Memoria di Reduci della 2^ Guerra Mondiale

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Memoria di Reduci della 2^ Guerra Mondiale
Memoria di Reduci della 2^ Guerra Mondiale
RAINONE Angelo classe di leva 1921 nel 1941 chiamato alle armi a prestare servizio presso il
20° Autocentro con sede a Molino Riccio (NA) da lì inviato a Piscinola (NA) dove venivano
effettuati i corsi di scuola guida, ai militari destinati in Africa Settentrionale.
Durante la permanenza a Piscinola conobbi un Signore di Nola (NA) di nome Vincenzo
Sallustro, il quale era proprietario di una salumeria, e il nipote del mio Comandante di
compagnia.
Il Signor Vincenzo, venendo a conoscenza della mia situazione familiare (orfano di madre
dall’età di dodici anni e un fratello prigioniero in Inghilterra (dove vi rimase per sette anni) mi
fece conoscere il maresciallo addetto ai trasferimenti della truppa, e mi disse: RAINONE il
maresciallo abita a Capo di Monte (quartiere di Napoli) vieni a casa con me e porta un
pensierino a casa del maresciallo. Arrivato a casa mio padre aveva raccolto i fagioli sul campo
ne presi un sacchetto e col sig. Vincenzo andammo a casa del maresciallo e consegnai alla
signora il sacchetto di fagioli. (vuoi per l’amicizia tra il sig. Vincenzo e il maresciallo, vuoi
perché il sig. Vincenzo era nipote del Comandante, o per la mia situazione familiare non so
darmi una spiegazione, ma di certo fu che) mi aggregarono ad una compagnia genio
(comunque destinata in Africa Settentrionale, in un secondo momento) assegnandomi la guida
di un camion attrezzato ad officina ( fornito di tornio, e attrezzature varie per la riparazione dei
mezzi in dotazione alla suddetta Compagnia.) e quindi inviati in Sicilia e precisamente a
Palermo in un posto bellissimo chiamato “La Favorita” una distesa immensa di campi coltivati
ad agrumi, dove fummo distaccati dalla compagnia una squadra formata da un maresciallo
Capo Officina e Comandante e undici soldati.
Questo distaccamento veniva fornito di derrate alimentari da confezionare e quindi si avvaleva
di un militare cuoco che provvedeva a confezionare quanto giornalmente veniva fornito dal
reparto di sussistenza, questo cuoco si chiamava GARBERO Mario ricordo il nome per
l’amicizia instaurata tra di noi e a tal proposito voglio citare questo episodio:
“Una sera tornai al campo più tardi del solito dal distribuire la cena ai vari avamposti, al mio
arrivo lui era lì ad attendermi e mi disse: RAINONE vai a mangiare che la cena è ancora calda,
un po’ meravigliato vidi che c’era carne con patate (cosa alquanto insolita, poi tra me pensai
forse qualche abitante nelle vicinanze gli ha fatto regalo dato che qualche volta capitava di
ricevere di questi regali.) Finito di mangiare mi chiese com’era stata la cena, gli risposi ottima
(dato la fame, e visto che non era mica tutti i giorni che avevi l’opportunità di poter mangiare
della carne).
Dopo un paio di giorni mi chiese di nuovo della cena con la carne e le patate, e fu a quel punto
che mi svelò di aver mangiato carne di gatto. Gli dissi che era “ polentone e mangia i gatti “ ma
comunque amici nella buona e nella cattiva sorte sino al giorno in cui avvenne lo sbarco in
Sicilia da parte degli Anglo Americani, a quel punto iniziò la caccia al soldato Italiano da parte
dei Tedeschi, i quali venivano caricati sui camion e portati in Germania. Venendo a
conoscenza di questo, il nostro Comandante ci disse di ritornare in Italia, così formammo una
colonna di cinque camion con destinazione Santa Maria Capua Vetere (CE) sede del
Comando di Battaglione, attraversato lo stretto e giunti a Villa San Giovanni fummo avvistati da
un aereo Inglese che aprì il fuoco colpendo i primi due camion distruggendoli e con essi
spezzando la vita dei miei commilitoni che ne erano alla guida.
Raggiunta Santa Maria Capua Vetere ad attenderci c’erano i tedeschi che avevano rastrellato
tutto il materiale di loro interesse (camion, ricambi, viveri ecc.) e fatto prigionieri i soldati
presenti, vedendoci arrivare ci intimarono l’alt, al ché io essendo alla guida dell’ultimo camion
vestito con la sola tuta blu dell’officina e di statura bassa, saltai nel fosso a margine della
strada e mi allontanai con l’intento di presentarmi al Comando Militare vicino, che era di stanza
a Nola (NA) vedendo di fatto per l’ultima volta i miei amici fatti prigionieri dai tedeschi, per
strada incontrai un uomo anziano con un carretto trainato da un asino il quale mi portò sino a
destinazione, dove, il Comando era assediato dai tedeschi e si stava consumando la loro
vendetta nei confronti dei soldati Italiani passando tutti i presenti per le armi.
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Visto quanto stava accadendo, per non seguire la stessa sorte dei miei commilitoni, non mi fu
difficile passare inosservato visto che ero vestito con la tuta blu dei meccanici decisi di
dirigermi verso casa così finì la mia esperienza militare di uomo fortunato in quanto la mia
buona stella ha fatto si che mi salvassi da quell’immane inferno che è la guerra.
Questo è quello che più ricordo, dei quattro anni della mia vita trascorsa al servizio della Patria
e delle Istituzioni Repubblicane, per cui se da un lato posso sembrare un vile dall’altra mi sento
un uomo che ha usato lo spirito di conservazione proprio, e, comunque non sono qui a
giustificarmi con la storia e neanche a lodarmi ma semplicemente a raccontare l’esperienza
vissuta da un uomo qualunque, ed è per questo che io mi racconto affinché serva alle nuove
generazioni ricordare Sempre e Comunque quanto sofferto da quelli della mia generazione,
per il bene loro e delle generazioni future. In quanto a me lascio ai posteri l’ardua sentenza.
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