- Azione Cattolica Brescia

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Buone notizie
editoriale
di Adriano Bianchi
Questi cattolici
Concorso di scrittura:
“Rintracciare
la speranza”
nella sofferenza
Un concorso letterario per raccontare la speranza, dare un senso al proprio dolore e immaginare un percorso di uscita dal disagio. Si intitola “Rintracciare la speranza” la competizione
indetta dall’associazione “Il Chiaro del bosco” riservata a chi ha vissuto la sofferenza psichica
e ai loro familiari. Il concorso è stato presentato nella sede della Cooperativa “La rete” dalla
responsabile del “Chiaro del bosco” Rossella Micheli, dall’educatrice Mariella Mentasti e da
Fabio Larovere, presidente della giuria. “Le storie e le narrazioni personali possono produrre un forte impatto sociale e donare speranza a chi si sente sopraffatto dal dolore – hanno
spiegato gli organizzatori –. Scrivere è anche il luogo dell’ascolto di sé, della revisione, della
re-interpretazione, perciò il concorso vuole anche indurre a rinvenire impronte luminose nel
proprio percorso di vita scorgendovi un senso nuovo, pieno, progettuale”. Con il patrocinio
di Comune, Provincia, Regione e Csv (Brescia Volontariato) l’iniziativa è parte del progetto
“Curare le parole per dare parola alla cura” che prevede dieci laboratori per aiutare le persone a rivisitare la propria esperienza di vita attraverso la scrittura. Sono circa 120 i partecipanti ai laboratori, la maggior parte dei quali pazienti. Il concorso si articola in tre sezioni:
racconto, testimonianza-autobiografia e poesia. I primi tre classificati di ogni sezione verranno premiati con 300, 200 e 100 euro. Le opere vincitrici e quelle segnalate saranno pubblicate in un volume. Tutte le opere pervenute saranno disponibili sul sito dell’associazione.
Gli elaborati dovranno essere inviati entro il 15 maggio alla sede de “Il Chiaro del bosco”; la
premiazione si terrà a Brescia l’8 ottobre, Giornata mondiale della salute mentale. Hanno
aderito al progetto le aziende ospedaliere, associazioni di volontariato, cooperative sociali.
Info: 392 2032380 (Rossella Micheli); [email protected]; www.ilchiarodelbosco.org.
mento. A un altro laburista inglese, David Blunkett,
pochi anni prima era toccato dimettersi due volte
da ministro in meno di un anno. Nel dicembre 2004
Blunkett, dovette dimettersi da ministro dell’Interno
per aver tentato di dare una spintarella alle pratiche
del permesso di soggiorno della babysitter filippina della sua ex amante. Diventato dopo pochi mesi
ministro del Lavoro, Blunkett si ridimise nel novembre 2005, per un minimo problema di conflitto di
interessi. In Spagna, all’inizio del 2009, ha lasciato
il suo incarico il ministro (socialista) della Giustizia,
Mariano Fernández Bermejo, messo sotto accusa
dal quotidiano “El Mundo” per aver partecipato a
una battuta di caccia in compagnia del supergiudice
Baltasar Garzón, titolare di un’inchiesta per presunti
casi di corruzione che coinvolgevano alcuni esponenti del Partito popolare, avversari politici di Bermejo. Inoltre era andato a caccia in Andalusia pur
essendo sprovvisto di una licenza valida per quella
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n. 184 - 1/12/1961
regione. I sottosegretari francesi Christian Blanc e
Alain Joyandet si sono dimessi insieme, nel luglio
scorso. Joyandet avrebbe ottenuto un permesso di
costruzione irregolare per ampliare la sua casa e
avrebbe speso più di 100mila euro per affittare un
aereo privato per andare in Martinica a una conferenza internazionale. Il collega Blanc, si è dimesso
perché scoperto dal settimanale “Le Canard Enchaîné” a usare soldi pubblici per l’acquisto di sigari
pregiati per un totale di 12mila euro. Niente denunce, niente inchieste e rinvii a giudizio, niente insulti ai giudici e ai giornalisti. Sono stati scoperti con
le dita sporche di marmellata. Si sono vergognati e
si sono dimessi. Puritani e masochisti. Certamente
sfortunati. Se fossero in Italia, per quelle marachelle
non riceverebbero nemmeno un fischio allo stadio.
Resterebbero tranquilli ai loro posti e potrebbero
aspirare alle più alte cariche dello Stato. Sfortunati
loro o svergognati noi?
Centro diocesano
per le comunicazioni
sociali
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Dove vanno i cattolici bresciani? Bella domanda. Se la
sono posta in tanti nei mesi scorsi. Ma rispetto a cosa?
Alla politica, all’economia, agli “equilibrismi” più o meno
intraecclesiali? Domande legittime, non sempre utili se
non comprensive di una considerazione fondamentale: i
cattolici vanno, anzitutto, dietro a Gesù Cristo e si sforzano
di testimoniare il Vangelo al mondo come comunità e
rispondendo a una vocazione personale. Facile a dirsi,
ma nel realizzarlo abbiamo un piccolo problema con
l’Incarnazione. Il cristianesimo non è, infatti, una religione
essenzialmente spirituale, ma, in quanto “il Verbo si è fatto
carne”, è chiamata a prendere la carne della vita quotidiana e
di ogni luogo e ogni tempo in cui viene vissuta. Il problema,
quindi, resta. Come incarnare la sequela del Signore nella
testimonianza della vita? Come permeare le nostre scelte
politiche, economiche, sociali ed ecclesiali dello stile del
Vangelo? E qui si apre il dibattito, che tocca anche la Chiesa
bresciana. Ognuno, persona, gruppo, associazione ha la sua
via. Ma come discuterne? In quali luoghi e per dire cosa?
Nella Chiesa ci sono dei luoghi e dei tempi, spesso abituali,
che con una certa solennità segnano il cammino. Tra questi
l’Assemblea diocesana dell’Azione cattolica che si celebra
sabato 27 e domenica 28 febbraio. Un appuntamento che si
ripresenta ogni tre anni e che, per storia, per radicamento
sul territorio e per il legame profondo con la pastorale
della Chiesa locale, non che vederci attenti osservatori.
Molti i temi all’ordine del giorno: dalla verifica del cammino
compiuto, agli obiettivi per il prossimo triennio, al rinnovo
delle cariche associative. Il tutto sintetizzato nello slogan:
“Responsabili nella creatività. Accogliere, discernere,
partecipare.” Adulti e giovani di Ac, quindi, che, da laici
cristiani, proveranno a dirci, sotto la guida del Vescovo, dove
vanno i cattolici bresciani in maniera popolare, direi dal
basso e non, forse, da altri pulpiti più blasonati. Il recente
passato, infatti, ha visto diverse voci animare il dibattito
giornalistico su “Bresciaoggi” sullo stesso tema. Senza
nulla togliere al valore dell’iniziativa del quotidiano, che
giustamente tenta di raccogliere sul territorio ciò che anima
il dibattito pubblico, mi permetto, volutamente un po’ a
freddo, un paio di osservazioni di merito perché lo scambio
non resti sterile. La prima osservazione è che il batti e ribatti
degli interventi abbia dato l’impressione di contributi tesi a
“marcare un territorio” più che a servire a un reale scambio
di opinioni. Accusando o difendendo, chiedendo ai preti
di prenderne parte, segnando appartenenze e mostrando
i muscoli della propria visione si è dato adito a chi, forse,
voleva misurare il proprio peso specifico sulla vita della
diocesi e del territorio, e non a chi voleva capire il problema.
Dall’altro lato, gli schematismi e le galassie, in questo favorite
anche dalla semplificazione giornalistica, hanno avuto il solo
risultato di offrire un’immagine, a mio parere non meritata,
di una Chiesa incapace di “diventare una cosa sola” e
impegnata esclusivamente in giochi di potere. Forse, anche
perché, ed è la seconda impressione, lo scambio è sembrato
talmente elitario da apparire estraneo alla vita concreta delle
parrocchie e di quei cattolici bresciani di cui si vorrebbe
descrivere il percorso. Le semplificazioni, poi, in categorie
partitiche dei cattolici di destra, centro o sinistra hanno fatto
il resto. Ne valeva la pena? Forse sì o forse no. Mi sta più a
cuore ciò che avverrà nell’Assemblea di Ac, o in qualunque
altro gruppo, associazione ecclesiale e consiglio pastorale
della diocesi se porterà a discernere un po’ più chiaramente il
nostro cammino dietro al Signore, e che lo Spirito ci aiuti.