0.005
1/°C
DTG
50
/DE 66&
100
150
200
250
300
350
400
450
500
550
°C
67 $ 5 H 6 : All’aumentare della percentuale della gomma SBR nella miscela, la decomposizione di
quella naturale inizia a temperature superiori, in quanto la SBR aumenta la stabilità termica della miscela [5], mantenendo, comunque, il picco attorno alla temperatura di 370 °C.
Diversamente, al diminuire della frazione di SBR nella mescola, il picco relativo alla
gomma SBR stessa si sposta verso temperature inferiori (da 450 a 430 °C). Ciò si spiega
sapendo che all’aumentare della percentuale di NR, il processo di decomposizione si sposta sempre più verso un meccanismo radicalico e, aumentando la quantità di radicali che
si formano dalla gomma naturale, si anticipa la massima velocità della perdita di peso della
SBR [8].
Nella Figura 4 si può notare dalle curve riportate che i due picchi, rappresentanti le massime velocità di perdita di peso relativi ai due diversi tipi di gomma, sono separati e ben
distinti. Inoltre, le loro altezze risultano proporzionali alle relative frazioni in peso di NR
e di SBR presenti nel campione.
18
La Rivista dei Combustibili
ssc
figura 4
NR
NR 100 vulcanizzata
Figura 4
Confronto DTG
di campioni di
gomma aventi
diversi rapporti
NR/SBR
vulcanizzati:
NR 100%; 90/10;
75/25; 60/40;
50/50; 40/60;
25/75; 10/90;
SBR 100% (peso
iniziale dei
campioni circa
28 mg)
SBR
NR/SBR 90/10 vulcanizzata
NR/SBR 75/25 v ulcanizzata
NR/SB R 60/40 vulcanizzata
NR/SB R 50/50 vulcanizzata
NR/SB R 40/60 vulcanizzata
NR/SB R 25/75 vulcanizzata
NR/SB R 10/90 vulcanizzata
SBR 100% v ulcanizzata
0.1
1/min
50
0
100
5
150
10
200
15
250
20
300
25
350
30
400
35
450
40
500
45
550
50
°C
min
Metodi
figura 5
Sono stati utilizzati diversi metodi per determinare il contenuto di carbonio biogenico (corrispondente al carbonio contenuto nella NR del campione):
- metodo delle altezze di picco;
- metodo dell’integrazione delle aree;
- regressione dei minimi quadrati sulle curve di deconvoluzione.
Tali procedimenti sono stati applicati alle curve DTG dei vari campioni di gomme crudi,
prevulcanizzati e vulcanizzati.
Metodo delle altezze di picco
Nel metodo, ripreso dalla letteratura [5], si mette in relazione la percentuale di NR con il
rapporto delle altezze dei picchi presenti nelle curve DTG.
Pertanto è stata valutata l’ordinata dei picchi caratteristici delle curve DTG registrate. Si
procede con l’elaborazione di una curva di taratura relativa a miscele note che viene confrontata con il rapporto altezza(SBR)/altezza(NR) (i.e. H(SBR)/H(NR)) calcolato su campioni incogniti.
Metodo dell’integrazione delle aree
In questo metodo si stabiliscono degli intervalli di temperatura, in cui si ritiene che la perdita di peso sia limitata alla sola NR e alla sola SBR rispettivamente. Si procede con l’integrazione delle aree di interesse tra la curva e la linea di base. Si ottiene, anche in questo
caso, una curva di taratura che mette in relazione il rapporto R tra l’area relativa alla
gomma NR e quella totale della miscela NR + SBR e il valore R vero relativo alla reale
percentuale di NR.
In questa analisi si è tralasciato il primo picco spanciato tra 170 e 270 °C, dovuto alla parte
più volatile del pacchetto accelerante presente in tutti i campioni prevulcanizzati e vulcanizzati e agli oli di lavorazione relativi alla sola SBR (cioè i residui degli oli usati durante
la sintesi della gomma nella produzione industriale).
L’area compresa tra 280 e 410 °C è relativa all’effetto decompositivo della sola gomma
Volume 65 - fascicolo n. 2 - 2011
19
ssc
attività - studi & ricerche
naturale, mentre quella tra 280 e 500 °C è relativa all’intera miscela di gomme.
Gli stessi intervalli sono stati adottati per i campioni vulcanizzati.
La retta di taratura, in questo caso, è basata sul rapporto teorico relativo alla frazione reale
di gomma NR ed il totale e quello sperimentale tra le aree NR e NR + SBR della miscela.
Si sono poi messi in relazione il rapporto reale NR/SBR con il rapporto sperimentale ottenuto dalle valutazioni sopra descritte.
Metodo della regressione dei minimi quadrati sulle curve di deconvoluzione
Il metodo di regressione dei minimi quadrati prevede la deconvoluzione della curva DTG,
ottenuta dalla prova sperimentale. La deconvoluzione è stata effettuata tramite l’uso di un
figura 4 specifico (Origin v7.5 [10]), che permette di determinare le equazioni delle curve
software
elementari da utilizzare poi nella ricostruzione della curva DTG originale e di conseguenza nella determinazione della percentuale di NR.
NR 100 vulcanizzata
R
Le funzioni usate per la deconvoluzione seguono il seguente modello SBR
Gaussiano:
NR/SBR 90/10 vulcanizzata
NR/SBR 75/25 v ulcanizzata
NR/SB R 60/40 vulcanizzata
NR/SB R 50/50 vulcanizzata
Equazione 2
NR/SB R 40/60 vulcanizzata
NR/SB R 25/75 vulcanizzata
NR/SB R 10/90 vulcanizzata
SBR 100% v ulcanizzata
0.1
Dove:
1/min
y0 = offset della linea di base (in questi casi sempre nullo dato che le curve DTG sono nulle
in caso di assenza di perdita di peso del campione)
A = area totale sottesa alla curva
xc = centro del picco
w = ampiezza della gaussiana a metà altezza
Questo modello descrive una curva a forma di campana simile alla funzione di distribuzione di probabilità normale (gaussiana). Il centro xc rappresenta la “media”, mentre w/2 è la
50
100
150 In questo
200
250
300 curva
350elementare
400
450
500
550 di °C
deviazione
standard
[11].
modo
ogni
utilizzata
ha 3 gradi
libertà
(gdl).
Per
l’elaborazione
in
oggetto
dopo
aver
determinato
il
miglior
valore
0
5
10
15
20
25
30
35
40
45
50 dei 3 min
gdl di ogni curva, in modo che interpolassero bene i dati sperimentali delle curve di NR
pura e SBR pura, sono stati tenuti costanti per la determinazione del contenuto di carbonio
biogenico nella mescola incognita.
figura 5 durante l’applicazione del metodo l’unica incognita risulta essere il peso della fraPertanto
zione biogenica contenuta nella mescola della gomma.
Figura 5
Deconvoluzione
della curva DTG
di NR100%
20
La Rivista dei Combustibili
ssc
E’ stata così effettuata la deconvoluzione delle DTG delle gomme pure 100% naturale e
100% stirene-butadiene, usando due gaussiane per la prima e tre per la seconda (vedi
Figura 5 e Figura 6).
La curva nera rappresenta la media delle curve sperimentali DTG delle prove svolte, le
curve verdi sono quelle di deconvoluzione mentre quella rossa (visibile solo in parte data
la buona sovrapposizione con i risultati sperimentale in nero) è la risultante della somma
delle curve di deconvoluzione.
La curva DTG sperimentale della NR pura (Figura 5) può essere rappresentata dalla
somma delle due gaussiane:
Equazione 2
figura 6
Figura 6
Deconvoluzione
della curva DTG
di SBR 100%
Nella Figura 6 si riporta l’analogo procedimento di deconvoluzione relativo al campione
SBR 100%. Analogamente a quanto detto per la NR, la DTG della SBR pura può essere
figura 7
rappresentata
dalla somma di tre gaussiane:
Equazione Altezze
3
di Picco Campioni Vulcanizzati
Equazione interpolante
y = 0.0003x2 - 0.0598x + 3.1593
i punti
taratura:
Conseguentemente una miscela
delledidue
gomme sarà rappresentata
dalla somma delle
2
R = 0.9992
funzioni
ottenute
moltiplicate
ognuna
per
un
parametro
P,
che
indicherà
la frazione di quel3.5
la gomma presente nella mescola.
3.0
HSBR/HNR
2.5 4
Equazione
2.0
Essendo le frazioni complementari, si può sostituire il termine PSBR con 1- PNR.
Quindi 1.5
l’Equazione 4 diviene:
1.0
Equazione
5
0.5
0.0
L’Equazione
5 è l’espressione utilizzata nella regressione. In fase di elaborazione la quali0
10
20
30
40
50
60
70 2
80
90
100
2
tà della regressione è stata controllata tramite
% NRi parametri X e R , indici della discrepanza
tra curva sperimentale e quella ricreata dalla somma delle curve elementari.
X2 è la sommatoria di variabili causali normali standardizzati e indipendenti. Se X2 = 0, la
curva sperimentale e quella fittizia coincidono perfettamente, se invece x2 > 0, esse differiscono.
R2, o coefficiente di determinazione, è una proporzione tra la variabile dei dati e la corret-
Volume 65 - fascicolo n. 2 - 2011
21
ssc
attività - studi & ricerche
tezza del modello statistico usato nella regressione. R2 varia tra 0 e 1 e più il suo valore
s’avvicina all’unità, meglio il modello spiega i dati.
Risultati
Metodo delle altezze di picco
La curva
figura
6 di taratura (una per le gomme prevulcanizzate e una per quelle vulcanizzate, i.e.
Figura 7) permette di porre in relazione il rapporto delle altezze di picco delle due diverse
gomme, altezza picco SBR (HSBR), altezza picco NR (HNR) e la percentuale di gomma
naturale presente nel campione.
In Tabella 1 sono riportati, a scopo esemplificativo, i risultati del rapporto HSBR/HNR relativi alle diverse mescole di gomma vulcanizzata.
Tabella 1
Rapporto delle
altezze di picco
per le gomme
prevulcanizzate e
vulcanizzate
figura 7
Figura 7
Curva di taratura
delle altezze di
picco per i
campioni delle
mescole di gomma
vulcanizzata
Altezze di Picco Campioni Vulcanizzati
Equazione interpolante
i punti di taratura:
3.5
y = 0.0003x2 - 0.0598x + 3.1593
2
R = 0.9992
3.0
HSBR/HNR
2.5
2.0
1.5
1.0
0.5
0.0
0
10
20
30
40
50
% NR
60
70
80
90
100
Per l’analisi di una miscela incognita, dopo aver effettuato la prova termogravimetrica sul
campione, si procede con la sostituzione del rapporto delle altezze dei due picchi caratteristici delle curve DTG nell’equazione della curva di taratura (nella Figura 7), in modo tale
da ottenere la frazione di NR.
22
La Rivista dei Combustibili
ssc
Metodo dell’integrazione delle aree
In questo metodo si elabora una curva di taratura sulla base dei valori % della frazione
reale di8 gomma naturale nei campioni e la risposta fornita dalla curva DTG. I risultati sono
figura
mostrati nella Figura 8 per i campioni prevulcanizzati e vulcanizzati.
0.6
0.4
0.2
figura 8
0.0
0.00
Integrazione delle Aree per Gomme
Vulcanizzate
Equazione della retta interpolante i punti di
taratura:
y = 0.5369x + 0.2651
R2 = 0.9972
0.8
R metodo
R metodo
Integrazione delle Aree per Gom m e
Prevulcanizzate
Equazione della retta interpolante i punti di
taratura:
y = 0.5453x + 0.2511
R2 = 0.9939
0.8
0.20
0.40
0.60
0.80
1.00
0.6
0.4
0.2
0.0
0.00
0.20
0.40
0.60
0.80
1.00
R vero
R metodo
R metodo
Integrazione delle Aree per Gomme
R vero
Integrazione delle Aree
per Gom m e
Vulcanizzate
Prevulcanizzate
Equazione della retta interpolante i punti di
Equazione della retta interpolante i punti di
Figura 8
Per l’analisi di un campione
incognito, una volta ottenuta la curva TG, si procede
integrantaratura:
taratura:
Curva di taratura
y = 0.5453x + 0.2511
do le aree nei relativi intervalli di temperatura
della DTG descritti precedentemente, per y = 0.5369x + 0.2651
rapporto
teorico
R2 = 0.9939
R2 = 0.9972
poi sostituire
il rapporto nell’equazione della curva di taratura (nella
Figura 8 quella rela0.8
0.8
(R teorico) e
tiva ai campioni prevulcanizzati e vulcanizzati). In questo modo
0.6 è possibile ottenere il
rapporto
0.6
9
figura
valore vero di R e, quindi, la frazione di NR.
del metodo
0.4
0.4
(R metodo) per i
0.2
0.2
campioni
Regressione
dei minimi quadrati sulle curve di deconvoluzione
0.0
prevulcanizzati
e
0.0
0.00
0.20
0.40
0.60
0.80
1.00
0.00
0.20
0.40
0.60
0.80
1.00
vulcanizzati
Nel lavoro precedentemente svolto alla SSC [3], durante l’elaborazione matematica Rdelle
vero
curve, le posizioni dei picchiR vero
e le aree delle singole funzioni gaussiane potevano variare
all’occorrenza per ottenere delle regressioni migliori. Questa tecnica non è stata applicata
nel caso dei campioni di gomme prevulcanizzati e vulcanizzati: infatti anche funzioni che
risultavano molto soddisfacenti nel caso delle gomme crude, presentavano esiti deludenti
nel caso di prevulcanizzate e vulcanizzate.
Lafigura
deconvoluzione
della curva sperimentale DTG è stata quindi elaborata con modelli dif9
ferenti, usando in particolare un diverso numero di curve elementari (Figura 9).
Figura 9
Esempio di
regressione
effettuata con 2
curve per la NR e
3 curve per la SBR
sulla curva DTG
della mescola
prevulcanizzata
25/75 NR/SBR
Volume 65 - fascicolo n. 2 - 2011
23
ssc
attività - studi & ricerche
Nell’analisi matematica dei dati, si è ritenuto di procedere anche con l’aumento del numero di curve nel processo di deconvoluzione: da 2 fino a 5 per la curva relativa alla gomma
naturale e da 3 a 5 per quella stirene-butadiene.
Questo ha apportato un miglioramento nella sovrapposizione tra la curva fittizia e quella
sperimentale, come evidenziano anche i parametri X2 ed R2 riportati, a scopo di esempio,
nella Tabella 2.
Tabella 2
Risultati della
deconvoluzione
per gomme
prevulcanizzate e
vulcanizzate
CONCLUSIONI
Questo studio è il proseguimento di un lavoro precedentemente condotto presso i laboratori della SSC [3]. I metodi di valutazione della percentuale di carbonio biogenico in
miscele di gomme omogenee, precedentemente testati su gomme crude, sono stati valutati anche per miscele prevulcanizzate (quindi contenenti gli additivi acceleranti per la vulcanizzazione) e miscele vulcanizzate. Questo è stato possibile grazie ad un andamento
sostanzialmente simile delle curve TG e DTG per i vari stadi di lavorazione della gomma.
Tutti e tre i metodi utilizzati consentono, dato un campione di gomma, tramite analisi termogravimetrica, di determinare con buona precisione la percentuale di gomma naturale,
quindi di carbonio biogenico.
Il metodo delle altezze di picco sembra più applicabile anche nel caso delle mescole più
vicine alla gomma pura. Risulta, quindi, più vantaggioso rispetto al metodo dell’integrazione delle aree, dove le miscele con i rapporti NR/SBR 90/10 e 10/90 riportano delle
curve con picchi poco risolti, molto più simili alle curve delle gomme pure. Tali considerazioni dovranno però essere confermata da valutazioni su mescole incognite.
L’uso di coefficienti di correzione sui punti più estremi della funzione porterebbe ad una
complicazione del metodo e della sua applicabilità. Tale pratica viene pertanto sconsigliata.
Il metodo della deconvoluzione porta, invece, a migliori esiti proprio nelle miscele più
estreme e meno precisi sulle altre, dando come risultato un valore della frazione di gomma
naturale sempre inferiore a quello reale.
L’elaborazione di un controllo incrociato con i vari metodi, potrebbe evitare errori su alcune mescole, dove un metodo è meno preciso rispetto all’altro.
Tra gli sviluppi futuri di questi metodi vi è la possibilità di testare campioni di pneumatico reale con frazione di gomma naturale nota, così da poter produrre anche per tali campioni delle rette di taratura. A titolo di esempio sono stati testati campioni incogniti di battistrada di pneumatici usati (vedi Figura 10). Si nota come il picco della NR rimanga fisso
attorno alla temperatura di 375 °C per tutti i campioni, così come per i nostri campioni di
gomme (i.e. nella Figura 10 il campione di gomma vulcanizzata NR/SBR 50/50).
24
La Rivista dei Combustibili
ssc
figura 10
AH[ R
J R P P H S Q H X PD W L F K H F R Q I U R Q W R 1 5 6 %5
Figura 10
Confronto DTG di
pneumatici usati e
un campione di
gomma NR/SBR
vulcanizzata
C ampione di pneumatico (solo gomma)
C ampione di pneumatico (gomma e tela)
NR/SBR 50/50 v ulcanizzata
0.005
1/°C
50
100
150
200
/DE 66&
250
300
350
400
450
500
550
°C
67 $ 5 H 6 : Ringraziamenti
Si ringrazia la Texgomma S.r.l. di Sulbiate Inferiore (MB) per la preparazione e fornitura
dei campioni e, in particolar modo, l’Ing. Alessandro Bielli per la sua disponibilità.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
[1] Gazzetta ufficiale dell’Unione Europea, Direttiva 2009/28/CE del 23 Aprile 2009
sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, recante modifica e successiva abrogazione delle direttive 2001/77/CE e 2003/30/CE.
[2] Gazzetta ufficiale delle Comunità europee, Direttiva 2001/77/CE del parlamento
europeo e del consiglio del 27 Settembre 2001 sulla promozione dell’energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell’elettricità.
[3] M. Dellavedova, L. Gigante, A. Lunghi, C. Pasturenzi, P. Cardillo, F. Landi, P.
Righetti, Sviluppo di un metodo per la determinazione del carbonio biogenico in
matrici complesse. La Rivista dei Combustibili, 62 (2008) 135-145.
[4] L. Gigante, A. Lunghi, P. Cardillo, R. Rota, G. Pulga, V. Stefanoni, Assessment of the
Hazard Related to Accidental Heating of Chemical Compounds. J. Haz. Mat. 116
(2004) 11-21.
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TGA techniques as tools in the characterization of blends of natural rubber and SBR.
Thermochimica Acta, 444 (2006) 65-70.
[6] E. Mokrzycki, A. Uliasz- Bochenczyk, Alternative fuels for the cement industry.
Applied Energy, 74 (2003) 95-100.
[7] M. Del Borghi, C. Strazza, A. Del Borghi, Utilizzo di combustibili alternativi nei
forni da cemento. Influenza sulle emissioni atmosferiche: l’esperienza italiana. La
Rivista per i Combustibili, 63 (2009) 27-40.
[8] D.W. Brazier, G.H. Nickel, Thermoanalytical methods in vulcanizate analysis II. Derivative
thermogravimetric analysis. Rubber Chemistry and Technology, 48 (1975) 661-677
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Filled. Isoprene Rubber Vulcanizates by High Power Ultrasound. University of
Akron, Polymer Engineering, May 2007, see page 122.
[10] Origin 7.5. OriginLab Corporation, One Roundhouse, Plaza, Northampton, MA
01060. www.OriginLab.com. Copyright 1991-2004.
[11] National Council of Examiners for Engineering and Surveying, Fundamentals of
engineering supplied –Reference handbook, 5th Edition, Clemson (US), 2001.
Volume 65 - fascicolo n. 2 - 2011
25
notizie - fonti non convenzionali
Shale gas: GHG footprint
ed impatto sul riscaldamento globale
R. W. Howarth, R. Santoro, A. Ingraffea hanno pubblicato su Climatic Change [1]
un articolo che ha suscitato un vivo dibattito tra ricercatori ed esperti del settore,
relativo alla determinazione del GHG footprint (l’impronta di GHG) del gas naturale non convenzionale (shale gas) estratto negli U.S.A. Ne riportiamo qui una traduzione sintetica come approfondimento relativo alla tematica dello shale gas – già
affrontata in ambito SSC [2, 3] - e in particolare alle criticità e incertezze ad esso legate, tra cui certamente spicca l’impatto sul riscaldamento globale.
Da molti il gas naturale viene considerato come un combustibile di transizione che nei
prossimi decenni consentirà di proseguire la dipendenza dai combustibili fossili riducendo
le emissioni di gas ad effetto serra (GHG) rispetto a quelle associate al petrolio o al carbone. Data la progressiva riduzione delle riserve di gas naturale convenzionale, lo sfruttamento dello shale gas è previsto in significativo aumento nei prossimi anni. Se è noto il
minor impatto sul riscaldamento globale del gas naturale convenzionale rispetto agli altri
combustibili fossili, ben poco si conosce in merito alla GHG footprint (l’impronta di GHG)
del gas naturale non convenzionale, definita come le emissioni totali di GHG dall’estrazione all’utilizzo del gas, espresse in termini di emissioni di CO2 equivalente.
L’impronta di GHG dello shale gas è determinata da:
• emissioni dirette di CO2 da consumo finale (combustione);
• emissioni indirette di CO2 da combustibili fossili utilizzati per estrarre, trattare e trasportare il gas;
• emissioni fuggitive e rilasci di metano.
Sia per il gas convenzionale che per lo shale gas l’impronta di GHG è dominata dall’emissione diretta di CO2 e dalle emissioni fuggitive di metano: in questo lavoro vengono riportate le stime delle emissioni di metano come contributi all’impronta di GHG dello shale
TABELLA
1
gas a confronto
col gas convenzionale.
Tabella 1
Gas
Shale Gas
Emissioni
Convenzionale
fuggitive di Emissioni durante la realizzazione del pozzo
0,01%
1,9%
metano associate
Scarichi ordinari e perdite strumentali del pozzo
da 0,3 a 1,9%
da 0,3 a 1,9%
alla produzione di
Emissioni durante lo scarico dei liquidi
da 0 a 0,26%
da 0 a 0,26%
gas naturale da
Emissioni
durante
la
lavorazione
del
gas
da
0
a
0,19%
da 0 a 0,19%
pozzi
da 1,4 a 3,6%
convenzionali e da Emissioni durante il trasporto, il deposito e la distribuzione da 1,4 a 3,6%
Emissioni
totali
da
1,7
a
6,0%
da 3,6 a 7,9%
formazioni di
shale gas
(espresse come EMISSIONI FUGGITIVE DI METANO DURANTE IL COMPLETAMENTO DEI
percentuale di POZZI DI ESTRAZIONE
metano prodotto Lo shale gas viene estratto tramite fratturazione idraulica ad alto volume d’acqua, che
sul ciclo di vita di viene forzata ad elevata pressione nella roccia scistosa per fratturarla ed avviare così il
un pozzo) [1]FIGURA 1
flusso di gas. Una quantità significativa dell’acqua immessa nel pozzo ritorna in superficie come “flow-back” entro pochi giorni dall’iniezione ed è accompagnata da significative quantità di metano. Una quantità maggiore di metano viene emessa durante il “drillout”, la fase di estrazione del gas non convenzionale in cui i tamponi inseriti per separare
i diversi stadi rocciosi fratturati vengono estratti per consentire il rilascio del gas.
Le emissioni associate alla realizzazione dei pozzi di estrazione del gas naturale convenzionale sono molto inferiori, dato che per il gas convenzionale non sono necessarie le fasi
di flow-back e di drill-out: si stima che le emissioni fuggitive medie durante la realizzazione dei pozzi di estrazione del gas convenzionale siano lo 0,01% della produzione di metano di un pozzo sul suo ciclo di vita.
26
La Rivista dei Combustibili
Gli autori stimano altresì una perdita complessiva dell’1,9% della produzione totale di gas
da un pozzo di shale-gas non convenzionale (1,6% dovuto al flow-back, 0,33% dovuto al
drill-out) durante la fase di completamento del pozzo, una stima incerta ma cautelativa, tre
ordini di grandezza superiore rispetto al gas convenzionale (Tabella 1).
RILASCI D’ESERCIZIO E PERDITE D’IMPIANTO
Una volta realizzato il pozzo, alcune emissioni fuggitive continuano dal sito del pozzo
durante tutto il suo periodo d’esercizio. Una volta che il pozzo è stato completato e connesso al condotto di distribuzione (pipeline) le stesse tecnologie vengono usate sia per il
gas convenzionale sia per lo shale gas, e si può assumere che le emissioni fuggitive successive alla realizzazione del pozzo siano le stesse per entrambi, comprese tra lo 0,3% e
l’1,9% della produzione sul ciclo di vita [4]. La stima è cautelativa (non sono contemplati incidenti o rilasci d’emergenza perché non sono disponibili dati in merito) e la soglia
inferiore è relativa all’utilizzo delle migliori tecnologie disponibili (Tabella 1).
Un ulteriore rilascio avviene durante lo scarico dei liquidi, pratica necessaria e frequente
per i pozzi convenzionali per via delle infiltrazioni d’acqua legate al calo di pressione
all’interno dei pozzi, meno comune per i pozzi non convenzionali. La perdita di metano
dovuta allo scarico dei liquidi è quantificabile tra lo 0,02% e lo 0,26% [4] della produzione di metano sul ciclo di vita totale di produzione (Tabella 1).
PERDITE DI PROCESSO
Parte del gas naturale estratto, che sia convenzionale o ottenuto da rocce scistose, è di sufficiente qualità per essere direttamente immesso nella rete di distribuzione, ma il gas estratto
da alcuni giacimenti contiene idrocarburi pesanti e impurità come i composti solforati che è
necessario rimuovere prima dell’immissione in rete. Durante questo processo, una stima cautelativa suggerisce un’emissione di metano compresa tra lo 0% e lo 0,19% sul totale [5].
PERDITE DA TRASPORTO, STOCCAGGIO E DISTRIBUZIONE
Per quanto concerne la quantificazione in termini percentuali sul totale delle perdite da trasporto, stoccaggio e distribuzione del gas gli autori propongono una stima cautelativa compresa tra l’1,4% e il 3,6% sia per il gas convenzionale che per lo shale gas (Tabella 1).
CONTRIBUTO DELLE EMISSIONI DI METANO ALLE IMPRONTE DI GHG
DELLO SHALE GAS E DEL GAS CONVENZIONALE
Sommando tutte le perdite stimate, gli autori hanno calcolato che durante il ciclo di vita medio
di un pozzo di shale-gas, dal 3,6% al 7,9% della produzione totale del pozzo è emessa in atmosfera sotto forma di metano. Questo corrisponde ad almeno il 30% in più, nella peggiore delle
ipotesi a più del doppio, delle emissioni di metano sul ciclo di vita che gli autori stimano per il
gas convenzionale, compreso tra il 1,7% e il 6%. A partire da altre pubblicazioni ben referenziate [6], gli autori dello studio hanno valutato l’impronta di GHG dello shale gas per due orizzonti temporali, quello di breve termine (importante per l’impellenza di ridurre il riscaldamento globale nei prossimi anni) e quello di medio-lungo termine comunemente usato:
• orizzonte temporale di 20 anni (Figura 1 A): il metano domina l’impronta di GHG per
lo shale gas contribuendo da 1,4 a 3 volte in più rispetto all’emissione diretta di CO2.
Con questa scala temporale la footprint di GHG per lo shale gas è più grande dal 22%
al 43% rispetto a quella del gas convenzionale.
• orizzonte temporale di 100 anni (Figura 1 B): l’impronta di GHG per lo shale gas è più
grande dal 14% al 19% rispetto a quella del gas convenzionale, con un contributo dell’emissione di metano inferiore per via del breve tempo di residenza in atmosfera del
metano (tempo di residenza inferiore di 10 volte rispetto a quello della CO2).
CONFRONTO TRA LO SHALE GAS E GLI ALTRI COMBUSTIBILI FOSSILI
Sull’orizzonte temporale dei 20 anni l’impronta di GHG per lo shale gas è almeno del 20% superiore (nel caso peggiore oltre il doppio) dell’impronta di GHG del carbone esprimendo il confronto in termini di quantità di energia disponibile durante la combustione. Sull’orizzonte temporale dei 100 anni, l’impronta di GHG dello shale gas è confrontabile con quella del carbone.
Volume 65 - fascicolo n. 1 - 2011
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notizie - fonti non convenzionali
Figura 1 - Confronto delle emissioni di GHG dallo shale gas con stime minime e massime di emissioni
fuggitive di metano, dal gas naturale convenzionale con stime minime e massime di emissioni fuggitive di
metano, dal carbone estratto da miniere di superficie e in profondità e dal gasolio. La Figura A. si riferisce
all’orizzonte temporale dei 20 anni, la Figura B. a quello dei 100 anni. Le stime includono le emissioni
dirette di CO2 durante la combustione (barre blu), le emissioni indirette di CO2 necessarie a sviluppare e
usare le sorgenti energetiche (barre rosse), e le emissioni fuggitive di metano, convertite ad un valore
equivalente di CO2 come descritto nel testo (barre viola). Le emissioni sono normalizzate sulla quantità di
energia rilasciata durante la combustione. La conversione del metano in CO2 equivalente è basata sui
potenziali di riscaldamento globale riportati in [7] che includono sia le influenze dirette che quelle indirette
del metano sugli aerosol. In questo articolo vengono riportati i valori medi tratti da [7]. In [7] viene
presentata un’incertezza in questi valori medi pari a ±23%, che non è riportata in figura.
Sull’orizzonte temporale dei 20 anni l’impronta di GHG dello shale gas è almeno il 50%
superiore di quella del gasolio, 2,5 volte quella del gasolio nello scenario più impattante.
Sull’orizzonte temporale dei 100 anni, l’impronta di GHG dello shale gas è simile, nella peggiore delle ipotesi superiore del 35%, rispetto a quella del gasolio (Figura 1).
Gli autori riportano i riferimenti a numerosi studi in letteratura in cui si conclude che le emissioni di GHG associate al gas convenzionale sono inferiori rispetto a quelle associate al carbone, nell’ipotesi di considerare il contributo del metano sull’arco temporale dei 100 anni.
Al contrario, l’analisi degli autori indica che il gas convenzionale presenta un vantaggio scarso o nullo in termini di emissioni di GHG complessive rispetto al carbone anche sull’orizzonte temporale dei 100 anni. In ogni caso la loro analisi non considera l’efficienza negli usi
finali: se i combustibili sono utilizzati per generare elettricità, il gas naturale presenta qualche vantaggio sul carbone per via delle maggiori efficienze di generazione ma questo non
inficia la conclusione complessiva che l’impronta di GHG dello shale gas raggiunga o supe28
La Rivista dei Combustibili
ri quella del carbone perfino quando i combustibili vengono utilizzati per generare elettricità. Inoltre lo shale gas viene utilizzato anche per altri scopi (riscaldamento domestico, autotrazione) per i quali vi sono scarsi riscontri che vi siano efficienze superiori al gasolio.
LE EMISSIONI DI METANO POSSONO ESSERE RIDOTTE?
L’EPA stima che le tecnologie “verdi” possano ridurre le emissioni di metano dal settore dell’industria del gas del 40% [4]. Le emissioni di metano durante la fase di flow-back in linea
teorica possono essere ridotte fino al 90% attraverso le tecnologie REC (Reduced Emission
Completions), che tuttavia non sono ancora molto diffuse [8]. Nell’ipotesi in cui le perdite da
trasporto, stoccaggio e distribuzione siano più elevate (pari al 3,6%; Tabella 1), queste
potrebbero essere ridotte probabilmente tramite l’uso di migliori serbatoi di stoccaggio e
compressori e migliorando il monitoraggio delle perdite. Tuttavia attualmente l’industria del
settore ha dimostrato scarso interesse negli investimenti necessari a ridurre questa tipologia
di emissioni, rendendo quindi auspicabile una miglior regolamentazione del settore.
CONCLUSIONI E CONSIDERAZIONI
L’impronta di GHG dello shale gas è molto maggiore di quella del gas convenzionale principalmente per via delle emissioni di metano associate ai fluidi di flow-back e al drill-out
durante il completamento dei pozzi di estrazione. Data l’importanza del metano nel processo di riscaldamento globale in atto, sono necessari ulteriori studi, misure dirette di emissioni, migliori rendicontazioni per quantificare in maniera più precisa le perdite e le emissioni
non contabilizzate. Gli autori esprimono esplicitamente l’intenzione non che il loro studio sia
usato per giustificare il reiterato uso del petrolio o del carbone, ma piuttosto l’intenzione di
dimostrare che sostituire con lo shale gas questi combustibili fossili può non avere l’effetto
desiderato in termini di mitigazione del riscaldamento climatico.
Gli autori notano infine che i mercati emergenti del carbon trading attualmente sottostimano le conseguenze delle emissioni di metano sul riscaldamento globale (focalizzandosi sempre sull’orizzonte temporale dei 100 anni): l’intera impronta di GHG del gas non convenzionale dovrebbe essere utilizzata nel pianificare le future politiche energetiche alternative che
considerino in maniera adeguata il cambiamento climatico globale.
Sintesi e traduzione di Simone Casadei
BIBLIOGRAFIA
[1] Methane and the greenhouse-gas footprint of natural gas from shale formations. A
letter. Robert W. Howarth, Renee Santoro, Anthony Ingraffea. Climatic Change
(2011). DOI 10.1007/s10584-011-0061-5
[2] http://www.ssc.it/pdf/2010/ID_99_SCHEDA_SHALE_GAS_07_2010-TZ.pdf
[3] http://www.ssc.it/pdf/2010/la_rivista_dei_combustibili/2010/Rivista_combustibili_4_2010.pdf
[4] Federal oil and gas leases: opportunities exist to capture vented and flared natural gas, which
would increase royalty payments and reduce greenhouse gases. GAO-11–34 U.S. General
Accountability Office Washington DC (2010) http://www.gao.gov/new.items/d1134.pdf
[5] Compendium of greenhouse gas emissions methodologies for the oil and natural gas
industry. Shires TM, Loughran, CJ, Jones S, Hopkins E (2009). Prepared by URS
Corporation for the American Petroleum Institute (API). API, Washington DC
[6] IPCC fourth assessment report (AR4), Intergovernmental Panel on Climate Change
(2007). Working Group 1, The Physical Science Basis.
http://www.ipcc.ch/publications_and_data/ar4/wg1/en/contents.html
[7] Improved attribution of climate forcing to emissions, Shindell DT, Faluvegi G, Koch
DM, Schmidt GA, Unger N, Bauer SE (2009) - Science 326:716–718
[8] Greenhouse gas emissions reporting from the petroleum and natural gas industry. EPA (2010)
Background Technical Support Document.
http://www.epa.gov/climatechange/emissions/downloads10/Subpart-W_TSD.pdf.
Accessed 3 January 2011
Volume 65 - fascicolo n. 2 - 2011
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forum gas 2011
FORUM UNI-CIG 2011
Il Sistema Gas-Italia tra Sicurezza,
Innovazione e Qualità
Come tradizione da qualche anno, si è svolto a Milano (Palazzo delle Stelline) il 14 e 15
giugno 2011 il Forum UNI CIG sulla sicurezza del gas.
Il Forum, organizzato congiuntamente da CIG e UNI per valorizzare tutte le sinergie del
Sistema UNI-Enti Federati, è stato sponsorizzato e/o patrocinato da molti enti e aziende
tra cui la Stazione sperimentale per i Combustibili
Nel corso del Forum è stato approfondito come i temi della sicurezza, innovazione e
qualità legati al Sistema Gas in Italia rappresentino fonte di sviluppo sostenibile; di qui
la riflessione su quali debbano essere i nuovi ruoli e le nuove sfide per Istituzioni,
Associazioni e Operatori del Settore alla luce dell’evoluzione del quadro legislativo e
regolamentare a livello europeo e nazionale in materia di normazione.
In Europa infatti si sta delineando un nuovo assetto del quadro normativo che sta creando rilevanti aspettative per una nuova e migliorata funzione della normazione tecnica
come garanzia di supporto ai processi di innovazione e sviluppo.
Il Forum 2011 è stato dedicato alla memoria di Elio Bianchi - Direttore Normazione e
Gestione UNI - prematuramente scomparso pochi giorni prima dell’inizio del Forum
stesso.
I lavori del Forum 2011 sono stati articolati in due giornate e suddivisi in 4 sessioni
tematiche; in questo resoconto vengono riportati cenni di alcune presentazioni.
I lavori si aprono con i saluti del Presidente di CIG, Michele Ronchi, che sottolinea tra
le altre cose il nuovo ruolo che la normativa avrà in Europa dove le nuove norme o gli
aggiornamenti dovranno uscire in tempi contenuti (max 18 mesi), la normativa andrà
sviluppata in presenza anche delle rappresentanze dei consumatori, inoltre la disponibilità delle norme, soprattutto per questi ultimi soggetti, dovrà essere pressoché gratuita. Quindi è previsto un cambiamento ed una riorganizzazione di tutto il sistema normativo.
A tracciare lo scenario del quadro normativo attuale a livello nazionale ed europeo si
succedono Torretta (UNI), Pezzini (UE), e Santoro (UNI). Il cambiamento è iniziato a
partire dal 1985 con l’introduzione del cosiddetto “Nuovo Approccio” che ha legato alla
standardizzazione il concetto di “aspettativa minima dell’utente” ponendo ciò alla base
dell’innovazione, quindi la standardizzazione è andata oltre alla necessità di considerare un prodotto per i soli fini di scambio commerciale. E’ stato sottolineato che Leggi e
Normativa per essere veramente utili, devono “nascere del basso”, inoltre il tavolo normativo riesce a fornire risposte più pronte in rapporto con lo sviluppo tecnologico che
non la legislazione, quindi a quest’ultima vengono demandate le azioni di indirizzo,
mentre le normative tecniche di applicazione a cui si riferisce la legislazione possono e
devono essere adeguate molto più velocemente.
In Italia non viene fatta normazione e certificazione in un unico ente in quanto la parte
relativa alla certificazione è demandata ad Accredia derivante dalla recente fusione di tre
enti di certificazione differenti.
Significativo è stato il resoconto della statistica incidenti da gas 2010 presentato da
Zaninotti (Coordinatore GdL ad Hoc CIG Statistica incidenti da gas) in cui a fronte di
un incremento dell’utenza sono diminuiti gli incidenti da gas sia per il gas canalizzato
che per il GPL distribuito in bombole, anche se le principali cause di incidente sono
rimaste fondamentalmente le stesse, prima fra tutte la formazione di monossido di carbonio dovuto a cattiva combustione per carenza di ventilazione dei locali e/o cattiva
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La Rivista dei Combustibili
manutenzione degli impianti e degli apparecchi utilizzatori. A questo proposito è stato
sottolineato anche da altri relatori l’importanza della qualificazione degli installatori e
manutentori del settore gas.
AEEG (Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas) è stata presente in tutte le sessioni dei
lavori con i suoi relatori (Grossi, Cisvento, Villa) ed ha sottolineato lo stretto rapporto
tra regolazione e sicurezza in quanto AEEG orienta il comportamento delle aziende e
contemporaneamente tutela i consumatori, coglie i segnali di cambiamento mantenendo
le regole ed adeguandole all’innovazione senza dimenticare che si deve sempre più
ragionare in un ambito a livello europeo.
La sicurezza interessa tutta la filiera del gas non solo il consumatore finale per il quale,
in questo particolare momento, tra l’altro si assiste ad un cambiamento di approccio alla
sicurezza anche per problemi legati alla crisi economica e alla lingua (difficoltà nello
scambio di informazioni).
AEEG emana provvedimenti, ma sottolinea il ruolo importante che viene giocato dagli
Enti che supportano AEEG nel regolamentare la sicurezza.
Castorina (CIG) ha aggiornato sull’emanazione del Mandato UE M/475 CE che riguarda l’avvio dei lavori europei riguardanti la specifica per il biometano da immettere in
rete o da usare per autotrazione.
Dattilo (Ministero Interno-Vigili del Fuoco) ha fatto il punto della situazione sulla prossima emanazione della norma tecnica riguardante i distributori domestici di gas per autotrazione (VRA Vehicle Refuelling Appliance) illustrandone i punti salienti.
Al Forum erano presenti anche la rappresentanze dei consumatori e della piccola e media
impresa: Cavinato del CNCU (Consiglio Nazionale dei Consumatori e degli Utenti) e
Conte della CONFAPI (Confederazione italiana della piccola e media industria privata)
che hanno sottolineato l’importanza della normazione per la tutela dei consumatori e per
una omogeneizzazione delle regole a livello nazionale perché “la sicurezza non è un
optional” ed inoltre il fatto di migliorare l’efficienza del sistema si ripercuote positivamente non solo sulla sicurezza dell’utente finale, ma anche sulla produttività delle
imprese.
Pesaro (CNA Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media
Impresa) ribadisce l’importanza della qualificazione degli operatori e sottolinea che un
Gruppo di lavoro del CEN/TC 234 (Infrastrutture gas) sta lavorando ad una linea guida
europea per la manutenzione del post contatore ed inoltre nella revisione della direttiva
GAD (Gas Appliances Directive) viene definita la figura del “competent person” che
rappresenta una qualifica che richiede specifiche conoscenze di tipo tecnico, delle norme
tecniche e nella risoluzione delle controversie.
Il punto di vista legale è stato illustrato dagli avvocati Riva e Oddo che hanno approfondito rispettivamente il tema della responsabilità degli operatori nel settore del post contatore e la responsabilità dei distributori di gas.
E’ stata inoltre esaminata la ripartizione dei rischi nella filiera di gestione del gas da
parte di Bottazzi (AON): va capito il fattore rischio nel suo insieme e successivamente
va visto come ripartire il rischio nelle varie parti dell’insieme. La terziarizzazione delle
attività porta in sé ad un incremento dei rischi.
Mazzitelli (Snam Rete Gas) ha sottolineato come le prossime trasformazioni del settore gas saranno una opportunità di crescita per il settore nella misura in cui si saprà coniugare il mercato con la qualità e la sicurezza di tutto il sistema a partire dal sistema di
bilanciamento fisico della rete di trasporto.
Paola Comotti
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sicurezza chimica
25° Convegno “La Calorimetria di Reazione per
lo Sviluppo e la Sicurezza dei Processi Chimici”
Il giorno 24 Maggio 2011 presso l’Hotel NH Fiera di Rho (MI) si è svolto il 25°
Convegno “La Calorimetria di Reazione per lo Sviluppo e la Sicurezza dei Processi
Chimici” organizzato dalla Stazione Sperimentale per i Combustibili di San Donato
Milanese in collaborazione con Mettler-Toledo.
Da anni questo evento fornisce un’opportunità impareggiabile per favorire il confronto
scientifico tra aziende e ambienti di ricerca universitari. In particolare durante questa
giornata sono stati affrontati i delicati temi dello sviluppo di processi chimici in continuo (a partire da loro analoghi discontinui) e dei loro aspetti di sicurezza ponendo particolare attenzione alle esigenze delle piccole e medie imprese (PMI) che dominano
ormai da anni il panorama industriale chimico italiano ed europeo.
La giornata si è articolata in due parti. Durante la prima parte è stato affrontato il tema
dello sviluppo di nuovi processi chimici e di tecniche innovative in grado di monitorare
la qualità del prodotto finale desiderato. Durante la seconda parte invece è stato affrontato il tema della sicurezza nei processi chimici industriali combinata con l’ottimizzazione dei principali parametri costitutivi di processo. Per ciò che concerne la prima parte, è
stato particolarmente apprezzato l’intervento internazionale della Dott.ssa C. Carter
dell’Università di Cambridge che ha presentato tecniche innovative IR in grado di monitorare e controllare on-line la qualità dei prodotti di sintesi (e degli eventuali intermedi)
durante complesse sequenze reattive.
Sempre relativamente alle tecniche di monitoraggio della qualità dei prodotti, di particolare impatto è stato l’intervento del Dott. G. Granata che ha parlato dello studio dei processi di cristallizzazione batch, la cui maggiore criticità risulta essere la notevole differenza nella dimensione dei cristalli da batch a batch. La soluzione proposta è stata l’utilizzo della sonda Lasentec, in grado di fornire valutazioni in situ delle principali caratteristiche dei cristalli permettendo al contempo l’ottimizzazione dei più importanti parametri di cristallizzazione.
32
La Rivista dei Combustibili
Decisamente interessante ed innovativo il contributo di Bracco Imaging: il Dott. M.
Visigalli ha sviscerato tutte le difficoltà e le problematiche relative allo sviluppo di un
innovativo mezzo di contrasto per angiografia MR. Lo studio mostrato è andato dall’individuazione della molecola con le giuste caratteristiche all’ottimizzazione di un processo che fosse applicabile non solo in scala di laboratorio ma a quella industriale (full
plant).
La mattinata si è conclusa con l’intervento del Dott. P. Delogu (Serichim) che ha evidenziato gli aspetti di elevata competitività in termini di produttività e di sicurezza dei processi operati in continuo rispetto a quelli condotti in modalità discontinua.
La giornata è poi proseguita con una serie di interventi che coniugavano aspetti di sviluppo di processo e ottimizzazione con particolare accento posto alla sicurezza di processo. Questa seconda parte di convegno si è avvalsa di un altro intervento internazionale: il Prof. J. Sempere dell’Università Ramon Llull di Barcellona, in videoconferenza,
ha presentato un interessante contributo relativo alla possibilità di sviluppare processi
continui in modo da riuscire ad essere competitivi anche in piccole e medie imprese dove
l’utilizzo di reattori discontinui è preponderante a causa della loro versatilità (reattori
multipurpose).
Questo aspetto è stato poi approfondito ed integrato considerando tutti gli aspetti critici
dal punto di vista della sicurezza e dell’ottimizzazione dal brillante contributo del Dott.
A. Lunghi della Stazione Sperimentale per i Combustibili relativamente ad uno studio
pratico su una reazione di epossidazione di oli vegetali. Infatti è proprio qui, in processi estremamente critici dal punto di vista della sicurezza, che l’aspetto di ottimizzazione
è più complesso da trattare ed un passaggio da modalità operativa discontinua a continua è assolutamente auspicabile ma particolarmente critico da realizzare. Dimostrando
la fattibilità di questa operazione si aprono perciò le porte a nuovi studi relativi all’applicazioni di reattori continui estremamente versatili anche nelle PMI.
Un altro aspetto che risulta essere di primaria importanza per una PMI è la velocità con
cui da più vie di sintesi del prodotto desiderato sviluppate/studiate in scala di laboratorio sia poi possibile passare alla via di sintesi più sicura ed in grado di massimizzare la
produttività richiesta in scala industriale. Tale difficile ed innovativo tema è stato affrontato dagli ultimi due interventi. Il Dott. L. Picello (FIS) ha presentato uno studio di sicurezza estremamente dettagliato su differenti processi industriali che coinvolgono l’idrossilammina, una sostanza termicamente instabile che nel corso degli anni ha causato
numerosi incidenti.
A. Barozza (Procos) ha mostrato come sia possibile effettuare uno studio di sicurezza
completo ed esauriente in brevissimo tempo: la sua presentazione ha infatti riguardato il
lavoro svolto in due sole settimane per passare da una ricetta di letteratura per la sintesi
di un nitroestere con evidenti criticità a una sintesi sicura ed ottimizzata sotto tutti i punti
di vista; particolarmente interessante è stata la slide nella quale viene descritto come la
nuova sintesi ottimizzata abbia portato ad una riduzione del 40% circa dei costi di produzione.
Considerando l’elevato quantitativo di contributi significativi presentati è assolutamente auspicabile che anche il prossimo anno possano essere presentati studi innovativi relativamente al difficile ambito di studio della sicurezza ed ottimizzazione di processo,
esplorando possibilità che prima di oggi non erano state toccate, in primis l’utilizzo di
reattori continui estremamente versatili (in grado di aumentare la produttività rispetto al
prodotto desiderato) nelle PMI e la capacità spingere la ricerca delle condizioni di ottimo riducendo i tempi di studio dei singoli processi avvalendosi di nuovi mezzi di monitoraggio on-line.
Sabrina Copelli
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seminario alla CCIAA di Milano
GREEN TOOLS
Gli strumenti della Green Economy
L’11 maggio 2011 si è tenuto presso la Sala Consiglio di Palazzo Turati il Convegno “GREEN
TOOLS – Gli strumenti della Green Economy” organizzato dalla Camera di Commercio di
Milano, quinto incontro formativo di un ciclo di seminari dedicato alla divulgazione e alla
conoscenza delle best practices, dei sistemi, delle tecnologie e metodologie più avanzate per
la progettazione, organizzazione, produzione e comunicazione di una Società Green.
Il Responsabile del Servizio Territorio e Ambiente della CCIAA di Milano, Eliana Romano,
ha introdotto l’incontro descrivendo le opportunità del pacchetto 20-20-20 sia in termini di
sviluppo dell’impresa che del mercato del lavoro e citando i lavori in sede europea per la definizione di una Direttiva sulla fiscalità energetica finalizzata al raggiungimento degli obiettivi
del pacchetto.
Eliana Romano ha segnalato come Confindustria stia seguendo da vicino l’evoluzione della
Direttiva, in relazione alla quale si ipotizza l’introduzione di una carbon tax e di una energy
tax per la determinazione del “peso” energetico del prodotto.
L’ing. Giovanni Gastaldo di ICIM ha descritto il
sistema di gestione per l’energia UNI EN 16001
per un uso ottimale delle risorse aziendali, ne ha
evidenziato l’utilità e ha presentato la figura
dell’Esperto in Gestione dell’Energia (EGE)
all’interno di un’azienda, figura i cui compiti,
responsabilità e competenze sono definiti nella
norma UNI CEI 11339:2009.
L’avv. Fabrizio Angella, dello Studio legale
Dusi, ha presentato le novità della legge 231
soffermandosi sull’introduzione dei reati
ambientali e sulla necessità di dotarsi, da parte
di un’impresa, di un modello conforme alla
legge 231, concreto ed efficace, che le consenta
di prevenire il reato. Il Pubblico Ministero potrà infatti richiedere in qualsiasi momento all’azienda il possesso del cosiddetto “modello esimente ex legge 231” e procedere ad alcune manovre
interdittive (commissariamento dell’ente, sospensione delle attività, revoca delle licenze, etc.)
preventive al reato, nel caso riscontri un inadeguato o assente sistema di prevenzione.
Alessandro Chignoli ha descritto le prospettive per la Green Economy italiana a seguito del
nuovo Decreto per gli incentivi alle Rinnovabili: il Piano di Azione Nazionale per le Energie
Rinnovabili, il Decreto Rinnovabili (D.Lgs 28/2011) e il Quarto conto energia hanno apportato delle novità importanti nell’ambito dell’energia in Italia.
Il Decreto 28/2011 tende ad incentivare la geotermia, l’efficienza energetica in edilizia, l’utilizzo di biogas, biocombustibili e biomasse, le reti di teleriscaldamento e di teleraffredamento. I termini definitivi del Decreto verranno chiariti dai prossimi decreti attuativi, tra cui quello relativo al 4° conto energia, nel quale verranno ridimensionati gli incentivi all’installazione
di impianti fotovoltaici, secondo Chignoli, mantenendosi questi comunque su livelli superiori rispetto ad altri paesi europei. Chignoli ha quindi riconosciuto che il fotovoltaico risulterà
ridimensionato dal 4° conto energia ma è opinione comune che il mercato reagirà con forti
abbassamenti dei prezzi; purtroppo il vuoto legislativo degli ultimi mesi ha penalizzato le iniziative in corso d’opera a causa dei tagli alle tariffe.
Franco Andretta di Assoreca ha descritto il Progetto “Sviluppo Sostenibile”, finalizzato a
cogliere le opportunità della Green Economy. Andretta ha presentato il progetto come un
Gruppo di Lavoro composto da dieci esperti, avente lo scopo di selezionare gli strumenti operativi e gestionali migliori per metterli a disposizione delle PMI; ha poi relazionato in merito
34
La Rivista dei Combustibili
alle quattro aree tematiche del progetto: modelli organizzativi per la sostenibilità, sostenibilità della produzione, gestione dell’energia e riduzione delle emissioni di CO2, sostenibilità dell’impresa, relazioni con la comunità e con il territorio.
Daniele Pernigotti ha ripercorso la storia dei negoziati internazionali per la riduzione delle
emissioni di gas ad effetto serra (GHG) a partire dalla Conferenza di Rio de Janeiro, per arrivare a descrivere le prospettive per la prossima COP/MOP 16 che si terrà a Durban (Sudafrica)
dal 28 novembre al 9 dicembre 2011. Secondo Pernigotti alla prossima Conferenza di Durban
si arriverà necessariamente alla definizione di obiettivi vincolanti di riduzione delle emissioni
di GHG per ogni paese, con l’obiettivo complessivo di ridurre del 25-40% le emissioni complessive dei paesi sviluppati al 2020 rispetto ai valori del 1990. Per quanto concerne l’U.E.
Pernigotti ha descritto il sistema EU-ETS - il sistema di emission trading più importante al
mondo - che nel 2012 entrerà nella sua terza fase con l’allargamento al settore aereo, seguito
nel 2013 dal coinvolgimento del settore petrolchimico. Pernigotti ha infine evidenziato che
l’Italia non è ancora dotata di un sistema di accreditamento EU ETS; da pochi mesi infatti ne
è stata data responsabilità di implementazione ad ACCREDIA ma l’entrata in vigore finale è
prevista non prima della fine del 2013.
Alessandro Manzardo, del dipartimento CESQA dell’Università degli Studi di Padova, ha presentato il Carbon Disclosure Project (organizzazione che rappresenta oltre 500 investitori istituzionali e che da oltre 10 anni fornisce un’analisi di come le più grandi aziende mondiali contrastino le emissioni di gas a effetto serra) ha definito la Carbon FootPrint relativa ai prodotti
(ISO 14040) e alle organizzazioni (ISO 14064), l’LCA e ha riportato alcuni esempi applicativi di questi concetti e metodologie relativi ad alcune importanti
imprese del panorama industriale italiano.
Paolo Lopinto, della Stazione Sperimentale per i Combustibili – SSC,
ha infine presentato un intervento dal titolo “Etica, condivisione e
Responsabilità Sociale d’Impresa come strategie di “Sviluppo
Sostenibile” in cui ha illustrato le attività della Stazione Sperimentale
per i Combustibili (SSC) sui combustibili e in merito allo “Sviluppo
sostenibile” descrivendo le attività di monitoraggio dell’evoluzione
dello Standard ISO 26000:10 e di partecipazione ai Gruppi di Lavoro
“dedicati” dell’UNI e di AIAS (Associazione professionale Italiana
Ambiente e Sicurezza) rispettivamente sullo sviluppo delle norme sui
GHG e sulla Carbon/Water Footprint e del Comitato Tecnico 27 sulla
Responsabilità Sociale.
Lopinto ha poi passato in rassegna una serie di slides relative ad alcune tra le più attuali “sfide
aperte” nel mondo dei combustibili, dal gas flaring, all’estrazione e combustione del carbone,
alla filiera del gas naturale, ai biocombustibili evidenziandone le principali criticità ambientali e proponendone soluzioni coerenti con le pratiche di Responsabilità Sociale e più in generale col concetto di sviluppo sostenibile. La SSC si propone di promuovere la cultura della
Responsabilità Sociale anche e soprattutto tra le PMI della Lombardia e di condividere knowhow tramite l’adesione al network sostenibile promosso dalla CCIAA di Milano, organizzando eventi informativi e formativi per il sostegno alla diffusione della responsabilità sociale
d’impresa e attivando tavoli di confronto a livello locale con i diversi settori energetici coinvolti nell’ambito dei combustibili e biocombustibili.
Al termine del seminario, vi è stato spazio per le domande e i commenti finali: è emerso come
l’adozione dei Green Tools sia un mezzo fondamentale di acquisizione dello sviluppo sostenibile e come ormai, imprese, enti locali, università, enti di ricerca anche in Italia, stiano tutti
convergendo verso questa visione.
Sul sito della Camera di Commercio di Milano
(http://www.mi.camcom.it/show.jsp?page=851659)
sono disponibili il programma e gli atti del Convegno.
Simone Casadei
Volume 65 - fascicolo n. 2 - 2011
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aggiornamento legislativo - aprile-giugno 2011
A cura di Silvia Bertagna e Francesca Hugony
AMBIENTE
Riferimento
GUUE L101 del 15-4-11
Estremi
REGOLAMENTO (UE) N. 366/2011 DELLA COMMISSIONE DEL 14 -04 -2011
Titolo
Regolamento (UE) n. 366/2011 della Commissione del 14 -04 –2011 recante modifica del
regolamento (CE) n. 1907/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio concernente la
registrazione, la valutazione, l’autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche
(REACH) per quanto riguarda l’allegato XVII (acrilammide).
Contenuti
L’acrilammide è classificata come sostanza cancerogena di categoria 1B e mutagena di
categoria 1B.
Esiste pertanto un potenziale rischio per il comparto acquatico derivante dall’impiego di
malte da iniezione a base di acrilammide nel settore delle costruzioni ed il rischio per altri
organismi derivante dall’esposizione indiretta attraverso acque contaminate; sono stati
inoltre espressi timori per l’esposizione dei lavoratori e delle persone attraverso l’ambiente, vista la natura cancerogena e mutagena dell’acrilammide, la sua neurotossicità e la sua
tossicità per la riproduzione, conseguenti all’esposizione derivante dall’impiego su piccola e larga scala di malte da iniezione a base di acrilammide.
Al fine di proteggere la salute umana e l’ambiente, il regolamento ritiene necessario limitare l’immissione sul mercato e l’uso dell’acrilammide nelle malte da iniezione e in tutte
le applicazioni di consolidamento del suolo.
L’allegato XVII del regolamento (CE) n. 1907/2006 viene modificato conformemente
all’allegato del presente regolamento che entra in vigore il ventesimo giorno successivo
alla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea.
Riferimento
GUUE C 107 del 6-4-11
Estremi
PARERE 16 FEBBRAIO 2011, N. 2011/C 107/01 DEL COMITATO ECONOMICO E
SOCIALE EUROPEO
Titolo
Parere sul tema “Accesso alle materie prime secondarie (rottami ferrosi, carta riciclata, ecc.)”
Contenuti
Il Comitato economico e sociale europeo (Cese) nel documento descrive la situazione
attuale e delinea probabili scenari futuri che potrebbero comportare gravi squilibri tra la
domanda e l’offerta sui mercati delle materie prime secondarie.
L’accesso sostenibile alle materie prime e un loro altrettanto sostenibile utilizzo appaiono
elementi fondamentali della politica di sostenibilità dell’Unione europea. Essi sono la base
della competitività presente e futura dell’industria manifatturiera europea. Esistono materiali, come i rottami ferrosi e non ferrosi, la carta e il cartone o il vetro, che hanno una
lunga storia e tradizione di riciclaggio nell’ambito di circuiti più o meno chiusi. Le relative industrie non possono sopravvivere senza un costante rifornimento di materiali provenienti da recupero e da prodotti usati: per altri materiali che, come la plastica, sono relativamente nuovi dal punto di vista del riciclaggio rispetto a quelli tradizionali, il processo di
riutilizzo invece non si conclude necessariamente in un circuito chiuso.
Attualmente sono esportati grandi volumi di materie prime secondarie di recupero, nonostante il forte fabbisogno delle industrie di base e di trasformazione europee. Questa tendenza mette in serio pericolo l’occupazione di diverse industrie di trasformazione. È necessario riconoscere la complementarietà tra le materie prime primarie e secondarie: se queste ultime rappresentano un modo eco-efficiente di reintrodurre nel ciclo economico risorse preziose, in generale non sono tuttavia ancora sufficienti a soddisfare la crescente
36
La Rivista dei Combustibili
domanda di materie prime (carta, metalli e minerali).
Sfortunatamente, sono spesso utilizzate pratiche commerciali illegali per eludere il controllo diretto dei flussi delle più importanti materie prime secondarie. Risulta, per esempio,
l’uso di dichiarazioni doganali falsificate, che classificano i rifiuti come beni di seconda
mano, per evitare le disposizioni del regolamento sulle spedizioni di rifiuti riguardanti specifici flussi di materie prime secondarie. Anche il regolamento Reach è fonte di problemi
per alcune industrie di riciclaggio, perché non esiste una distinzione netta tra i prodotti
giunti alla fine del loro ciclo di vita (rifiuti) e i beni di seconda mano.
Una possibilità consisterebbe nell’applicare dazi alle esportazioni per proteggere l’Ue dal
rischio di perdere materiali di grande utilità. Queste misure dovrebbero naturalmente essere conformi alle regole dell’Omc. Un’altra possibilità sarebbe quella di concordare degli
obiettivi di riciclaggio flessibili, tali da poter essere adeguati agli effettivi sviluppi del mercato. In caso di rallentamento dei mercati (calo della domanda), gli obiettivi potrebbero
essere abbassati, mentre durante le fasi di espansione, caratterizzate da un aumento della
domanda, sarebbero riportati a livelli più alti.
Riferimento
GUUE n. L. 130 del 17-05-2011
Estremi
DECISIONE 2011/278/UE DELLA COMMISSIONE DEL 27 APRILE 2011
Titolo
Decisione della Commissione che stabilisce norme transitorie per l’insieme dell’Unione ai fini
dell’armonizzazione delle procedure di assegnazione gratuita delle quote di emissioni ai
sensi dell’articolo 10 bis della direttiva 2003/87/CE del Parlamento europeo e del Consiglio.
Contenuti
La decisione si applica all’assegnazione gratuita di quote di emissioni nell’ambito di
impianti fissi secondo la direttiva 2003/87/CE nei periodi di scambio a partire dal 2013,
ad eccezione dell’assegnazione di quote di emissioni a titolo gratuito per un periodo transitorio ai fini dell’ammodernamento della produzione di energia elettrica ai sensi dell’articolo 10 quater della direttiva 2003/87/CE.
Ciascuno Stato membro dovrà individuare tutti gli impianti situati nel proprio territorio che
soddisfano le condizioni per beneficiare dell’assegnazione gratuita di quote ai sensi dell’articolo 10 bis della direttiva 2003/87/CE, nonchè tutte le centrali elettriche che producono calore e gli impianti di dimensioni ridotte che possono essere esclusi dal sistema dell’Unione ai sensi dell’articolo 27 della direttiva 2003/87/CE.
Gli Stati membri dovranno dividere ciascun impianto che soddisfa le condizioni per l’assegnazione in uno o più dei sottoimpianti secondo diverse tipologie:
a) un sottoimpianto oggetto di un parametro di riferimento di prodotto;
b) un sottoimpianto oggetto di un parametro di riferimento di calore;
c) un sottoimpianto oggetto di un parametro di riferimento di combustibili;
d) un sottoimpianto con emissioni di processo.
I sottoimpianti dovranno corrispondere possibilmente a parti fisiche dell’impianto. Per i
sottoimpianti oggetto di un parametro di riferimento di calore, quelli oggetto di un parametro di riferimento di combustibili e per gli impianti con emissioni di processo gli Stati
membri stabiliranno se il processo in questione è utilizzato o meno in un settore o sottosettore ritenuto esposto ad un rischio elevato di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio ai sensi della decisione 2010/2/UE
Gli Stati membri dovranno prescrivere ai gestori di comunicare dati esaustivi e coerenti e
di garantire che non vi siano sovrapposizioni tra sottoimpianti diversi né doppi conteggi.
Ciascun gestore dovrà trasmettere anche una relazione metodologica contenente una
descrizione dell’impianto, il metodo di compilazione applicato, l’indicazione delle varie
fonti di dati, i vari passaggi dei calcoli e, se del caso, le ipotesi formulate e la metodologia
applicata per attribuire le emissioni ai vari sottoimpianti.
Sulla base dei criteri esposti nell’art. 7 verranno poi attribuiti a ciascun sottoimpianto un
“livello di attività”.
Volume 65 - fascicolo n. 2 - 2011
37
aggiornamento legislativo - aprile-giugno 2011
Riferimento
GUUE n. 146 del 17-05-2011
Estremi
DECISIONE 2011/C/146 DELLA COMMISSIONE DEL 16 MAGGIO 2011
Titolo
Decisione della Commissione che istituisce un forum per lo scambio di informazioni ai
sensi dell’articolo 13 della direttiva 2010/75/UE in materia di emissioni industriali.
Contenuti
La Decisione riguarda l’istituzione di un forum per promuovere lo scambio di informazioni in materia di emissioni industriali. In particolare, il forum si occuperà di:
a) fornire un parere sulle modalità pratiche per lo scambio di tali informazioni ai sensi dell’articolo 13, paragrafo 3;
b) fornire un parere sul contenuto proposto dei documenti di riferimento delle BAT ai sensi
dell’articolo 13, paragrafo 4, della direttiva.
Il forum dovrà essere formato dagli Stati membri, da organizzazioni internazionali che rappresentano le industrie interessate dalle attività di cui all’allegato I della direttiva e dalle
organizzazioni non governative che promuovono la protezione ambientale. Tali organizzazioni dovranno avere un grado accettabile di rappresentanza europea.
La Commissione potrà consultare il forum su qualsiasi questione relativa all’articolo 13 della
direttiva o su qualsiasi questione relativa alle BAT come definito all’articolo 3, paragrafo 10,
della direttiva stessa ed esso potrà anche istituire sottogruppi per esaminare questioni specifiche.
Riferimento
GUUE n. 134 del 21-05-2011
Estremi
REGOLAMENTO (UE) N. 494/2011 DELLA COMMISSIONE DEL 20 MAGGIO 2011
Titolo
Modifica del regolamento (CE) n. 1907/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio concernente la registrazione, la valutazione, l’autorizzazione e la restrizione delle sostanze
chimiche (REACH) per quanto riguarda l’allegato XVII (cadmio).
Contenuti
Il PVC riciclato impiegato nella fabbricazione di determinati prodotti per l’edilizia, utile
perché permette di riutilizzare il PVC a fine vita, può contenere cadmio (classificato come
sostanza cancerogena di categoria 1B). Pertanto, si è reso necessario fissare un tenore massimo di cadmio più elevato per questi prodotti per l’edilizia, per evitare la messa in discarica o l’incenerimento del PVC e il conseguente rilascio nell’ambiente di anidride carbonica e dello stesso metallo.
Si prevede d’altro canto che, per effetto del divieto di utilizzare cadmio nella fabbricazione del PVC, il tenore di cadmio nei prodotti per l’edilizia fabbricati partendo da PVC riciclato diminuirà gradualmente. Pertanto, viene decisa una revisione del tenore massimo di
cadmio ammesso e l’allegato XVII del regolamento (CE) n. 1907/2006 viene di conseguenza modificato come indicato nell’allegato del regolamento in oggetto.
Tale regolamento entra in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella
Gazzetta ufficiale dell’Unione europea. Esso si applica dal 10 gennaio 2012.
Riferimento
GUUE L148 del 7-6-11
Estremi
DECISIONE 2011/330/UE DELLA COMMISSIONE DEL 6 GIUGNO 2011
Titolo
Criteri ecologici per l’assegnazione del marchio di qualità ecologica dell’Unione europea
(Ecolabel UE) ai computer portatili.
Contenuti
Al fine di conseguire l’Ecolabel UE ai sensi del regolamento (CE) n. 66/2010, il prodotto
deve rientrare nel gruppo di prodotti «computer portatili» secondo la definizione di cui
all’articolo 1 della decisione 2011/330/UE e deve soddisfare i criteri ecologici, che sono
38
La Rivista dei Combustibili
stati sottoposti a revisione alla luce degl sviluppi tecnologici, nonché le relative prescrizioni in materia di valutazione e verifica delineati nell’allegato della decisione stessa. Tali
criteri sono validi per tre anni dalla data di adozione della decisione.
Riferimento
GUUE L148 del 7-6-11
Estremi
DECISIONE 2011/331/UE DELLA COMMISSIONE DEL 6 GIUGNO 2011
Titolo
Criteri ecologici per l’assegnazione del marchio di qualità ecologica dell’Unione europea
(Ecolabel UE) alle sorgenti luminose.
Contenuti
Il gruppo di prodotti «sorgenti luminose» comprende tutte le sorgenti luminose il cui flusso luminoso, espresso in lumen, sia ≥ 60 e ≤ 12 000 per applicazioni di illuminazione generale direttamente o indirettamente collegate alla rete elettrica pubblica, dotate di un attacco di connessione classificato EN 60061 e concepite per emettere radiazioni visibili.
Sono esclusi dal gruppo di prodotti i seguenti tipi di sorgenti luminose: lampade direzionali, lampade a scarica ad alta densità, lampade colorate, lampade per proiettori, lampade
fotografiche e tubi per solarium, sistemi alimentati a batterie e altre sorgenti luminose non
destinate ad applicazioni di illuminazione generale. Se non alimentati direttamente dalla
rete, sono esclusi dal gruppo di prodotti i seguenti tipi di sorgenti luminose: lampade compatte integrali a fluorescenza, lampade ad incandescenza e lampade a LED.
Per ottenere l’assegnazione del marchio di qualità ecologica dell’Unione europea ai sensi
del regolamento (CE) n. 66/2010, una sorgente luminosa deve soddisfare i criteri e i rispettivi requisiti di valutazione e verifica indicati nell’allegato alla decisione in oggetto.
Tali ciriteri sono validi per due anni dalla data di adozione della presente decisione.
Riferimento
GUUE L 149 dell’ 8-6-11
Estremi
DECISIONE 2011/333/UE DELLA COMMISSIONE DEL 7 GIUGNO 2011
Titolo
Criteri ecologici per l’assegnazione del marchio UE di qualità ecologica alla carta per
copia e alla carta grafica
Il gruppo di prodotti «carta per copia e carta grafica» comprende fogli o rotoli di carta
bianca non trasformata e non stampata, nonché cartone non trasformato la cui grammatura di base non superi i 400 g per m2 .Sono escluse dal presente gruppo di prodotti la carta
da giornale, la carta termosensibile, la carta fotografica e autocopiante,la carta da imballaggio e da regalo, nonché quella profumata.
Per ottenere l’assegnazione del marchio UE di qualità ecologica deve soddisfare i criteri ecologici e i rispettivi requisiti di valutazione e verifica indicati nell’allegato alla presente decisione.
Tali criteri per il gruppo di prodotti «carta per copia e carta grafica» sono validi per quattro anni dalla data di adozione della decisione.
Contenuti
Riferimento
GUUE L157 del 25-6-2011
Estremi
REGOLAMENTO (UE) N. 582/2011 DELLA COMMISSIONE DEL 25-05-2011
Titolo
Regolamento (UE) n. 582/2011 della Commissione, del 25 maggio 2011, recante attuazione e modifica del regolamento (CE) n. 595/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio
per quanto riguarda le emissioni dei veicoli pesanti (Euro VI) e recante modifica degli
allegati I e III della direttiva 2007/46/CE del Parlamento europeo e del Consiglio.
Contenuti
Il regolamento intende definire le prescrizioni necessarie per l’omologazione dei veicoli
Volume 65 - fascicolo n. 2 - 2011
39
aggiornamento legislativo - aprile-giugno 2011
e dei motori conformi alle specifiche Euro VI.
Esso stabilisce misure di attuazione degli articoli 4, 5, 6 e 12 del regolamento (CE) n.
595/2009.
Per ottenere l’omologazione CE del sistema motore o della famiglia di motori e del veicolo il fabbricante dovrà dimostrare, in conformità alle disposizioni dell’allegato I, che i veicoli o i sistemi motore sono stati sottoposti alle prove e soddisfano le prescrizioni previste
negli allegati da III a VIII, X, XIII e XIV. Il fabbricante dovrà inoltre garantire la conformità alle specifiche relative ai carburanti di riferimento indicate nell’allegato IX.
Per ottenere l’estensione dell’omologazione CE del veicolo con massa di riferimento compresa tra 2.380 e 2.610 kg, relativamente alle emissioni e alle informazioni sulla riparazione e manutenzione del veicolo stesso, il fabbricante dovrà soddisfare le prescrizioni di cui
all’appendice 1 dell’allegato VIII.
Per ottenere l’omologazione CE nel caso di motori alimentati a benzina o a E85, il fabbricante
garantisce che siano adempiute le prescrizioni specifiche stabilite al punto 4.3 dell’allegato I.
Prescrizioni specifiche concernenti la sicurezza del sistema elettronico sono contenute nel
punto 2.1 dell’allegato X.
Le procedure per dimostrare la conformità del sistema motore o della famiglia di sistemi
di post-trattamento nei periodi di normale vita utile sono descritte nell’allegato VII.
L’Art. 5 riguarda invece le modalità per la presentazione della domanda di omologazione
CE del sistema motore o della famiglia di motori.
Gli artt. 15, 16, 17 riguardano infine i dispositivi di controllo dell’inquinamento di ricambio (compresi convertitori catalitici, i dispositivi deNOx e i filtri antiparticolato) destinati
a essere montati su sistemi motore o su veicoli omologati CE; essi devono rientrare nel
campo di applicazione del regolamento (CE) n. 595/2009, e devono essere omologati CE
come entità tecniche a norma dei predetti articoli.
Riferimento
GU n. 86 del 14-4-2011
Estremi
MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI
DECRETO 3 GENNAIO 2011
Titolo
Autorizzazione alla circolazione nazionale dei vagoni cisterna adibiti al trasporto di
merci pericolose della classe 2 del RID e armonizzazione dei decreti 12 settembre 1925 e
22 luglio 1930 , con l’Allegato II «Trasporto per Ferrovia» del decreto legislativo 27 gennaio 2010, n. 35, di attuazione della direttiva 2008/68/CE relativa al trasporto interno di
merci pericolose.
Contenuti
Il presente decreto detta norme transitorie ai sensi dell’art. 10 del decreto legislativo 27 gennaio 2010, n. 35, e norme di armonizzazione delle disposizioni dei decreti ministeriali
12 settembre 1925 e 22 luglio 1930 con quelle del Regolamento concernente il trasporto internazionale per ferrovia - RID -, in materia di trasporto di gas della classe 2. L’art.
3 stabilisce l’autorizzazione alla circolazione in deroga dei vagoni cisterna costruiti
anteriormente al 1° gennaio 1997, che possono ancora essere utilizzati sul territorio nazionale per non oltre trentacinque anni dalla data di prima messa in servizio purché sottostiano a
determinate condizioni, indicate anch’esse al medesimo articolo, che riguardano le loro caratteristiche costruttive ed equipaggiamenti.
L’art. 4 stabilisce l’autorizzazione alla circolazione in deroga dei vagoni cisterna costruiti
successivamente al 1° gennaio 1997 alle seguenti condizioni:
a) che le caratteristiche costruttive siano rimaste conformi al RID in vigore alla data della loro
costruzione;
b) che le cisterne siano mantenute in condizioni atte a garantire i livelli di sicurezza richiesti
dalle disposizioni che regolano il trasporto di merci pericolose per ferrovia vigenti prima dell’entrata in vigore del decreto legislativo 27 gennaio 2010, n. 35.
40
La Rivista dei Combustibili
All’art. 7 vengono fornite indicazioni sui gas autorizzati al trasporto. I gas della classe 2 del
RID autorizzati al trasporto nei vagoni-cisterna sono quelli la cui denominazione e’ riportata sulla relativa documentazione ufficiale e sulla placca, secondo le disposizioni
previste in merito nel RID. La suddivisione in gruppi dei gas previst dal decreto ministeriale 22 luglio 1930 non e’ più applicabile.
Per i vagoni-cisterna per i quali s’intenda trasportare un gas in aggiunta a quello già autorizzato sulla documentazione ufficiale, il detentore deve inoltrare all’autorità nazionale
competente apposita richiesta di «Estensione d’Uso» che, sulla base di un rapporto di
valutazione redatto da un organismo notificato, sarà concessa dall’autorità stessa o da
organismi notificati da essa riconosciuti a seguito del superamento di ulteriori prove e
verifiche secondo le disposizioni del RID.
Riferimento
GU n. 87 del 15-4-2011
Estremi
MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI
DECRETO 31 GENNAIO 2011
Titolo
Proroga degli incentivi agli autotrasportatori per l’utilizzo delle vie del mare di cui al
decreto del Presidente della Repubblica 11 aprile 2006, n. 205 («Ecobonus») a valere sui
viaggi effettuati nell’anno 2010. Individuazione di nuove rotte incentivate.
Contenuti
L’incentivo di cui all’articolo 2, comma 1, lettera a) del decreto del Presidente della
Repubblica 11 aprile 2006, n. 205 (cosiddetto “Ecobonus”) è prorogato per l’anno 2011, a
valere sui viaggi effettuati dal 1° gennaio al 31 dicembre 2010.
Le risorse disponibili sono pari a 30 milioni di euro; sono considerate nuove rotte incentivabili i seguenti itinerari marittimi:
Chioggia-Augusta
Salerno – Termini Imprese
Civitavecchia- Trapani
Le domande per accedere ai benefici devono essere inviate a mezzo raccomandata a/r al
Ministero delle infrastrutture e dei trasporti — Direzione generale per il trasporto stradale, entro trenta giorni successivi alla data di pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale della
Repubblica italiana del presente decreto.
Riferimento
GU n. 86 del 14-4-2011
Estremi
DM 18 FEBBRAIO 2011, N. 52
Titolo
Regolamento recante istituzione del sistema di controllo della tracciabilita’ dei rifiuti, ai sensi
dell’articolo 189 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 e dell’articolo 14-bis del decretolegge 1° luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102.
Contenuti
E’ stato pubblicato l’atteso “Tu Sistri” di riordino della disciplina, che conferma la data
del 1° giugno 2011 per la definitiva partenza del nuovo sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti, e sposta al 30 aprile di ogni anno il termine ultimo per il versamento dei
contributi. All’art. 3 vengono indicati i soggetti per cui l’iscrizione al SISTRI è obbligatoria e all’art. 4 quelli per cui è facoltativa.
All’art. 11 vengono riportate tutte le informazioni da fornire al SISTRI:
gli operatori iscritti al SISTRI dovranno comunicare le quantita’ e le caratteristiche qualitative dei rifiuti oggetto della loro attivita’ utilizzando i dispositivi USB a loro forniti. La
tipologia delle informazioni che ciascun operatore iscritto deve fornire al SISTRI e’ riportata nelle Schede SISTRI di cui all’allegato III e pubblicate sul sito internet
http://www.sistri.it/. Le istruzioni dettagliate per la compilazione delle Schede SISTRI
Volume 65 - fascicolo n. 2 - 2011
41
aggiornamento legislativo - aprile-giugno 2011
sono disponibili sul sito internet http://www.sistri.it/.
La persona fisica, cui e’ associato il certificato elettronico contenuto nel dispositivo USB, e’ il
titolare della firma elettronica ed e’ responsabile della veridicita’ dei dati inseriti mediante
l’utilizzo del dispositivo USB nelle Schede SISTRI sottoscritte con firma elettronica.
Con l’esclusione dei casi previsti all’art.12, qualora un impianto di gestione dei rifiuti non
abbia possibilita’ di accesso ai servizi di rete, elettrica o di connettivita’ ad internet, la
Scheda SISTRI -AREA REGISTRO CRONOLOGICO e la Scheda SISTRI - AREA DI
MOVIMENTAZIONE sono compilate dal delegato della sede legale dell’ente o impresa.
Riferimento
GU n. 102 del 4-5-2011
Estremi
MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO - COMUNICATO
Titolo
Sospensione dell’intervento a favore delle installazioni sulle autovetture circolanti di
impianti a metano o a gas di petrolio liquefatto (GPL) di cui all’articolo 1, comma 2,
terzo periodo, del decreto-legge 25 settembre 1997, n. 324, convertito con modificazioni
dalla legge 25 novembre 1997, n. 403.
Contenuti
Il comunicato informa che, ai sensi dell’art. 5-sexies, comma 3, della legge 2 dicembre
2005, n. 248, l’avvenuto utilizzo dell’80% delle risorse disponibili, per l’anno 2011, per
le agevolazioni previste dall’art. 1, comma 2, terzo periodo, del decreto-legge 25 settembre 1997, n. 314, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 novembre 1997, n. 403,
e successive modifiche e integrazioni, per la trasformazione di autoveicoli mediante
installazione di impianti di autotrazione alimentati a metano o a gas di petrolio liquido
(GPL), le prenotazioni delle richieste di contributo sul sistema informatico del Consorzio Ecogas verranno sospese, in modo automatico, al raggiungimento del 100% dello
stanziamento disponibile e verranno inserite nella lista d’attesa che rimarrà attiva fino al
30 maggio 2011.
Riferimento
GU n. 103 del 5-5-2011
Estremi
MINISTERO DELL’AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL
MARE - COMUNICATO
Titolo
Comunicato relativo all’emanazione della circolare 2 marzo 2011, concernente modifiche
agli obblighi di comunicazione annuale in tema di rifiuti.
Contenuti
Il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare - Direzione generale per la
tutela del territorio e delle risorse idriche, in data 2 marzo 2011 ha emanato una circolare
recante indicazioni operative per l’assolvimento degli obblighi di comunicazione annuale di
cui alla legge n. 70/1994, al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 27 aprile 2010
e all’art. 12 del decreto ministeriale 17 dicembre 2009, come modificato con il decreto ministeriale 22 dicembre 2010.
La circolare e’ consultabile presso i siti istituzionali del Ministero www.miniambiente.it, dell’Albo nazionale gestori ambientali www.albogestoririfiuti.it e del Sistema di controllo della
tracciabilita’ dei rifiuti www.sistri.it.
Riferimento
G.U. n. 110 del 13-5-2011
Estremi
D.L. 13 MAGGIO 2011, N. 70
Titolo
Semestre Europeo - Prime disposizioni urgenti per l’economia
42
La Rivista dei Combustibili
Contenuti
In materia ambientale è da segnalarsi (art. 10, commi 11-28) l’istituzione dell’Agenzia
nazionale di vigilanza sulle risorse idriche, organismo indipendente dal Governo con il
compito di garantire l’osservanza dei principi di cui al D.Lgs. 152/2006 “in tema di risorse idriche e di organizzazione del servizio idrico, con particolare riferimento alla tutela dell’interesse degli utenti, alla regolare determinazione e adeguamento delle tariffe, nonché
alla promozione dell’efficienza, dell’economicità e della trasparenza nella gestione dei servizi idrici”. Il nuovo organismo collegiale - costituito da tre membri nominati con decreto
del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell’ambiente - prende il posto della Commissione per la vigilanza sulle
risorse idriche istituita dal D.Lgs 152/2006.
Riferimento
GU n. 110 del 13-5-2011
Estremi
DM 8 FEBBRAIO 2011 N.4
Titolo
Cofinanziamento nazionale del progetto LIFE + Environment 2008 ENV/IT/000428
«Monitoring for soil protection - (SOILPRO)», di cui al regolamento CE n. 614/2007, ai
sensi della legge n. 183/1987
Contenuti
Ai fini della realizzazione degli interventi relativi al progetto LIFE + di durata quadriennale, e’ autorizzato il cofinanziamento statale di 227.212,00 euro al Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura.
Riferimento
GU n. 123 del 28-5-2011
Estremi
MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI - DECRETO 3 MARZO
2011
Titolo
Recepimento della direttiva 2010/26/UE della Commissione che modifica la direttiva 97/68/CE
del Parlamento europeo e del Consiglio concernente il ravvicinamento delle legislazioni degli
Stati membri relative ai provvedimenti da adottare contro l’emissione di inquinanti gassosi e
particolato inquinante prodotti dai motori a combustione interna destinati all’installazione
su macchine mobili non stradali.
Contenuti
Per macchina mobile non stradale si intende, ai sensi della Direttiva 97/68 come modificata dalla Direttiva 2010/26 qualsiasi macchina mobile, apparecchiatura mobile industriale o veicolo, con o senza carrozzeria, non destinato al trasporto di passeggeri o merci
su strada su cui sia montato un motore a combustione interna, quale specificato nell’allegato alla Direttiva
E’ consentito, come indicato all’art. 2, a decorrere dal 2 aprile 2010, giorno successivo della
data di pubblicazione della direttiva 2010/26/UE oggetto del presente decreto di recepimento,
rilasciare l’omologazione per i motori a controllo elettronico conformi ai requisiti di cui agli
allegati I, II, III, V e XIII del decreto del Ministro dei trasporti e della navigazione 20 dicembre 1999, di recepimento della direttiva 97/68/CE, come modificato dal presente decreto.
Le disposizioni in esso contenute si applicano a decorrere dal 31 marzo 2011.
Riferimento
GU n.131 dell’8-6-2011
Estremi
MINISTERO DELL’AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE DECRETO MINISTERIALE 11 APRILE 2011, N. 82
Titolo
Regolamento per la gestione degli pneumatici fuori uso (PFU), ai sensi dell’articolo 228 del
Volume 65 - fascicolo n. 2 - 2011
43
aggiornamento legislativo - aprile-giugno 2011
decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 e successive modificazioni e integrazioni, recante
disposizioni in materia ambientale.
Contenuti
Il provvedimento, in vigore dal 9 giugno 2011, disciplina la gestione di PFU per ottimizzarne
il recupero, prevenirne la formazione e proteggere l’ambiente, eliminando anche eventuali flussi illegali e non controllati di questo prezioso materiale.
All’art. 1 vengono definiti i materiali che rientrano nel campo di applicazione del decreto (“pneumatici”: componenti delle ruote dei veicoli costituiti da un involucro prevalentemente in gomma
e destinati a contenere aria in pressione; “pneumatici fuori uso”: gli pneumatici, rimossi dal loro
impiego a qualunque punto della loro vita, dei quali il detentore si disfi, abbia deciso o abbia l’obbligo di disfarsi e che non sono fatti oggetto di ricostruzione o di successivo riutilizzo).
Sono pertanto esclusi dagli obblighi previsti dal presente decreto gli pneumatici per bicicletta;
le camere d’aria (con i relativi protettori e guarnizioni) in gomma e gli pneumatici per aeroplani e aeromobili in genere.
Responsabili del sistema i produttori e gli importatori di pneumatici: l’art. 3 prevede una serie
di obblighi in capo al produttore e all’importatore degli pneumatici che possono essere
adempiuti anche attraverso la costituzione di una o più strutture societarie dotate di personalità
giuridica (art. 4): è previsto infatti, che ciascuna azienda interessata dalla normativa sia responsabile e garantisca la gestione di PFU per una quota corrispondente a quanto immesso sul mercato nell’anno solare precedente, dedotta la quota di pertinenza degli pneumatici usati ceduti
all’estero per riutilizzo o carcasse cedute all’estero per ricostruzione.
Per la violazione di tale disposizione è prevista, ai sensi dell’art. 6 (disciplinante le sanzioni in
generale), una sanzione amministrativa pecuniaria pari al contributo percepito per i quantitativi di pneumatici non gestiti, maggiorata del cinquanta per cento.
Il sistema sarà sostenuto dal contributo ambientale che sarà richiesto al momento dell’acquisto del pneumatico nuovo. Per garantire ai cittadini la massima trasparenza, il contributo sarà
riportato in fattura o sullo scontrino fiscale in apposita riga separata. Le tariffe saranno rese pubbliche a breve.
ENERGIA
Riferimento
GU n. 85 del 13-4-2011
Estremi
DECRETO LEGISLATIVO 23 MARZO 2011, N. 41
Titolo
Modifiche ed integrazioni al decreto legislativo 15 febbraio 2010, n. 31, recante disciplina
della localizzazione, della realizzazione e dell’esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare, di impianti di fabbricazione del combustibile nucleare, dei sistemi di stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi,
nonché benefici economici e campagne informative al pubblico, a norma dell’articolo 25
della legge 23 luglio 2009, n. 99.
Contenuti
Viene definita dal Ministero dello Sviluppo economico, con il contributo dell’Agenzia per la
Sicurezza nucleare e in accordo i Ministeri dell’Ambiente e dei Trasporti nonché, per le parti
di rispettiva competenza, con i Ministeri dell’Istruzione e della Salute, la Strategia del governo in materia di nucleare.
La Strategia è adottata entro 24 mesi dalla data di entrata in vigore del decreto. Il termine
ultimo è pertanto, il 28 aprile 2013.
L’autorizzazione unica viene rilasciata previa acquisizione del parere della Regione sul cui
territorio insiste l’impianto , benché il parere della Regione di carattere obbligatorio non
sia vincolante; esso è espresso entro il termine di novanta giorni dalla richiesta, decorso il
quale si prescinde dalla sua acquisizione e si procede a demandare la questione alla Conferenza unificata.
L’autorizzazione unica viene rilasciata su istanza dell’operatore, sentito il Ministero della
44
La Rivista dei Combustibili
Difesa, ed è rilasciata con decreto del Ministro dello Sviluppo economico, d’accordo con
il Ministro dell’Ambiente e il Ministro dei Trasporti. Il Ministero dello Sviluppo economico, d’accordo con i Ministeri dell’Ambiente e dei Trasporti, emanerà un decreto per definire i criteri esplicativi dei requisiti di cui gli operatori devono risultare in possesso.
Il decreto prevede due tempistiche diverse a seconda che si tratti di criteri per la localizzazione di aree idonee ad ospitare nuovi impianti o il Parco tecnologico.
Centrali nucleari: proposta dell’Agenzia per la Sicurezza nucleare, entro 30 giorni dall’adozione della Strategia; uno o più decreti interministeriali di individuazione dei criteri,
entro 60 giorni dall’adozione della Strategia.
Parco Tecnologico e annesso deposito scorie: Proposta Agenzia Sicurezza Nucleare: entro 4
mesi dall’entrata in vigore del decreto; Decreto interministeriale di individuazione dei criteri:
entro 6 mesi dall’entrata in vigore del decreto
Riferimento
GU n. 109 del 12-5-2011
Estremi
DM 5 MAGGIO 2011
Titolo
Incentivazione della produzione di energia elettrica da impianti solari fotovoltaici
Contenuti
Il decreto ministeriale determina una nuova disciplina delle modalità di incentivazione
della produzione di energia elettrica da impianti fotovoltaici.
Il provvedimento infatti si applica agli impianti fotovoltaici che entrano in esercizio in data successiva al 31 maggio 2011 e fino al 31 dicembre 2016, per un obiettivo indicativo di potenza
installata a livello nazionale di circa 23.000 MW, corrispondente ad un costo indicativo cumulato annuo degli incentivi stimabile tra 6 e 7 miliardi di euro.
Il testo elimina ogni limite alla produzione con un nuovo sistema di regolazione automatica del
livello degli incentivi in relazione alla potenza installata che entrerà a regime a partire dal 2013.
Nel periodo transitorio, fino al 2013, è prevista una diminuzione graduale degli incentivi
per allineare il nostro Paese ai livelli comunitari. Inoltre un tetto di spesa massima ed un
registro tenuto dal GSE solo sui grandi impianti (superiori a 1 MW su tetto e 200 kW a
terra), consentiranno di limitare i fenomeni speculativi.
Per i “piccoli impianti”, realizzati su edifici che hanno una potenza non superiore a 1.000
kW, gli altri impianti fotovoltaici con potenza non superiore a 200 kW operanti in regime
di scambio sul posto, nonché gli impianti fotovoltaici di potenza qualsiasi realizzati su edifici ed aree delle Amministrazioni pubbliche di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto
legislativo n.165 del 2001, non è previsto alcun tetto di spesa.
La tariffa percepita viene determinata dal momento dell’entrata in esercizio dell’impianto,
con la garanzia del rispetto dell’iter di connessione da parte del gestore di rete, in conformità con i tempi e le relative sanzioni previste dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas.
Nel caso in cui i ritardi facessero perdere il diritto a una determinata tariffa incentivante, il
proprietario dell’impianto avrà diritto a ricevere un indennizzo. Con questo nuovo sistema
si prevede di raggiungere la competitività della tecnologia già al 2017.
Il decreto prevede inoltre una serie di strumenti per rafforzare e potenziare la filiera
industriale italiana attiva nella produzione di impianti fotovoltaici; si segnalano, tra le
novità: il premio di 5 centesimi di euro per kWh in caso di impianti FV che vanno a
sostituire coperture in eternit (articolo 13, comma 1-c) e un premio del 5% (art. 13, co.
1-d) per gli impianti che hanno un costo di investimento, ad esclusione di quelli relativi
al lavoro, che sia per non meno del 60% riconducibile ad una produzione realizzata
all’interno dell’UE.
Riferimento
GU n. 148 del 28-6-2011
Estremi
DECRETO 1 GIUGNO 2011, N. 93
Volume 65 - fascicolo n. 2 - 2011
45
aggiornamento legislativo - aprile-giugno 2011
Titolo
D.Lvo 1 giugno 2011, n. 93, di attuazione delle direttive 2009/72/CE, 2009/73/CE e 2008/92/CE
relative a norme comuni per il mercato interno dell’energia elettrica, del gas naturale e ad una
procedura comunitaria sulla trasparenza dei prezzi al consumatore finale industriale di gas e di
energia elettrica, nonche’ abrogazione delle direttive 2003/54/CE e 2003/55/CE
Contenuti
Il decreto è suddiviso in più titoli:
Titolo I NORME COMUNI PER LO SVILUPPO DEI MERCATI DEL GAS NATURALE E DELL’ENERGIA ELETTRICA
Titolo II MERCATO DEL GAS NATURALE
Titolo III MERCATO DELL’ENERGIA ELETTRICA
Titolo IV AUTORITA’ NAZIONALE DI REGOLAZIONE
Titolo V NORME FINALI
Attraverso il suddetto decreto il Ministro dello sviluppo economico fornisce atti di indirizzo e
indica l’adozione di opportuni provvedimenti in funzione dell’esigenza di equilibrio tra domanda e offerta sul mercato nazionale del gas e dell’energia elettrica , del livello della domanda
attesa in futuro, della capacità addizionale in corso di programmazione o costruzione, nonche’
della qualita’ e del livello di manutenzione delle reti esistenti. Lo stesso ministero previa consultazione delle Regioni e delle parti interessate, definirà entro 6 mesi dalla data di entrata in
vigore del decreto, gli scenari decennali relativi allo sviluppo del mercato del gas naturale e dell’energia elettrica; tali scenari eprevisioni saranno articolati, ove possibile, per Regione.
COMBUSTIBILI
Riferimento
GUUE n. L 147 del 02–06-2011
Estremi
DIRETTIVA DEL 01 GIUGNO 2011 - N. 2011/63/UE
Titolo
DIRETTIVA 2011/63/UE DELLA COMMISSIONE del 1° giugno 2011 recante modifica
della direttiva 98/70/CE del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla qualità della
benzina e del combustibile diesel al fine di adeguarla al progresso tecnico
Contenuti
Le variazioni apportate dalla Direttiva riguardano i metodi di prova riguardanti le specifiche
di benzina e diesel (i metodi indicati sono quelli delle norme revisionate EN 228:2008 (benzina) e EN 590:2009 (diesel) e in particolare l’arrotondamento del valore della tensione di
vapore della benzina in miscela con bioetanolo (a 1 cifra decimale). Tali modifiche dovranno
integrare anche la direttiva 2009/30 e, quindi si renderà necessaria la modifica del recente
decreto legislativo 31 marzo 2011, di recepimento della direttiva medesima.
Riferimento
GU n. 97 del 28-4-2011
Estremi
DECRETO LEGISLATIVO 31 MARZO 2011 N. 55
Titolo
Attuazione della direttiva 2009/30/CE, che modifica la direttiva 98/70/CE, per quanto
riguarda le specifiche relative a benzina, combustibile diesel e gasolio, nonché l’introduzione di un meccanismo inteso a controllare e ridurre le emissioni di gas a effetto serra,
modifica la direttiva 1999/32/CE per quanto concerne le specifiche relative al combustibile utilizzato dalle navi adibite alla navigazione interna e abroga la direttiva 93/12/CEE.
Contenuti
Il presente decreto stabilisce per i veicoli stradali, le macchine mobili non stradali, i trattori agricoli e forestali, le imbarcazioni da diporto e le altre navi della navigazione interna le specifiche
tecniche dei combustibili destinati all’utilizzo nei motori ad accensione comandata e nei motori ad accensione per compressione nonché un obiettivo di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra prodotte durante il ciclo di vita di tali combustibili.
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La Rivista dei Combustibili
E’ vietata la commercializzazione di benzina non conforme alle specifiche di cui all’Allegato I. Fino al 31 dicembre 2015, fatte salve proroghe
stabilite con decreto del Min. dell’Ambiente di concerto con il Ministro
dello sviluppo economico ed il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, le imprese di produzione o importazione di combustibili che, direttamente o indirettamente, riforniscono di combustibili gli impianti di distribuzione devono assicurare la commercializzazione di benzina con un
tenore massimo di ossigeno del 2,7 per cento ed un tenore massimo di etanolo del 5 per cento e conforme alle altre specifiche di cui all’Allegato I.
Negli impianti di distribuzione, diversi da quelli previsti dal comma 2, in cui
si commercializza benzina con un tenore di etanolo fino al 10 per cento e conforme alle specifiche di cui all’Allegato I, deve essere affissa, sulle pompe di
distribuzione che la erogano le informazioni circa il tipo di combustibile
commercializzato mediante un’etichetta che riporti la dicitura “E 10. Etanolo
fino al 10 per cento. Solo per veicoli compatibili”. Dovrà inoltre essere accessibile agli utenti un elenco in cui sono indicati i veicoli omologati prima
del 1° gennaio 2011 compatibili con l’utilizzo di tale benzina ed i veicoli omologati dal 1° gennaio 2011 incompatibili con l’utilizzo di tale benzina.
Simili disposizioni dovranno essere osservate anche da quegli impianti in
cui si commercializza benzina contenente additivi metallici.
Il decreto impone inoltre il divieto di commercializzazione di combustibile diesel non conforme alle specifiche di cui all’Allegato II. A seguito dell’adozione di una specifica norma tecnica del CEN relativa al combustibile diesel avente un tenore massimo di estere metilico di acidi grassi
(FAME) pari al 10 per cento, può essere prevista, alle condizioni stabilite
con decreto adottato dal Min dell’Ambiente di concerto con il Ministero
dello sviluppo economico e il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, la commercializzazione del combustibile diesel avente tale tenore massimo di FAME e conforme alle altre specifiche di cui all’Allegato II.
E’ vietato, sulle imbarcazioni da diporto e sulle altre navi della navigazione interna, l’utilizzo di combustibili liquidi diversi dal combustibile
diesel, aventi un tenore di zolfo superiore a 1.000 mg/kg e, dal 1° gennaio 2011, superiore a 10 mg/kg.
BANDI
Riferimento
GU n. 123 del 28-5-2011
Nota: Errata corrige nella Gazzetta Ufficiale, Serie Generale, n. 133 del
10 giugno 2011.
Estremi
COMUNICATO DEL MINISTERO DELL’AMBIENTE E DELLA
TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Titolo
Presentazione delle proposte di progetto LIFE+ 2011
Contenuti
I moduli e le Linee guida per i candidati 2011, contenenti le spiegazioni dettagliate sull’ammissibilità e sulle procedure, sono disponibili sul
sito web della Commissione europea
http://ec.europa.eu/environment/life/fubding/lifeplus.html
e sul sito web del MATTM
http://www.minambiente.it/home_it/menu.html?mp=/menu/menu_attivita/&m=LIFE_.html|Call_for_proposal_2011.html&lang=it
Data scadenza
18 luglio 2011 ore 17.00
Volume 65 - fascicolo n. 2 - 2011
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ssc
La Rivista dei Combustibili – anno 2011, volume 65, fascicolo 2.
Periodico trimestrale della Stazione Sperimentale per i Combustibili, Viale A. De Gasperi 3
20097 San Donato Milanese (MI), tel. 02 516041, fax 02 514286 - e-mail: [email protected], sito: www.ssc.it
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La Rivista dei Combustibili
LABORATORIO EMISSIONI AUTOVEICOLARI (LEA)
STAZIONE
SPERIMENTALE
per i
COMBUSTIBILI
STAZIONE
SPERIMENTALE
per i
COMBUSTIBILI
COMPETENZE:
know-how sperimentale trentennale
Ø
IMPATTO del TRAFFICO sulla QUALITA’ dell’ARIA
Ø
QUALITA’ dei COMBUSTIBILI e EMISSIONI
Ø
EFFICACIA DISPOSITIVI ANTI-INQUINAMENTO
Ø
ATTIVITA’ di NORMAZIONE TECNICA
[email protected]
OFFERTA SPECIFICA
MISURA E CONTROLLO DELLE EMISSIONI REGOLAMENTATE da autoveicoli (prove di tipo I e II) secondo
procedure standard previste dai regolamenti comunitari di
omologazione.
Prove Interlaboratorio 2010
Prodotti Petroliferi, Biodiesel, GPL
Riunione Plenaria
/D WUDGL]LRQDOH ULXQLRQH SULPDYHULOH GHL SDUWHFLSDQWL DOOH ³3URYH ,QWHUODERUDWRULR
Unichim ± 3URGRWWL 3HWUROLIHUL H *DV GL 3HWUROLR /LTXHIDWWR´ VL q WHQXWD LO DSULle a
)DOFRQDUD 0DULWWLPD SUHVVR OD UDIILQHULD GHO *UXSSR $3, $OO¶LQFRQWUR HUDQR SUHVHQWL
circa 50 tecnici del settore provenienti da compagnie petrolifere, Agenzia delle
Dogane, Aeronautica Militare e laboratori privati di analisi.
Relazioni presentate:
Risultati delle Prove Interlaboratorio 2010
A. Gallonzelli (Stazione Sperimentale Combustibili)
Benzina: densita' EN ISO 12185 - Metodo automatico
PROVE DI LABORATORIO per valutare l’EFFICACIA
SULL’ABBATTIMENTO DELLE EMISSIONI (regolamentate e non) di autoveicoli leggeri:
• additivi/componenti di sostituzione del combustibile
• dispositivi antinquinamento.
G. Peronetti (SARAS spa)
STUDI E SPERIMENTAZIONI su autoveicoli in condizioni di
MARCIA SIMULATA SU BANCO DINAMOMETRICO A
RULLI (misura delle emissioni inquinanti regolamentate e non)
per la valutazione ambientale di nuovi combustibili, tecnologie
motoristiche, sistemi di post-trattamento dei gas di scarico.
F. Avella (Stazione Sperimentale combustibili)
CONSULENZE
per la preparazione di relazioni tecniche, review bibliografiche ed elaborazioni dati riguardanti:
• emissioni autoveicolari
• performance dell’autoveicolo e impatto ambientale in
funzione del combustibile (convenzionali, innovativi
biocombustibili)
• dispositivi di abbattimento delle emissioni
• correlazioni con qualità dell’aria, meteorologia, cambiamenti climatici
• analisi di scenario per la riduzione di emissioni inquinanti e gas serra
• implementazioni flotte autoveicolari
• provvedimenti sul traffico (pollution charges, congestion charges, blocco autoveicoli, targhe
alterne, etc.).
SUPPORTO/ORGANIZZAZIONE di CORSI di FORMAZIONE, SEMINARI, LEZIONI,
ESERCITAZIONI, EVENTI DIVULGATIVI
Elenco completo dei servizi tecnici del LABORATORIO MOTORI _ SSC al LINK:
http://www.ssc.it/pdf/2011/analisi_servizi/Elenco_prove_motori.pdf
Misura di H2S nei bitumi e negli oli combustibili
M. Mantarro (CHIMEC spa)
Caratteristiche ottaniche e risparmio energetico
Prova Interlaboratorio sperimentale Gas di Raffineria
C. Avino (Raffineria di Roma- TotalErg)
Prove interlaboratorio Prodotti Petroliferi e Qualità Combustibili
Evoluzione Norme EN/ISO/Nazionali
F. Del Manso (Unione Petrolifera)
Sperimentazione apparato per determinazione contaminazione solida nei
combustibili avio
G. Modesti (Aeronautica Militare)
Le presentazioni sono disponibili sul sito
della SSC (www.ssc.it)
alla sezione Documentazione on-line
2011 - volume 65 - n. 2
ISSN 1972-0122
La Rivista dei
Combustibili
e dell’Industria Chimica
a cura della Stazione Sperimentale per i Combustibili
www.ssc.it
Ricerca & Sviluppo per
il rispetto dell’ambiente