Starace, il fascista pugliese!

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Starace, il fascista pugliese!
Starace, il fascista pugliese!
Qualche anno fa qualcuno sibilò: “Troppi pugliesi si stanno insediando al Comando Generale.
Occhi aperti!”.
Noi non aprimmo gli occhi e cademmo nella trappola del serpente. Ma di che stoffa sono fatti
questi alti funzionari dello Stato di origine pugliese?
Cito per tutti Achille Starace. Mussolini nel 1932 aveva affidato la carica di segretario del
Partito Nazionale Fascista a Giovanni Giuriati, con l’ordine di epurare il partito stesso. Quel
meschinello prese alla lettera ciò che gli aveva detto il Duce e in poco tempo mandò a casa 120.000
fascistoni della prima era, rei di lassismo e di tante altre manchevolezze. Il poveretto durò in
carica solo 14 mesi, perché non era uno yesman. E fu sostituito da Achille Starace, nato a Gallipoli,
in Puglia, il cui nome ancora oggi è legato alle stramberie che imponeva al popolo italiano per
esaltare la figura del Duce. Con evidenti difetti, quali la superficialità, la limitatezza di orizzonti
culturali, la propensione per una pompa guerriera, la docilità agli ordini, si inventò di tutto:
-coniò la formula del “saluto al Duce” che apriva e chiudeva ogni cerimonia;
-conferì alla coreografia fascista una impronta sempre più magniloquente;
-regolò con maniacale tenacia costumi, atteggiamenti, frasario, luci, musiche, entrate, uscite, nelle
recite in divisa, che non si stancava mai di allestire;
-impose il nome di Mussolini o di altri appartenenti alla sua famiglia a stadi, scuole, ospedali, ponti e
così via. Il Duce, alla fine, si stancò e nel 1934 ordinò ai Prefetti di por termine al malvezzo.
Achille Starace era sin troppo servile e adulatorio. Ma soprattutto si poneva dove spirava il vento.
Questo malvezzo era solo di Starace, oppure è una caratteristica di diversi pugliesi? Quando nel
1993 fui nominato Sottosegretario di Stato al Ministero delle Finanze, indovinate chi mi telefonò
per primo per congratularsi per la nomina? Volete sapere il nome? Non ve lo dirò mai, anche se voi
lo avete intuito. Era un Tenente Colonnello dei Carabinieri, che già all’epoca pensava a diventare
Comandante Generale dell’Arma, fottendo tutti i suoi colleghi. Costui, quando avvertiva che le mie
elezioni politiche stavano per andare bene, si faceva vivo direttamente oppure mi faceva
telefonare dai suoi scagnozzi. Questa è una tecnica che non ho mai imparato. Né la voglio imparare,
perché mi fa semplicemente ribrezzo. E’ la tecnica di Starace che non temeva di cadere nel
ridicolo, come tanti adulatori stanno facendo oggi con Berlusconi, pur di compiacersi il Capo.
Mussolini se ne accorse e, quando lui gli propose che ogni lettera d’ufficio si concludesse con un
“Viva il Duce”, lo convocò nel suo ufficio, e mentre Starace lo ascoltava pateticamente contrito,
cominciò a passeggiare declamando ipotetiche lettere: “Vi annuncio che siete licenziato. Viva il
Duce”. “Vi comunicò che vostro figlio è deceduto. Viva il Duce”. Ma, mentre Mussolini ebbe
l’accortezza di stoppare il ridicolo suo collaboratore, Berlusconi e gli attuali vertici dello Stato
continuano ad attorniarsi di questi soggetti scellerati, degni di essere presi a calci nel sedere.
Dicono sempre “signorsì, perché il loro obiettivo è quello di rimanere in carica anche oltre gli 80
anni. Il nostro è uno Stato ormai perduto, che dovrebbe essere spento da troppo tempo. Intanto i
pugliesi continuano a imperversare e nessuno negli alti Colli romani sembra curarsene, anche se
poliziotti, carabinieri e militari hanno le scatole piene di taluni loro vertici, staraciani di nascita e
di formazione mentale. Chi li sniderà, additandoli al pubblico ludibrio?
I rivoluzionari pacifici che stanno cominciando a moltiplicarsi in Italia.
Antonio Pappalardo
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