guzzo venicio
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Attualità periodico indipendente hotel • ristorante • meeting Anno XXXVIII - n. 9 - SETTEMBRE 2016 - distribuzione gratuita www.ilbassoadige.it - e-mail: [email protected] - 37045 Legnago (Verona) ... E NON C’È NIENTE DA CAPIRE NUOVE POLEMICHE SU UN VECCHIO PLEBISCITO di Andrea Panziera Inizio giugno 2016. “L’ economia italiana è destinata a guadagnare forza”. Lo afferma l’OCSE , che nel suo Economic Outlook conferma le stime di febbraio e vede un PIL in crescita dell’1% nel 2016 e dell’1,4% nel 2017. Pur con una accentuazione più prudente negli stessi giorni il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco nelle sue Considerazioni Finali esprime il medesimo concetto, parlando di “chiari segnali positivi” anche se “si deve e si può fare di più”. In tema di lavoro la previsione dell’OCSE per il 2016 parla di un tasso di disoccupazione all’11,3%, con una ulteriore discesa al 10,8% nel 2017. Fine agosto 2016. Media quasi unanimi: “Un’Italia a crescita zero fino alla fine dell’anno? ipotesi possibile, soprattutto alla luce del deludentissimo dato del PIL nel trimestre aprile-maggio- giugno, che potrebbe rivelarsi foriero di analogo andamento nel secondo semestre. Se così fosse, la crescita si fermerebbe allo 0,6%, esattamente la metà di quanto previsto dal Governo e con un effetto di trascinamento negativo anche per l’inizio del 2017.” A quale dei due scenari dobbiamo credere? Citando il Magnifico, verrebbe da dire “del doman non v’e’ certezza”. Siccome la complessità della situazione appare tale da risultare del tutto mutevole in quanto soggetta a cambiamenti di scenario spesso repentini, mi asterro’ dall’aggiungermi al coro dei pessimisti per interesse o degli ottimisti ad oltranza. Anche perché il quadro di fondo mi sembra abbastanza evidente da tempo, fatta ovviamente eccezione per il recente terremoto e forse per l’aggravarsi della crisi dei migranti, con l’Italia lasciata più o meno sola ad accogliere la marea di disperati che ogni giorno si riversano sulle sue coste o vengono salvati in mare. Le ultimissime statistiche di fonte ISTAT non modificano in modo significativo il trend di breve-medio termine, ma ormai qualche decimale di PIL in più ( come in questo caso dopo la marginale revisione al rialzo del primo semestre) o in meno dà la stura al solito e ormai insopportabile scontro fra maggioranza e opposizione sui successi o sui fallimenti dei provvedimenti dell’Esecutivo. Probabilmente quando saranno noti i dati sull’andamento della stagione turistica, che tutti ritengono molto positiva, l’obiettivo della crescita all’1% per l’anno (continua a pag. 3) di Alberto Costantini Sinceramente mi aspettavo che questo 2016, 150° dell’unione del Veneto all’Italia, sarebbe stato adeguatamente commemorato, dalla cultura e dalla politica, ma soprattutto avrebbe incoraggiato una discussione su quello che ha rappresentato questo secolo e mezzo per noi veneti. Invece, niente, o quasi. Anzi, no: recentemente anche la stampa nazionale s’è occupata della polemica sulla presunta “truffa” del Plebiscito che nell’ottobre 1866 sancì l’annessione al Regno d’Italia della nostra regione. Fu un vero atto di democrazia, sia pure nei limiti in cui allora si concepiva questo termine, o un maldestro specchietto per allodole? Riepilogando, all’Italia, alleata della Prussia, erano state promesse le province venete come compenso di una vittoria contro l’Austria, con l’intesa, importante visto che siamo anche ad un secolo dalla Prima Guerra Mondiale, che se gli italiani fossero riusciti a occupare il Trentino, avrebbero potuto conservare le loro conquiste. Come sappiamo, la circostanza non si verificò, perché gli italiani furono battuti a Custoza e a Lissa, e Garibaldi, ormai alle porte di Trento, fu fermato dalla tregua firmata dai prussiani e accettata dal Governo italiano. Anche se l’Austria era ormai rassegnata alla perdita della sua provincia meridionale, non mancò di infliggere una piccola umiliazione all’Italia, cedendo il Veneto alla Francia, che a sua volta l’avrebbe passato ai Savoia. I francesi pretesero che il passaggio avvenisse tramite una consultazione popolare, al fine di accertare l’effettiva volontà dei veneti. (continua a pag. 5) Messaggio pubblicitario con finalità promozionale. 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E NON C’È NIENTE DA CAPIRE corrente sarà meno lontano di quanto molte stime oggi lo ritengono improbabile, ma in qualsiasi caso i termini della questione rimarrebbero immutati. Nel corso del recente Forum Ambrosetti sono emerse con estrema chiarezza due cose: 1) alla fine in un modo o nell’altro anche il 2016 sarà di qualche frazione migliore del 2015, con le medesime caratteristiche e connotazioni numeriche che si ripetono di anno in anno dal 2012 ad oggi 2) con questo passo e a questi ritmi le distanze fra noi e gli altri sono destinate ad allargarsi o, nella migliore delle ipotesi, a rimanere invariate. A mio avviso parlare di politica economica inconcludente o di provvedimenti poco efficaci non solo appare riduttivo e vero solo in minima parte, ma spesso cela la totale mancanza di proposte alternative credibili e soprattutto concretamente praticabili. Una analisi corretta e non di parte dovrebbe partire non da spot o slogan ad usum delphini ma da un quadro realistico del Sistema Italia e dalle carenze, ritardi e ostacoli che ci penalizzano nel confronto con i competitors continentali e con i più importanti players economici internazionali. Se l’approccio è invece quello scontro a prescindere, il confronto si traduce in sterile contrapposizione, invettiva, bagarre mass mediatica che ha come unico risultato quello di allontanare i cittadini da tutto ciò che anche lontanamente odora di politica. Detto questo, se rimane anche solo una recondita intenzione di far prevalere la ratio sulla pugna , è intellettualmente onesto non dimenticare mai un dato di fatto incontrovertibile: cinque anni fa eravamo un Paese praticamente in default, salvato probabilmente perché il nostro fallimento avrebbe provocato un cataclisma a livello mondiale. Insomma, too big to fail. Da allora, a dispetto della retorica de “l’Italia è un Grande Paese” non siamo mai veramente usciti da una condizione emergenziale, cercando accuratamente di usare il meno possibile questa locuzione perché in termini di riscontro elettorale è foriera di risultati catastrofici. Chi, come me, ha da tempo i capelli bianchi sicuramente ricorda Ugo La Malfa, uno dei padri della Repubblica e segretario del Partito Repubblicano. Egli, dopo l’ubriacatura del boom economico , ebbe il torto di parlare della necessità di una politica di Austerità, di redditi agganciati alla produttività dei fattori, di programmazione, tutti elementi necessari per tenere l’Italia al passo degli altri Paesi. Aveva ragione quasi su tutto, ma il suo consenso elettorale non superò mai il 4% e passò alla Storia come la Cassandra menagramo del Parlamento. È peraltro vero che la scaturigine dei nostri problemi non va ricercata solo negli ultimi 15 anni. Se dopo un secolo e mezzo si parla ancora di Questione Meridionale è evidente che, parafrasando Eduardo, le soluzioni non arrivano mai. Ma qualche volta un sano bagno di realismo, non nascondendo con lustrini e pajllettes qualche pezza che portiamo da tempo sul fondo-schiena, non potrebbe far altro che bene. Qualche esempio? Ometto di dilungarmi sul nostro Debito Pubblico, che in % rispetto al PIL è quasi il doppio della Germania ed il 30% in più della Spagna; stendo un velo pietoso sull’efficienza della nostra P.A., che conosce livelli di assenteismo non paragonabili con quelli di qualsiasi Nazione occidentale; preferisco tacere sui tempi della Giustizia, in primis quelle civile. Ma non posso esimermi nel ricordare che in Europa siamo da decenni agli ultimi posti per produttività, con un divario tendenzialmente crescente. Da noi il merito e la performance individuale rimangono para- PREOCCUPA LO STATO D’INTASAMENTO NATURALE DEL FIUME GUÀ, NEL BASSO VERONESE LETTERA ALLA REGIONE VENETO DEL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA Il fiumi ci sono, e, come tali, vanno curati, se non fosse anche per i benefici, che traiamo dalle loro acque. Sono, poi, come il denaro, che, se usato bene, dà benefici, se impiegato male, crea guai. Un corso d’acqua o un fiume non dovutamente curati possono essere causa, in momenti di precipitazioni eccessive, di gravi disastri idrogelogici, disastri, peraltro, che, presentandosi sempre più spesso, purtroppo, bene conosciamo. Parliamo del fiume Guà, fortemente ostruito da alberi e vegetazione varia, sui suoi argini. La cosa non poteva non creare apprensione nel presidente della Provincia di Verona, Antonio Pastorello, al tempo, presidente dei Comuni Adige-Guà e del Comune di Roveredo di Guà, che ha inviato una lettera in merito al presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, molto attento, del resto, al tema ambiente, e all’assessore regionale all’Ambiente e alla Protezione Civile, Giampaolo Bottacin, e ad altre Autorità, unendo alla stessa fotografie, riproducenti il pericoloso stato del fiume Guà. Nella lettera, datata 17 agosto 2016, Pastorel- lo, scomodando perfino la poesia, in lode alle acque bene curate, evidenzia come, nelle zone di Roveredo di Guà e di Pressana, abbiano già avuto luogo alcuni interventi, mentre altri urgono d’essere eseguiti nei territori di Cologna Veneta, Zimella e Lonigo, sino al confine vicentino. Dopo avere sottolineato, come un Guà in piena generi terrore, Pastorello ha ulteriormente scritto: “ritengo doveroso sollecitare un incisivo intervento, perché se riuscissimo ad essere lungimiranti e a prevenire tali situazioni, potremmo tranquillizzare le popolazioni, residenti nei nostri territori. Aspetto fiducioso una risposta affermativa, atta ad allontanare la “spada di Damocle”, che noi cittadini ed amministratori del territorio, ci troviamo sulla testa”. Ottima iniziativa quella descritta, che ci auguriamo trovi al più presto la dovuta soluzione, non solo in vista del prossimo autunno, con le sue piogge, ma anche per confermare il senso di rispetto dell’ambiente e del suolo, che agli stessi, con riconoscenza dobbiamo. Pierantonio Braggio metri non significativi per il percorso professionale. Il tema è stato spesso messo al centro del dibattito di politica economica, il deficit di competitività ha trovato puntuale riscontro in tutti gli atti ufficiali degli Organismi internazionali ma alla fine non sono state intraprese misure adeguate per migliorare la situazione. Dopo l’esperienza in gran parte positiva degli sgravi contributivi alle imprese per le assunzioni a tempo indeterminato, gli ultimi indirizzi di politica fiscale sembrano finalmente virare sul versante degli incentivi collegati ai risultati, raddoppiandone l’ammontare e rendendoli strutturali. Da parte sindacale l’accoglienza pare fredda, in qualche caso gelida, e si ripropongono aumenti salariali a tutti e a prescindere. Analogo discorso riguarda il modello di sviluppo che si vuole adottare per i prossimi anni. Jeremy Rifkin, sicuramente un economista da tutti considerato progressista e per certi versi visionario, in una recente intervista ha lodato l’intenzione dell’Esecutivo di trasformare il sistema italiano puntando sulla sharing economy e sulla rivoluzione digitale. Ho la sensazione che la gran parte dei modelli alternativi , indipendentemente dal colore politico o dalla declamata professione di novità, ripropongano soltanto un assistenzialismo generalizzato che si è rivelato fallimentare ovvero un liberismo radicale con venature antisociali. Allora perché stupirsi se da anni lottiamo ogni trimestre per la conquista di un decimale di PIL? Se siamo agli ultimi posti come destinatari di investimenti esteri? Se la prossima scadenza referendaria può far ripiombare il Paese in stress da spread? se ci pensiamo bene è tutto scritto nel nostro passato e nel nostro presente e, come direbbe De Gregori, non c’è niente da capire. periodico indipendente www.ilbassoadige.it e-mail: [email protected] FONDATO NEL 1979 Direttore responsabile:ROBERTO TIRAPELLE Direttore editoriale: GIANNI GALETTO Autor. 462 del 25.05.1979 Tribunale di Verona. Sede in Legnago (VR) - Via Monache, 4 Pubblicità tel. 349 3157148 Grafica, impaginazione e stampa: Grafiche Stella s.r.l. - Legnago (VR) “Il Basso Adige” è portavoce dell’Associazione Culturale “Il Basso Adige”, fondata con atto notarile 6812 del 18.09.1984, reg. a Legnago il 20.09.1984 il cui Consiglio Direttivo è così composto: Presidente: Gianni Galetto; Vice Presidente: Francesco Occhi; Segretario: Giuseppe Mutti; Consiglieri: Armandino Bocchi, Renzo Peloso Anno XXXVIII - n. 9 - Settembre 2016 4 periodico indipendente PARAFARMACIA Dott.ssa Caterina Girardello Piazza Garibaldi - Angolo Via G. Matteotti - Legnago - Tel. 0442 601770 ERBORISTERIA • OMEOPATIA • SANITARIA • DERMOCOSMESI PIANTAGGINE, DONO DELLA NATURA! DESCRIZIONE E ORIGINE DELLA PIANTAGGINE La piantaggine è un stupendo dono che la natura ha fatto all’uomo e di cui pochissime persone oggi giorno conoscono le numerosissime proprietà officinali, viene solitamente considerata una semplice e inutile erbaccia infestante, da sradicare ed estirpare quanto prima dal proprio campo, o giardino. In pochi infatti conoscono le sue applicazioni in campo salutistico: la piantaggine è di fatto una delle migliori alleate dell’uomo in caso di ferite, irritazioni cutanee, punture d’insetto e un valido aiuto per una lunga serie di patologie dell’apparato respiratorio. Inoltre la piantaggine è commestibile e può essere usata cruda da sola, o per comporre insalate in abbinamento con altre erbe oppure cotta. E’ una pianta erbacea perenne, cresce spontanea ai margini delle strade, nei campi incolti , nei pascoli dell’Europa centrale e settentrionale e nel Nord Africa. Questa pianta, da sempre presente nella vita quotidiana delle persone e data la sua facile reperibilità, è entrata a far parte delle pratiche mediche popolari. Il nome deriva dal termine latino Planta per la forma delle foglie che ricorda la pianta del piede ma anche per l’uso che ne facevano i viandanti. Questi avevano l’abitudine di applicare le foglie fresche direttamente sulla cute lesionata dal cammino oppure la utilizzavano anche come antidoto contro i morsi di serpenti e scorpioni ed è stata usata in Europa sin dai tempi dei Greci e dei Romani. La piantaggine è indicata per trattare la tosse associata alle bronchiti ed alle infezioni delle prime vie aeree. Tra i componenti funzionali è da rimarcare l’attività delle mucillagini, costituite principalmente da polisaccaridi, che hanno un’azione emolliente e lenitiva che esplicano grazie alla loro capacità di legare una notevole quantità di acqua e di generare geli fluidi (idrocolloidi): a contatto con la cute o con le mucose della gola formano un film sottile, elastico, trasparente, che è in grado di cedere acqua alla superficie di queste strutture biologiche. Le mucillagini possono cedere acqua ai tessuti, senza sottrarla, anche in condizioni di temperatura ambientale elevata, bassa umidità, secchezza e stati irritativi. Assicurano pertanto una continua idratazione delle mucose, delle superfici epiteliali e delle secrezioni che queste produ- Da sinistra: Dott.ssa Tedesco Chiara, Dott.ssa Girardello Caterina, Dott.ssa Ferrante Marzia. cono. I risultati di studi clinici e farmacologici sembrano confermare l’attività emolliente, espettorante, lenitiva e spasmolitica della Piantaggine giustificandone l’uso nel trattamento sintomatico della tosse e delle infezioni respiratorie delle prime vie aeree. Considerando l’ottima tollerabilità ne viene raccomandato l’uso nel trattamento della tosse specialmente nei bambini. I componenti caratteristici della piantaggine conferiscono pertanto a quest’ultima delle potenti proprietà antiinfiammatorie, emolliente, spasmolitiche ed antitussive. Se ne sconsiglia il consumo a chi fa uso di farmaci anticoagulanti, o coagulanti, in quanto la piantaggine può interferire nel primo caso e potenziare l’effetto del farmaco nel secondo. Se ingerita in quantità elevata la piantaggine può provocare stitichezza. LE DOTT.SSE DELLA PARAFARMACIA GIRARDELLO SONO A VOSTRA COMPLETA DISPOSIZIONE PER QUALSIASI CHIARIMENTO SEGUICI SU FACEBOOK “SULLE VIE DELLE GRANDI VALLI VERONESI” - IL BASSO ADIGE SI PRESENTA, IL 9 OTTOBRE 2016, NEL PALAZZO DELLA GRAN GUARDIA UN TERRITORIO, RICCO DI AGRICOLTURA, DI TRADIZIONI, DI BELLEZZE NATURALI, DI ARTE E DI STORIA Non è accettabile che a pochi chilometri dalla Città scaligera, vi sia un territorio dalle grandi risorse, ricco di buona volontà, di agricoltura, di natura, di tradizioni, di arte e di storia, assolutamente poco conosciuto dai veronesi e, tanto meno, dai numerosi turisti, in visita alla città scaligera. Veronesi e turisti, che vi troverebbero, fra l’altro, alta cucina dalle ricette antichissime ed ottima ospitalità. Un territorio – 909.690 kmq e 148.965 abitanti – tutto verde, che è diretta derivazione di ripetute, in tempi dimenticati, divagazioni del fiume Adige, talché, le terre dallo stesso create, sono la base principale per la coltivazione del notissimo “Radicchio Rosso di Verona” e della “Patata dorata”, nonché di altre pregiate verdura e frutta. Curano la manifestazione “Sulle vie delle Grandi Valli veronesi” la Pro Loco di Casaleone – presidente: Enrica C. De Fanti, [email protected] e 333 251 0 947, l’Associazione Italiana Farfalle no profit, Sanguinetto, Verona, presidente: dott.ssa Daniela S. Mecchi, 338 605 4 226, e il Consorzio Tutela Radicchio Rosso, Legnago, presidente: Cristiana Furiani, Si tratta d’una manifestazione a grande respiro e adatta a visitatori di tutte le età, con momenti di condivisione e di allacciamento di nuove relazioni, per fare conoscere i luoghi, gli usi, i prodotti e la vita campestre del verde e produttivo Basso Veronese. Il 9 ottobre, domenica, alla Gran Guardia, a partire dalle ore 9,30, gente e realtà della campagna basso-atesina si faranno conoscere, invitando il visitatore a recarsi “a casa nostra”, per condividere momenti di quotidianità, specialmente nel prossimo 2017... Durante la manifestazione, avranno un posto di evidenza informazioni su musica, cultura, arte, benessere, cucina, su ottimi prodotti agricoli, su momenti di ristoro, il tutto addolcito da una torta, appena sfornata, abbinata ad una bevanda, mai sinora assaporata, nonché su possibili giornate o pernottamenti nelle terre – ovviamente, anche in agriturismi – del Basso Adige, dove sarà benvenuto anche un solo visitatore di passaggio... Durante la manifestazione, alla Gran Guardia, avranno luogo i convegni: “A tavola, con i cibi delle Valli Garndi veronesi, per la salute e la prevenzione, con la buona alimentazione” e “Il patrimonio archeologico delle Valli Grandi veronesi fra ricerca, valorizzazione e progetti didattici”. Non mancheranno, fra le altre iniziative, sempre in Gran Guardia, “Risòtto al Radicchio Rosso di Verona”, uno speciale “Show cooking”, la “Bótéga déle Ciàcole”, un’escursione in bicicletta, attraverso le vie di Verona, organizzata dall’Associazione degli Amici della Bicicletta di Legnago, e, non ultima, un’asta a scopo di beneficenza. L’evento del 9 ottobre si preannuncia molto frequentato, per l’aria innovativa, che lo stesso intende portare, per diffondere la conoscenza di genti e di terre dalla grande tradizione e dal grande impegno lavorativo, che, da sempre, hanno contribuito e contribuiscono efficacemente alla positiva evoluzione economica e sociale del Veronese in generale. Pierantonio Braggio LEGNAGO - Via Matteotti, 94 - Tel. e Fax 0442 601749 periodico indipendente Anno XXXVIII - n. 9 - Settembre 2016 5 (segue da pag. 1) NUOVE POLEMICHE SU UN VECCHIO PLEBISCITO Non era una novità: i plebisciti avevano giustificato la nascita del Secondo Impero di Napoleone III, e sancito l’unione dell’Italia centrale e del Napoletano al nuovo Regno, oltre alla perdita di Nizza e della Savoia. La consultazione si tenne nei giorni 21 e 22 ottobre e sulle modalità con cui si svolse, anche la storiografia ufficiale ha steso un velo pietoso: in primo luogo, infatti, non veniva proposta ai votanti alcuna alternativa reale; inoltre le pressioni per un’affluenza massiccia e per un’espressione in senso favorevole all’annessione furono pesantissime, quasi ossessive: il Comitato centrale Veneto, che riuniva gli ex “cospiratori” anti-austriaci, esortò ad accorrere numerosi alle urne, guardandosi dalle “insidiose suggestioni di coloro, i quali, specialmente in tale occasione, tentassero di suscitare divisioni e lotte di partito, od istigassero all’astensione dal voto”. Nei mesi prima, erano stati distribuiti minacciosi biglietti a tutti i non allineati in senso patriottico, di questo tenore: “Signore, vi sono dei momenti ne’ quali per certe persone non esiste miglior partito che quello di farsi dimenticare. Ella è una di queste.” Messaggio pervenuto, forte e chiaro, come si vide allo spoglio. Il plebiscito si svolse anche a Montagnana, il 21 ottobre, e così commentano acidi gli Annali delle Figlie del Sacro Cuore: “Ed anche le nostre, per non inasprire vieppiù le parti avverse, dovettero arrendersi all’invito o piuttosto al comando, d’illuminare alla sera le finestre che prospettavano sulla pubblica via”. Non bastasse questo, non vi era alcuna garanzia della segretezza e quindi della libertà del voto, dato che era possibile identificare chiunque si fosse espresso in modo contrario alle aspettative. I risultati andarono ovviamente incontro alle attese, dando 647.246 voti favorevoli e 69 contrari, e la stessa sproporzione dei numeri dimostra la goffaggine con cui fu condotta tutta l’operazione: lasciando almeno un simulacro di libertà di scelta, si sarebbe ottenuta ugualmente una maggioranza; così, invece, molti si chiesero – e noi stessi ci chiediamo – come fosse possibile che fra ex militari austriaci, clero, cattolici temporalisti, federalisti ad oltranza, bastian contrari per natura, non si fossero trovate in tutto il Veneto che 69 persone disposte a votare contro i Savoia? Ma l’aspetto più grottesco dell’operazione fu il proliferare di targhe commemorative in pietra e in bronzo a ricordo del glorioso evento… Come si diceva, oggi ben pochi negano il carattere totalmente antidemocratico di quel plebiscito, giustificandolo peraltro con il fatto che era solo una formalità, e che comunque i ceti dirigenti si erano già espressi in modo inequivocabile per l’annessione, e i ceti inferiori, come al solito, si accodarono. In questo, intendiamoci, c’è del vero: a nessuno interessava realmente cosa pensasse il contadino, spesso analfabeta e perpetuamente sull’orlo della miseria, che costituiva il veneto-tipo di allora. Le decisioni vennero dunque prese tutte quante dai “siori”, e questi, almeno dal ’48-49, erano convertiti alla causa sabauda. Ma immaginiamo, per assurdo, di aver interpellato un suddito veneto di allora sulle sue reali aspirazioni; quale sarebbe stata la sua risposta? Sicuramente avrebbe desiderato una società più giusta, una più equa distribuzione della ricchezza e degli oneri, niente leva militare, una tassazione compatibile almeno con la sopravvivenza. Qualcuno, ascoltando i discorsi dei vecchi di casa, poteva anche ricordare i bei tempi in cui “Co’ San Marco governava /se disnava e se zenava”. Quanto al dominio austriaco, inizialmente non era stato vissuto male, soprattutto per il paragone con le devastazioni e le brutali esazioni napoleoniche, che avevano spinto un popolo mite e disciplinato a darsi al brigantaggio (1809). Poi, soprattutto dopo il ’48, i rapporti erano peggiorati, ma comunque, come scriveva un funzionario austriaco, il contadino “ligio ai suoi usi ed alla sua credenza, limita le sue aspirazioni entro il recinto della casa e del campo da lui coltivato e non subisce l’influenza malefica del partito del disordine”. E il Professor Gnad, che insegnava tedesco nelle nostre scuole, riportava così le considerazioni di un contadino: “la politica è solo per i signori. Per noi contadini vale sempre il detto: tasse qua, tasse là, soldati qua e soldati là. Se lo facciamo per Vittorio Emanuele o per Francesco Giuseppe è indifferente”. Il che era vero, ma fino ad un certo punto. Per quanto non leggessero giornali, quelli erano andati a lavorare oltre il Po, che segnava allora il confine fra il Regno d’Italia e l’Austria, quando tornavano ne avevano di belle da raccontare: poco lavoro e mal pagato, crisi economica, persecuzione religiosa, vescovi deportati in Sardegna, terreni dei comuni o della Chiesa espropriati e venduti per un tozzo di pane agli “amici degli amici”, proprietari terrieri sempre più arroganti, senza neppure il blando controllo di un’autorità ostile ma temuta com’era l’Austria, leva militare, codici penali più feroci di quelli asburgici, scarsissima autonomia alle comunità locali, e soprattutto tasse, tasse nuove, bizzarre e inusitate. Se dunque i veneti votarono in massa e votarono per l’unione all’Italia fu essenzialmente per atavica rassegnazione, per evitare rogne con i padroni vecchi e nuovi, forse anche con la speranza che, magari in futuro, qualcosa sarebbe cambiato in meglio, cosa che purtroppo non avvenne, almeno per la durata di una generazione. E così anche il Veneto divenne italiano; ma viene da chiedersi: su una base così fragile ed ambigua, come si poteva pensare di costruire una nuova Nazione? IL 112° DEPOSITO SUSSIDIARIO DELL’AERONAUTICA MILITARE DI SANGUINETTO HA CAMBIATO NOME Cambio di nome ma non di presenza sul territorio per gli amici dell’Aeronautica militare di Sanguinetto. Infatti si sono tenute di recente presso la sede del Deposito Aeronautico di Sanguinetto, due cerimonie in occasione della rimodulazione dell’Ente sino a ieri denominato “112° Deposito Sussidiario A.M.” ma che ora ha assunto una nuova veste chiamandosi “Gruppo Rifornimenti Area Nord” una realtà logistica che opererà sotto l’egida del neo costituito “Centro Logistico Munizionamento e Armamento di stanza ad Orte” (VT). I due eventi hanno visto un forte coinvolgimento di tutto il personale in servizio. In particolare sono stati molto apprezzati e partecipati due momenti il primo con l’arrivo delle autorità militari che hanno partecipato al pranzo di servizio con il Colonnello Massimo Cicerone, quale Comandante di Presidio, il Colonnello Giovanni Battista Vicinanza del 2° R.M.M. e del Tenente Colonnello Renato Favro in rappresentanza del 6° Stormo e con la Cerimonia dell’Ammaina Bandiera al termine della quale il Tenente Colonnello Paolo Gasparini ha sottolineato che tale evento non inserisce certo tutto l’operato svolto dal Reparto nella “Bacheca dei Ricordi” ma anzi, diventa un punto di partenza per iniziare la nuova attività con l’esperienza e le capacità finora maturate. Il secondo momento è stato invece caratterizzato da eventi che hanno contraddistinto il “nuovo inizio” del Centro come la Cerimonia dell’Alzabandiera a cui hanno presenziato numerose autorità Civili tra le quali il Vice-presidente del Consiglio regionale Veneto Massimo Giorgetti, i sindaci o i loro rappresentanti dei comuni limitrofi, autorità militari, religiose e varie associazioni d’Arma operanti sul territorio. Il Comandante del nuovo Centro Logistico il Tenente Colonnello Paolo Gasparini, ha espresso un vivo apprezzamento per l’energia e la passione con cui gli uomini e le donne, che fanno parte del G.R.A.N. (Gruppo Rifornimenti Area Nord), hanno svolto, svolgono e svolgeranno il loro compito quotidianamente presso questa fattiva realtà di F.A. presente da 79 anni sul territorio della Bassa Veronese, manifestando inoltre piena soddisfazione per il forte legame instaurato con il territorio. A queste ultime parole il Vice-presidente del Consiglio Massimo Giorgetti ha voluto replicare manifestando a nome delle Autorità intervenute l’apprezzamento e il sentito attaccamento di tutto il Veneto alle Forze Armate e all’Aeronautica Militare in particolare. Francesco Occhi Anno XXXVIII - n. 9 - Settembre 2016 6 periodico indipendente CURARE IL DOLORE CRONICO Il dolore rappresenta uno dei principali problemi sanitari dei nostri giorni a livello mondiale, sia per l’invecchiamento della popolazione, sia per l’aumento delle patologie cronico-degenerative. Tra queste ultime, i disturbi osteo-articolari, mal di schiena in particolare, sono oggi riconosciute come le cause principali di dolore cronico non oncologico in Italia. Artrosi e osteoartrosi affliggono 4 milioni di connazionali e sono all’origine di una sofferenza cronica non neoplastica nel 67 per cento dei casi, con un pesante impatto sulla vita quotidiana. In Italia il dolore cronico affligge una persona su quattro, interessando nel complesso circa 15 milioni di connazionali. Secondo dati recenti, la sofferenza impatta sul nostro Servizio Sanitario Nazionale con oltre 11 miliardi di costi diretti (farmaci, ricoveri, diagnostici) ogni anno, ai quali si aggiungono 25 miliardi di costi indiretti (giornate lavorative perse, distacchi definitivi dal lavoro), per un totale di 36 miliardi di spesa. Per far fronte a questa situazione nel 2010 è stata emanata la legge n. 38 con l’obiettivo di semplificare le procedure di accesso ai farmaci analgesici e ai centri di Terapia del dolore, tutelare i pazienti in età pediatrica e promuovere campagne di informazione e di percorsi formativi rivolti alle figure professionali coinvolte. Con l’aderenza alla terapia si guadagna in salute e si possono far risparmiare milioni di euro ai sistemi sanitari europei. Attualmente secondo l’indagine The Painful Truth Survey: the State of Pain Management in Europe, svolgere lavori domestici risulta difficoltoso per il 58 per cento dei pazienti, guidare per il 45 per cento e arriva al 64 per cento la percentuale degli intervistati che attribuiscono al dolore cronico difficoltà nei rapporti di coppia. Anche le conseguenze psicologiche non sono trascurabili: spesso i pazienti che soffrono di dolore cronico vivono un senso di abbandono e la sensazione di perdere il proprio ruolo all’interno della famiglia, sviluppando di conseguenza depressione, sfiducia e malessere. L’unica cosa che si desidera è che il male se ne vada al più presto. Se eliminare completamente il dolore non è possibile, l’obiettivo della medicina resta quello di ridurlo a dei limiti soggettivamente accettabili, che rendano possibile il ritorno alla quotidianità. Oggi esistono gli strumenti normativi e terapeutici in grado di contrastare il dolore inutile. Tutti i pazienti con dolore moderato o severo possono far ricorso agli oppioidi. Grazie alla legge 38, infatti, è stato sancito per tutti il diritto alla terapia del dolore e alle cure palliative. Questa normativa impone ai medici di considerare il dolore come parametro vitale da monitorare e riportare obbligatoriamente nella cartella clinica di ogni paziente, così come avviene per pressione arteriosa, battito cardiaco, temperatura corporea e frequenza respiratoria. E soprattutto impone di curarlo. La legislazione ha avuto il merito, tra gli altri, di semplificare le modalità di prescrizione dei farmaci oppioidi che l’ Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e le Linee Guida internazionali indicano come i più appropriati per il trattamento delle forme di dolore moderato- severo. L’impiego dei farmaci oppiacei è ancora molto ostacolato in Italia. Quello che bisogna distinguere è l’impiego terapeutico di questi farmaci prescritto dal medico a scopo analgesico dall’uso improprio in soggetti sani. Il dolore è cronico quando si prolunga per più di sei mesi, è spesso un sintomo che diventa malattia. Anche se la causa del dolore viene rimossa, il dolore a volte tende a permanere. Una corretta diagnosi è essenziale prima di iniziare una terapia a lungo termine. I fans e il paracetamolo rappresentano il primo gradino della cosiddetta “scala analgesica” dell’OMS. A parte i loro effetti indesiderati a livello del rene e dell’apparato gastrointestinale e cardiovascolare, la loro efficacia nel dolore cronico è modesta. Utilizzati in maniera adeguata, gli oppioidi, oltre ad essere più efficaci, sono più maneggevoli. Per quanto riguarda questo tipo di farmaci ci sono poche vere controindicazioni. Una, assoluta, è l’ipersensibilità (peraltro molto rara). Gli oppioidi sono da usare con cautela in presenza di depressione respiratoria, occlusione intestinale, asma bronchiale e broncopatia cronica ostruttiva. Non sono consigliati in gravidanza e durante l’allattamento, nei soggetti che assumono particolari antidepressivi e negli alcolisti. Come per tutti gli analgesici è importante stabilire la dose più efficace per ogni individuo. Si comincia con una dose bassa, che è aumentata gradualmente fino a raggiungere il miglior controllo possibile del dolore. L’uso improprio degli oppioidi può condurre, con il passare del tempo, all’instaurarsi di cambiamenti del cervello, che interferiscono con le sue normali funzioni e portano alla cosiddetta “dipendenza da oppioidi”. Tale condizione, caratterizzata dall’ansia provocata dall’intenso e prolungato desiderio di oppioidi, dal dolore fisico e dai sintomi da astinenza, è definita dall’OMS come una malattia mentale di lunga durata. L’abuso di un oppiaceo da parte di chi è dedito al consumo di droghe può generare dipendenza, un fenomeno molto raro invece (con una incidenza pari allo 0,03%) nei pazienti affetti da dolore cronico. Inoltre, recenti formulazioni, che associano all’oppioide il suo antagonista presentano il doppio vantaggio di possedere proprietà deterrenti ed essere meglio tollerati a livello gastrointestinale. Mariapia De Carli Se volete esprimere il vostro parere su questo o altri argomenti trattati in precedenza mandatemi una mail a: [email protected] E’ NATO NEL CARCERE DI OPERA L’ANNUNCIAZIONE DELL’ANNULLO PREMIO INTERNAZIONALE D’ARTE FILATELICA “SAN GABRIELE” Nell’Anno Santo della Misericordia “L’Annunciazione” chiamata a far da linea guida del Premio internazionale d’arte filatelica San Gabriele del 2 ottobre, viene dalla Casa di reclusione di Opera, nel milanese quindi. Carcere di massima sicurezza, con una popolazione di 1.400 reclusi circa e una nuova ala in costruzione capace di ospitare altri 400 reclusi, quello di Opera è ormai ben conosciuto anche per alcune sue performance postali e filateliche. Su tutte svetta il francobollo uscito lo scorso anno nell’ambito della Giornata della filatelia e chiamato espressamente a far conoscere il Progetto filatelia nelle carceri voluto da Poste Italiane e che ha ottenuto il sostegno dei ministeri della Giustizia e dello Sviluppo economico, oltre ad altri organismi, compreso il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e di organizzazioni proprio del collezionismo filatelico come la Federazione fra le società filateliche italiane e l’Unione stampa filatelica italiana. Scopo del progetto :”fornire strumenti dedicati ad ampliare le conoscenze di un’ottica di rieducazione e reinserimento nella società”. A disegnare l’originale “Annunciazione” è stato Matteo Boe, l’autore del francobollo, il quale ha puntato su tre elementi: in alto a destra la luce dello Spirito del Padre, al centro una grande, enorme, dettagliatissima ala (l’Arcangelo Gabriele) e in basso a sinistra un candido giglio che rappresenta la purezza della giovane vergine di Nazaret che all’annuncio della prossima maternità rispose semplicemente:”Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che lui ha detto. Giunto all’edizione numero 34 e presieduto dal senatore Gianni Fontana, il Premio che prende il nome dall’Arcangelo dell’Annunciazione, ogni anno premia quei francobolli che, nel corso dell’anno precedente, abbiano contribuito al meglio a diffondere il messaggio nel mondo il messaggio cristiano. Naturalmente il collegio giudicante, del quale fa parte il cardinal Christoph Schönborn e l’arcivescovo emerito di Trento Luigi Bressan, tiene in gran conto anche il taglio grafico ed artistico delle singole illustrazioni. In palio, come da tradizione, la targhetta con l’Annunciazione plasmata da Enrico Manfrini, lo scultore di fiducia di Paolo VI. All’interno del Museo Fioroni, sede dell’incontro con inizio alle ore 11 del 2 ottobre, Poste Italiane aprirà un ufficio postale speciale dove sarò possibile ottenere l’impronta dello speciale annullo del San Gabriele numero 34. Danilo Bogoni Anno XXXVIII - n. 9 - Settembre 2016 periodico indipendente 7 LA GALZEGA DEL RISO A MINERBE E LA GARA DEI SINDACI VINTA DAL PRIMO CITTADINO DI BONAVIGO Se la Fiera del Riso di Isola della Scala compie quest’anno 50 anni, anche la “Galzega del riso” di Minerbe ha raggiunto un ragguardevole traguardo e l’edizione 2016 appena conclusa, è stata di sicuro da ricordare perché ha tagliato il traguardo dei 10 anni. Dieci anni di manifestazioni dove l’assoluto protagonista è stato il riso e dove accanto ad un fornitissimo e ricchissimo stand gastronomico, si sono alternati momenti di musica, spettacolo, convegni e divertimento. L’evento di Minerbe, la “Galzega del riso”, è stato fortemente voluto per richiamare una festa tipica delle campagne, specie quelle del Basso Veronese e cioè la Galzega che andava a simboleggiare la festa di fine raccolto; una cerimonia simbolo per il mondo rurale di un tempo che concludeva il percorso delle stagioni e concludeva i momenti della vita del mondo contadino dopo l’aratura, la preparazione dei campi con la semina ed il loro riempimento con acqua, la monda e la raccolta. Per la sua decima edizione il PalaMinerbe si è poi trasformato in un “terreno di gara” dove cinque sindaci si sono dati battaglia a colpi di risotti nel Primo Concorso gastronomico “Il risotto dei sindaci dell’Unione dei comuni dall’Adige al Fratta”; in lizza i primi cittadini di Minerbe, Bonavigo, Boschi Sant’Anna, Bevilacqua e Terrazzo. Una gara ai fornelli quindi, dove i sindaci si sono dati battaglia a suon di ricette con prelibatezze locali, aiutati da cuochi professionisti di ristoranti, trattorie o agriturismi della zona. Il tutto innaffiato da un eccellente vino, il vino Soave, presentato da 5 diverse cantine. L’evento è stato organizzato dal comune di Minerbe congiuntamente dal Gruppo promotore iniziative di San Zenone e dal circolo Noi San Lorenzo con il patrocinio della Pro loco e il contributo delle associazioni locali. Il concorso prevedeva due giurie, una tecnica ed un popolare, la prima composta da esperti del settore e presieduta dal Presidente della Provincia Antonio Pastorello, ed una seconda, popolare, che riuniva una quarantina di persone che potevano votare solo uno dei cinque risotti in lizza. La commissione tecnica era composta da Antonio Pastorello, presidente della giuria e presidente dell’Amministrazione provinciale, Michele Gruppo vice Sindaco di Isola della Scala, Gianni Galetto presidente de “Il Basso Adige”, Francesco Scuderi giornalista de “L’Arena”, Michele Buoso giornalista de “Il Primo Giornale”, Silvano Pintani, vincitore dell’edizione 2010 del Concorso Risotto d’oro delle Pro Loco Veronesi ad Isola della Scala, Francesco Zambotto della Pro Loco di Minerbe e Silvia Donà fresca medaglia d’Argento ai Campionati mondiali di Karate a Jakarta in Indonesia. La valutazione della giuria tecnica che poteva dare un voto da 1 a 5, doveva analizzare quattro caratteristiche: “presentazione del piatto”: valutazione visiva dell’impiattamento; “piacevolezza olfattiva”: bontà del piatto in base all’armonia degli ingredienti, la giusta cottura, la piacevolezza nel gusto e gustoolfatto (retrogusto); “tipicità del piatto”: utilizzo di prodotti tipici del territorio; “abbinamento con il vino”: ad ogni risotto è stato abbinato un vino del territorio del Soave, un Soave o Soave classico. E l’impegno dei primi cittadini è stato esemplare, armati di toque blanche, o toque da cuoco, il cappello da cuoco e con il grembiule con pettorina, i sono cimentati ai fornelli destreggiandosi egregiamente in risotti prelibati. I risotti in lizza erano: Fantasie di Bosco preparato dal Sindaco di Boschi s.Anna Vincenzino Passarin coadiuvato dall’Agriturismo Ai Camini ed accompagnato dal Soave classico della Cantina Coffele; Risotto con pesche nettarine, centrifuga di mentuccia mantecato al formaggio di mucca semi stagionato preparato dal sindaco di Bevilacqua Fosca Falamischia coadiuvata dal Castello Bevilacqua e con vino Soave classico della Cantina Portinari; Risotto con pesce d’acqua dolce della pianura padana preparato dal sindaco di Minerbe Andrea Girardi coadiuvato dall’Antica trattoria da Giada e con vino Soave della Cantina Ca’ Rugate; Risotto alla Garganega con funghi pioppini e pancetta croccante preparato dal sindaco di Terrazzo Simone Zamboni aiutato dal Ristorante Al Laghetto dei Salici e con vino Soave della Cantina Sandro de Bruno ed infine Risotto al tartufo nero della Lessinia e taleggio su letto di zafferano preparato dal sindaco di Bonavigo Ermanno Gobbi coadiuvato dal Ristorante Al Borgo 1964 e con vino Soave Classico della Cantina Le Albare. A spuntarla su tutti è stato il sindaco di Bonavigo Ermanno Gobbi il cui risotto è stato apprezzato sia dalla commissione tecnica che da quella popolare. A premiare il vincitore è stato il sindaco di Minerbe e ai primi classificati (sindaco, ristoratore e cantina), sono andate tre targhe ricordo mentre a per tutti gli altri intervenuti gli organizzatori hanno consegnato delle medaglie ricordo. Un dolce del Forno Bonomi di Velo Veronese e un buon Recioto, hanno messo d’accordo tutti gli intervenuti che si sono dati appuntamento alla seconda edizione nel 2017. F.O. CABO VERDE, DOVE REGNA IL LUSSO DELLA SEMPLICITÀ Vivo da sei anni all’insegna del “No Stress”, accarezzata da un vento che sa di libertà, in quello che per me è un vero e proprio paradiso terrestre: Capo Verde. Un arcipelago di dieci isole, a due passi dall’Africa. Io ho scelto Sal, l’isola del sale. Qui si vive di turismo e di pesca e nessuno muore di fame; un Paese distante anni luce dall’Italia, senza ipermercati, librerie, cinema o teatri, caratterizzato dal lusso della semplicità. Lo sa bene il Console di Cabo Verde in Italia, Dr. Pasquale Adilardi, che conosce il territorio da circa vent’anni. E’ con lui che la sottoscritta, Carmen Vurchio, ha tenuto all’ Isola di Sal il 30 agosto presso CAPO VERDE LOC.MURDEIRA VILLAGE RESORT una conferenza stampa, alla presenza di circa settanta persone, desiderose di conoscere la mia storia e di sapere dal Console quanti italiani si rivolgono a lui, perché desiderosi di trasferirsi nella terra del No Stress. Un Paese cattolico, tranquillo quanto sicuro. Perché ho lasciato l’Italia, il consumismo, Capo Verde Corner l’arrivismo, ma anche le tante comodità e il mio straordinario lavoro in tv? Conducevo trasmissioni politiche per il Gruppo Mediapason, con un contratto di coordinatore di redazione a tempo indeterminato. Il sogno di tanti. Poi però è arrivata la crisi e, anche se il mio posto non era a rischio, soffrivo nel vedere bravi e motivati colleghi, rispediti a casa come pacchi postali. Colpa di un’Italia in mutande, che oggi probabilmente ha perso anche quelle. Per questo e per tanti altri motivi ho fatto la valigia e sono fuggita via, anche se passare dai tacchi a spillo all’infradito, è stato facile solo a parole, come racconto in Fuga dall’Italia - Destinazione Cabo Verde (Daniela Piazza Editore). Un libro che è il diario di una storia vera: la mia. Anno XXXVIII - n. 9 - Settembre 2016 8 periodico indipendente E’ NATA LA SEZIONE DI VILLA BARTOLOMEA E DEL BASSO VERONESE DELL’ARMA DI CAVALLERIA E’ operativa dal dicembre 2015 ma il suo fondatore, Catone Sbardellini, da anni accarezzava l’idea di avere una sezione dell’Arma di Cavalleria a Villa Bartolomea. Non era certo semplice fondarla ma a Catone la forza di volontà e la grinta non mancano di certo così ha preso il via il grande lavoro organizzativo per creare questo nuovo gruppo. “Ci siamo costituiti nel 2015 ma era già da alcuni anni che con alcuni amici che avevano prestato servizio militare presso vari reggimenti di Cavalleria corazzata o blindata accarezzavamo l’idea di creare un gruppo nel Basso Veronese – racconta Catone- un gruppo autonomo con lo scopo di rinverdire non solo i ricordi di gioventù ma anche per rendere onore ai numerosi caduti del nostro territorio per la Patria durante la Seconda guerra mondiale”. Perché proprio nel Basso veronese. “Perché la nostra terra in passato aveva reclutato molti giovani chiamati nelle fila dei Lancieri, dei Dragoni e dei Cavalleggeri. Una terra ricca di giovani valorosi dove lo sport equestre è sempre stato molto sentito e che viene praticato anche oggi in molti agriturismi e gruppi sportivi”. Così vi siete attivati e il risultato. “Il risultato è stato molto positivo –ci dice soddisfatto Sbardellini- l’associazione A.N.A.C. cioè l’Associazione Nazionale Arma di Cavalleria che annovera centinaia di aderenti, di ex cavalieri in congedi e di simpatizzanti, ci ha autorizzato a costituire l’Arma di Cavalleria Gruppo del Basso Veronese con sede presso la sala Polifunzionale Loris Doriano Romano a Villa Bartolomea. Sabato 23 aprile di quest’anno abbiamo organizzato l’assemblea costitutiva della sezione proprio il giorno di San Giorgio il patrono della Cavalleria ed abbiamo istituito la sezione di Villa Bartolomea intestata a Damiano Signoretto, medaglia d’Argento al Valor Militare”. Di questo nuovo sodalizio Catone Sbardellini è stato eletto presidente e la nuova associazione è di diritto entrata a far parte di un corpo che nel suo insieme comprende in Italia circa 4.000 aderenti di cui 600 nel Veneto con presidente regionale il grand’ufficiale Lucio Pasqualetto. E Villa Bartolomea? “E Villa oggi conta ben 80 soci –dice soddisfatto Sbardellini- un numero in continua crescita e che punta a raggiunger il traguardo di 100 iscritti. Io ho sempre avuto la tessera della sezione cittadina ma Verona è andata via via riducendosi sempre più tanto che oggi conta solo 20 iscritti. Forse la mancanza di interesse, la fine della leva obbligatoria o le poche iniziative programmate, sta di fatto che la crisi nell’associazione si sente un po’ ovunque. Se escludiamo Padova con 114 iscritti, Rovigo ne ha solo 60 mentre a Vicenza non esiste neppure più la sezione. Io sono stato sottufficiale nelle truppe corazzate che pian piano si stanno estinguendo tanto che il gruppo dei carristi sta convergendo in quello dei cavalieri di cavalleria. Di recente abbiamo anche incontrato il presidente regionale Pasqualetto a Villa - ci dice soddisfatto Catone - lo scorso agosto lo abbiamo accolto in paese presente il sindaco Luca Bersan e con lui abbiamo portato un doveroso saluto alla lapide che ricorda i giovani del paese uccisi dalla furia nazista durante il Secondo conflitto mondiale Mi ha detto che il gruppo continua a crescere. Le iniziative in programma quali sono. “A breve avremo un’altra la visita del presidente ANAC Veneto Lucio Pasqualetto –ci dice- ed in programma c’è nei giorni 23/25 aprile 2017, la benedizione del labaro con cerimonia pubblica. Siamo da poco tornati da Treviso per organizzare il prossimo raduno nazionale a Vittorio Veneto nel 2018 ed abbiamo istituito anche la figura della madrina Mirella Borin e dell’assistente religioso don Valentino Donella. Cerchiamo di tener vive le iniziative civiche e patriottiche e di continuare a commemorare anche i due tragici momenti vissuti dal nostro paese, come il rastrellamento del 1 dicembre 1944 con la cattura di varie persone e la fucilazione di tre giovani di fianco al teatro comunale, luogo dove ora si trova un monumento, e l’organizzazione di un viaggio per le scuole una volta l’anno per vedere i campi di concentramento di Mathausen e Gusen dove sono stati deportati 18 giovani di Villa dei quali solo 6 sono tornati a casa ed infine il 30 settembre del 2006 giorno in cui è stato ucciso il sindaco di Villa Loris Romano nel suo ufficio. Insomma, un’associazione viva che vuole tener vivo il ricordo ma che guarda al futuro e ai giovani”. F.O. IL LIONS CLUB DI ISOLA DELLA SCALA, VERONA, GEMELLATO CON IL COMUNE DI REUTTE, TIROLO, AUSTRIA RECIPROCA PROMOZIONE DELL’AMICIZIA, DELL’ATTENZIONE ALLA SOLIDARIETÀ E DELL’AGROALIMENTARE VERONESE Fra le sue numerose località turistiche di montagna e, quindi, di aria buona, il Land Tirolo, Austria, conta anche il pittoresco Comune di Reutte, centro di partenza, a 853 m sul livello del mare, per straordinarie gite fra boschi e monti eccezionali, nonché per il raggiungimento, in inverno, di vicine piste sciistiche. Reutte si trova sull’antica via romana Claudia Augusta, che, iniziando da Ostiglia, Mantova, porta il viaggiatore a Verona, Trento, Bolzano, Merano; a Nauders ( a 5 km dal Passo di Resia), Landeck, Austria; a Füssen, Landsberg am Lech, Lechfeld, Augsburg, la romana Augusta Vindelicorum, e, quindi a Donauwört, Baviera, Germania. Ci ha narrato di stretti ed amichevoli contatti del Lions Club di Isola della Scala con la gemellata Reutte, l’amico Fernando Boraso, che, molto attivamente, cura da tempo le relazioni con la cittadina tirolese. Motivo principale, che ha originato gli ottimi rapporti con Reutte, è un frequentatissimo mercatino dell’antiquariato, che circa quaranta soci del locale Lions Club, organizzano ogni anno, nella prima domenica di maggio in Reutte stessa. Essi raccolgono, durante l’anno, in case e fattorie dei dintorni, materiale del passato, e lo propongono nel mercatino, devolvendo il ricavato di tale attività a beneficenza. Da parte veronese, una decina di soci del Lions Club di Isola della Scala, da quattro decenni gemellato, come cennato, con il Lions club della cittadina tirolese, si reca, in occasione del detto mercatino, da sedici anni, a Reutte, ogni prima domenica di maggio, per una visita d’amicizia e di rafforzamento delle già cordiali relazioni. Raggiunta Reutte, già il sabato precedente, gli isolani preparano una cena in base a ricette rigorosamente veronesi, per circa cento persone, fra le quali le mogli e ed i figli degli amici di Reutte, presentando, in tal modo, il meglio dell’agroalimentare veronese. Nel corso della domenica, mentre Reutte sta predisponendo il suo mercatino, i veronesi offrono dolciumi e cibi della tradizione isolana. Il menù veronese propone, quindi, risotto, tortellini, pastasciutta, salumi, formaggio grana, assaggi di olio extravergine d’oliva, dolci vari, fra i quali, colombe pasquali, e, naturalmente, vini veronesi di qualità, mentre, invece, gli amici di Reutte abbinano agli speciali piatti locali proposti, boccali d’ottima birra. Ad ottobre, sono ospiti a Verona gli amici austriaci, che, fra l’altro, oltre che in città, vengono accompagnati in visita a località viciniori, così come hanno fatto e fanno i gemellati di Reutte, che, l’anno scorso, per esempio, hanno realizzato una gita al Plansee, coloritissimo e bellissimo lago di 280 ettari e a 976 m sul livello del mare, ed un’ulteriore uscita nella città di Kempten, l’antica Cambodunum, Baviera, con i suoi importanti ed ottimamente conservati resti romani... Un Lions Club attivissimo, quindi, quello di Isola della Scala, che merita attenzione, riconoscenza e lode per la sua azione promotrice, non solo della terra, del territorio e dei relativi prodotti, isolani e veronesi, ma anche di sempre migliori relazioni, nel quadro europeo. Pierantonio Braggio UN ANNULLO E QUATTRO CARTOLINE FILATELICHE PER I 50 ANNI DELLA FIERA DEL RISO DI ISOLA DELLA SCALA Potremmo chiamarla una “Filatelia per palati fini” quella che vedrà nei giorni 17 e 18 settembre Poste Italiane presenti alla Fiera del Riso di Isola della Scala con un annullo speciale e quattro cartoline filateliche per festeggiare i 50 anni della Fiera del Riso. Mezzo secolo di storia che ha fatto dell’evento scaligero un appuntamento unico tanto da avere un particolare primato: essere la manifestazione gastronomica legata ad un unico prodotto agricolo, più visitata in Italia. E la Fiera non è solo cibo! Sfilate in costumi d’epoca, spettacoli, sport e convegni animano 26 giorni di festa dal 14 settembre al 9 ottobre. F.O. Anno XXXVIII - n. 9 - Settembre 2016 periodico indipendente 9 CONCORSO DI POESIA IN DIALETTO VENETO “ANGIOLO POLI” - Villa Bartolomea (Verona) È indetta per l’anno 2016 l’edizione n. 24 del concorso di poesia in dialetto veneto “Angiolo Poli”, libero e aperto a tutti. I componimenti poetici dovranno essere indirizzati alla segreteria del Concorso di poesia dialettale “Angiolo Poli” via Giuseppe Verdi n. 18 - 37049 Villa Bartolomea (Verona), entro, e non oltre, le ore 12 di sabato 17 ottobre 2015. Farà testo il timbro postale di partenza. Informazioni presso la ProLoco di Villa Bartolomea MIGNON PORTO-LEGNAGO PROSA 2016-17 ALL’INSEGNA DEL TEATRO DIALETTALE VENETO Lo spettacolo continua al Mignon di Porto-Legnago anche per il 2016-‘17, con la nuova stagione di prosa, imperniata su complessive sei recite distribuite su sei mesi differenti. Il via alle rappresentazioni viene, come di consueto, dato da Roberto Puliero e dalla sua Barcaccia la sera di sabato 24 settembre 2016 alle 21.00, con un lavoro goldoniano, stavolta intitolato “La Cameriera Brillante”. Si esibirà poi sabato 5 novembre 2016, alle 21.00 sullo stesso palcoscenico la compagnia di Urbana (PD) El Zinquantin, diretta da Lavinia Baron, con il lavoro “Proprio ancò ca riva el Vescovo” . La prima tranche di recite si concluderà il 3 dicembre 2016 alle 21.00, con i conosciuti – in loco - interpreti del Gruppo Gli Insoliti Noti, capitanati da D. De Silvestri in scena con “Caccia al Copione”. Il nuovo anno 2017, vedrà esibirsi il 14 gennaio 2017 alle 21.00 la compagnia Modus Vivendi con la commedia “Moglie buoi …” , mentre i Selvadeghi di Vigo di Legnago, diretti da M.G. Filippini, presenteranno uno dei loro pezzi forti “El tiro birbon de un vecio impestà” sabato 18 marzo 2017 alle 21.00. Conclusione di stagione il 18 aprile 2017 alle 21.00 con il gruppo teatrale, nuovo per il Mignon, Ospedaletto Ci Prova”, in scena con “Assa che la se goda”. Organizzazione a carico di Pierantonio Berardo con i volontari non retribuiti del direttivo del teatro di emanazione parrocchiale e la generosa collaborazione di un gruppetto di sponsor locali. Biglietti per i singoli spettacoli disponibili anche in via ridotta per spettatori inferiori ai 13 anni, e abbonamenti (40 euro adulti e 30 ragazzi) per l’intera stagione acquistabili in pre-vendita presso il bar del Circolo NOI Salutis di Porto, mediante prenotazione telefonica (328 3688610), tramite e-mail ([email protected]) o al botteghino prima di ogni spettacolo... Carla Faccio PROGRAMMA 2016 19 Settembre Manfrin Luigi, Andrea Mantegna Dalla Padova universitaria alla Corte dei Gonzaga 26 Settembre Padoan Giuseppino L’alluvione del Polesine... 65 anni fa 3 Ottobre Gambarin Luigi & Bergamini Nicola Guida In stato di ebbrezza: rilevanza amministrativa e penale 10 Ottobre dr. Munari Claudio Il regale balletto: La Fille Mal Gardée 17 Ottobre dr. Munari Claudio Il balletto di Spartacus 24 Ottobre dr. Amedeo Di Maio Diritto internazionale umanitario 2015/2016 Sabato 1 ottobre 2016 - ore 21.00 La Compagnia Teatrale “I SALVADEGHI” presenta “EL MAS’CIO DE DANTE ” Regia di Maria Gloria Filippini In occasione della presentazione della Rassegna teatrale 2016-2017, vista anche la richiesta di numerosi amici, la commedia viene replicata per la 4a volta con ingresso a € 5,00 Per informazioni e prenotazioni telefonare: 0442 23130 / 333.2453028 / 349.8626286 / 340.1447333 Prevendita biglietti presso: Ricevitoria - pizzeria CARLO DI VITO - VIGO - Tel. 0442. 24045 Ricevitoria merceria TIZIANO DE TOGNI - CASETTE - Tel. 0442. 602274 10 Anno XXXVIII - n. 9 - Settembre 2016 periodico indipendente «FEATURING» DI DAMIANO GHIRLANDA: PROGETTO MUSICALE CON PROTAGONISTI ARTISTI DI LEGNAGO E BASSO VERONESE Damiano Ghirlanda, 26 anni,legnaghese da oltre dieci anni si occupa di musica hip, hop e rap. Da due anni è al lavoro per realizzare un progetto inedito con protagonisti i giovani artisti del Legnaghese. Così è nato il »Progetto Featuring» che è una raccolta di 20 canzoni suddivise in due album collaborando con artisti di Legnago e Basso Veronese, dai più affernati come Leonardo Maria Frattini, Alessandra Ferrari, PDR Click e i Dream of illusion ai meno noti perchè giovani e quindi poco conosciuti. Anche la parte grafica del Damiano Ghirlanda e copertina del CD. progetto (logo, copertine, e-book, chisavette USB per la distribuzione al pubblico) è stato ideata da giovani dai 20 ai 30 anni... Qual è l’obiettivo di Ghirlanda? «Voglio zittire - dichiara - chi dice che a Legnago non c’è mai niente, specie fra i giovani. Con questo progetto penso di dimostrare l’enorme potenziale giovanile legnaghese con un lavoro multisettoriale che ha il suo cardine nella musica rap, ma che incontra molte influenze, dal rock al metal, dal reggae al funky fino al più commerciale pop melodico.» Il sogno di Damiano Ghirlanda? «Vorrei creare - dice - un movimento che faccia diventare il «progetto Featuring» un modello da seguire e imitare, impegnado i giovani in programmi interconnessi (ad esempio musica e danza insieme) per recuperare il ruolo sociale dei giovani». Telefonando al 340.70.508.19 si può ordinare la chiavetta Ubs contenente i due cd dedicati al mondo artistico del Legnaghese. A.N. FABIOLA CARMELINI SI AGGIUDICA IL TERZO CONCORSO DI PITTURA ‘LUIGINA DE GRANDIS’ E’ un quadro molto bello quello che si è aggiudicato la “Terza Rassegna d’arte di pittura contemporanea Luigina De Grandis” un concorso che ha visto una quarantina di opere esposte dall’8 al 28 di agosto, presso il Centro polifunzionale “Romano Doriano Loris”. Un progetto culturale ideato dal pittore Alido Luigi Pravadelli e realizzato in collaborazione con “VillArtis” e con l’assessorato alla Cultura del comune di Villa Giacomo Soardo. “Il premio è stato volutamente intitolato e dedicato a Luigina De Grandis la celebre pittrice originaria di Villa Bartolomea - ha ricordato l’organizzatore Pravadelli - e vuole non solo rendere merito all’artista ma soprattutto ai tanti bravi pittori che si mettono in gioco presentando lavori di altissimo livello”. Ed in effetti la cerimonia di premiazione del 28 di agosto presso il Centro Polifunzionale Romano, è stata l’occasione per apprezzare le 38 opere in concorso tutte di ottima qualità. Oltre agli organizzatori e all’assessore Soardo, alla cerimonia erano presenti anche Chiara Marabini De Grandis, figlia della pittrice Luigina giunta appositamente da Venezia per presiedere l’evento ed il pittore Charlie che, dopo il grande successo della sua personale alla Gran Guardia a Verona, è stato chiamato a Villa Bartolomea per tracciare un profilo dell’artista veneziana e presentare alcune opere in concorso. Fino alle ore 18 gli intervenuti hanno potuto apprezzare ed ammirare i quadri in concorso realizzati da artisti provenienti da tutto il Veronese, quindi Pravadelli e l’assessore Soardo, hanno iniziato a consegnare prima i riconoscimenti oltre ad un libro che traccia la storia artistica e la vita della pittrice Luigina De Grandis pensato e voluto dalla figlia Chiara, e poi i premi dal terzo al primo. “Per la prima volta hanno ricordato l’assessore Soardo assieme a Pravadel- li- accanto alla giuria tecnica a valutare le opere è stata pure istituita una giuria popolare composta da tutti i visitatori della mostra nei venti giorni di apertura e anch’essa ha decretato un vincitore, una novità questa molto apprezzata”. A vincere questa terza edizione del premio intitolato alla pittrice Luigina De Grandis è stata Fabiola Carmelini con la seguente motivazione: “L’opera, realizzata dall’artista con estrema sensibilità pittorica, rende plastico, con un’armonica tonalità di grigi, uno scorcio di paesaggio lacustre. L’inquadratura del primo piano, definito dalla velatura, mette in risalto il paesaggio stesso, allontanandolo dal punto di vista dell’osservatore”. Secondo classificato invece Roberto Cheula con la motivazione: “Da un astratto informale, emergono delle strutture architettoniche, che grazie all’addome tris e alla fusione tra colori caldi e freddi, rende vibrante il paesaggio rappresentato e lo fa risultare opera estremamente interessante”. Due terzi posti ex aequo, Marina Basaglia che “Con grande maestria, l’artista inserisce in una vasta gamma di grigi, alcune tonalità di rosso, realizzando una sorta di quinta teatrale, grazie anche alla ricerca grafico pittorica del particolare” e Lucio Trabucco che “Con grande tecnica, l’artista, con abili tocchi di colore, che va a definire la luce che si riflette nell’acqua scura, riesce a creare una suggestiva immagine notturna di un cantiere navale”. Il primo classificato della giuria popolare è stato invece Sebastian De Gobbis. “Siamo soddisfatti sia della qualità sia del numero delle opere –ha concluso Soardo- il concorso è stato finanziato interamente dagli sponsor e dall’opera dei volontari. Il concorso vuole valorizzare una nostra artista come Luigina De Grandis conosciuta ed apprezzata in tutto il mondo”. Francesco Occhi AL VIA L’UNIVERSITÀ DEL TEMPO LIBERO DI CEREA Mercoledì 7 settembre, in sala Giunta, in Municipio, via XXV Aprile a Cerea, si è svolta la Conferenza Stampa di presentazione del nuovo anno accademico dell’Università del Tempo Libero, che avrà inizio il 29 settembre, con una lezione dedicata alla musica degli anni ’60 tenuta da Vito Lonardi, e che si terrà una volta alla settimana, il giovedì pomeriggio, alle 15.30, in Auditorium, via Cesare Battisti, 7, Cerea. “L’Università riparte sotto la guida del nostro “rettore” Luigi Manfrin che collabora con noi fin dall’inizio del mio primo mandato e a cui abbiamo rinnovato anche per quest’anno la nostra fiducia. Un grazie anche all’Ufficio Cultura e al Comitato della Biblioteca per il lavoro svolto in supporto a Manfrin. Il nuovo anno si caratterizza per un calendario ricco e variegato durante il quale saranno affrontati i temi più svariati e troverà spazio anche la nostra cultura ceretana con la storia di Cerea durante la Grande Guerra. Le lezioni saranno tenute come di consueto da relatori preparati e in grado di coinvolgere i presenti, tra i quali abbiamo deciso di dare ampio spazio ai giovani del nostro territorio. Resta invariata la quota da versare, di 20 euro, perché il nostro intento non è quello di fare cassa, ma di offrire a tutti la possibilità di partecipare e di fare gruppo, caratteristica che contraddistingue la nostra Università che, non a caso, è tra le più frequentate e con il maggior numero di iscritti” ha spiegato il sindaco Paolo Marconcini. “Tra i temi che affronteremo” ha raccontato il rettore Luigi Manfrin “visiteremo la Napoli barocca con la sua “carità carnale”, tramite la spiegazione di Fabio Romano, parleremo del dolore inteso come sintomo o malattia, grazie all’ex primario Francesca Sordo e ancora spazio alla religione con don Diego Righetti e don Giuseppe Andriolo. Tre le uscite culturali in programma: a Mantova, al palazzo Ducale e alla Camera degli sposi, a Treviso – da Monet e Renoir a Van Gogh e Gauguin – e a Venezia, al ghetto ebraico e alla chiesa di san Sebastiano. Anche quest’anno possiamo vantare un ottimo risultato di presenze, con 250 iscritti, un numero che potrebbe crescere ancora in questi giorni”. In programma anche il corso di inglese, base e di primo livello, e uno sulla Divina Commedia, a cura del professore Dante Clementi, con sei lezioni mensili da novembre ad aprile. La conclusione, prevista a maggio, sarà affidata al regista e attore Roberto Puliero. Per informazioni si può rivolgersi in Biblioteca comunale, viale della Vittoria 20, telefono 0442 320494, e-mail [email protected]. Ufficio Stampa Cerea UN AUTUNNO DI MISTERO AL CASTELLO BEVILACQUA periodico indipendente Anno XXXVIII - n. 9 - Settembre 2016 Tanti appuntamenti si susseguono ad autunno che incentrano il loro fil rouge sul mistero. HALLOWEEN PARTY 11 LUNEDÌ 31 OTTOBRE 2016 - ORE 20.30 Fantasmi, streghe e misteri per la notte più spaventosa dell’anno. Una gustosa cena a buffet nelle sale nobili del Castello, animazione e musica durante la serata per regalarvi un brivido di emozione davvero infernale! Menù Antipasto Crema di zucca con spiedo di gamberi e capesante Primo piatto Risotto con zucca mantovana, pere Williams e polpa di granchio reale Secondo piatto Trancetto di salmone in crosta di semi di zucca con giardinetto di verdure a vapore e piccolo flan di zucca Dessert Cremoso alla zucca con amaretto e gocce di cioccolato Caffè Acqua naturale e frizzante Vino in bottiglia e da dessert Costo a persona euro 39,00 Bambini da 4 a 6 anni euro 20,00 - Bambini da 0 a 3 anni gratuiti con posto a sedere (acqua e vino compresi - su prenotazione) SPETTACOLI DI MISTERO “ALLA RICERCA DELLA CARROZZA D’ORO” VENERDÌ 4 E 11 NOVEMBRE 2016 Una delle leggende più appassionanti di questo antico maniero del 1300 caratterizzato da quattro torri merlate e da splendidi spazi interni, è legata all’ultima discendente della nobile casata proprietaria del castello: Felicita Bevilacqua. La giovane, morta alla fine del 1800, dovette dare fondo alle sue ingenti ricchezze per restaurare il castello gravemente danneggiato dai soldati austriaci nel 1848. Un lavoro immane che la nobildonna dovette affrontare aiutata dal marito Giuseppe La Masa, garibaldino e soldato di professione. I lavori furono tanti e le spese così ingenti, che Felicita perdette il maniero che fu venduto all’asta. Ma riuscì a riaverlo grazie ad ingenti somme di denaro prestate da nobili amici. Felicità mori nel 1899 sola, alla vigilia del nuovo secolo e, dai documenti dell’epoca, si disse senza più un soldo. Tutte le ricchezza furono infatti impiegate per ridare bellezza ed eleganza a questa nobile dimora. Ma per molti questa è sola un’invenzione che non corrisponde a verità. Si racconta infatti che Felicita, non avendo figli e non potendo quindi dare in eredità a nessun discendente la propria immensa ricchezza, piuttosto che vederla dispersa nel vasto parentado, decise di riempire una carrozza di oro, di gioielli, di pietre preziose e di materiale di immenso valore e di seppellirla sotto il castello, nascosta tra le fondamenta dell’antica fortezza trecentesca. Solo chi ne fosse stato veramente innamorato e desideroso di mantenerlo ricco, bello e splendente, sarebbe stato in grado di scoprire il vero nascondiglio di questa preziosissima carrozza d’oro collocata proprio sotto i piedi dei tanti visitatori. Una leggenda quindi, non del tutto campata in aria e con una fonte di verità visto che Felicita Bevilacqua non era solo proprietaria di questo castello e di numerosi suoi campi sul territorio, ma anche di grandi palazzi sia a Verona che a Venezia. Il compito di ciascuno è quindi quello di cercare la carrozza piena d’oro e di restituirla al mondo dei vivi. Programma Ore 19.00: apertura biglietteria; Ore 19.30: degustazione di un piatto preparato dagli chef del Castello Bevilacqua: risotto al tastasale con passatina di verze; Ore 20.15: visita guidata del maniero con interpretazione in costume della sua antica leggenda “La carrozza d’oro”; Ore 21.30: intrattenimento musicale con il Duo Rolla Costo a persona: euro�7,00 - Solo su prenotazione, fino ad esaurimento posti CORSI DI CUCINA • Lunedì dalle ore 19.30 alle 22.30 Primi piatti (17 ottobre 2016) • Radicchio (24 ottobre 2016) • Pesce (7 novembre 2016) Tartare (24 novembre 2016) • Cioccolato (21 novembre 2016) • Pranzo di Natale (5 dicembre 2016) Il Relais Castello Bevilacqua è la vostra nuova destinazione nel cuore della storia. Regalatevi un soggiorno in una delle 7 splendide junior suite, e scoprite i nostri pacchetti Classic, Romance, Wellness e Gourmet. Il ristorante “All’Antica Ala” vi aspetta tutti i giorni dal lunedì sera alla domenica, per un viaggio nel gusto attraverso i sapori e le tipicità della tradizione locale, in un’ottica di valorizzazione dei prodotti del territorio. Per informazioni e prenotazioni: tel. 0442 93655 - [email protected] - www.castellobevilacqua.com Anno XXXVIII - n. 9 - Settembre 2016 12 periodico indipendente VENEZIA73 - INTERVISTA A IRENE DIONISIO Irene Dionisio è la giovane regista torinese al suo esordio a Venezia con “Le ultime cose”, film ambientato in un Banco dei pegni. Il suo film, di cui ha scritto anche la sceneggiatura, era compreso nel programma del concorso alla 31^ Settimana della Critica e arriverà nelle sale dal 29 settembre. A Torino una moltitudine dolceamara porta in pegno i propri averi, in attesa del riscatto o dell’asta finale. Tra i mille volti che raccontano l’inventario umano della crisi, tre storie si intrecciano inconsapevolmente sulla sottile linea del debito morale. Sandra (Christina Rosamilia), giovane trans, per sfuggire al passato porta in vendita la sua pelliccia. Il suo sguardo incrocerà quello di Stefano (Fabrizio Falco), novellino appena entrato al banco, spingendola verso una tenera ossessione. Michele (Alfonso Santagata), ex facchino in pensione, chiede un prestito ad un parente (Salvatore Cantalupo), ma questo si rivelerà fatalmente la persona sbagliata. Come è stato il passaggio dal documentario al film? “Inizialmente volevo fare un documentario ma per problemi legati alla privacy dell’ambientazione non mi è stato possibile. Invece sviluppando un film di finzione ho raccontato storie che mi hanno permesso di entrare con la cinepresa”. Cosa le interessava del Banco dei pegni tanto da scrivere anche la sceneggiatura? “Mi sono sempre chiesta quanto ci condizionino i problemi economici di ogni giorno, quanto il lavoro ci tenga in scacco per ottenere quali risultati. In sostanza ho voluto affrontare le dinamiche economiche che ci creiamo e che poi diventano un problema, una colpa. Il debito è diventato un sistema di cui ci troviamo coinvolti e travolti.” C’è un libro importante su questi argomenti, il “Debito” di David Graeber e sul cinema di osservazione di Frederick Wiseman. Li aveva presenti? “Innanzitutto provengo da studi di Filosofia sociale e avevo già compiuto ricerche sul campo. Sì, ho letto alcuni saggi riguardanti l’argomento del mio film. Ad esempio quello di Graeber è il più illuminante. Il suo pensiero afferma che la nozione di debito si è estesa alla religione come cifra delle relazioni morali e domina i rapporti umani, definendo libertà e asservimento. Nella crisi attuale Graeber sostiene la superiorità morale dei cittadini rispetto a creditori senza scrupoli.” Perchè ha scelto il Banco dei pegni per intrecciare le tre storie del film? “Mi sembrava il posto più adatto ad esprimere una economia della speranza, uno spazio dove confluiscono i vari personaggi che mi interessavano: gli impiegati, i clienti, gli sciacalli, l’interno e l’esterno. Sembra un luogo così lontano dalla vita quotidiana e invece è così vicino nella realtà”. Ho notato che ha un modo particolare di girare sui personaggi. Li riprende spesso in primo piano con una angolazione sulle loro reazioni, volto, occhi, camminata, stupore, angoscia! “E’ vero, all’interno del Banco dei pegni ho usato una angolazione che fosse uguale alla dimensione dello sportello dove vengono portati gli oggetti. E’ una ritrattistica della amarezza e della speranza”. I personaggi coinvolti sono molti, il casting è stato faticoso? “Il casting è stato lunghissimo, e trovare gli attori, sia i protagonisti che i personaggi minori, è stato difficile”. Alla fine che messaggio vuole lasciare allo spettatore? C’è un filo di speranza? “Lascio aperto ad oguno di noi di rifiutare il compromesso, di dire di no, ma nel film non apro a nessuna consolazione. Infatti il personaggio più emblematico di questa storia che è Stefano, prima sembra non appoggiare le dinamiche del Banco, ma lungo il percorso anch’egli decide di accettare le regole perché ha un debito morale verso la sua famiglia”. “Mi incuriosisce chiederle: ha fatto leggere la sceneggiatura al Banco?” “Certamente, l’hanno letta e accettata” (intervista di Roberto Tirapelle) VENEZIA, GLI EBREI E L’EUROPA, 1516-2016 Organizzata in occasione del cinquecentenario dell’istituzione del Ghetto di Venezia, curata da Donatella Calabi con il coordinamento scientifico di Gabriella Belli e il contributo di un nutrito pool di studiosi, la mostra “Venezia, gli ebrei e l’Europa 1516 – 2016” intende descrivere i processi che sono alla base della nascita, della realizzazione e delle trasformazioni del primo “recinto” Hazzer) al mondo destinato agli ebrei. Accanto alla narrazione delle vicende insediative, s’intrecciano incontri con personaggi significativi, racconti di viaggio, letteratura, musica, teatro. Distribuita in 10 sezioni tematiche e cronologiche nelle sale degli appartamenti del Doge – Prima del Ghetto, La Venezia cosmopolita, Il Ghetto cosmopolita, Le sinagoghe, Cultura ebraica e figura femminile, I commerci tra XVII e XVIII secolo, Napoleone: l’apertura dei cancelli e ’assimilazione, Il mercante di Venezia, Collezioni, collezionisti, Il XX secolo – l’esposizione è corredata anche da apparati multimediali e innovative tecnologie di grande suggestione, elaborate da Studio Azzurro. L’intento è uno sguardo d’insieme, abbracciando le relazioni stabilite con il resto della città e con altri quartieri ebraici (e non solo) italiani ed europei, a sottolineare la ricchezza dei rapporti tra gli ebrei e Venezia e tra gli ebrei la società civile, nei diversi periodi della loro lunga permanenza in laguna, in area veneta e in area europea e mediterranea. Sottolineando, con profonda consapevolezza le diversità culturali esistenti nella Venezia cosmopolita d’inizio Cinquecento e della commistione di saperi, conoscenze, abitudini che ne costituiscono tuttora il principale patrimonio. Non solo un lavoro d’indagine sull’area specifica dei tre ghetti veneziani ma una riflessione sugli scambi culturali e linguistici, sulle abilità artigianali e sui mestieri che la comunità ebraica ha condiviso con la popolazione cristiana e le altre minoranze presenti in un centro mercantile di straordinaria rilevanza. L’arco cronologico preso in considerazione va oltre la caduta della Repubblica e l’apertura delle porte per volere di Napoleone: apparirà in mostra anche il ruolo degli ebrei nell’età dell’assimilazione e nel corso del Novecento. Importanti dipinti – da Bellini e Carpaccio, da Hayez e Poletti, fino a Balla ,Wildt e al mistico afflato di Chagall – disegni architettonici d’epoca, volumi in rarissime edizioni originali, documenti d’archivio, oggetti liturgici e arredi, ricostruzioni multimediali permettono di dar conto di una vicenda di lungo periodo, fatta anche di permeabilità, di relazioni e scambi culturali. L’ipotesi di partenza del progetto infatti è che la storia dell’istituzione del Ghetto a Venezia debba essere studiata nel quadro della più generale gestione da parte della Repubblica Veneta delle minoranze nazionali, etniche e religiose che vivevano nella città, capitale di una “economia mondo”, come la chiamava lo storico Fernand Braudel. Ma si tratta anche di spiegare come queste relazioni si siano via via allargate a un ambito geografico molto vasto e siano continuate nel tempo, adattandosi ai cambiamenti politici, sociali e culturali. Nei primi decenni del XVI secolo la Repubblica Veneta aveva messo in atto una strategia urbana di accoglienza, offerta di garanzie e contemporaneamente di sorveglianza, più o meno rigida nei confronti anche di altre comunità nazionali e religiose, importanti per le proprie attività economiche come i popoli del Nord (con il Fondaco dei Tedeschi), i greci ortodossi (con la concessione di costruire a loro spese una chiesa e un collegio) e via via gli albanesi, i persiani, i turchi. Gli ebrei, al pari d’altre minoranze, erano “preziosi” per la Serenissima (come si legge in alcuni documenti): le sue magistrature, alcuni nobili, lo stesso doge Leonardo Loredan, che era “principe” al momento del decreto istitutivo (29 marzo 1516), ne erano perfettamente consapevoli. Ciononostante Venezia, che aveva concesso agli ebrei presenti sul proprio territorio – anche quando l’Europa li stava cacciando dopo i noti decreti d’espulsione dalla Spagna (1492) e dal Portogallo (1496) – d’entrare in città come rifugiati di guerra, in seguito alle drammatiche conseguenza della lega di Cambrai e alla sconfitta di Agnadello, si pose presto il problema di come trattare la minoranza ebraica. “La posta in gioco era la difesa dei valori culturali fondamentali per la loro percezione di se stessi. Vale a dire – secondo Robert Bonfil – di tutti quei valori che “il mito di Venezia” reputava i più essenziali in assoluto: giustizia, libertà e benessere, il tutto radicato nel buon governo e non da ultimo nella difesa dell’etica cristiana, senza la quale non sono concepibili né la giustizia né il benessere” La scelta di non cacciare gli ebrei ma di mantenerli dentro il ghetto fu vissuta come il male minore e la chiusura, una palese discriminazione, finì per trasformarsi anche in un’utile difesa, perché gli ebrei, soggetto politicamente debole all’esterno delle mura, diventarono all’interno autonomi, quasi padroni delle loro azioni, in molti casi ben più di tanti abitanti e sudditi che vivevano alla completa mercé del doge, del principe, del papa o del re. A Venezia il Ghetto – preso a modello negativo in tutta Europa come realtà fisica e come termine – si trasformò a poco a poco in un’istituzione quasi a sé, “uno scudo”, come scrive Riccardo Calimani, “che, pur nella precarietà dilagante disponeva, nonostante tutto, di poteri e privilegi che gli permettevano di farsi ascoltare e di trattare con i propri interlocutori all’esterno, con una libertà d’iniziativa in qualche caso sorprendente”. Cosmopolita al suo interno – ove vennero a convivere ebrei tedeschi e italiani, ebrei levantini, ponentini e portoghesi – il Ghetto di Venezia fu dunque una realtà fortemente permeabile, in costante interazione con l’esterno e in primis con la città lagunare, essa stessa straordinariamente multinazionale e multietnica, per convinzione o pragmatismo. La mostra a Palazzo Ducale, che ci accompagna in un affascinante viaggio, tra arte, storia e cultura, illustra dunque la distribuzione degli insediamenti ebraici in Europa dopo il 1492; l’istituzione del primo vero e proprio ghetto al mondo; il dibattito sulla sua localizzazione; la crescita e la conformazione urbana e architettonica delle successive espansioni (il Ghetto Novo, il Vecchio e il Novissimo);le relazioni con il resto della città (le botteghe realtine, il cimitero, l’escavo del Canale degli Ebrei), la reintegrazione novecentesca. Vengono messe in luce regole ma anche divieti, abusi, conflitti e scambi; viene raccontata la società del Ghetto, composta da comunità differenti tra loro per rito religioso, lingue parlate, abitudini alimentari; e poi la ricchissima produzione culturale ebraica. Federica Tirapelle Venezia, Palazzo Ducale. “Venezia, gli ebrei e l’Europa, 1516 -2016”. Fino al 13 Novembre 2016. Anno XXXVIII - n. 9 - Settembre 2016 periodico indipendente 13 SPAZIO SALUTE PELLE DOPO LE VACANZE TRATTAMENTI PER LA PELLE DOPO LE VACANZE: IDEE E CONSIGLI L’estate è ormai agli sgoccioli e ciò che rimane delle nostre ferie è lo splendido colorito ambrato della pelle, un’abbronzatura da fare invidia a tutti gli amici che non hanno avuto la possibilità di staccare dal lavoro. Oltre alle numerose foto da archiviare sul computer, a noi rimane il piacevole ricordo delle giornate rilassanti trascorse al mare, sdraiate sul lettino per ottenere una perfetta pelle baciata dal sole. Ora che siete tornate a casa, vi sentite vulnerabili di fronte allo stress da rientro? Vi intimorisce solo il pensiero di essere costrette a riprendere il lavoro e le altre occupazioni quotidiane oppure siete preoccupate di veder svanire l’abbronzatura conquistata con lunghe esposizioni al sole? Vediamo insieme come avere una pelle perfetta dopo le vacanze e non perdere al tintarella. PULIZIA DEL VISO Di sicuro, tra tuffi, acquagym e lezioni di salsa sul bagnasciuga, avrete trascurato abbondantemente la pulizia del viso. Durante la vacanza, con ogni probabilità avrete rinunciato a peeling e scrub, limitandovi solo ad una frettolosa detersione. Il primo trattamento al rientro dalle vacanze deve necessariamente essere la pulizia efficace della pelle. La parola d’ordine è detergere in profondità i pori ostruiti ed eliminare tutte le cellule morte che si saranno accumulate durante l’estate. Uno scrub fatto in casa o acquistato in profumeria risveglierà la cute donandole splendore e regalandole un aspetto levigato. CREME E DIETA Per non provare la noiosa sensazione della pelle che tira, applicate con costanza la crema idratante. Scegliete un prodotto molto nutriente per la sera e una formulazione dalla consistenza più leggera per il mattino. Ricordate che per proteggere la pelle dai fattori esterni e dall’invecchiamento, non basta ricorrere ai migliori cosmetici. Una dieta sana e purificante vi aiuterà non solo a smaltire i chili presi durante la vacanza ma garantirà un aspetto pulito e luminoso alla pelle. Privilegiate una dieta ricca di frutta e verdura, ricche di principi nutritivi, e bevete almeno 2 litri di acqua al giorno. Evitate il consumo di cibi grassi e fritti. I PRODOTTI DA CONSERVARE E se anche voi iniziate a provare nostalgia per le splendide vacanze estive, vi diamo ancora un consiglio: non mettete da parte i prodotti doposole per pelle e capelli in attesa della prossima stagione calda. Svolgono una funzione altamente idratante quindi potrete adoperarli tranquillamente sul viso come sostituti della crema. E in più, il loro profumo lascerà sulla pelle una sensazione di profumata freschezza che vi riporterà alla mente il periodo vacanziero. Le vacanze estive sono un momento di relax e di svago assoluto, ma sono anche uno dei periodi in cui si tende maggiormente a esagerare, a eccedere, soprattutto a tavola. Ecco perché una volta ritornati dalle vacanze si impone la necessità di depurarsi, di disintossicarsi dagli eccessi, recuperando forma ed equilibrio. COME DEPURARSI DOPO LE VACANZE: L’ALIMENTAZIONE E IL SONNO Quando si parte per le vacanze, i nostri ritmi e le nostre abitudini quotidiane sono completamente “sconvolte”, cosa questa che in alcuni casi può portarci a perdere il controllo, specialmente su ciò che mangiamo e sulle quantità di cibo assunte quotidianamente. In vacanza, si sa, si tende a stravolgere i normali orari di pranzo e cena, si mangia molto più spesso fuori, si fa molta meno attenzione a ciò che si sta ingerendo; ecco perché una volta tornati dalle ferie è molto più semplice sentirsi gonfi e pesanti o ritrovarsi con qualche chilo in più. A contribuire moltissimo al gonfiore “post-vacanze” sono anche le serate trascorse con gli amici e che spesso ci inducono a bere qualche bicchiere di troppo. La prima regola, quindi, una volta tornati a casa è quella di controllare l’alimentazione, adottando una dieta che ci per- metta di depurarci e di perdere i chili in eccesso senza troppa fatica o sacrifici. Una dieta depurativa deve avere al suo centro la frutta e la verdura, rigorosamente di stagione; largo quindi a mega insalate e secondi leggeri con abbondanti contorni. Cercate, invece, di limitare quanto più possibile i cibi troppo conditi o le cotture troppo lunghe e preferite oltre alla frutta e alla verdura di stagione, i formaggi freschi e le carni leggere (con una preferenza per quelle bianche), il tutto abbinato ad abbondanti “dosi” di acqua. L’acqua, infatti, aiuterà il vostro organismo a depurarsi e a sgonfiarsi; se non siete amanti dell’acqua potete abbinare a questa anche delle tisane depurative o del thè verde, da assumere ovviamente senza zucchero. Ottimale sarebbe riuscire a rinunciare per qualche tempo anche al caffè, all’alcool, alle bevande gassate e alle sigarette, in maniera tale da consentire al vostro organismo di depurarsi al meglio e in maniera più efficace. Fondamentale per depurarsi dopo le vacanze è anche riuscire a recuperare i vecchi ritmi giornalieri, con particolare riguardo a quelli del sonno; cercate quindi di dormire a sufficienza, più meno sempre le stesse ore per notte e di andare a letto e alzarvi alla stessa ora per almeno un paio di settimane. In questo modo aiuterete il vostro corpo a recuperare i vecchi ritmi e ad affrontare con maggior equilibrio la stagione fredda. In ultimo non dimenticate di fare un po’ di movimento! In vacanza si ha la tendenza a poltrire, ecco perché è bene “attivarsi” immediatamente una volta tornati a casa; non è necessario eccedere, è sufficiente anche fare una passeggiata di 30 minuti al giorno per recuperare forma ed energia. Ufficio Stampa Domus Salutis Legnago Tel 800.019.330 Una grande azienda italiana, una grande produzione di oli vegetali ITALIA ITALIA ROMANIA MAROCCO w w w. to p a g r i . i t 14_191_Pag_BassoAdige_21x14,6.indd 1 13/02/14 09.31 Anno XXXVIII - n. 9 - Settembre 2016 14 periodico indipendente POLKE ALLA COLLEZIONE PINAULT Grande festa a Palazzo Grassi per la mostra su Sigmar Polke, inaugurata dal figlio e la figlia dell’artista scomparso, curata da Elena Geuna e Guy Tosatto, con Monsieur François Pinault, il direttore Martin Bethenod e l’attuale direttore del Museo di Versailles Jean-Jacques Aillagon e Caroline Bourgeois, oltre ad alcuni artisti presenti nella mostra di Punta della Dogana, come Pier Paolo Calzolari, Fernanda Gomez, Niele Toroni, Peter Dreher, Gosha Makuga e l’indimenticabile Achille Bonito Oliva. La mostra a Palazzo Grassi ripercorre l’intera carriera dell’artista tedesco e raccoglie novanta opere provenienti da Pinault Collection e altre importanti collezioni pubbliche e private. Una prima e forse l’ultima realizzata in Italia, scomparso nel 2010 all’età di 69 anni che vinse tra l’altro il Leone d’Oro alla Biennale di Venezia del 1986. Dunque un doppio anniversario come ha sottolineato Bethenod. “La mostra segna il 75. della nascita dell’artista e il 30. della sua partecipazione alla Biennale di Venezia, nel 1986, dove fu premiato con il Leone d’Oro. Sigmar Polke (1941-2010). La mostra ripercorre l’intera carriera dell’artista dagli anni ’60 agli anni Duemila e la molteplicità delle tecniche utilizzate, dai dipinti ai disegni, installazioni, film, che ruotano attorno al suo estravagante senso “alchemico” di raccontare i fatti che accadono. Un artista molto particolare non facile, ambiguo e provocatorio che si porta dietro un’epoca di che l’ha sicuramente traumatizzato. Amante dell’Italia, in molte sue opere ci sono evocazioni e rimandi che lo classificano come un artista della pop art, naturalmente sbagliando in pieno, dato l’uso che ne ha fatto della materia (colore) e del supporto (stoffe, plastiche, fili di metallo, oggetti). Influenzabile a tal punto che nelle sue opere si possono intravedere punti in comune di altri artisti contemporanei (per tutti vedi Picabia). Sigmar Polke ( Oels, 13 febbraio 1941-Colonia 10 giugno 2010). Pittore e fotografo, Polke ha sperimentato una vasta gamma di stili, tematiche e materiali. Negli anni 70 si è concentrato sulla fotografia, ritornando alla pittura negli anni 80, campo nel quale ha prodotto opere astratte, nate dalla reazione sperimentale di pittura con altri componenti chimici e prodotti vari. Negli ultimi venti anni si è dedicato a temi storici e alla loro percezione. La famiglia di Sigmar Polke si rifugiò nel 1945 dalla Bassa Slesia, verso la Turingia ed emigrò nel 1953 dalla DDR verso Berlino Ovest. In seguito si trasferì vicino a Dussseldorf. Giunto nella Germania ovest, incominciò a frequentare musei e gallerie d’arte e lavorò per un periodo come 89° articolo LA VERGINE Eccoci giunti a un’altra puntata della rubrica di AstroMitologia del Basso Adige. Oggi continueremo a descrivere la mitologia legata alle costellazioni e al cielo soffermandoci sulla costellazione associata a settembre, la Vergine. In astrologia è il sesto segno dello zodiaco ed è il segno zodiacale delle persone nate tra il 23 agosto e il 23 settembre. A causa del fenomeno della precessione degli equinozi, non esiste quasi più alcuna corrispondenza sulla volta celeste fra la costellazione astronomica della Vergine e il relativo segno zodiacale, tranne per pochi giorni dal 16 al 22 settembre. La Vergine, in latino Virgo, è una costellazione zodiacale dell’emisfero nord ed è una delle 88 moderne costellazioni moderne; si individua con facilità nei mesi fra febbraio e luglio tra la costellazione del Leone, a ovest, e quella della Bilancia, a est. È la seconda costellazione più grande del nostro cielo, dopo quella dell’Idra, ed è stata per millenni associata al periodo dei raccolti come la mietitura, da cui deriva il nome della sua stella più apprendista in una vetreria di Düsseldorf, fra il 1959 e il 1960. All’età di venti anni entrò nell’Accademia d’Arte di Düsseldorf (Kunstakademie Düsseldorf), dove studiò dal 1961 al 1967, con maestri quali Karl Otto Goetz, Gerhard Hoeme e Joseph Beuys, dal quale venne profondamente influenzato. Morì il 10 giugno 2010 all’età di 69 anni. A Punta della Dogana invece si è aperta “Accrochage”, curata da Caroline Bourgeois che ha voluto concentrarsi su opere cosiddette “minimaliste, alla ricerca quasi ossessionante del vuoto, attraverso il colore bianco che viene esaltato quale elemento compositivo. Una filosofia – come la stessa curatrice ci spiega – con settanta lavori esposti “che sono il risultato di un gesto minimale, che evoca sia una ricerca del vuoto sia una mise en abyme della storia dell’arte”. Tutte le opere, e diciannove dei trenta artisti, sono presentati per la prima volta in una mostra della Collezione Pinault: da Pier Paolo Calzolari a Tacita Dean, Pierre Huyghe, On Kawara, Louise Lawler, Sol LeWitt, Goshka Macuga, Fabio Mauri, Philippe Parreno, Charles Ray, Thomas Schütte, Tino Sehgal, Haim Steinbach, Niele Toroni, Günther Uecker, Dewain Valentine, Franz West, Cerith Wyn Evans. Il titolo “Accrochage” rispecchia la scelta di presentare una selezione di lavori appartenenti alla Pinault Collection, includendo artisti contemporanei riconosciuti e talenti emergenti, senza imporre un punto di vista. Il visitatore è invitato a interpretare ogni opera con la propria sensibilità, scoprendo, lungo le sale espositive, i rimandi tra le opere. La mostra propone i lavori di trenta artisti, ventuno dei quali sono presenti per la prima volta in una mostra della Pinault Collection – Absalon, Nina Canell, Tacita Dean, Peter Dreher, Fernanda Gomes, On Kawara, Edward Krasiński, Guillaume Leblon, Sol LeWitt, Bernd Lohaus, Goshka Macuga, Fabio Mauri, Prabhavathi Meppayil, Michel Parmentier, Florian Pumhösl, Tino Sehgal, Haim Steinbach, Niele Toroni, Günther Uecker, DeWain Valentine, Cerith Wyn Evans – mentre nove sono artisti storici della collezione – Pier Paolo Calzolari, Pierre Huyghe, Louise Lawler, Jean-Luc Moulène, Henrik Olesen, Philippe Parreno, Charles Ray, Thomas Schütte e Franz West. Caterina Berardi Venezia. Palazzo Grassi /Punta Punta della Dogana. Sigmar Polke (fino 6 Novembre 2016). Gli Artisti della collezione Pinault (fino 20 Novembre 2016). luminosa “Spica”, e la vendemmia. Le stelle principali della Vergine sono sei e sono Spica, Porrima, Vindemiatrix, Heze, Minelauva e Zavijava. Spica, o α Virginis, è la stella più brillante della Costellazione nonché la quindicesima stella più luminosa del cielo; è di un colore azzurro intenso e dista dal nostro Sole 262 anni luce. Essa raffigura una spiga di frumento in mano alla Vergine e insieme ad Arturo e Denebola costituisce uno dei vertici del Triangolo di Primavera dove rappresenta il vertice più meridionale. Porrima, o γ Virginis, è una stella binaria di colore giallastro, la seconda più luminosa della Costellazione e dista 39 anni luce da noi; Vindemiatrix, o ε Virginis, è una stella gigante gialla e dista 102 anni luce dal nostro Sistema Solare; Heze, o ζ Virginis, è una stella bianca che dista 73 anni luce da noi; Minelauva, o δ Virginis, è una stella gigante rossa distante 202 anni luce; Zavijava, o β Virginis, è una stella nana bianco-gialla gialla distante 36 anni luce dal nostro Sole. Trovandosi lontano dalla scia luminosa della Via Lattea, nella Vergine sono osservabili molti gruppi di galassie, anche grazie alla presenza dell’Ammasso della Vergine, il più vicino ricco ammasso di galassie che conosciamo individuabile nella parte settentrionale della costellazione. Tra le galassie più brillanti spicca M87, chiamata anche Virgo A, una galassia ellittica gigante tra le più grandi conosciute che domina l’Ammasso della Vergine; essa potrebbe possedere fino a 15.000 ammassi globulari di stelle e dal suo nucleo parte un potente getto di materia, verosimilmente generato da un buco nero supermassiccio. Un’altra galassia degna di nota è Galassia Sombrero, nota anche come M104, una delle più famose galassie a spirale posta nella parte meridionale della Costellazione. Per via della sua bellezza, essa è una delle galassie più fotografate del cielo. Inoltre, nella Vergine, sono presenti diversi sistemi planetari tra cui il più ricco è quello di 70 Virginis, che possiede un pianeta gigante gassoso simile al nostro Giove con una massa rispettivamente di sette masse gioviane, e la pulsar PSR B1257+12, una piccola stella di neutroni, nota per possedere tre pianeti, con masse comprese fra un quarto e quattro volte la massa di Giove. Parlando di mitologia, l’origine di questa Costellazione è incerta; nei decenni è stata associata con quasi ogni dea famosa, tra cui Demetra, Iside, e Atena. Secondo una versione, la Costellazione raffigura Astrea, la dea della giustizia (e per questo la Bilancia, lo strumento della giustizia, si trova lì vicino) la vergine figlia di Giove e della dea Temi, dea dell’ordine. Essa, secondo la leggenda amministrava il mondo in modo saggio, finché gli uomini diventarono così intrattabili che si ritirò disgustata nei cieli e divenne l’attuale Costellazione. Spesso la Vergine è associata anche con Persefone, la dea della primavera moglie del dio degli Inferi Plutone, perché la costellazione è principalmente visibile nei mesi primaverili. Nel prossimo numero della rubrica continueremo a parlare della mitologia legata alle costellazioni e al cielo del mese. Arrivederci al prossimo mitologico numero! Gianluigi Viviani periodico indipendente Anno XXXVIII - n. 9 - Settembre 2016 15 ELIA VIVIANI, MEDAGLIA D’ORO A RIO, NEL 2004, A 15 ANNI, HA VINTO IL CIRCUITO DI FERRAGOSTO DI LEGNAGO Elia Viviani, classe 1989, ciclista su strada e pista che corre per il Team Sky è professionista dal 2010. Su pista ha vinto cinque titoli ai campionati europei Elite, tredici campionati italian, due megaglie d’argento e una di bronzo ai campionati del mondo e la medaglia d’oro nell’omnium alle Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016. Il Basso Adige, allora in bianco e nero, dell’agosto 2004. Elia Viviani nell’agosto 2004 ha vinto il tradizionale circuito di Ferragosto in volata. La tradizionale corsa ciclistica del Ferragosto legnaghese è sparita da tre anni Il 50° circuito di Città di Legnago si è svolto il 21 settembre 2014 ed era riservato alla categoria esordienti. A.N. ELIA VIVIANI, IL VALLESANO ORO OLIMPICO A RIO DE JANEIRO “Che soddisfazione, che gioia grande per Viviani. Oggi più che mai sono orgoglioso di essere il Sindaco di Oppeano e di un campione di sport e di umiltà qual è Elia”, commenta commosso Pierluigi Giaretta, il Sindaco di Oppeano, paese del campione olimpico di Rio. Qui vi abita con la famiglia, la mamma Elena e il papà Renato e i fratelli Luca e Attilio, anche loro grandi sportivi; una famiglia semplice, che ha sempre sostenuto il giovane ciclista, con sacrificio, umiltà, tanta gioia e tanto orgoglio. “Da appassionato di sport, amante della bicicletta e da grande fan di Viviani, seguo da anni la sua preparazione, cioè da quando è ragazzino e correva nel G1 e G2 e ho capito che si sarebbe differenziato da molti altri sportivi, perché veramente Elia ha una marcia in più. So per certo che ha preparato questa Olimpiade lavorando su ogni singolo dettaglio. La vittoria è perciò stata più che meritata”, sottolinea Giaretta. FOTO NAVARRO IL MAESTRO DI PUGILATO LUCIANO BUFFO PREMIATO NELLA TERZA EDIZIONE DEL LEGNAGO SPORT FESTIVAL Il primo cittadino, che ha assistito in diretta la scorsa notte alla gara di Omnium maschile alle Olimpiadi di Rio che ha fatto di Viviani un Oro olimpico, si lascia andare ai commenti. E’ orgoglioso che tra i suoi concittadini via sia questo grande campione del ciclismo su pista, che ha guadagnato la vittoria in una competizione da batticuore dopo la brutta caduta a 108 giri dalla conclusione della gara a punti decisiva e che Elia ha vinto sapendosi rialzare e rimettendosi in gioco con tutta la competizione agonistica e tenacia che contraddistingue un vero campione. “Per il nostro Comune, come per il mondo del ciclismo su pista, il 15 agosto 2016 rimane una data indimenticabile”, sottolinea Giaretta; “Con il fan club, gli amici, i residenti, anche noi amministratori comunali vogliamo festeggiare Elia al suo rientro da Rio, facendogli sentire con entusiasmo e gioia la nostra vicinanza”. Michela Saggioro IL LEGNAGO TORNA NEL GIRONE C DELLA SERIE D Il Legnago in festa dopo aver battuto la Calvi Noale. Il Legnago è tornato nel girone C della serie D con Abano, Altovicentino, ArzignanoChiampo, Belluno, Calvi Noale, Campodarsego, Carenipievigina, Cordenons, Este, Mestre, Montebelluna, Tamai, Triestina, Union Feltre, Vigasio, Vigentina, Virtus Vecomp Verona. Di rilievo la presenza della gloriosa Triestina, l’ex squadra di Nereo Rocco, con un’importante tradizione anche nella massima serie. Il Legnago il 13 agosto ha vinto il Memorial Bubola battendo la Virtus Vecomp per 2-1. Queste le partite dell’andata del Legnago di mister Andrea Orecchia A.N. 4 settembre Tamai - Legnago 3-0 11 settembre Legnago - Calvi Noale 2-0 18 settembre Belluno - Legnago 25 settembre Legnago - Triestina 2 ottobre Mestre - Legnago 9 ottobre Legnago - Vigasio 16 ottobre Montebelluna - Legnago 23 ottobre Legnago - Abano 30 ottobre Campodarsego - Legnago 6 novembre Legnago - Virtus 13 novembre Eclisse Piev. - Legnago 20 novembre Legnago - Cordenons 27 novembre Legnago - Feltre 4 dicembre Vigontina - Legnago 8 dicembre Legnago - Este 11 dicembre Arzignano - Legnago 18 dicembre Legnago - Altovicentino Passione Collaborazione Innovazione Sviluppo Sono i nostri valori. La premiazione in piazza Garibaldi di Luciano Buffo il 10 settembre 2016. Il maestro benemerito Luciano Buffo, responsabile dell’Accademia Pugilistica di Legnago fondata nel 1970 è stato premiato come «atleta dell’anno» dall’assessore allo sport Tommaso Casari, presenti la sindaca Clara Scapin e Cristina Bisin consigliere delegata alla promozione sportiva nel corso della terza edizione del Legnago Sport Festival. A.N. Da sempre crediamo che prestazioni eccellenti e innovazione tecnologica siano le qualità migliori per un’azienda, ma sappiamo che per essere forti abbiamo bisogno di valori: lavoro di squadra, cooperazione, partecipazione e interazione con i nostri clienti sono indispensabili per raggiungere insieme gli obiettivi più ambiziosi. www.grafichestella.it 16 Anno XXXVIII - n. 9 - Settembre 2016 periodico indipendente Growing Equipment since 1973