Singolare galateo

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Singolare galateo
SINGOLARE ''GALATEO''
Per la vita di tutti i giorni
(spesso faticosa)
istruzioni ad uso di prete
Un'impresa difficile: descrivere lo stile di vita, le buone maniere che un
sacerdote dovrebbe assumere oggi, per poter assolvere ai suoi doveri,
continuando a rappresentare, come lo è stato in passato, un punto di
riferimento per tutti, per i credenti e praticanti, ma anche per quelli che non
credono
Luigi Crimella
Gli studiosi della sociologia della religione concordano sul fatto che fino a pochi
decenni fa lo “status” del prete, inteso come posto nella società, era considerato molto
importante, rispettabile, addirittura “essenziale” per molti aspetti, primo fra tutti
l’assicurare quella “cura delle anime” che era e resta il compito centrale di questo
ministero di servizio ecclesiale. Oggi, forse, la figura del prete possiede meno fascino
presso le giovani generazioni, anche se ha mantenuto una sua visibilità, anzi
onorabilità di fondo, esclusi quei casi - pochi ma efferati - di preti scandalosi, artefici
di episodi di pedofilia o similari, che hanno gettato nell’angoscia non soltanto i vertici
della gerarchia, ma gli stessi semplici fedeli. Trovarsi di fronte a casi del genere ha
creato sconcerto e anche sconforto: se non ci si può più fidare nemmeno del prete,
dove andremo a finire?, si sono chiesti molti buoni cristiani. E proprio per evitare che
la natura profonda di questa vocazione, di questo sacramento di servizio che accanto
a quello del matrimonio, regge l’impalcatura sociale della Chiesa, vada in crisi; per
evitare ancora che l’immagine del prete cada nei trabocchetti della “modernità”,
proprio un giovane prete, don Michele Garini, della diocesi di Mantova, si è
cimentato in un libro difficile: descrivere lo stile di vita, le buone maniere che un prete
dovrebbe assumere oggi, per poter assolvere ai suoi doveri, continuando a
rappresentare, come lo è stato in passato, un punto di riferimento per tutti, per
credenti e praticanti, ma anche per quelli che non credono e non vanno in chiesa.
Preti troppo indaffarati? Ecco quindi il senso e lo scopo del volume “Galateo per i
preti e le loro comunità” (Edizioni Messaggero), uscito in questi giorni e che non
mancherà di far discutere. Don Garini non punta a riproporre un’immagine
“angelicata” del prete, che forse nel secolo scorso, almeno nei primi decenni, si
tendeva in qualche modo a diffondere. Oggi, nella generalizzata omologazione che la
cultura di massa tende a effettuare, anche il prete deve fare le sue fatiche per
affermare la propria identità di servitore dei misteri della fede. E spesso, non ce la fa a
reggere allo stress derivante dai molteplici doveri che deve assolvere: dire Messa,
confessare, studiare, aggiornarsi, celebrare sacramenti e liturgie (matrimoni,
battesimi, funerali ecc.), animare gli oratori e circoli giovanili, promuovere incontri
culturali e spirituali. Insomma, il prete oggi è una sorta di manager a tempo ultrapieno che rischia di essere travolto da una mole d’incombenze, al punto che sembra
sia una delle categorie più a rischio del cosiddetto “burn-out”, cioè di “saltare”
interiormente e perdere la propria serenità e capacità di offerta della propria vita in
maniera pacata e costruttiva. Il libro sul “galateo dei preti” si occupa così di quegli
aspetti della vita di tutti i giorni che potrebbero apparire minori, addirittura irrilevanti,
ma che invece possono contribuire a ingarbugliare la vita del parroco e dei suoi
coadiutori sacerdoti. Don Garini tratta di come usare il denaro (il proprio e quello della
parrocchia), di trasparenza nei bilanci della comunità, di retribuzione, di come gestire
la propria casa (cucina, salotto, studio) e gli spazi parrocchiali aperti ai fedeli, di come
concepire il proprio rapporto col cibo, con la tavola.
Il sano “buon senso” vale anche per il prete. Ancora, il volume parla di abiti del
prete (a volte consunti, non ben stirati, un po’ demodé); parla poi delle cosiddette
“nuove tecnologie”, gli smartphone, i tablet, che a volte conquistano anche il clero,
specie quello più giovane e “connesso”. Ancora il volume si occupa di ginnastica del
prete, di viaggi, acquisti al supermercato, al bar, del rapporto con le donne, coi
bambini, col vescovo... Sono tutti temi delicati e tutt’altro che “leggeri”, perché così
come è in crisi il matrimonio, anche la vocazione del presbitero negli ultimi decenni ha
vissuto momenti difficili, con tanti sacerdoti che hanno lasciato il sacerdozio. In tanti si
sono sposati. Insomma, don Garini, senza falsi pudori entra nel vivo di questi aspetti
della vita di tutti i giorni e suggerisce con uno stile molto piano, scorrevole, ma
soprattutto con pensieri saggi e basati sul vecchio “buon senso”, come un prete deve
affrontare tutte queste vicende della vita quotidiana. Ma non solo il prete, anche come
i fedeli devono imparare a stare coi loro preti, e anche ad aiutarli con coraggio e
creatività, quando magari vedono che sono in difficoltà su qualche aspetto della loro
esistenza. Una lettura quindi invitante, che farà bene ai preti ma farà bene anche ai
laici che ci tengono ai propri sacerdoti, sapendo che il “popolo di Dio” è fatto degli uni
e degli altri, e che gli uni non possono vivere una fede profonda senza l’aiuto e lo
stimolo degli altri.