Politiche di intervento socio sanitarie del servizio regionale Dott
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Politiche di intervento socio sanitarie del servizio regionale Dott
INTERVENTO PER IL CONVEGNO “LA FATICA DI CRESCERE” – Terni 19/04/13 a cura di Gian Paolo Di Loreto – Regione Umbria, Servizio Programmazione Sociosanitaria I minori e i giovani rappresentano oggi uno degli ambiti di intervento più complessi anche per quanto riguarda il tema della salute mentale. All’interno di questa complessità dobbiamo comunque richiamare degli elementi preliminari, validi per tutti ma particolarmente stringenti per adolescenti e per i giovani in genere, quale in primo luogo il rischio dell’esercizio di un controllo sociale improprio e di esiti stigmatizzanti nella valutazione e nel trattamento del disagio mentale; in secondo luogo, la necessità di potenziare le politiche d’intervento precoce e soprattutto modelli d’integrazione tra l’area sanitaria e quella sociale. Questo approccio sta per molti versi guidando l’azione progettuale del Servizio Regionale Programmazione sociosanitaria (anche alla luce di quanto previsto nel vigente Piano Sanitario regionale1), come dimostrano due progetti che vanno ad incidere proprio su quest’area. Il primo concerne i minorenni con problematiche di salute mentale e/o dipendenza, sottoposti a provvedimento dell’autorità giudiziaria. Per sviluppare una ipotesi di tutela e trattamento in questa specifica area si è partiti da alcuni presupposti di base. Innanzitutto che i fenomeni della devianza e del comportamento antisociale, in base a consolidate risultanze della ricerca criminologica internazionale, coinvolgono in particolare l’età giovanile, ove per età giovanile si intende la fascia d’età che parte dai soggetti minorenni per quindi giungere ai cosiddetti giovani adulti. Quindi che tali comportamenti, al di là del dato quantitativo che investe il nostro territorio regionale, risultano tuttavia meritevoli di attenzione non solo da un punto di vista della sicurezza della comunità, ma anche sul versante della prevenzione dei reati e soprattutto della tutela del minore e della sua salute. A tal proposito la Regione ha scelto di sostenere il punto di vista secondo il quale i comportamenti devianti ed antisociali in età giovanile possono essere considerati molto frequentemente degli indicatori di un disagio psico-sociale, la cui tipologia può indubbiamente variare in base alla qualità e quantità degli input provenienti dai contesti di 1 Piano sanitario regionale 2009-2011, approvato dal Consiglio regionale con deliberazione n. 298 del 28 aprile 2009 e pubblicato nel supplemento straordinario al «Bollettino Ufficiale» - serie generale - n. 25 del 3 giugno 2009. 1 appartenenza, sia allargati (la comunità di appartenenza e le sue diverse espressioni) che ristretti (la famiglia ma anche il gruppo dei pari); tuttavia tale disagio può essere declinato anche come carenza di salute, secondo una accezione dinamica e circolare all’interno della quale il dato socio-ambientale e il substrato individuale interagiscono e si influenzano reciprocamente. Questa approccio circa i comportamenti devianti in età giovanile appare tuttavia non solo rispondente agli orientamenti teorico-operativi più attenti e fecondi in ambito psicologico, sociologico e criminologico, ma risponde altresì a principi giuridici generali ed a norme specifiche contenute nei testi legislativi vigenti, riferimenti usualmente condivisi sia da quei soggetti che operano in ambito socio-sanitario e formativo, che da quelli che operano in ambito giudiziario. Vengono in mente, da un punto di vista giuridico, tralasciando le numerose disposizioni internazionali2, il nostro dettato costituzionale (in primo luogo l’art. 31 circa la protezione della gioventù e l’art. 27, in particolare circa l’umanità e rieducatività della pena), quindi le “Disposizioni sul processo penale a carico di imputati minorenni” di cui al D.P.R. n. 448 / 1988. Su queste si inserisce il D.P.C.M. 1 aprile 2008 che prevede all’art. 2 comma 1 il trasferimento al Servizio sanitario nazionale di tutte le funzioni sanitarie svolte “dal Dipartimento della giustizia minorile del Ministero della giustizia, comprese quelle concernenti il rimborso alle comunità terapeutiche, sia per i tossicodipendenti e per i minori affetti da disturbi psichici”, (…) nonché per il collocamento, disposto dall'autorità giudiziaria, nelle comunità terapeutiche per minorenni e per giovani adulti di cui all'art. 24 del decreto legislativo 28 luglio 1989, n. 272. Le regioni assicurano l'espletamento delle funzioni trasferite con il presente decreto attraverso le Aziende sanitarie locali comprese nel proprio territorio e nel cui ambito di competenza sono ubicati gli istituti e servizi penitenziari e i servizi minorili di riferimento”. 2 Esistono anche importanti disposizioni internazionali, quali il Complesso di regole minime delle Nazioni Unite relative all’amministrazione della giustizia per i minori, del 1985 (le c.d. Regole di Pechino), dove la privazione della libertà è indicata come estrema risorsa, la cui durata dovrebbe essere ridotta al minimo; la Raccomandazione 87/20 del 1987 del Consiglio d’Europa (reazioni sociali alla delinquenza giovanile); la Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia approvata dall’ONU nel 1989; infine, il Complesso di regole minime per la protezione dei minori privati della libertà, approvato sempre dall’ONU nel 1990, che ribadiscono gli stessi principi. Tra l’altro, sempre sotto il profilo internazionale, questa impostazione appare condivisa anche dagli approcci dottrinali ed operativi; vedere a tal proposito gli orientamenti e conclusioni emersi nell’ambito della conferenza dell’IJJO (International Juvenile Justice Observatory) sullo specifico tema “Costruire sistemi integrati di giustizia minorile: approcci e metodologie riguardanti i disturbi mentali e l’abuso di droghe” tenutasi a Roma nel Novembre 2010. 2 Inoltre il suddetto D.P.C.M. 1 aprile 2008 prevede, all’interno del suo ampio dettato, alcuni criteri organizzativi e di funzionamento dei Servizi che hanno come obiettivo prioritario quello di promuovere il benessere psico-fisico e lo sviluppo armonico dell’adolescente, potenziando le interazioni sinergiche con gli altri soggetti istituzionali, in particolare con gli Enti locali, ed in stretta collaborazione con le risorse territoriali. Tali orientamenti sono stati successivamente definiti in modo ancor più dettagliato tramite l’accordo in Conferenza Unificata del 20.11.2008, nonché l’accordo in Conferenza Unificata del 26.11.2009 sul documento “Linee di Indirizzo per l’assistenza ai minori sottoposti a provvedimento dell’Autorità giudiziaria”, alla stesura del quale la regione Umbria ha contribuito in modo rilevante3. E’ all’interno di tale scenario che il Servizio Regionale programmazione sociosanitaria ha attivato sin dal 2009 un tavolo di lavoro interistituzionale che ha prodotto un documento dal titolo “Progetto per la gestione coordinata ed integrata delle prestazioni e dei servizi per l’assistenza ai minori con provvedimenti dell’autorità giudiziaria” (approvato con D.G.R. n°973 del 30.07.2012) attraverso il quale, si presta particolare attenzione a quei minori autori di reato che versino in una situazione definibile come di “attenzione clinica”. Si tratta di soggetti nei confronti dei quali possono essere ritenute non adeguate risposte prettamente socioeducative ma che di converso, attraversando gli stessi ancora una fase evolutiva e di crescita, può essere prematura o impropria l’attribuzione di una chiara patologia, che comporterebbe il rischio di esiti etichettanti e stigmatizzanti. A tale scopo nel suddetto documento si individuano degli strumenti operativi integrati e multidisciplinari in grado di valutare nel modo più efficace la situazione clinica del minore reo, portatore di tali problematiche. Ma se finora, illustrando questo frangente relativo ai minorenni ed ai giovani adulti con problematiche di salute mentale e/o dipendenza sottoposti a provvedimento dell’autorità giudiziaria, si è proceduto in un’ottica di tutela, attenzione, prevenzione, va del pari considerato come questa fase della vita, e quindi i soggetti che si trovano a percorrerla, vadano visti soprattutto come una risorsa. 3 Accordo Conferenza Unificata 20/11/2008:” Accordo tra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano e le Autonomie locali concernente la definizione delle forme di collaborazione relative alle funzioni della sicurezza ed i principi ed i criteri di collaborazione tra l'ordinamento sanitario e l'ordinamento penitenziario e della giustizia minorile in attuazione dell'articolo 7 del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 1 ° aprile 2008”. Accordo Conferenza Unificata 26/11/2009 tra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano e le Autonomie locali sul documento proposto dal Tavolo di consultazione permanente sulla sanità penitenziaria recante: “Linee di Indirizzo per l’assistenza ai minori sottoposti a provvedimento dell’Autorità Giudiziaria”. 3 Va in questa direzione la progettazione regionale collegata ad un progetto nazionale del Ministero della Salute – CCM, denominato “Social net skills”. Si tratta di un progetto rivolto anch’esso ad adolescenti e giovani adulti, che riguarda la sfera della salute intesa in senso ampio; esso parte dalla consapevolezza che l’adolescente sperimenta ansie, sofferenze e disagi in sé non patologici, ma che riguardano aspetti specifici del percorso di crescita e necessitano non di cure ma di sostegno, sia da parte di adulti significativi e competenti, sia da parte del gruppo dei coetanei. Nell’ambito di questa ricerca, i giovani oggi si affidano spesso alla rete, esprimendo se stessi in uno spazio virtuale comune di incontro. E la rete offre l’importante possibilità di sperimentare I’appartenenza ad una comunità di pari, in positivo ed in negativo. Tra le molteplici aree di interesse che sono sottese al progetto, non può ignorarsi il tema delle sostanze psicoattive; è infatti altamente probabile, oggi, che un adolescente entri in contatto con coetanei che utilizzano sostanze e debba quindi decidere se usarle o no; inoltre, l’ampia diffusione del consumo e la sua crescente accettabilità sociale, come testimoniato anche da recentissime ricerche4, portano a ritenere che l’utilizzo di droghe sia oggi un aspetto, fra gli altri, che incide sulla costruzione della identità. Si ritiene necessario, quindi, promuovere per questi aspetti lo sviluppo di interventi innovativi, basati da un lato sulla strutturazione di reti territoriali, e dall’altro sulla creazione di spazi virtuali (web e social network), che costituiscano un habitat ottimale per gli adolescenti. Il tutto però all’interno di una cornice stabile e continuativa, fondata sull’integrazione tra enti, istituzioni, agenzie; sul coinvolgimento a tutti i livelli delle comunità locali; soprattutto sulla partecipazione attiva e creativa dei giovani. Nello specifico, si tratta di una progettualità che prevede sia la realizzazione di interventipilota su territorio, in contesti scolastici ed extra-scolastici (locali di divertimento, contesti sportivi, ecc.), secondo un approccio incentrato sull’uso dei pari e sulla metodologia delle life skills, grazie anche all’attivazione di realtà formali ed informali presenti nel territorio regionale; sia la strutturazione di un’area di intervento on line, all’interno della quale è prevista la realizzazione di un sito web sul tema della salute (in senso ampio), la realizzazione di attività di counseling tramite i social network (facebook) condotte in prima battuta da pari, con il supporto di tutor professionisti. Questa area di azione si sviluppa complessivamente attraverso un’attività laboratoriale condotta congiuntamente da professionisti dei servizi e ragazzi (co-progettazione), inizialmente riguardo l’attività 4 A. Santambrogio (a cura di) (2013): Una normalità deviante, Morlacchi, Perugia 4 redazionale e successivamente riguardo la preparazione ed attivazione dell’attività di counseling. In una fase ulteriore, si ipotizza l’avvio di un’attività analoga rivolta ai genitori e impostata secondo le loro specifiche esigenze, privilegiando comunque un approccio peer to peer. Riassumendo quanto detto finora, si possono elencare i punti salienti delle progettazioni regionali sin qui illustrate come segue: - Visione ampia della salute dell’adolescente e del giovane adulto, non solo come assenza di malattia, ma come benessere - Approccio ai giovani di tipo promozionale, non stigmatizzante e non etichettante, in particolare se incorsi in comportamenti devianti e / o commissione di reati. - Considerazione del connubio salute mentale – dipendenze come per molti versi intrecciato nel periodo vitale preso in considerazione. - Valorizzazione delle competenze dei giovani, sia da un punto di vista generazionale che attraverso l’approccio peer to peer, 5