Urbanizzazione PIP Campo alla Croce 2° stralcio, I° e II° Lotto

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Urbanizzazione PIP Campo alla Croce 2° stralcio, I° e II° Lotto
COMUNE DI CAMPIGLIA MARITTIMA
SETTORE ASSETTO DEL
(Provincia di Livorno)
TERRITORIO
Via Roma, 5 - 57021 Campiglia Marittima (LI)
Tel. 0565 / 839111 - Fax 0565 / 839259
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P.IVA 00345300495
Servizio Infrastrutture ed
Impianti
Urbanizzazione PIP Campo alla Croce 2° stralcio, I° e II° Lotto - Bonifica e
demolizione di due capannoni agricoli fatiscenti inseriti nel II° Lotto
Progetto esecutivo
Relazione illustrativa
e
Quadro economico
Responsabile del Procedimento
Arch. Alessandro Grassi
Progettista
Ing. Chiara Martellacci
Coordinatore alla Progettazione D.Lgs 81/2008
Geom. Carlo Rosi
Campiglia Marittima, Aprile 2012
Comune di Campiglia Marittima (LI) - SETTORE ASSETTO DEL TERRITORIO - Servizio Infrastrutture ed Impianti
Premessa
I capannoni oggetto di demolizione sono localizzati all’interno del II° Stralcio e II° Lotto dell’area PIP
Campo alla Croce, nella zona di più recente espansione.
Sono censiti al Catasto Terreni alla part. n. 861, foglio n. 57, cosi come mostrato nell’immagine
sottostante.
Figura 1 - Estratto catastale.
I fabbricati, ormai in disuso e in precarie condizioni statiche, erano originariamente adibiti a stalle per
bovini e all’interno degli stessi, sono ancora presenti molti degli arredi ed attrezzature destinati alla
produzione per scopi alimentari di questi animali.
Gli edifici hanno struttura portante di copertura composta da capriate in acciaio tipo “Inglese” con
profilati ad “L” calastrellati, ed orditura secondaria composta da profili metallici, la struttura verticale
è invece in c.a. e pareti in pannelli di calcestruzzo prefabbricati.
La copertura è formata da pannelli in cemento amianto doppi e intercapedine in lana di roccia, poggiati
all’orditura secondaria in ferro, le pareti di ambito sono dotate di finestrature andanti, i pavimenti sono
composti da solette in c.a. e pannelli in calcestruzzo prefabbricato.
All’interno del fabbricato n. 3 (vedi elaborati grafici) sono presenti dei boxes su fessurato, con corsia
di foraggiamento centrale, composti da elementi orizzontali in calcestruzzo prefabbricato che coprono
delle vasche (con presenza di letame misto ad acqua) in c.a. e mangiatoie, sempre in c.a.
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Figura 2. Individuazione planimetrica 2° Stralcio.
Descrizione degli interventi
Il progetto in oggetto riguarda la demolizione delle strutture indicate come fabbricati 1, 2 e 3 e si pone,
come scopo fondamentale, la bonifica ambientale dell’intera area di pertinenza.
Le coperture in cemento-amianto si presentano in cattive condizioni di manutenzione ed in molti punti,
all’interno degli edifici, sono presenti al suolo detriti dello stesso materiale; all’esterno, nelle
immediate vicinanze dei fabbricati, sono stati rinvenuti altri accumuli non autorizzati di cementoamianto ed altri rifiuti vari, quali ingombranti derivanti da abitazioni, biciclette ed alcuni fusti
contenenti olii da officina.
L’intervento prevede quindi una prima ripulitura della zona, sfalcio delle infestanti e sistemazione di 3
aree di cantiere all’interno delle quali saranno accatastati temporaneamente i materiali derivanti dalle
demolizioni.
Le aree di cantiere saranno recintate ed adibite rispettivamente a deposito temporaneo dei rifiuti
pericolosi, deposito temporaneo di rifiuti diversi, suddivisi per codice CER, da conferire a discarica,
deposito temporaneo dei materiali reimpiegabili in cantiere o comunque riutilizzabili.
A tal fine occorre sottolineare che, ai sensi degli articoli 184-bis e 184-ter, del D.Lgs. n. 152/2006 e
nell’ottica di un minor “impegno” ambientale, è stato valutato opportuno reimpiegare il materiale non
pericoloso o comunque non oggetto di bonifica, derivante dalle demolizioni, nello stesso ambito del
cantiere, mediante frantumazione in loco, con benna frantoio mobile ed evitare così l’impatto per il
trasporto a discarica, o ad impianto, di tutto il materiale riciclabile e individuabile come sottoprodotto.
Il materiale frantumato, nelle pezzature adeguate, verrà reimpiegato per ricoprire le vasche di raccolta
dell’edificio 3 e per riportare alle quote stabilite in progetto l’area di intervento.
La procedura, ove necessario, sarà preceduta dalla caratterizzazione dei materiali e dalle necessarie
analisi di controllo per valutare la possibile contaminazione dello stesso.
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Il sottoprodotto eventualmente eccedente verrà trasportato ai magazzini comunali e temporaneamente
accatastato nelle aree apposite e reimpiegato per altri avori, quali riempimento di scavi per posa in
opera di cavidotti e reti fognarie, preparazione di sottofondi per pavimentazioni, marciapiedi e percorsi
pedonali.
Il ferro risultante dalle operazioni di demolizione resterà di proprietà di quest’Amministrazione
Comunale che provvederà alla successiva vendita dello stesso alla ditta che avrà formulato la miglior
offerta.
Cemento-amianto, CER 170601*, 170605*
Con la legge 257/92 sono state definite le norme applicative relative alla cessazione dell’estrazione,
dell’importazione, della produzione, della commercializzazione e dell’impiego di tutti i tipi di amianto.
Tale disposizione si è resa necessaria dopo che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha verificato la
correlazione tra l’esposizione a fibre di amianto e alcune patologie a carico dell’apparato respiratorio
(asbestosi, mesotelioma e cancro polmonare). Nonostante la messa al bando, l’amianto rappresenta
ancora un potenziale rischio in quanto è molto diffuso, essendo stato considerato per anni un materiale
estremamente versatile, a basso costo e con estese e svariate applicazioni.
In Italia il settore che ha impiegato i maggiori quantitativi di amianto è quello dell’edilizia dove oltre il
70% dell’amianto disponibile a livello nazionale è stato impiegato principalmente per la realizzazione
di manufatti in cemento-amianto. Con tale materiale sono stati realizzati tubi per acquedotti o
fognature, tegolature, canne fumarie, serbatoi per acqua o altri liquidi, intonaci ma soprattutto lastre
piane o ondulate utilizzate rispettivamente per rivestimenti e coperture.
Quando il manufatto in cemento-amianto manifesta uno stato di degrado è dunque necessario applicare
una particolare metodologia di bonifica. I metodi di bonifica che possono essere condotti, sia nel caso
di interventi circoscritti ad aree limitate dell’edificio che per interventi di maggiore estensione, sono la
rimozione, l’incapsulamento ed il confinamento.
Nel caso specifico, poiché comunque i fabbricati oggetto di intervento devono essere demoliti, l’unico
intervento possibile è quello della rimozione completa.
La rimozione rappresenta il procedimento più diffuso perché elimina definitivamente il problema
amianto. Contemporaneamente, però, essa comporta un rischio estremamente elevato sia per i
lavoratori addetti che per l’ambiente, contaminandolo con fibre aerodisperse. In particolare è molto
elevato, soprattutto per i lavoratori, il fattore di rischio connesso alla frequente inosservanza delle
norme di sicurezza e gestione del cantiere. La rimozione produce, inoltre, notevoli quantitativi di rifiuti
speciali che devono essere correttamente smaltiti.
Gli adempimenti riguardano il produttore (in principal modo), il trasportatore, e lo smaltitore.
Per il corretto smaltimento di questo materiale è necessario compilare il piano di lavoro da presentare
alla ASL per la preventiva autorizzazione e al quale la ditta incaricata dovrà attenersi scrupolosamente,
mentre la discarica rilascerà, a sua volta, l’attestazione di avvenuto smaltimento, che il produttore
consegnerà alla ASL che ha autorizzato la rimozione.
Importante è che venga realizzata un’idonea recinzione per l’isolamento dell’area nella quale viene
effettuata la bonifica, e che il materiale venga bagnato con acqua a bassa pressione (la cui risultante
dovrà essere smaltita presso idoneo impianto di trattamento), o con sigillanti a spruzzo; durante la fase
di rimozione dovrà essere prestata particolare cura a non produrre fibre aerodisperse, il processo
inizierà con la rimozione grossolana dei materiali e successivamente, con l’asportazione dei residui più
friabili, applicando ulteriore materiale sigillante a spruzzo.
Il cemento-amianto dovrà essere quindi imballato utilizzando tutti gli accorgimenti atti alla riduzione
di pericolo di rotture accidentali durante la movimentazione ed il trasporto, dovrà inoltre essere
contenuto in doppio imballaggio, il primo deve essere un sacco di adeguato spessore, il secondo un
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contenitore rigido o altro sacco; ogni sacco non deve eccedere i 30 kg di peso, e non deve essere
riempito oltre i 2/3.
Lana di roccia, CER 17 06 04
La lana di roccia rispetta i parametri della nota Q della direttiva europea 97/69/CE, recepita da parte
dell’Italia nel 1998, in quanto soddisfa i criteri di biosolubilità da essa stabiliti, pertanto risulta
classificata con sostanza non cancerogena.
Come previsto dal Regolamento CE 1272/2008, successivamente aggiornato dal Regolamento CE
790/2009, ad oggi le lane minerali non sono più classificabili come sostanze irritanti per la pelle: per
esse non è quindi più prevista la frase di rischio R38.
La totale non pericolosità dei prodotti Rockwool porta all’attribuzione del codice CER 17 06 04.
Lo smaltimento degli stessi, e più in generale di “rifiuti costituiti da fibre minerali artificiali,
indipendentemente dalla loro classificazione, come pericolosi o non pericolosi”, può avvenire in
discarica per rifiuti non pericolosi (Art. 6 del D.M. 27/09/2010).
In generale questi materiali sono sicuri fintanto che sono rivestiti o ricoperti con intercapedini
apposite, al momento dell’eventuale rottura è possibile la fuoriuscita incontrollata del materiale che, a
seguito di rimozione, strofinamento, o urti, può provocare la dispersione nell’ambiente circostante di
particelle finissime dei materiali (micro fibre di vetro e di roccia, cioè alluminati e silicati);
l’inalazione del particolato più fine può provocare irritazione delle vie respiratorie, disturbi alla vista in
caso di contatto con gli occhi, abrasioni ed irritazioni della pelle, in quanto le fibre di lana di vetro e
lana di roccia, pur essendo state classificate come non cancerogene per l’uomo, mostrano una fase di
rischio tipica dei materiali irritanti per la pelle1.
In caso di rimozione di tali materiali, pur non essendo soggetto ad approvazione ASL, l’intervento di
asportazione prevede l’utilizzo di apparecchiature e metodologie analoghe, seppur meno specifiche e
rigorose, a quelle applicate per l’amianto friabile.
1
Dopo la messa al bando nel 1993 dell’amianto, di cui è stata scientificamente provata la cancerogenicità, la lana di vetro
ha attirato, oltre che quello dei costruttori edilizi, anche l’interesse di molti gruppi di ricercatori, che hanno condotto studi,
abbastanza approfonditi volti ad accertarne i possibili effetti patogeni sulla popolazione.
La ricerca utilizzabile come punto di riferimento è stata quella condotta dalla IARC (Agenzia internazionale per la ricerca
sul cancro) i cui risultati sono stati pubblicati nel 2001. Questo studio classifica le lane minerali più comuni, cioè la lana di
vetro e di roccia, nel gruppo 3, cioè le sostanze "non classificabili come carcinogeniche per gli esseri umani". Rimangono
nel gruppo 2B (possibili carcinogeniche) alcune lane speciali, utilizzate industrialmente negli ambienti ad alta temperatura.
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Quadro economico degli interventi
Lavori a base di gara
Lavori a misura
€
188 554,96
Lavori a corpo
€
10 000,00
Totale lavori
€
198 554,96
Oneri per la sicurezza
€
5 000,00
A) Totale lavori a base d'asta
€
203 554,96
Somme a disposizione dell'amministrazione
IVA sui lavori (21%)
€
42 746,54
Incentivo alla progettazione, art. 92 del D.Lgs. 163/2006
€
3 053,32
Imprevisti ed arrotondamenti
€
4 645,17
B) Totale somme a disposizione
€
50 445,04
Totale progetto (A+B)
€
254 000,00
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