n. 38 31 OTTOBRE - Settimanale La Vita
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Poste italiane s.p.a. Sped. in a.p. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma, 2, DCB Filiale di Pistoia Direzione, Redazione e Amministrazione: PISTOIA Via Puccini, 38 Tel. 0573/21293 - 0573/308372 Fax 0573/28616 e_mail: [email protected] Abb. annuo e 42,00 (Sostenitore e 65,00) c/c p.n. 11044518 Pistoia LaVita G I O R N A L E C A T T O L I C O T O S C A N O 38 Anno 113 DOMENICA 31 OTTOBRE 2010 e1,10 1,10 e Un cardinale che si chiama Marx U na curiosità, ma fino a un certo punto. Fra i 22 nuovi cardinali nominati di recente da Benedetto XVI, ce n’è uno che si chiama Marx, per l’esattezza Bernardo Marx. E’ da tempo arcivescovo di Monaco, la diocesi che fu un giorno dell’attuale Papa, dopo essere stato per alcuni anni vescovo di Treviri. Nato nel 1953, è il più giovane del collegio cardinalizio. Si direbbe un uomo baciato dalla sorte. Ma le meraviglie non finiscono qui. Mons. Marx è infatti uno specializzato cultore della dottrina sociale della chiesa, su cui ha scritto non pochi apprezzati libri. Fra questi ce n’è uno, di cui sono in possesso da quando è uscito in edizione italiana, intitolato proprio Il capitale, lo stesso titolo del libro più famoso di Carlo Marx. Evidentemente si tratta di un tipo a cui non manca una buona dose di spirito umoristico. Un libro che comincia esattamente così: “Egregio Karl Marx, caro omonimo, lei è stato a suo tempo, un ateo convinto e battagliero avversario della chiesa. Perciò, ad alcuni marxisti, che si credono suoi eredi legittimi, sembrerà una sorta di ‘delitto di lesa maestà’ che io, un vescovo cattolico, le scriva questa lettera. Ma lo faccio lo stesso. Le scrivo perché ultimamente c’è una domanda che non mi dà pace alla fine del XX secolo, quando nella lotta tra i due sistemi ‘l’Occidente capitalista’ ha avuto la meglio sull’‘Est comunista’, non era troppo presto per condannare lei e le sue teorie economiche?” Un buon inizio, non c’è che dire. Il lettore è così sollecitato e sospinto ad andare avanti nella lettura, per vedere come andrà a finire. L’inizio del libro ha quasi il sapore di un romanzo giallo. Ora la sorpresa è che l’arcivescovo di Monaco, che gode evidentemente della stima e della simpatia di un Pontefice così severo e austero su temi del genere (chi non ricorda la sua contrarietà nei riguardi della teologia della liberazione?), ammetta nel suo scritto, papale papale, che Marx proprio tutti i torti non li aveva, che anzi, con l’avvento della globalizzazione, qualche ragione in più se la sta meritando. Esattamente perché, nel conflitto capitale-lavoro, il secondo sta attraversando giorni non proprio felici, dal momento che i grandi signori dell’economia stanno progressivamente cancellando le conquiste ottenute nel passato dai lavoratori, esattamente i minimi contrattuali, la tutela del lavoro, lo Stato sociale. A giudizio dell’arcivescovo, le grandi multinazionali stanno superando ogni limite morale e meritano di essere fustigate e richiamate all’ordine in nome della verità e della difesa dell’uomo. Il lettore sgrana gli occhi, specialmente se cattolico, perché non è affatto abituato a sentire parole così chiare e accuse così circostanziate. E tutto questo viene dalla ricca Germania, anzi dalla Baviera, che figura da sempre come una delle regioni più fortunate della grande repubblica tedesca. Che poi sia un arcivescovo, ora cardinale, a parlare così non può che destare meraviglia e stupore. Finirà anche lui nella famosa categoria dei “cattocomunisti”, che per noi, come ben sa il lettore che ci segue, è una delle più diaboliche invenzioni di coloro che vogliono unicamente difendere egoisticamente i propri privilegi, senza attenzione per coloro che vivono nella miseria e nella povertà? I ricchi epuloni di oggi e di sempre. Il sottotitolo del libro in questione reca scritto: “Una critica cristiana alle ragioni del mercato”. Parole capaci di togliere tutti gli interrogativi che possono assalire la mente almeno di certi lettori. Si tratta di una critica cristianamente ispirata alle dottrine imperanti del neo-liberismo, dimostrando così che non basta essere anticomunisti per essere cristiani. Il discorso del Marx cristiano è logico e stringente. Evidentemente il neo-cardinale è una persona che conosce bene la storia, l’economia, il Vangelo e l’insegnamento sociale della chiesa, che lo attualizza nel trascorrere dei secoli e dei millenni. La condanna del neo-liberismo non All’interno potrebbe essere più chiara e più documentata: “Tutti questi esempi – si legge a p. 51- dimostrano la falsità della vulgata liberale che recita: quando il singolo individuo persegue il suo proprio vantaggio, indisturbato da interventi dello Stato, agisce automaticamente per il bene della co- LA MANO SEMPRE TESA Santi e defunti: nessuno scompare o si dissolve DOBNER A PAGINA L’ESPERIENZA SPIRITUALE DI DOSSETTI Il nipote racconta alcune tappe del percorso di un uomo straordinario, di cui porta il nome. Queste tappe ci riguardano, perché don Dossetti ha lavorato sia alla Costituzione che al Concilio indicando una mappa che abbiamo il dovere di seguire DOSSETTI A PAGINA munità”. Un principio che, come più volte hanno affermato anche i Papi del passato, ha causato tutte le crisi più nere della nostra recente storia. Una lezione forte che ci giunge in tempi difficili. Sarà anche questa una voce destinata a perdersi nel vuoto? Giordano Frosini 2 5 ABITARE IL CUORE Quell’umanità dietro le sbarre REGGIMENTI A PAGINA 13 IL CILE DI SEBASTIAN PINERA SI CONFRONTA CON IL SOCIALE Continuità sul fronte interno, maggior visibilità sul fronte internazionale, le caratteristiche dei primi mesi del neopresidente CARUSONE A PAGINA 15 2 « primo piano Appartengo a un altro secolo»: così don Giuseppe si presentava al clero della diocesi di Pordenone, due anni prima della sua morte, av‑ venuta il 15 dicembre 1996. In quel discorso ha presentato in modo sintetico il suo cammino spirituale: egli ha vissuto un’appartenenza appassionata a tutte le vicende dell’Italia, del mondo e della Chiesa: ma l’aspetto più seducente della sua personalità e anche quello che ha turbato e ha suscitato in tanti incomprensione e talvolta ostilità, è stata la capacità di anticipare il futuro, di «guardare lontano», come dirà, parlando nel 1988 al suo paese natìo, Cavriago, a pochi chilometri da Reggio Emilia. Egli ha vissuto con intensità appassionata ogni momento della sua vita. Già nel 1944, nelle note di un ritiro spirituale, scriveva: “Deb‑ bo pregare e lavorare all’estremo (nello studio e nell’apostolato) per dare il cibo, un po’ di cibo a un mondo che ne ha così grande fame». Ricordo che un giorno mi disse: «La vecchiaia è tempo difficile, nel quale si rischia di soccombere alla paura, alla tristezza e allo scorag‑ giamento. Bisogna fare da subito, finché si è giovani, provvista di energia spirituale, di fede intensa e di coraggio». Così, egli appartenne a ogni momento della sua vita, allo studio, alla Resistenza, alla vita politica, all’impegno culturale, al Concilio, al servizio della Chiesa bolognese, all’incontro con altri popoli e religioni, alla Terrasanta e soprattutto alla vita di preghiera e di carità nella «diaconia di Mon‑ tesole». Ma la stessa intensità di attenzione e di carità ricevettero tutte le persone, grandi e piccole, che lo incontrarono, senza mai av‑ vertire fastidio o fretta. Certamente egli ha vissuto le grandi crisi del suo secolo: ma le ha vissute anticipandole spesso, con una lungimiranza creativa. L’esem‑ pio più singolare lo diede nel 1952, quando fondò il Centro di docu‑ mentazione a Bologna, il futuro Istituto per le scienze religiose. Egli scelse, come programma per sé e per il gruppo di studiosi che aveva raccolto, lo studio dei Concili ecumenici. Grazie a questo e grazie alla sua esperienza di canonista e di costituente, egli fu prezioso consi‑ gliere del cardinal Lercaro e di tan‑ ti altri vescovi durante il Concilio Vaticano II. Il tempo attuale e i nostri limiti Ma un’altra crisi, che egli sep‑ pe anticipare, è quella che stiamo vivendo oggi, quando il crollo dei muri nel ‘89 ha palesato che il mondo non ha più un centro, condiviso più o meno da tutti, ma che è diventato un insieme di pe‑ riferie, con l’aggiunta di contrasti e di guerre, nei quali la componente religiosa, sorprendentemente, ha ripreso importanza, ma contri‑ buendo al conflitto, non alla ricom‑ posizione dell’umanità. Nel 1968, l’Occidente e la Chiesa vissero la stagione della contestazione, della rimessa in discussione della tradizione: lo strumento usato fu spesso l’analisi n. 38 Vita La 31 OTTOBRE 2010 L’esperienza spirituale di Giuseppe Dossetti Giorgio La Pira, Aldo Moro e Giuseppe Dossetti in una foto storica marxista della storia. Che cos’è rimasto di quell’armamentario che anche tanti chierici studiarono con entusiasmo? Don Giuseppe, dimes‑ sosi da pro‑vicario della diocesi bolognese, dopo la conclusione traumatica dell’episcopato del car‑ dinal Lercaro, era tornato nella sua comunità monastica. Nell’ottobre moriva sua madre, che era divenuta la superiora del ramo femminile della comunità. Nel novembre egli partì per Bangkok, dove si teneva un convegno internazionale sul monachesimo. Al ritorno, si fermò a lungo in India e poi in Terrasanta e in Grecia. Nel luglio, tenne una conferenza al clero di Reggio Emilia, dove disse tra l’altro: «Sono stato quattro mesi in Asia percorrendone una parte notevole [...] con uno scopo unico [...], quello di verificare nel diversi ambienti e nelle diverse religioni lo stato della fede rispetto alla mutazione sociologica in corso [...]. Perciò le mie tappe, fonda‑ mentali sono state soprattutto a contatto dei monasteri buddisti, dei monasteri indù e di tutto quello che mi pareva di poter intravvedere di vivo ancora nella fede dell’Islam. Non parlo del viaggio [...], dico solo che mi ha potentemente ricaricato e mi ha dato, penso, una nuova gio‑ vinezza, una visione di grande pace. Anzitutto ho visto una prima cosa, questa ancora sul piano umano, ma che ha delle ripercussioni sul piano spirituale potentissime: come sia piccola l’Europa, quasi inconsisten‑ te, e, come in fondo sia piccolo e limitato l’intero Occidente e come grande sia la nostra superbia di oc‑ cidentali. Sono stato potentemente umiliato, ho patito le più grandi e più concrete, profonde, spirituali umiliazioni della mia vita e credo di aver portato via una messe di espe‑ rienze sul piano dell’umillazione, nel senso più intimo, più spirituale, che mi possa con la grazia di Dio essermi di riserva per tutti i giorni che il Signore ancora mi concede. Ho visto così che tutti i nostri problemi, per i quali noi tanto ci agitiamo, sono quasi niente; sono piccoli sotto‑discorsi all’interno di un discorso estremamente parziale e limitato, compresi i nostri discorsi endo‑ecclesiali». Egli vedeva, dunque, ciò di cui noi ci siamo resi conto, in ultima analisi e forse non ancora comple‑ tamente, con l’11settembre 2001. C’è ancora, in molti, l’ipotesi che il mondo debba avere un centro, che il sistema mondiale possa essere messo sotto controllo: si discu‑ te sul numero da far seguire alla lettera «G»: G8, G20, G2 ... Pochi ammettono che la crisi è anzitutto spirituale, prima che politica ed economica. Ma, in questo quadro, la Chiesa è di fronte a straordinarie sfide e possibilità. Oltre il Concilio Il primo passo, però, è ricono‑ scere il cambiamento. Nel già citato discorso di Pordenone, don Giu‑ seppe diceva: «Il Concilio ha avuto un limite reale, questo bisogna con‑ fessarlo: ... era stato tutto pensato ancora in regime di cristianità e supponendo sostanzialmente anco‑ ra un regime di cristianità». La conseguenza fu che, mentre noi vivevamo la contestazione e gli anni di piombo, egli, vivendo pre‑ valentemente nella Terrasanta, al di qua e al di là del confine spirituale rappresentato dal fiume Giordano, approfondiva il tema del rapporto con le grandi religioni e dunque la questione di Dio: qual è il Dio dei Cristiani? Chi è il Dio di Gesù? E soltanto dopo aver abbozzato una risposta a queste domande è pos‑ sibile affrontare la domanda sulla Chiesa e sulla sua forma: “Maturava in me la convinzione sempre più acuta che fosse necessario risalire alle cause più profonde e quindi a un nuovo pensiero, a un nuovo modo di vivere il cristianesimo: nuovo perché sempre quello, sem‑ pre più legato alle sue sorgenti na‑ tive e sempre più coerente con le sue sorgenti originali». Di qui, una vita concentrata sulla Parola di Dio e sull’eucaristia, sulla testimonianza della preghiera e della carità, nella forma della presenza sulle grandi frontiere spirituali del mondo, come comunità che intercede per tutti gli uomini. Oltre alla frontiera della Terrasanta, egli sentiva pro‑ fondamente quella di Montesole. La diaconia, affidata alla sua comunità dal cardinal Biffi nei luoghi della strage nazista del settembre 1944, significava non solo custodire una memoria, ma riannodare il dolore dell’uomo all’eucaristia celebrata per tutti e proclamare il valore teologale della pace, come nome di Dio. In difesa della costituzione Questa concentrazione sull’es‑ senziale non significava un estra‑ niarsi dalla storia degli uomini, ma assumerla a un livello più profondo. Ci fu un episodio importante, inau gurato con il discorso tenuto a Mi‑ lano il 18 maggio 1994, in occasione dell’ottavo anniversario della morte del suo amico fraterno, Giuseppe Lazzati. Egli rivendicó la validità della Costituzione italiana, alla quale aveva dato un così importante con‑ tributo, contro ipotesi di stravolgi‑ mento. A ben vedere, il suo interes‑ se era ancora una volta antropolo‑ gico e religioso: fu frainteso, forse non sempre in buona fede, come se in tutti gli anni del silenzio egli aves‑ se tramato nell’ombra e solo allora avesse gettato la maschera, come ispiratore dei peggiori «ismi», cat‑ tocomunismo, integralismo. 1 testi citati in precedenza basterebbero, per dimostrare quanto sia miope e interessata questa ricostruzione. Ma forse neppure coloro che lo approvarono compresero il vero senso del suo intervento: «Convie‑ ne ripensare alle cause profonde della notte, quali già Lazzati le in‑ dicava, agli inizi degli anni Ottanta, come realtà intrinseche alla nostra cristianità italiana. Anzitutto, una porzione troppo scarsa di battez‑ zati consapevoli del loro battesimo rispetto alla maggioranza inconsa‑ pevole. Ancora, l’insufficienza delle comunità che dovrebbero formarli, lo sviamento e la perdita del senso dei cattolici impegnati in politica che non possono adempiere il loro compito proprio di riordinare le realtà temporali in modo conforme all’Evangelo per la mancanza di vero Il nipote racconta alcune tappe del percorso di un uomo straordinario, di cui porta il nome. Queste tappe ci riguardano, perché don Dossetti ha lavorato sia alla Costituzione che al Concilio indicando una mappa che abbiamo il dovere di aggiornare spirito di disinteresse e soprattut‑ to di una cultura modernamente adeguata; e quindi un’attribuzione di plusvalore a una presenza per se stessa, anziché a una vera ed efficace opera di mediazione; e infine l’immaturità del rapporto laici‑clero, il quale clero non tanto deve guidare dall’esterno il laicato, ma proporsi più decisamente il compito della formazione delle coscienze non a una soggezione passiva o a una semplice religiosità, ma a un cristianesimo profondo e autentico e quindi a un’alta eticità privata e pubblica». La Sindone Ma quale era per lui questo «cristianesimo profondo e auten‑ tico»? La riflessione di tutta una vita, la varietà straordinaria delle sue esperienze, l’intelligenza di una mente e un cuore singolarmente chiaroveggenti ritornavano pur tuttavia al punto di partenza, a quello «sguardo», rivolto al Cristo crocifisso, che la madre sorprese in lui, diciottenne, in occasione del pellegrinaggio a Torino, per l’osten‑ sione della Sindone nel 1931: «La mamma ci disse. Quando ho visto come la guardava, ho capito che l’avevo perso. Aveva capito cioè che egli era stato totalmente preso dal Signore, in quella contemplazione di Gesù Dio e uomo, Dio infinito e uomo sofferente, tutto coperto di piaghe, morto per azione degli uomini. In quel momento gli sono entrati nel cuore l’adorazione e l’amore totale per quell’Uomo‑Dio e insieme l’identificazione con lui, con la sua infinita compassione per le piaghe dell’umanità». La riforma della Chiesa, il bene anche temporale di una comunità, la speranza di una ricomposizio‑ ne dell’umanità nella pace e nella giustizia passano per lui attraverso l’assunzione da parte dei cristiani della forma Christi, del Cristo cro‑ cifisso e glorioso; glorioso proprio perché crocifisso. Giuseppe Dossetti jr. Vita La “ […] le va‑ rianti del ‘Quinto Van‑ gelo’ sono i n nu m e re ‑ voli. Per il fatto che, se infinita è la fantasia dello Spirito […], altrettanto innu‑ merevoli sono le espressioni della santità che lo Spirito realizza nel ‘frattempo della storia’, se e quando trova donne e uomini disponibili a lasciarsi fare, corrispondendo generosamente alla Grazia”. Con queste significative parole il gesuita padre Pier‑ sandro Vanzan introduce il ricco volume in cui presenta profili di preti e vescovi che, tra Ottocento e Novecento, hanno vissuto la loro avven‑ tura cristiana in una grande varietà di carismi e di espe‑ rienze. Figure di santità, come esplicita il sottotitolo Preti e vescovi santi, santità non necessariamente confermata dal crisma istituzionale, san‑ tità quanto mai necessaria, come ricorda il card. Angelo Comastri nella prefazione del volume, riecheggiando le pa‑ role consegnate all’inizio del terzo millennio da Giovanni Paolo II alla lettera apostolica Novo millennio ineunte. Comastri stesso, nell’esor‑ dire con una lunga e bella ci‑ tazione di un Giorgio La Pira amareggiato per le critiche ricevute a causa del suo impe‑ 31 OTTOBRE 2010 cultura n. 38 3 In libreria Operai nella vigna del Signore gno evangelicamente politico a favore dei “senza lavoro, senza casa, senza assistenza”, propone un elemento rin‑ tracciabile in non poche delle vicende che il libro di Vanzan propone. Si tratta della sof‑ ferenza, della difficoltà, degli ostacoli incontrati, talvolta l’incomprensione e perfino la censura subite da parte di quella stessa Chiesa a cui le figure qui presentate dichia‑ ravano amore, devozione, fedeltà profonda. E’ indubbiamente un me‑ rito dell’ autore l’aver scelto come oggetto di non pochi di questi profili esemplari di santità – apparsi su “Civiltà Cattolica” a partire dalla fine degli anni novanta del Novecento e ora raccolti nel presente volume –, perso‑ naggi talvolta discussi e solo successivamente riconosciuti portatori di un’autentica pro‑ fezia evangelica nella Chiesa e nella società: è il caso di Anto‑ nio Rosmini, Primo Mazzolari, Lorenzo Milani, Zeno Saltini, Maria di Campello. Accanto a questi, molti sono i nomi di figure già note per la vasta incidenza a livello ecclesiale o sociale e per le numerose pubblicazioni a Un volume di Piersandro Vanzan, con la prefazione del cardinal Angelo Comastri di Mariangela Maraviglia Angelo Comastri loro dedicate: Luigi Sturzo, qui ritratto nelle sofferenze private che scaturivano dal suo innovativo contributo alla politica; Charles de Foucauld e la sua testimonianza apparen‑ temente sconfitta di radicalità evangelica tra i Tuareg algerini; Carlo Gnocchi e Luigi Gua‑ nella fattivi soccorritori del “dolore innocente” degli ulti‑ mi e dei mutilati; Luigi Orione “ocragialla” La corrente di Ernest Miller Hemingway di Franco Benesperi l a corrente di Ernest Miller Hemingway (Oak Park (Illinois), 21 luglio 1899 – Ketchum (Ida‑ ho), 2 luglio 1961). Questo il titolo del volumetto numero 50 (pagg. 36, euro 4), della collana quadrimestrale “Ocra gialla”, curata da Fabrizio Zollo per le Edizioni Via del Vento di Pistoia, che da alcuni anni propone, agli appassionati bibliofili, testi inediti e rari del Novecento. In questa occasione, dell’indimenticabile autore de Il vecchio e il mare (1952), vengono proposte, inedite in Italia, due prose giovanili (La corrente e Incroci – Un’antologia), scritte tra il 1919 e il 1921, tra le sue primissime creazioni letterarie. Duemila gli esemplari numerati, impressi su carta vergatina avorio, per i tipi della Stamperia Elle Emme di Pieve a Nievole (Pistoia). Due le foto in bianco e nero, a corredo del volumet‑ to, che ritraggono Hemingway nel 1918. Francesco Cappellini, che ha curato la nota al te‑ sto, evidenzia come in queste prose “il giovane ripesca nella memoria i personaggi più o meno reali che ha frequentato ogni estate fin da bambino nella semisel‑ vaggia regione dei Grandi Laghi e modella i suoi ritratti in uno stile semplice e diretto, secondo le buone regole apprese al ‘Kansas City Star’ (il giornale dove lavorava il giovane Hemingway, ndr); il tono è aspro, segnato da quell’ironia amara che diventerà un altro marchio di fab‑ brica della ditta Hemingway”. “Arrivano dritte allo stomaco - prosegue Cappellini - queste scenette di vita rurale, e non tanto per quello che è scritto, ma per ciò che manca. Il ragazzo sta già utilizzando quello che rimarrà sempre uno dei suoi ca‑ pisaldi teorici: talvolta, ciò che rimane omesso colpisce il lettore più che se fosse scritto. Ecco quindi prender forma questi racconti che racconti non sono, ma piut‑ tosto pennellate decise e concentrate, già espressione di una tecnica narrativa che ‘per sottrazione’ domina il magma dell’animo umano. E sarà proprio quel grattar via con i colpi secchi di una penna nemmeno troppo affilata la superficie laccata del perbenismo ipocrita di una società ancora ingessata dalla morale vittoriana, che per tutta la vita gli attirerà addosso le sferzate di tanti critici che non gli perdoneranno mai l’abbandono delle forme del romanzo convenzionale”. La collana quadrimestrale di prosa “Ocra gialla” viene distribuita nelle migliori librerie e si può ricevere anche in abbonamento annuale mentre, per maggiori informazioni e curiosità sulla piccola ma qualificata casa editrice pistoiese, è attivo il sito internet all’indi‑ rizzo www.viadelvento.it. e la sua instancabile attività spirituale e caritativa con i poveri e gli ‘allontanati’ dalla Chiesa; Daniele Comboni e il suo innovativo intento di “salvare l’Africa con l’Africa”; Giacomo Alberione e la sua geniale intuizione del ruolo dei mezzi di comunicazione di massa nella evangelizzazione. Molti altri personaggi, meno conosciuti dal grande pubblico ma non meno signifi‑ cativi, prendono vita in queste pagine: don Pietro Pappagallo e altre figure presbiterali ed episcopali distintesi per la loro resistenza al fascismo, e insieme don Francesco Bonifacio “martire delle foi‑ be”; grandi missionari come Guglielmo Massaia, troppo presto dimenticato perché ingiustamente accusato di collusione con il colonialismo fascista; la “filantropia della fede di Nicola Mazza, all’in‑ terno del cui solco si svilup‑ perà l’amore di Comboni per l’Africa; le fondazioni di Guido Maria Conforti, prima fra tutte la sofferta realizzazione della congregazione missiona‑ ria saveriana; la carità fattiva e l’impegno per lo sviluppo della pietà del popolo di Annibale Maria di Francia; e l’elenco non è ancora completo. Dalla penna di padre Vanzan escono profili agili e insieme intensi di figure rievo‑ cate in occasione di anniver‑ sari significativi o per l’uscita di qualche nuova raccolta di carteggi o di studi. Il volume ha così il grande pregio di presentare o ripresentare una numerosa schiera di pro‑ tagonisti della vita ecclesiale moderna e contemporanea inseriti, anche attraverso il ricco apparato di note, nella storia e nelle vicende del proprio tempo. Ne emer‑ gono differenti aspetti della testimonianza cristiana nella società che vive le trasfor‑ mazioni della modernità. Le contraddizioni sociali origi‑ nate dall’industrializzazione e dalla secolarizzazione della cultura; l’incontro con i nuo‑ vi popoli, in particolare in Africa; il confronto-scontro con i totalitarismi; le ter‑ ribili guerre mondiali del Novecento; la nascita della nuova società democratica e i suoi nuovi strumenti di comunicazione e di azione sociale e politica: di fronte al sorgere di inedite congiunture i presenti saggi segnalano un patrimonio di operosità che si traduce spesso in intelligente inventività, imprenditorialità creativa, e, sovente, in istanza innovativa della stessa Chiesa, con proposte e sollecitazioni che anticipano spesso, come sottolinea anche Vanzan, i temi e i dibattiti del Concilio Vaticano II. Un prezioso servizio di conoscenza e di divulgazione, una carrellata di personaggi che fanno memoria di un amore per Dio vissuto nella compagnia di una umanità segnata dal dolore o da nuovi bisogni; che ricordano di quanto coraggio, iniziativa, capacità di “servire in piedi”, per dirla con le parole di don Primo Mazzolari, necessiti lo Spirito per incarnarsi nella storia degli uomini. Poeti Contemporanei L’alba che nasce L’alba che nasce è risposta al silenzio. Risposta che inebria l’esistere, nonostante il tempo, nonostante indimenticati attimi. E come la notte si dileguerà anche l’ombra che ci nasconde la speranza. Roberto Luconi Il piccolo cimitero Sì lassù in quel cimitero come piccolo atollo che guarda il Grande Monte lì stanno parenti amici un popolo che fu Sono ritornato ancora ad onorare tutti ed ho cercato te Felicina t’ho ritrovata ne’ ricordi cugina amata Il Monte Grande adombrava quasi il caro cimitero di campagna e nel saluto una lacrima ha bagnato il cuore poi una preghiera Giovanni Burchietti 4 attualità ecclesiale N Sinodo Medio Oriente on è facile: la Chiesa catto‑ lica in Medio Oriente vive sulla sua pelle, nella varietà dei suoi sette riti, tutte le tensioni, le contraddizio‑ ni, di un’area da sempre ormai alla ricerca di un assetto stabile, di una pace duratura, che appare sempre irraggiungibile. I lavori dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Si‑ nodo dei Vescovi, lo hanno mostrato al mondo. Ma hanno indicato anche quattro linee. Sul piano politico-istituzionale il Papa, nell’omelia alla conclusione del lavori, ha dato due indicazioni importanti. In primo luogo ha ribadito che la pace è possibile. Certo è il risultato di un processo:“La pace, che è dono di Dio, è anche il risultato degli sforzi degli uomini di buona volontà, delle istituzioni nazionali ed internazionali, in particolare degli Stati più coinvolti nella ricerca della soluzione dei con‑ flitti”. Il punto non è fare l’inventario delle responsabilità o delle colpe, quanto piuttosto impegnarsi concre‑ tamente e prima di tutto pregare. E la Chiesa cattolica, duramente provata dall’emigrazione e dalla dispersione in tutti gli Stati (salvo Israele) sa che “la pace è anche il miglior rimedio per evitare l’emigrazione dal Medio Oriente”. Il secondo punto è “la promozio‑ ne di un’autentica libertà religiosa e di coscienza”. Le cose probabilmente sono peggiorate, negli ultimi anni, come dimostrano i tanti martiri cristiani. Eppure è “uno dei diritti fondamentali della persona umana che ogni Stato dovrebbe sempre rispettare”. E’ un passaggio molto arduo, ma decisivo, in particolare per la cultura musulmana, “dialogo la cui urgenza ed utilità è stata ribadita dai Padri sinodali”. Siamo così alle altre due indica‑ zioni, che rimandano ai due concetti presenti nel tema del Sinodo: “La Chiesa Cattolica in Medio Oriente: comunione e testimonianza”. Comunione innanzi tutto,“anche se ci sono divisioni esteriori”, perché “la comunione cattolica, cristiana, è una comunione aperta, dialogale”, prima di tutto “con i fratelli ortodos‑ si, con le altre Comunità ecclesiali”. La comunione è fondata sulla verità. “E questa verità non chiude, non pone confini, ma apre”. Perciò cru‑ ciale resta il “dialogo franco e aperto con i fratelli musulmani, con i fratelli ebrei, tutti insieme responsabili per il dono della pace”. Benedetto XVI cita esplicita‑ mente il primo Sinodo, quello voluto da Paolo VI sull’evangelizzazione, 25 anni fa. E’ la questione nodale, e non solo per il Medio Oriente, ma nella prospettiva globale. Il Papa rilancia l’essenza della “Chiesa come mistero di comunione che, per sua natura, è destinato a tutto l’uomo e a tutti gli uomini. In ogni tempo e in ogni luogo – anche oggi nel Medio Oriente – la Chiesa è presente e opera per accogliere ogni uomo e offrirgli in Cristo la pienezza della vita”. Ne risulta il tema del prossimo Sinodo, che si terrà nel 2012: “Nova evangelizatio ad christianam fidem tradendam - La nuova evangelizza‑ zione per la trasmissione della fede cristiana”. n. 38 31 OTTOBRE 2010 Vita La Sinodo Medio Oriente Accogliere ogni uomo Benedetto XVI al termine del Sinodo dei vescovi di Francesco Bonini l a presenza cristiana in Medio Oriente con particolare riferimento alle “sfide e attese”, la comunione ecclesiale e la testimonianza di fede, la questione pale‑ stinese – ma anche le realtà dell’Iraq e del Libano – con un appello “ai responsabili pubbli‑ ci” e “alla comunità internaziona‑ le”. Su queste tematiche si con‑ centrano i documenti conclusivi – il “Messaggio al popolo di Dio” e le 44 “propositiones” – dell’As‑ semblea speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei vescovi, che è terminata il 24 ottobre con la celebrazione eucaristica in San Pietro. I testi sono stati presentati in Vaticano dal relatore generale del Sinodo, S.B. Antonios Naguib (patriarca di Alessandria dei Copti, in Egitto), che verrà creato cardinale nel concistoro del prossimo 20 novembre, dal segretario speciale monsignor Jo‑ seph Soueif (arcivescovo di Cipro dei Maroniti) e dal presidente della Commissione per il Mes‑ saggio, monsignor Cyrille Salim Bustros (arcivescovo di Newton dei greco-melkiti, negli Usa). Conservare le radici. Ricordando, come recita il Messaggio, che “in Oriente è nata la prima comunità cristiana”, il Sinodo è servito a riaffermare “il senso e la missione della nostra presenza nei Paesi del Medio Oriente”, ha dichiara‑ to il patriarca Antonios Naguib, memori delle “sfide e attese” che interrogano i cristiani mediorien‑ tali. “Noi siamo parte integrante delle nostra società”, riporta il Messaggio, ricordando che “la nostra missione basata sulla no‑ stra fede e il nostro dovere verso le nostre patrie ci obbligano a contribuire alla costruzione dei nostri Paesi insieme con tutti i cittadini musulmani, ebrei e cri‑ Guardando al futuro Presentati il “Messaggio al popolo di Dio” e le “propositiones” stiani”. Denunciando il fenomeno dell’emigrazione, rivolgendosi ai “fedeli nella diaspora” il Messag‑ gio esorta: “Conservate i beni e le terre che avete in patria; non affrettatevi ad abbandonarli e a venderli. Custodite tali proprietà come un patrimonio per voi e una porzione di quella patria alla quale rimanete attaccati e che voi amate e sostenete”. Alla “terra” è dedicata anche una “propositio”, nella quale s’invitano fedeli e co‑ munità ecclesiali a “non cedere alla tentazione di vendere” le proprietà immobiliari e si propo‑ ne “la creazione di progetti che si facciano carico di farle fruttificare per permettere ai proprietari di restare dignitosamente nei loro Paesi”. “Bisogna arrivare a creare strutture – ha richiamato mons. ignor Joseph Soueif – che convin‑ cano la gente, e soprattutto i cri‑ stiani, a rimanere, perché la loro partenza è una perdita per loro e per gli altri”. Due Stati per la Terra Santa Il Sinodo ha prestato particolare attenzione alla Terra Santa. “Abbia‑ mo avuto coscienza dell’impatto del conflitto israelo-palestinese su tutta la regione, soprattutto sul popolo palestinese che soffre le conseguenze dell’occupazione israeliana”, ricorda il Messaggio al popolo di Dio invocando “una pace giusta e definitiva” come “unico mezzo di salvezza”. Per conseguirla, un appello “alla comu‑ nità internazionale” affinché adotti le “misure giuridiche necessarie per mettere fine all’occupazione dei differenti territori arabi”. “Il popolo palestinese – prosegue il Messaggio – potrà così avere una patria indipendente e sovra‑ na e vivervi nella dignità e nella stabilità. Lo Stato d’Israele potrà godere della pace e della sicu‑ rezza all’interno delle frontiere internazionalmente riconosciute”. Con tale richiamo, ha sottolineato monsignor Cyrille Salim Bustros, si chiede che “la necessità di avere due Stati” trovi realizzazione “il più presto possibile e non resti un sogno, un’utopia”. “Noi crediamo che la Parola di Dio è eterna” e “la stessa Scrittura santa ci uni‑ sce”, con Abramo “nostro padre comune nella fede, padre degli ebrei, dei cristiani e dei musulma‑ ni” riporta il Messaggio. Proprio per questo, ha rimarcato mon‑ signor Bustros, non si possono usare le Scritture “per giustificare l’occupazione da parte degli ebrei delle terre palestinesi”. Dialogo tra le Chiese e le religioni Il dialogo tra le diverse Chiese cristiane, come pure tra le dif‑ ferenti Confessioni religiose, è un’altra delle “sfide” del Sinodo. “Ciò che Cristo ci domanda – ri‑ porta il Messaggio – è di accet‑ tare la nostra fede e di viverla in ogni ambito della vita. Ciò che egli domanda alle nostre Chie‑ se è di rafforzare la comunione all’interno di ciascuna Chiesa sui iuris e tra le Chiese cattoliche di diversa tradizione”, impegnandosi verso “l’unità di tutti i cristiani”. Il documento si rivolge alle “Chie‑ se ortodosse” e alle “comunità evangeliche dei nostri Paesi”, chiedendo di “portare insieme la testimonianza di discepoli di Cri‑ sto”, e incoraggia “tutte le istanze di dialogo ecumenico”. Attenzione al dialogo interreligioso – con ebrei e musulmani – si osserva nel Messaggio come pure nelle “propositiones”, laddove si precisa che “i cristiani del Medio Orien‑ te sono chiamati a continuare il dialogo con i loro concittadini di altre religioni, dialogo che avvicina gli spiriti e i cuori” e che porta “alla purificazione della memoria, al perdono reciproco del passato e alla ricerca di un avvenire comu‑ ne migliore”. Vita La giorni che aprono il mese di novembre hanno un sapore liturgico speciale: portano una festa di tutti, proprio tutti i Santi, e una celebrazione più mesta di tutti i defunti. Gioia e dolore si intersecano nella vita quotidiana, gioia di essere giunti a casa per chi ormai vive in Dio, dolore per chi cammina ancora nella storia per la lacerazione che ogni separazione comporta. Non so quali pensieri si alternino in chi passi da un momento liturgico all’altro, di certo diversi nelle sfu‑ mature e nei colori: i santi che più conosciamo e magari festeggiamo nell’arco nell’anno, vengono a ritro‑ varsi, gomito a gomito, con i santi ignoti e sconosciuti. Ma chi sono? Santi sono tutte quelle persone che, incontrato il Volto di Dio, a Lui hanno dato risposta in vita e in morte, rico‑ noscendoLo come il Signore, come il Padre creatore. Molti avranno var‑ cato la soglia del tempo portando in sé una luce trasparente e pura, altri avranno ancora alcune macchie e zone da illuminare, da rendere pure. Come questo avvenga, lo crediamo più che saperlo. Sappiamo però che un atto di amore diretto ed esplicito, privo di egoismo, ci pone in contatto con l’unico Amore che può perdonare tutte quelle colpe che, in un modo o nell’altro, hanno imbrattato il nostro percorso. Tutti insieme i Santi formano quella corona gioiosa e lieta che tanti dipinti antichi ci indicano, non è girotondo infantile e, forse puerile, è l’indicazione di un cerchio, una figura perfetta, in cui non si trova l’inizio e in cui non si scorge la fine, segno che ormai siamo fuori dal tempo, fuori dal giorno e della notte che si susseguono e marcano la nostra età cronologica: la nascita al mondo e la morte al mondo. Un cerchio in cui Solennità dei morti I 31 OTTOBRE 2010 “ attualità ecclesiale n. 38 Santi e defunti La mano sempre tesa Nessuno scompare o si dissolve di Cristiana Dobner l’inizio si fonde con la fine perché non si tratta di un paradosso dell’ar‑ te per stupire. È il nodo centrale dell’esistenza umana vissuta nella luce del Vangelo: nessuno scompare e si dissolve ma, misteriosamente, si ritrova, mutato ma non cambiato, rimane se stesso trasfigurato. Inizio e fine in un fluire che genera il tempo nello stesso Dio. Il cerchio diventa la corona in cui uno si lega all’altro, in un vincolo che non subisce più contrasti, opposizioni di idee, vedute diverse. Ciascuno ormai, contento e trasparente, vede Signore amante della vita” Il libro della Sapienza, il più recente del primo testamento, risale alla meta del 1° secolo a.C. L’autore, un giudeo di Alessandria d’Egitto, cerca di inculturare la fede di Israele assimilando quanto è possibile della cultura greca. Il brano odierno appartiene ad una sezione maggiore in cui l’autore mette in risalto la bontà e misericordia di Dio nei confronti degli Egiziani. In 11,16-21 sostiene che nell’episodio delle dieci piaghe, con cui è stato colpito l’Egitto, Dio ha agito “con misura, calcolo e peso, mentre avrebbe potuto castigarlo e annientarlo esemplarmente”. I versetti seguenti, che compongono la lettura odierna, mostrano il perché di questo agire di Dio. Infatti: 1. Dio, creatore onnipotente, conosce la fragilità delle sue creature sa che esse, davanti a Lui, sono “come polvere sulla bilancia” e “stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra”, perciò il potere del creatore si manifesta nella compassione e nel perdono. 2. Inoltre Dio è “amante della vita”. Questa è una delle più belle definizioni di Dio. In quanto amico della vita il suo “spirito incorruttibile è in tutte le cose” di modo che in ogni creatura è presente un po’ della divinità che l’ha creata. L’amante della vita ha cura sempre della vita della sua creatura ma in modo particolare ne ha cura quando questa vita languisce come accade nel peccatore: “chiudi gli occhi sui peccati degli uomini, aspettando il loro pentimento”. 3. Se Dio riprende e castiga il peccatore lo fa per un motivo di amore: “Tu correggi poco a poco quelli che sbagliano e li l’altro contento e trasparente a sua volta, con tutti i suoi doni portati a fioritura. Considerati gli avvenimenti di ogni giorno che bucano lo schermo televisivo o i nostri giornali, sembra con questa ottica di vita - che però è la testimonianza di tutti quelli che seguono il Signore Gesù - di voler proiettare i problemi altrove, di di‑ stoglierli dallo sguardo, quasi di esor‑ cizzarli e di volerli risolvere facendo quadrare il cerchio, ma non è così. Si tratta di ben altro, perché è in gioco l’unica esistenza che ciascuno di noi sperimenta, una volta sola, come una sola è la nascita e una sola la giovinezza.Altro che si può definire guardare lo scorrere del tempo e della storia come dono incommen‑ surabile ed eterno ed ogni persona come pellegrina, che muove i suoi passi su di un sentiero di cui non si conosce lo snodarsi concreto ma di cui ben chiara è la meta. Ed è proprio lo sguardo della fede di chi ha afferrato la mano di Dio che la sfiora, la ha riconosciuta e la stringe, lasciandosi guidare. Sibili il vento o imperversi la bufera, quella La Parola e le parole XXXI Domenica Tempo ordinario-Anno C Sap. 11,22,12,2; Lc. 19,1-10 ammonisci ricordando loro in che cosa hanno peccato, perché, messa da parte ogni malizia, credano in te, Signore”. Questo è il messaggio che l’autore del libro della Sapienza rivolge ai suoi connazionali. Il Dio della vita e del perdono non vuole la distruzione degli Egiziani ma desidera che vivano rinunciando ad essere oppressori e sfruttatori. “Ecco Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri” Gerico è per gli evangelisti sinottici uno snodo decisivo nel cammino di Gesù verso Gerusalemme. In Gerico Marco fa compiere a Gesù l’ultimo prodigio la cura miracolosa del cieco mendico. Mentre i discepoli non comprendono gli annunci della passione e seguono Gesù sulla strada per salire a Gerusalemme “sgomenti e impauriti” (Mc. 10,32), il cieco, che alla chiamata di Gesù, balzando in piedi, ha gettato via il mantello sua unica ricchezza, riacquistata la vista segue Gesù lungo la strada divenendo così modello del discepolo che intraprende dietro al Maestro il cammino della croce e della risurrezione. Anche Matteo segue lo schema di Marco modificandolo solo per il fatto di introdurre due ciechi guariti dal Signore. L’evangelista Luca aggiunge alla guarigione del cieco un fatto nuovo: l’episodio dell’incontro di Gesù con Zaccheo. Per comprendere la portata della conversione del capo dei pubblicani bisogna tener presente l’insegnamento di Gesù a riguardo delle ricchezze come risulta dal Vangelo di Luca. In 12,13ss., dopo il rifiuto di dirimere una lite di eredità, Gesù racconta la parabola del ricco possidente preoccupato a costruire magazzini più ampi per collocarvi gli abbondanti raccolti. Al termine della parabola Gesù chiamo “stolto” quel ricco a cui, in quella stessa notte, sarà richiesta la vita e conclude: “Così è di chi accumula tesori per sé e non arricchisce presso Dio”. Propone quindi: “Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli”. In 18,18-27, al notabile che vuole sapere cosa deve fare per ereditare la vita eterna, Gesù, dopo aver indicato la necessità di osservare i comandamenti, aggiunge: “Una cosa sola ti manca: vendi tutto quello che hai, distribuiscilo ai poveri e avrai un tesoro nei cieli e vieni. Seguimi!”. Quando il ricco, triste, non accetta l’invito di Gesù, il Signore commenta: “Quanto è difficile entrare nel regno di Dio. È più facile infatti per un cammello passare per la cruna di un ago che per un ricco entrare nel regno di Dio”. Zaccheo è il cammello che passa per la cruna dell’ago “perché ciò che è impossibile agli uomini (distribuire le proprie ricchezze ai poveri) è possibile a Dio” che agisce per mezzo di suo Figlio. Zaccheo infatti ha una notevole 5 mano rimane sempre tesa, sempre disposta a lasciarsi afferrare. Si può allora varcare la soglia del cimitero, ovvero del Campo santo, con una consapevolezza indistrut‑ tibile: se a tomba sussegue tomba, a lapide lapide e tutto parla di morte, di assenza e di separazione, se la mancanza della vita si fa acuta e le persone care non sono vicine, si apre però la certezza di quella catena che si va formando nel grande giardino, il Paradiso, che ci attende. Si svuota il nostro vivere e sem‑ bra di essere soli, i sopravvissuti, con il destino segnato e con l’ora che si avvicina, invece siamo circondati da quella corona festosa che si intrec‑ cia nelle nostre vicende e non ci abbandona mai. Si apre lo squarcio della comunione dei santi, di quella impercettibile dimensione che si rende presente dentro di noi come sostegno, incitamento, dolcezza e che agisce per noi spianando le nostre difficoltà e sorreggendoci quando stiamo per soccombere. Credo che ciascuno possa ri‑ portare alla memoria momenti o frangenti in cui i santi ci sono venuti in soccorso oppure in cui coloro che non vivono più con noi ma sono i vi‑ venti, una volta chiamati in soccorso, ci hanno strabiliato. Quantomeno nelle energie rin‑ novate per poter sorridere e conso‑ lare, dimenticandoci di noi stessi per servire gli altri. Da quella lieta corona promana un’energia che trapassa le ore e i minuti ed insegna i canti di lode, di supplica, di intercessione. Noi siamo ancora pietre da scolpire per poter diventare le pietre della Gerusalemme che gode della Luce dell’Agnello e riversa i suoi raggi proprio in quel luogo che, ad uno sguardo disattento, parla solo di estinzione mentre è grande apertura: tramontare alla vita per albeggiare nel giorno eterno. posizione sociale in quanto capo dei pubblicani; ha un ragguardevole condizione economica perché è un ricco; ha raggiunto questo livello di benessere estorcendo i suoi subalterni che a loro volta hanno spremuto il popolo con tributi onerosi. Ma ora Zaccheo è in crisi, “cerca” di “vedere” Gesù; non teme di apparire ridicolo correndo e arrampicandosi su di un albero.Tenta di tutto pur di mettersi in contatto con Gesù. Altrettanto fa il Signore: egli sente che “deve” fermarsi nella casa del pubblicano, lo deve fare “subito” con estrema urgenza, in un “oggi” che ha valore di tempo di grazia e di salvezza; lo fa sfidando l’incomprensione e la mormorazione della folla: “E’ entrato in casa di un peccatore!”. La conclusione di questo incontro “pieno di gioia” è l’umanamente impossibile salvezza del ricco. “Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato, restituisco quattro volte tanto”.Vale la pena mettere in risalto che Zaccheo riesce ad incontrare Gesù superando l’ostacolo della folla che glielo impediva a causa della sua piccola statura. Da parte sua Gesù sfida i pregiudizi della moltitudine entrando nella casa di un peccatore impuro che avrebbe dovuto entrare. È un monito per chi nella comunità di Luca e nella chiesa oggi ha timore di aprire le porte a peccatori, peccatrici, persone malfamate e anche a quanti si professano nemici della religione e della fede cristiana. La salvezza dev’essere offerta generosamente e delicatamente a tutti. In ogni casa, in ogni crocicchio, su ogni ramo di albero ci può essere un Zaccheo che cerca di vedere e incontrare colui “che è venuto a cercare e salvare ciò che era perduto”. Enzo Benesperi 6 Purgatorio senza limite di pena Cronaca e riflessioni su una notte al Pronto Soccorso di Pistoia La prima sensazione è di essere stata miracolata. Sono stata inve‑ stita sulle strisce, non sono morta, mani generose di volontari della Misericordia mi hanno impacchet‑ tato e condotto al Pronto Soccor‑ so, mi sembra di non essere troppo rotta. Non ho avuto paura ma improvviso mi assale un tremore incontrollabile, da battere i denti. Vengo posta nel corridoio-conteni‑ tore di corpi del Pronto Soccorso dell’ospedale pistoiese. Accanto, decine di persone che si lamentano, con voci diverse e differenti modu‑ lazioni di gemiti, sospiri, mugolii. Labilità del confine tra la vita e la morte, preziosità di ogni mo‑ mento che ci è regalato nel teatro quotidiano del mondo, valore e senso della propria umana vicenda. La prima ora passa così, pensieri che scavano le poche essenziali esperienze: gli affetti, gli impegni, la scommessa della fede. Mi è stato imposto di non permet‑ termi il più piccolo movimento con la testa, del resto impedito da uno stretto collare che proibisce qualsiasi spostamento che non sia quello, minimo, richiesto dalla re‑ spirazione. Obbediente attendo. Capisco i tempi lunghi, stanno arrivando i “codici rossi”, persone meno fortu‑ nate di me hanno la precedenza nei controlli e nell’attenzione di tutti. Tornano i volontari della Miseri‑ cordia: “Ancora qui, non le hanno fatto nulla?”. Torneranno, i miei soccorritori, tre o quattro volte nella notte, mi faranno, gentili e dispiaciuti, ripetutamente la stessa domanda. Non c’è trascuratezza evidente nel personale in sevizio: infermieri e inservienti rispondono assolvendo alle richieste ‘possibili’. Sì a un dia‑ logo con il marito che da ore sta‑ ziona fuori dal corridoio; un’ attesa di ‘solo’ mezz’ora per poter avere lo strumento adeguato alla risolu‑ zione di un’impellenza fisiologica. Come tutti i presenti non gravi ottengo occhiate cortesi, oppure distratte, in un caso calde attenzio‑ ni, segno di un’umanità coltivata, di una professione ancora amata Ma su tutto domina incontrastato un condiviso sentimento di impo‑ tente ignoranza: nessuno sa dare una indicazione, tentare una previ‑ sione, azzardare una ipotesi sull’im‑ mediato futuro di ognuno. “Sono qui dalle 17, quindi da sei ore, po‑ trei sapere quando sarò visitato?”; “Io sono qui da otto…”, “Io da sette…” La risposta è sempre la stessa: “Purtroppo non sappiamo niente…Purtroppo non possiamo prevedere niente… Purtroppo do‑ vete avere pazienza”. Ma i dottori ci sono? Dove sono? Chi sono le tante figure che passa‑ no e si susseguono nel corridoio? Non lo sappiamo, buio totale, è possibile essere chiamati dopo cin‑ que minuti come dopo otto ore. Qualcuno afferma che si tratta di una giornata particolare, ma la voce umana e amica riconosce che ‘quel‑ la’ particolarità è divenuta ormai n. 38 31 OTTOBRE 2010 lettere in redazione quotidianità, che ‘quella’ situazione si ripropone ogni giorno riprodu‑ cendo una condizione di ordinaria disumanità. Dieci, venti, trenta sof‑ ferenti giornalmente parcheggiati per ore nell’attesa di chi, non si sa quando (se?), arriverà: atmosfere letterarie kafkiane e beckettiane rivissute in un assurdo banalmente ‘normale’. Chiedo anch’io, più volte, con gen‑ tilezza: faccio presente che ho la testa bloccata da una, due, tre ore, la vista costantemente offesa dall’il‑ luminazione abbagliante del soffitto (vengo gentilmente spostata ma i lumi sono ravvicinati e implacabi‑ li), che la mia condizione eguaglia certe raffinate torture o la sorte dei carcerati con la luce perpetua‑ mente accesa l’intera notte. Sguardi silenziosi, comprensivi o annoiati, ugualmente inefficaci. Finalmente, dopo quasi quattro ore, né le variazioni sul senso della vita né le memorie letterarie giungono in soccorso. Mi metto delibera‑ tamente a gridare che non ce la faccio più, che non è giusto essere trattati così, subire una tale tortura senza neppure poterne prevedere la fine, urlo perfino che mi dro‑ ghino con un calmante se ancora per ore dovrò attendere immobile. Dopo cinque minuti vengo traspor‑ tata di fronte al medico (dottoressa giovane e carina): un rapido sguar‑ do, due domande e mi viene tolto il collare, posso finalmente muovere la testa.Vengo portata via, solo su mia richiesta vengo a sapere a quali analisi si ritiene opportuno sotto‑ pormi e per quali motivazioni. E’ mezzanotte, il peggio è passato: per le analisi e le dimissioni dovrò at‑ tendere soltanto altre tre ore. In tutto sei ore e tre quarti, quasi sette ore: scoprirò più tardi che sono stata fortunata, per molti l’attesa si è protratta per un tem‑ po assai più lungo. La situazione è senz’altro specchio dei disagi e delle disfunzioni che vive oggi il nostro paese. Amici medici mi suggeriscono che negli ultimi anni si sta facendo un uso improprio del Pronto Soccorso da parte di una platea eccessiva di utenti. L’impressione condivisa da chi malauguratamente debba utilizzare quel servizio è di trovarsi di fronte a gravi e complessive carenze, sia nella quantità di personale, sia nella qualità dell’ intervento: carenze che si traducono nell’allungarsi illimitato dei tempi di attesa, nel parcheggio sfibrante di persone sofferenti in un ‘non luogo’ inospitale, nella oscurità inaccessibile di risposte rispetto al proprio immediato futuro. Persa la dignità di persone pensanti e con diritto minimo all’informazio‑ ne su quanto le concerne, ridotti a oggetti da riparare, “cose lasciate in un angolo” e momentaneamente “dimenticate”, si vive una condizio‑ ne di moderno terreno purgatorio senza indicazione di limite di pena. Tutti protestiamo in privato, nessu‑ no più alza la voce pubblicamente perché tanto “non c’è niente da fare”. Ulteriore amaro esempio di una distanza tra il cittadino e le isti‑ tuzioni che cresce esponenzialmen‑ te, che a sua volta alimenta sfiducia e disimpegno, in una spirale maligna che mina sempre di più il nostro vivere insieme, la nostra possibilità di costruire una società buona e ospitale. Mariangela Maraviglia Quel suicidio dimenticato I nostri fratelli rinchiusi nel carcere di Pistoia A distanza di pochissimi giorni sembra sia stato già dimenticato il suicidio di un ragazzo di 35 anni nel carcere di Pistoia. Ho partecipato, domenica mattina, alla messa in suo suffragio celebrata nella cappella dell’Istituto. Piena come non mai, con la presenza anche di quanti non condividono un percorso di fede. Ho provato a scorrere i volti dei presenti riconoscendo quel giovane (ormai schizzato) beccato con 5/6 grammi di eroina, l’algerino che deve espiare 10 mesi perchè ha perso il lavoro ed è divenuto clandestino, il tossico alla sua en‑ nesima ricaduta, quel ragioniere finito “dentro” per truffa di qualche milione di lire; quel malato, quasi terminale, sieropositivo, che aspetta di essere trasferito altrove e tanti altri segnati da storie di emargina‑ zione ed ora accumunati da una vicenda comune: essere ristretti in un carcere. Stare in carcere significa lasciare passare le giornate; anzi devi imparare a non farti troppe domande né tantomeno cercare risposte perchè letteralmente ogni approfondimento che cerchi di fare incontra il vuoto senza senso. Che ragione c’è di fare soltanto due ore di “aria” al giorno? Che senso ha quel rito di aprire e chiu‑ dere le celle 4/5 volte al giorno? Perchè non c’è nessuna attività che permetta una crescita una matu‑ razione o anche solo far sì che il tempo passi? Perchè non c’è modo di fare un lavoro anche se poco retribuito? Perchè abitare in tre in una cella di circa 8 mq? Perchè dor‑ mire a oltre 2 metri e 20 di altezza? E poi ….. non hai soldi, ti mancano le sigarette, il caffè, il maglione, la tuta; devi farti un amico che abbia qualche soldo per poter minima‑ mente sopravvivere. Cosa significa parlare di diritti quando per essere ricevuto da un superiore devi fare una domandina che per poter esse‑ re visionata ed approvata c’è biso‑ gno quantomeno di una settimana (se non va prima perduta)? Oppure quando vorresti parlare con la fami‑ glia ma nessuno di loro può venirti a trovare perchè quanto a soldi ne hanno meno di te? Stare in carcere produce solo que‑ sto effetto: mortificarti e umiliarti in quelle che sono le aspettative, le aspirazioni naturali di ogni uomo; inizia un processo malefico di de‑ pressione, di vuoto, di negatività. Se vuoi evitarlo l’ unica difesa è non pensare, allontanare ogni ri‑ flessione seria facendola affogare in uno sproloquio di parole vuote, di atteggiamenti di facciata, di storie inventate. Abbiamo costruito un mondo nel quale non esistono più criteri certi di riferimento, paragoni confrontabili, prospettive per il do‑ mani, ognuno se la canta e se beve come gli pare, le assurdità e i con‑ trosensi sono all’ordine del gior‑ no. Eppure questa mattina durante la celebrazione c’era un silenzio se‑ rio, pieno di significati. In un conte‑ sto privo di senso acquistano signi‑ ficato piccole cose, preziose perchè nascono dal cuore:un pacchetto di sigarette regalato, un paio di scarpe che cambiano piede, una spalla sulla quale sfogare un pianto, un raccon‑ to inventato per farti ridere un po’ e non farti pensare continuamente a tua moglie e ai tuoi figli, un indi‑ rizzo per riaccendere la speranza di una possilbilità lavorativa, un volontario che ti mette 10 € per comprare un pacchetto di sigarette. Queste “stupide cose” ti dicono che sei ancora qualcuno; che puoi costruire una relazione positiva; che c’è una dimensione che nessu‑ no potrà mai toglierti e che abita in fondo al tuo cuore; puoi dire di sentirti ancora una volta un uomo con tutta la sua dignità e fisiono‑ mia. Così anche quella assemblea ha manifestato a se stessa una grande ricchezza: ha riunito tante mortificazioni, tante umiliazioni, tante assurdità in un abbraccio di comprensione, di consolazione di solidarietà. Questa assemblea ha dimostrato che è possibile combat‑ tere contro queste morti assurde anzi è la testimonianza che dietro, purtroppo, un tentativo riuscito di suicidio ci sono 10/100/1000 ten‑ tativi che sono stati stroncati dalle premure dall’interessamento e dalle cure che ogni detenuto prodiga nei confronti del proprio fratello. Allora vedo questa umanità nuova che nasce dalle ceneri del carcere e che afferma che non c’è niente che pos‑ sa imprigionare la dignità profonda dell’uomo anzi lo spirito di vita che Dio ha immesso nell’uomo esso stesso si incaricherà di sconfiggere tutte le morti. Anche quella di S. L. . Sauro Gori Il ruolo dell’Azione cattolica all’interno della chiesa L’azione cattolica è sempre stata alle dirette dipendenze della gerarchia ecclesiastica, per testi‑ moniare gli ideali civili e cristiani, partecipando alle sorti della società nel suo insieme, sul piano religioso, sociale, sindacale e politico; quindi un vero e proprio unicum. Poi c’è stato il concilio Vaticano II con la fioritura di numerosi movimenti ed associazioni per l’apostolato (molte sul piano esclusivo e contemplativo ecclesiale) per cui - se si eccettua il centro-sud - l’Ac oggi ha segnato il passo. Se ci domandiamo quale Vita La ruolo di convivenza dobbiamo ave‑ re con gli altri movimenti fratelli, la risposta è ovvia; quello collabo‑ rativo e non conflittuale! Comun‑ que sia, il ruolo rimane inalterato perché. a differenza delle altre realtà, l’Ac riveste ancora il ruolo testimoniale nel rapporto chiesamondo e di animazione delle realtà sociali quali lavoro, famiglia, scuola, cultura, politica, sindacato, tempo libero e mass-media, mentre gli altri movimenti sono in parte avulsi da questi impegni socio-esistenziali. Oggi, nell’era post-industriale, ve‑ diamo e accertiamo una latitanza partecipativa e una lontananza nell’assolvere questi compiti socioeconomici-politici: oserei dire che manca lo spirito interpreta‑ tivo etico-morale (supplemento d’anima) o meglio dire un vero discernimento critico-progettualeprofetico sull’evoluzione delle realtà sociali, ma anche sui destini della nazione e sui vari condottieri politici che si alternano nel tempo. Questa omertà di fondo causa il mancato rinnovamento genera‑ zionale con tutte le conseguenze negative. Ed allora gli eccellentissi‑ mi pastori delle chiese cattoliche locali e particolari devono capire l’importanza dell’Ac parrocchiale, rimotivandola e rivitalizzandola con nuove persone e strumenti specifici. Oggi il lavoro è tanto e impegnativo e abbiamo necessità di dare risposte positive, non dele‑ gando ai vari politici di turno, che a volta fanno dei danni irreparabili. Oggi in Italia e nel mondo globale ci sono molti problemi seri da risolvere: la crisi economica e del lavoro, la questione delle nuove energie alternative, l’inquinamento dell’aria e dell’acqua, la crisi morale della famiglia, omicidi, il testamen‑ to biologico, la manipolazione genetica, l’aborto terapeutico, la pillola abortiva, ecc. Per veicolare il messaggio cristiano nel mondo sono necessarie attività non solo spirituali, ma anche profane come il teatro amatoriale, il cineforum, lo sport attivo, il tempo libero, la musica, il canto sacro e profano, l’uso dei mass-media come la rete internet; insomma un’educazione integrale soprattutto verso le nuove generazioni che favorisca lo spirito critico e innovativo e l’ac‑ quisizione di uno spirito altruistico. Occorre sviluppare il bene comune con lo studio della dottrina sociale della chiesa e documenti essenziali del concilio Vaticano II, lettura di riviste e giornali cattolici o meno, la rivisitazione e studio della storia locale e dei suoi personaggi più significativi, per meglio operare nel presente, non avendo paura del mondo, ma lottando per la giustizia e la verità nella pace reciproca e nella inclusione sociale. In poche parole, occorre essere testimoni credibili e non fasulli, o peggio omologati ai vizi e costumi degene‑ ri attuali; essere alternativi andando contro corrente: “Il mondo vi dice, ma io vi dico”. Mauro Manetti Pistoia Sette N. 38 31 OTTOBRE 2010 I l progetto, svolto dall’As‑ sociazione San Martino de Porres e dalla Caritas diocesana, (iniziato il 2 febbraio e conclusosi il 15 ottobre) grazie al finanziamento del Ban‑ do 2009 della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia, è stato un’ot‑ tima esperienza per le dieci donne, quattro italiane e sei immigrate, che vi hanno partecipato. Dopo una selezione iniziale tra più di quaranta richiedenti (segnalate anche dai Servizi Sociali del Comune) le protagoniste del percorso for‑ mativo, di età compresa fra venti e quaranta anni, pur con provenienze e storie molto diverse, avevano in comune una condizione di disagio sociale, specialmente causato dalla oggettiva difficoltà ad inserirsi nella realtà produttiva. Dai tempi della scuola, che per alcune erano ormai abbastanza remoti, esse non avevano più avuto opportunità di accrescere il loro bagaglio culturale: impegni familiari e difficoltà di varia natura avevano loro impedito di poter orientarsi e trovare collocazione nel mondo del lavoro. Le finalità che il progetto si pone‑ va erano, infatti, rivolte ad individuare modalità personalizzate e consape‑ voli di integrazione; creare concrete opportunità di sostegno umano, i n primo luogo un’infor‑ mazione per i nostri affe‑ zionati lettori: il prestito è aperto secondo il con‑ sueto orario (martedì ore 10-12; venerdì ore 16-18 ). Chi vorrà fruire del servizio, troverà un ambiente improntato alla cordialità e avrà a disposizione anche le opere lettera‑ rie più recenti, come i premi Strega e Campiello 2010. In questo periodo noi volontari di biblioteca stiamo lavorando alacremente a preparare le iniziative per i prossimi mesi. Sarà bene ricordare sinteticamente quello che è stato fatto lo scorso anno e sottolineare come la risposta del pubblico alle nostre iniziative sia stata assai positiva. Tre sono stati gli Incontri Olivetani: una Lectura Dantis di Vasco Gaiffi, una conferenza di Giovanni Capecchi sulla letteratura della prima guerra mondiale e una conferenza di Andrea Vaccaro sulla figura di Cristo nella filosofia e nella letteratura contemporanee. Molto successo ha riscosso l’attività di reading da noi organizzata in collabo‑ razione con il Gad “Città di Pistoia” diretto da Franco Checchi; tale inizia‑ tiva è stata rivolta agli studenti della scuola media e ha avuto per oggetto i grandi testi della letteratura italiana. Sempre dalla collaborazione con il Gad, sono nate due interessanti Associazione San Martino de’ Porres “Formarsi per crescere” Progetto di educazione alla cittadinanza attiva e inserimento lavorativo culturale e sociale, che, in contesti di rispetto reciproco e collaborazione, potessero valorizzare e/o recuperare le eventuali competenze pregresse e ricostruire efficacemente il bagaglio di autonomia personale di ciascuna partecipante. Per rendere stimolante l’attività prevista era necessario poter favo‑ rire la partecipazione delle corsiste, anche mediante un sostegno socioattitudinale, costantemente monito‑ rato e condiviso, nonché attraverso misure di sostegno al reddito, che le aiutassero nelle necessità quotidiane. Attraverso varie occasioni di confronto e scambio, anche inter‑ culturale, si è, inoltre, cercato di raf‑ forzare le competenze comunicative e dotare tutte le partecipanti dei requisiti espressivi, scritti ed orali, in corretta lingua italiana, così da fornire loro gli strumenti conoscitivi ed operativi per inserirsi attivamente nei percorsi di cittadinanza attiva. Ciascuna corsista ha conseguito, inoltre, l’attestazione Haccp (rila‑ sciato dall’Agenzia formativa Sophia di Pistoia) particolarmente richiesto nei vari settori della ristorazione; tutte, inoltre, hanno raggiunto un buon livello di conoscenza e uso del computer. Le competenze generali dove‑ vano fornire alle corsiste anche op‑ portuni ragguagli sulla cultura civica (a partire dalla Costituzione italiana), sulla legislazione del lavoro, sui diritti e sui doveri del lavoratore, sulle caratteristiche del locale mondo del lavoro e sui percorsi di pari opportu‑ nità e di antidiscriminazione sociale. Rafforzato, dunque, le loro com‑ petenze personali, le corsiste hanno potuto orientarsi verso i settori lavo‑ rativi più confacenti alle loro caratte‑ ristiche e, accompagnate dal sostegno di operatori tutor, sono riuscite ad inserirsi più consapevolmente nel contesto socio – lavorativo attuale. Le finalità del corso “Formarsi per Crescere” sono state ampiamente raggiunte, soprattutto attraverso i tre mesi di stages che otto corsiste hanno svolto pienamente e con in‑ teressante soddisfazione personale; solo due, non riuscendo a conciliare gli impegni familiari con le oppor‑ tunità di lavoro che sono state loro offerte, non hanno completato il percorso di stages. Le otto donne che hanno con‑ cluso gli stages hanno avuto il gran‑ de successo di essere state molto apprezzate e valorizzate nei vari luoghi di lavoro: quattro di loro sono già state assunte con interessanti contratti di lavoro stabile; le altre sono in lista per prossime – sicureassunzioni. Punto di forza di tutto il progetto è stata, sicuramente, l’attivazione di una rete di sapiente collaborazione cui l’Associazione San Martino ha potuto rivolgersi, incontrando sen‑ sibilità e competenza. La Caritas diocesana ha forte‑ mente sostenuto le attività del pro‑ getto, grazie al contributo di numero‑ si volontari; la Cna e la Confcommer‑ cio si sono puntualmente impegnati nel favorire rapporti e relazioni con le ditte, in cui le donne hanno svolto i periodi di stage; l’Associazione San Martino ha generosamente profuso tutte le sue potenzialità. Fondamentale e indispensabile è stato il finanziamento ricevuto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, senza il quale non sarebbe stato possibile erogare alle corsiste quel sostegno al reddito che, seppur minimo, ha reso possibile la loro piena partecipazione alle varie attività e agli stages… A tutti coloro che hanno reso possibile la realizzazione del pro‑ getto “Formarsi per Crescere” il ringraziamento più sincero da parte delle partecipanti e di tutti i volon‑ tari dell’Associazione San Martino de Porres. Paola Bellandi Biblioteca di Monteoliveto progetti di lavoro iniziative teatrali che hanno visto una larga partecipazione di pubbli‑ co: in primo luogo la presentazione della pièce “Genio ribelle” di Franco Checchi, un lavoro sulla vita e l’opera di Federico Garcia Lorca; successiva‑ mente la Via Crucis di Henri Ghéon, proposta in occasione della Pasqua. Per quanto concerne l’attività organizzativa del 2010-2011, essa inizierà il 16 ottobre prossimo, alle ore 18, con la rappresentazione dell’atto unico “Pagine strappate” di Aldo Cirri, che verrà messo in scena dal Gad “Città di Pistoia” con la regia di Paolo Nesi. Si tratta di un testo teatrale che ha per tema il mondo dell’Alzheimer. Un problema molto grave, in merito al quale è bene tenere presenti alcuni dati: i malati di Alzheimer sono attualmente in Italia 700.000, ogni anno si contano nel nostro paese 80.000 nuovi casi, statisticamente ogni dieci minuti una persona perde la memoria (dati uffi‑ ciali dell’Aima, Associazione italiana malattia di alzheimer). Risulta eviden‑ te che il problema non è eludibile da parte di nessuno. In questo articolo non prendiamo in esame i contenuti Questo articolo è comparso sul numero più recente del notiziario del Centro Monteoliveto, ma desideriamo estenderne la lettura a quanti non avessero avuto occasione di vederlo in quella pubblicazione di Piera Petracchi di “Pagine strappate”, perché su quest’opera si scrive diffusamente, a firma del Presidente Matocci, in altra parte di questo notiziario. Vogliamo tuttavia indicare la motivazione che è alla base della scelta di questo testo. Esso è stato scelto perché fornisce ai parenti dei malati di Alzheimer una speranza: la speranza che l’amore, vincendo difficoltà apparentemente insuperabili, possa esplorare nuovi codici di comunicazione con il ma‑ lato. Non è casuale che nella pièce il motivo dominante della comuni‑ cazione, che riesce a coinvolgere anche il medico riottoso, sia la musica sublime che Beethoven, essendo sordo, non poté udire se non con la sensibilità del cuore. Nei mesi prossimi è nostra inten‑ zione riprendere l’attività di reading, rivolgendola, come in passato, agli studenti, perché ci sembra bello che il luogo di incontro degli anziani sia frequentato anche dai giovani. E’ bene ricordare che il 2011 sarà l’anno delle celebrazioni per il centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia. Noi non manche‑ remo di sottolinearlo, organizzando almeno un paio di incontri che sa‑ ranno tenuti da qualificati specialisti su aspetti importanti ed interessanti del nostro Risorgimento. Anticipiamo anche che l’attività teatrale, programmata nell’ambito della ormai collaudata collaborazione con il Gad “Città di Pistoia”, presen‑ terà almeno altri due eventi, uno dei quali improntato alla spiritualità religiosa, “L’interrogatorio a Maria” di Testori, che sarà rappresentato in occasione della Pasqua. Questa è in sintesi la program‑ mazione di lavoro per i prossimi mesi, ma è appena il caso di aggiungere che altre iniziative potranno essere esperite, qualora se ne determini la possibilità e l’opportunità. In conclusione, possiamo solo aggiungere che la motivazione che sta alla base del nostro volontariato in biblioteca è quella di conferire al Centro Monteoliveto, già noto in città per i servizi che offre, un’im‑ magine nuova, di tipo culturale, che serva a migliorarne la conoscenza e ad aumentarne la frequentazione da parte dei cittadini pistoiesi. 8 comunità ecclesiale n. 38 31 OTTOBRE 2010 Ufficio scuola Vita La I vescovi toscani scrivono agli insegnanti di religione i Vescovi italiani hanno scelto di assumere l’edu‑ cazione quale tema por‑ tante per i prossimi dieci anni. In questa prospettiva il nostro pensiero va a voi, che per mandato avete il compito di far conoscere alle nuove generazioni il nostro patrimonio religioso, storico e culturale, e soprattutto l’affascinante figura di Gesù, vero modello dell’umanità che vive nell’amore. Leggiamo all’art 9 del testo di revisione del Concordato del 18 febbraio 1984:“La Repubblica Italiana, riconoscendo il valore della cultura religiosa e tenendo conto che i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano, continuerà ad assicurare, nel quadro delle finalità della scuola, l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pub‑ bliche”. Nel continuo scorrere degli eventi abbiamo bisogno di principi saldi e chiari cui fare riferimento, e la perdita della memoria storica di una nazione equivale alla scomparsa del patrimonio genetico in un organismo. In base a queste considerazioni noi Vescovi della Toscana sentiamo la responsabilità sia del patrimonio culturale che ci è affidato, sia della formazione alla vita delle nuove generazioni. Per questo ci rivolgiamo a voi in spirito di fraterna collabora‑ zione.Vi esprimiamo gratitudine per il servizio da voi svolto, e vi siamo vicini con il nostro sostegno ed il nostro incoraggiamento. Il Santo Padre nella lettera al clero di Roma del 21 gennaio 2008 dice:“Educare non è mai stato facile, e oggi sembra diventare sempre più difficile. Lo sanno bene I genitori, gli insegnanti, i sacerdoti e tutti coloro che hanno dirette responsabilità educative. Si parla perciò di una gran‑ de emergenza educativa, confermata dagli insuccessi a cui troppo spesso vanno incontro i nostri sforzi per formare persone solide, capaci di collaborare con gli altri e di dare un senso alla propria vita”. Siamo però convinti che le diffi‑ coltà sono uno stimolo per una ricer‑ ca più approfondita e per un maggio‑ re impegno da parte di tutti. L’attività educativa non è compito esclusivo di qualcuno. Se tutta la comunità civile è impegnata nella trasmissione dei valori, anche la comunità cristiana ha la consapevolezza dell’alto valore dell’insegnare e dell’educare. Questa educazione si fa per mezzo delle persone, perché sono le persone che fanno la storia, non il caso, e neppure le leggi, per quanto siano ben fatte. Certo, le persone fanno la storia secondo le idee che hanno ed i principi che professano. Chi coltiva idee di morte, produce solo morte e catastrofismo. Chi è innamorato della vita, vive sereno per sé ed incoraggia gli altri ad avere fiducia. Proprio per questo ci sta a cuore l’attività degli insegnanti di religione cattolica, perché la missione della Chiesa, da sempre impegnata nel mondo dell’educazione, passa anche attraverso la figura dell’insegnante. Egli rappresenta un aspetto indispen‑ sabile per la riuscita del progetto educativo, perché non basta l’offerta di una proposta culturale originale e specifica, ma è necessaria la testimo‑ nianza di coloro che operano nella scuola stessa. Oggi più che in passato gli in‑ segnanti sono chiamati a proporsi come persone di riferimento per le giovani generazioni che crescono in un contesto socio‑culturale sempre più frammentario e disorientante. Ci permettiamo pertanto di elencare alcune caratteristiche pro‑ prie dell’insegnante della religione cattolica: 1: l’insegnante entra nella scuola per insegnare la religione cattolica su mandato del vescovo, quindi a nome della Chiesa, e per nomina dell’auto‑ L’accompagnamento di monsignor Bianchi rità statale. Assume questo compito come una missione educativa della quale e responsabile di fronte alla Chiesa ed alla società. 2. Compito dell’insegnante è di far conoscere, secondo le finalità della scuola, la bellezza dell’esperien‑ za cristiana partendo dalla persona stessa di Gesù. 3. L’incarico non solo è un ser‑ vizio svolto a nome della Chiesa, ma è anche una collaborazione con la Chiesa locale, la quale sente la responsabilità educativa e la mette in pratica per mezzo delle persone con le risorse di cui dispone. 4. Educare è un lavoro comples‑ so e delicato, che non può essere lasciato all’improvvisazione o affidato alla buona volontà. L’insegnamento è passione educativa, a cui non devono mancare una seria formazione per‑ sonale e competenza professionale. 5. La formazione personale e la competenza professionale hanno bisogno di costante e periodico ag‑ giornamento, per le sperimentazioni, per le iniziative di studio e di ricerca, per l’apertura alle innovazioni. 6. Il compito educativo, oltre che una vocazione, si manifesta come un’arte sapienziale che si acquisisce nel tempo e attraverso un’esperienza accompagnata e maturata con l’aiuto di altri maestri. Nessun testo e nessuna teoria, per quanto utili e illuminanti, potranno sostituire questo apprendistato sul campo. 7. Alla competenza ed alla pro‑ fessionalità devono collegarsi l’equi‑ librio personale ed una testimonianza di vita cristianamente vissuta. L’inse‑ gnante educa e forma gli alunni non solo con la sua sapienza, ma anche con il suo stile di vita. 8. L’educatore attua la sua azione anzitutto attraverso l’autorevolezza della sua persona. L’autorevolezza rende credibile l’esercizio dell’auto‑ rità. Essa è frutto di esperienza e di competenza, ma si acquista soprat‑ tutto con la coerenza della vita e con il coinvolgimento personale. 9. Infine l’insegnamento della religione non deve svolgersi in forma isolata e settoriale. Sarà compito dell’insegnante cercare la collabora‑ zione con il corpo docente e abituare gli alunni al confronto con le altre discipline e culture. Confidiamo che questa nostra esortazione sia accolta come segno di vicinanza e sostegno al personale docente, e di attenzione al problema educativo. Su di voi e sulla vostra attività così impegnativa invochiamo la benedizione del Signore e l’inter‑ cessione della Vergine Santissima. I Vescovi della Regione Toscana Dai segni di Cana ai segni del nostro tempo i Incontri di spiritualità guidati dal vicario diocesano don Paolo Palazzi l’inserimento dell’amore di coppia in un contesto di privatizzazione dell’amore e di soppressione del ca‑ rattere istituzionale del matrimonio, che deve essere interpretato nella prospettiva ideologica e culturale del pensiero post-moderno. L’ele‑ mento dirompente, a mio avviso, si manifesta in una crisi della verità e di carenza di concetti profondi quali la sacralità della vita, l’indifferenza verso il senso ultimo della vita, che unitamente all’instabilità del posto di lavoro, al processo di denatalità in atto, in una società legata prevalen‑ temente alla ricerca del progresso scientifico e tecnologico, ha portato come conseguenza ad una graduale destrutturazione di tipo culturale e psicologico della famiglia fondata sul matrimonio. A questo proposito, vorrei accennare, ad una diffusione di una certa ideologia di gender, per cui l’essere uomo o donna, non sarebbe fondamentalmente determinato dal sesso ma dal contesto culturale e dal ruolo svolto da una persona nella società. Nell’antropologia individuali‑ sta del neo-liberismo radicale, questa ideologia ha trovato un ambiente favorevole che giustifica qualsiasi tipo di unione. Ora, la domanda di fondo che interpella il credente è di cercare una risposta alla crisi della fede in atto, che evidenzia in questa nostra società la presenza della “prima generazione incredula” per citare il libro, di don Armando Matteo (presidente della Fuci). La tendenza del mondo giovanile è “belonging without believing” ossia apparte‑ nenza senza credenza, vale a dire un riconoscimento di un legame con la Movimento per la vita Nominato il nuovo presidente Tommaso Braccesi è il nuovo presidente del Movimento per la vita (MPV). Lo ha deciso il con‑ siglio direttivo dopo la morte di Umberto Maria Reali che aveva guidato con passione e compe‑ tenza l’associazione che, a Pistoia, si occupa di aiutare le donne in difficoltà davanti a una gravidanza. Centro famiglia S. Anna n seguito all’esegesi, in‑ teressante ed illuminata, esplicata dal vicario dioce‑ sano don Paolo Palazzi sul brano evangelico (Il primo segno a Cana, Gv.2,1-12), si è ritenuto di aprire un dialogo con le persone presenti all’incontro sulle problematiche dell’istituzione matrimoniale evidenti nella società odierna. Credo sia importante interrogarsi sui motivi profondi che nella società contem‑ poranea sono all’origine della crisi dell’istituzione matrimoniale, sia nella dimensione religiosa che in quella civile. Uno dei fenomeni che interpel‑ lano la nostra coscienza di comunità cristiana è il numero crescente delle unioni di fatto, delle separazioni, dei divorzi, delle cosiddette famiglie allargate, che manifesta l’aspetto della precarietà di tale vincolo in antitesi con la stabilità del vincolo matrimoniale. Alla base di questo disagio, ascrivibile ad un complesso di cause, di ordine culturale, econo‑ mico, sociologico, e psicologico, vi è Accompagno la lettera dei Vescovi toscani agli insegnanti di Religione Cattolica con queste poche righe. Desidero esprimervi la gratitudine della Chiesa pistoiese e mia per il servizio che, con passione e competenza, svolgete nella scuola, a servizio della formazione e della crescita della persona. Vorrei sottolineare il vostro legame con la nostra chiesa, di cui non solo siete parte ma che vi invia e vi affida questo compito di grande delicatezza e responsabilità. Vi chiedo perciò di rinsaldare ed approfondire il rapporto di appartenenza e partecipazione alla vita della nostra Comunità, che può diventare sorgente di motivazioni e di forza nel vostro quotidiano servizio. Tra voi e la nostra Chiesa, con i suoi organismi ed uffici, si deve costruire una stabile circolarità di comunicazione e di partecipazione che dilata le risorse e le capacità del servizio per tutti. Profitto di questa circostanza per ringraziare l’Ufficio per l’insegnamento della Religione Cattolica dell’impegno, della competenza e della dedizione di cui dà prova e per augurare a ciascuno di voi un buon anno scolastico insieme ai ragazzi ed ai giovani per cui vi spendete. Con stima e gratitudine Mansueto Bianchi, vescovo di Pistoia tradizione cristiana assunta come fattore di identità culturale. Una parte delle persone del nostro tempo non è più attratta dal vangelo perché ha imparato a vivere nell’indifferenza, senza Dio e senza chiesa, un fenomeno che denota alla base un’emergenza educativa ed un’ignoranza profonda del messaggio biblico. L’unica risposta valida rimane un progetto educativo-formativo per riscoprire le radici della nostra fede in Dio per convertire la propria libertà al comandamento dell’amore, alla donazione reciproca proposti dalla parola divina. Il brano di Giovanni citato (Gv. 2,1-12), ci apre alla speranza nel nostro futuro, a prendere coscienza della dimensione escatologica della nostra esistenza, della bellezza della realtà matrimoniale, in cui il “Vino mistico”, il Sangue divino di Cristo effuso per la nostra salvezza attuale ed eterna, entra nella storia degli uomini e nella vita degli sposi per so‑ stenerli e guidarli nel loro cammino. Maria Luisa Crepaldi Le suore della diocesi ricordano mons. Scatizzi Le suore della diocesi ricor‑ deranno il vescovo Scatizzi nel loro prossimo incontro che si terrà domenica 7 novembre 2010 presso le suore Mantellate. Nien‑ te di più consono farlo nell’otta‑ vario in cui si celebra la solennità di tutti i santi e la commemora‑ zione dei fedeli defunti. Alle 15,30 ci sarà un momento di adorazione silenziosa e alle 16 la celebrazione eucaristica presie‑ duta da don Luca Carlesi, vicario per la vita consacrata. Il 5 dicembre prossimo, presso le suore domenicane, monsignor Bianchi terrà per le stesse una Lectio divina improntata al tempo dell’avvento. Vita La d al 3 aprile 2010 (Venerdì San‑ to) alla par‑ rocchia della Vergine esiste il Gruppo della Divina Miseri‑ cordia. Coloro che hanno aderito all’iniziativa –ormai sono quasi 200– si riconoscono in un vincolo di fraternità e di preghiera che ha momenti giornalieri e personali e, poi, incontri mensili e comunitari. Queste due modalità si ispirano alla devozione alla Divina misericordia come ci è stata tramandata dalla mi‑ stica polacca suor Faustina Kowalska, proclamata santa il 30 aprile 2000 da Giovanni Paolo II, che così sintetizza l’essenza della misericordia divina “Dio è amore, la misericordia è la sua azione”. Sono raccomandati 3 momenti 31 OTTOBRE 2010 Gruppo della Divina Misericordia della Vergine Momenti di preghiera personali di preghiera: al mattino (per noi e per le nostre famiglie); alle 15 è la preghiera dell’ora della Mi‑ sericordia; alla sera (per gli aderenti al gruppo della Divina Misericordia) Per le preghiere sono disponibili alcuni lezionari che potranno essere ritirati presso gli addetti. Non è in‑ dispensabile attenersi ai lezionari, né al rispetto degli orari: è importante tuttavia che i momenti di preghiera siano 3 al giorno in modo che si re‑ alizzi una vera comunità di preghiera e di fraternità. E’ previsto che gli aderenti al gruppo partecipino, alla preghiera comunitaria che si terrà presso la Corali pistoiesi in trasferta Un’occasione da non perdere è stata proprio una occasione da non perdere l’evento al quale due corali pistoiesi hanno preso parte gio‑ vedì 7 ottobre scorso nella Basilica di San Giorgio in Velabro a Roma. Ma andiamo con ordine. A set‑ tembre è stata richiesta la presenza del Coro “San Pietro” della parroc‑ chia di Candeglia alla celebrazione per la traslazione della salma del cardinal Alfons Maria Stickler dal Cimitero dei Salesiani alla Basilica di San Giorgio al Velabro in Roma. L’evento, organizzato dall’Ordo Templi Hierosolymitani equites tem‑ plares, ha voluto rendere omaggio alle volontà del cardinale Stickler che per vari anni è stato titolare della Basilica di San Giorgio in Verabro quale cardinale bibliotecario di S.R.E. Per rispondere nel migliore dei modi all’invito, i componenti della corale parrocchiale di Candeglia si sono subito mobilitati ed è nata la collaborazione con il “Coro interna‑ zionale pistoiese”, compagine vocale diretta da Augustine Iroatulam. L’impegno delle corali “fuse” nel “Coro Internazionale San Pietro – Pistoia” (34 componenti) ha dato ottimi frutti; la partecipazione assi‑ dua alle “prove forzate”, il riuscire a fondere le proprie voci in una unica voce, l’attenzione posta alle indica‑ zioni di interpretazione dei brani da eseguire da parte del Direttori delle due corali Augustine Iroatulam e comunità ecclesiale n. 38 Gabriele Arcangeli, hanno fatto sì che l’esecuzione sia stata di ottimo livello. Il coro internazionale San Pietro ha eseguito canti gregoriani, compo‑ sizioni religiose e brani di composito‑ ri contemporanei (monsignor Marco Frisina e don Siro Butelli) appropriati alla celebrazione stessa; all’organo. Si sono alternati nell’accompagna‑ mento Angelo Corioni e Salvatore Balli (organista della cattedrale di Messina). L’evento si è concluso con un’agape durante la quale il gran maestro templare Enzo Mattani ha rivolto parole di ringraziamento alle personalità intervenute e ha conferito l’onorificenza di cavaliere templare onorario ai direttori del coro internazionale San Pietro – Pistoia, ad un componente la corale che ha collaborato in modo enco‑ miabile all’organizzazione logistica della “trasferta” unitamente a Angela Vinci – nominata “dama templare”; è stata conferita inoltre l’onorificenza di cavaliere precettore onorario al parroco di Candeglia –don Leonardo Giacomelli– il quale ha permesso il realizzarsi e il partecipare a questa importante manifestazione metten‑ do a disposizione la Chiesa dove la Corale ha effettuato le “prove”. Un ringraziamento particolare va alla Circoscrizione 2 del Comune di Pistoia, alla Banca di Credito Co‑ operativo di Masiano e alle aziende pistoiesi Omniamed srl e Cesp sas che con i loro contributi hanno permesso la copertura delle spese sostenute. Chiesa della Vergine ogni 1° Venerdì del mese. La preghiera comunitaria è così articolata: celebrazione della Santa Messa; recita della coroncina della Misericordia; adorazione eucaristica. Il rito inizia alle ore 18 e ha una durata di circa 1ora e ¼. Per consen‑ tire la partecipazione anche a coloro che, soprattutto per ragioni di lavoro, non hanno la disponibilità del tardo pomeriggio il rito viene ripetuto, dopo cena con inizio alle 21,15. Anche il lezionario della Coron‑ cina, può essere ritirato presso gli addetti del gruppo richiedendolo per telefono o il 1° venerdi del mese prima e dopo la S. Messa. La Coroncina della Misericordia è la preghiera che rappresenta, in certo senso, l’identità degli aderenti alla Divina Misericordia. Le testimo‑ nianze e la tradizione concordano che sia stata dettata da Gesù a suor Faustina Kowalska a Vilnius (oggi capitale della Lituana ma che allora faceva parte della Polonia - Voivodato di Wilno), nell’anno 1935 (Cfr. Diario 687, 848, 1541,1731). E’ prevista la recita comune ma è consigliata anche – secondo necessità e dispo‑ nibilità personale – a ciascuno che appartiene al Gruppo: sono molti coloro che conoscono la Coroncina Apostolato della preghiera Toscana Il Sacro cuore di Gesù s i è svolto a Siena, nel‑ la Cripta della Basili‑ ca di San Domenico, il Convegno annuale dell’Apostolato del‑ la preghiera per la Regione Toscana. Un ringraziamento a tutti gli organiz‑ zatori del gruppo Adp di Siena e ai numerosi intervenuti dalle varie diocesi. Come sempre un ringrazia‑ mento particolare ai vescovi, sempre presenti al consueto appuntamento. Quest’anno è stato monsignor An‑ tonio Buoncristiani a concelebrare la Messa. “La preghiera, ha detto l’arcivescovo nella sua omelia, è un atteggiamento d’amore che ci condu‑ ce a Dio e il vertice di questo Amore è ia Croce”. Al mattino, dopo la recita delle Lodi, si è tenuta la Conferenza dei direttore nazionali Adp, Padre Tom‑ maso Guadagno, sul tema “Costruite voi stessi, sopra la vostra santissima fede”. Padre Tommaso ha esortato a “restare ancorati alla propria fede, in un mondo di false dottrine e cat‑ tivi esempi. La Chiesa oggi è poco conosciuta nella sua vera identità. Ecco che occorre lasciar trasparire la luce di Cristo, la luce gentile dì Dio. Convertirsi al peccato attraverso lo spirito con la cura del Cuore. Un cuore che batte al ritmo dei sentimenti più profondi ma anche sede dell’intelligenza spirituale. Solo Dio conosce il cuore dell’uomo. Un Dio in cui dobbiamo aver fiducia e ritrovare sempre la forza di amare, nonostante tutto. Se non l’abbiamo, dobbiamo chiedere a Dio di ritrovare la gioia dello Spirito, perché Lui ce la donerà”. Stefania Tempesti 9 della Misericordia, di tutte le età, e la praticano volentieri perché pur nella sua brevità è un momento di grande intensità, di raccoglimento e di riflessione religiosa. All’interno del gruppo della Di‑ vina Misericordia si svolgono alcune attività per sviluppare ed estendere la devozione alla Divina Misericordia e per meglio conoscerla, se così si può dire. Si è formato finora un piccolo gruppo che va il giovedì all’Ospedale di Pistoia per parlare con gli ammalati e parlargli della Divina Misericordia. Il Gruppo aiuta con qualche offerta i bisognosi, ha offerto alla Chiesa della Vergine la coppia del Quadro di Gesù Mise‑ ricordioso e le tovaglie degli altari laterali. INFO: don Tommaso 338.23.57.193 Quale città? L’iniziativa “Quale città” è or‑ ganizzata da: Cittadinanza attiva, Centro Culturale “Sbarra”, Asso‑ ciazione Progetto Tizzana Onlus, Rete Radiè Resch. Aderiscono: Circolo Acli di Montemagno, Cir‑ colo Mcl di Santonuovo, Azione Cattolica di Quarrata, insieme per discutere su alcuni aspetti che riguardano la vita della Comunità civile. Gli incontri saranno condotti in modo seminariale; ad una breve introduzione seguirà un ampio dibattito; si svolgeranno presso “La civetta” a Quarrata il venerdì alle 21,15. In preparazione è possibile compiere un approfondimento sul testo: “Progetto Camaldoli - Idee per la Città futura” Studium. 5 novembre: Il lavoro al centro dell’economia. Orientamenti nelle gestioni produttive e finanziarie per il benessere e lo sviluppo della società. 19 novembre: Ambiente: re‑ sponsabilità verso il futuro. Gli stili di vita insieme alle scoperte scien‑ tifiche e tecnologiche richiedono una sensibilità etica. 3 dicembre: Per una democrazia partecipata. Protagonisti e non spettatori nel “governo locale” me‑ diante le forme previste da Statuto e Regolamento. Info: [email protected]. 28° corso di formazione Avo Dal 28 ottobre al 23 novembre 2010 presso il centro Monteoliveto, via Bindi, 16 Pistoia q uesto corso si rivolge sia a co‑ loro che già sono volontari poiché è sempre utile ravvivare lo spiri‑ to di solidarietà e l’entusiasmo del servizio, sia e soprattutto a coloro che sentono il bisogno o sempli‑ cemente desiderano accostarsi al prossimo in un rapporto non tanto di aiuto o di “pietismo” quanto di partecipazione ed ascolto. Tutti possono partecipare al corso che è completamente gratuito. La frequenza non comporta alcun impegno anche se noi speriamo che vi faccia considerare un’eventuale adesione all’Avo, perché abbiamo tanto bisogno di volontari. Per diven‑ tare volontari non occorre una pro‑ fessionalità specifica, né tanto tempo a disposizione. Bastano due ore alla settimana e un po’ di buona volontà. È una questione di civiltà e rispetto. È una cosa che ci riguarda tutti da vici‑ no, anche noi “sani” perché come tali, siamo dei potenziali malati e prima o poi tutti possiamo trovarci di fronte al mistero del dolore. Chi fosse interessato, può presentar‑ si direttamente al Centro Monteoli‑ veto alle 16. 28 ottobre: Presentazione dell’Avo e decalogo, relatore Daniela Simiona‑ to, presidente Avo 4 novembre: Donazione, comuni‑ cazione, opposizione, relatore Eufra‑ sio Girardi, coordinatore donazione trapianti Asl 3 9 novembre: Informazione di base sull’anestesia, relatore Leandro Barontini, direttore facente funzioni Uo anestesia e rianimazione Asl 3 11 novembre: Comportamento del volontario in reparto, Stefania Venturi, caposala medicina I 16 novembre: Il mito del figlio perfetto, relatore Marco Tamburini, presidente associazione medici cattolici 18 novembre: Il malato oncolo‑ gico, relatore Anna Rita Bargiacchi, infermiera reparto oncologico 23 novembre: La parabola del buon samaritano, relatore padre Na‑ tale Caccamo, cappellano dell’ospe‑ dale. INFO: tel. 0573.352434 349.5737951, lunedì e mercoledì dalle 16 alle 18 - [email protected]. 10 comunità e territorio « Abbiamo pensa‑ to ad un parco che sia anche un simbolo per la città». Così l’ar‑ chitetto Pietro Basilio Giorgieri, capogruppo del raggruppamento temporaneo di professionisti che ha redatto il progetto vincitore del concorso di idee indetto dal Co‑ mune per la realizzazione del parco che dovrà sorgere attorno al nuovo ospedale, al campo di volo, ha spie‑ gato le caratteristiche del progetto, che se verrà realizzato avrà un costo di 8 milioni di euro. «Vorremmo che diventasse l’ele‑ mento di comunicazione di Pistoia –ha aggiunto- per le sue tradizioni che sono il vivaismo e il verde orna‑ mentale». Al suo interno ci saranno ristoranti, bar, un centro benessere e persino un lago. Il progetto vincitore del concorso di idee bandito dal n. 38 Urbanistica Un parco da otto milioni di euro Sorgerà al campo di volo attorno al nuovo ospedale su un’area di 37 ettari. Al suo interno bar, ristoranti, campi di calcio e persino un lago Comune di Pistoia (al quale andrà un premio di 25mila euro) è stato presentato a Palazzo di Giano, nel corso di una conferenza, dalla giunta comunale al completo. «A me piace molto il pensiero di un verde di qualità – ha detto il sindaco Renzo Berti –, che oggi è molto sentito nella sensibilità della popolazione, che possa diventare un punto di ritrovo, di aggregazione, che aiuti a sostenere questa evoluzione culturale di un ospedale che non è più il luogo dell’abbandono, ma diven‑ ta il luogo dell’attenzione». L’area individuata per la realiz‑ Vita La 31 OTTOBRE 2010 zazione del nuovo parco si estende per circa 37 ettari tra il torrente Ombrone e i margini occidentale e meridionale dell’area urbana di Pistoia: una sorta di cintura verde della città che, nelle intenzioni dei progettisti, rivestirebbe il ruolo di cerniera tra la sfera urbana e quella dell’agricoltura specializzata che caratterizza il territorio. I vincitori che hanno collaborato a vario titolo con l’architetto Gior‑ gieri alla stesura del progetto sono Gabriele Giacobazzi, Carlo Anzillotti, Paolo Canosi, Cristina Benedettini, Duilio Leonio, Alfredo Paci, Fran‑ cesco Alberti, Antonella Fantozzi, Sabrina Borgianni, Tommaso Casani, Alessia Bochiccio e Leonardo Stefani. Il secondo premio di 15mila euro è stato vinto dallo Studio Associato Mmass Project (Milano) degli Archi‑ tetti Michelangelo Lassini e Mauro Montagna, mentre il terzo premio di 10mila euro, è stato assegnato al raggruppamento temporaneo formato dall’architetto Francesco Bartolozzi (Capogruppo) con studio a New York, insieme agli agronomi Alessandro Trevisonno e Valeria Santoro. Tra i 37 progetti esaminati ne sono stati ammessi 28 di cui quelli classificati dal quarto all’ottavo posto (con due ex equo), hanno ricevuto una menzione speciale. Energie rinnovabili Un corso di alta formazione Lo ha promosso a Pistoia Toscana Energia.Vi partecipano 40 giovani provenienti anche da fuori regione U i l Consiglio della Camera di commercio ha approvato a maggioranza il programma pluriennale (2011-2015) delle attività dell’ente. Due le direzioni nelle quali il documento si concentra: la crescita della ricchezza del sistema economico locale e il miglioramento della competitività del territorio pistoiese. Il programma parte dalla considerazione che il sistema eco‑ nomico pistoiese risulta ancora caratterizzato da una situazione di profonda crisi, nell’ambito della quale stentano a manifestarsi i deboli segnali di ripresa. Per raggiungere gli obiettivi programmati sono state individuate cinque linee strategiche: valorizzazione economica del terri‑ torio, attraverso una logica sistema‑ s i è concluso nel segno del successo, dopo 760 ore di formazione delle quali 560 di stage in imprese pistoiesi ed estere, il corso di formazione “Interim”, relativo alla internazionalizzazione di imprese florovivaistiche. Il corso - gestito da Iripa, insieme a Cedit, Giunti-Os, Consorzio Platform, Impresa Verde srl - è stato finanziato dall’ammini‑ strazione provinciale ed ha visto la collaborazione di numerose imprese florovivaistiche del territorio. Otto laureati in discipline diverse hanno portato a termine questo impegnati‑ vo percorso articolato su tematiche, Camera di commercio Approvato il programma pluriennale Crescita del sistema economico locale e miglioramento della competitività delle imprese sono le linee guida tica che coinvolga il maggior numero di settori possibili; sostegno alla com‑ petitività delle imprese, favorendo il processo di internazionalizzazione del tessuto economico e il trasfe‑ rimento tecnologico; politica per il credito, attraverso un programma di azioni integrate a sostegno dell’ac‑ cesso al credito; semplificazione amministrativa e e-government, che imprima una spinta al processo di “alleggerimento” della burocrazia e generi valore per il sistema economi‑ co; trasparenza e tutela del mercato, che stimoli lo sviluppo di un mercato in cui si rispettino le regole di equi‑ librio, di trasparenza, di correttezza e di certezza. Il documento individua Formazione Imprese florovivaistiche Otto giovani laureati pronti ad aiutare le aziende pistoiesi a vincere la sfida della globalizzazione quali strategie di comunicazione e marketing, analisi di mercato, attività promozionali e gestione dei rapporti con i clienti locali ed esteri, che co‑ stituiscono spesso importanti punti di criticità per le imprese del setto‑ re. Specie in questa fase di difficile congiuntura, dove la globalizzazione accentua la competizione fra impre‑ se, è importante investire in figure anche gli obiettivi strategici di ampio respiro, che sono la valorizzazione di Pistoia provincia del verde e la valo‑ rizzazione delle tipicità del territorio. Il programma prevede anche la rior‑ ganizzazione delle attività dell’ente in termini di relazioni con gli attori locali e l’ottimizzazione dei processi interni. In sostanza l’ente camerale punta a riappropriarsi del ruolo di guida delle politiche economiche del territorio, ma anche al contenimento dei costi del funzionamento interno, oltre al reperimento di risorse finan‑ ziarie esterne. giovani e con alta professionalità che possano essere di aiuto alle imprese chiamate ad impegnarsi con maggio‑ re incisività su queste aree. Gli otto corsisti hanno anche brillantemente superato la nuova tipologia di esa‑ me definita dalla Regione Toscana e che prevede la certificazione delle competenze acquisite. Nella sede di Coldiretti Pistoia (via dell’Annona 191) si è svolta la manifestazione conclusiva dell’iniziativa con la con‑ segna degli attestati finali, alla presen‑ za, tra gli altri, della presidente della Provincia di Pistoia Federica Fratoni, dell’assessore Paolo Magnanensi e del dirigente della formazione pro‑ fessionale Mauro Gori. n corso di alta formazione sulle energie rinnovabili e le op‑ portunità di risparmio energetico. Lo ha promosso Toscana Energia, insieme ad Eni e alla Fondazione Cesifin della Cassa di Risparmio di Firenze, che hanno scelto Pi‑ stoia come sede per le lezioni.Vi prendono parte 40 giovani (under 40) provenienti da tutta la To‑ scana e anche da altre regioni. Il corso si tiene all’interno del polo universitario pistoiese dal fino al 20 novembre. Pistoia non è stata scelta a caso, dato che in città ha sede «È un’opportunità per la città – spiega l’assessore comunale allo sviluppo economico Barbara Lucchesi - L’auspicio è che sia una prima sperimentazione e che l’esperienza possa ripetersi, considerando l’attualità del tema e le potenzialità di Pistoia per una valorizzazione delle fonti rinno‑ vabili». «L’interesse suscitato – dice il presidente Becattini - è andato oltre le nostre aspettative, avendo ricevuto 150 contatti e un totale di 100 iscritti, tra i quali sono sta‑ ti selezionati i partecipanti». Presenti di relatori di spicco, tra cui Giuseppe Sammarco (Eni), Alessandro Lanza (amministrato‑ re delegato Eni Corporate Uni‑ versity), Ennio Carnevale (diret‑ tore dipartimento di energetica università di Firenze), Alessandro Clerici (presidente onorario World Energy Council), Giovanni Battista Zorzoli (presidente In‑ ternational Solar Energy Society), Romano Giglioli (università di Pisa), Giulio Sapelli (Fondazione Eni Enrico Mattei), Alberto Me‑ omartini (università Bocconi), Giuseppe Mascambruno (diret‑ tore de La Nazione), Antonella Mansi (presidente Confindustria Toscana), Anna Rita Bramerini (as‑ sessore regionale all’ambiente), e Alfredo De Girolamo (presidente Cispel Confservizi Toscana). Pagina a cura di Patrizio Ceccarelli Vita La M arco Niccolai è il nuovo segretario provinciale del Partito Democratico: 28 anni, di Pescia, città nella qua‑ le è consigliere comunale e segretario comunale uscente del partito, è dipendente a termine della Regione To‑ scana. Alle spalle già un’espe‑ rienza al vertice provinciale del movimento dei Giovani Democratici e ulivista fin dalla prima ora. Nelle votazioni dei circoli ha ottenuto complessi‑ vamente il 57% dei consensi, sostenuto da un ampio schie‑ ramento che andava dalla parte di Area Democratica facente riferimento ai consi‑ glieri regionali Caterina Bini e Gianfranco Venturi ed al vice sindaco di Pistoia Mario Tuci, ad importanti esponenti della ex mozione Bersani come Sa‑ muele Bertinelli, Andrea Paci e Daniela Belliti. Niccolai rappresenta dun‑ que un cambio generazionale al vertice del PD pistoiese, anche se il neo segretario, nonostante la giovane età, si è già contraddistinto fino 31 OTTOBRE 2010 comunità e territorio n. 38 Rinnovati i vertici del partito adesso per capacità di sintesi politica e spirito di condivi‑ sione, presentandosi in que‑ sto appuntamento elettorale come il candidato espressione di esperienze politiche diver‑ se confluenti per l’appunto nel PD. La sua sfidante, Simona Laing, 38 anni, dipendente dell’ospedale pediatrico Mayer di Firenze, attuale presidente di FarCom a Pistoia e tra i primi promotori dei Comi‑ tati dell’Ulivo del 1996, ha comunque dimostrato un significativo peso politico, con il restante 43% dei consensi, sostenuta, tra gli altri, dal vice presidente del Senato Vannino Chiti e dagli onorevoli Lido Scarpetti e Renzo Innocenti. Laing si è detta contenta dei risultati ottenuti e disponibile a lavorare con Niccolai per la crescita del PD; tra le sue proposte, i coordinamenti dei sindaci democratici e dei saperi, vale a dire dei talenti specifici di ognuno a favore dell’elaborazione dei program‑ mi del partito. Un congresso che inizialmente doveva essere unitario ha poi visto la discesa in campo di due candidati, rendendo l’evento congres‑ suale più salutare riguardo alla definizione della linea politica e dell’identità del Partito De‑ mocratico a Pistoia. Non sono mancati anche momenti di discussione accesa durante la campagna eletto‑ rale, come la contestazione a Simona Laing per aver portato un suo saluto ad un’iniziativa del PD. Molto combattuto anche il congresso dell’Unione comunale di Pistoia, seppur svoltosi nella stima reciproca tra i candidati Pier Paolo Bruni e Valentino Durante: confer‑ mato il segretario uscente Bruni, con il 53% dei consensi. Operaio qualificato del‑ lo stabilimento pistoiese di Ansaldo Breda, una militanza politica di lungo corso benché relativamente giovane, si è ca‑ ratterizzato nel suo percorso per la ricerca dell’unità del partito e nell’impegno di ren‑ dere centrale nella politica il tema del lavoro. Il suo avversa‑ rio, Durante, giovane avvocato di Pistoia e volto nuovo della politica, ha dimostrato nel dibattito un’incisiva dialettica, proponendo ad esempio nuo‑ ve forme di partecipazione ad iniziare dall’utilizzo dei mezzi di comunicazione di massa.Ad urne chiuse, Bruni ha dichia‑ rato: «La sfida con Valentino Durante è stata intensa e appassionata. A poche ore dalla mia elezione alla guida del PD comunale sento forte la responsabilità di non accon‑ tentarmi del 53% dei consensi ricevuti, ma di voler mettere Gemellaggio con Mallemort s n egli anni ’70, du‑ rante un viaggio per visi‑ t a re g l i emigrati appenninici in Sviz‑ zera, l’allora presidente della Comunità montana, Gino Filippini, coniò una simpatica definizione, per quell’uni‑ co Ente in cui assemblare i Comuni montani: mettendo in simbiosi i nomi di San Marcello, Cutigliano, Piteglio e Abetone chiamò quell’Ente “di San Cutiglione”. La battuta ebbe un notevole successo, ma vari campanilismi che erano al tempo ancora ben radicati prevalsero. Adesso, invece, i corposi ‘tagli’ che la legge finanziaria del ministro Tremonti arrecherà a Re‑ gioni, Comunità Montane e Comuni –nonché ai servizi che essi erogano: basti citare i trasporti scolastici- inducono a correre ai ripari. Ecco, quindi, Marco Niccolai Svolta nel Pd a Pistoia Agliana arà inaugurata mercoledì 8 di‑ cembre la nuo‑ va sede della Misericordia di Agliana. In occasione della tradizionale festa sociale della Arcicon‑ fraternita si svolgerà, quindi, l’attesa inaugurazione dei nuovi locali che accoglieran‑ no l’associazione attiva sul territorio aglianese dal 1908. La posa della prima pietra dei lavori è avvenuta proprio nell’anno del Centenario della Misericordia, vale a dire il 21 settembre 2008. I tempi di realizzazione della struttura sono stati pienamente ri‑ spettati per la soddisfazione 11 dei committenti e, nel corso delle prossime settimane, gli addetti della Confraternita provvederanno ad effettuare il trasloco da via Amendola alla nuova sede. I locali posti lungo alla Sp1 all’altezza dell’incro‑ cio tra via Matteotti e via Parini, rappresentano un fiore all’occhiello per il Comune di Agliana e offrono un am‑ biente senz’altro adeguato e accogliente per lo svolgimento delle importanti funzioni so‑ ciali della nostra associazione”. Alla Misericordia c’è fermen‑ to anche per organizzare al meglio la giornata dedicata all’inaugurazione che vedrà la partecipazione di numerose autorità a partire dal vescovo di Pistoia, Monsignor Mansue‑ to Bianchi, proseguendo con il sindaco di Agliana, Eleanna Ciampolini e con la presidente della Provincia di Pistoia, Fede‑ rica Fratoni. E’ da ricordare che la struttura è compo‑ sta da tre piani oltre che da un seminterrato che servirà come garage per dieci ambu‑ lanze. Al piano terra, dove è ubicato l’ingresso principale della sede, trovano spazio la reception, un bar, uffici ope‑ rativi, una sala multifunzionale con oltre 100 posti a sedere, che servirà anche come punto di aggregazione dei volontari dell’associazione (circa 150 in totale), con attigua ampia cuci‑ na. Previste anche tre cappelle del commiato, con i reparti necessari per lo svolgimen‑ to della funzione. Sempre al piano terra saranno disposte, in un apposito spazio, due ambulanze per gli interventi di emergenza. Al primo piano trovano spazio vari uffici di ge‑ stione dell’associazione, quello per la presidenza e della sala del consiglio che servirà anche come biblioteca. Secondo piano che vede la presenza di una hall di ingresso, di una bella sala conferenze con 150 posti a sedere, di altre stanze utili come uffici e come camere da letto per i volontari e di ben 7 aule che saranno sicuramente adibite a studi medici. Marco Benesperi il massimo impegno affinché anche gran parte di coloro che hanno votato Valentino si sentano a casa propria nel PD pistoiese». I punti di contatto tra le proposte dei candidati sono risultati vari, vincitori e vinti hanno dichiarato di essere a disposizione anche dell’altra parte. Cosa accadrà, ‘lo sco‑ priremo solo vivendo’…. Leonardo Soldati Gli appuntamenti di novembre 2010 Numerosi come sempre gli appuntamenti nel mese di novembre in quanto a manifestazioni, mostre, incontri e concerti in città. Innanzitutto segnaliamo dal 1 al 21 presso le Sale Affrescate del Palazzo Comunale la mostra di Raffa‑ elle Gori con “La profondità della superficie”. Per quanto riguarda gli appuntamenti culturali segnaliamo il 5 presso la Biblioteca Forteguerriana la Conferenza con la presentazio‑ ne de “Il libro del Sozomeno” , il 19 con “Le pievi medievali bolognesi” il 21 alle ore 9,30 al Palazzo dei Vescovi con la Premiazione dei vincitori del Premio Internazionale di nar‑ rativa e poesia “G. La Pira” alle 15,30 presso la Cattedrale con il conferimento dei premi per la Pace, Cultura e Solida‑ rietà 2010. Numerosi anche gli appuntamenti teatrali; il 5, 6 e 7 al Manzoni andrà in scena lo spettacolo Medea con Pamela Villoresi, il 12 sempre al Manzoni per la stagione sinfonica 2010/2011 l’orchestra Pistoiese Promusica presenterà la Camerata Strumentale “Città di Prato”, si prosegue il 25 con lo spettacolo Terra padre con Neri Marcorè mentre il 26 e 27 novembre ci sarà lo spettacolo La casa di Ramallah con Girogio Albertazzi. Da non perdere la mostra di Jochen Meyder dal 6 al 18 al Museo Marino Marini in Corso Fedi e la Cerimonia per la Festa dell’Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate prevista per il 4 alle ore 10,30 in Piazza San Francesco. Non mancheranno infine i consueti appuntamenti mensili con il mercato Antiquario il 13 e 14, Free Market domenica 14, il Mercatino in Galleria il 16 e La Zucca Barucca in pro‑ gramma domenica 28. Edoardo Baroncelli Montagna pistoiese Un comune unico? che l’altra sera la proposta di costituire un unico Comune montano è stata formalizzata, durante un’assemblea del Circolo Pd di San Marcello, da Frediano Frediani, coordi‑ natore comunale del partito. La proposta di Frediani ha trovato concordi praticamen‑ te tutti i partecipanti all’assise. Compresi il sindaco di San Marcello –Carla Strufaldi- e gli ex sindaci di Piteglio e Cutigliano –Valerio Sichi e Graziano Nesti, adesso capi‑ gruppo di minoranza nei due Enti- nonché Marco Niccolai, segretario provinciale del partito. La realizzazione di un unico Comune montano –magari comprendente anche alcune frazioni appenniniche del Comune di Pistoia, come Pracchia e Orsigna- varrebbe a tale Ente l’attribuzione dei compiti che la legge conferisce alla Comunità Montana. E gli conferirebbe, nell’interlo‑ quire con Provincia e Regio‑ ne, un ‘potere contrattuale’ notevole, conformando un territorio che sarebbe quasi il 60% di quello provinciale e una popolazione residente di oltre 13mila persone. Che ‘San Cutiglione’ –o come si chiamerà il Comune uni‑ co montano- possa divenire presto una realtà? E’ assai probabile, anche se sarebbe stato forse meglio non atten‑ dere le costrizioni della legge finanziaria, per fare una scelta politico-istituzionale che molti stavano perorando da tempo. Adesso –come sottolineavano alcuni partecipanti all’assise dell’altra sera- occorrerà di‑ battere questa proposta con la gente. Riesumando, insomma, una dinamica socio-culturale che sul territorio latita da tempo. E che si chiama politica. Sempre sul Comune unico si è detto concorde il primo cittadino di Piteglio –Clau‑ dio Gaggini- mentre quello dell’Abetone –Giampiero Danti- preferisce intanto par‑ lare di ‘unione dei Comuni’ per la gestione associata di certi servizi. Il primo cittadino di Sambuca –Marcello Melani- si dichiara anch’egli favorevole a unire i servizi, ma preservando l’identità di ciascun Comune. E Carluccio Ceccarelli, il sindaco di Cutigliano, che fu tra i primi a ipotizzare l’istituzione di un Comune a livello comprenso‑ riale, non rinnega certo la sua idea. Anche se ritiene vada perseguita “con la opportuna progressione”. Alessandro Tonarelli PRESIDENZA E DIREZIONE GENERALE Largo Treviso, 3 - Pistoia - Tel. 0573.3633 - [email protected] - [email protected] SEDE PISTOIA Corso S. Fedi, 25 - Tel 0573 974011 - [email protected] FILIALI CHIAZZANO Via Pratese, 471 (PT) - Tel 0573 93591 - [email protected] PISTOIA Via F. D. Guerrazzi, 9 - Tel 0573 3633 - [email protected] MONTALE Piazza Giovanni XXIII, 1 - (PT) - Tel 0573 557313 - [email protected] MONTEMURLO Via Montales, 511 (PO) - Tel 0574 680830 - [email protected] SPAZZAVENTO Via Provinciale Lucchese, 404 (PT) - Tel 0573 570053 - [email protected] LA COLONNA Via Amendola, 21 - Pieve a Nievole (PT) - Tel 0572 954610 - [email protected] PRATO Via Mozza sul Gorone 1/3 - Tel 0574 461798 - [email protected] S. AGOSTINO Via G. Galvani 9/C-D- (PT) - Tel. 0573 935295 - [email protected] CAMPI BISENZIO Via Petrarca, 48 - Tel. 055 890196 - [email protected] BOTTEGONE Via Magellano, 9 (PT) - Tel. 0573 947126 - [email protected] 12 n. 38 Dall’agenzia Corsi obbligatori per l’autotrasporto e l’edilizia Sono aperte le iscrizioni a quattro nuovi corsi per l’accesso alla professione: tre dei corsi riguardano l’au‑ totrasporto e uno l’attività di montaggio e smontaggio ponteggi. In particolare, ce ne sono due relativi all’Accesso alla professione di autotraspor‑ tatore conto terzi: il primo, della durata di 150 ore, è obbligatorio per coloro che non sono in possesso di diploma di scuola superiore al fine di ottenere l’idoneità per sostenere l’esame di capacità professionale; il secondo (della durata di 80 ore) è invece facoltativo e riguarda titolari, soci, colla‑ boratori familiari, ammini‑ stratori unici, legati da rap‑ porto di lavoro subordinato, che possono provare di aver maturato un’esperienza di almeno 5 anni alla direzione dell’attività nell’interesse di una o più imprese rego‑ larmente iscritte all’Albo dell’autotrasporto. Il terzo corso relativo al settore autotrasporto è obbligatorio per chi vuole conseguire il patentino Adr per il trasporto di merci pericolose (24 ore in orario serale). Vita La 31 OTTOBRE 2010 formativa Cesat Corsi di qualifica e di aggiornamento per le imprese L’agenzia formativa Cesat di Confartigianato ha programmato una serie di corsi dedicati agli imprenditori Infine, il corso per i ponteggi, della durata di 28 ore fra te‑ oria e pratica, è obbligatorio per tutti coloro che svolgo‑ no attività di montaggio e smontaggio di ponteggi. Corsi gratuiti per l’aggiornamento imprenditoriale l Controllo di gestione - Contabilità analitica e indu‑ striale; centri di responsabili‑ tà economica; classificazione dei costi; conto economico a margine di contribuzione; analisi dei costi, dei volumi e dei ricavi; analisi per indici Businessplan e strategie di crescita - I prodotti, il merca‑ to ed i competitors, il piano di marketing, piani di produ‑ zione, piano finanziario l Analisi strategica - Un corso per guidare il cambiamento organizzativo e definire le strategie l Forme giuridiche dell’impresa: responsabi‑ lità degli amministratori l Gestione delle risorse umane - Aspetti metodologici e comporta‑ mentali per il coinvolgimento e la responsabilizzazione dei collaboratori per garantire il raggiungimento dei risultati l Qualità e sicurezza secondo il nuovo testo unico - Qualità per la gestione d’impresa; Modelli organizzativi per la qualità: ISO 9000 e EFQM; Il miglio‑ ramento dell’efficienza azien‑ dale; la sicurezza secondo il nuovo testo unico l Le relazioni con il mercato: alla ricerca di una profittevole competitività - Attrattività del mercato e posizionamento, miglioramento della compe‑ titività, strumenti operativi l Legislazione e contrattualistica verso mercato Cee ed extra Cee l Marketing e gestione delle vendite l Nuovi mercati ed internazionalizzazione - Conoscenza normative di altri paesi, opportunità na‑ zionali, europee, e mondiali, concorrenza, consulenze, relazioni con nuovi interlocu‑ tori di mercato l Tecniche di comunicazione – Comunicazione; relazione con il cliente; principi della comunicazio‑ ne riferiti alla clientela dei prodotti-servizi l Public speaking – Un corso per imparare a parlare in pubblico l Dizione e teatro d’impresa - Esercizi fi‑ nalizzati al potenziamento del volume della voce; con‑ sapevolezza e studio, ai fini della correzione, di eventuali difetti fonetici e/o ortoepia‑ tici; miglioramento generale della voce; interpretazione in lettura e mnemonica di testi scelti (opzionale) l Coaching strategico aziendale - Gli obiettivi di un percorso di Coaching Strategico devono essere personalizzati in base alle esi‑ genze dell’azienda. Un Coach con competenze strategiche di Marketing, Comunicazione e Formazione affianca il re‑ sponsabile o il team azienda‑ le per esaminare la situazione attuale, definire gli obiettivi, elaborare e applicare un pia‑ no di azione l Web coaching - Stru‑ menti pratici per gestire la presenza aziendale su Inter‑ net e promuovere la propria attività, avvalendosi anche dei Social Network. Impostare un piano personalizzato di promozione sul web per la propria impresa con la con‑ sulenza di un esperto. l Informatica - Utilizza‑ re gli strumenti informatici a supporto della crescita dell’impresa (word, excel, internet, posta elettronica, access, data base) l Lingue straniere - Lin‑ gue straniere per il business delle imprese Per informazioni e iscrizioni: Cesat tel. 0573-937.823 – 865 - 804 - [email protected] [email protected] [email protected]. sport pistoiese Calcio Uisp Le Querci, Breschi per continuare a vincere v incere e gioca‑ re bene: sono questi i due imperativi de Le Querci, società di Eccellenza Uisp che nel proprio albo d’oro può annoverare un Campionato italiano 2007/8, una Coppa To‑ scana 2008/9, una Coppa di Lega regionale 2007/8, un secondo po‑ sto nella Coppa di Lega nazionale 2007/8 e due titoli provinciali (2007/8 e 2009/10). La squadra, che ha iniziato il campionato con il piede giusto, portandosi a casa i 3 punti con continuità e dando, seppur a tratti, spettacolo, è stata profondamente rinnovata. Lo stesso dicasi dell’or‑ ganigramma societario e dello staff tecnico. Prima di svelarli, d’obbligo ricordare che negli ultimi tre anni Le Querci ha disputato altrettante finali del Campionato provinciale (negli ul‑ timi dieci, ben sette), ma anche per quest’annata ha ricominciato con notevoli stimoli, pronta a ripetersi ai massimi livelli. Nel nuovo team dirigenziale, il presidente sarà Leonardo Baldi, coadiuvato dai vice presidenti Valentino Durante e Fausto Baccini (quest’ultimo avrà anche la mansione di accompagnatore), dall’addetto stampa Martino Baldi, dai consiglieri Mauro Lan‑ ducci, Franco Amatucci e Angelo Nesti. Dell’équipe tecnica faranno parte l’allenatore Marco Morandi, quello dei portieri Moreno Poli e il massaggiatore Francesco Tonarelli. Comporran‑ no la rosa-giocatori i portieri Daniel Quilici e Alberto Bastogi, nuovi, trascorsi nell’Arezzo e nella Pistoiese; i difensori Simone Venturi, alle spalle tornei con Pistoiese e Spal, Luca Barbini, ex Pistoiese e Pisa, nuovi, Daniele Taschini, ex Aglianese, Fabio Ciatti, Giacomo Angelini, Lo‑ renzo Cappellini, Leonardo Baldi e David Zerbino, tutti confermati; i centrocampisti Andrea Baldi, Fabrizio Boccaccini (ex Avellino e Pistoiese), Alberto Nardi (già di Pistoiese, Chievo, Carrarese), Filippo Breschi, ex capitano la scorsa stagione della Pistoiese, Filippo Pizzuto (ex Rondinella), riconfermati, Gregorio Bessi, Luca Pacitto (ex Aosta e Bolzano), Emanuele Gale‑ otti, Matteo Capecchi (ex Aglianese) e Stefano Pistolozzi; gli attaccanti Matteo Sarti, Emanue‑ le Bartoli e Jonathan Ginanni, nuovi, Alessio Frati (ex Pisa, Avellino e Ascoli), Daniele Salvini (un passato nel Prato) e Damiano Guidi, confermati. Gianluca Barni contropiede di Enzo Cabella l a Pistoiese ha ripreso il suo cammino vittorioso. Dopo le ultime due giornate amare in cui ha guadagnato solo un punto, la squadra è tornata al successo e mantenuto la vetta della classi‑ fica insieme al Pisa, che ha vinto anch’essa unitamente alla Pro Livorno e al Pietrasanta. Il campionato sta entrando nella sua fase centrale e si fa sempre più incerto. Molti, primo tra tutti il presidente della Pistoiese, Orazio Ferrari, pensavano che la squadra di Agostiniani dovesse fare una corsa solitaria, visti i roboanti suc‑ cessi inanellati nelle prime sei giornate. Il presidente aveva addirittura ipotizzato che a fine gennaio il campionato avrebbe potuto già emettere il suo verdetto, con la Pistoiese naturalmente promossa in serie D. Previsioni azzardate che sono state ben presto smentite. La Pistoiese, nessuno lo mette in dubbio, è una buona squadra, forse potenzialmente vale la categoria su‑ periore, ma da qui a dire che avrebbe am‑ mazzato, con largo anticipo, il campionato ce ne passa. Alla prova del campo, ci sono altre squadre che insidiano il primato e che si stanno dimostrando rivali agguerri‑ tissime, prima tra tutte Pisa, che comanda la classifica insieme alla Pistoiese, e poi Pro Livorno e Pietrasanta, che seguono la coppia di testa rispettivamente a due e tre punti di distanza. Una lotta, quindi, senza esclusione di colpi. Per vincerla bisognerà avere qualità tecniche, agonistiche e mo‑ rali (leggi carattere e spirito di sacrificio). Il Palazzo non ha certo aiutato la società arancione. Forse memore dei tafferugli scoppiati al termine della partita di playoff col Mosciano, nonostante il presidente Ferrari avesse chiesto che la squadra fosse inserita nel girone B, lo stesso della stagio‑ ne passata, l’ha invece collocata nel girone A che comprende squadre forti e ambi‑ ziose come Pisa, Pro Livorno, Pietrasanta, Castelfiorentino e Massese. Pertanto, e i risultati delle prime nove giornate lo di‑ mostrano, sarà molto più difficile vincere. Un primo ‘assaggio’ delle forze in campo tra le due capoliste si avrà il 7 novembre, quando il Pisa arriverà allo stadio Melani. Uno scontro al vertice di cui già si parla da tempo. Il Pistoia Basket, battezzato Tuscany, è stato ridimensionato bruscamente, scon‑ fitto prima dal Barcellona in casa e poi a Udine dalla Snaidero. Non si può chiamare in causa la sfortuna, la squadra siciliana e quella friulana si sono dimostrate più forti. La Tuscany è carente in attacco, difende bene ma fatica a trovare soluzioni offen‑ sive che possono far male. Forte non sta tenendo fede né al suo nome né al suo passato. Fucka, sempre ammirevole, ha imboccato il viale del tramonto,Varnado manca di continuità, Porzingis, Filloy, Toppo e Berti difficilmente sono capaci di inver‑ tire la rotta di una partita. Se e quando vi riescono, è un’eccezione. E non si può non rilevare che il roster della Tuscany è for‑ mato solo dai sette giocatori menzionati, gli altri sono giovani inesperti, che non giocano mai. Vita La “ Aiutare i detenuti e le loro famiglie, cercando di sen‑ sibilizzare l’opi‑ nione pubblica sul significato della pena, sui problemi del carcere e dell’emarginazione”. Su questi obiettivi è nata, nel 1968, l’as‑ sociazione d’ispirazione cristiana “La Fraternità”, che ancora oggi opera, principalmente nel carcere veronese di Montorio, “per il sostegno dei detenuti e per il loro reinserimento nella società”. Sulle orme del frate che “non obbedisce mai” “Ho scoperto il carcere leg‑ gendo per caso ‘Famiglia Cristiana’: era il 1963 e vi trovai la notizia di un giovane ventenne condannato all’ergastolo. Al tempo ero anch’io ventenne: la notizia mi colpì e con‑ tribuì alla mia scelta di diventare frate”. Così fra Beppe Prioli, fonda‑ tore dell’associazione, racconta la sua esperienza all’interno del sito www.lafraternita.it.“Nel 1968 alcuni g iovani, tra i 20 e i 40 anni, in prevalenza uomini senza famiglia al seguito, pro‑ venienti da Est Europa, Africa, Cina e America latina. Sono i mi‑ granti vittime di tratta e sfrutta‑ mento a scopo lavorativo in Italia secondo il monitoraggio presen‑ tato al convegno “Se è vero che non si vuole il lavoro nero… la tratta e il grave sfruttamento sui luoghi di lavoro”, organizzato il 18 ottobre a Torino dallo sportello giuridico Inti dell’associazione Gruppo Abele in collaborazione con Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) e Caritas Italiana. 31 OTTOBRE 2010 dall’Italia n. 38 Quell’umanità dietro le sbarre reclusi di Porto Azzurro mi hanno consigliato di cercare volontari che mi potessero aiutare nel mio ope‑ rato. Nasce così l’associazione ‘La Fraternità’. Mi sono presto accorto che da soli non si può andare avanti nel ‘pianeta carcere’; bisogna essere aiutati e sostenuti, l’unione fa la forza e si riesce così ad essere più incisivi sia all’interno, con l’ascolto e l’aiuto pratico, sia all’esterno per portare avanti una complicata ma inevitabile sensibilizzazione sui temi della giusti‑ zia e del carcere. Mi è subito saltata agli occhi la necessità di accompa‑ gnare queste persone nella pesante quotidianità della vita in carcere. Seguendo i bisogni che emergevano abbiamo attivato molti progetti e attività che sono durati nel tempo”. Oggi fra Beppe, questo frate che “non obbedisce mai” (parole sue), é membro del Consiglio nazionale del Una delle antiche opere di misericordia che va aggiornata al tempo presente di Andrea Regimenti Sfruttamento La vita non si commercia Un convegno sulla tutela dei lavoratori stranieri Rispettare la vita “La vita delle persone non si ven‑ de e non si compra, e non può chiamarsi civile una società in cui non si producono le condizioni perché la vita sia rispettata”, ha affermato don Luigi Ciotti, presidente del Gruppo Abele, in apertura del seminario. “Lo sfruttamento - ha aggiunto - crea ingiustizia e insicurezza sociale, e non può esserci vero benessere per nessuno finché questo poggia anche sulla riduzione dell’altro a strumento di vantaggio per fini economici”. Nel gennaio 2010 la rivolta di Rosarno ha portato alla ribalta della cronaca le condizioni di degrado di molti braccianti agricoli immigrati nel Sud Italia. Arrivati con l’intermediazione di caporali a cui devono una parte del loro futuro guadagno, oltre a una cifra iniziale con cui “com‑ prano” un contratto di lavoro che non verrà mai effettivamente stipulato, si ritrovano a lavorare per 10-15 ore al giorno perce‑ pendo un compenso in nero di 20-30 euro per la raccolta di frutta e verdura. Nessuna misura di sicurezza, nessuna copertura assicurativa, vitto scarso e alloggi sporchi e fatiscenti forniti dallo stesso datore di lavoro, che in questo modo punta a guadagnarsi la “riconoscenza”. Oltre che nel settore agricolo, più presente al Sud, lo sfruttamento lavorativo colpisce anche l’edilizia e la cura delle persone. “Molte badanti o la‑ voratrici domestiche - ha spiegato Alessandra D’Angelo dello spor‑ tello giuridico Inti - percepiscono compensi in linea con i parametri salariali previsti dai contratti italia‑ ni, ma vengono pagate in nero, re‑ stando così prive del permesso di soggiorno, e spesso vivono nella casa presso cui prestano servizio”. Strumenti giuridici insufficienti Invisibili, privi di legami sociali e tutele sanitarie, i migranti sfruttati finiscono spesso per essere inter‑ cettati dalle forze dell’ordine ed espulsi come clandestini, perché non vi sono strumenti e compe‑ tenze sufficienti per riconoscere e assistere le vittime della tratta sul piano lavorativo. “In Italia - ha riconosciuto Oliviero Forti, re‑ sponsabile dell’Ufficio immigrazio‑ ne di Caritas italiana - esiste un sistema normativo riconosciuto a livello internazionale a sostegno delle vittime di tratta che perse‑ gue gli sfruttatori. Ma le risposte in quest’ambito si sono indirizzate quasi esclusivamente verso la forma più evidente e raggiungibile dello sfruttamento, quello per fini sessuali. Per quanto riguarda lo sfruttamento lavorativo, a fronte di un dilagare del fenomeno nel nostro Paese, non sono stati rivisti e attualizzati gli strumenti giuridici che avrebbero dovuto aiutare le vittime”. Un possibile passo avanti L’articolo 18 del Testo unico per l’immigrazione prevede il rila‑ scio del permesso di soggiorno per motivi umanitari nel caso si ravvisino condizioni di grave sfruttamento e il pericolo di subire violenza per la vittima o i suoi familiari. Una norma che consentirebbe ai lavoratori stra‑ nieri sfruttati di poter ricostruire un progetto migratorio: eppure, come ha sottolineato Lorenzo Trucco dell’Asgi, “sono anco‑ ra pochi i casi di applicazione dell’articolo 18 per persone vit‑ time di sfruttamento lavorativo, perché a differenza dei casi di sfruttamento sessuale, qui è più difficile dimostrare tramite inda‑ gine la presenza del reato”. In po‑ chi denunciano gli sfruttatori, per paura e perché non ne ravvisano l’utilità. “Nel fare la vertenza - ha sottolineato Marco Paggi (Asgi) il migrante, a cui pure lo Stato ga‑ rantisce la tutela in caso di sfrut‑ tamento lavorativo, teme di poter essere successivamente espulso e per questo rinuncia ai propri diritti e accetta le condizioni di lavoro dettate dallo sfruttatore”. “I diritti dei migranti sono sem‑ pre più compromessi - ha aggiun‑ to Ornella Obert (sportello Inti) - da una normativa in materia d’immigrazione che li confina nel‑ la clandestinità”. Le associazioni e gli enti che operano per la tutela delle persone vittime di tratta e sfruttamento lavorativo guardano con fiducia al recepimento della direttiva europea che introduce sanzioni nei confronti di datori di lavoro che impiegano cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irre‑ golare, aprendo alla regolarizza‑ zione dei lavoratori. “Con questo strumento - ha sostenuto Paggi - pensato appositamente per lo sfruttamento lavorativo e il lavo‑ ro nero, assieme ad una corretta applicazione delle norme vigenti in Italia, la tutela dei diritti dei lavoratori stranieri potrebbe fare un considerevole passo in avanti”. 13 volontariato nelle carceri. Oggi più di ieri La grinta di fra Beppe non è cam‑ biata e la sua carica di umanità riesce a disarmare anche i più duri, “con la stessa ingenuità e generosa follia di san Francesco, che andò incontro al lupo, belva feroce e temuta da tutti, riconciliandolo con la città di Gub‑ bio”. Egli “scende nell’abisso delle coscienze, sfidando la diffidenza delle istituzioni e molte incomprensioni per abitare il cuore degli uomini”. Questa è la grande avventura che fra Beppe insegue, “arrivando fin nelle pieghe più nascoste dell’anima, dove bene e male s’incontrano e si confondono, dove colpa, punizione e speranza di salvezza sono così intrecciate da renderne difficile la distinzione”. Il cuore dell’uomo “lui lo cerca dietro le sbarre, dove manca la libertà fisica e dove anche la libertà spirituale stenta a sopravvivere, per condividere l’umanità dei detenuti basandosi su tre punti cardine: ascol‑ to, orientamento, comunicazione”. Perché carcere e società “non sono realtà distinte, ma l’una appartenente all’altra. Eppure il carcere rimane cul‑ turalmente e fisicamente ai margini della città, come rimane ai margini della nostra mente, allontanato dalla nostra vita. È qualcosa che non ci pia‑ ce e che, intimamente, ci fa soffrire”. Sia dentro che fuori Ecco l’estratto di una lettera pubblicata sul “Miglio Rosso”, il giornale dei detenuti promosso da “La Fraternità”, che Toby Molinaroli, ex detenuto del carcere di Montorio, ha inviato ai suoi “ex colleghi”, come li definisce lui, raccontando il suo reinserimento nella società e la sua esperienza al fianco dell’associazione. “Come ho vissuto il mio primo anno da libero? Con molte difficoltà, ma anche con molte soddisfazioni. Al mio rientro nella società sono stato accolto con sospetto da chi vedeva in me l’ex carcerato, ma anche con tan‑ to calore da quelli che mi conosce‑ vano e sapevano che il mio era stato solo un errore. Devo ringraziare tutti quelli che mi hanno sostenuto, in particolar modo fra Beppe, una gran persona, e tutti i soci della ‘Fraterni‑ tà’. Mi sono reso disponibile a par‑ tecipare all’attività dell’associazione, per quello che posso fare. Con fra Beppe sto girando per il Veneto, nelle parrocchie e nelle comunità che ci accolgono con tanto calore, per far conoscere i molti e gravi problemi che sta vivendo il carcere in questi momenti. Io mi limito a portare la te‑ stimonianza di ex detenuto, di come lo sono diventato, di come ho vissuto questa esperienza e di come ne sto uscendo. Questo mi aiuta moltissimo a recuperare il buono che c’è in me e ad allontanare sempre più la mia vita sbagliata. Anche per fare questo sono diventato socio della ‘Frater‑ nità’. Sono stato fortunato anche con il lavoro, specialmente di questi tempi che non se ne trova. Dopo alcuni mesi di attesa, nello scorso ottobre ho iniziato il tirocinio presso una Cooperativa sociale e dal primo febbraio 2010 sono stato assunto. Il futuro mi appare ora più roseo: ho un lavoro, una casa e un po’ alla volta altre soddisfazioni. Mi auguro che anche tutti voi, una volta fuori, possiate riuscire a riabilitarvi”. 14 dall’Italia “ In questa vi ‑ cenda abbiamo perso un’occa‑ sione preziosa per tacere tutto ciò che non ag‑ giungeva nulla alla notizia, già di per sé tragica”. È il commento di Isabella Poli, direttore scientifico del Centro Studi Minori e Media alla tragica morte di Sarah Scazzi, la quindicenne di Avetrana uccisa dallo zio. “Per favore non parlatemi di diritto di cronaca”, esordisce l’esperta, secondo la quale “nella morte tragica di Sara prevalgono su ogni altro il diritto di Sarah ad essere rispettata, come persona e come creatura, e il diritto alla privacy della sua famiglia, anche e soprattutto se questa non sembra esserne pienamente consapevole”. “Ed invece no”, denuncia Poli: “Tutti i media o quasi si sono scatenati per non ‘bucare’ la notizia e per alzare l’indice di ascolto o delle vendite”. Di qui l’appello, rivolto a tutti i mezzi di comunicazione, a “fare un passo indietro”, perché “non si possono dare in pasto all’opinione pubblica particolari così efferati che o pro‑ vocano disgusto, o inquietudine, o spingono ad episodi di emulazione”. n. 38 Media e minori Sarah, due volte indifesa Diritto di cronaca, dovere del rispetto, responsabilità educativa di M. Michela Nicolais questo caso necessaria. Il problema è la modalità attraverso cui questa tragica notizia è stata data. I media hanno mostrato un’insistenza su Qual è, nel caso di Sarah, il limite tra il diritto di cronaca e il diritto alla riservatezza? “Il diritto di cronaca consiste nel dare la notizia della morte, in a Pasquale Giustiniani, membro della Commissione Giustizia e salvaguardia del creato della Conferenza epi‑ scopale campana e docente di Bioetica alla facoltà di giurispru‑ denza della seconda Università di Napoli, abbiamo chiesto un parere sull’emergenza rifiuti in Campania. Come mai siamo sempre in una situazione di emergenza con i rifiuti in Campania? “Ironia delle parole: emergenza, che dovrebbe indicare stato da superare il più presto possibile, anche con mezzi straordinari, di‑ viene, invece, uno stato di emer‑ genza infinita. A cui purtroppo ci si abitua, soprattutto qui al Sud, dove l’arte di ‘arrangiarsi’ e di adattarsi inermi a quanto avviene ‘fuori’ è un atteggiamento atavico. Non si riesce né a progettare né a realizzare una serie di provve‑ dimenti ‘mirati’ e risolutivi, che dovrebbero andare nella direzio‑ ne del cambiamento di ‘cultura’, invece d’inseguire primariamente la tecnica (e la politica) di piccoli interventi riparatori”. La gente protesta fortemente… “La gente di Terzigno e dei paesi ubicati nel Parco nazionale del Vesuvio è legittimamente dispe‑ rata: le promesse, a volte anche scritte da parte dei politici e degli amministratori locali, non sono mantenute. Anzi la parziale rea‑ lizzazione del piano, con la prima discarica che diventa simile a un 31 OTTOBRE 2010 alcuni particolari che non aiutano per la comprensione della notizia, già sufficientemente chiara e dram‑ matica, facendo appello su aspetti morbosi, che generano curiosità e che in persone che non sono suf‑ ficientemente capaci di elaborarle, provocano conseguenze negative. Penso in particolare all’insistenza nel dare la notizia della violenza subita dalla ragazza subito dopo la morte, anche nei giorni successivi alla confessione dello zio. Durante la veglia funebre, poi, sono stati forniti dettagliati particolari sulla cisterna dove è stato ritrovato il corpo di Sarah, mentre scorrevano le imma‑ gini di innumerevoli primi piani della madre, dei parenti… Tutte modalità di dare la notizia, sia da parte delle tv sia della carta stampata, dettate dall’esigenza di enfatizzare la dram‑ matica vicenda, tramite la rivelazione di particolari veri o presunti tali, per fini non proprio nobili come l’aumento dello share”. Stando ai dati relativi alle ore dedicate dai nostri tg alla cronaca nera, di gran lunga Rifiuti in Campania Come mai? I motivi dell’emergenza e la reazione della gente di Gigliola Alfaro qualunque sversatoio incontrolla‑ to e che avvelena ambiente e per‑ sone, appare alla gente come una sorta di premonizione del peggio‑ ramento successivo inevitabile. Di qui la protesta, le manifestazioni e l’inserimento dei facinorosi e per‑ fino la guerra tra poveri: povera gente destinata a breve a essere abbandonata ai suoi mai risolti problemi (non appena i riflettori mediatici si allontaneranno), posta di fronte a povera gente addetta all’ordine pubblico, di fronte ad altra povera gente che guida i camion della spazzatura e a cui è stato detto di sversare in un de‑ terminato sito”. Esiste un problema per la salute? “Quello dei rifiuti è uno dei nuovi affari dell’illegalità diffusa e della delinquenza organizzata. Alludo non tanto allo sversamento in discarica (un luogo alternativo prima o poi si troverà), ma alla gestione provinciale della raccolta e dello smaltimento che è stata soltanto ‘politica’ e non ha tenuto presenti le differenti estensioni ed esigenze dei territori provin‑ ciali (la provincia di Napoli e di Caserta sono enormi rispetto a quella di Benevento, ad esempio). Come ha trovato impreparata la macchina amministrativa e politica ordinaria: i dipendenti degli ex consorzi da assorbire e gestire; le ecoballe non ecologiche che co‑ stano e che spesso sono ancora lì; i sottosuoli con rifiuti tossici e speciali da bonificare. Problemi enormi, insomma, ma anche affari per i mal intenzionati. Intanto, la raccolta differenziata non decolla in molte parti, in quanto non s’in‑ cide sulle abitudini inveterate tra la gente e non si attiva un vero e proprio esercizio virtuoso della raccolta. Intanto, sono state vane le promesse gridate all’opinione pubblica del ‘miracolo’ dell’ince‑ neritore di Acerra, che continua a non funzionare, mentre mancano gli altri gangli territoriali che il piano generale prevedeva. Inoltre, fondatamente o infondatamente, le persone si ritrovano, oltre ai miasmi e al percolato qui e là, anche le malattie più silenti di tipo dermatologico, respiratorio e oncologico… I nervi possono saltare”. Qual è il ruolo dei cattolici di fronte a queste situazioni? “Gli animatori e coloro che svol‑ gono un servizio ministeriale in mezzo alla gente non possono che operare sui tempi mediolunghi e non certamente nelle continue emergenze. Si tratta di educare a una cultura del cambia‑ mento degli stili di vita e, insieme, di valorizzare l’imprenditorialità creativa e, sul piano tecnico, cer‑ care e realizzare le soluzioni più avanzate e meno dannose per la biosfera. Si tratta, inoltre, di preparare quadri amministrativi e politici secondo le idealità cristia‑ ne della salvaguardia del creato e della giustizia. La situazione sta degenerando e ci può scappare, Dio non voglia, il morto, come già ci scappano i feriti dell’una e dell’altra barricata. Non dob‑ biamo celebrare funerali anche sulle vittime dei rifiuti nell’inerzia generale”. Vita La superiori a quelli delle altre nazioni europee, sembrerebbe che in Italia ci sia una vera e propria “passione per il crimine”… “Io credo che le ore, sicuramente superiori alla media europea, che i nostri tg dedicano alla cronaca nera, più che essere rivelatrici di una ‘pas‑ sione per il crimine’, siano piuttosto un diversivo per non parlare di altro. Insistere sulla cronaca nera serve a far apparire i lati oscuri dell’animo umano, ma anche a ridurre lo spa‑ zio per parlare di altro: per aiutare, ad esempio, la formazione critica, in senso positivo, del lettore o del telespettatore. La cronaca nera fa vendere i giornali, fa aumentare gli indici di ascolto: è più facile fideliz‑ zare il pubblico attraverso la cronaca nera, più che attraverso dibattiti, approfondimenti e inchieste su altre realtà presenti nel nostro Paese. In questo senso, si tratta di una scelta ‘politica’, intesa nel senso ampio del termine”. Quali sono gli effetti di questo “clima” sul rapporto tra minori e media? “Quando parliamo del rapporto tra minori e media e svolgiamo ricerche di settore focalizziamo la nostra attenzione soprattutto sui rischi che i media e i new media possono presentare per l’equilibrio dei nostri bambini. Troppa tv, troppi videogiochi violenti, troppo internet? Certamente sì, almeno in alcuni casi. Ma c’è un rischio a monte che non consideriamo: i nostri bambini e i nostri ragazzi cresceranno e si formeranno nell’habitat massme‑ diale che noi abbiamo contribuito a creare. La tendenza a preferire la cronaca nera, e a trattarla nel modo che abbiamo descritto, di certo influisce negativamente, non solo sui minori ma anche su quella parte della popolazione adulta dotata di un equilibrio minore, o più precario. Gli altri Paesi, in questo ambito, si sono dati un limite oltre il quale non si può andare. Esistono, anche in Italia, dei paletti precisi, ci sono regole e organi di controllo come l’Autorità per le telecomunicazioni o il Comitato media e minori, oltre che naturalmente l’Ordine dei gior‑ nalisti. Le regole, dunque, ci sono, e gli organismi di controllo lavorano anche molto, visto le tante violazioni che vengono accertate: il problema è farle rispettare”. Come hanno vissuto i giovani la vicenda di Sarah? “Sui social network, la vicenda di Sarah ha registrato migliaia di con‑ tatti: segno della partecipazione dei giovani a questa tragedia, ma anche del loro disorientamento, dell’incapa‑ cità di dare una giusta dimensione ad una vicenda di questo genere”. Come reagire, allora? “Il caso di Sarah è certamente molto grave, ma non deve indurci a pensare che l’Italia sia un Paese di orchi: ci sono famiglie sane, dove si fanno crescere serenamente i bam‑ bini. Per questo c’è bisogno di una sinergia tra la famiglia, la scuola e tut‑ te le agenzie educative, a partire dal ricco mondo dell’associazionismo, in modo da dotare i minori di strumenti critici per poter rielaborare critica‑ mente vicende di questo genere”. Vita La 31 OTTOBRE 2010 dall’estero n. 38 Il Cile di Sebastian Pinera si confronta con il sociale I l lieto fine a San Josè, dove i 33 mi‑ natori sono stati riportati in super‑ ficie dopo oltre due mesi, ma an‑ che il lavoro pun‑ tuale e costante del governo dopo il terribile terremoto del 27 febbraio scorso hanno portato alla ribalta la nuova amministrazione cilena, gui‑ data da poco più di sei mesi da Sebastian Pinera. Salito alla presidenza a marzo, Pinera ha ereditato un Paese colpito da uno dei più forti sisma che la storia ricordi, proprio in un momento i cui si vedevano i segni di ripresa dopo la crisi economica internazionale. La situazione del Paese, prima del terremoto, era decisamente positiva: i rapporti delle agen‑ zie internazionali ponevano il Cile al ventesimo posto nella graduatoria delle economie più competitive, al primo tra i Paesi latino-americani. Stabilità e crescita erano i punti forti del Cile, merito di oltre due decenni di politiche che puntavano al consolida‑ mento della democrazia e a una forte crescita economica (una media del 5 per cento l’anno negli ultimi vent’anni), assieme a una prudente poli‑ tica fiscale che ha permesso di limitare gli effetti della crisi. E, ancora, sono stati fatti grandi passi avanti nella lotta contro la corruzione e a favore di una maggiore trasparenza bancaria. d a qualche mese numerose capitali europee sono teatro di grandi manifestazioni politiche e sindacali legate alla crisi economica. Milioni di persone, stanno chiedendo di distribuire in modo diverso il peso della crisi. Qualche settimana fa lavoratori di tutta Europa si sono concentrati a Bruxelles paralizzando pacificamente la città. In Spagna le manifestazioni popolari, hanno costretto il premier Zapatero a elaborare una riforma economica più concertata. In Grecia le leggi draconiane del governo, dopo il rischio di default sul debito, continuano a generare una tensione sociale simbolicamente rappresentata dal blocco dell’Acropoli trasmesso in mondovisione. Le manifestazioni maggiori si stanno svolgendo in Francia, dove il governo sta tentando una riforma delle pensioni che non incontra il consenso dei lavoratori. La manifestazione sindacale Continuità sul fronte interno, maggior visibilità sul fronte internazionale, le caratteristiche dei primi mesi del neopresidente di Angela Carusone Il sisma ha obbligato a un brusco ridimensionamento: secondo le stime degli esperti, i danni alle infrastrutture sono stati pari a 21 miliardi di dolla‑ ri, devastando l’intero sistema economico, in particolare il settore manifatturiero. Inoltre il Paese, il più economicamen‑ te sviluppato dell’America latina, è anche tra quelli con più disuguaglianza tra ricchi e poveri, senza un sistema sociale in grado di garantire protezione e sicurezza ai suoi cittadini. A livello di programma politico, nel suo discorso di in‑ sediamento i presidente cileno aveva indicato i sette obiettivi del governo: crescita econo‑ mica, occupazione, educazio‑ ne, salute, sicurezza, riduzione della povertà, rafforzamento democratico. Obiettivi che il governo di Santiago persegue con convinzione, e già con qualche risultato: il tasso di disoccupazione è sceso in un anno dall’11 all’8,3 per cento. Qualche segnale è stato dato anche nella lotta contro la povertà, con la creazione di 80mila case di emergenza per gli sfollati che rientravano tra le fasce più povere della po‑ polazione; e buon esito hanno avuto, in tema di sicurezza, la riforma delle forze dell’or‑ dine e i nuovi programmi di prevenzione e di riabilitazione per chi delinque. Ben più complesso – sot‑ tolineano però gli analisti – è il tema sociale: è in questo campo che Pinera si trova ad affrontare i temi più delicati, a partire dall’educazione e dalla salute. Negli ultimi anni – ricordano gli analisti – sono stati fatti in Cile grandi passi avanti nel miglioramento delle infrastrutture e nell’aumento delle iscrizioni a scuola, ma non c’è stato alcun migliora‑ mento della qualità, ed è que‑ sta la vera sfida.Anche in tema di salute sono ancora molti i problemi, nonostante la spesa pubblica in questo settore sia in costante aumento, rad‑ doppiando in percentuale al prodotto interno lordo negli ultimi dieci anni. A livello di politica interna il programma di Pinera ha mantenuto in questi primi mesi una linea di continuità con il governo precedente, vedendosi obbligato a dare la priorità alla ricostruzione del Paese dopo il sisma di febbraio. Ma in politica estera non sembra intenzionato a mantenere il basso profilo di Micelle Bachelet, che lo ha preceduto alla Moneda, e già traspare l’intenzione di svol‑ gere un ruolo da protagonista nelle dinamiche regionali e globali. La sua forte economia La crisi in Europa Proteste senza frontiere L’Ue chiamata a trovare soluzioni nuove di Riccardo Moro di sabato scorso a Roma si colloca in questo ampio disagio che sta vivendo l’Europa. È urgente sviluppare una riflessione coraggiosa. Quali prospettive abbiamo in Europa per costruire un equilibrio tra occupazione, sostenibilità economica e ambientale e mantenimento del benessere? Viviamo in un contesto internazionale mutato, sia per la globalizzazione che pur impoverendo gli ultimi coinvolge nuovi attori, sia per la crisi che crea vantaggi relativi nei Paesi emergenti. L’assenza della politica europea però preoccupa. Se la tensione tra sindacati e governi è pesante, non sembra emergere una visione del futuro che indichi e offra nuovi ruoli di cittadinanza economica e politica. L’azione di Sarkozy pare seguire più l’attualità che un programma di governo divenuto vecchio, con la crisi, pochi mesi dopo la sua presentazione. In Germania Angela Merkel, dopo aver ostacolato il consenso europeo nell’azione di stabilità con la Grecia, pare ossessionata dagli appuntamenti elettorali regionali. L’ultima battuta pronunciata sul fallimento della multiculturalità e sull’esigenza che gli stranieri lavorino in Germania senza pesare sui servizi del Paese rivela, al di là del severo giudizio etico e politico che suscita, quantomeno un’inadeguatezza nella cura delle comunicazione che un leader, nazionale se non europeo, dovrebbe avere. Dappertutto la crisi, come in Italia, genera difficoltà sia al governo sia all’opposizione, premiando, come è avvenuto recentemente in Svezia, in Olanda e in Belgio, le frange estremiste. Sono segnali di una crisi culturale e politica della quale l’Europa deve trovare soluzioni nuove, con un passo che consenta di camminare insieme a Est e Ovest, evitando il doppio rischio insidioso di guardare al breve periodo e alle competizioni tra Paesi. Nella crisi che stiamo vivendo i governi tendono a contenere la spesa pubblica minacciata dalle misure straordinarie di sostegno all’economica. I grandi Paesi della vecchia Europa quindi litigano con le forze sociali, mentre Paesi con minori preoccupazioni finanziarie gareggiano ad attirare potrebbe renderlo guida di un forte sistema integrato latino americano. Ma per far ciò Pinera dovrà prima garantirsi l’appoggio interno: il punto debole del suo governo è infatti la mancanza di una mag‑ gioranza al Congresso, con il rischio di lasciare il presidente senza i mezzi per realizzare il proprio programma. Da questa situazione de‑ riva una linea politica che per alcuni aspetti può sem‑ brare poco definita, con un atteggiamento conservatore in campo economico, ma al tempo stesso quasi populista nel sociale. Occupato dall’emergenza terremoto, Pinera ora punta sulla continuità. È difficile capire a qua‑ le risultato porterà questa politica, anche se le vicende recenti hanno messo in luce l’efficienza di Pinera nel ge‑ stire le emergenze. Ma è la quotidianeità che dovrà esse‑ re affrontata, le liste di attesa negli ospedali, il gran numero di emarginati e, non ultima la questione della comunità aborigena dei mapuche che reclama il rispetto delle pro‑ prie tradizioni. Il Cile ha comunque tutte le carte in regola per imporsi come uno dei leader della regione latino-americana, alla pari dell’Argentina, suo principale concorrente per caratteristiche demografiche ed economiche, sempre in bilico tra il rischio di essere travolto da una crisi sociale. nuove imprese e occupazione offrendo consistenti sconti fiscali, come stanno facendo alcune nazioni dell’Est Europa. Senza governare queste tendenze l’Europa si farà male da sola, indebolendosi a favore di Paesi emergenti extraeuropei e senza raggiungere nuovi equilibri interni. Per evitare queste derive, Paesi come la Finlandia cercano di riequilibrare la propria spesa in favore della scuola e della ricerca, strumenti leggeri ma fondamentali per favorire in futuro occupazione e investimenti. Apparentemente possono farlo perché non vincolati da un bilancio pubblico oberato dal peso del debito come quello italiano. In realtà possiamo farlo anche noi. Anzi dobbiamo farlo. È proprio quando le risorse sono scarse che occorre cercare il confronto e lanciare nuove sfide, con progetti politici che facciano scelte chiare. Accontentarsi di contenere la spesa riducendo uniformemente le dotazioni a tutti i ministeri significa solo rinunciare a incidere: rinunciare a costruire il futuro nostro e dei nostri figli. 15 Dal mondo Nucleare tedesco Il nuovo piano energetico tedesco prevede di prolungare di circa 12 anni la vita delle 17 centrali nucleari del paese: l’ultima centrale dovrebbe chiudere nel 2036. anziché nel 2021. e le più vecchie funzioneranno otto anni in più rispetto a quanto previsto. mentre quelle più recenti di costruzione lavoreranno per 14 anni. Il cancelliere Angela Merkel ha affermato che così si garantiranno approvvigionamenti sicuri ed elettricità rispettosa dell’ambiente. ha aggiunto che il prolungamento dell’attività delle centrali nucleari genera disponibilità finanziarie aggiuntive, utili per sviluppare le fonti rinnovabili. Libano e caschi blu E’ accaduto che il presidente libanese Michel Suleiman abbia per la prima volta accusato in maniera manifesta e diretta i caschi blu della missione Onu, dislocati nella prossimità del confine provvisorio con Israele (Unifil). di non rappresentare un “deterrente sufficiente” a contenere e a neutralizzare le continue violazioni confinarie israeliane, dal momento che osservano il disposto della risoluzione Onu 1701 limitatamente alla parte libanese dei confine. Egli ha dichiarato che Israele continua ad occupare le fattorie di Shebaa e la parte libanese del villaggio di Ghajar. e costantemente viola la sovranità di Beirut. Autostrade in Turchia E’ stato firmato ad Ankara il contratto che concede all’azienda italiana Astaldi di realizzare e, successivamente, gestire l’autostrada di 421 chilometri fra Gebze (60 km. da Istanbul) e lzmir (Smirne. sulla costa egea della Turchia). L’opera, che costituisce uno dei più importanti progetti del settore mai posto in cantiere nella penisola anatolica, prevede un investimento di 6.5 miliardi di dollari, conta su 23 miliardi di dollari di ricavi da gestione, e fissa in ventidue anni e quattro mesi la durata della concessione. Il tempo dei lavori è determinato in circa sette anni. e l’inizio delle operazioni è fissato nel 2011. 16 musica e spettacolo i L’Ugo nazionale l ragionier Fantozzi ci perdonerà ma l’Ugo del nostro cinema non è lui ma Tognazzi, cremo‑ nese doc che dalle recite del dopola‑ voro ferroviario è arrivato ad essere uno dei quattro moschettieri della commedia all’italiana e persino a vincere il premio di miglior attore al Festival di Cannes. Accadeva però con un lavoro di Berto‑ lucci, assai poco comico, come “La tragedia di un uomo ridi‑ colo”, film piuttosto stanco in cui Tognazzi -la cosa migliore da vedere- fa la parte di un industriale di formaggi cui rapiscono il figlio. La gavetta dell’avanspettacolo è stata per Tognazzi forse ancor più dura che per i vari Sordi e Man‑ fredi, loro approdati a parti di sicuro rilievo ben prima di lui, che dovette aspettare il 1961 prima di dimostrare il suo talento (semi)drammati‑ co ne “Il federale” di Salce. Il decennio precedente lo aveva visto protagonista di decine di filmetti dimenticabili e di molti sketch televisivi con l’inseparabile Vianello, il cui sodalizio durò finchè un’in‑ transigente censura televisiva tolse di mezzo l’uno e l’altro per una scenetta più velenosa del solito che aveva preso di mira nientemeno che il Presidente della Repubblica Gronchi, ruzzolato da una sedia ad una prima al Teatro i n. 38 telegiornali na‑ zionali che negli ultimi anni hanno catturato le più alte medie di ascolto sono in crisi: gli italiani si fidano sempre meno del Tg1 e del Tg5. Sono ritenuti notiziari troppo condizionati politicamente e per questo hanno perso progressiva‑ mente la fiducia degli spet‑ tatori. Soltanto il 53% del pubblico televisivo si fida del telegiornale di RaiUno, men‑ tre il telegiornale di Canale 5 è apprezzato dal 49%. Ri‑ spetto all’anno scorso, il Tg1 perde 10 punti percentuali e il Tg5 ne perde 8. Le altre testate informative Rai e Mediaset non vivo‑ no sorti migliori, facendo registrare comunque un calo, con l’eccezione del Tg3 (63%) e dei telegiornali regionali, che mantengono un consenso molto elevato. Fanno netta eccezione an‑ che il Tg di La7, i notiziari di Sky e i tg di Rai News 24, per i quali si registrano i maggiori incrementi e che sono ritenuti –a ragione– più liberi della concorrenza dai condizionamenti di ca‑ rattere politico. I dati emergono dall’annuale A vent’anni dalla scomparsa, il 27 ottobre 1990 di Francesco Sgarano Sistina. Il film di Salce è una di quelle commedie molto amare dietro la buccia, qua e là, leggera: il viaggio in sidecar del fascistello Primo Arcovazzi insieme all’intellettuale antifa‑ scista è, per traslato, il viaggio che indubbiamente avevano dovuto fare gli italiani durante quei quindici anni che ormai li separavano dalla conclusione di un conflitto che, nel nostro paese, lasciò molti strascichi desolanti. Da lì in poi la ga‑ loppata verso il successo è stata ininterrotta, anche se i suoi personaggi si sono via via mutati in esseri più cinici e subdoli da un lato, gaudenti e sessualmente liberi dall’altro. L’industriale de “La voglia mat‑ ta”, sempre un Salce d’annata, racconta i turbamenti da cui viene investito repentinamen‑ te un uomo di mezz’età che si trova a contatto con una se‑ dicenne (per l’occasione, una conturbante Catherine Spaak); dà voce inoltre -stavolta diret‑ to da Pietrangeli- alle fobie e alle insicurezze del maschio italiano ne “Il magnifico cor‑ nuto”, titolo emblematico in cui Tognazzi sospetta infonda‑ tamente dei tradimenti della bellissima moglie (una Cardi‑ nale splendida, impegnata an‑ che in uno strip audacissimo per quei tempi), che invece gli è fedelissima. Proprio quando lui crederà di essere ormai al sicuro allora cadrà nell’atro‑ ce sbaglio. Gli anni ‘60 sono ricchi di sorprese: non solo il guitto, a metà tra l’abietto e il pietoso, di “Io la conoscevo bene”, film che trasuda tetrag‑ gine e sconsolatezza ad ogni fotogramma, -con cui omaggia a suo modo i suoi trascorsi del varietà wandosirisiano-, oppure il sarto sordomuto di “Straziami ma di baci sazia‑ mi”, o ancora “L’immorale” di Germi, ma anche i due personaggi orrendi scolpiti eccezionalmente per Ferreri: ne “L’ape regina” (“una storia moderna”, ) è un indefesso lavoratore che non riesce a procreare e che viene colto da una crisi nervosa -un ri‑ tratto atroce dell’istituto ma‑ trimoniale e familiare. Ancor più ributtante il protagonista, laido, volgare e repellente de “La donna scimmia”, in cui un uomo trasforma, dopo averla sposata, una donna piena di peli addosso in un fenomeno da baraccone per trarne qualche guadagno. Al film fu appioppato un finale consolatorio, ma Ferreri ne aveva pensato uno di impro‑ ponibile cinismo: la presenta‑ zione dei resti mummificati della donna ad una fiera, per Dentro la Tv Telegiornali? No, grazie Gli italiani si fidano sempre meno di Homo Videns sondaggio su “L’informazione e gli italiani”, curato dall’Os‑ servatorio Demos-Coop, che conferma la tendenza generale di conoscere i fatti del giorno prevalentemente attraverso il piccolo scher‑ mo: oltre 8 italiani su 10 guardano quotidianamente almeno un telegiornale, pre‑ valentemente nella fascia se‑ rale, ormai liberi dagli impe‑ gni della giornata lavorativa. Ma, in termini qualitativi, altri sono i programmi che sembrano soddisfare meglio il fabbisogno informativo nazionale. Cresce, infatti, il consenso verso i programmi di approfondimento infor‑ mativo e di dibattito politico. “Ballarò” (RaiTre) di Gio‑ vanni Floris è la trasmissione ritenuta più affidabile dalla maggioranza degli italiani, ma anche “Annozero” (Rai‑ Due) di Michele Santoro e “Report” di Milena Gabanelli hanno visto crescere sensi‑ bilmente il gradimento del pubblico nel corso dell’ulti‑ mo anno. La7 fa registrare buone prestazioni da “Otto e mezzo” di Lilli Gruber e da “L’infedele” di Gad Lerner, che ottengono un aumento di 6 punti percentuali dell’in‑ dice di fiducia. Non tutti, però, possono cantare vittoria: “Porta a porta” (RaiUno) di Bruno Vespa e “Matrix” di Alessio Vinci (Canale 5) fanno re‑ gistrare un calo di fiducia. Da qualche tempo, infine, gli italiani cercano l’informazio‑ ne in trasmissioni che non sono nate con questo fine specifico. È il caso di “Che tempo che fa” (RaiTre) di Fa‑ bio Fazio, “Striscia la notizia” (Canale 5) di Antonio Ricci e “Le iene” (Italia 1). I dati segnalano una cre‑ scente capacità critica degli spettatori verso le testate informative troppo marcata‑ mente filogovernative, come le due delle reti ammiraglie Rai e Mediaset, oltre alla tendenza a fidarsi sempre di più delle trasmissioni che nascono per proporre in‑ fotainment e che non sono direttamente riconducibili all’informazione giornalistica. Le ragioni delle preferenze del pubblico sono presto spiegate. Oltre all’orienta‑ mento politico fin troppo smaccato di alcuni direttori di testata, anche la crescente e continua spettacolarizza‑ zione di qualunque notizia determina una crescente disaffezione generale nei confronti dei tg, pur con le eccezioni segnalate. Laddove crescono a dismisura gli spazi per il gossip, il costume, la cronaca rosa e le “soft news” dopo un po’ il pub‑ blico più esigente si stanca e sceglie altro. Chissà che questi numeri possano essere un monito affinché i responsabili delle trasmissioni che raccontano il mondo alla maggior parte della popolazione italiana possano cambiare rotta. Se non per onorare, come dovrebbero, i doveri del giornalismo, almeno in os‑ sequio alle indiscutibili leggi dell’audience… Vita La 31 OTTOBRE 2010 lo scherno e il ludibrio dei passanti. Un grottesco virante all’assurdo, popolato di mostri, così come gli episodi fortuna‑ tissimi dell’omonimo film di Risi, in cui Tognazzi divide la scena con l’amico di una vita Vittorio Gassman (celebri quello allo stadio e quello dei pugili suonati). Negli anni ‘70 Tognazzi, con cachet ormai da duecento milioni di lire, lavora indefessamente per Loy (“Venga a prendere il caffè da noi”), ancora per Ferreri (“L’udienza” e il fortunato ma sconclusionato “La grande abbuffata”), e soprattutto per Monicelli, per cui tratteggia un marito divorato dalla gelosia per una moglie di trent’anni più giovane che se la fa con un carabiniere (“Romanzo popolare”) e, soprattutto, il conte spiantato Lello Mascetti di “Amici miei”, per cui -come del resto tutti gli altri, Noiret, Moschin, Celi e Del Preteavrebbe meritato l’Oscar. E’ fenomenale ancora ne “Il vizietto”, film francese dove però lo spasso reale è il gay di Michel Serrault, non il suo, più posato e contenuto -proprio lui, da sempre donnaiolo incal‑ lito. L’ultimo decennio non lo ha ripagato degnamente degli sforzi fatti e del contributo alto dato al cinema italiano, nondimeno sprazzi di geniale recitazione ricordo di averli visti ne “Il petomane” e nel secondo seguito (il terzo è penoso) di “Amici miei”, ancora una prova di notevole autoironia. Lascia molti bei film, quattro figli avuti da tre donne diverse e un libro di ri‑ cette, testimonianza autentica della sua passione culinaria. Sede centrale Via IV Novembre, 108 Vignole di Quarrata (Pistoia) Tel. 0573 70701 - Fax 0573 717591 Indirizzo internet: www.bccvignole.it Le nostre agenzie: Vignole, Quarrata, Santonuovo (Quarrata), Agliana, Spedalino (Agliana), San Giusto (Prato) San Paolo (Prato), Galciana (Prato), Lamporecchio, Sovigliana (Vinci), Ponte a Elsa (Empoli) I nostri ATM: La Querce (Prato) San Baronto (Lamporecchio) Banca di Credito Cooperativo di Vignole Sostieni Insieme per scelta, dal 1904. 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