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guzzo venicio
Attualità
periodico indipendente
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Anno XXXVIII - n. 9 - SETTEMBRE 2016 - distribuzione gratuita
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... E NON C’È NIENTE DA CAPIRE
NUOVE POLEMICHE
SU UN VECCHIO PLEBISCITO
di Andrea Panziera
Inizio giugno 2016. “L’ economia italiana è destinata a guadagnare
forza”. Lo afferma l’OCSE , che nel suo Economic Outlook conferma le stime di febbraio e vede un PIL in crescita dell’1% nel 2016
e dell’1,4% nel 2017. Pur con una accentuazione più prudente negli
stessi giorni il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco nelle
sue Considerazioni Finali esprime il medesimo concetto, parlando di
“chiari segnali positivi” anche se “si deve e si può fare di più”. In
tema di lavoro la previsione dell’OCSE per il 2016 parla di un tasso
di disoccupazione all’11,3%, con una ulteriore discesa al 10,8% nel
2017. Fine agosto 2016. Media quasi unanimi: “Un’Italia a crescita
zero fino alla fine dell’anno? ipotesi possibile, soprattutto alla luce del
deludentissimo dato del PIL nel trimestre aprile-maggio- giugno, che
potrebbe rivelarsi foriero di analogo andamento nel secondo semestre.
Se così fosse, la crescita si fermerebbe allo 0,6%, esattamente la metà
di quanto previsto dal Governo e con un effetto di trascinamento negativo anche per l’inizio del 2017.” A quale dei due scenari dobbiamo
credere? Citando il Magnifico, verrebbe da dire “del doman non v’e’
certezza”. Siccome la complessità della situazione appare tale da risultare del tutto mutevole in quanto soggetta a cambiamenti di scenario
spesso repentini, mi asterro’ dall’aggiungermi al coro dei pessimisti
per interesse o degli ottimisti ad oltranza. Anche perché il quadro di
fondo mi sembra abbastanza evidente da tempo, fatta ovviamente eccezione per il recente terremoto e forse per l’aggravarsi della crisi dei
migranti, con l’Italia lasciata più o meno sola ad accogliere la marea di
disperati che ogni giorno si riversano sulle sue coste o vengono salvati
in mare. Le ultimissime statistiche di fonte ISTAT non modificano in
modo significativo il trend di breve-medio termine, ma ormai qualche
decimale di PIL in più ( come in questo caso dopo la marginale revisione al rialzo del primo semestre) o in meno dà la stura al solito e ormai
insopportabile scontro fra maggioranza e opposizione sui successi o
sui fallimenti dei provvedimenti dell’Esecutivo. Probabilmente quando saranno noti i dati sull’andamento della stagione turistica, che tutti
ritengono molto positiva, l’obiettivo della crescita all’1% per l’anno
(continua a pag. 3)
di Alberto Costantini
Sinceramente mi aspettavo che questo 2016, 150° dell’unione del
Veneto all’Italia, sarebbe stato adeguatamente commemorato, dalla cultura e dalla politica, ma soprattutto avrebbe incoraggiato una discussione
su quello che ha rappresentato questo secolo e mezzo per noi veneti.
Invece, niente, o quasi. Anzi, no: recentemente anche la stampa nazionale s’è occupata della polemica sulla presunta “truffa” del Plebiscito che
nell’ottobre 1866 sancì l’annessione al Regno d’Italia della nostra regione. Fu un vero atto di democrazia, sia pure nei limiti in cui allora si concepiva questo termine, o un maldestro specchietto
per allodole? Riepilogando, all’Italia, alleata della
Prussia,
erano
state promesse le
province venete
come compenso di
una vittoria contro l’Austria, con
l’intesa, importante visto che siamo anche ad un secolo dalla Prima
Guerra Mondiale, che se gli italiani fossero riusciti a occupare il Trentino, avrebbero potuto conservare le loro conquiste. Come sappiamo, la
circostanza non si verificò, perché gli italiani furono battuti a Custoza e
a Lissa, e Garibaldi, ormai alle porte di Trento, fu fermato dalla tregua
firmata dai prussiani e accettata dal Governo italiano. Anche se l’Austria
era ormai rassegnata alla perdita della sua provincia meridionale, non
mancò di infliggere una piccola umiliazione all’Italia, cedendo il Veneto
alla Francia, che a sua volta l’avrebbe passato ai Savoia. I francesi pretesero che il passaggio avvenisse tramite una consultazione popolare, al
fine di accertare l’effettiva volontà dei veneti.
(continua a pag. 5)
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Anno XXXVIII - n. 9 - Settembre 2016
periodico indipendente
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Anno XXXVIII - n. 9 - Settembre 2016
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(segue da pag. 1)
... E NON C’È NIENTE DA CAPIRE
corrente sarà meno lontano di quanto molte
stime oggi lo ritengono improbabile, ma in
qualsiasi caso i termini della questione rimarrebbero immutati. Nel corso del recente Forum
Ambrosetti sono emerse con estrema chiarezza
due cose: 1) alla fine in un modo o nell’altro
anche il 2016 sarà di qualche frazione migliore del 2015, con le medesime caratteristiche e
connotazioni numeriche che si ripetono di anno
in anno dal 2012 ad oggi 2) con questo passo
e a questi ritmi le distanze fra noi e gli altri
sono destinate ad allargarsi o, nella migliore
delle ipotesi, a rimanere invariate. A mio avviso parlare di politica economica inconcludente
o di provvedimenti poco efficaci non solo appare riduttivo e vero solo in minima parte, ma
spesso cela la totale mancanza di proposte alternative credibili e soprattutto concretamente
praticabili. Una analisi corretta e non di parte
dovrebbe partire non da spot o slogan ad usum
delphini ma da un quadro realistico del Sistema Italia e dalle carenze, ritardi e ostacoli che
ci penalizzano nel confronto con i competitors
continentali e con i più importanti players economici internazionali. Se l’approccio è invece
quello scontro a prescindere, il confronto si
traduce in sterile contrapposizione, invettiva,
bagarre mass mediatica che ha come unico risultato quello di allontanare i cittadini da tutto
ciò che anche lontanamente odora di politica.
Detto questo, se rimane anche solo una recondita intenzione di far prevalere la ratio sulla
pugna , è intellettualmente onesto non dimenticare mai un dato di fatto incontrovertibile: cinque anni fa eravamo un Paese praticamente in
default, salvato probabilmente perché il nostro
fallimento avrebbe provocato un cataclisma
a livello mondiale. Insomma, too big to fail.
Da allora, a dispetto della retorica de “l’Italia
è un Grande Paese” non siamo mai veramente
usciti da una condizione emergenziale, cercando accuratamente di usare il meno possibile
questa locuzione perché in termini di riscontro elettorale è foriera di risultati catastrofici.
Chi, come me, ha da tempo i capelli bianchi
sicuramente ricorda Ugo La Malfa, uno dei
padri della Repubblica e segretario del Partito Repubblicano. Egli, dopo l’ubriacatura del
boom economico , ebbe il torto di parlare della
necessità di una politica di Austerità, di redditi agganciati alla produttività dei fattori, di
programmazione, tutti elementi necessari per
tenere l’Italia al passo degli altri Paesi. Aveva
ragione quasi su tutto, ma il suo consenso elettorale non superò mai il 4% e passò alla Storia
come la Cassandra menagramo del Parlamento. È peraltro vero che la scaturigine dei nostri
problemi non va ricercata solo negli ultimi 15
anni. Se dopo un secolo e mezzo si parla ancora di Questione Meridionale è evidente che,
parafrasando Eduardo, le soluzioni non arrivano mai. Ma qualche volta un sano bagno di
realismo, non nascondendo con lustrini e pajllettes qualche pezza che portiamo da tempo
sul fondo-schiena, non potrebbe far altro che
bene. Qualche esempio? Ometto di dilungarmi
sul nostro Debito Pubblico, che in % rispetto
al PIL è quasi il doppio della Germania ed il
30% in più della Spagna; stendo un velo pietoso sull’efficienza della nostra P.A., che conosce livelli di assenteismo non paragonabili con
quelli di qualsiasi Nazione occidentale; preferisco tacere sui tempi della Giustizia, in primis quelle civile. Ma non posso esimermi nel
ricordare che in Europa siamo da decenni agli
ultimi posti per produttività, con un divario
tendenzialmente crescente. Da noi il merito e
la performance individuale rimangono para-
PREOCCUPA LO STATO D’INTASAMENTO NATURALE
DEL FIUME GUÀ, NEL BASSO VERONESE
LETTERA ALLA REGIONE VENETO DEL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA
Il fiumi ci sono, e, come tali, vanno curati,
se non fosse anche per i benefici, che traiamo
dalle loro acque. Sono, poi, come il denaro,
che, se usato bene, dà benefici, se impiegato
male, crea guai. Un corso d’acqua o un fiume
non dovutamente curati possono essere causa,
in momenti di precipitazioni eccessive, di gravi
disastri idrogelogici, disastri, peraltro, che, presentandosi sempre più spesso, purtroppo, bene
conosciamo. Parliamo del fiume Guà, fortemente ostruito da alberi e vegetazione varia,
sui suoi argini. La cosa non poteva non creare
apprensione nel presidente della Provincia di
Verona, Antonio Pastorello, al tempo, presidente dei Comuni Adige-Guà e del Comune di
Roveredo di Guà, che ha inviato una lettera in
merito al presidente della Regione Veneto, Luca
Zaia, molto attento, del resto, al tema ambiente,
e all’assessore regionale all’Ambiente e alla
Protezione Civile, Giampaolo Bottacin, e ad
altre Autorità, unendo alla stessa fotografie,
riproducenti il pericoloso stato del fiume Guà.
Nella lettera, datata 17 agosto 2016, Pastorel-
lo, scomodando perfino la poesia, in lode alle
acque bene curate, evidenzia come, nelle zone
di Roveredo di Guà e di Pressana, abbiano
già avuto luogo alcuni interventi, mentre altri
urgono d’essere eseguiti nei territori di Cologna
Veneta, Zimella e Lonigo, sino al confine vicentino. Dopo avere sottolineato, come un Guà in
piena generi terrore, Pastorello ha ulteriormente
scritto: “ritengo doveroso sollecitare un incisivo
intervento, perché se riuscissimo ad essere lungimiranti e a prevenire tali situazioni, potremmo tranquillizzare le popolazioni, residenti nei
nostri territori. Aspetto fiducioso una risposta
affermativa, atta ad allontanare la “spada di
Damocle”, che noi cittadini ed amministratori
del territorio, ci troviamo sulla testa”. Ottima
iniziativa quella descritta, che ci auguriamo
trovi al più presto la dovuta soluzione, non solo
in vista del prossimo autunno, con le sue piogge,
ma anche per confermare il senso di rispetto
dell’ambiente e del suolo, che agli stessi, con
riconoscenza dobbiamo.
Pierantonio Braggio
metri non significativi per il percorso professionale. Il tema è stato spesso messo al centro
del dibattito di politica economica, il deficit di
competitività ha trovato puntuale riscontro in
tutti gli atti ufficiali degli Organismi internazionali ma alla fine non sono state intraprese
misure adeguate per migliorare la situazione.
Dopo l’esperienza in gran parte positiva degli
sgravi contributivi alle imprese per le assunzioni a tempo indeterminato, gli ultimi indirizzi di politica fiscale sembrano finalmente
virare sul versante degli incentivi collegati ai
risultati, raddoppiandone l’ammontare e rendendoli strutturali. Da parte sindacale l’accoglienza pare fredda, in qualche caso gelida, e
si ripropongono aumenti salariali a tutti e a
prescindere. Analogo discorso riguarda il modello di sviluppo che si vuole adottare per i
prossimi anni. Jeremy Rifkin, sicuramente un
economista da tutti considerato progressista e
per certi versi visionario, in una recente intervista ha lodato l’intenzione dell’Esecutivo di
trasformare il sistema italiano puntando sulla
sharing economy e sulla rivoluzione digitale.
Ho la sensazione che la gran parte dei modelli
alternativi , indipendentemente dal colore politico o dalla declamata professione di novità, ripropongano soltanto un assistenzialismo
generalizzato che si è rivelato fallimentare
ovvero un liberismo radicale con venature
antisociali. Allora perché stupirsi se da anni
lottiamo ogni trimestre per la conquista di un
decimale di PIL? Se siamo agli ultimi posti
come destinatari di investimenti esteri? Se
la prossima scadenza referendaria può far ripiombare il Paese in stress da spread? se ci
pensiamo bene è tutto scritto nel nostro passato e nel nostro presente e, come direbbe De
Gregori, non c’è niente da capire.
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Direttivo è così composto:
Presidente: Gianni Galetto;
Vice Presidente: Francesco Occhi;
Segretario: Giuseppe Mutti;
Consiglieri: Armandino Bocchi, Renzo Peloso
Anno XXXVIII - n. 9 - Settembre 2016
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La piantaggine è un stupendo dono che la natura ha
fatto all’uomo e di cui pochissime persone oggi giorno
conoscono le numerosissime proprietà officinali, viene
solitamente considerata una semplice e inutile erbaccia
infestante, da sradicare ed estirpare quanto prima dal
proprio campo, o giardino. In pochi infatti conoscono
le sue applicazioni in campo
salutistico: la piantaggine è di
fatto una delle migliori alleate dell’uomo in caso di ferite,
irritazioni cutanee, punture
d’insetto e un valido aiuto per
una lunga serie di patologie
dell’apparato
respiratorio.
Inoltre la piantaggine è commestibile e può essere usata cruda
da sola, o per comporre insalate in abbinamento con altre erbe oppure cotta. E’ una
pianta erbacea perenne, cresce spontanea ai margini
delle strade, nei campi incolti , nei pascoli dell’Europa centrale e settentrionale e nel Nord Africa. Questa
pianta, da sempre presente nella vita quotidiana delle
persone e data la sua facile reperibilità, è entrata a far
parte delle pratiche mediche popolari. Il nome deriva
dal termine latino Planta per la forma delle foglie che
ricorda la pianta del piede ma anche per l’uso che ne
facevano i viandanti. Questi avevano l’abitudine di applicare le foglie fresche direttamente sulla cute lesionata dal cammino oppure la utilizzavano anche come
antidoto contro i morsi di serpenti e scorpioni ed è stata
usata in Europa sin dai tempi dei Greci e dei Romani.
La piantaggine è indicata per trattare la tosse associata alle bronchiti ed alle infezioni
delle prime vie aeree. Tra i componenti funzionali è da rimarcare l’attività delle mucillagini,
costituite principalmente da polisaccaridi, che hanno un’azione
emolliente e lenitiva che esplicano grazie alla loro capacità di
legare una notevole quantità di
acqua e di generare geli fluidi
(idrocolloidi): a contatto con la
cute o con le mucose della gola formano un film sottile,
elastico, trasparente, che è in grado di cedere acqua
alla superficie di queste strutture biologiche. Le mucillagini possono cedere acqua ai tessuti, senza sottrarla,
anche in condizioni di temperatura ambientale elevata,
bassa umidità, secchezza e stati irritativi. Assicurano
pertanto una continua idratazione delle mucose, delle
superfici epiteliali e delle secrezioni che queste produ-
Da sinistra: Dott.ssa Tedesco Chiara, Dott.ssa Girardello Caterina, Dott.ssa Ferrante Marzia.
cono. I risultati di studi clinici e farmacologici sembrano
confermare l’attività emolliente, espettorante, lenitiva e
spasmolitica della Piantaggine giustificandone l’uso nel
trattamento sintomatico della tosse e delle infezioni respiratorie delle prime vie aeree. Considerando l’ottima
tollerabilità ne viene raccomandato l’uso nel trattamento della tosse specialmente nei bambini. I componenti
caratteristici della piantaggine conferiscono pertanto
a quest’ultima delle potenti proprietà antiinfiammatorie, emolliente, spasmolitiche ed antitussive.
Se ne sconsiglia il consumo a chi fa uso di farmaci
anticoagulanti, o coagulanti, in quanto la piantaggine
può interferire nel primo caso e potenziare l’effetto del
farmaco nel secondo.
Se ingerita in quantità elevata la piantaggine può
provocare stitichezza.
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“SULLE VIE DELLE GRANDI VALLI VERONESI” - IL BASSO ADIGE SI
PRESENTA, IL 9 OTTOBRE 2016, NEL PALAZZO DELLA GRAN GUARDIA
UN TERRITORIO, RICCO DI AGRICOLTURA, DI TRADIZIONI, DI BELLEZZE NATURALI, DI ARTE E DI STORIA
Non è accettabile che a pochi chilometri dalla Città scaligera, vi sia un
territorio dalle grandi risorse, ricco di buona volontà, di agricoltura, di natura,
di tradizioni, di arte e di storia, assolutamente poco conosciuto dai veronesi
e, tanto meno, dai numerosi turisti, in visita alla città scaligera. Veronesi e
turisti, che vi troverebbero, fra l’altro, alta cucina dalle ricette antichissime
ed ottima ospitalità. Un territorio – 909.690 kmq e 148.965 abitanti – tutto
verde, che è diretta derivazione di ripetute, in tempi dimenticati, divagazioni
del fiume Adige, talché, le terre dallo stesso create, sono la base principale
per la coltivazione del notissimo “Radicchio Rosso di Verona” e della “Patata
dorata”, nonché di altre pregiate verdura e frutta. Curano la manifestazione
“Sulle vie delle Grandi Valli veronesi” la Pro Loco di Casaleone –
presidente: Enrica C. De Fanti, [email protected] e 333 251 0 947,
l’Associazione Italiana Farfalle no profit, Sanguinetto, Verona, presidente:
dott.ssa Daniela S. Mecchi, 338 605 4 226, e il Consorzio Tutela Radicchio
Rosso, Legnago, presidente: Cristiana Furiani, Si tratta d’una manifestazione
a grande respiro e adatta a visitatori di tutte le età, con momenti di
condivisione e di allacciamento di nuove relazioni, per fare conoscere i
luoghi, gli usi, i prodotti e la vita campestre del verde e produttivo Basso
Veronese. Il 9 ottobre, domenica, alla Gran Guardia, a partire dalle ore 9,30,
gente e realtà della campagna basso-atesina si faranno conoscere, invitando il
visitatore a recarsi “a casa nostra”, per condividere momenti di quotidianità,
specialmente nel prossimo 2017... Durante la manifestazione, avranno un
posto di evidenza informazioni su musica, cultura, arte, benessere, cucina,
su ottimi prodotti agricoli, su momenti di ristoro, il tutto addolcito da una
torta, appena sfornata, abbinata ad una bevanda, mai sinora assaporata,
nonché su possibili giornate o pernottamenti nelle terre – ovviamente,
anche in agriturismi – del Basso Adige, dove sarà benvenuto anche un solo
visitatore di passaggio... Durante la manifestazione, alla Gran Guardia,
avranno luogo i convegni: “A tavola, con i cibi delle Valli Garndi veronesi,
per la salute e la prevenzione, con la buona alimentazione” e “Il patrimonio
archeologico delle Valli Grandi veronesi fra ricerca, valorizzazione e
progetti didattici”. Non mancheranno, fra le altre iniziative, sempre in
Gran Guardia, “Risòtto al Radicchio Rosso di Verona”, uno speciale “Show
cooking”, la “Bótéga déle Ciàcole”, un’escursione in bicicletta, attraverso
le vie di Verona, organizzata dall’Associazione degli Amici della Bicicletta
di Legnago, e, non ultima, un’asta a scopo di beneficenza. L’evento del
9 ottobre si preannuncia molto frequentato, per l’aria innovativa, che lo
stesso intende portare, per diffondere la conoscenza di genti e di terre
dalla grande tradizione e dal grande impegno lavorativo, che, da sempre,
hanno contribuito e contribuiscono efficacemente alla positiva evoluzione
economica e sociale del Veronese in generale.
Pierantonio Braggio
LEGNAGO - Via Matteotti, 94 - Tel. e Fax 0442 601749
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Anno XXXVIII - n. 9 - Settembre 2016
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(segue da pag. 1)
NUOVE POLEMICHE SU UN VECCHIO PLEBISCITO
Non era una novità: i plebisciti avevano giustificato la nascita del Secondo Impero di Napoleone III, e sancito l’unione dell’Italia centrale e del
Napoletano al nuovo Regno, oltre alla perdita di
Nizza e della Savoia. La consultazione si tenne
nei giorni 21 e 22 ottobre e sulle modalità con cui
si svolse, anche la storiografia ufficiale ha steso
un velo pietoso: in primo luogo, infatti, non veniva proposta ai votanti alcuna alternativa reale;
inoltre le pressioni per un’affluenza massiccia
e per un’espressione in senso favorevole all’annessione furono pesantissime, quasi ossessive:
il Comitato centrale Veneto, che riuniva gli ex
“cospiratori” anti-austriaci, esortò ad accorrere
numerosi alle urne, guardandosi dalle “insidiose
suggestioni di coloro, i quali, specialmente in
tale occasione, tentassero di suscitare divisioni
e lotte di partito, od istigassero all’astensione
dal voto”. Nei mesi prima, erano stati distribuiti
minacciosi biglietti a tutti i non allineati in senso
patriottico, di questo tenore: “Signore, vi sono
dei momenti ne’ quali per certe persone non esiste miglior partito che quello di farsi dimenticare.
Ella è una di queste.” Messaggio pervenuto, forte
e chiaro, come si vide allo spoglio. Il plebiscito
si svolse anche a Montagnana, il 21 ottobre, e
così commentano acidi gli Annali delle Figlie
del Sacro Cuore: “Ed anche le nostre, per non
inasprire vieppiù le parti avverse, dovettero
arrendersi all’invito o piuttosto al comando, d’illuminare alla sera le finestre che prospettavano
sulla pubblica via”. Non bastasse questo, non
vi era alcuna garanzia della segretezza e quindi della libertà del voto, dato che era possibile
identificare chiunque si fosse espresso in modo
contrario alle aspettative. I risultati andarono
ovviamente incontro alle attese, dando 647.246
voti favorevoli e 69 contrari, e la stessa sproporzione dei numeri dimostra la goffaggine con cui
fu condotta tutta l’operazione: lasciando almeno
un simulacro di libertà di scelta, si sarebbe ottenuta ugualmente una maggioranza; così, invece,
molti si chiesero – e noi stessi ci chiediamo –
come fosse possibile che fra ex militari austriaci,
clero, cattolici temporalisti, federalisti ad oltranza, bastian contrari per natura, non si fossero
trovate in tutto il Veneto che 69 persone disposte
a votare contro i Savoia? Ma l’aspetto più grottesco dell’operazione fu il proliferare di targhe
commemorative in pietra e in bronzo a ricordo
del glorioso evento… Come si diceva, oggi ben
pochi negano il carattere totalmente antidemocratico di quel plebiscito, giustificandolo peraltro
con il fatto che era solo una formalità, e che
comunque i ceti dirigenti si erano già espressi
in modo inequivocabile per l’annessione, e i
ceti inferiori, come al solito, si accodarono. In
questo, intendiamoci, c’è del vero: a nessuno
interessava realmente cosa pensasse il contadino,
spesso analfabeta e perpetuamente sull’orlo della
miseria, che costituiva il veneto-tipo di allora. Le
decisioni vennero dunque prese tutte quante dai
“siori”, e questi, almeno dal ’48-49, erano convertiti alla causa sabauda. Ma immaginiamo, per
assurdo, di aver interpellato un suddito veneto di
allora sulle sue reali aspirazioni; quale sarebbe
stata la sua risposta? Sicuramente avrebbe desiderato una società più giusta, una più equa distribuzione della ricchezza e degli oneri, niente leva
militare, una tassazione compatibile almeno con
la sopravvivenza. Qualcuno, ascoltando i discorsi dei vecchi di casa, poteva anche ricordare i
bei tempi in cui “Co’ San Marco governava /se
disnava e se zenava”. Quanto al dominio austriaco, inizialmente non era stato vissuto male,
soprattutto per il paragone con le devastazioni
e le brutali esazioni napoleoniche, che avevano
spinto un popolo mite e disciplinato a darsi al
brigantaggio (1809). Poi, soprattutto dopo il ’48,
i rapporti erano peggiorati, ma comunque, come
scriveva un funzionario austriaco, il contadino
“ligio ai suoi usi ed alla sua credenza, limita le
sue aspirazioni entro il recinto della casa e del
campo da lui coltivato e non subisce l’influenza
malefica del partito del disordine”. E il Professor Gnad, che insegnava tedesco nelle nostre
scuole, riportava così le considerazioni di un
contadino: “la politica è solo per i signori. Per
noi contadini vale sempre il detto: tasse qua,
tasse là, soldati qua e soldati là. Se lo facciamo
per Vittorio Emanuele o per Francesco Giuseppe
è indifferente”. Il che era vero, ma fino ad un
certo punto. Per quanto non leggessero giornali,
quelli erano andati a lavorare oltre il Po, che
segnava allora il confine fra il Regno d’Italia
e l’Austria, quando tornavano ne avevano di
belle da raccontare: poco lavoro e mal pagato,
crisi economica, persecuzione religiosa, vescovi
deportati in Sardegna, terreni dei comuni o della
Chiesa espropriati e venduti per un tozzo di pane
agli “amici degli amici”, proprietari terrieri sempre più arroganti, senza neppure il blando controllo di un’autorità ostile ma temuta com’era
l’Austria, leva militare, codici penali più feroci
di quelli asburgici, scarsissima autonomia alle
comunità locali, e soprattutto tasse, tasse nuove,
bizzarre e inusitate. Se dunque i veneti votarono
in massa e votarono per l’unione all’Italia fu
essenzialmente per atavica rassegnazione, per
evitare rogne con i padroni vecchi e nuovi, forse
anche con la speranza che, magari in futuro,
qualcosa sarebbe cambiato in meglio, cosa che
purtroppo non avvenne, almeno per la durata di
una generazione. E così anche il Veneto divenne
italiano; ma viene da chiedersi: su una base così
fragile ed ambigua, come si poteva pensare di
costruire una nuova Nazione?
IL 112° DEPOSITO SUSSIDIARIO DELL’AERONAUTICA MILITARE
DI SANGUINETTO HA CAMBIATO NOME
Cambio di nome ma non di presenza sul
territorio per gli amici dell’Aeronautica militare
di Sanguinetto. Infatti si sono tenute di recente
presso la sede del Deposito Aeronautico di
Sanguinetto, due cerimonie in occasione della
rimodulazione dell’Ente sino a ieri denominato
“112° Deposito Sussidiario A.M.” ma che ora ha
assunto una nuova veste chiamandosi “Gruppo
Rifornimenti Area Nord” una realtà logistica che
opererà sotto l’egida del neo costituito “Centro
Logistico Munizionamento e Armamento di
stanza ad Orte” (VT).
I due eventi hanno visto un forte coinvolgimento di tutto il personale
in servizio. In particolare sono stati molto apprezzati e partecipati
due momenti il primo con l’arrivo delle autorità militari che hanno
partecipato al pranzo di servizio con il Colonnello Massimo Cicerone,
quale Comandante di Presidio, il Colonnello Giovanni Battista
Vicinanza del 2° R.M.M. e del Tenente Colonnello Renato Favro
in rappresentanza del 6° Stormo e con la Cerimonia dell’Ammaina
Bandiera al termine della quale il Tenente Colonnello Paolo Gasparini
ha sottolineato che tale evento non inserisce certo tutto l’operato svolto
dal Reparto nella “Bacheca dei Ricordi” ma anzi, diventa un punto di
partenza per iniziare la nuova attività con l’esperienza e le capacità
finora maturate.
Il secondo momento è stato invece caratterizzato
da eventi che hanno contraddistinto il “nuovo
inizio” del Centro come la Cerimonia
dell’Alzabandiera a cui hanno presenziato
numerose autorità Civili tra le quali il
Vice-presidente del Consiglio regionale
Veneto Massimo Giorgetti, i sindaci o i loro
rappresentanti dei comuni limitrofi, autorità
militari, religiose e varie associazioni d’Arma
operanti sul territorio. Il Comandante del nuovo
Centro Logistico il Tenente Colonnello Paolo Gasparini, ha espresso un
vivo apprezzamento per l’energia e la passione con cui gli uomini e le
donne, che fanno parte del G.R.A.N. (Gruppo Rifornimenti Area Nord),
hanno svolto, svolgono e svolgeranno il loro compito quotidianamente
presso questa fattiva realtà di F.A. presente da 79 anni sul territorio
della Bassa Veronese, manifestando inoltre piena soddisfazione per
il forte legame instaurato con il territorio. A queste ultime parole il
Vice-presidente del Consiglio Massimo Giorgetti ha voluto replicare
manifestando a nome delle Autorità intervenute l’apprezzamento
e il sentito attaccamento di tutto il Veneto alle Forze Armate e
all’Aeronautica Militare in particolare.
Francesco Occhi
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periodico indipendente
CURARE IL DOLORE CRONICO
Il dolore rappresenta uno dei principali problemi sanitari dei nostri giorni
a livello mondiale,
sia per l’invecchiamento della popolazione, sia per l’aumento delle patologie cronico-degenerative. Tra queste ultime, i disturbi osteo-articolari, mal di schiena in particolare, sono oggi
riconosciute come le cause principali di dolore
cronico non oncologico in Italia. Artrosi e osteoartrosi affliggono 4 milioni di connazionali e
sono all’origine di una sofferenza cronica non
neoplastica nel 67 per cento dei casi, con un
pesante impatto sulla vita quotidiana.
In Italia il dolore cronico affligge una persona su quattro, interessando nel complesso circa
15 milioni di connazionali. Secondo dati recenti, la sofferenza impatta sul nostro Servizio
Sanitario Nazionale con oltre 11 miliardi di
costi diretti (farmaci, ricoveri, diagnostici)
ogni anno, ai quali si aggiungono 25 miliardi di
costi indiretti (giornate lavorative perse, distacchi definitivi dal lavoro), per un totale di 36
miliardi di spesa.
Per far fronte a questa situazione nel 2010 è
stata emanata la legge n. 38 con l’obiettivo di
semplificare le procedure di accesso ai farmaci
analgesici e ai centri di Terapia del dolore,
tutelare i pazienti in età pediatrica e promuovere campagne di informazione e di percorsi
formativi rivolti alle figure professionali coinvolte. Con l’aderenza alla terapia si guadagna
in salute e si possono far risparmiare milioni di
euro ai sistemi sanitari europei.
Attualmente secondo l’indagine The Painful
Truth Survey: the State of Pain Management in
Europe, svolgere lavori domestici risulta difficoltoso per il 58 per cento dei pazienti, guidare
per il 45 per cento e arriva al 64 per cento la
percentuale degli intervistati che attribuiscono
al dolore cronico difficoltà nei rapporti di coppia. Anche le conseguenze psicologiche non
sono trascurabili: spesso i pazienti che soffrono
di dolore cronico vivono un senso di abbandono e la sensazione di perdere il proprio ruolo
all’interno della famiglia, sviluppando di conseguenza depressione, sfiducia e malessere.
L’unica cosa che si desidera è che il male se ne
vada al più presto. Se eliminare completamente
il dolore non è possibile, l’obiettivo della
medicina resta quello di ridurlo a dei limiti
soggettivamente accettabili, che rendano possibile il ritorno alla quotidianità.
Oggi esistono gli strumenti normativi e terapeutici in grado di contrastare il dolore inutile.
Tutti i pazienti con dolore moderato o severo
possono far ricorso agli oppioidi. Grazie alla
legge 38, infatti, è stato sancito per tutti il diritto alla terapia del dolore e alle cure palliative.
Questa normativa impone ai medici di considerare il dolore come parametro vitale da monitorare e riportare obbligatoriamente nella cartella
clinica di ogni paziente, così come avviene per
pressione arteriosa, battito cardiaco, temperatura corporea e frequenza respiratoria. E
soprattutto impone di curarlo.
La legislazione ha avuto il merito, tra gli
altri, di semplificare le modalità di prescrizione
dei farmaci oppioidi che l’ Organizzazione
Mondiale della Sanità (OMS) e le Linee Guida
internazionali indicano come i più appropriati
per il trattamento delle forme di dolore moderato- severo. L’impiego dei farmaci oppiacei è
ancora molto ostacolato in Italia. Quello che
bisogna distinguere è l’impiego terapeutico di
questi farmaci prescritto dal medico a scopo
analgesico dall’uso improprio in soggetti sani.
Il dolore è cronico quando si prolunga per
più di sei mesi, è spesso un sintomo che diventa malattia. Anche se la causa del dolore viene
rimossa, il dolore a volte tende a permanere.
Una corretta diagnosi è essenziale prima di
iniziare una terapia a lungo termine. I fans e il
paracetamolo rappresentano il primo gradino
della cosiddetta “scala analgesica” dell’OMS.
A parte i loro effetti indesiderati a livello del
rene e dell’apparato gastrointestinale e cardiovascolare, la loro efficacia nel dolore cronico è
modesta. Utilizzati in maniera adeguata, gli
oppioidi, oltre ad essere più efficaci, sono più
maneggevoli. Per quanto riguarda questo tipo
di farmaci ci sono poche vere controindicazioni. Una, assoluta, è l’ipersensibilità (peraltro
molto rara). Gli oppioidi sono da usare con
cautela in presenza di depressione respiratoria,
occlusione intestinale, asma bronchiale e broncopatia cronica ostruttiva. Non sono consigliati in gravidanza e durante l’allattamento, nei
soggetti che assumono particolari antidepressivi e negli alcolisti. Come per tutti gli analgesici è importante stabilire la dose più efficace per
ogni individuo. Si comincia con una dose
bassa, che è aumentata gradualmente fino a
raggiungere il miglior controllo possibile del
dolore. L’uso improprio degli oppioidi può
condurre, con il passare del tempo, all’instaurarsi di cambiamenti del cervello, che interferiscono con le sue normali funzioni e portano
alla cosiddetta “dipendenza da oppioidi”. Tale
condizione, caratterizzata dall’ansia provocata
dall’intenso e prolungato desiderio di oppioidi,
dal dolore fisico e dai sintomi da astinenza, è
definita dall’OMS come una malattia mentale
di lunga durata. L’abuso di un oppiaceo da
parte di chi è dedito al consumo di droghe può
generare dipendenza, un fenomeno molto raro
invece (con una incidenza pari allo 0,03%) nei
pazienti affetti da dolore cronico. Inoltre,
recenti formulazioni, che associano all’oppioide il suo antagonista presentano il doppio vantaggio di possedere proprietà deterrenti ed
essere meglio tollerati a livello gastrointestinale.
Mariapia De Carli
Se volete esprimere il vostro parere su questo o
altri argomenti trattati in precedenza mandatemi una mail a: [email protected]
E’ NATO NEL CARCERE DI OPERA L’ANNUNCIAZIONE DELL’ANNULLO
PREMIO INTERNAZIONALE D’ARTE FILATELICA “SAN GABRIELE”
Nell’Anno Santo della Misericordia “L’Annunciazione”
chiamata a far da linea guida del Premio internazionale d’arte
filatelica San Gabriele del 2 ottobre, viene dalla Casa di
reclusione di Opera, nel milanese quindi. Carcere di massima
sicurezza, con una popolazione di 1.400 reclusi circa e una
nuova ala in costruzione capace di ospitare altri 400 reclusi,
quello di Opera è ormai ben conosciuto anche per alcune sue
performance postali e filateliche. Su tutte svetta il francobollo
uscito lo scorso anno nell’ambito della Giornata della filatelia
e chiamato espressamente a far conoscere il Progetto filatelia
nelle carceri voluto da Poste Italiane e che ha ottenuto il
sostegno dei ministeri della Giustizia e dello Sviluppo economico, oltre ad
altri organismi, compreso il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria
e di organizzazioni proprio del collezionismo filatelico come la Federazione
fra le società filateliche italiane e l’Unione stampa filatelica italiana. Scopo
del progetto :”fornire strumenti dedicati ad ampliare le conoscenze di
un’ottica di rieducazione e reinserimento nella società”.
A disegnare l’originale “Annunciazione” è stato Matteo Boe, l’autore
del francobollo, il quale ha puntato su tre elementi: in alto a destra la luce
dello Spirito del Padre, al centro una grande, enorme, dettagliatissima
ala (l’Arcangelo Gabriele) e in basso a sinistra un candido
giglio che rappresenta la purezza della giovane vergine di
Nazaret che all’annuncio della prossima maternità rispose
semplicemente:”Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga
di me quello che lui ha detto.
Giunto all’edizione numero 34 e presieduto dal senatore
Gianni Fontana, il Premio che prende il nome dall’Arcangelo
dell’Annunciazione, ogni anno premia quei francobolli che,
nel corso dell’anno precedente, abbiano contribuito al meglio
a diffondere il messaggio nel mondo il messaggio cristiano.
Naturalmente il collegio giudicante, del quale fa parte il
cardinal Christoph Schönborn e l’arcivescovo emerito di Trento Luigi
Bressan, tiene in gran conto anche il taglio grafico ed artistico delle singole
illustrazioni.
In palio, come da tradizione, la targhetta con l’Annunciazione plasmata da
Enrico Manfrini, lo scultore di fiducia di Paolo VI.
All’interno del Museo Fioroni, sede dell’incontro con inizio alle ore 11 del
2 ottobre, Poste Italiane aprirà un ufficio postale speciale dove sarò possibile
ottenere l’impronta dello speciale annullo del San Gabriele numero 34.
Danilo Bogoni
Anno XXXVIII - n. 9 - Settembre 2016
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LA GALZEGA DEL RISO A MINERBE E LA GARA DEI SINDACI
VINTA DAL PRIMO CITTADINO DI BONAVIGO
Se la Fiera del Riso di Isola della Scala
compie quest’anno 50 anni, anche la
“Galzega del riso” di Minerbe ha raggiunto
un ragguardevole traguardo e l’edizione
2016 appena conclusa, è stata di sicuro da
ricordare perché ha tagliato il traguardo dei
10 anni. Dieci anni di manifestazioni dove
l’assoluto protagonista è stato il riso e dove
accanto ad un fornitissimo e ricchissimo
stand gastronomico, si sono alternati
momenti di musica, spettacolo, convegni e
divertimento.
L’evento di Minerbe, la “Galzega del riso”, è stato fortemente voluto
per richiamare una festa tipica delle campagne, specie quelle del Basso
Veronese e cioè la Galzega che andava a simboleggiare la festa di fine
raccolto; una cerimonia simbolo per il mondo rurale di un tempo che
concludeva il percorso delle stagioni e concludeva i momenti della vita
del mondo contadino dopo l’aratura, la preparazione dei campi con la
semina ed il loro riempimento con acqua, la monda e la raccolta.
Per la sua decima edizione il PalaMinerbe si è poi trasformato in
un “terreno di gara” dove cinque sindaci si sono dati battaglia a colpi
di risotti nel Primo Concorso gastronomico “Il risotto dei sindaci
dell’Unione dei comuni dall’Adige al Fratta”; in lizza i primi cittadini
di Minerbe, Bonavigo, Boschi Sant’Anna, Bevilacqua e Terrazzo.
Una gara ai fornelli quindi, dove i sindaci si sono dati battaglia a
suon di ricette con prelibatezze locali, aiutati da cuochi professionisti
di ristoranti, trattorie o agriturismi della zona. Il tutto innaffiato da un
eccellente vino, il vino Soave, presentato da 5 diverse cantine. L’evento
è stato organizzato dal comune di Minerbe congiuntamente dal Gruppo
promotore iniziative di San Zenone e dal circolo Noi San Lorenzo con
il patrocinio della Pro loco e il contributo delle associazioni locali. Il
concorso prevedeva due giurie, una tecnica ed un popolare, la prima
composta da esperti del settore e presieduta dal Presidente della
Provincia Antonio Pastorello, ed una seconda, popolare, che riuniva
una quarantina di persone che potevano votare solo uno dei cinque
risotti in lizza.
La commissione tecnica era composta da Antonio Pastorello,
presidente della giuria e presidente dell’Amministrazione provinciale,
Michele Gruppo vice Sindaco di Isola della Scala, Gianni Galetto
presidente de “Il Basso Adige”, Francesco Scuderi giornalista de
“L’Arena”, Michele Buoso giornalista de “Il Primo Giornale”, Silvano
Pintani, vincitore dell’edizione 2010 del Concorso Risotto d’oro delle
Pro Loco Veronesi ad Isola della Scala, Francesco Zambotto della
Pro Loco di Minerbe e Silvia Donà fresca medaglia d’Argento ai
Campionati mondiali di Karate a Jakarta in
Indonesia.
La valutazione della giuria tecnica che
poteva dare un voto da 1 a 5, doveva
analizzare
quattro
caratteristiche:
“presentazione del piatto”: valutazione
visiva dell’impiattamento; “piacevolezza
olfattiva”: bontà del piatto in base
all’armonia degli ingredienti, la giusta
cottura, la piacevolezza nel gusto e gustoolfatto (retrogusto); “tipicità del piatto”:
utilizzo di prodotti tipici del territorio; “abbinamento con il vino”: ad
ogni risotto è stato abbinato un vino del territorio del Soave, un Soave
o Soave classico.
E l’impegno dei primi cittadini è stato esemplare, armati di toque
blanche, o toque da cuoco, il cappello da cuoco e con il grembiule con
pettorina, i sono cimentati ai fornelli destreggiandosi egregiamente in
risotti prelibati.
I risotti in lizza erano: Fantasie di Bosco preparato dal Sindaco di
Boschi s.Anna Vincenzino Passarin coadiuvato dall’Agriturismo Ai
Camini ed accompagnato dal Soave classico della Cantina Coffele;
Risotto con pesche nettarine, centrifuga di mentuccia mantecato
al formaggio di mucca semi stagionato preparato dal sindaco di
Bevilacqua Fosca Falamischia coadiuvata dal Castello Bevilacqua e
con vino Soave classico della Cantina Portinari; Risotto con pesce
d’acqua dolce della pianura padana preparato dal sindaco di Minerbe
Andrea Girardi coadiuvato dall’Antica trattoria da Giada e con vino
Soave della Cantina Ca’ Rugate; Risotto alla Garganega con funghi
pioppini e pancetta croccante preparato dal sindaco di Terrazzo Simone
Zamboni aiutato dal Ristorante Al Laghetto dei Salici e con vino
Soave della Cantina Sandro de Bruno ed infine Risotto al tartufo nero
della Lessinia e taleggio su letto di zafferano preparato dal sindaco di
Bonavigo Ermanno Gobbi coadiuvato dal Ristorante Al Borgo 1964 e
con vino Soave Classico della Cantina Le Albare.
A spuntarla su tutti è stato il sindaco di Bonavigo Ermanno Gobbi
il cui risotto è stato apprezzato sia dalla commissione tecnica che da
quella popolare. A premiare il vincitore è stato il sindaco di Minerbe
e ai primi classificati (sindaco, ristoratore e cantina), sono andate tre
targhe ricordo mentre a per tutti gli altri intervenuti gli organizzatori
hanno consegnato delle medaglie ricordo.
Un dolce del Forno Bonomi di Velo Veronese e un buon Recioto, hanno
messo d’accordo tutti gli intervenuti che si sono dati appuntamento alla
seconda edizione nel 2017.
F.O.
CABO VERDE, DOVE REGNA
IL LUSSO DELLA SEMPLICITÀ
Vivo da sei anni
all’insegna del “No
Stress”, accarezzata da un vento
che sa di libertà, in
quello che per me
è un vero e proprio
paradiso terrestre:
Capo Verde.
Un arcipelago di dieci isole, a due passi
dall’Africa. Io ho scelto Sal, l’isola del sale.
Qui si vive di turismo e di pesca e nessuno muore di fame; un Paese distante anni
luce dall’Italia, senza ipermercati, librerie,
cinema o teatri, caratterizzato dal lusso
della semplicità.
Lo sa bene il Console di Cabo Verde in
Italia, Dr. Pasquale
Adilardi, che conosce il territorio da
circa vent’anni. E’
con lui che la sottoscritta, Carmen
Vurchio, ha tenuto
all’ Isola di Sal il
30 agosto presso CAPO VERDE
LOC.MURDEIRA VILLAGE RESORT una
conferenza stampa, alla presenza di circa
settanta persone, desiderose di conoscere
la mia storia e di sapere dal Console quanti
italiani si rivolgono a lui, perché desiderosi
di trasferirsi nella terra del No Stress. Un
Paese cattolico, tranquillo quanto sicuro.
Perché ho lasciato l’Italia, il consumismo,
Capo Verde
Corner
l’arrivismo, ma anche le tante comodità e il
mio straordinario lavoro in tv? Conducevo
trasmissioni politiche per il Gruppo Mediapason, con un contratto di coordinatore di
redazione a tempo indeterminato. Il sogno
di tanti. Poi però è arrivata la crisi e, anche
se il mio posto non era a rischio, soffrivo
nel vedere bravi e motivati colleghi, rispediti a casa come pacchi postali. Colpa di
un’Italia in mutande, che oggi probabilmente ha perso anche quelle. Per questo
e per tanti altri motivi ho fatto la valigia e
sono fuggita via, anche se passare dai tacchi a spillo all’infradito, è stato facile solo
a parole, come racconto in Fuga dall’Italia
- Destinazione Cabo Verde (Daniela Piazza Editore). Un libro che è il diario di una
storia vera: la mia.
Anno XXXVIII - n. 9 - Settembre 2016
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periodico indipendente
E’ NATA LA SEZIONE DI VILLA BARTOLOMEA E DEL BASSO VERONESE
DELL’ARMA DI CAVALLERIA
E’ operativa dal dicembre 2015 ma il suo fondatore, Catone
Sbardellini, da anni accarezzava l’idea di avere una sezione
dell’Arma di Cavalleria a Villa Bartolomea. Non era certo
semplice fondarla ma a Catone la forza di volontà e la grinta
non mancano di certo così ha preso il via il grande lavoro
organizzativo per creare questo nuovo gruppo.
“Ci siamo costituiti nel 2015 ma era già da alcuni anni che con
alcuni amici che avevano prestato servizio militare presso vari
reggimenti di Cavalleria corazzata o blindata accarezzavamo
l’idea di creare un gruppo nel Basso Veronese – racconta
Catone- un gruppo autonomo con lo scopo di rinverdire non
solo i ricordi di gioventù ma anche per rendere onore ai numerosi caduti del
nostro territorio per la Patria durante la Seconda guerra mondiale”. Perché
proprio nel Basso veronese. “Perché la nostra terra in passato aveva reclutato
molti giovani chiamati nelle fila dei Lancieri, dei Dragoni e dei Cavalleggeri.
Una terra ricca di giovani valorosi dove lo sport equestre è sempre stato molto
sentito e che viene praticato anche oggi in molti agriturismi e gruppi sportivi”.
Così vi siete attivati e il risultato. “Il risultato è stato molto positivo –ci dice
soddisfatto Sbardellini- l’associazione A.N.A.C. cioè l’Associazione Nazionale
Arma di Cavalleria che annovera centinaia di aderenti, di ex cavalieri in congedi
e di simpatizzanti, ci ha autorizzato a costituire l’Arma di Cavalleria Gruppo del
Basso Veronese con sede presso la sala Polifunzionale Loris Doriano Romano
a Villa Bartolomea. Sabato 23 aprile di quest’anno abbiamo organizzato
l’assemblea costitutiva della sezione proprio il giorno di San Giorgio il patrono
della Cavalleria ed abbiamo istituito la sezione di Villa Bartolomea intestata a
Damiano Signoretto, medaglia d’Argento al Valor Militare”. Di questo nuovo
sodalizio Catone Sbardellini è stato eletto presidente e la nuova associazione
è di diritto entrata a far parte di un corpo che nel suo insieme comprende in
Italia circa 4.000 aderenti di cui 600 nel Veneto con presidente regionale il
grand’ufficiale Lucio Pasqualetto. E Villa Bartolomea?
“E Villa oggi conta ben 80 soci –dice soddisfatto Sbardellini- un numero in
continua crescita e che punta a raggiunger il traguardo di 100 iscritti. Io ho
sempre avuto la tessera della sezione cittadina ma Verona è
andata via via riducendosi sempre più tanto che oggi conta
solo 20 iscritti. Forse la mancanza di interesse, la fine della
leva obbligatoria o le poche iniziative programmate, sta di
fatto che la crisi nell’associazione si sente un po’ ovunque.
Se escludiamo Padova con 114 iscritti, Rovigo ne ha solo
60 mentre a Vicenza non esiste neppure più la sezione. Io
sono stato sottufficiale nelle truppe corazzate che pian piano
si stanno estinguendo tanto che il gruppo dei carristi sta
convergendo in quello dei cavalieri di cavalleria. Di recente
abbiamo anche incontrato il presidente regionale Pasqualetto a
Villa - ci dice soddisfatto Catone - lo scorso agosto lo abbiamo accolto in paese
presente il sindaco Luca Bersan e con lui abbiamo portato un doveroso saluto
alla lapide che ricorda i giovani del paese uccisi dalla furia nazista durante il
Secondo conflitto mondiale
Mi ha detto che il gruppo continua a crescere. Le iniziative in programma
quali sono. “A breve avremo un’altra la visita del presidente ANAC Veneto
Lucio Pasqualetto –ci dice- ed in programma c’è nei giorni 23/25 aprile 2017,
la benedizione del labaro con cerimonia pubblica. Siamo da poco tornati da
Treviso per organizzare il prossimo raduno nazionale a Vittorio Veneto nel 2018
ed abbiamo istituito anche la figura della madrina Mirella Borin e dell’assistente
religioso don Valentino Donella. Cerchiamo di tener vive le iniziative civiche e
patriottiche e di continuare a commemorare anche i due tragici momenti vissuti
dal nostro paese, come il rastrellamento del 1 dicembre 1944 con la cattura di
varie persone e la fucilazione di tre giovani di fianco al teatro comunale, luogo
dove ora si trova un monumento, e l’organizzazione di un viaggio per le scuole
una volta l’anno per vedere i campi di concentramento di Mathausen e Gusen
dove sono stati deportati 18 giovani di Villa dei quali solo 6 sono tornati a casa
ed infine il 30 settembre del 2006 giorno in cui è stato ucciso il sindaco di Villa
Loris Romano nel suo ufficio. Insomma, un’associazione viva che vuole tener
vivo il ricordo ma che guarda al futuro e ai giovani”.
F.O.
IL LIONS CLUB DI ISOLA DELLA SCALA, VERONA,
GEMELLATO CON IL COMUNE DI REUTTE, TIROLO, AUSTRIA
RECIPROCA PROMOZIONE DELL’AMICIZIA, DELL’ATTENZIONE ALLA SOLIDARIETÀ E DELL’AGROALIMENTARE VERONESE
Fra le sue numerose località turistiche di montagna e, quindi, di aria buona, il Land
Tirolo, Austria, conta anche il pittoresco Comune di Reutte, centro di partenza, a
853 m sul livello del mare, per straordinarie gite fra boschi e monti eccezionali,
nonché per il raggiungimento, in inverno, di vicine piste sciistiche. Reutte si trova
sull’antica via romana Claudia Augusta, che, iniziando da Ostiglia, Mantova, porta
il viaggiatore a Verona, Trento, Bolzano, Merano; a Nauders ( a 5 km dal Passo
di Resia), Landeck, Austria; a Füssen, Landsberg am Lech, Lechfeld, Augsburg,
la romana Augusta Vindelicorum, e, quindi a Donauwört, Baviera, Germania. Ci
ha narrato di stretti ed amichevoli contatti del Lions Club di Isola della Scala con
la gemellata Reutte, l’amico Fernando Boraso, che, molto attivamente, cura da
tempo le relazioni con la cittadina tirolese. Motivo principale, che ha originato
gli ottimi rapporti con Reutte, è un frequentatissimo mercatino dell’antiquariato,
che circa quaranta soci del locale Lions Club, organizzano ogni anno, nella prima
domenica di maggio in Reutte stessa. Essi raccolgono, durante l’anno, in case
e fattorie dei dintorni, materiale del passato, e lo propongono nel mercatino,
devolvendo il ricavato di tale attività a beneficenza. Da parte veronese, una decina
di soci del Lions Club di Isola della Scala, da quattro decenni gemellato, come
cennato, con il Lions club della cittadina tirolese, si reca, in occasione del detto
mercatino, da sedici anni, a Reutte, ogni prima domenica di maggio, per una visita
d’amicizia e di rafforzamento delle già cordiali relazioni. Raggiunta Reutte, già il
sabato precedente, gli isolani preparano una cena in base a ricette rigorosamente
veronesi, per circa cento persone, fra le quali le mogli e ed i figli degli amici di
Reutte, presentando, in tal modo, il meglio dell’agroalimentare veronese. Nel
corso della domenica, mentre Reutte sta predisponendo il suo mercatino, i veronesi
offrono dolciumi e cibi della tradizione isolana. Il menù veronese propone,
quindi, risotto, tortellini, pastasciutta, salumi, formaggio grana, assaggi di olio
extravergine d’oliva, dolci vari, fra i quali, colombe pasquali, e, naturalmente,
vini veronesi di qualità, mentre, invece, gli amici di Reutte abbinano agli speciali
piatti locali proposti, boccali d’ottima birra. Ad ottobre, sono ospiti a Verona gli
amici austriaci, che, fra l’altro, oltre che in città, vengono accompagnati in visita
a località viciniori, così come hanno fatto e fanno i gemellati di Reutte, che,
l’anno scorso, per esempio, hanno realizzato una gita al Plansee, coloritissimo e
bellissimo lago di 280 ettari e a 976 m sul livello del mare, ed un’ulteriore uscita
nella città di Kempten, l’antica Cambodunum, Baviera, con i suoi importanti ed
ottimamente conservati resti romani...
Un Lions Club attivissimo, quindi, quello di Isola della Scala, che merita
attenzione, riconoscenza e lode per la sua azione promotrice, non solo della terra,
del territorio e dei relativi prodotti, isolani e veronesi, ma anche di sempre migliori
relazioni, nel quadro europeo.
Pierantonio Braggio
UN ANNULLO E QUATTRO CARTOLINE FILATELICHE
PER I 50 ANNI DELLA FIERA DEL RISO DI ISOLA DELLA SCALA
Potremmo chiamarla una “Filatelia per
palati fini” quella che vedrà nei giorni 17
e 18 settembre Poste Italiane presenti
alla Fiera del Riso di Isola della Scala
con un annullo speciale e quattro cartoline
filateliche per festeggiare i 50 anni della Fiera
del Riso. Mezzo secolo di storia che ha
fatto dell’evento scaligero un appuntamento
unico tanto da avere un particolare primato:
essere la manifestazione gastronomica legata
ad un unico prodotto agricolo, più visitata in Italia.
E la Fiera non è solo cibo! Sfilate in costumi
d’epoca, spettacoli, sport e convegni animano 26
giorni di festa dal 14 settembre al 9 ottobre.
F.O.
Anno XXXVIII - n. 9 - Settembre 2016
periodico indipendente
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CONCORSO DI POESIA
IN DIALETTO VENETO
“ANGIOLO POLI” - Villa Bartolomea (Verona)
È indetta per l’anno 2016 l’edizione n. 24 del concorso di poesia in dialetto
veneto “Angiolo Poli”, libero e aperto a tutti. I componimenti poetici dovranno essere indirizzati alla segreteria del Concorso di poesia dialettale “Angiolo
Poli” via Giuseppe Verdi n. 18 - 37049 Villa Bartolomea (Verona), entro, e
non oltre, le ore 12 di sabato 17 ottobre 2015.
Farà testo il timbro postale di partenza.
Informazioni presso la ProLoco di Villa Bartolomea
MIGNON PORTO-LEGNAGO
PROSA 2016-17 ALL’INSEGNA
DEL TEATRO DIALETTALE VENETO
Lo spettacolo continua al Mignon di Porto-Legnago anche per il 2016-‘17,
con la nuova stagione di prosa, imperniata su complessive sei recite distribuite su sei mesi differenti. Il via alle rappresentazioni viene, come di consueto,
dato da Roberto Puliero e dalla sua Barcaccia la sera di sabato 24 settembre
2016 alle 21.00, con un lavoro goldoniano, stavolta intitolato “La Cameriera Brillante”. Si esibirà poi sabato 5 novembre 2016, alle 21.00 sullo stesso
palcoscenico la compagnia di Urbana (PD) El Zinquantin, diretta da Lavinia
Baron, con il lavoro “Proprio ancò ca riva el Vescovo” . La prima tranche di
recite si concluderà il 3 dicembre 2016 alle 21.00, con i conosciuti – in loco
- interpreti del Gruppo Gli Insoliti Noti, capitanati da D. De Silvestri in scena
con “Caccia al Copione”. Il nuovo anno 2017, vedrà esibirsi il 14 gennaio 2017
alle 21.00 la compagnia Modus Vivendi con la commedia “Moglie buoi …” ,
mentre i Selvadeghi di Vigo di Legnago, diretti da M.G. Filippini, presenteranno uno dei loro pezzi forti “El tiro birbon de un vecio impestà” sabato 18
marzo 2017 alle 21.00. Conclusione di stagione il 18 aprile 2017 alle 21.00
con il gruppo teatrale, nuovo per il Mignon, Ospedaletto Ci Prova”, in scena
con “Assa che la se goda”.
Organizzazione a carico di Pierantonio Berardo con i volontari non retribuiti del direttivo del teatro di emanazione parrocchiale e la generosa collaborazione di un gruppetto di sponsor locali. Biglietti per i singoli spettacoli disponibili anche in via ridotta per spettatori inferiori ai 13 anni, e abbonamenti
(40 euro adulti e 30 ragazzi) per l’intera stagione acquistabili in pre-vendita
presso il bar del Circolo NOI Salutis di Porto, mediante prenotazione telefonica (328 3688610), tramite e-mail ([email protected]) o al botteghino
prima di ogni spettacolo...
Carla Faccio
PROGRAMMA 2016
19 Settembre
Manfrin Luigi, Andrea Mantegna
Dalla Padova universitaria alla Corte dei Gonzaga
26 Settembre
Padoan Giuseppino
L’alluvione del Polesine... 65 anni fa
3 Ottobre
Gambarin Luigi & Bergamini Nicola
Guida In stato di ebbrezza: rilevanza amministrativa e penale
10 Ottobre
dr. Munari Claudio
Il regale balletto: La Fille Mal Gardée
17 Ottobre
dr. Munari Claudio
Il balletto di Spartacus
24 Ottobre
dr. Amedeo Di Maio
Diritto internazionale umanitario
2015/2016
Sabato 1 ottobre 2016 - ore 21.00
La Compagnia Teatrale “I SALVADEGHI”
presenta
“EL MAS’CIO DE DANTE ”
Regia di Maria Gloria Filippini
In occasione della presentazione della Rassegna teatrale 2016-2017,
vista anche la richiesta di numerosi amici, la commedia viene replicata
per la 4a volta con ingresso a € 5,00
Per informazioni e prenotazioni telefonare:
0442 23130 / 333.2453028 / 349.8626286 / 340.1447333
Prevendita biglietti presso:
Ricevitoria - pizzeria CARLO DI VITO - VIGO - Tel. 0442. 24045
Ricevitoria merceria TIZIANO DE TOGNI - CASETTE - Tel. 0442. 602274
10
Anno XXXVIII - n. 9 - Settembre 2016
periodico indipendente
«FEATURING» DI DAMIANO GHIRLANDA: PROGETTO MUSICALE CON
PROTAGONISTI ARTISTI DI LEGNAGO E BASSO VERONESE
Damiano Ghirlanda, 26 anni,legnaghese
da oltre dieci anni si occupa di musica hip,
hop e rap. Da due anni è al lavoro per
realizzare un progetto inedito con protagonisti
i giovani artisti del Legnaghese. Così è nato il
»Progetto Featuring» che è una raccolta di 20
canzoni suddivise in due album collaborando
con artisti di Legnago e Basso Veronese, dai
più affernati come Leonardo Maria Frattini,
Alessandra Ferrari, PDR Click e i Dream of
illusion ai meno noti perchè giovani e quindi
poco conosciuti. Anche la parte grafica del Damiano Ghirlanda e copertina del CD.
progetto (logo, copertine, e-book, chisavette
USB per la distribuzione al pubblico) è stato ideata da giovani dai 20 ai
30 anni... Qual è l’obiettivo di Ghirlanda? «Voglio zittire - dichiara - chi
dice che a Legnago non c’è mai niente, specie fra i giovani. Con questo
progetto penso di dimostrare l’enorme potenziale giovanile legnaghese
con un lavoro multisettoriale che
ha il suo cardine nella musica rap,
ma che incontra molte influenze,
dal rock al metal, dal reggae al
funky fino al più commerciale pop
melodico.»
Il sogno di Damiano Ghirlanda?
«Vorrei creare - dice - un movimento
che faccia diventare il «progetto
Featuring» un modello da seguire
e imitare, impegnado i giovani
in programmi interconnessi (ad
esempio musica e danza insieme)
per recuperare il ruolo sociale dei giovani». Telefonando al 340.70.508.19
si può ordinare la chiavetta Ubs contenente i due cd dedicati al mondo
artistico del Legnaghese.
A.N.
FABIOLA CARMELINI SI AGGIUDICA IL TERZO CONCORSO DI PITTURA ‘LUIGINA DE GRANDIS’
E’ un quadro molto bello quello che si è
aggiudicato la “Terza Rassegna d’arte di pittura contemporanea Luigina De Grandis” un
concorso che ha visto una quarantina di opere
esposte dall’8 al 28 di agosto, presso il Centro polifunzionale “Romano Doriano Loris”.
Un progetto culturale ideato dal pittore Alido
Luigi Pravadelli e realizzato in collaborazione
con “VillArtis” e con l’assessorato alla Cultura
del comune di Villa Giacomo Soardo.
“Il premio è stato volutamente intitolato e
dedicato a Luigina De Grandis la celebre pittrice originaria di Villa Bartolomea - ha ricordato l’organizzatore Pravadelli - e
vuole non solo rendere merito all’artista ma soprattutto ai tanti bravi pittori
che si mettono in gioco presentando lavori di altissimo livello”.
Ed in effetti la cerimonia di premiazione del 28 di agosto presso il Centro Polifunzionale Romano, è stata l’occasione per apprezzare le 38 opere
in concorso tutte di ottima qualità. Oltre agli organizzatori e all’assessore
Soardo, alla cerimonia erano presenti anche Chiara Marabini De Grandis,
figlia della pittrice Luigina giunta appositamente da Venezia per presiedere
l’evento ed il pittore Charlie che, dopo il grande successo della sua personale alla Gran Guardia a Verona, è stato chiamato a Villa Bartolomea per
tracciare un profilo dell’artista veneziana e presentare alcune opere in concorso. Fino alle ore 18 gli intervenuti hanno potuto apprezzare ed ammirare
i quadri in concorso realizzati da artisti provenienti da tutto il Veronese,
quindi Pravadelli e l’assessore Soardo, hanno iniziato a consegnare prima i
riconoscimenti oltre ad un libro che traccia la storia artistica e la vita della
pittrice Luigina De Grandis pensato e voluto dalla figlia Chiara, e poi i
premi dal terzo al primo.
“Per la prima volta hanno ricordato l’assessore Soardo assieme a Pravadel-
li- accanto alla giuria tecnica a valutare le opere
è stata pure istituita una giuria popolare composta da tutti i visitatori della mostra nei venti
giorni di apertura e anch’essa ha decretato un
vincitore, una novità questa molto apprezzata”.
A vincere questa terza edizione del premio
intitolato alla pittrice Luigina De Grandis è
stata Fabiola Carmelini con la seguente motivazione: “L’opera, realizzata dall’artista con
estrema sensibilità pittorica, rende plastico,
con un’armonica tonalità di grigi, uno scorcio di paesaggio lacustre. L’inquadratura del
primo piano, definito dalla velatura, mette in risalto il paesaggio stesso,
allontanandolo dal punto di vista dell’osservatore”.
Secondo classificato invece Roberto Cheula con la motivazione: “Da
un astratto informale, emergono delle strutture architettoniche, che grazie
all’addome tris e alla fusione tra colori caldi e freddi, rende vibrante il
paesaggio rappresentato e lo fa risultare opera estremamente interessante”.
Due terzi posti ex aequo, Marina Basaglia che “Con grande maestria, l’artista inserisce in una vasta gamma di grigi, alcune tonalità di rosso, realizzando una sorta di quinta teatrale, grazie anche alla ricerca grafico pittorica
del particolare” e Lucio Trabucco che “Con grande tecnica, l’artista, con
abili tocchi di colore, che va a definire la luce che si riflette nell’acqua scura,
riesce a creare una suggestiva immagine notturna di un cantiere navale”. Il
primo classificato della giuria popolare è stato invece Sebastian De Gobbis.
“Siamo soddisfatti sia della qualità sia del numero delle opere –ha concluso
Soardo- il concorso è stato finanziato interamente dagli sponsor e dall’opera
dei volontari. Il concorso vuole valorizzare una nostra artista come Luigina
De Grandis conosciuta ed apprezzata in tutto il mondo”.
Francesco Occhi
AL VIA L’UNIVERSITÀ DEL TEMPO LIBERO DI CEREA
Mercoledì 7 settembre, in sala Giunta, in Municipio, via XXV Aprile a Cerea, si
è svolta la Conferenza Stampa di presentazione del nuovo anno accademico dell’Università del Tempo Libero, che avrà inizio il 29 settembre, con una lezione dedicata
alla musica degli anni ’60 tenuta da Vito Lonardi, e che si terrà una volta alla settimana, il giovedì pomeriggio, alle 15.30, in Auditorium, via Cesare Battisti, 7, Cerea.
“L’Università riparte sotto la guida del nostro “rettore” Luigi Manfrin che collabora con noi fin dall’inizio del mio primo mandato e a cui abbiamo rinnovato anche per
quest’anno la nostra fiducia. Un grazie anche all’Ufficio Cultura e al Comitato della
Biblioteca per il lavoro svolto in supporto a Manfrin. Il nuovo anno si caratterizza
per un calendario ricco e variegato durante il quale saranno affrontati i temi più svariati e troverà spazio anche la nostra cultura ceretana con la storia di Cerea durante
la Grande Guerra. Le lezioni saranno tenute come di consueto da relatori preparati e
in grado di coinvolgere i presenti, tra i quali abbiamo deciso di dare ampio spazio ai
giovani del nostro territorio. Resta invariata la quota da versare, di 20 euro, perché il
nostro intento non è quello di fare cassa, ma di offrire a tutti la possibilità di partecipare e di fare gruppo, caratteristica che contraddistingue la nostra Università che,
non a caso, è tra le più frequentate e con il maggior numero di iscritti” ha spiegato
il sindaco Paolo Marconcini.
“Tra i temi che affronteremo” ha raccontato il rettore Luigi Manfrin “visiteremo la
Napoli barocca con la sua “carità carnale”, tramite la spiegazione di Fabio Romano,
parleremo del dolore inteso come sintomo o malattia, grazie all’ex primario Francesca Sordo e ancora spazio alla religione con don Diego Righetti e don Giuseppe
Andriolo. Tre le uscite culturali in programma: a Mantova, al palazzo Ducale e alla
Camera degli sposi, a Treviso – da Monet e Renoir a Van Gogh e Gauguin – e a
Venezia, al ghetto ebraico e alla chiesa di san Sebastiano. Anche quest’anno possiamo vantare un ottimo risultato di presenze, con 250 iscritti, un numero che potrebbe
crescere ancora in questi giorni”.
In programma anche il corso di inglese, base e di primo livello, e uno sulla
Divina Commedia, a cura del professore Dante Clementi, con sei lezioni mensili
da novembre ad aprile. La conclusione, prevista a maggio, sarà affidata al regista e
attore Roberto Puliero.
Per informazioni si può rivolgersi in Biblioteca comunale, viale della Vittoria 20,
telefono 0442 320494, e-mail [email protected].
Ufficio Stampa Cerea
UN AUTUNNO DI MISTERO AL CASTELLO BEVILACQUA
periodico indipendente
Anno XXXVIII - n. 9 - Settembre 2016
Tanti appuntamenti si susseguono ad autunno che incentrano il loro fil rouge sul mistero.
HALLOWEEN PARTY
11
LUNEDÌ 31 OTTOBRE 2016 - ORE 20.30
Fantasmi, streghe e misteri per la notte più spaventosa dell’anno. Una gustosa cena a buffet nelle sale nobili del
Castello, animazione e musica durante la serata per regalarvi un brivido di emozione davvero infernale!
Menù
Antipasto
Crema di zucca con spiedo di gamberi e capesante
Primo piatto
Risotto con zucca mantovana, pere Williams e polpa di granchio reale
Secondo piatto
Trancetto di salmone in crosta di semi di zucca
con giardinetto di verdure a vapore e piccolo flan di zucca
Dessert
Cremoso alla zucca con amaretto e gocce di cioccolato
Caffè
Acqua naturale e frizzante
Vino in bottiglia e da dessert
Costo a persona euro 39,00
Bambini da 4 a 6 anni euro 20,00 - Bambini da 0 a 3 anni gratuiti con posto a sedere
(acqua e vino compresi - su prenotazione)
SPETTACOLI DI MISTERO
“ALLA RICERCA DELLA CARROZZA D’ORO”
VENERDÌ 4 E 11 NOVEMBRE 2016
Una delle leggende più appassionanti di questo antico maniero del 1300 caratterizzato da quattro torri merlate
e da splendidi spazi interni, è legata all’ultima discendente della nobile casata proprietaria del castello: Felicita
Bevilacqua. La giovane, morta alla fine del 1800, dovette dare fondo alle sue ingenti ricchezze per restaurare
il castello gravemente danneggiato dai soldati austriaci nel 1848. Un lavoro immane che la nobildonna dovette
affrontare aiutata dal marito Giuseppe La Masa, garibaldino e soldato di professione. I lavori furono tanti e le spese
così ingenti, che Felicita perdette il maniero che fu venduto all’asta. Ma riuscì a riaverlo grazie ad ingenti somme di
denaro prestate da nobili amici. Felicità mori nel 1899 sola, alla vigilia del nuovo secolo e, dai documenti dell’epoca,
si disse senza più un soldo. Tutte le ricchezza furono infatti impiegate per ridare bellezza ed eleganza a questa
nobile dimora. Ma per molti questa è sola un’invenzione che non corrisponde a verità. Si racconta infatti che Felicita,
non avendo figli e non potendo quindi dare in eredità a nessun discendente la propria immensa ricchezza, piuttosto
che vederla dispersa nel vasto parentado, decise di riempire una carrozza di oro, di gioielli, di pietre preziose e
di materiale di immenso valore e di seppellirla sotto il castello, nascosta tra le fondamenta dell’antica fortezza
trecentesca. Solo chi ne fosse stato veramente innamorato e desideroso di mantenerlo ricco, bello e splendente,
sarebbe stato in grado di scoprire il vero nascondiglio di questa preziosissima carrozza d’oro collocata proprio sotto
i piedi dei tanti visitatori.
Una leggenda quindi, non del tutto campata in aria e con una fonte di verità visto che Felicita Bevilacqua non
era solo proprietaria di questo castello e di numerosi suoi campi sul territorio, ma anche di grandi palazzi sia a
Verona che a Venezia. Il compito di ciascuno è quindi quello di cercare la carrozza piena d’oro e di restituirla al
mondo dei vivi.
Programma
Ore 19.00: apertura biglietteria; Ore 19.30: degustazione di un piatto preparato dagli chef del Castello
Bevilacqua: risotto al tastasale con passatina di verze; Ore 20.15: visita guidata del maniero con
interpretazione in costume della sua antica leggenda “La carrozza d’oro”; Ore 21.30: intrattenimento
musicale con il Duo Rolla
Costo a persona: euro�7,00 - Solo su prenotazione, fino ad esaurimento posti
CORSI DI CUCINA • Lunedì dalle ore 19.30 alle 22.30
Primi piatti (17 ottobre 2016) • Radicchio (24 ottobre 2016) • Pesce (7 novembre 2016)
Tartare (24 novembre 2016) • Cioccolato (21 novembre 2016) • Pranzo di Natale (5 dicembre 2016)
Il Relais Castello Bevilacqua è la vostra nuova
destinazione nel cuore della storia.
Regalatevi un soggiorno in una delle 7 splendide
junior suite, e scoprite i nostri pacchetti Classic,
Romance, Wellness e Gourmet.
Il ristorante “All’Antica Ala” vi aspetta tutti
i giorni dal lunedì sera alla domenica, per
un viaggio nel gusto attraverso i sapori e le
tipicità della tradizione locale, in un’ottica di
valorizzazione dei prodotti del territorio.
Per informazioni e prenotazioni: tel. 0442 93655 - [email protected] - www.castellobevilacqua.com
Anno XXXVIII - n. 9 - Settembre 2016
12
periodico indipendente
VENEZIA73 - INTERVISTA A IRENE DIONISIO
Irene Dionisio è la giovane regista torinese al suo esordio
a Venezia con “Le ultime cose”, film ambientato in un Banco
dei pegni.
Il suo film, di cui ha scritto anche la sceneggiatura, era
compreso nel programma del concorso alla 31^ Settimana
della Critica e arriverà nelle sale dal 29 settembre.
A Torino una moltitudine dolceamara porta in pegno i
propri averi, in attesa del riscatto o dell’asta finale. Tra i
mille volti che raccontano l’inventario umano della crisi, tre
storie si intrecciano inconsapevolmente sulla sottile linea del
debito morale. Sandra (Christina Rosamilia), giovane trans,
per sfuggire al passato porta in vendita la sua pelliccia. Il suo
sguardo incrocerà quello di Stefano (Fabrizio Falco), novellino appena entrato al banco, spingendola verso una tenera ossessione. Michele
(Alfonso Santagata), ex facchino in pensione, chiede un prestito ad un parente
(Salvatore Cantalupo), ma questo si rivelerà fatalmente la persona sbagliata.
Come è stato il passaggio dal documentario al film? “Inizialmente volevo fare
un documentario ma per problemi legati alla privacy dell’ambientazione non mi è
stato possibile. Invece sviluppando un film di finzione ho raccontato storie che mi
hanno permesso di entrare con la cinepresa”.
Cosa le interessava del Banco dei pegni tanto da scrivere anche la sceneggiatura? “Mi sono sempre chiesta quanto ci condizionino i problemi economici
di ogni giorno, quanto il lavoro ci tenga in scacco per ottenere quali risultati. In
sostanza ho voluto affrontare le dinamiche economiche che ci creiamo e che poi
diventano un problema, una colpa. Il debito è diventato un sistema di cui ci troviamo coinvolti e travolti.”
C’è un libro importante su questi argomenti, il “Debito” di David Graeber e
sul cinema di osservazione di Frederick Wiseman. Li aveva presenti? “Innanzitutto provengo da studi di Filosofia sociale e avevo già compiuto ricerche sul
campo. Sì, ho letto alcuni saggi riguardanti l’argomento del mio film. Ad esempio
quello di Graeber è il più illuminante. Il suo pensiero afferma
che la nozione di debito si è estesa alla religione come cifra
delle relazioni morali e domina i rapporti umani, definendo
libertà e asservimento. Nella crisi attuale Graeber sostiene
la superiorità morale dei cittadini rispetto a creditori senza
scrupoli.”
Perchè ha scelto il Banco dei pegni per intrecciare le
tre storie del film? “Mi sembrava il posto più adatto ad
esprimere una economia della speranza, uno spazio dove
confluiscono i vari personaggi che mi interessavano: gli
impiegati, i clienti, gli sciacalli, l’interno e l’esterno. Sembra
un luogo così lontano dalla vita quotidiana e invece è così
vicino nella realtà”.
Ho notato che ha un modo particolare di girare sui personaggi. Li riprende
spesso in primo piano con una angolazione sulle loro reazioni, volto, occhi,
camminata, stupore, angoscia! “E’ vero, all’interno del Banco dei pegni ho usato
una angolazione che fosse uguale alla dimensione dello sportello dove vengono
portati gli oggetti. E’ una ritrattistica della amarezza e della speranza”.
I personaggi coinvolti sono molti, il casting è stato faticoso? “Il casting è stato
lunghissimo, e trovare gli attori, sia i protagonisti che i personaggi minori, è stato
difficile”.
Alla fine che messaggio vuole lasciare allo spettatore? C’è un filo di speranza? “Lascio aperto ad oguno di noi di rifiutare il compromesso, di dire di no, ma
nel film non apro a nessuna consolazione. Infatti il personaggio più emblematico di
questa storia che è Stefano, prima sembra non appoggiare le dinamiche del Banco,
ma lungo il percorso anch’egli decide di accettare le regole perché ha un debito
morale verso la sua famiglia”.
“Mi incuriosisce chiederle: ha fatto leggere la sceneggiatura al Banco?”
“Certamente, l’hanno letta e accettata”
(intervista di Roberto Tirapelle)
VENEZIA, GLI EBREI E L’EUROPA, 1516-2016
Organizzata in occasione del cinquecentenario dell’istituzione del
Ghetto di Venezia, curata da Donatella Calabi con il coordinamento
scientifico di Gabriella Belli e il contributo di un nutrito pool di studiosi,
la mostra “Venezia, gli ebrei e l’Europa 1516 – 2016” intende descrivere i processi che sono alla base della nascita, della realizzazione
e delle trasformazioni del primo “recinto” Hazzer) al mondo
destinato agli ebrei. Accanto alla narrazione delle vicende
insediative, s’intrecciano incontri con personaggi significativi,
racconti di viaggio, letteratura, musica, teatro. Distribuita in
10 sezioni tematiche e cronologiche nelle sale degli appartamenti del Doge – Prima del Ghetto, La Venezia cosmopolita,
Il Ghetto cosmopolita, Le sinagoghe, Cultura ebraica e figura
femminile, I commerci tra XVII e XVIII secolo, Napoleone:
l’apertura dei cancelli e ’assimilazione, Il mercante di Venezia,
Collezioni, collezionisti, Il XX secolo – l’esposizione è corredata anche da apparati multimediali e innovative tecnologie di
grande suggestione, elaborate da Studio Azzurro.
L’intento è uno sguardo d’insieme, abbracciando le relazioni
stabilite con il resto della città e con altri quartieri ebraici (e
non solo) italiani ed europei, a sottolineare la ricchezza dei
rapporti tra gli ebrei e Venezia e tra gli ebrei la società civile,
nei diversi periodi della loro lunga permanenza in laguna, in
area veneta e in area europea e mediterranea. Sottolineando,
con profonda consapevolezza le diversità culturali esistenti
nella Venezia cosmopolita d’inizio Cinquecento e della commistione di saperi, conoscenze, abitudini che ne costituiscono
tuttora il principale patrimonio. Non solo un lavoro d’indagine
sull’area specifica dei tre ghetti veneziani ma una riflessione
sugli scambi culturali e linguistici, sulle abilità artigianali
e sui mestieri che la comunità ebraica ha condiviso con la
popolazione cristiana e le altre minoranze presenti in un centro mercantile di straordinaria rilevanza. L’arco cronologico
preso in considerazione va oltre la caduta della Repubblica
e l’apertura delle porte per volere di Napoleone: apparirà in
mostra anche il ruolo degli ebrei nell’età dell’assimilazione
e nel corso del Novecento. Importanti dipinti – da Bellini e
Carpaccio, da Hayez e Poletti, fino
a Balla ,Wildt e al mistico afflato
di Chagall – disegni architettonici
d’epoca, volumi in rarissime edizioni originali, documenti d’archivio,
oggetti liturgici e arredi, ricostruzioni
multimediali permettono di dar conto
di una vicenda di lungo periodo, fatta
anche di permeabilità, di relazioni e scambi culturali. L’ipotesi
di partenza del progetto infatti è che la storia dell’istituzione
del Ghetto a Venezia debba essere studiata nel quadro della
più generale gestione da parte della Repubblica Veneta delle
minoranze nazionali, etniche e religiose che vivevano nella
città, capitale di una “economia mondo”, come la chiamava lo
storico Fernand Braudel. Ma si tratta anche di spiegare come
queste relazioni si siano via via allargate a un ambito geografico molto vasto e siano continuate nel tempo, adattandosi ai
cambiamenti politici, sociali e culturali. Nei primi decenni
del XVI secolo la Repubblica Veneta aveva messo in atto una
strategia urbana di accoglienza, offerta di garanzie e contemporaneamente di sorveglianza, più o meno rigida nei confronti
anche di altre comunità nazionali e religiose, importanti per
le proprie attività economiche come i popoli del Nord (con il
Fondaco dei Tedeschi), i greci ortodossi (con la concessione
di costruire a loro spese una chiesa e un collegio) e via via gli
albanesi, i persiani, i turchi. Gli ebrei, al pari d’altre minoranze,
erano “preziosi” per la Serenissima (come si legge in alcuni
documenti): le sue magistrature, alcuni nobili, lo stesso doge
Leonardo Loredan, che era “principe” al momento del decreto
istitutivo (29 marzo 1516), ne erano perfettamente consapevoli.
Ciononostante Venezia, che aveva concesso agli ebrei presenti
sul proprio territorio – anche quando l’Europa li stava cacciando dopo i noti decreti d’espulsione dalla Spagna (1492) e dal
Portogallo (1496) – d’entrare in città come rifugiati di guerra,
in seguito alle drammatiche conseguenza della lega di Cambrai
e alla sconfitta di Agnadello, si pose presto il problema di come
trattare la minoranza ebraica. “La posta in gioco era la difesa
dei valori culturali fondamentali per la loro percezione di se
stessi. Vale a dire – secondo Robert Bonfil – di tutti quei valori
che “il mito di Venezia” reputava i più essenziali in assoluto:
giustizia, libertà e benessere, il tutto radicato nel buon governo
e non da ultimo nella difesa dell’etica cristiana, senza la quale
non sono concepibili né la giustizia né il benessere” La scelta
di non cacciare gli ebrei ma di mantenerli dentro il ghetto fu
vissuta come il male minore e la chiusura, una palese discriminazione, finì per trasformarsi anche in un’utile difesa, perché
gli ebrei, soggetto politicamente debole all’esterno delle mura,
diventarono all’interno autonomi, quasi padroni delle loro azioni, in molti casi ben più di tanti abitanti e sudditi che vivevano
alla completa mercé del doge, del principe, del papa o del re.
A Venezia il Ghetto – preso a modello negativo in tutta Europa
come realtà fisica e come termine – si trasformò a poco a poco
in un’istituzione quasi a sé, “uno scudo”, come scrive Riccardo Calimani, “che, pur nella precarietà dilagante disponeva,
nonostante tutto, di poteri e privilegi che gli permettevano di
farsi ascoltare e di trattare con i propri interlocutori all’esterno,
con una libertà d’iniziativa in qualche caso sorprendente”.
Cosmopolita al suo interno – ove vennero a convivere ebrei
tedeschi e italiani, ebrei levantini, ponentini e portoghesi – il
Ghetto di Venezia fu dunque una realtà fortemente permeabile, in costante interazione con l’esterno e in primis con la
città lagunare, essa stessa straordinariamente multinazionale
e multietnica, per convinzione o pragmatismo. La mostra a
Palazzo Ducale, che ci accompagna in un affascinante viaggio,
tra arte, storia e cultura, illustra dunque la distribuzione degli
insediamenti ebraici in Europa dopo il 1492; l’istituzione
del primo vero e proprio ghetto al mondo; il dibattito sulla
sua localizzazione; la crescita e la conformazione urbana e
architettonica delle successive espansioni (il Ghetto Novo, il
Vecchio e il Novissimo);le relazioni con il resto della città (le
botteghe realtine, il cimitero, l’escavo del Canale degli Ebrei),
la reintegrazione novecentesca. Vengono messe in luce regole
ma anche divieti, abusi, conflitti e scambi; viene raccontata la
società del Ghetto, composta da comunità differenti tra loro
per rito religioso, lingue parlate, abitudini alimentari; e poi la
ricchissima produzione culturale ebraica.
Federica Tirapelle
Venezia, Palazzo Ducale. “Venezia, gli ebrei e l’Europa, 1516 -2016”.
Fino al 13 Novembre 2016.
Anno XXXVIII - n. 9 - Settembre 2016
periodico indipendente
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SPAZIO SALUTE
PELLE DOPO LE VACANZE
TRATTAMENTI PER LA PELLE DOPO LE VACANZE: IDEE
E CONSIGLI
L’estate è ormai agli sgoccioli e ciò che rimane delle nostre
ferie è lo splendido colorito ambrato della pelle, un’abbronzatura da fare invidia a tutti gli amici che non hanno avuto
la possibilità di staccare dal lavoro. Oltre alle numerose foto
da archiviare sul computer, a noi rimane il piacevole ricordo
delle giornate rilassanti trascorse al mare, sdraiate sul lettino
per ottenere una perfetta pelle baciata dal sole. Ora che siete
tornate a casa, vi sentite vulnerabili di fronte allo stress da
rientro? Vi intimorisce solo il pensiero di essere costrette a
riprendere il lavoro e le altre occupazioni quotidiane oppure
siete preoccupate di veder svanire l’abbronzatura conquistata
con lunghe esposizioni al sole? Vediamo insieme come avere
una pelle perfetta dopo le vacanze e non perdere al tintarella.
PULIZIA DEL VISO
Di sicuro, tra tuffi, acquagym e lezioni di salsa sul bagnasciuga, avrete trascurato abbondantemente la pulizia del viso.
Durante la vacanza, con ogni probabilità avrete rinunciato a
peeling e scrub, limitandovi solo ad una frettolosa detersione.
Il primo trattamento al rientro dalle vacanze deve necessariamente essere la pulizia efficace della pelle. La parola d’ordine
è detergere in profondità i pori ostruiti ed eliminare tutte le
cellule morte che si saranno accumulate durante l’estate. Uno
scrub fatto in casa o acquistato in profumeria risveglierà la
cute donandole splendore e regalandole un aspetto levigato.
CREME E DIETA
Per non provare la noiosa sensazione della pelle che tira,
applicate con costanza la crema idratante. Scegliete un prodotto molto nutriente per la sera e una formulazione dalla
consistenza più leggera per il mattino. Ricordate che per proteggere la pelle dai fattori esterni e dall’invecchiamento, non
basta ricorrere ai migliori cosmetici.
Una dieta sana e purificante vi aiuterà non solo a smaltire
i chili presi durante la vacanza ma garantirà un aspetto pulito
e luminoso alla pelle. Privilegiate una dieta ricca di frutta e
verdura, ricche di principi nutritivi, e bevete almeno 2 litri di
acqua al giorno. Evitate il consumo di cibi grassi e fritti.
I PRODOTTI DA CONSERVARE
E se anche voi iniziate a provare nostalgia per le splendide vacanze estive, vi diamo ancora un consiglio: non mettete
da parte i prodotti doposole per pelle e capelli in attesa della
prossima stagione calda. Svolgono una funzione altamente
idratante quindi potrete adoperarli tranquillamente sul viso
come sostituti della crema. E in più, il loro profumo lascerà
sulla pelle una sensazione di profumata
freschezza che vi riporterà alla mente il
periodo vacanziero.
Le vacanze estive sono un momento
di relax e di svago assoluto, ma sono
anche uno dei periodi in cui si tende
maggiormente a esagerare, a eccedere,
soprattutto a tavola. Ecco perché una
volta ritornati dalle vacanze si impone la
necessità di depurarsi, di disintossicarsi
dagli eccessi, recuperando forma ed equilibrio.
COME DEPURARSI DOPO LE VACANZE: L’ALIMENTAZIONE E IL SONNO
Quando si parte per le vacanze, i nostri ritmi e le nostre
abitudini quotidiane sono completamente “sconvolte”, cosa
questa che in alcuni casi può portarci a perdere il controllo,
specialmente su ciò che mangiamo e sulle quantità di cibo assunte quotidianamente. In vacanza, si sa, si tende a stravolgere i normali orari di pranzo e cena, si mangia molto più spesso
fuori, si fa molta meno attenzione a ciò che si sta ingerendo;
ecco perché una volta tornati dalle ferie è molto più semplice
sentirsi gonfi e pesanti o ritrovarsi con qualche chilo in più.
A contribuire moltissimo al gonfiore “post-vacanze” sono
anche le serate trascorse con gli amici e che spesso ci inducono a bere qualche bicchiere di troppo.
La prima regola, quindi, una volta tornati a casa è quella
di controllare l’alimentazione, adottando una dieta che ci per-
metta di depurarci e di perdere i chili in eccesso senza troppa
fatica o sacrifici.
Una dieta depurativa deve avere al suo centro la frutta e
la verdura, rigorosamente di stagione; largo quindi a mega
insalate e secondi leggeri con abbondanti contorni. Cercate,
invece, di limitare quanto più possibile i cibi troppo conditi o
le cotture troppo lunghe e preferite oltre alla frutta e alla verdura di stagione, i formaggi freschi e le carni leggere (con una
preferenza per quelle bianche), il tutto abbinato ad abbondanti
“dosi” di acqua.
L’acqua, infatti, aiuterà il vostro organismo a depurarsi e a sgonfiarsi; se non
siete amanti dell’acqua potete abbinare
a questa anche delle tisane depurative o
del thè verde, da assumere ovviamente
senza zucchero.
Ottimale sarebbe riuscire a rinunciare per qualche tempo anche al caffè,
all’alcool, alle bevande gassate e alle
sigarette, in maniera tale da consentire al vostro organismo
di depurarsi al meglio e in maniera più efficace.
Fondamentale per depurarsi dopo le vacanze è anche riuscire a recuperare i vecchi ritmi giornalieri, con particolare
riguardo a quelli del sonno; cercate quindi di dormire a sufficienza, più meno sempre le stesse ore per notte e di andare a
letto e alzarvi alla stessa ora per almeno un paio di settimane.
In questo modo aiuterete il vostro corpo a recuperare i vecchi
ritmi e ad affrontare con maggior equilibrio la stagione fredda.
In ultimo non dimenticate di fare un po’ di movimento!
In vacanza si ha la tendenza a poltrire, ecco perché è bene
“attivarsi” immediatamente una volta tornati a casa; non è
necessario eccedere, è sufficiente anche fare una passeggiata di 30 minuti al giorno per recuperare forma ed energia.
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Anno XXXVIII - n. 9 - Settembre 2016
14
periodico indipendente
POLKE ALLA COLLEZIONE PINAULT
Grande festa a Palazzo Grassi per la mostra su
Sigmar Polke, inaugurata dal figlio e la figlia dell’artista scomparso, curata da Elena Geuna e Guy Tosatto, con Monsieur François Pinault, il direttore
Martin Bethenod e l’attuale direttore del Museo di
Versailles Jean-Jacques Aillagon e Caroline Bourgeois, oltre ad alcuni artisti presenti nella mostra
di Punta della Dogana, come Pier Paolo Calzolari,
Fernanda Gomez, Niele Toroni, Peter Dreher, Gosha
Makuga e l’indimenticabile Achille Bonito Oliva.
La mostra a Palazzo Grassi ripercorre l’intera carriera
dell’artista tedesco e raccoglie novanta opere provenienti da Pinault Collection e
altre importanti collezioni pubbliche e private. Una prima e forse l’ultima realizzata in Italia, scomparso nel 2010 all’età di 69 anni che vinse tra l’altro il Leone
d’Oro alla Biennale di Venezia del 1986. Dunque un doppio anniversario come
ha sottolineato Bethenod. “La mostra segna il 75. della nascita dell’artista e il 30.
della sua partecipazione alla Biennale di Venezia, nel 1986, dove fu premiato con
il Leone d’Oro. Sigmar Polke (1941-2010). La mostra ripercorre l’intera carriera
dell’artista dagli anni ’60 agli anni Duemila e la molteplicità delle tecniche utilizzate, dai dipinti ai disegni, installazioni, film, che ruotano attorno al suo estravagante senso “alchemico” di raccontare i fatti che accadono. Un artista molto
particolare non facile, ambiguo e provocatorio che si porta dietro un’epoca di che
l’ha sicuramente traumatizzato. Amante dell’Italia, in molte sue opere ci sono evocazioni e rimandi che lo classificano come un artista della pop art, naturalmente
sbagliando in pieno, dato l’uso che ne ha fatto della materia (colore) e del supporto
(stoffe, plastiche, fili di metallo, oggetti). Influenzabile a tal punto che nelle sue
opere si possono intravedere punti in comune di altri artisti contemporanei (per
tutti vedi Picabia).
Sigmar Polke ( Oels, 13 febbraio 1941-Colonia 10 giugno 2010). Pittore e fotografo, Polke ha sperimentato una vasta gamma di stili, tematiche e materiali. Negli
anni 70 si è concentrato sulla fotografia, ritornando alla pittura negli anni 80, campo nel quale ha prodotto opere astratte, nate dalla reazione sperimentale di pittura
con altri componenti chimici e prodotti vari. Negli ultimi venti anni si è dedicato a
temi storici e alla loro percezione. La famiglia di Sigmar Polke si rifugiò nel 1945
dalla Bassa Slesia, verso la Turingia ed emigrò nel 1953 dalla DDR verso Berlino
Ovest. In seguito si trasferì vicino a Dussseldorf. Giunto nella Germania ovest,
incominciò a frequentare musei e gallerie d’arte e lavorò per un periodo come
89° articolo
LA VERGINE
Eccoci giunti a un’altra puntata della rubrica di
AstroMitologia del Basso Adige. Oggi continueremo
a descrivere la mitologia legata alle costellazioni e al
cielo soffermandoci sulla costellazione associata a
settembre, la Vergine. In astrologia è il sesto segno
dello zodiaco ed è il segno zodiacale delle persone
nate tra il 23 agosto e il 23 settembre. A causa del
fenomeno della precessione degli equinozi, non
esiste quasi più alcuna corrispondenza sulla volta
celeste fra la costellazione astronomica della Vergine
e il relativo segno zodiacale, tranne per pochi giorni
dal 16 al 22 settembre. La Vergine, in latino Virgo,
è una costellazione zodiacale dell’emisfero nord
ed è una delle 88 moderne costellazioni moderne; si
individua con facilità nei mesi fra febbraio e luglio
tra la costellazione del Leone, a ovest, e quella della
Bilancia, a est. È la seconda costellazione più grande
del nostro cielo, dopo quella dell’Idra, ed è stata per
millenni associata al periodo dei raccolti come la
mietitura, da cui deriva il nome della sua stella più
apprendista in una vetreria di Düsseldorf, fra il 1959
e il 1960. All’età di venti anni entrò nell’Accademia
d’Arte di Düsseldorf (Kunstakademie Düsseldorf),
dove studiò dal 1961 al 1967, con maestri quali Karl
Otto Goetz, Gerhard Hoeme e Joseph Beuys, dal quale venne profondamente influenzato. Morì il 10 giugno 2010 all’età di 69 anni.
A Punta della Dogana invece si è aperta “Accrochage”, curata da Caroline Bourgeois che ha voluto concentrarsi su opere cosiddette “minimaliste, alla ricerca
quasi ossessionante del vuoto, attraverso il colore bianco che viene esaltato quale elemento compositivo. Una filosofia – come la stessa curatrice ci spiega – con settanta lavori esposti “che sono il risultato di un gesto minimale, che evoca sia una ricerca del vuoto sia una mise en abyme della storia dell’arte”. Tutte le opere, e diciannove dei trenta artisti, sono presentati per la prima volta
in una mostra della Collezione Pinault: da Pier Paolo Calzolari a Tacita Dean, Pierre Huyghe, On Kawara, Louise Lawler, Sol LeWitt, Goshka Macuga, Fabio Mauri, Philippe Parreno, Charles Ray, Thomas Schütte, Tino Sehgal, Haim Steinbach,
Niele Toroni, Günther Uecker, Dewain Valentine, Franz West, Cerith Wyn Evans.
Il titolo “Accrochage” rispecchia la scelta di presentare una selezione di lavori
appartenenti alla Pinault Collection, includendo artisti contemporanei riconosciuti
e talenti emergenti, senza imporre un punto di vista. Il visitatore è invitato a interpretare ogni opera con la propria sensibilità, scoprendo, lungo le sale espositive,
i rimandi tra le opere.
La mostra propone i lavori di trenta artisti, ventuno dei quali sono presenti per la
prima volta in una mostra della Pinault Collection – Absalon, Nina Canell, Tacita
Dean, Peter Dreher, Fernanda Gomes, On Kawara, Edward Krasiński, Guillaume
Leblon, Sol LeWitt, Bernd Lohaus, Goshka Macuga, Fabio Mauri, Prabhavathi
Meppayil, Michel Parmentier, Florian Pumhösl, Tino Sehgal, Haim Steinbach,
Niele Toroni, Günther Uecker, DeWain Valentine, Cerith Wyn Evans – mentre
nove sono artisti storici della collezione – Pier Paolo Calzolari, Pierre Huyghe,
Louise Lawler, Jean-Luc Moulène, Henrik Olesen, Philippe Parreno, Charles Ray,
Thomas Schütte e Franz West.
Caterina Berardi
Venezia. Palazzo Grassi /Punta Punta della Dogana. Sigmar Polke (fino 6
Novembre 2016). Gli Artisti della collezione Pinault (fino 20 Novembre 2016).
luminosa “Spica”, e la vendemmia.
Le stelle principali della Vergine sono sei e sono
Spica, Porrima, Vindemiatrix, Heze, Minelauva e
Zavijava. Spica, o α Virginis, è la stella più brillante
della Costellazione nonché la quindicesima stella più
luminosa del cielo; è di un colore azzurro intenso e
dista dal nostro Sole 262 anni luce. Essa raffigura
una spiga di frumento in mano alla Vergine e insieme
ad Arturo e Denebola costituisce uno dei vertici del
Triangolo di Primavera dove rappresenta il vertice più
meridionale. Porrima, o γ Virginis, è una stella binaria
di colore giallastro, la seconda più luminosa della
Costellazione e dista 39 anni luce
da noi; Vindemiatrix, o ε Virginis, è
una stella gigante gialla e dista 102
anni luce dal nostro Sistema Solare;
Heze, o ζ Virginis, è una stella
bianca che dista 73 anni luce da noi;
Minelauva, o δ Virginis, è una stella
gigante rossa distante 202 anni luce;
Zavijava, o β Virginis, è una stella
nana bianco-gialla gialla distante 36 anni luce dal
nostro Sole. Trovandosi lontano dalla scia luminosa
della Via Lattea, nella Vergine sono osservabili
molti gruppi di galassie, anche grazie alla presenza
dell’Ammasso della Vergine, il più vicino ricco
ammasso di galassie che conosciamo individuabile
nella parte settentrionale della costellazione. Tra le
galassie più brillanti spicca M87, chiamata anche
Virgo A, una galassia ellittica gigante tra le più grandi
conosciute che domina l’Ammasso della Vergine; essa
potrebbe possedere fino a 15.000 ammassi globulari
di stelle e dal suo nucleo parte un potente getto di
materia, verosimilmente generato da un buco nero
supermassiccio. Un’altra galassia degna di nota è
Galassia Sombrero, nota anche come M104, una
delle più famose galassie a spirale posta nella parte
meridionale della Costellazione. Per via della sua
bellezza, essa è una delle galassie più fotografate
del cielo. Inoltre, nella Vergine, sono presenti diversi
sistemi planetari tra cui il più ricco è quello di 70
Virginis, che possiede un pianeta gigante gassoso
simile al nostro Giove con una massa rispettivamente
di sette masse gioviane, e la pulsar PSR B1257+12,
una piccola stella di neutroni, nota per possedere tre
pianeti, con masse comprese fra un quarto e quattro
volte la massa di Giove. Parlando
di mitologia, l’origine di questa
Costellazione è incerta; nei decenni
è stata associata con quasi ogni dea
famosa, tra cui Demetra, Iside, e
Atena. Secondo una versione, la
Costellazione raffigura Astrea, la
dea della giustizia (e per questo
la Bilancia, lo strumento della
giustizia, si trova lì vicino) la vergine figlia di Giove
e della dea Temi, dea dell’ordine. Essa, secondo la
leggenda amministrava il mondo in modo saggio,
finché gli uomini diventarono così intrattabili che
si ritirò disgustata nei cieli e divenne l’attuale
Costellazione. Spesso la Vergine è associata anche
con Persefone, la dea della primavera moglie del
dio degli Inferi Plutone, perché la costellazione è
principalmente visibile nei mesi primaverili. Nel
prossimo numero della rubrica continueremo a parlare
della mitologia legata alle costellazioni e al cielo del
mese. Arrivederci al prossimo mitologico numero!
Gianluigi Viviani
periodico indipendente
Anno XXXVIII - n. 9 - Settembre 2016
15
ELIA VIVIANI, MEDAGLIA D’ORO A RIO, NEL 2004, A 15 ANNI,
HA VINTO IL CIRCUITO DI FERRAGOSTO DI LEGNAGO
Elia Viviani, classe 1989,
ciclista su strada e pista che
corre per il Team Sky è professionista dal 2010. Su pista
ha vinto cinque titoli ai campionati europei Elite, tredici campionati italian, due
megaglie d’argento e una
di bronzo ai campionati del
mondo e la medaglia d’oro
nell’omnium alle Olimpiadi
di Rio de Janeiro 2016.
Il Basso Adige, allora in bianco e nero, dell’agosto 2004.
Elia Viviani nell’agosto
2004 ha vinto il tradizionale circuito di Ferragosto in
volata. La tradizionale corsa ciclistica del Ferragosto
legnaghese è sparita da tre
anni Il 50° circuito di Città di Legnago si è svolto il
21 settembre 2014 ed era
riservato alla categoria esordienti.
A.N.
ELIA VIVIANI, IL VALLESANO ORO OLIMPICO A RIO DE JANEIRO
“Che soddisfazione, che gioia grande per
Viviani. Oggi più che mai sono orgoglioso di
essere il Sindaco di Oppeano e di un campione
di sport e di umiltà qual è Elia”, commenta
commosso Pierluigi Giaretta, il Sindaco di
Oppeano, paese del campione olimpico di Rio.
Qui vi abita con la famiglia, la mamma Elena e
il papà Renato e i fratelli Luca e Attilio, anche
loro grandi sportivi; una famiglia semplice, che
ha sempre sostenuto il giovane ciclista, con
sacrificio, umiltà, tanta gioia e tanto orgoglio.
“Da appassionato di sport, amante della
bicicletta e da grande fan di Viviani, seguo
da anni la sua preparazione, cioè da quando è
ragazzino e correva nel G1 e G2 e ho capito
che si sarebbe differenziato da molti altri
sportivi, perché veramente Elia ha una marcia
in più. So per certo che ha preparato questa
Olimpiade lavorando su ogni singolo dettaglio.
La vittoria è perciò stata più che meritata”,
sottolinea Giaretta.
FOTO NAVARRO
IL MAESTRO DI PUGILATO
LUCIANO BUFFO PREMIATO
NELLA TERZA EDIZIONE DEL
LEGNAGO SPORT FESTIVAL
Il primo cittadino, che ha assistito in diretta
la scorsa notte alla gara di Omnium maschile
alle Olimpiadi di Rio che ha fatto di Viviani
un Oro olimpico, si lascia andare ai commenti.
E’ orgoglioso che tra i suoi concittadini via
sia questo grande campione del ciclismo su
pista, che ha guadagnato la vittoria in una
competizione da batticuore dopo la brutta
caduta a 108 giri dalla conclusione della gara
a punti decisiva e che Elia ha vinto sapendosi
rialzare e rimettendosi in gioco con tutta
la competizione agonistica e tenacia che
contraddistingue un vero campione.
“Per il nostro Comune, come per il mondo del
ciclismo su pista, il 15 agosto 2016 rimane
una data indimenticabile”, sottolinea Giaretta;
“Con il fan club, gli amici, i residenti, anche noi
amministratori comunali vogliamo festeggiare
Elia al suo rientro da Rio, facendogli sentire
con entusiasmo e gioia la nostra vicinanza”.
Michela Saggioro
IL LEGNAGO TORNA NEL
GIRONE C DELLA SERIE D
Il Legnago in festa dopo aver battuto la Calvi Noale.
Il Legnago è tornato nel girone C della
serie D con Abano, Altovicentino, ArzignanoChiampo, Belluno, Calvi Noale, Campodarsego, Carenipievigina, Cordenons, Este,
Mestre, Montebelluna, Tamai, Triestina,
Union Feltre, Vigasio, Vigentina, Virtus
Vecomp Verona. Di rilievo la presenza della gloriosa Triestina, l’ex squadra di Nereo
Rocco, con un’importante tradizione anche
nella massima serie. Il Legnago il 13 agosto
ha vinto il Memorial Bubola battendo la Virtus Vecomp per 2-1. Queste le partite dell’andata del Legnago di mister Andrea Orecchia
A.N.
4 settembre
Tamai - Legnago
3-0
11 settembre
Legnago - Calvi Noale
2-0
18 settembre
Belluno - Legnago
25 settembre
Legnago - Triestina
2 ottobre
Mestre - Legnago
9 ottobre
Legnago - Vigasio
16 ottobre
Montebelluna - Legnago
23 ottobre
Legnago - Abano
30 ottobre
Campodarsego - Legnago
6 novembre
Legnago - Virtus
13 novembre
Eclisse Piev. - Legnago
20 novembre
Legnago - Cordenons
27 novembre
Legnago - Feltre
4 dicembre
Vigontina - Legnago
8 dicembre
Legnago - Este
11 dicembre
Arzignano - Legnago
18 dicembre
Legnago - Altovicentino
Passione Collaborazione Innovazione Sviluppo
Sono i nostri valori.
La premiazione in piazza Garibaldi di Luciano Buffo il 10 settembre 2016.
Il maestro benemerito Luciano Buffo, responsabile dell’Accademia Pugilistica di Legnago fondata nel 1970 è stato premiato come
«atleta dell’anno» dall’assessore allo sport
Tommaso Casari, presenti la sindaca Clara
Scapin e Cristina Bisin consigliere delegata
alla promozione sportiva nel corso della terza
edizione del Legnago Sport Festival.
A.N.
Da sempre crediamo che prestazioni
eccellenti e innovazione tecnologica
siano le qualità migliori per un’azienda,
ma sappiamo che per essere forti abbiamo
bisogno di valori: lavoro di squadra,
cooperazione, partecipazione e interazione
con i nostri clienti sono indispensabili
per raggiungere insieme gli obiettivi più
ambiziosi. www.grafichestella.it
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Anno XXXVIII - n. 9 - Settembre 2016
periodico indipendente
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