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LA VENDETTA DEI PIRATI
Capitolo 1
LA DISGRAZIA
Un grido riempì la grande cabina del bastimento, illuminata soltanto da una lanterna e dalla luce del
sole che filtrava dai fori sulla chiglia. Per via delle onde la nave oscillava e questo faceva sentire
terribilmente male la signora Ligte, che urlò di nuovo, divincolandosi sul tavolo su cui era sdraiata;
la sua mano strinse la presa su quella della donna che la vegliava. Sentiva il sudore scendere sulla
fronte e sugli occhi, ovattandole la vista. Le sembrava che il suo corpo si stesse spezzando in due:
provava fitte al ventre così lancinanti che per un attimo desiderò di morire. Nel frattempo le persone
che le erano attorno le parlavano, ma lei non ascoltava nessuno. Il dolore e la sofferenza la
paralizzavano.
“Coraggio! Un altro sforzo ed è tutto finito! Ci siete Wendy! E’ quasi fuori”.
Un dolore atroce le investì tutto il corpo, bloccandole ogni movimento, e lei ebbe solo la forza di
piegare la testa all’indietro, mentre un grido di sofferenza agghiacciante fece tremare la nave. Dopo
quell’ultimo sforzo, i dolori cessarono all’improvviso e la cabina si animò del pianto di un neonato.
Sfinita ed entusiasta allo stesso tempo, la donna alzò lo sguardo sul medico che l’aveva aiutata a far
nascere il suo bambino: teneva tra le braccia il piccolo, sporco di sangue.
“Brava!” si complimentò la donna che era stata al suo fianco per tutto il tempo.
“E’ un maschio o una femmina?” chiese Wendy all’uomo: quel particolare le premeva più di ogni
altra cosa.
Lui la guardò incerto, quasi esitasse a parlare, ma poi si decise a rispondere.
“Femmina…ma è bellissima. Somiglia a voi, signora Wendy”.
La donna non riusciva a crederci: sentì un grosso peso sullo stomaco e per un attimo temette che i
dolori le fossero ripresi. Benché avesse sperato che ciò non accadesse, sorrise e pregò che le fosse
messa in braccio sua figlia. La guardò bene e pensò che in effetti era la bambina più bella che
avesse mai visto. Successivamente i suoi pensieri si rivolsero al marito, il capitano Ligte: di certo
lui non avrebbe mai accettato di essere il padre di una bambina.
Giacomo Ligte, capitano della Drago Rosso, sedeva alla sua scrivania di legno intagliato,
attendendo che qualcuno gli portasse notizie di sua moglie e di suo figlio. Il capitano era un omone
dai capelli lunghi, ricci e neri e dai baffi all’insù; aveva il naso molto accentuato e gli occhi freddi,
che gli conferivano uno sguardo severo e accigliato; il tono della voce era potente e capace di
intimorire chiunque.
Impaziente, faceva trascorrere il tempo controllando una mappa, distesa sul tavolo e illuminata da
una candela. La Drago Rosso si trovava sulla riva dell’isola Mannatas, ai Caraibi. Era piuttosto
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nervoso e, nonostante avesse cercato di distrarsi, non faceva altro che guardare, pensieroso, un
punto fisso davanti a sé e sperare affinché il bambino che stava per nascere fosse un maschio.
Attendeva da più di un’ora e, visto che nessuno ancora era giunto a dargli notizie, pensò di
verificare personalmente come stesse procedendo il parto. Uscì dalla cabina, si fece spazio tra i suoi
uomini, che stavano mangiando, e raggiunse la stanza dove il medico operava e curava i feriti. Si
trattava di un piccolo quadrato, attrezzato con un tavolo di legno e un mobile, su cui erano poggiati
gli attrezzi per le operazioni, e separato dal resto della nave da un telone chiazzato di sangue
rappreso. Il capitano scostò la tela e fece ingresso nella piccola ‘sala operatoria’. Sua moglie era
distesa sul tavolo e la sua amica Sarah le stava porgendo un boccale d’acqua. Il medico era seduto
in un angolo e teneva in braccio il neonato.
“Allora? E’ nato?” chiese il comandante con enfasi.
Wendy sbiancò in viso e sentì una fitta allo stomaco; non aveva mai avuto così anta paura del
marito come in quel momento. Indicò il medico; Sarah, nel frattempo, appartatasi in un angolo buio,
pregava sottovoce perché non accadesse nulla. Il capitano prese la bambina in braccio, la guardò e,
dopo averla scrutata con attenzione, parlò, rompendo il silenzio imbarazzante che si era creato.
“E’ il nostro William?”.
“No, è la nostra Mila” rispose la moglie.
“Mila?” ripeté il capitano Ligte, voltandosi verso la donna con espressione sgomenta “Mila è un
nome da femmina! Non ditemi che questo neonato non è maschio!”.
“E invece sì, ve lo dico: la creatura che avete tra le braccia è vostra figlia”.
“Una bambina? Non può essere! Non può essere capitato proprio a me!”.
Il capitano ritrasse la figlia tra le braccia del medico, come se si trattasse di un viscido serpente, e
raggiunse la moglie, fermandosi davanti al tavolo.
“Non posso essere il padre di una bambina”.
“Giacomo, può capitare” cercò di spiegare Wendy, sperando che capisse “Infondo non è vero che
un pirata debba avere solo figli maschi”.
“E invece sì!” gridò lui furioso “Ma vi rendete conto? Io, Giacomo Ligte, il pirata più temuto di tutti
gli oceani, genitore di una bambina!”.
“Può capitare” ripeté la donna, non sapendo più a cosa aggrapparsi.
“Ciò non deve capitare! Ho insegnato io alla mia ciurma che le figlie sono la disgrazia di un pirata
ed è proprio a me che è nata una bambina”.
“Io non oso rifiutare la mia bambina: l’ho avuta con sofferenza e dolore” protestò Wendy con
determinazione, diventando rossa in viso.
“Non mi importa se avete sofferto, quello che interessa a me è che nessuno venga a sapere che ho
una figlia femmina”.
“Che intendete dire?” gli chiese la donna, intimorita.
“Intendo dire che se qualcuno venisse a conoscenza della bambina, verrò umiliato da tutti” spiegò il
capitano Ligte, come se fosse la cosa più ovvia.
“Preferite perdere vostra figlia piuttosto che avere un’umiliazione solo perché non ho partorito un
maschio?” chiese esterrefatta Wendy.
“Figlia...?” sembrava che il capitano Ligte non riuscisse a concepire quella parola. Dopo aver
riflettuto per qualche secondo con gli occhi infuocati ridotti a due fessure, scaraventò a terra gli
arnesi da operazione, poi, indicando la bambina che, sentendo quel forte rumore, aveva iniziato a
piangere, sentenziò: “Questa non sarà mai mia figlia!” e uscì sbattendo la porta.
Era molto scosso: per tutta la vita aveva sperato che una cosa del genere non capitasse proprio a lui.
Aveva sempre pensato che le donne a bordo di una nave portassero solo problemi e in più non
sarebbero state in grado di usare la spada e di duellare come un uomo. Il capitano Ligte ne era
convinto con tutte le sue forze, per questo non voleva avere figlie femmine.
Deluso, si affacciò al parapetto della nave e guardò avanti a sé. A pochi passi dalla riva, dove era
arenata la barca, si ergeva un monte e nel fitto della boscaglia c’era la Tana: era lì che viveva suo
figlio Jack, il primogenito.
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Jack Ligte, otto anni, era l’unico erede che poteva prendere il comando della nave una volta che il
capitano fosse morto. Giacomo Ligte aveva creduto di poter avere due eredi maschi, ma la speranza
si era spenta non appena aveva visto la bambina. Amareggiato ed esterrefatto, tornò nella sua cabina
per riflettere.
Tutti i suoi nemici e, soprattutto, la sua ciurma non lo avrebbero più rispettato se fossero venuti a
conoscenza di quella faccenda. La testa sembrava scoppiargli: doveva assolutamente pensare ad un
piano che gli permettesse di disfarsi della neonata.
*
Pochi giorni dopo il parto Wendy si era alzata dal letto e, insieme alla sua bambina, si era recata alla
Tana per far vedere la sorellina a suo figlio Jack.
La Tana era un accampamento dove vivevano i figli della ciurma. Durante il giorno si allenavano
per migliorare il loro fisico e duellavano con le spade. Dormivano sugli alberi in piccole casette di
legno, mangiavano all’aperto, anche quando pioveva, e si servivano di ciò che il capitano offriva
loro. Molto spesso venivano visitati dai loro genitori e dal capitano stesso. Quando diventavano
abbastanza grandi, maturi, forti e agili con la spada, potevano prendere l’orecchino. Solo dopo
questo rito di iniziazione venivano considerati veri uomini e veri pirati, pronti per combattere
durante i saccheggi e gli attacchi improvvisi. Si trattava di un’antica tradizione da sempre rispettata
dai Ligte.
Wendy dovette arrampicarsi su massi alti e appuntiti, tenendo la sua bambina in braccio. Quando
arrivò in cima al monte si guardò intorno: l’Isola di Mannatas era circondata da acque azzurre e
cristalline, alle sue spalle nella sua maestosità si trovava la Drago Rosso e davanti, invece, la Tana.
Quell’isola era un’oasi paradisiaca.
Scendendo dal masso, Wendy rischiò di cadere in acqua e, se non fosse stato per una piccola
sporgenza, su cui poté aggrapparsi, sarebbe sicuramente scivolata, facendo del male a lei e alla
piccola. Quando arrivò a terra regnava un gran silenzio, spezzato solo dal rumore delle onde del
mare che si infrangevano sugli scogli e dal sibilo del vento che faceva muovere le palme; dei
ragazzi neanche un sussurro, né si udiva il rumore delle spade cozzare l’una sull’altra.
Stupita, la donna si guardò più volte intorno: non c’era anima viva. Avanzò nel fitto della boscaglia
tra gli alberi, gli scogli e i coltelli abbandonati, finché non si trovò di nuovo sulla spiaggia. Notò
con grande curiosità dei disegni incisi sulla roccia, che ritraevano pirati con coltelli fra i denti, la
Drago Rosso, duelli e il Capitano Ligte; tra le immagini spiccava in particolare la scritta “UNA
BUONA CIURMA PER LA DRAGO ROSSO, UN BUON CAPITANO PER NOI”.
Wendy contrasse in volto in una smorfia, riflettendo a lungo su quelle parole: lo pensava anche lei
prima che nascesse Mila. Anche lì giacevano abbandonate spade e coltelli. Fece attenzione a non
farsi del male, mentre proseguiva il cammino.
Le palme venivano mosse dal vento. Anche la sabbia si alzava e Wendy copriva gli occhi della
bambina con la mano, mentre lasciava che i suoi capelli le accarezzassero il viso.
Il mare era ad una trentina di passi da lei e sulla riva era ancorata una piccola scialuppa
sgangherata. Raggiunse una scalinata di roccia, che l’avrebbe portata alle dimore dei ragazzi.
Quando fu in cima alla scalinata, alzò gli occhi. Sopra di lei c’erano decine di casette, dove solo un
ragazzino poteva entrare. Il russare di alcuni giungeva all’orecchio della donna, che scoppiò a
ridere. Avvistato un corno su uno scoglio, lo prese e lo suonò, sicura che in quel modo i piccoli
pirati si sarebbero svegliati.
Wendy suonò più volte il corno, il cui rumore assordante fece volar via molti uccelli nelle
vicinanze. Dalle casette, invece, spuntarono tante teste dai capelli spettinati e dagli occhi assonnati.
Alcuni di loro, che si erano svegliati di soprassalto, erano balzati in piedi brandendo le armi; altri
ancora, sbadigliando, si chiedevano chi gli avesse svegliati.
“Cosa succede? Chi ha dato il segnale?” queste erano le domande più frequenti.
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“Mi dispiace di avervi svegliato, figlioli” si scusò Wendy, tenendo in braccio la bambina “Sto
cercando Jack”.
“Jack?” ripeté un ragazzo “Starà ancora dormendo: non sente mai il richiamo del corno” detto ciò
tornò nella sua casetta per riprendere sonno, così come avevano già fatto gli altri.
Wendy si posizionò sotto la casetta del figlio, da cui non era uscito nessuno, e guardò la scaletta di
corda che permetteva di salire sull’albero. Di certo non poteva arrampicarsi con la bambina in
braccio e nemmeno poteva abbandonarla a terra, mentre lei svegliava il figlio.
“Jack!” lo chiamò a gran voce “Jack, sono tua madre. Svegliati! Ho una sorpresa per te!”.
Sentendo le urla, si riaffacciarono tutti i ragazzi, tranne che Jack.
“Signora Ligte, per favore, non gridate! Noi vorremmo dormire” la pregò un ragazzo dai ricci rossi
e il viso sporco di terra.
“Ero convinta che vi stesse allenando; anche i vostri padri pensano questo” disse loro Wendy in
tono di rimprovero.
“Certo” rispose indifferente un dodicenne, più interessato a sistemarsi i capelli arruffati “Ma
abbiamo lavorato sodo tutta la notte e ora vorremmo dormire”.
Così i piccoli pirati si ritirarono nelle loro tane; solo un ragazzo, la cui casetta era vicina a quella di
Jack, era rimasto con la testa affacciata all’apertura del suo dormitorio.
“Ragazzo, chiama mio figlio e digli che sua madre è qui” gli ordinò Wendy: chiedere ad uno di quei
ragazzi di svegliare Jack era l’unico modo, dato che lei non poteva salire sulla scala di corda.
Il giovane, ancora assonnato, fu costretto ad obbedire pur controvoglia. Non poteva di certo
contraddire la moglie del suo capitano: le conseguenze sarebbero state terribili. Per passare dalla
sua casetta a quella di Jack doveva necessariamente arrampicarsi sui rami, ma questo non gli creò
alcun problema, poiché vi era abituato.
Wendy nel frattempo osservava il giovane affrontare facilmente la sua arrampicata.
“Tu sei il figlio di Salvador”.
“Sì” confermò lui, rimanendo concentrato nella sua impresa.
“Assomigli molto a tuo padre: avete gli stessi lineamenti esotici. Gli riferirò che hai diligentemente
obbedito: ciò lo renderà fiero”.
Finalmente il ragazzo riuscì a raggiungere la casetta di Jack e si sporse all’interno, lasciando fuori
metà del busto e le gambe, poggiate sui rami. Wendy non sentì cosa il giovane avesse detto a Jack
per svegliarlo, ma poco dopo il figlio si affacciò, mentre il suo compagno tornava nella sua casetta
dopo un’altra arrampicata.
Il figlio di Wendy e di Giacomo Ligte era un bel bambino dagli occhi neri e grandi e dai capelli
scuri come l’inchiostro, lunghi fino alle spalle. Era più alto della media e, grazie ai duri allenamenti
quotidiani, era robusto e tonico, fin troppo per i suoi otto anni.
“Madre?” esclamò il bambino sbadigliando “Perché siete venuta alla Tana?”.
“Sono venuta per presentarti qualcuno” rispose Wendy, mostrando un ampio e materno sorriso
“Scendi giù”.
Jack scese la scaletta oscillante e pericolosa, poi andò dalla madre che lo baciò sulla fronte e gli
mise tra le braccia Mila, che con i suoi occhioni spalancati scrutava il fratello attentamente.
“E’ nato il mio fratellino! E’ nato William!”.
“No, Jack: non è William, ma Mila. E’ una femmina” lo corresse dolcemente Wendy.
“Una femmina?” ripeté Jack incuriosito e sorpreso “Non può essere! Mio padre ha detto che…”.
“Sicuramente tuo padre ti avrà detto che le figlie femmine sono la disgrazia di un pirata, ma devi
sapere che non è assolutamente vero, mio caro. Non riesco a capire per quale motivo provi tanto
odio per le bambine, però tu non devi dargli ascolto” lo ammonì Wendy stizzita “Io non voglio che
anche tu cresca con questo pensiero nella testa, d’accordo?”.
“Io lo so perché dice così: le donne non possono combattere e non possono nemmeno comandare
una nave; poi si dice portino male a bordo. E’ per questo che mio padre diventa così suscettibile
quando toccate questo discorso” le spiegò Jack, accarezzando una manina della sorella.
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“Quando si abituerà all’idea di avere Mila come figlia, cambierà opinione” lo rassicurò Wendy,
mentre scansava affettuosamente i capelli dagli occhi del figlio.
“Comunque io non la penso affatto come lui: adoro le femmine!” confessò Jack, guardando
dolcemente la piccola sorella; poi alzò lo sguardo tenero sulla madre, chiedendole: “Diventerà un
pirata come me e mio padre?”.
“No Jack” rispose Wendy determinata “Non permetterò che la mia unica figlia diventi un pirata”.
*
Il capitano Ligte si trovava nella sua cabina. Delle mappe vecchie e sgualcite erano poggiate sul
tavolo, probabilmente poste lì da giorni. Il pirata non faceva altro che pensare a Mila e a cosa
avrebbe potuto fare per allontanarla. I suoi pensieri, però, volgevano anche alla moglie e al suo
primo figlio: abbandonare la bambina era un grande rischio per la famiglia, ma in qualche modo
doveva cancellarla dalla sua vita.
Per un momento pensò anche al suo migliore amico Viggo Maderson, che era tra l’altro il suo
consigliere fidato, e a sua moglie Sarah, la migliore amica di Wendy: circa due mesi prima anche
loro avevano avuto il loro primo bambino, Jimmy Maderson.
Era talmente immerso nei suoi pensieri che non sentì aprirsi la piccola porta in legno. Un uomo alto
e con una bandana rossa sulla fronte era entrato nella stanza; la sua pelle era cotta dal sole e un
grosso tatuaggio era disegnato sul suo avambraccio. Mentre l’uomo avanzava nella stanza, il suo
viso si illuminava sempre più alla luce dell’unica candela accesa.
“Capitano?” lo chiamò l’uomo appena entrato.
Benché avesse riconosciuto la voce di Viggo, il capitano non si voltò e solo dopo qualche secondo
si decise a rispondere.
“Riuscite a crederci, amico mio? Io, Giacomo Ligte, mi trovo in una situazione del genere!”.
“Sarah mi ha detto che il bambino che è stato per nove mesi nel grembo di Wendy è una femmina”
disse l’uomo “Mi dispiace. In fondo, voi avete insegnato alla vostra ciurma e a tutti i pirati più
temuti di questo mondo che le figlie femmine sono una disgrazia…non sarebbe dovuto capitare
proprio a voi”.
Il capitano rise ironicamente.
“Come sta vostro figlio Jimmy?”.
“Jimmy sta molto bene, ma ora non sono qui per parlare di mio figlio. Bisogna occuparsi della
bambina”.
“Non c’è niente da dire per quanto riguarda mia figlia. Sono stato sfortunato e ora verrò umiliato da
tutti i miei nemici”.
“Come fate ad essere certo che i vostri nemici verranno a saperlo?” gli chiese Viggo.
“Verranno a saperlo: la mia ciurma non saprà tenere la bocca chiusa. Si spargerà la voce molto
prima che voi possiate dire ‘Drago Rosso’”.
“So che è difficile, capitano, ma ormai non possiamo fare niente: la bambina è nata e bisognerà
tenerla con noi”.
“Veramente un modo ci sarebbe. E’ tutta la notte che ci rifletto e adesso ho preso la mia decisione:
la mia ciurma non dovrà mai sapere questa cosa, tanto meno i miei nemici”.
“Io capisco quanto voi adesso possiate sentirvi abbattuto, ma credo che sia quasi impossibile
nascondere alla ciurma la bambina. Non possiamo tenerla prigioniera in una cabina buia per tutta la
vita” gli fece notare Viggo, riempiendo un bicchiere di vino e bevendo tutto d’un fiato.
“Infatti non lo faremo, perché la bambina lascerà la Drago Rosso questa notte” decise il capitano
Ligte e questa volta si voltò verso l’amico, mostrando un sorriso maligno e soddisfatto “Chiamate
due uomini, i più fedeli a me, e dite loro di raggiungermi qui: avranno un compito molto importante
da eseguire”.
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“Sì, capitano, ma spiegatemi qual è il vostro piano” gli chiese Viggo, inginocchiandosi dinnanzi a
lui.
“Questa notte due uomini, mia figlia e una scialuppa raggiungeranno la città di l’Avana. Lì
troveranno una famiglia che si prenderà cura di lei e che la crescerà”.
“E Wendy?” rifletté Viggo, rimettendosi in piedi “Non penso che lei appoggerà questa idea”.
“La convincerò io. Ma adesso correte a cercare due pirati fedeli e mandateli subito qui: ho una
grande proposta da far loro”.
Detto ciò piegò il capo all’indietro e scoppiò in una fragorosa risata, mentre Viggo, intimidito da
quel piano e da quella risata malefica, usciva dalla cabina.
*
I due uomini che entrarono nella cabina del capitano avevano un aspetto orribile e losco; uno era
molto grasso, sporco, con la testa rasata e tatuaggi su gran parte del corpo; l’altro, invece, era
magro, come se non mangiasse da mesi, e sporco come il compagno. Tutti e due stringevano i loro
coltelli in mano.
“Ci avete fatto chiamare, capitano Ligte?” chiese l’uomo ciccione.
“Potete anche abbassare quei pugnali: non ho intenzione di tendervi in trappola. Anzi, vi ho fatto
convocare per assegnarvi un compito molto importante. Per farlo ho bisogno di uomini forti e
fedeli” mentre parlava, il capitano Ligte ripensava al suo piano.
“Qualunque cosa voi vogliate fare, potete contare su di noi” affermò quello più magrolino di nome
Peter Banny.
“Cosa volete che facciamo, capitano?” chiese l’altro pirata.
“Voglio che voi facciate sparire mia figlia”.
“Figlia? Quale figlia?” chiese perplesso Peter Banny, facendo scivolare lo sguardo dal suo capitano
al compagno, anche lui ignaro di ciò di cui si stava parlando “A noi era stato detto che vostra
moglie aveva partorito un maschio e non una femmina”.
“A volte le disgrazie possono capitare, Peter” si giustificò il capitano Ligte, alzando le spalle
“Naturalmente non è successo a voi: entrambi avete dei figli maschi alla Tana”.
“E noi cosa c’entriamo in tutto questo?” gli chiese quello più grasso.
Gli occhi del capitano si illuminarono di un bagliore sinistro.
“Questa notte con una scialuppa condurrete mia figlia a l’Avana, dopodichè le troverete una
famiglia e vi assicurerete che si prenderà cura di lei”.
I due pirati scoppiarono a ridere.
“E’ un bel piano, capitano!” si complimentò il pirata più grasso.
“E non dovete preoccuparvi: andrà tutto liscio…come l’olio” lo rassicurò Banny con aria
minacciosa, passando un dito sulla lama affilata del suo coltello.
*
Quando la luna piena era alta nel cielo e tutti stavano dormendo nelle loro amache, il capitano
Ligte, i due pirati e la bambina, avvolta in una coperta, uscirono sul ponte.
“Mi raccomando: fate un lavoro pulito. Se oserete fare qualcosa alla bambina vi farò tagliare la
gola” li minacciò il capitano, mentre guardava Peter Banny che gettava la scialuppa in mare.
“Abbiamo sentito bene quello che ci avete detto di fare, capitano Ligte, e conosciamo bene anche la
vostra collera” gli rispose il pirata più grasso, stringendo a sé la bambina.
“Arriverete a l’Avana quando il sole sarà sorto e non aspetterete nemmeno un secondo per trovare
una famiglia alla bambina. Dovrà essere ricca e ben nutrita, mia figlia; perciò assicuratevi che un
benestante si prenda cura di lei” ordinò il capitano.
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“Dobbiamo farci recapitare delle monete?” chiese Banny, allettato da quella possibilità.
Il capitano sorrise, incredulo.
“Nessuno vuole prendere in affidamento una bambina se poi bisogna pagare. Lasciate Mila lì e fate
ritorno alla Drago Rosso” il capitano afferrò Banny per la lurida camicia e gli avvicinò la spada alla
gola “Se oserete dire a qualcuno, specialmente ai vostri compagni, che io ho avuto una figlia, vi
abbandonerò su un’isola deserta, dove vi nutrirete con le vostre stesse carni!”.
“Non preoccupatevi, capitano: di un pirata si può fidare”.
Detto ciò i due, con la bambina, saltarono sulla scialuppa e remando si avviarono verso la città di
l’Avana. Il capitano Ligte rimase a guardarli per molto tempo, osservando la piccola imbarcazione
allontanarsi nell’acque nere per poi sparire avvolta dall’oscurità.
*
Il mattino seguente Wendy, alzatasi dall’amaca, per poco non svenne alla vista della culla vuota.
Impallidì, tremò e dovette sorreggersi al tavolo per non cadere a terra. Nessuno si era mai permesso
di prendere la piccola dalla culla senza il suo permesso e di certo nessuno l’aveva mai condotta
fuori da quella cabina (eccezion fatta per la volta in cui lei stessa l’aveva portata alla Tana), poiché
il capitano aveva proibito a lei e a chiunque fosse a conoscenza della bambina di mostrarla alla luce.
Per questo la donna non riusciva a spiegarsi l’accaduto. Disperata, decise di uscire sul ponte per
cercare il marito e riferirgli la terribile notizia.
Il capitano Ligte, affacciato al parapetto, osservava tranquillamente il cielo limpido.
“Giacomo, mio caro, è successa una cosa terribile!” Wendy era terrorizzata.
“Dovreste sapere che la moglie del capitano non può girare in tenuta da notte quando la ciurma è sul
ponte” la rimproverò lui, senza notare la paura e la preoccupazione sul volto della donna.
“Giacomo, nostra figlia è sparita” gli spiegò Wendy, mantenendo un tono basso per non farsi udire
da nessuno, tranne che dal marito “Cosa sarà successo? Chi può mai aver fatto questo?”.
Wendy a stento riusciva a parlare. Il terrore e la preoccupazione per sua figlia erano forti e
paralizzanti. Cercando conforto nel marito, suo unico punto di riferimento da quando si trovava
sulla Drago Rosso, si gettò tra le sue braccia e affondò il volto rigato dalle lacrime nel petto robusto
del capitano. Giacomo Ligte accarezzò i lunghi capelli dorati della moglie e decise di rivelare
cos’era successo quella notte.
“Ho dato io ordine a due uomini di prendere la bambina e di condurla a l’Avana. Le troveranno una
famiglia ricca che si prenderà cura di lei”.
“Voi cosa? Come avete potuto fare una cosa del genere?” Wendy era sconvolta più che furiosa. Non
riusciva a credere che suo marito avesse potuto fare una cosa simile “Mila è vostra figlia! Come
avete potuto abbandonarla?”.
“Mila è una femmina e voi sapete benissimo che le figlie femmine sono la disgrazia di un pirata”.
“Sciocchezze!” lo contraddisse Wendy, provando così tanta rabbia da avvampare in viso “Io
rivoglio la mia bambina!”.
“Mi dispiace, ormai è troppo tardi: i miei uomini sono partiti questa notte e presto faranno ritorno”.
La povera donna fu colta dalla paura e dallo sconforto. Non avrebbe mai creduto che suo marito
fosse capace di un’azione simile, ma forse avrebbe dovuto prevederlo. Adesso la sua piccola Mila
era lontana dalla nave, da sua madre, dalla sua famiglia e non avrebbe fatto mai più ritorno. Al solo
pensiero si sentì male; le lacrime scivolavano lungo le gote impallidite, senza fermarsi.
Cosa poteva fare per riportare a casa la sua amata figlia? All’improvviso le venne un’idea crudele,
ma forze efficace per convincere suo marito a ridarle Mila. Quella era la sua unica speranza. Benché
si sentisse fragile e inutile di fronte alla maestosità del capitano, guardò Giacomo Ligte negli occhi,
quasi volesse sfidarlo.
“Capitano Ligte, oggi stesso prenderò una scialuppa e raggiungerò l’Avana con Jack, riprenderò
mia figlia e non faremo mai più ritorno su questa dannatissima nave!”.
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“Non direte sul serio?” la beffeggiò il capitano ridendo “Voi non avreste il coraggio di fare una cosa
del genere nemmeno con una pistola puntata alla tempia”.
“Invece ne sono più che capace” rispose irritata Wendy; probabilmente era vero, ma voleva a tutti i
costi trovare Mila “Cercherò Mila e poi sparirò per sempre dalla vostra vita. Avrò coraggio per
farlo!”.
“Come potete non capire che se i miei nemici dovessero scoprire che ho una figlia femmina, mi
umilierebbero? Io, il pirata più temuto degli oceani, non avrò più il rispetto che ho sempre avuto.
Non permetterò che questo accada”.
“E’ per questo che avete abbandonato vostra figlia? Solo per evitare che gli altri pirati vi manchino
di rispetto?! Credo che la farebbero comunque se abbandonate la vostra bambina. E poi cosa
importa? C’è Jack a cui dare il comando della Drago Rosso una volta che non ci sarete più”.
“Quello che interessa a me è che non si venga a sapere che ho una figlia”.
“Ciò non accadrà. Ve l’ho detto: quando avrò trovato Mila, io, Jack e lei spariremo per sempre dalla
vostra vita e così vi toccherà trovare un’altra donna che vi darà un figlio maschio a cui affidare la
nave”.
L’espressione mostrata dal capitano fece intendere a Wendy che forse aveva colto nel segno.
“Sarei costretto a farlo se ve ne andrete, ma non voglio che voi abbandoniate questa nave”.
“Allora richiamate quegli uomini e ridatemi nostra figlia. Giacomo, se non lo farete, me ne andrò;
se la riporterete indietro e ammetterete di amare vostra figlia come amate me, rimarrò qui”.
Il capitano era su tutte le furie. Non concepiva un simile atteggiamento da parte della moglie.
“Mila non sarà mai mia figlia”.
“Allora io me ne andrò” promise Wendy a brutto muso e si voltò per andarsene, ma il marito la
fermò afferrandole un braccio e strattonandola con violenza. Guardando il pirata negli occhi, la
donna capì di averlo messo alle strette.
“Riavrete la vostra bambina, ma non portate via Jack” quelle parole suonavano come una supplica,
nonostante la furia del capitano “Rinuncerò alla mia buona reputazione solo per mio figlio e non per
Mila, sono stato chiaro?”.
“Certo!” confermò Wendy, sollevata e disgustata allo stesso tempo “Voi rinunciate a tutto questo
solo perché volete un erede e non perché volete bene a vostro figlio. Mi accontenterò di questo, ma
voi rimarrete sempre e comunque il padre di Mila, che voi lo vogliate o no. Perciò vi conviene
abituarvi all’idea di avere una figlia, perché, quando la bambina crescerà, vi chiamerà padre e nulla
potete fare per impedirglielo”.
“Io vi ripeto che Mila non sarà mai mia figlia e guai a lei se oserà chiamarmi padre davanti alla mia
ciurma” sbraitò lui, puntando un dito minaccioso verso la moglie, la quale si era liberata il braccio
dalla potente presa.
“Se, invece, lo farà? Cosa farete mio capitano? La getterete in mare?” chiese Wendy sarcastica, ma
un brivido di paura le percorse la schiena: se il marito era stato capace di abbandonare una figlia,
avrebbe anche potuto ucciderla.
“Se sarà necessario, sì” rispose lui e sapeva che l’avrebbe fatto davvero. Nonostante fosse
arrabbiato per essersi dimostrato debole di fronte alla moglie, chiese a Viggo di preparare una
scialuppa.
Qualche ora dopo, il capitano Ligte, Wendy e Viggo erano in viaggio verso la città di l’Avana per
riprendere la piccola Mila. Quando arrivarono era pomeriggio e i tre cercarono di percorrere le
strade più isolate: non potevano permettere che li riconoscessero come pirati, altrimenti li avrebbero
imprigionati, giustiziati e impiccati, specialmente se la preda era Giacomo Ligte, il pirata più
terribile e ricercato.
Camminarono in vie molto piccole e anguste, incontrando solo capre e galline; non sapevano dove
fossero andati i due pirati con la bambina e non sapevano dove cercare e questo faceva tremare e
singhiozzare per la paura Wendy. Benché avessero cercato in molte taverne malfamate senza alcun
risultato, la donna non si diede per vinta e volle continuare con le ricerche.
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In un vicolo cieco in penombra, maleodorante e infestato dai topi, i tre trovarono un ragazzo vestito
di stracci e dalla pelle molto sporca, il quale stava cercando di racimolare qualcosa da mangiare tra
la spazzatura accatastata a terra. Speranzosa e per nulla riluttante, essendo abituata a tali condizioni
di vita, Wendy si avvicinò al giovane per chiedergli se avesse visto due uomini e un neonato;
quello, però, accortosi della presenza dei tre estranei, si ritrasse subito, sentendosi come un topo in
trappola, in quel vicolo cieco.
“No, vi prego!” lo supplicò Wendy “Ho bisogno del vostro aiuto”.
Il ragazzo mostrò un’espressione incuriosita e perplessa da sotto la maschera di terra sul suo viso;
gli occhi, spenti dalla fame, scrutavano impazziti gli estranei.
“Ditemi se avete visto due uomini e un neonato” lo pregò Wendy con gli occhi lucidi.
Il ragazzo negò con il capo.
“Sapete se hanno avvistato dei pirati in città quest’oggi?” si intromise Viggo con la sua voce sempre
pacata.
Il volto del ragazzo questa volta si aprì in un sorriso. Wendy non sapeva se esserne sollevata o no.
“Dove?” incalzò Viggo.
Il ragazzo fece loro cenno di seguirlo e li condusse in una piazza affollata. Mantenendosi lontani
dalla folla, videro un cappio da cui penzolavano i corpi di due uomini: Peter Banny e il suo
compare. I tre rimasero pietrificati.
“Questi due pirati avevano con loro una neonata. Sapete dove si trovi la bambina?” chiese Viggo,
scosso da quella visione.
Il ragazzo fece di nuovo cenno di no con la testa, mordendosi un labbro. Viggo lo ringraziò e cinse
le spalle di Wendy con un braccio, allontanandola da quella visione crudele e orribile. Il capitano li
seguiva; il suo sguardo era di ghiaccio.
“Avete abbandonato vostra figlia e avete condotto due vostri uomini alla morte!” Wendy era
sconvolta e addolorata.
“Forse conviene far ritorno alla scialuppa, capitano” suggerì Viggo, continuando a sorreggere la
povera donna “E’ troppo pericoloso stare qui senza il resto della ciurma”.
”No, vi prego!” li supplicò Wendy, ma i suoi occhi vagavano nel vuoto.
Il capitano non sopportava di vedere la moglie soffrire in quel modo. Non aveva capito quanto
Wendy adorasse la piccola; dall’altra parte, era ostacolato dalla saggezza di Viggo: rimanere lì era
un pericolo che aveva considerato anche lui.
Pensierosi e sconfortati, imboccarono una via buia e solitaria. Fu lì che, mentre camminavano,
sentirono il pianto di un neonato.
Gli occhi di Wendy si accesero di speranza; tese le orecchie per individuare il punto da cui
provenivano i vagiti. Viggo nel frattempo stava cercando tra i barili e le casse ammucchiate lungo il
muro. Il capitano ascoltava impassibile il pianto.
“Wendy, correte! Venite a vedere!” la chiamò ad un tratto Viggo, mentre estraeva da un barile un
neonato che piangeva disperatamente.
“Mila!” gridò Wendy, correndo da lei e prendendola in braccio “Finalmente ti abbiamo trovato!”.
Wendy scoppiò in lacrime di gioia, stringendo la figlia al petto, convinta che non l’avrebbe mai più
persa. Viggo sembrava soddisfatto dell’impresa e accarezzava la testina della piccola. Lo sguardo
del capitano non era né furioso né affranto, ma semplicemente di ghiaccio, proprio come l’affetto
che provava per la figlia.
Quando tornarono alla Drago Rosso, la ciurma era sorpresa di vedere una bambina tra le braccia
della signora Wendy, ma poi accadde una cosa che stupì il capitano Ligte: tutti sembravano
entusiasti di avere una piccola donna a bordo.
Gli anni passarono e Mila era oramai una bellissima bambina di otto anni. Il capitano Ligte, in
qualche modo, sembrava essersi abituato all’idea di avere una figlia. Nei primi anni, quando lei lo
chiamava ‘padre’, lui la sgridava e minacciava di buttarla in mare, ma presto si arrese, vedendo che
le sue minacce non avevano alcun effetto.
9
Il capitano non osava mai abbracciare i suoi figli o solo dirgli ‘ti voglio bene’, raramente gli
dedicava del tempo e mai andava a dargli la buonanotte, ma Mila sembrava essere contenta di avere
una famiglia e amava suo padre.
Dopo otto anni Mila si era abituata alla ciurma della Drago Rosso, così rozza, sporca, maleducata e
incivile. Per di più, affascinata dal loro modo di vivere, sperava tanto di poter diventare un pirata
come suo padre e suo fratello. Alle donne, però, non era permesso stare a bordo di una nave e anche
sua madre non voleva assolutamente che seguisse le orme paterne; bastava che la piccola
impugnasse una spada perché lei la sgridasse.
La bambina, benché fosse così piccola, era costretta ad apprendere nozioni di lingua, lettere e
scienze matematiche dalla madre, che a sua volta era stata istruita da suo padre, un noto medico.
Mila somigliava moltissimo alla madre. I capelli color dell’oro le ricadevano sulle spalle fino alla
vita; gli occhi vivaci brillavano di un colore particolare: un castano molto chiaro, quasi dorato; il
viso era tondo e dolcissimo, segnato da gote molto rosse; la pelle sarebbe stata molto candida se non
fosse stato per il forte sole a cui tutti dovevano esporsi ogni giorno; i lineamenti erano molto
delicati e femminili. Di certo non aveva l’aspetto della figlia di un pirata, anche perché sua madre ci
teneva a vestirla pomposamente e a tenerla sempre in ordine.
Suo fratello Jack, invece, aveva sedici anni, stava per prendere l’orecchino e finalmente avrebbe
combattuto al fianco del padre. Ancora viveva alla Tana e molto spesso riceveva visite dalla sorella
e dalla madre.
Per Mila il futuro era già segnato: sarebbe diventata una donna colta e istruita, avrebbe avuto dei
figli e mai avrebbe sposato un pirata. Così voleva la madre, che però non immaginava che un
avvenimento significativo avrebbe cambiato la vita di sua figlia.
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Capitolo 2
SEAN ASTIN
Frequentemente la Drago Rosso salpava per saccheggiare le navi mercantili o per assalire piccoli
villaggi. Dopo aver sgozzato o impiccato i sopravvissuti, i pirati rubavano tutto ciò che c’era di
prezioso sulle navi: cibo, gioielli, vestiti, armi, mobili. Trascorrevano mesi prima che la Drago
Rosso, ricca di bottini, facesse ritorno sull’isola. Mila e Jack vedevano raramente il loro padre per
questo; a Wendy e a tutte le altre donne o schiave, dato che erano necessarie solo per procreare, non
era concesso seguire in mare i loro uomini e così attendevano sull’isola, prendendosi cura dei
bambini e dei giovani che si allenavano alla Tana, i quali sognavano il giorno in cui anche loro
sarebbero salpati insieme ai loro padri.
*
Quando Sean Astin riprese conoscenza, era una mattina di sole e la nave si era arenata da poco
tempo, avendo fatto recentemente ritorno da un lungo periodo di saccheggi.
“Dove mi trovo?”.
“Va tutto bene”.
La voce che sentiva il piccolo era dolce e melodiosa. Si costrinse ad aprire gli occhi, ma ciò che
vide fu solo un’immagine sfocata. Sentiva molto freddo, benché fosse sudato, ed era attraversato da
violenti tremori; la testa gli girava moltissimo e lui si sentiva stordito. Qualcuno gli stava
accarezzando i capelli e gli parlava con quella voce melodiosa.
Guarirai presto, non preoccuparti. Riesci a sentirmi?”.
Il bambino cercò di mettere a fuoco le immagini. Davanti a lui c’era una graziosa bimba dal viso
dolce e i capelli color dell’oro. La voce melodiosa era la sua.
“Dove sono?” chiese di nuovo, flebilmente.
“Sei ancora sulla Drago Rosso” rispose la bambina “Hai dormito per molto tempo, ma presto
l’effetto delle droghe passerà e ti riprenderai”.
“Dov’è la nave di Foss?”.
“Foss?” ripeté la piccola perplessa “Non so chi sia, ma credo di sapere cosa ti è successo: sei stato
rapito e condotto sulla Drago Rosso”.
Il bambino sgranò gli occhi. Rapito? Ma era terribile! Avrebbe voluto urlare e scappare, ma non ne
aveva le forze; non potendo reagire in alcun modo, svenne.
Trascorsero altri giorni prima che il bambino si riprendesse definitivamente. Quando fu in grado di
parlare e di camminare senza difficoltà, fu condotto da due pirati nella cabina di Giacomo Ligte.
“Ecco il prigioniero, capitano” disse uno dei due, che aveva folti baffi neri e la testa rasata coperta
di tatuaggi; con violenza calciò le gambe del piccolo, che cadde ai piedi del capitano “Si è ripreso:
può camminare e parlare”.
Il capitano accennò un sorriso soddisfatto.
“Bene” esultò e si avvicinò al piccolo per esaminarlo “Hai una corporatura robusta. Credo che con i
giusti allenamenti potresti diventare più forte e muscoloso di quello che sei ora. Qual è la tua età?”.
Giacomo Ligte sembrava molto interessato a quel particolare. Il bambino, invece, teneva lo sguardo
basso: non aveva nemmeno il coraggio di guardare negli occhi quegli uomini crudeli.
“Gli avete forse tagliato la lingua?”.
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Il capitano sembrava compiaciuto del terrore del giovanotto: gli occhi si accesero esaltati e un
sorriso malizioso si dipinse sul suo volto; i due pirati, invece, ridevano di lui. Il povero ragazzino
era terrorizzato; due lacrime gli scivolarono sulle guance rosee.
“Non metterti a piangere, mocciosetto!” lo rimproverò il capitano, facendosi improvvisamente serio
e accigliato “Comportati da uomo!”.
Il bambino, però, ancora più intimorito dalla collera del pirata e dai due omoni sporchi e melliflui,
scoppiò in singhiozzi e cercò di asciugarsi le lacrime con la manica della sudicia camicia che
indossava.
Il capitano Ligte lanciò un’occhiata impaziente ai suoi uomini, che si strinsero nelle spalle, e avanzò
verso il ragazzino, il quale cercò di indietreggiare, ma uno dei due pirati lo trattenne per un braccio
e lo costrinse bruscamente ad alzarsi da terra.
“Qual è il tuo nome?” domandò, non badando alla paura del piccolo.
Questa volta il bambino inspirò profondamente e, guardando il capitano con occhi gonfi e arrossati,
rispose flebilmente…
“Sean. Sean Astin”.
I due pirati si chinarono su di lui per sentir meglio la sua voce, ma il bambino, alla vista dei loro
volti orridi e nauseato dal loro odore, scoppiò di nuovo in lacrime.
“Ti ripeto la domanda, Sean: qual è la tua età?”.
“Perché mi avete rapito?” urlò ad un tratto il prigioniero tra un singhiozzo e l’altro “Io non ho fatto
niente! Cosa è successo al capitano Foss?”.
“Foss?” ripeté il capitano pensieroso “Era questo il nome di quel capitano a cui abbiamo allungato
gli arti con le corde? Quando ci supplicava, non credo abbia detto il suo nome”.
Il bambino divenne pallido come se avesse visto un fantasma. Non riusciva a credere a una simile
tragedia.
“Cosa gli avete fatto?” gridò il bambino, abbassando il capo e muovendo le spalle tra gli spasmi
delle lacrime “Dov’è ora? E perché mi avete portato qui? Cosa è successo? Io non ricordo nulla”.
Il capitano Ligte scoppiò a ridere.
“E’ normale che tu non ricordi nulla. Dopo aver attaccato la nave del capitano Foss, ti abbiamo
catturato e stordito con whisky, rhum, laudano e oppio. Per giorni hai dormito profondamente e sei
stato tormentato da sogni terribili, ma ora sei di nuovo lucido e pronto per allenarti”.
“Allenarmi?” ripeté Sean “Per quale ragione? Perché sono qui? Che cosa volete da me?”.
Il piccolo era sempre più spaventato.
“Sei stato arruolato a forza. Quando sarai abbastanza grande e forte da poter combattere, potrai
salpare con noi”.
“No!” urlò lui con tutto il fiato che aveva in gola “Non voglio! Fatemi tornare sulla mia nave!”.
“No” fu la risposta immediata del capitano, il cui tono che non ammetteva repliche “Te lo chiederò
un’ultima volta, Sean: qual è la tua età?”.
“Ho dieci anni” rispose infine lui, affranto.
“Molto bene” Giacomo Ligte annuì con il capo; dopodichè, rivolgendosi ai due pirati, ordinò di
portarlo alla Tana.
“Alla Tana?” il ragazzo era perplesso e spaventato allo stesso tempo.
“Dovresti essermi riconoscente” disse il capitano “Se sei ancora vivo, è solo grazie a me; altrimenti
avresti fatto la stessa brutta fine dei tuoi compagni”.
“No, vi prego!” gridò Sean, buttandosi in ginocchio e congiungendo le mani come per pregare
“Lasciatemi andare! Non ho fatto niente, vi prego!”.
“Hai due possibilità Sean Astin” gli disse il pirata coi baffoni, avvicinandogli un coltello alla gola
“O diventi un pirata o perdi la vita”.
“Preferisco morire! Non voglio diventare un ladro e un assassino come voi!” replicò Sean,
prendendo improvvisamente coraggio.
I due omoni aumentarono la presa sulle braccia e le spalle del bambino, il quale scalciava e si
divincolava con tutte le sue forze, e lo condussero sovraccoperta. Per tenere fermo Sean i due
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furono costretti a legargli le mani dietro alla schiena in modo molto stretto. Obbligato ad obbedire,
il bambino si lasciò condurre lungo il ponte della lurida e squallida nave. Ad un tratto una voce li
costrinse a fermarsi; era la voce melodiosa che tanto adorava.
Quando Sean era stato condotto dal capitano, Mila si trovava a prua e stava cantando una canzone
che le aveva insegnato un uomo della ciurma. Aveva udito le grida e i singhiozzi del ragazzo e
aveva visto i due uomini trascinarlo con le mani legate.
“Fermi!” aveva gridato “Così gli farete male!”.
“Abbiamo l’ordine di portare questo ragazzo alla Tana”.
“Ma così gli farete male! Guardate: gli avete lasciato tantissimi segni rossi e la corda con cui gli
avete legato le mani è troppo stretta” li rimproverò, mentre con il suo coltellino tagliava la fune “Ti
senti bene?” chiese poi al ragazzo, mettendogli una mano sulla spalla.
“Ti ripeto di farti da parte: dobbiamo condurre il ragazzo alla Tana”.
“Sì, ma non così: non saranno necessarie la corda e le minacce. Posso condurlo io alla Tana”
rispose la ragazzina sicura di sé.
“Levati dai piedi, Mila! L’ordine è stato dato a noi”.
“Ho detto che lo porterò io alla Tana” ripeté lei, facendosi più imperiosa che mai.
“Potresti farlo scappare”.
“Non lo farò scappare, potete stare tranquilli. So quali sarebbero le conseguenze: spetterebbe la
morte ad entrambi”
La ragazzina prese il ragazzo per mano e insieme si diressero alla Tana.
“Ti ringrazio” disse Sean, quando si furono allontanati, asciugandosi ancora le lacrime.
“Dovevo farlo: quei due avrebbero anche potuto farti del male e io non potevo stare a guardare
senza far niente”.
“Puoi comandare su di loro?”.
“Solo quando sono ubriachi” rispose lei con un risata dolce.
“Quel capitano è malvagio!” ringhiò il prigioniero, scaricando la rabbia “Ha torturato il capitano
Foss e mi ha rapito per arruolarmi a forza”.
Mila non si stupì del maligno comportamento del padre.
“Mi hanno drogato e stordito; ho dormito per tanto tempo ed ora non ricordo nulla”.
“Hai chiesto tanto volte del capitano Foss”.
“Eri tu quindi che mi parlavi” suppose lui con sollievo “La tua voce è così dolce”.
“Non mi hai mai detto il tuo nome, però”.
“Sean Astin, e tu?”.
“Mila Ligte, sono la figlia del capitano”.
Sean era rimasto a bocca aperta.
“Siamo arrivati alla Tana! Ti piacerà vivere qui: potrai avere tanti amici e combattere con loro.
Quanto vorrei poter stare anch’io qui, invece di studiare con mia madre!”.
Mila e Sean proseguirono sempre mano nella mano, fermandosi solo davanti ad una scalinata di
roccia, sulla quale decine di ragazzi robusti e dall’aspetto prepotente duellavano con spade affilate.
Mila, con il suo vestito pomposo, trovò un po’ di difficoltà a scendere i gradini, ma fu aiutata da
Sean e, quando arrivarono a terra, gridò:
“Ragazzi!”.
Nessuno sembrò ascoltarla.
“Ragazzi, per favore, ascoltatemi: voglio presentarvi un nuovo arrivato…perché non mi ascoltate?”.
Mila sapeva benissimo che facevano finta di non ascoltarla. Ogni volta che cercava di attirare la
loro attenzione, i ragazzi continuavano a combattere come se non si accorgessero di lei e ridevano
portandosi le mani alla bocca per non farsi vedere.
“Ma perché non ti danno ascolto?” le domandò Sean perplesso.
“Perché sono una donna e gli uomini non danno ascolto alle donne. Ogni volta che vengo qui mi
ignorano. Sarà meglio cercare Jack”.
“Chi è Jack?”.
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“Jack è mio fratello. Nessuno di loro osa disubbidirgli perché è il figlio del capitano e poi sta per
prendere l’orecchino. Tra poco diventerà parte della ciurma. Nostro padre sarà molto fiero di lui”
gli spiegò Mila e intanto faceva scorrere lo sguardo sui ragazzi.
“Mila?”.
“Jimmy!”.
La bambina andò incontro ad un ragazzo della sua stessa età, Jimmy Maderson, figlio di Viggo e
Sarah; il piccolo viveva alla Tana solo da pochi giorni. I due erano grandi amici e passavano sempre
il tempo insieme, divertendosi moltissimo, ma da quando Jimmy, compiuti otto anni, era stato
costretto ad allenarsi duramente, potevano vedersi raramente e questo dispiaceva molto a tutti e due.
Mila corse ad abbracciarlo, lo strinse forte tra le braccia e gli scoccò un grande bacio sulla guancia.
“Sono così contenta di vederti! Sono dieci giorni che non ci vediamo” disse lei, euforica.
“Dodici giorni, li ho contati” la corresse Jimmy “Purtroppo in questi giorni c’è stato così tanto
allenamento che non avrei proprio avuto il tempo di stare con te”.
“E’ faticoso, non è vero?”.
“Già! Lavoriamo tutti i giorni, ogni mattina e ogni sera. Quando è ora di andare a dormire, sono
così stanco che mi addormento subito, nonostante le casette sugli alberi siano scomode” rispose il
ragazzino, appoggiandosi sulla spalla la spada, sicuramente più pesante di lui.
“Jimmy, posso presentarti Sean Astin? Credo che vi sia giunta voce del ragazzo che…ehm…è stato
portato qui” disse Mila, mentre faceva segno al ragazzo dietro di lei di raggiungerlo.
“Sì, è giunta voce” confermò lui; poi rivolto a Sean: “Il mio nome è Jimmy Maderson”.
“Sean Astin” rispose il ragazzino, intimidito.
Subito dopo le presentazioni, da dietro uno scoglio sbucò un ragazzo dai lineamenti esotici e dalla
pelle scura per il sole. Era molto alto, più di tutti gli altri compagni, ed era robusto e tonico; la
sudicia e rovinata camicia che indossava aderiva fin troppo ai suoi muscoli. I capelli neri come la
pece erano lunghi fino al petto; gli occhi, invece, brillavano di un luccichio sinistro. Tutti i ragazzi
si scansarono per permettergli di passare, mentre lui estraeva dal fodero la spada. Sean trattenne il
fiato.
“Mila, cosa ci fai qui?”.
“Jack, non volevo disturbare il vostro allenamento; sono venuta per presentarvi una persona” si
giustificò la ragazza, poi indicò il bambino accanto a lei “Lui è Sean Astin, il ragazzo che è stato
condotto qui per l’arruolamento. Ora che si è ripreso dalle droghe somministrategli, nostro padre lo
vuole alla Tana”.
“Davvero?” la voce di Jack sembrava molto provocatoria “Sai combattere, ragazzino?”.
Sean, intimidito, non rispose.
“Sei sordo? Rispondimi o ti passo da parte a parte con la spada!”.
Mila fulminò il fratello con lo sguardo. Non sopportava tanta arroganza. Sean cercò il suo supporto,
non sapendo come comportarsi.
“Vediamo allora se sei capace a scappare” azzardò Jack.
I ragazzi che si trovavano lì, sentendo le provocazione del loro idolo, si avvicinarono
minacciosamente a Sean, il quale indietreggiò di qualche passo e poi, spaventato dai volti selvaggi,
dalle spade e dai coltelli, scappò, risalendo la scalinata di roccia e correndo verso la spiaggia. Tutti
gli corsero dietro gridando all’unisono.
“Uccidiamo il ragazzo!”.
“Non siate sciocchi!” li rimproverò Mila, tentando di rincorrerli e di fermarli “Jack, mi meraviglio
di te. Fermo!...Jimmy, no anche tu!...Non fategli del male, vi prego!…Ragazzi, adesso basta! State
esagerando! Posso spiegarvi tutto”.
Nessuno le dava ascolto (in fondo come sempre). Era caduta da un masso nel tentativo di fermare
suo fratello e lui non l’aveva aiutata a rialzarsi, poiché era impegnato a correre dietro a Sean,
seguito da altri trenta ragazzi.
“Aiuto Mila!” continuava a gridare Sean, soffocato e avvolto dalla sabbia che alzava nella frenetica
corsa.
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La ragazza non sapeva che fare e come attirare la loro attenzione. Conosceva benissimo i giovani
pirati: sarebbero stati capaci di uccidere una persona anche solo per divertimento: a loro piaceva
vedere morire la gente e ci ridevano sopra. In quel momento però la piccola era spaventata dal loro
comportamento. Non li aveva mai visti agire in quel modo e non sapeva come rimediare e aiutare il
suo nuovo amico. Si chiedeva disperatamente come potevano uccidere un bambino di dieci anni
quando il loro capitano lo aveva risparmiato alla morte.
Le si gelò il sangue quando Jack balzò sul povero Sean, rovinandolo a terra. Doveva fare subito
qualcosa per salvarlo! D’un tratto una luce accecante le investì gli occhi. Invece di ripararsi la vista,
lei si volse verso l’origine e capì che la luce era il riflesso dei raggi del sole che colpivano la lama di
una spada, poggiata su uno scoglio. Subito le venne in mente un’idea. Impugnò saldamente l’arma
e, senza badare a ciò che sua madre avrebbe potuto dirle vedendola brandire una spada, raggiunse i
ragazzi, che nel frattempo avevano accerchiato Jack e lo stavano osservando minacciare il povero
Sean, sdraiato sulla sabbia, pallido in viso e con il terrore negli occhi.
“Dì le tue preghiere, perché adesso stai per essere infilzato con la spada del figlio del capitano”.
“Jack!” lo richiamò a gran voce Mila “Lascialo…stare…immediatamente!”.
Il modo in cui la bambina aveva scandito le ultime parole era minaccioso. I ragazzi si voltarono e,
quando videro la ragazza con in mano la spada, scoppiarono a ridere. Jack lasciò la camicia di Sean,
si alzò dalla sabbia e, con un sorrisino beffardo sul volto, puntò la lama affilata della sua spada al
collo della sorella.
“Cosa vorresti fare, Mila? Tenti di minacciare me? Io sono tuo fratello. Non fare sciocchezze: metti
via quella spada; non sei nemmeno capace di brandirla”.
Mila si sentì offesa e così, per far vedere a suo fratello che non la intimoriva, colpì la spada di Jack
con tale forza da fargliela scivolare di mano. L’arma, dopo aver volteggiato a lungo nell’aria, si
conficcò nella sabbia lucente, splendendo minaccevole alla luce del sole. Jack era esterrefatto, senza
parole. Faceva scivolare lo sguardo dalla mano vuota e aperta alla spada conficcata nella sabbia
chiara. Gli altri ragazzi erano basiti quanto il loro idolo e compagno. Mila, invece, orgogliosa di sé,
non osava abbassare la guardia: finalmente era riuscita ad attirare l’attenzione. Dopo aver scoccato
un’occhiata carica di rivalità alla sorella, Jack si affrettò a recuperare la sua spada.
“Mila smettila di fare la stupida” le ordinò “Ti conviene non tentarmi, perché non ti sapresti
difendere e io ti farei del male”.
“Anch’io ho il sangue di un pirata: posso farcela” replicò lei stizzita e determinata, gonfiando il
petto.
Tutti scoppiarono di nuovo in una fragorosa risata, compreso Jack che, non dando importanza alle
parole della sorella, si voltò e si riconcentrò su Sean; Mila ne approfittò per coglierlo di sorpresa:
corse verso ilo fratello con la spada alta. In molti gridarono a Jack di stare attento e lui si girò in
tempo per bloccare il colpo della sorella. Fu così che i due intrapresero un piccolo duello.
Mila non aveva mai impugnato una spada e all’inizio trovò difficile manovrarla, poiché era molto
pesante per lei. Si chiedeva come Jimmy potesse riuscirci così bene.
Jack, invece, sembrava divertirsi, nonostante l’affronto subito dalla sorella. Schivava e parava ogni
attacco di Mila, facendo molta attenzione a non colpirla sul serio e a non farle male. Sinceramente
si meravigliò di come lei riuscisse a combattere tanto bene, pur non avendo mai duellato.
Improvvisamente Mila, girando su se stessa, colpì così violentemente la spada del fratello che di
nuovo gliela fece sfuggire di mano. Il ragazzo, destabilizzato dall’urto, cadde in ginocchio e lei gli
puntò la lama alla gola.
Tutti i ragazzi rimasero a bocca aperta e trattennero il respiro; calò un profondo e lungo silenzio tra
loro ed il solo rumore che si udiva era quello delle onde che si infrangevano sugli scogli. Jimmy si
era fatto avanti tra la folla, la bocca spalancata per la meraviglia, non riuscendo ancora a credere
che la sua migliore amica avesse appena battuto Jack Ligte, non solo suo fratello, ma anche il
ragazzo più bravo e invincibile della Tana.
Jack guardò la sorella stupefatto, incapace anche lui di credersi battuto. Scansando con un gesto
secco la lama dalla sua gola, si rimise in piedi ed estrasse la spada dalla sabbia, rinfoderandola
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senza proferire parola. Anche Mila, incredula delle capacità poco prima dimostrate, gettò la sua
arma e corse da Sean, ancora sdraiato a terra.
“Lasciate in pace questo ragazzo. Lui rimarrà qui per sempre e, come voi, farà parte della ciurma
della Drago Rosso. Fareste meglio ad andare d’accordo con lui e ad insegnargli il mestiere del
pirata…”.
Mila ebbe l’impressione che un’onda d’acqua gelata l’avesse travolta; le parole le morirono in gola
e il suo sguardo fiero si pietrificò. Giacomo Ligte guardava il gruppo di ragazzi vicino alla riva.
Mila si chiese da quanto tempo fosse lì e se avesse assistito al duello. L’espressione di suo padre
non prometteva nulla di buono: i suoi occhi freddi e glaciali sembravano trafiggere tutti i presenti.
La mano stringeva con forza l’elsa della spada.
La piccola trattenne il respiro e, se avesse potuto, sarebbe strisciata via senza farsi accorgere.
“Mila” la chiamò dopo qualche istante il padre con tono rigido “Vieni con me”.
Il cuore di Mila prese a battere all’impazzata. Prima di allontanarsi da Sean e gli altri, guardò
supplichevole il fratello, il quale colse subito la richiesta d’aiuto. Il padre, capite le sue intenzioni,
lo zittì all’istante.
“Jack…non una parola!” la rabbia del capitano era fortemente trattenuta.
Mila raggiunse il genitore, che le fece cenno di seguirla. Lei camminò dietro al capitano, il cui
passo era veloce e deciso; i due salirono a bordo della nave ed entrarono nella cabina. Il pirata si
sedette ad un tavolo, lasciando la figlia in piedi, vicino alla soglia della porta.
“Dove hai imparato a combattere così bene, Mila?”.
Mila boccheggiò. Non aveva mai duellato prima di allora; suo padre avrebbe dovuto saperlo.
“Non ho mai combattuto prima d’ora” rispose infine.
Gli occhi del capitano scrutarono attentamente la bambina, la quale abbassò lo sguardo intimorito a
terra.
“Non è possibile che tu abbia combattuto così bene senza allenamento”.
“In fondo sono la figlia di un pirata” Mila aveva sussurrato quelle parole e, temendo di aver
suscitato l’ira del padre, cercò di sviare l’argomento “Davvero credete che abbia combattuto
abilmente?”.
In cuor suo Mila sperava sul serio che il padre avesse apprezzato la sua innata abilità.
“Mila, da oggi in poi tu non metterai mai più piede nella Tana” le ordinò il capitano con
sconvolgente freddezza.
“Perché?!” gridò lei sconvolta.
“Tuo fratello presto diventerà un pirata e tu lo hai umiliato davanti a tutti!”.
“Ma stava per uccidere un ragazzo! Sean è un mio amico e trovo che sia stato spregevole
costringerlo a diventare ciò che non è e che non vuole essere”.
“Tu non hai il diritto di criticare quello che faccio. Sono il capitano di questa nave e ho diritto di
vita e di morte sulla Drago Rosso” le rispose contrariato il padre, puntandole un dito contro e
gridando così forte che sul ponte i suoi uomini poterono udire la discussione.
“E’ sempre spregevole quello che avete fatto” lo contraddisse Mila “Avete risparmiato la vita a quel
ragazzo e Jack e gli altri stavano per ucciderlo. Non potevo permetterlo!”.
“Tu non hai nessuno diritto di sfidare tuo fratello! Non hai nessuno diritto su nessuno dei miei
ragazzi”.
“Io…volevo solo proteggere Sean e…dimostrare che anch’io posso combattere come loro”.
Sentendo quelle parole, il capitano si accese di rabbia.
“Cosa?” disse, alzandosi dalla sedia e puntando alla figlia “Volevi essere misericordiosa? Volevi
essere un’eroina o cos’altro, Mila? Tu non hai dimostrato e non dimostrerai mai niente! A
nessuno!”.
Gli occhi di Giacomo Ligte avvamparono per la collera.
“Credevo…” Mila era senza parole o, meglio, temeva di dire cose che avrebbero scatenato ancora
di più l’ira del padre “Ho sempre sperato di ricevere la vostra benevolenza; ho sempre sperato e lo
spero ancora di poter essere valorosa e…un pirata come voi, padre”.
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Il capitano la guardò allibito: non avrebbe mai creduto una cosa del genere. Una bambina, quindi
femmina, che vuole affrontare la pirateria! Impossibile! Le si avvicinò e le si inginocchiò davanti.
La cosa che Mila temeva di più del padre era la collera: la sua voce potente, il volto fiammeggiante
e gli occhi iniettati di sangue, proprio come quando uccideva i suoi avversari.
“Mila” sibilò “Le donne non sono capaci di brandire una spada e di combattere come un uomo; non
possiedono il coraggio di un uomo e non hanno la forza di un uomo. Perciò…” fu allora che il
capitano sfogò la rabbia e l’ira, facendo sobbalzare la figlia “Non dirlo mai più! Inoltre riprova solo
una volta a disobbedirmi, a mancarmi di rispetto o a umiliare Jack e io ti getterò in fondo al mare.
Basterà una sola scorrettezza, Mila. Una sola! Tienilo bene a mente, ragazzina”.
“Sì, padre” rispose lei con voce flebile, mentre cercava di trattenere i singhiozzi: gli occhi le
divennero lucidi e lei dovette mordersi le labbra per trattenersi.
Il capitano Ligte si alzò e inspirò, esasperato.
Mila scappò dalla cabina, delusa e spaventata; le gote rosse erano bagnate dalle lacrime e lei
piangeva così forte che era un sollievo vedere il ponte vuoto (altrimenti avrebbe attirato l’attenzione
della ciurma). Si gettò sul parapetto e, asciugandosi le lacrime con la manina, guardò l’isola e la
Tana, il luogo che adorava di più. Non riusciva a credere che suo padre le avesse proibito di
andarci. Le sue preoccupazioni erano soprattutto per Sean e Jimmy: se non voleva disobbedire, non
avrebbe più potuto vederli. Successivamente pensò al duello con il fratello: lei non aveva voluto
umiliarlo davanti agli altri. Non avrebbe mai immaginato di poter maneggiare così facilmente la
spada e, invece, era riuscita addirittura a battere il miglior spadaccino; forse era stata solo fortuna,
ma in cuor suo sperava che non fosse così. Di nuovo i pensieri si riconcentrarono su Sean: come
avrebbe fatto a cavarsela senza il suo aiuto? Sapeva che i ragazzi della Tana avrebbero continuato a
minacciarlo e a spaventarlo, anche solo per divertimento.
Il sole stava tramontando. Il Mar dei Caraibi si dipingeva di rosa e arancio, rispecchiando i colori
del cielo. Il vento calò e l’aria divenne più fresca. Mila, rabbrividendo, fece ritorno sottocoperta.
Mentre attraversava la sporca e cupa cambusa, fu attraversata da un pensiero coraggioso e
pericoloso allo stesso tempo: voleva tornare alla Tana e l’avrebbe fatto.
-Devo essere impazzita- disse tra sé e sé, scuotendo il capo.
Temeva la collera di suo padre e le sue minacce, ma nonostante questo era decisa a disobbedirgli.
Non seppe per quale ragione in quel momento si sentiva coraggio, quando solo un attimo prima era
terrorizzata; sapeva solo che, una volta calate le tenebre, sarebbe tornata alla Tana.
*
“C’è qualche problema, Mila? Sembri pensierosa!” Wendy chiuse il libro che stava leggendo alla
luce di una candela.
“A dir la verità sono rimasta scossa da quello che ha fatto mio padre oggi” rispose lei, guardando
attentamente la madre.
“Perché? Che cos’ha fatto?”.
“Questo pomeriggio il prigioniero che si trovava a bordo si è ripreso e io stessa l’ho condotto alla
Tana. Sean (questo è il suo nome) viveva a bordo di una nave, o almeno credo. Penso che mio padre
sia stato cattivo con lui: non avrebbe dovuto rapirlo” spiegò Mila.
Wendy sorrise:adorava la misericordia e l’anima buona di sua figlia. Mila avvampò davanti a quel
sorriso materno. Per lei la madre era un angelo, un punto di riferimento, l’unico conforto che aveva
a dispetto della freddezza e non curanza del padre.
“Tuo padre è il capitano di questa nave ed è lui a decidere quale sarà la sorte dei prigionieri. Io
credo che sia stato molto magnanimo con quel ragazzo: lo ha risparmiato ed è difficile che tuo
padre risparmi qualcuno” Wendy parlava con esagerata pacatezza; forse aveva assistito a così tante
ingiustizie che non sapeva più distinguere il bene dal male.
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“Ma Sean ha solo dieci anni! Non vuole essere un pirata e sarà difficile per lui diventarlo” insistette
Mila, decisa ad aiutare il suo nuovo amico “Voi, madre, volevate diventare un pirata?”.
“Io non sono un pirata, ma la moglie di un pirata” la corresse Wendy in tono scrupoloso.
“Ma se foste nata uomo, lo avreste voluto?”.
“No, assolutamente no! Preferirei morire pur di non essere un pirata” rispose all’istante lei,
disgustata al solo pensiero.
“E’ quello che ha detto anche Sean per lo stesso motivo, madre. Lui farebbe di tutto, anche morire,
pur di non essere come noi. Comunque io non la penso affatto come voi: i pirati sono davvero
speciali. Si ubriacano spesso, sono sporchi, rubano e imprecano, ma sono la nostra famiglia e io
vorrei poter essere un pirata”
“Fortunatamente questo è un pericolo che tu non corri” si sollevò Wendy, riprendendo a leggere il
libro “Sei una donna e le donne non diventato pirati”.
-Quanto vorrei essere un uomo- pensò dentro di sé Mila, osservando la madre che faceva scorrere
gli occhi tra le righe delle pagina; nel frattempo ascoltava i rumori che provenivano dall’esterno:
rombar di toni e il sibilo del vento. Presto sarebbe scoppiato un violento temporale. A causa del
mare mosso la nave si inclinava e oscillava a ritmo delle onde.
Mila si domandò se fosse già buio. Di certo non erano le otto, poiché non era ancora stato dato
ordine di spegnere le luci (sulle navi pirata vigevano rigide regole ed una di queste imponeva di
spegnere le candele alle otto di sera). La piccola aveva già cenato; una cena a base di brodo caldo, il
quale però sapeva un po’ di stantio, e pane. Mila aveva consumato il pasto molto velocemente,
volendo raggiungere al più presto la Tana. Rimase seduta dov’era, accanto alla madre, finché non
rintoccò il suono della campana: erano le otto. Wendy chiuse automaticamente il libro e soffiò sulla
candela; le tenebre celarono la cabina. Subito Mila cercò con la mano quella della madre. Quando
l’ebbe trovata, la strinse forte e si lasciò guidare fino alla sua cabina: era arrivata l’ora di andare a
dormire. Naturalmente, quando la Drago Rosso era lontana dall’isola, Mila dormiva con la madre e
le altre donne in un luogo non molto distante dalla spiaggia, ma, quando il capitano Ligte era
presente, Wendy desiderava stare con il marito e alla piccola era concesso alloggiare in una delle
cabine (ciò la rendeva molto felice).
Benché la piccola e umida cabina fosse avvolta dall’oscurità, Mila raggiunse facilmente l’amaca e
vi saltò dentro, coprendosi fino al mento. La madre, dopo averle augurato la buonanotte e averla
baciata sulla fronte, uscì, chiudendo la porta. Mila rimase avvolta nella coperta in ascolto: se non
voleva farsi vedere dalla ciurma e, soprattutto, dal padre, doveva attendere che tutti fossero andati a
dormire. A lungo si udirono il rumore di passi pesanti, voci e richiami impazienti sovraccoperta: i
pirati stava sistemando ogni cosa e ritirando le vele, affinché l’imminente temporale non
danneggiasse qualcosa. Quando ogni suono, ad eccezion fatta dei tuoni e delle onde, cessò, Mila
scese dall’amaca e a passo felpato uscì dalla cabina. Conosceva abbastanza bene la nave da sapersi
orientare anche al buio, ma prima di salire sul ponte di coperta dovette stare molto attenta a non
svegliare gli uomini della ciurma: la maggior parte dormiva sulle amache, ma altri per terra. Mila
sentì i loro grugniti e i respiri pesanti; se avesse fatto molta attenzione, sarebbe uscita sul ponte
senza farsi scoprire. Per evitare di urtare le amache o di inciampare sugli uomini a terra, si tenne
attaccata alla parete, umida e tormentata dai tarli, della chiglia. Era quasi arrivata a metà strada
quando con un piede toccò una bottiglia vuota, la quale rotolò via rumorosamente. Mila si
immobilizzò, trattenendo il respiro.
“Cosa è stato?” gridò un uomo e la piccola lo sentì balzar su dal pavimento: doveva trovarsi a poca
distanza da lei.
“Sarà stato un topo, Ed. Rimettiti a dormire” gli rispose uno dei compagni.
Mila trasse un profondo respiro quando sentì l’uomo accucciarsi a terra. Attese qualche secondo e
poi riprese l’impresa. Uscita sovraccoperta, ebbe l’impressione di trovarsi in un incubo: il vento
ululava e spazzava via ogni cosa, il cielo era illuminato dal lampi, i tuoni facevano tremare la terra e
le onde erano talmente alte che si infrangevano sul parapetto della nave. Mila guardò a prua e scorse
una decina di uomini, che bevevano (qualcuno doveva rimanere a guardia della nave);
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fortunatamente erano troppo lontani per vederla. Quello era il momento giusto per andare. Cadde
diverse volte prima di riuscire a scendere dalla nave, a causa del ponte bagnato e dello sciabordio
delle onde, ma una volta riuscita nel suo intento attraversò la spiaggia, diretta alla Tana.
Lungo il cammino si chiese come stesse Sean e se gli altri compagni lo stessero trattando bene.
Quando arrivò a destinazione, vide i giovani raggruppati in un ampio spiazzo tra gli alberi, seduti
sulle rocce. Almeno lì erano più riparati dal vento.
“Guardate chi c’è: la signora spadaccina!” gridò un ragazzo, indicando la bambina che si
avvicinava.
“Ciao ragazzi!” li salutò lei sorridendo.
“Ehi Jack! Prendi il taccuino perché tua sorella è venuta a darti di nuovo lezioni” scherzò uno di
loro, seduto a terra.
“Ah ah! Che ridere!” rispose sarcastico Jack, poi scoccò alla sorella un’occhiataccia “Cosa vuoi
adesso, Mila? Se sei venuta qui per sapere come sta il tuo amico, ti posso assicurare che non lo
abbiamo più toccato e lui nemmeno vuole stare in nostra presenza”.
Sean sedeva su un tronco, quasi nascosto tra la folta boscaglia, con le mani tra i capelli. Accanto a
lui si trovava Jimmy, che, con la mano posata sulla sua spalla, sussurrava al suo orecchio. Mila si
avvicinò a loro e si mise seduta accanto a Sean, sul fianco opposto a quello di Jimmy.
“E’ successo qualcosa?” domandò.
“Sì. Sean non vuole allenarsi con la spada. Dice che non è capace” rispose Jimmy, alzando lo
sguardo sull’amica, poi si rivolse di nuovo a Sean “Nessuno è capace a combattere quando una
persona prende in mano una spada per la prima volta. Ci vogliono molti anni di allenamento”.
“Non credo sia questo il problema, Jimmy” gli fece notare Mila “Il fatto è che lui non vuole
imparare ad usare la spada, non è vero Sean?”.
“Ma così non potrà mai entrare nella ciurma della Drago Rosso. Tuo padre vuole uomini forti, che
sappiano brandire bene le armi” disse Jimmy.
“La verità è che io non voglio entrare nella vostra ciurma! Ho pensato che, se non mi alleno, non
potrò mai combattere bene e così il capitano mi lascerà libero di tornare a casa mia”.
“Se non ti allenerai e non combatterai, il capitano ti lascerà morire su un’isola deserta, da solo” lo
ammonì Mila “Sai, una volta lo ha fatto. Io ancora non ero nata e Jack, mio fratello, aveva circa due
anni. C’era un ragazzo che non voleva combattere e allenarsi, perché non voleva essere un pirata.
Mio padre lo ha abbandonato. E’ una cosa…terribile”.
“Adesso è questa la tua nuova casa” proseguì Jimmy “Non sarà difficile adattarsi a questo tipo di
vita”.
“Ma voi pirati siete odiati da tutti perché siete cattivi!” puntualizzò Sean con tono amaro.
“Come pirata potresti essere rispettabile. Mio padre, ad esempio, è un pirata a cui piace mantenere
la propria dignità e mio fratello è buono” gli disse Mila.
“Buono?!” ripeté Sean allibito “Ma se ha tentato di uccidermi! Come tutti gli altri selvaggi che sono
qui!”.
“Lo facevamo solo per divertirci” si giustificò Jimmy, alzando le spalle.
“Mila!”.
Sentendosi chiamare, la bambina si voltò verso un ragazzo alto e robusto, che sedeva vicino a Jack.
“Perché tu e tuo fratello non ci date di nuovo spettacolo di con i vostri duelli?”.
“E perché tu non chiudi la bocca, Will?” si stizzì lei.
“Coraggio!” la incalzò il giovane “Sei l’unica che sia riuscita a disarmare Jack”.
Notando che Jack era sul punto di esplodere per la rabbia, Mila si affrettò a rispondere.
“E’ stata solo fortuna. Probabilmente Jack non dava peso al duello; lui è e sarà sempre il migliore”.
In questo modo la piccola mise a tacere ogni schiamazzo o allusione al duello di quel giorno. Non
voleva che il fratello venisse umiliato dai compagni e temeva che lui potesse essere arrabbiato con
lei; non aveva dimenticato la sua occhiataccia quando era arrivata. Voleva scusarsi con lui, così si
alzò dal tronco e si avvicinò a Jack, sedendosi sulle sue gambe forti e muscolose. Lui non oppose
resistenza, anzi: cinse la vita della piccola, adagiandola sulla spalla nerboruta.
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“Ti chiedo scusa per oggi, fratello. Non avevo alcuna intenzione di umiliarti” Mila sussurrò quelle
scuse, in modo che solo lui potesse sentirla “Non essere arrabbiato con me”.
Il volto di Jack si aprì in un sorriso tenero.
“Non sono arrabbiato con te”.
“Ma…Jack?! Io credevo che tu lo fossi” confessò Mila, guardando il fratello con occhi carichi di
meraviglia “Nostro padre temeva che ti avessi umiliato”.
Jack non ebbe modo di rispondere, poiché Will riuscì ad intercettare le ultime parole e subito
intervenne nel discorso.
“Nessuno potrà umiliare il nostro futuro capitano”.
“Nostro padre mi ha detto impedito di tornare alla Tana” aggiunse poi la piccola, questa volta in
modo che tutti potessero sentirla.
“E perché?” chiese Jimmy sbalordito.
“Perché ha paura che io possa umiliare Jack proprio adesso che sta per diventare un pirata”.
“E allora perché sei tornata qui?” le domandò Jack premuroso.
“Come posso non tornare più alla Tana?” gli domandò lei, quasi infuriata “Non mi importa se lui mi
abbandonerà su un’isola”.
“Torna sulla nave, Mila!” le intimò Jack “Se nostro padre venisse a sapere che sei qui, sarebbero
guai per te”.
Prima ancora che Mila potesse controbattere, Jack fu spintonato da Will e un altro ragazzo, i quali, a
causa di una discussione degenerata, si stavano percuotendo con calci e pugni, rovinando a terra.
Per la spinta Mila era scivolata dalle ginocchia di Jack, che, dopo aver aiutato la sorella a rimettersi
in piedi, si era lanciato sui due compagni per separarli; in suo aiuto accorsero altri ragazzi. I due
litiganti erano furiosi e sembrava impossibile separarli. Jack dovette ricorrere alla forza per
calmarli: aveva afferrato Will per la chioma bionda, tirandolo a sé e strappandolo dalla presa
dell’altro ragazzo; lo cinse con le braccia e la sua forza fu sufficiente per trattenerlo. I tre dovettero
bloccare l’altro giovane.
“Cosa vi è preso?” gridò Jack ad entrambi “Calmatevi! Niente risse tra di noi, qualunque sia il
motivo”.
I due giovani non risposero; erano troppo occupati a fulminarsi a vicenda con lo sguardo,
scalpitanti. Gli altri, invece, osservavano immobili e silenziosi la scena, compreso Sean. Jack pose
fine alla discussione e lasciò andare Will, il quale si ricompose con gesti secchi e sparì nel fitto
della boscaglia. Nessuno di loro aveva ancora parlato o si era mosso, quando la pioggia cominciò a
cadere fitta e fredda. I ragazzi alzarono lo sguardo al cielo nero e coperto da nubi, socchiudendo gli
occhi per le gocce della pioggia. Il vento si era fatto più freddo e agitava palme e alberi. Subito i
giovani corsero ai ripari.
“Io torno alla Drago Rosso” gridò Mila a Jimmy e a Sean, cercando di sovrastare il rombo dei tuoni
e l’ululato del vento.
“Sì” annuì Jimmy, poi si rivolse a Sean: “Vieni con me: dobbiamo trovare un riparo”.
Mila guardò i suoi due amici allontanarsi, poi si voltò: non c’era rimasto più nessuno, tranne Jack,
la camicia bagnata attaccata al petto e i capelli lunghi incollati al viso.
“Torna subito sulla nave, Mila! Non attardarti, va’!” le disse e lei obbedì, volendo correre subito
sottocoperta, al riparo dalla pioggia.
La pioggia aumentava d’intensità sempre di più, cadendo senza sosta, i lampi illuminavano il cielo
uno dietro l’altro e i tuoni che seguivano facevano accapponare la pelle; il madre era molto mosso.
Mila vide la Drago Rosso dalla spiaggia: ballava pericolosamente a ritmo delle onde. Salita a bordo,
la piccola intravide la madre che parlava con i dieci uomini rimasti sul ponte. Sperava che nessuno
di loro l’avesse vista e, invece, suo malgrado, fu additata da uno dei pirati. Wendy si volse verso il
punto a lei indicato e trasse un respiro di sollievo.
“Mila!” gridò, avvicinandosi a lei e prendendola in braccio “Mila, dov’eri? Mi hai fatto spaventare
tantissimo! Con questo tempo! Sei tutta bagnata!”.
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Mila fu condotta nella sua cabina e la madre le asciugò il corpo e le cambiò i vestiti per poi metterla
a letto, passandole più volte la mano sulla fronte con il timore che avesse la febbre.
“Dove sei stata?” le chiese Wendy, in tono di rimprovero.
“Promettete di non dirlo a mio padre?” chiese lei e Wendy annuì, ma il volto era accigliato “Alla
Tana”.
“Alla Tana? Con questo tempo?! Ecco perché sei tornata con i vestiti bagnati. E perché sei andata
alla Tana?”.
“Per vedere come stava Sean, quel ragazzo a cui mio padre ha concesso di arruolarsi nella ciurma.
Non stava molto bene quando sono arrivata: non voleva mangiare e non si era allenato durante il
giorno”.
“Mila sei uscita dalla tua cabina dopo le otto e senza dirmi niente” la rimproverò “Meriteresti una
punizione a dovere. Dimmi per quale ragione non dovrei dirlo a tuo padre. Per la tua disobbedienza
merita di saperlo”.
Mila sperava che la madre non avesse fatto riferimento al padre. Ora non poteva far altro che dirle
dell’ordine del capitano.
“Perché…lui mi ha proibito di andarci”.
“E per quale motivo?” chiese Wendy, interdetta.
“Perché, secondo lui, oggi ho umiliato Jack davanti a tutti i suoi compagni. Lui, però, non è
arrabbiato con me e gli altri hanno detto che ho combattuto bene…”.
Wendy zittì la figlia con un gesto secco della mano.
“Combattuto bene?” ripeté, sperando di aver inteso male.
“Jack e gli altri hanno aggredito Sean, minacciando di ucciderlo. Jack era riuscito a catturarlo, dopo
una lunga corsa. Ho temuto che gli facessero del male, così ho impugnato una spada e ho
combattuto con Jack. Sono stata brava, perché l’ho disarmato, costringendolo in ginocchio, proprio
come fa il capitano quando combatte con i suoi nemici”.
Il volto di Wendy era contratto dall’orrore, la rabbia e lo sgomento.
“Hai impugnato una spada e combattuto?! Non voglio che tu duelli, Mila. Può essere pericoloso. Le
spade sono utili ai malvagi e ai demoni e non a te. Non osare disobbedirmi mai più!”.
Wendy era così arrabbiata che Mila indugiava a parlare.
“Allora voi siete la moglie di un malvagio e la madre di un demone”.
Wendy rimase spiazzata. Non si aspettava un’osservazione simile e vera secondo ciò che aveva
appena detto. Forse era arrivato il momento di dire alla figlia come aveva conosciuto suo padre e
per quale motivo odiava tanto i pirati.
“Quando ho conosciuto Giacomo avevo sedici anni. Mio padre era un capitano della Marina di Sua
Maestà e spesso portava me e il resto della famiglia nei suoi viaggi. Durante una traversata, la
Drago Rosso ci attaccò e due uomini cercarono di farmi del male. Fu tuo padre a salvarmi. Lui era il
figlio del capitano e per questo suo padre mi concesse a lui come bottino. La mia non è stata una
bella avventura: non ho più rivisto i miei genitori da allora, ma Giacomo ha sempre avuto rispetto
per me. Gli devo la vita”.
Il tono di Wendy era molto commosso e Mila era senza parole. La madre aveva subito una sorte
orribile e ne era dispiaciuta. Si sorprese, invece, della bontà del padre nei suoi confronti.
“Ora dormi Mila”.
Wendy uscì dalla cabina. Quel ricordo brutto per molti aspetti, ma lieto per altri l’aveva abbattuta.
Probabilmente non aveva più nemmeno la forza per rimproverare la figlia.
Mila, pensierosa, osservò l’oscurità. Non sapeva che sua madre era stata rapita dai pirati e che
aveva accettato di essere la moglie di uno di loro: non aveva intenzione di vedere i suoi figli
combattere solo perché era riconoscente al capitano. Si addormentò con questo pensiero e fu
svegliata il mattino seguente da Wendy. Quel giorno suo fratello avrebbe preso l’orecchino.
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