formula 1 - Italiaracing
Transcript
formula 1 - Italiaracing
n. 257 3 febbraio 2014 ENERGY BIT TER FORMULA 1 Nalla prima sessione di test collettivi di Jerez le monoposto con le nuove configurazioni turbo/ibride hanno fatto discutere per le forme poco accattivanti, ma a tenere banco è soprattutto il flop Red Bull costretta a rinchiudersi nei box del circuito Registrazione al tribunale Civile di Bologna con il numero 4/06 del 30/04/2003 L’editoriale UN SOUND CHE NON EMOZIONA Massimo Costa Direttore responsabile: Massimo Costa ([email protected]) Redazione: Stefano Semeraro Marco Minghetti Collaborano: Carlo Baffi Antonio Caruccio Marco Cortesi Alfredo Filippone Dario Lucchese Claudio Pilia Guido Rancati Dario Sala Silvano Taormina Filippo Zanier Tecnica: Paolo D’Alessio Produzione: Marco Marelli © Tutti gli articoli e le immagini contenuti nel Magazine Italiaracing sono da intendersi a riproduzione riservata ai sensi dell'Art. 7 R.D. 18 maggio 1942 n.1369 Fotografie: Photo4 Actualfoto Photo Pellegrini MorAle Realizzazione: Inpagina srl Via Giambologna, 2 40138 Bologna Tel. 051 6013841 Fax 051 5880321 [email protected] 2 L’esito dei test collettivi di Jerez, i primi della nuova era della F.1, è stato decisamente sconfortante. Il team campione del mondo che in quattro giorni non riesce a percorrere più di 20 giri suscita una certa ilarità, ma si tratta di un caso limite e che getta un po’ di pepe sul mondiale. E di speranza per chi negli ultimi quattro anni ha subìto la superiorità del binomio Red Bull-Vettel. Ma anche altre squadre hanno sofferto non poco, vedi Force India, Toro Rosso e Sauber, o le cenerentole Caterham e Marussia, con quest’ultima arrivata in Andalusia a prove già iniziate. Ma almeno c’era, mentre la Lotus non si è neppure presentata, come del resto aveva annunciato. Soltanto in tre, Mercedes su tutte, poi Ferrari e McLaren, hanno potuto lavorare come si deve mentre si è fatta onore la Williams. A questo contesto piuttosto desolante, vanno sommate le monoposto decisamente brutte, anche se come abbiamo già spiegato nello scorso editoriale, questo fattore conta fino a un certo punto, e un sound che proprio non si ascolta. Un rombo che ha fatto inorridire Bernie Ecclestone e che a un primo ascolto ci ricorda quello di una vettura Gran Turismo o, come ha specificato il nostro inviato, una vecchia Gruppo B del mondiale Rally. Non più quel suono acuto, bellissimo, che ti prendeva allo stomaco e ti faceva venire la pelle d’oca, un sound inconfondibile, che non permetteva paragoni. Perché si trattava della F.1 e solo lei poteva raggiungere certi picchi. Ora invece, siamo qui a paragonare tale sound a vetture col tetto... Diciamo pure che toccato il fondo, non si potrà che migliorare. Il graffio di Baffi FORMULA 1 TEST A JEREZ CANTIERE APERTO 4 Marco Cortesi Quattro giorni su dodici sono andati. Si torna a casa dai test di Jerez con qualche indicazione di quelli che saranno i temi principali della prossima stagione. Mercedes, Ferrari e McLaren sembrano avere qualcosa in più in termini di affidabilità e grazie ai chilometraggi completati hanno potuto mettere in cantiere molti tipi di prove. C’è anche chi dovrà iniziare tutto da zero, in particolare la Red Bull, dopo il catastrofico debutto della RB10, oltre alla Lotus, che non ha ancora approntato la propria vettura e a Jerez non si è vista. I seri problemi sul versante dei propulsori Renault riguardano anche le altre squadre con questa unità, Toro Rosso e Caterham, mentre per tutti gli altri le prove di Jerez sono state dedicate a fare conoscenza, a volte anche in un modo troppo brutale (vedi Sauber), con un modo nuovo di affrontare le corse. In Bahrain dalle squadre di vertice ci si aspettano nuovi componenti, in particolare per quanto riguarda le ali e, forse, i musetti. Per gli altri, dipenderà da quanta parte del lavoro di validazione dei dati aerodinamici sono riusciti a fare. Per quanto riguarda i motori, i top-team, che hanno girato con costanza in Spagna, andranno in Bahrain cercando di dare più potenza ai loro V6 per vedere cosa succede. Anche se il problema principale di tutti nell’aumentare la cavalleria è al momento l’affidabilità, già dalla prossima apparizione del circus entreranno in gioco le simulazioni gara e con esse il punto di domanda della riduzione dei consumi imposta dalle regole. Con 100 Kg di carburante per gara (il consumo istantaneo non potrà salire sopra 100 kg/ora) le squadre potranno spingere davvero? Infine, per il mese di febbraio non c’è da dimenticare un’altra incognita: la “tagliola” di fine mese, quando i motoristi dovranno consegnare le specifiche dei propri motori, che verranno a quel punto bloccate per tutto l’anno. Ce la farà la Renault a recuperare in tempo? 5 FORMULA 1 TEST A JEREZ Totale giri team per team Mercedes Ferrari McLaren-Mercedes Williams-Mercedes Sauber-Ferrari Force India-Mercedes Caterham-Renault Toro Rosso-Renault Marussia-Ferrari Red Bull-Renault Totale giri motori Mercedes Ferrari Renault I migliori tempi e il numero dei giri nei quattro giorni di test 309 251 245 175 163 146 76 54 30 21 875 (4 teams) 444 (3 teams) 151 (3 teams) Giri e Km completati nel 2013 rispetto al 2012 2012 - 3.531 giri (15.634 km) 2013 - 1.470 giri (6.509 km) 6 1 - Kevin Magnussen (McLaren MP4/29-Mercedes) – 1’23”276 – 162 giri 2 - Felipe Massa (Williams FW36-Mercedes) – 1’23”700 – 133 3 - Lewis Hamilton (Mercedes W05) – 1’23”952 – 121 4 - Jenson Button (McLaren MP4/29-Mercedes) – 1’24”165 – 83 5 - Kimi Raikkonen (Ferrari F14-T) – 1’24”812 – 78 6 - Valtteri Bottas (Williams FW36-Mercedes) – 1’25”344 – 42 7 - Fernando Alonso (Ferrari F14-T) – 1’25”495 – 173 8 - Nico Rosberg (Mercedes W05) – 1’25”588 – 188 9 - Nico Hulkenberg (Force India VJM07-Mercedes) – 1’26”096 – 17 10 - Sergio Perez (Force India VJM07-Mercedes) – 1’28”376 – 48 11 - Daniel Juncadella (Force India VJM07-Mercedes) – 1’29”457 – 81 12 - Jean-Eric Vergne (Toro Rosso STR9-Renault) – 1’29”915 – 45 13 - Adrian Sutil (Sauber C33-Ferrari) – 1’30”161 – 103 14 - Jules Bianchi (Marussia MR03-Ferrari) – 1’32”222 – 25 15 - Esteban Gutierrez (Sauber C33-Ferrari) – 1’33”270 – 60 16 - Marcus Ericsson (Caterham CT04-Renault) – 1’37”975 – 12 17 - Sebastian Vettel (Red Bull RB10-Renault) – 1’38”320 – 11 18 - Kamui Kobayashi (Caterham CT05-Renault) – 1’43”193 – 54 19 - Daniil Kvyat (Toro Rosso STR9-Renault) – 1’44”016 – 9 20 - Daniel Ricciardo (Red Bull RB10-Renault) – 1’45”374 – 10 21 - Robin Frijns (Caterham CT05-Renault) – no time – 10 22 - Max Chilton (Marussia MR03-Ferrari) – no time – 5 Jean-Eric Vergne appiedato dalla sua Toro Rosso torna mestamente ai box 7 FORMULA 1 TEST A JEREZ enti di m le e li g i t n a T . a sofi biata lo m fi a c a v è o e u n m o la c o o d c u c messo a n cro-aree: e o a n m n a e h u q a n in g c a a p i S il derna ucib o d n m I test in o a ic c r o p e t ’e r ll a e p n a a n ativ buo discussione, ma all’alba della stagione più innov la massima serie A V O U N UNA 8 A R E A 9 FORMULA 1 TEST A JEREZ I BRUTTI MUSI VARIETÀ NELL’ORRORE Quello che tutti hanno notato, più di ogni modifica tecnica, più del suono delle vetture, più delle noie tecniche dei campioni del mondo, è stato il loro proliferare. Aspirapolveri, formichieri, papere, proboscidi, delfini, e altre definizioni anatomiche parecchio calzanti, ma che è meglio non nominare. L’obbligo regolamentare di creare musi più bassi, imposto dalla FIA per ridurre le chance di decollo, ha portato ad una varietà di soluzioni diverse, tutte però accomunate da una vera e propria cacofonia visiva. E i risultati non sono stati deleteri solo dal punto di vista estetico. La FIA ha già aperto un’inchiesta sulla sicurezza: i nuovi musi sarebbero - questo l’allarme lanciato da diversi Team Manager pericolosi in caso di impatto contro barriere mobili, in quanto renderebbero più facile per la vettura infilarsi sotto. LA GUIDA PIÙ LAVORO PER IL PILOTA Le sfide per i piloti riguardano un po’ tutte le aree, anche se non si tratta di uno stravolgimento che li fa ripartire da zero. Le Formula 1 sono ancora Formula 1. Le novità maggiori si trovano in frenata, percorrenza e accelerazione. Problematica è stata la prima esperienza con il Brake by Wire. In altre parole, i freni posteriori non sono più azionati direttamente dal piede del pilota, ma da una centralina elettronica che ne raccoglie l’impulso e lo rimodula. Un sistema che va imparato e messo a punto (come fu per l’acceleratore elettronico), ma che potrà ottimizzare la frenata in maniera considerevole dando anche diverse modalità di intervento. Il grattacapo più grosso è arrivato da come il sistema interagisce con il freno motore. Per i vantaggi futuri si vedrà. Per quanto riguarda l’accelerazione, si è visto un ritorno dei traversi in uscita curva, con i piloti impegnati a domare in maniera più muscolare delle belve piuttosto scorbutiche. Similarmente a quanto accade con i nuovi “piccoli turbo” sul mercato, la coppia derivante dalla sovralimentazione entra molto in basso nella scala dei giri e, anche se la potenza massima è inferiore, i piloti la trovano molto prima. Risultato, più difficoltà di controllo in uscita di curva, in particolare sul bagnato. In tutte le altre situazioni, a partire dalla percorrenza dei curvoni veloci, si sente il carico mancante dai diffusori soffiati, anche in questo caso con una maggiore criticità di controllo. Inol- 10 tre, il recupero dell’energia tramite il calore della turbina richiederà una messa a punto specifica perché ha a sua volta inciso sul comportamento delle monoposto. Così come per i freni, diverse modalità saranno disponibili, ma occorrerà che i team riescano a trasformare in una risorsa quello che ora è un elemento estraneo per i piloti. Per loro ci sarà anche molto più lavoro sul volante e sui controlli, ma la speranza è che le maggiori difficoltà di controllo portino ad esaltare ulteriormente il talento individuale. I TEMPI LENTI, MA NON TROPPO gine per arrivare a 1’22” sin da subito. Si ottiene un riscontro “virtuale” sulla soglia del minuto e 20 secondi, notevole per una prima volta in pista di questa portata. Tutti i protagonisti hanno spiegato che nessuno utilizzerà la piena potenza da subito, ma più che per motivi precauzionali che di limiti al consumo. Impossibile, per ora, valutare l’impatto del “tetto” di 100 kg/ora di combustibile. IL SOUND NON PIACE IL SILENZIO Altro cambiamento, il sound. E’ finita l’era delle Formula 1 spacca timpani. La nuova Le macchine sono state sicuramente più colonna sonora ricorda un po’ quella delle lente di quelle del 2013, ma non quanto ci vetture da rally Gruppo B, con in più una si sarebbe aspettati, nonostante alcuni grossa differenza tra quando si guida in catastrofismi parlassero di 10 secondi al scioltezza o da cattivi. Entusiasmante la giro dalle vecchie monoposto, addirittura musica in rilascio del V6 Ferrari con il sui tempi delle Dallara della GP2. Contro wastgate, ma molto, troppo bassa. Forse un tempo dell’anno scorso di 1’17”879 rea- vedere 22 auto insieme cambierà le cose. lizzato dalla Ferrari di Felipe Massa, il Quasi tutti, dalla sala stampa agli appasmiglior riscontro attuale che appartiene a sionati, sono rimasti un po’ a bocca asciutKevin Magnussen è stato di circa sei secon- ta mentre i piloti sembrano - giustamente - non curarsene. Va però notato come di più alto confermando le informazioni Jenson anche questo sia un cambiamento che va fornite da Italiaracing alla vigilia. Ma, guar- Button dando bene tra le righe, si è andati anche nella direzione della vita vera, in cui la oltre le attese. Secondo quanto spiegato riduzione del rumore nel motorsport è una proprio da Jenson Button, quasi due secon- realtà. E già in MotoGP un cambiamento di sono da attribuire all’aumento del peso simile non sembra aver portato particolari minimo e alle nuove gomme, e c’era mar- danni. I COSTI PROBLEMA O MENTALITÀ RISTRETTA? La Caterham ha vinto a mani basse l’oscar di monoposto più brutta Jenson Button L’enfasi durante la quattro giorni di test a Jerez è tornata ancora una volta sulle difficoltà economiche per i team. Troppi costi in un periodo di crisi? Un’obiezione ragionevole se presa dal punto di vista di un monomarca, o di un team che punta solo a vivacchiare, ma che mostra il fianco a due fondamentali critiche. Primo, se l’obiettivo per la salute della serie è portare nuovi costruttori in gioco, è proprio in un momento di generale crisi di vendite che lo sport deve reinventarsi, investire sulla ricerca e riconciliarsi con il prodotto. I costruttori hanno bisogno di vendere e, si sa “win on Sunday, sell on Monday”. Non è poi detto che mantenere una formula datata riduca i costi, anzi. Con diversi anni di sviluppo alle spalle, si richiedono investimenti enormi per incrementi prestazionali anche trascurabili, e la dimostrazione è data dall’esempio americano. In NASCAR si utilizzano motori di concezione datatissima, rimasti inalterati per decenni salvo dare il benvenuto all’iniezione (un sistema altrettanto datato) qualche stagione fa. Il risultato è che, per guadagnare un vantaggio competitivo, si richiedono investimenti faraonici su ogni minimo dettaglio. Per vincere, squadre da centinaia di dipendenti investono centinaia di milioni di budget. La situazione vi ricorda qualcosa? Insomma, tutto bene se l’obiettivo è “far presenza” navigando a fondo gruppo, ma con un’eccessiva stabilità regolamentare se si vuole vincere, o anche solo fare un salto di qualità, il muro per le compagini meno potenti diventa insormontabile. A Jerez si è notato come il ripartire da una nuova formula abbia già creato un rimescolamento interessante. Chi avrebbe mai pensato di vedere la Caterham umiliare la Red Bull? Anche se dettato da problemi tecnici, almeno per ora… Marco Cortesi Felipe Massa velocissimo con la Williams 11 FORMULA 1 TEST A JEREZ 12 Lewis Hamilton Mercedes F1 W05 LE PRIME DELLA CLASSE Ferrari, McLaren e Mercedes hanno brillantemente superato l’ostica prima uscita in pista riuscendo a percorrere diversi giri e ad accumulare una importante serie di dati fondamentali per i prossimi test che si terranno in Bahrain. Notevoli le prestazioni del motore tedesco e del rookie Magnussen, il più veloce 13 FORMULA 1 TEST A JEREZ Marco Cortesi Ad uscire vincitrici, se così si può dire, dal primo test della Formula 1 a Jerez, sono state Mercedes, Ferrari e McLaren. Le “frecce d’argento” hanno completato un numero di giri impressionante, come se le prove andaluse fossero assolutamente normali. Senza l’incidente di Lewis Hamilton il martedì, dovuto al distacco dell’ala anteriore, guardando l’affidabilità si potrebbe dire che la W05 fosse ancora la vettura dell’anno scorso. Tante e diverse le tipologie di prove già portate a termine mentre tutti gli erano ancora alle prime prese contatto con il nuovo pacchetto tecnico. Addirittura, gli uomini di Toto Wolff si sono permessi, l’ultimo giorno, di mettere in cantiere qualche timida simulazione di stint. Elemento decisivo per loro è stato senza alcun dubbio quello di poter studiate tutto in casa: motore, telaio, sistemi ibridi. Il progetto è cresciuto come un pacchetto globale, e proprio il “packaging”, ovvero come posizionare le componenti per garantire sia compattezza sia raffreddamento, sembra aver fatto la differenza. Quasi lo stesso discorso per la McLaren: si è visto quanta differenza faccia il portare le scritte Mercedes-Benz sulla vettura. Il loro approccio non è stato solo da cliente normale, ed è chiaro come abbiano potuto interagire con il motorista in maniera privilegiata. La Ferrari, per definizione maestra nel fare tutto in casa, ha tenuto il passo, e nonostante due fermate precauzionali nei quattro giorni, i piloti hanno raccolto una gran mole di dati. Come per i rivali della stella a tre punte, il programma delle prove è virato ben presto dal “far funzionare tutto” ad una pianificazione più varia e complessa. E in Bahrain vi si andrà con una maggiore tranquillità potendo portare una serie di nuovi componenti da verificare. Per quanto riguarda il pacchetto piloti composto da Fernando Alonso e Kimi Raikkonen, Maranello può contare su un duo di talento enorme e dalla provata esperienza. Il problema forse sarà, ad un certo punto, contenere una loro rivalità, ma in questo momento il Cavallino ha quanto di meglio poteva aspettarsi. Coppia più giovane ma altrettanto solida per la Mercedes. Lo scorso anno, Hamilton ha sofferto un po’ Nico Rosberg, ma ora, al contrario che nel 2013, ha tra le mani una vettura che asseconda molto meglio il suo stile di guida grintoso. Maggiori incognite per la McLaren, dove Jenson Button trova un fresco e rampante Kevin Magnussen. Nonostante l’errore che ha spedito la nuova MP4/29 nel muro a chiusura delle ostilità, il danese ha comunque messo in chiaro le sue doti ed è stato suo il miglior tempo assoluto. A parte un problemino fisico ad un ginocchio, che sembra comunque recuperato, il campione britannico sembra in forma. In cerca di riscatto, è sempre una sicurezza, sia per l’esperienza, sia per la proverbiale disponibilità che è già stata preziosissima per il giovane compagno. 14 Jenson Button McLaren MP-4 29 Fernando Alonso Ferrari F14 T 15 FORMULA 1 DI PADRE IN FIGLIO Prima c’era Jan, talento fenomenale, ma indisciplinato e per questo motivo ne ha pagato le conseguenze non ottenendo nulla nel mondiale, dal quale è uscito rapidamente, indovinando poi una gran bella carriera nell’endurance. Ora tocca a Kevin, il figlio, che con la McLaren debutterà a Melbourne ed ha la giusta mentalità per diventare qualcuno DA UN MAGNUSSEN ALL’ALTRO 16 17 FORMULA 1 DI PADRE IN FIGLIO Filippo Zanier Promessa bruciata della F.1 degli anni 90, Jan Magnussen ora vede suo figlio entrare nel Circus dalla porta principale, con un posto da titolare in McLaren. E racconta il suo passato, con le intemperanze e le occasioni perse, e un presente fatto di un rapporto padre/figlio determinante per la carriera del giovane Kevin. A giurare sulle sue immense capacità sono stati in tanti. A partire da Ron Dennis, che nel 1995 lo scelse come tester e pilota di riserva per la McLaren, per arrivare a sir Jackie Stewart, che lo volle nel suo team per due stagioni certo che fosse "il talento più grande che la F.1 avesse visto dopo Ayrton Senna" . Jan Magnussen, però, quella fiducia non l'ha mai saputa ripagare. Ingoiato dalla F.1 e sputato a fine 1998 con un solo punto all'attivo, il pilota danese si è poi costruito una carriera di successo nelle gare Endurance con la Corvette (quattro successi alla 24 Ore di Le Mans all'attivo), ma resta uno dei più grandi talenti sprecati del Circus. Oggi, però, si trova in una situazione singolare: la settimana scorsa ha visto suo figlio Kevin debuttare nei test di Jerez come pilota titolare sulla McLaren, un obiettivo che lui non ha mai centrato, ma a cui forse si sentì vicino in occasione del GP del Pacifico del 1995, quando fu chiamato a sostituire Mika Hakkinen che era stato operato di appendicite. Finì decimo, appena alle spalle del compagno Mark Blundell, ma non fu abbastanza per guadagnarsi un sedile da titolare per il 1996. Di questo, delle sue occasioni perse e di quelle invece finora sfruttate al meglio dal giovane Kevin, Magnussen ha parlato in un'intervista rilasciata al quotidiano britannico The Guardian, eccone i passi principali. IL RAPPORTO CON RON DENNIS "Mi sono fregato con le mie mani. Sono sicuro di aver lasciato in Ron Dennis un grande senso di frustrazione. Fumavo regolarmente, non mi allenavo ed ero completamente disorganizzato. Semplicemente non ero pronto per la F.1." LASCIARE LA MCLAREN PER LA STEWART "Ron mi avvertì di non lasciare il team, ma a quel tempo ero come sordo, non sentii una parola di quello che mi disse. Volevo 18 solo essere un pilota di F.1 e non credevo affatto che avrei potuto riuscire a farlo con la McLaren, visti i piloti titolari che avevano in quel momento (Hakkinen e Coulthard, ndr). Fu un errore. Sarei dovuto restare un'altro anno o due, e lasciare che Dennis mi infilasse dentro a forza quelle caratteristiche che mi mancavano, anche a martellate se necessario". GLI ANNI ALLA STEWART PIENI DI FRUSTRAZIONE "Il problema più grosso era che non riuscivo a fare abbastanza chilometri con la macchina, si rompeva in continuazione. Abbiamo avuto moltissimi cedimenti meccanici. Ricordo che uscivo dalla macchina e mi sedevo da una parte, a guardarla fumare. Ed è successo troppe volte". IL PROGRAMMA GIOVANI MCLAREN "Oggi è molto diverso dai miei tempi. Hanno un programma fantastico di cui Kevin ha approfittato. Si è sentito fin da subito parte della squadra e ha avuto a disposizione un gruppo di professionisti veri a sua disposizione. Per ogni domanda che avesse, c'era una persona deputata a cui poteva chiedere che era pronta a rispondergli. Ai miei tempi non c'era niente di tutto questo, niente coach o programmi di crescita. C'ero solo io e si aspettavano che capissi tutto da solo". IL TALENTO DI KEVIN "Aveva due anni la prima volta che gli ho messo in mano il volante, forse meno, ho visto subito che aveva qualcosa di speciale. E non gli è mai interessato nessun altro sport, ha sempre voluto diventare un pilota di F.1 e nient'altro". IL RAPPORTO COL FIGLIO "Anche quando era molto giovane, non gli ho mai detto 'fai la curva così' o 'frena in quel punto'. So per esperienza che per un ragazzo non è sempre facile accettare consigli dal padre e di conseguenza, quando Kevin era adolescente, se avevo qualche buon suggerimento per lui glielo facevo recapitare tramite qualcun altro, in modo che gli arrivasse 'dalla porta di servizio'". IL SUO FUTURO PILOTA, MANAGER O PAPÀ? "A causa dei miei impegni in pista con Corvette non potrò essere presente al debutto in gara di Kevin in Australia, ma riuscirò a essere presente circa alla metà dei GP. Ora che mio figlio è arrivato in F.1, ho pensato molto a quello che farò da ora in poi. Devo decidere se potrò concentrami ancora sulla mia carriera di pilota o se sarà il caso di lasciarla per seguire Kevin. In ogni caso non voglio essere il suo manager, solo suo padre. Negli ultimi due, tre anni ci siamo avvicinati moltissimo e voglio semplicemente essere un buon papà, essere con lui quando ci sarà da festeggiare, ma anche stargli vicino quando le cose andranno male. Del resto mi devo rassegnare: prima per tutti lui era il figlio di Jan Magnussen, ora sono io ad essere il papà di Kevin Magnussen". 19 FORMULA 1 TEST A JEREZ AMARO RED BULL La RB10 che non ti aspetti è apparsa con tutte le sue difficoltà in Andalusia non permettendo a Vettel e Ricciardo di conoscerla. Pochissimi giri, una marea di problemi tecnici derivanti dal pacchetto tecnico Renault. Noie che si sono abbattute anche sulla cuginetta Toro Rosso 20 Meccanici al lavoro sulla Red Bull RB 10 di Daniel Ricciardo 21 FORMULA 1 TEST A JEREZ Marco Cortesi Qui si va per la città dolente… Red Bull e Toro Rosso hanno lasciato l’Andalusia con le pive nel sacco. Pochissimi giri completati e un mare di problemi con il nuovo pacchetto tecnico della Renault. Già dal primo giro le cose hanno preso una pessima piega. Rumori sconfortanti provenienti dal cofano, surriscaldamento dei componenti, malfunzionamento della sinergia tra i vari sistemi tanto gravi che non si è riusciti a metterci una pezza nemmeno dopo quattro giorni. La Renault ha prima temporeggiato, ammettendo solo un semplice guaio all’energy storage prontamente risolto, ma 22 la realtà è emersa in maniera differente: già venerdì sera si parlava di guai coi il turbocompressore ed il controllo del boost che si ripercuotevano sul sistema di gestione del motore. Risultato pratico, zero possibilità di test, ma la situazione dei campioni del mondo sembra ancor più complicata. E’ infatti evidente come il design particolarmente estremo della RB10 nella parte posteriore abbia avuto ripercussioni perfino peggiori rispetto a quanto accaduto in Toro Rosso. Un problema di “packaging” che si aggiunge a quelli esistenti e li aumenta, apparso subito tanto grave da costringere Adrian Newey a tornare in fretta e furia a Milton Keynes per cercare di metterci una pezza. Sin dal primo giorno si sono verificati diversi principi di incendio e, nonostante sia ricomparsa in pista sforacchiata alla bene e meglio nella giornata conclusiva, la Red Bull è stata quasi subito ricoverata nel box: nulla da fare. Una macchina con tante chicche e tanti segreti, la nuova arma di Sebastian Vettel e Daniel Ricciardo, ma che non ha ancora nemmeno iniziato a funzionare. E se è vero che quello di Jerez era solo il primo test, è anche vero che ora non si può più sbagliare. Il lavoro da fare è tanto e in Bahrain dovrà andare tutto per il verso giusto. Ulteriori problemi metterebbero in seria crisi il piano di difesa per il titolo 2013. Jean-Eric Vergne Toro Rosso STR9 POCHI GIRI ANCHE PER TORO ROSSO Inizio di stagione shock per Sebastian Vettelk Anche in Toro Rosso la situazione appare critica, soprattutto per la relativa forma mostrata dai rivali motorizzati Mercedes. Accanto a Jean-Eric Vergne, ormai quasi un veterano visti gli standard di rotazione della squadra di Faenza, avrà bisogno di recuperare chilometri Daniil Kvyat. Il russo non ha completato nemmeno un giro vero, ma per la classe che ha i quattro giorni che gli mancano potrebbero anche bastare. Tutto è nelle mani del- la Renault che si è incaricata, oltre che ovviamente della sistemazione dei problemi del nuovo Energy F1, anche dell’ottimizzazione per i singoli team. Già si parla di lungimiranza della Lotus, che avrebbe volutamente evitato di presentarsi conscia dei difetti di gioventù del progetto. D’altra parte però, sembra difficile che una squadra in disperata ricerca di sponsor si possa privare volontariamente di una possibilità di scendere in pista. Tanto più che non possono contare sulla “potenza di fuoco” del gruppo di Christian Horner per risolvere eventuali magagne. 23 FORMULA 1 TEST A JEREZ Felipe Massa Williams FW36 24 CHI BEN COMINCIA... La Williams con Bottas e Massa ha iniziato al meglio il 2014 e l’unione con Mercedes appare interessante. Qualche problema invece per Force India, ma l’ultimo giorno la VJM07 si è ben comportata, mentre la Sauber ha faticato con entrambi i piloti a far funzionare il brake by wire posteriore 25 FORMULA 1 TEST A JEREZ Sergio Perez Force India VJM07 26 Adrian Sutil Sauber C33 Marco Cortesi All’alba della stagione 2014, la vita delle scuderie di centro classifica è come per gli altri condizionata dall’incognita del nuovo sistema di propulsione, con l’ovvia differenza di ricevere un prodotto fondamentalmente studiato e sviluppato da altri e per altri. Chi sembra sorridere di più è la Williams, soddisfattissima della nuova partnership con la Mercedes (tranne per un guasto ad un sensore che ha costretto a smontare tutto) e dell’interazione della FW36 con il pacchetto di Stoccarda. La vettura presenta diverse “chicche” dal punto di vista aerodinamico e, con Felipe Massa, si è issata al vertice al termine dell’ultimo giorno, aiutata anche da una provvidenziale bandiera rossa. Certo, quando si parla di Williams non si può non pensare all’anno scorso quando, dopo una serie di test all’apparenza soddisfacenti si incappò in uno degli inizi più disastrosi nella storia del team di Frank Williams. La pulizia delle fiancate, in termini di sponsor, non può non far sorgere qualche sospetto e su questo aspetto si parla di trattative nientemeno che con la Martini. Comunque, a Grove possono contare su un Valtteri Bottas autore di qualche exploit nel 2013 e su un Massa che, per quanto vituperato ora è più sereno e porta in dote informazioni e competenze acquisite in una lunga carriera a Maranello. FORCE INDIA BALBETTA SAUBER NON FRENA Vita più complicata per la Force India, fermata da due problemi che hanno costretto i tecnici a lunghe indagini. La compagine di Vijay Mallya, anch’essa motorizzata Mercedes, è stata abbastanza regolare l’ultimo giorno col tester Daniel Juncadella, raccogliendo comunque una discreta mole di dati. La loro coppia, composta da Nico Hulkenberg e Sergio Perez, è degna di un top team ed è forse una delle risorse principali. Un po’ di disappunto si è invece respirato in casa Sauber. A causarlo non è stata la C33 in sé quanto lo sviluppo dei nuovi sistemi tecnologici. In crisi con lo sviluppo del brake-by-wire posteriore, la compagine di Peter Sauber ha patito tre uscite di pista in quattro giorni, di cui due con Adrian Sutil al volante e una con Esteban Gutierrez. Ed è ben difficile che entrambi siano semplicemente impazziti. Oltre a far funzionare i freni, si sta cercando di comprendere al meglio e di ottimizzare l’erogazione del V6 Ferrari, oltre che la risposta del turbocompressore. La sfida delle squadre di centro classifica si appresta ad essere tanto tirata e feroce quanto quella per le prime posizioni, e si è cercato di alternare aspetti più conservativi con idee tecniche all’avanguardia. L’aspetto vincente sarà, almeno all’inizio, quello del compromesso, in attesa che si risolvano tutte le inevitabili difficoltà di gioventù. 27 FORMULA 1 TEST A JEREZ Marcus Ericsson Caterham CT05 28 PICCOLI, MA SAGGI Caterham e Marussia, le cenerentole del mondiale, nella prima uscita hanno mostrato una certa affidabilità anche se il team di Fernandes ha sofferto le problematiche causate dalla Renault, ma sicuramente meno di quanto accaduto in Red Bull e Toro Rosso. La presenza di Kobayashi e la conferma di Bianchi da parte del team di Booth è sinonimo di garanzia 29 FORMULA 1 TEST A JEREZ Marco Cortesi Le due squadre cenerentole del mondiale si sono presentate in Spagna portando in pista filosofie differenti, ma non troppo. La Caterham presenta un muso radicale, e l’innovazione della sospensione anteriore pull-road che ha creato notevoli problemi di adattamento nel passato sia a Ferrari sia a McLaren. Dall’altro lato della… vettura, la squadra di Tony Fernandes si è invece tenuta molto più tranquilla, come testimoniano le grandi pance laterali della CT04, che hanno permesso di posizionare tutte le componenti dell’Energy F1 di Renault con tranquillità. Pur incontrando le noie con l’unità motrice francese sofferte anche dalle altre squadre, in Caterham si è riusciti a completare qualche giro in più. La squadra, che parte con la spada di damocle dettata dal patron malese (“se saremo ancora gli ultimi ce ne andremo”) affronta i rivali diretti con in mano un vantaggio non indifferente nel comparto piloti. In questo momento ancor più che in altri, l’esperienza e la sensibilità di Kamui Kobayashi possono diventare una risorsa chiave mentre il debuttante Marcus Ericsson è tutto da scoprire non avendo mai ottenuto granché in GP2. MARUSSIA CON UN PO’ DI MCLAREN E FERRARI In Marussia si è puntato tutto sulla semplicità, fidandosi degli “strumenti” messi a disposizione dalla Ferrari e progettando una vettura che sembra sostanzialmente un’evoluzione della precedente. Dietro al volante una coppia di piloti confermati dopo la stagione 2013, Jules Bianchi e Max Chilton, al loro secondo anno in F.1. Costruita con la collaborazione ingegneristica della McLaren e quella motoristica di Maranello, la MR03 pare nata bene nonostante un problema di costruzione riscontrato in sede l’abbia quasi costretta a rinunciare alle prove. Sia Caterham sia Marussia potrebbero giocare qualche tiro mancino ad inizio stagione, anche se pare dura pensare a grossi salti di qualità quando tutti i rivali saranno a regime: sarà ancora sfida tra poveri? 30 Max Chilton con la Marussia MR 03 31 FORMULA 1 LA POLEMICA FARSA O SPE Ecclestone non ha avuto mezzi termini ed ha apertamente criticato le nuove monoposto apparse a Jerez dicendosi anche contrario alla perdita dell’appeal del rumore dei motori V6. Ha ragione Mr.E o la FIA che ha voluto introdurre questi importanti cambiamenti regolamentari? Cerchiamo di capire chi ha ragione 32 Paolo D’Alessio Il commento più lucido ai primi test della stagione 2014, dove debuttavano le monoposto della nuova generazione, arriva dal numero uno del Circus iridato, da quel Bernie Ecclestone che, seppure pressato dalla giustizia, non si è fatto pregare a definire la nuova Formula 1una “farsa totale”. E come dargli torto. Nell’esternazione fatta dal “supremo” (come lo definiscono in Inghilterra) al britannico Sportsmail c’è forse l’amarezza di un indiscusso numero uno, che sa di dover cedere il testimone, dopo anni di governo assoluto, quasi dispotico. Poi, ci sono i contrasti con l’altro numero uno del Circus, ovvero quel Jean Todt, Presidente della Federazione, che ha voluto a tutti i costi cambiare il format della Formula 1, per introdurre tecnologie tanto esasperate quanto, per molti, incomprensibili, ma volte a coinvolgere più costruttori, vedi il ritorno Honda motivato dalla presenza dei propulsori turbo. Ecclestone ha criticato in particolare la demagogia di alcuni provvedimenti, come quella di voler a tutti i costi ridurre i consumi, quando poi alcuni team si spostano additittura con 23 bisarche, per caricare tutto il materiale necessario a dispu- tare un solo Gran Premio (hospitality compresi). Sempre secondo Ecclestone non ha senso disputare gare al risparmio, come se si dovesse affrontare una 24 ore, ed è un peccato mortale silenziare i motori, perché la gente vuole spettacolo, decibel al massimo e coinvolgimento assoluto. A questo punto chi ha ragione? Il boss della F.1 o gli organi federali, che col ritorno al turbo di nuova generazione hanno voluto aprire nuovi filoni di ricerca e riproporre lo stereotipo delle competizioni come banco di prova per testare nuove soluzioni tecniche, da applicare in un secondo momento alla produzione di serie? ETTACOLO? 33 FORMULA 1 LA POLEMICA DINAMICHE CHE SFUGGONO ALLA NORMALE COMPRENSIONE Se dovessimo dare una risposta “politicamente corretta”, dovremmo senza dubbio sposare la tesi della Federazione e i buoni propositi di fare qualcosa per l’ambiente, per l’evoluzione della specie e per le auto di tutti i giorni ma, siamo sinceri, da quanto tempo non esiste più quel legame auto da competizione-vetture di serie, da quanti anni la Formula 1 è uno sportspettacolo fine a se stesso? Come del resto ha affermato recentemente il numero uno di Audi Motorsport, Wolfgang Ullrich. 34 Per confermare questa teoria basterebbe tirare in ballo la questione gomme, ed ecco sgombrato ogni dubbio. Da un lato si vuole innovare, ma contemporaneamente si accettano coperture destinate a durare pochi giri, con lo spettacolo poco edificante dei “marbles”, che a fine gara indicano la traiettoria ideale, quasi ci trovassimo in una pista da bob e non su un circuito automobilistico. E poi, osservazione ancora più pertinente, che senso aveva introdurre in questo particolare momento economico cambiamenti tecnici tanto costosi? Ecclestone, che meglio di tutti conosce la situazione economica del Circus, ha più volte lanciato l’allarme, ma non lo si è voluto ascoltare. E’ logico costringere i team a spendere cifre da capogiro per mettere in campo nuove motorizzazioni (pardon “power unit”), quando si sa benissimo che nel Circus solo tre-quattro team sono in grado di coprire i costi per disputare tutta la stagione e sviluppare la monoposto? Ha senso parlare di riduzione e contenimento dei costi, quando poi si fa di tutto per farli lievitare? Probabilmente no e non ci vorrebbe neppure una laurea alla Bocconi per comprenderlo, ma le dinamiche che regolano certe decisioni sfuggono alla comprensione dei comuni mortali e ricordano tante “non scelte” che caratterizzano la vita politico-sociale del nostro Paese, dove ci si ostina a mettere in cantiere opere pubbliche di dubbia utilità, ma che soprattutto in questo periodo non possiamo permetterci, o si acquistano velivoli per la difesa, che la stessa nazione fabbricante giudica inaffidabili. Lo ripetiamo, ci troviamo di fronte a cambi epocali che nessuno, tranne pochi eletti comprendono, col rischio di rompere il giocattolo, ma tant’è, bisogna andare avanti, costi quello che costi. Ci sono poi un paio di aspetti che non riteniamo secondari, ma che qualcuno ha bellamente trascurato: quello del rumore, di cui abbiamo già parlato, e quello della componente estetica. Alzi la mano chi giudica esteticamente accattivanti le vetture della nuova generazione. Quasi mai, in oltre 60 anni di vita della F.1, si erano viste monoposto tanto brutte tutte insieme, tanto sgraziate e poco coinvolgenti a parte qualche monoposto negli anni Settanta. Raramente sono stati partoriti progetti tanto discutibili, che hanno nella nuova Caterham il massimo esempio di mostruosità motoristica. Tutto questo in un mondo dove la comunicazione, dove l’immagine e dove l’apparire hanno un peso determinante. E cosa ti fanno i legislatori, per rilanciare uno sport-spettacolo che negli ultimi anni ha segnato il passo, in quanto a spettacolarità e numero di appassionati coinvolti? Modificano le regole, complicano maledettamente la tecnica, fanno schizzare in alto i costi e rendono inguardabili le macchine. Non c’è che dire, se volevano imprimere un elettroshock alla Formula 1 ci sono riusciti alla perfezione. Per sapere di quale portata, dovremo attendere i prossimi mesi. L’unico dato certo, anche per Mr. E, in quest’orgia di cambiamenti, è l’incertezza sul risultato finale. Attenzione però, l’incertezza non sarà legata al livellamento in alto delle forze in campo, quando all’affidabilità delle nuove Formula 1 che, stando all’esito dei primi test, potrebbero incappare in seri problemi di affidabilità, concludere le gare al rallentatore o finire anzitempo i Gran Premi, per mancanza di carburante. Proprio quello che ci voleva per rilanciare la categoria regina dell’automobilismo mondiale. 35 FORMULA 1 TOTO WOLFF “I TEAM PRINCIPAL NON CI SONO PIÙ” Sempre più in prima linea all'interno del team Mercedes, il manager austriaco spiega la propria visione del Circus di domani, molto competitivo e fatto di team senza “padroni” 36 37 FORMULA 1 TOTO WOLFF Prima il 15 per cento della Williams (di cui ha iniziato a disfarsi lo scorso settembre), poi il 30 per cento della Mercedes Grand Prix. Uomo pragmatico, Toto Wolff ha scelto la via più rapida per garantirsi una presenza di rilievo in F.1, quella dell'acquisto di azioni. Al manager austriaco, già pilota capace di aggiudicarsi una vittoria di classe alla 24 Ore del Nurburgring, va però riconosciuta una certa efficacia. L'anno migliore dell'era recente Williams, il 2012 in cui Pastor Maldonado riuscì a vincere il GP di Barcellona, lo ha visto infatti spiccare nel ruolo di Direttore Esecutivo, e anche al suo arrivo in una struttura "forte" come quella Mercedes non ha mostrato alcuna timidezza, imponendosi subito in un ruolo operativo e diventando il motore dei recenti cambiamenti che hanno visto Ross Brawn lasciare definitivamente la squadra. Due stagioni tutt'altro che noiose le ultime di Wolff, che è ben felice di raccontare come vede il proprio futuro e quello della F.1. Ora che Brawn ha lasciato la sua scrivania, la struttura Mercedes è cambiata. Lei è Direttore Commerciale mentre Paddy Lowe è responsabile dell'area tecnica, ma al momento non c'è un vero e proprio Team Principal. Mercedes sarà il primo team a mandare in pensione quel tipo di figura? "Direi proprio di sì, è un ruolo che appartiene al passato. La struttura che abbiamo 38 deciso di implementare prevede che ogni membro del management abbia capacità ben precise. Paddy ovviamente è più ferrato sulla parte tecnica e sulla gestione sportiva, mentre io sono concentrato sull'area commerciale. La differenza rispetto a prima è che lavoriamo insieme integrando uno le competenze dell'altro, e che questo fa sì che non ci sia più bisogno di una persona singola che prende tutte le decisioni". Sta dicendo che col tempo non vedremo più persone che all'interno dei team hanno il controllo di tutto, che le squadre si sposteranno sul vostro modello? "Se fate caso, il ruolo del Team Principal non è previsto in nessun altro sport. Guardate il calcio: c'è un allenatore, un presidente e qualcuno che gestisce la parte commerciale. In F.1 quella posizione è nata per rappresentare il ruolo dei fondatori dei team come Frank Williams o Ken Tyrrell, o figure di altissimo livello come Ron Dennis, che curavano ogni aspetto del team. Loro, però, gestivano strutture di 100-200 persone, una cosa ancora possibile per un uomo solo in un momento in cui questo sport non era organizzato a livello professionale come è adesso. Diciamo che quel ruolo è un'eredità del passato, delle radici del motorsport". E quindi chi di voi presenzierà agli incontri dei Team Principal durante la stagione? "Sarò io a rappresentare il team e MercedesBenz negli incontri dello Strategy Group con i maggiori azionisti della F.1". Siamo abituati a vedere i piloti muoversi da un team all'altro, ma raramente si è visto un terremoto come quello recente nei ruoli di management dei top team. Quale ne è la ragione secondo lei? "Credo che l'ambiente della F.1 sia sempre stato molto competitivo, ma che negli ultimi anni quella competitività si sia elevata al quadrato. Questo fa sì che non ci possano essere punti deboli nelle dinamiche di un'organizzazione, e che questa abbia bisogno di essere analizzata costantemente per capire se sta funzionando nel modo giusto. Ciò include anche i membri del team con le loro diverse personalità e caratteri, capacità e competenze. Ogni membro della squadra deve capire appieno il suo ruolo e fare la sua parte del lavoro impegnandosi al massimo. Ripeto, i tempi in cui una persona sola decideva la politica del team, le questioni relative agli azionisti e si occupava anche della parte sportiva sono finiti. Pensiamo che il modo in cui ci siamo riorganizzati sia la risposta giusta al modo in cui sta cambiando la F.1. Alla fine della scorsa stagione ha detto che la Mercedes non aveva puntato ad alcun titolo. Per il 2014 la situazione è cambiata? "No, è ancora troppo presto per puntare a uno qualunque dei due titoli. Guardando al 2013 non possiamo essere soddisfatti, abbiamo finito secondi fra le squadre solo perché gli altri sono stati peggiori di noi, e Red Bull si è presa entrambi i titoli con disarmante facilità. Mi chiedete se penso che l'inverno sia bastato per recuperare il gap? No, non credo, perché penso che loro abbiano avuto molti più anni per mettere in piedi un'organizzazione piena di gente brillante. Voi obietterete che le regole sono cambiate molto e che ora il motore è molto più importante di prima, ma questo cambia qualcosa per noi? Non lo so. Se il nostro motore fosse davvero superiore, cosa che in questo momento non credo, il panorama potrebbe cambiare. Ma non credo che siamo già arrivati a quel punto". Ma Mercedes non è in F.1 per vincere? Un ulteriore anno di attesa non sarebbe un fallimento? "Ovviamente Mercedes è entrata nel Circus per vincere il titolo, ma non è facile riuscirci. Non possiamo alzarci in piedi e dire che nel 2014 vinceremo entrambi i titoli, sarebbe da stupidi. Devi dar vita a un'organizzazione solida prima di raccogliere i frutti". Qual è al momento attuale la caratteristica del team che pensa possa spingervi verso il successo? "Che abbiamo una struttura perfettamente integrata e che non c'è il minimo problema di comunicazione tra Brackley e Brixworth (il reparto dove vengono realizzati i telai e quello che si occupa di motori e cambi, ndr)". Qual è il ruolo di Paddy Lowe nell'area tecnica? "Di puro coordinamento. Non è direttore tecnico nel senso che si usava una volta, qualcuno che segue personalmente ogni minimo aspetto del design della vettura". Un ruolo che Adrian Newey svolge alla perfezione in Red Bull... "Di Adrian Newey ce n'è uno solo e forse è proprio lui l'eccezione alla regola nella nuova F.1. Per quanto ci riguarda, abbiamo un brillante team di progettazione guidato da Aldo Costa. Il design della vettura attuale è stato iniziato da Geoff Willis, che ha poi passato la mano ad Aldo lo scorso aprile". troveranno in corsa per l'iride? "Entrambi hanno un profondo senso dell'onore, e sono molto diretti. Noi dal canto nostro non permetteremo che all'interno del team si verifichino strani giochetti. Nel loro rapporto, Lewis e Nico sono aiutati dal fatto che si conoscono da vent'anni, ma certo le cose potrebbero cambiare leggermente se si trovassero a lottare per un titolo. Però, a quel punto starebbe al management subentrare a gestire la situazione". Dareste mai un ordine di squadra come il "Multi 21" della Red Bull l'anno scorso? "Certamente, se arrivassimo alle ultime gare della stagione con un pilota che può ancora vincere e l'altro fuori dai giochi. Ma credo che a quel punto non ci sarebbe neppure bisogno di discutere, la situazione all'interno del team sarebbe chiarissima". Se dovesse descrivere il suo 2014 dei sogni, come sarebbe? "sarebbe un sogno estremamente vivido. L'ideale sarebbe che fossimo noi il riferimento assoluto, seguiti da tutti gli altri team Mercedes". Intervista tratta da Formula1.com Molti sostengono che abbiate la coppia di piloti più forte della F.1, specialmente se si tiene conto dell'ottimo rapporto che c'è tra Hamilton e Rosberg. Finora però non hanno mai lottato per il bersaglio grosso, il titolo. Crede che la situazione potrebbe cambiare se si 39 FORMULA 1 LA TECNICA – V8 4. PUNTATA 2009 MONDIALE COL T 40 RUCCO 41 FORMULA 1 LA TECNICA – V8 4. PUNTATA Testi, foto e disegni Paolo D’Alessio C’ è un solo aggettivo per definire il 2009 della F.1, ed è pazzo. Non fosse altro perché a vincere ambedue i titoli in palio sono un pilota e una vettura che fino a poche settimane dal via del mondiale non erano ancora sicuri di poter partecipare al del Gran Premio d’Australia. E che dire del fatto che per la prima volta a vincere il titolo costruttori è una macchina al debutto: era accaduto anche nel 1954 con la Mercedes, ma allora si assegnava solo il titolo piloti. Ma il 2009 è un anno pazzo anche perché ad imporsi sono vetture al limite del regolamento o, per meglio dire, monoposto che sono state “regolarizzate” all’indomani del Gran Premio d’Australia, per dare il via al più aspro confronto tra il potere sportivo ed i team che la storia ricordi. Probabilmente, se le Brawn GP di Button e Barrichello fossero state costrette a mettersi in regola e se all’indomani della gara di Melbourne il loro doppio diffusore fosse stato messo al bando, il mondiale 2009 si sarebbe concluso in maniera alquanto diversa. Ma, come noto, con i se e i ma non si fa la storia. E, sempre in tema di cose pazze, come valutare allora le nuove regole, entrate in vigore l’1 gennaio 2009 e concepite dalla Federazione per contenere i costi, per aprire nuove nuovi filoni di ricerca e rendere le gare più spettacolari? La risposta è lapidaria: come altrettanti flop. Prendiamo ad esempio la rivoluzione aerodinamica: le norma varate dalla FIA nel 2009 snaturano le monoposto, le trasformano in sgraziati mostri a quattro ruote, ma non riescono a contenerne le prestazioni e soprattutto non facilitano i sorpassi in gara. Sul Kers, poi, meglio stendere un pietoso velo di silenzio. Chi lo ha utilizzato in gara (leggi Ferrari e McLaren) viene nettamente penalizzato e quando le cose cominciavano a funzionare la FIA decide di metterlo in naftalina, almeno per un anno. Ma la pazza stagione della Formula 1 2009 insegna anche che, in un anno di transizione, è più redditizio sfruttare vecchi concetti tecnici, piuttosto che avventurarsi in dispendiose ricerche ed innovazione. Come dimostrano la Brawn GP o la Red Bull, i due team che dominano il mondiale 2009, rinunciando al Kers e puntando invece tutte le loro carte sull’aerodinamica esasperata, sulla ricerca della deportanza e su una vettura abbondantemente sottopeso, per poter sfruttare al meglio la zavorra nella ricerca dell’assetto ottimale. Ricette semplicissime, quasi banali, che hanno trasformano gli ultimi delle precedenti stagioni,in primi della classe e viceversa. E i top-team? Il 2009 è un anno da dimenticare per i cosiddetti grandi, strapazzati da due compagini di secondo piano. Il loro bilancio è a dir poco disastroso e a fine stagione prima la BMW, poi la Toyota, decidono di dare forfait e abbandonare la Formula 1delle incongruenze e degli alti costi, dopo avere speso un mare di quattrini in una categoria che ha regalato loro tante brutte figure e poche soddisfazioni. 42 BRAWN BGP 00 IL TEAM DEI FURBI Il pregio maggiore della BGP 001? Quello di avere individuato aree “indefinite” del regolamento 2009 nelle quali era possibile ricercare quei vantaggi cronometrici che i top team speravano di materializzare col Kers. Resosi conto che il recupero di energia era troppo dispendioso e difficile da mettere a punto, il geniale Ross Brawn parte con grande anticipo col progetto della monoposto 2009, quando ancora era l’uomo di punta del Team Honda, e punta tutto sulla semplicità costruttiva, sull’affidabilità, sul risparmio di peso, per poter disporre di quanta più zavorra possibile e, ovviamente, sull’estrattore posteriore coi “fori”. Una soluzione aerodinamica, al limite del regolamento, che di fatto ripristina l’effetto suolo in Formula 1 e costringe gli avversari a rincorrere le monoposto di Button e Barrichello nella prima parete della stagione. Niente male per un team che solo quindici giorni prima dell’inizio del mondiale non era certo di poter prendere il via del campionato. Sarebbe però superficiale credere alla leggenda metropolitana della Cenerentola che batte i grandi con una trovata geniale: la BGP 001 ha avuto infatti una gestione di oltre 12 mesi, durante i quali i tecnici guidati da Brawn hanno potuto usufruire di quattro diverse gallerie del vento. Tanto pagava la Honda. Per contro la monoposto inglese, motorizzata Mercedes, va in crisi quando si è tratta di cambiare passo, quando cioè, dopo i primi sette Gran Premi dell’anno, un po’ tutte le scuderie hanno cominciano a modificare profondamente le loro monoposto, per affrontare la fase cruciale della stagione. Esaurito l’effetto a sorpresa dell’estrattore posteriore coi “buchi” Button e Barrichello vengono risucchiati nelle posizioni di centro classifica, frenate dall’unico vero difetto di base della BGP 001: con temperature basse le gomme della Brawn non vanno in temperatura e si degradavano troppo rapidamente. Ma a quel punto del campionato gli altri non possono più recuperare e la Brawn GP può succedere alla Ferrari nell’albo d’oro dei costruttori. ALLA RICERCA DELLA DEPORTANZA PERDUTA Anche se a prima vista la Brawn GP 001 potrebbe sembrare una vettura semplice, la monoposto che ha vinto il mondiale 2009 è tutt’altro che banale. Ogni particolare è studiato con grande attenzione, per minimizzare la perdita di deportanza, che sulle monoposto del 2009 e di 45/50% inferiore, rispetto alle macchine del 2008. La Brawn GP presenta numerose raffinatezze aerodinamiche, a partire dal musetto, il più basso e piatto del lotto. Per aumentare la deportanza nella parte superiore vengono applicate due piccole bavette di forma triangolare, che indirizzano il flusso verso le fiancate e aumentano la spinta verso il basso. Lo stesso discorso vale per le fiancate: osservando la parte bassa del telaio, sotto la scritta Virgin, si nota una parete verticale (in nero), che collega la scocca col fondo piatto, ai lati della quale troviamo un deviatore di flusso che non si era mai visto in F.1 e che viene utilizzato sulla GP 001 per incanalare un maggior quantitativo d’aria verso il fondo piatto. Nella parte alta del telaio, infine, si può notare come la ricerca della deportanza passa anche dall’insolita forma delle appendici triangolari utilizzate dalla Brawn come supporto degli specchietti retrovisori. L’IMPORTANZA DEL BUCO Quando, nel 2008, la FIA decide di dimezzare il carico aerodinamico delle monoposto, non tralascia nessuna appendice aerodinamica per raggiungere lo scopo. L’ala anteriore viene stravolta, quella posteriore innalzata da 800 mm a 950 mm, ma notevolmente avanzata e ristretta e spariscono buona parte dei deviatori di flusso, dei camini e dei boomerang laterali che fino allo scorso anno costellavano le fiancate delle vetture. Per ridurre la deportanza la scure del legislatore non trascura neppure il profilo estrattore posteriore: negli intenti della Federazione le nuove regole dovrebbero dar vita ad un elemento eguale per tutte le vetture e decisamente semplificato, col canale centrale e quelli laterali allineati alla stessa altezza. Come spesso accade però, quando si varano nuove norme, il fronte dei progettisti si divide in due: da un lato si schierano i legalisti, coloro che rispettano alla lettera lo spirito del regolamento, sul fronte opposto i soliti furbi che vanno alla caccia dei “buchi” regolamentari, per trarne vantaggi prestazionali spesso determinanti. E’ il caso della Brawn BGP001, che interpreta in maniera molto personale le norme 2009, sfruttando le lacune di un regolamento che presta il fianco a diverse interpretazioni nella zona a cavallo della struttura deformabile posteriore. Una zona franca di 150 mm in tutto, che viene utilizzata per creare un canale centrale più elevato e dunque in grado di sviluppare una maggiore deportanza. Questa è però solo la punta dell’iceberg: il vero segreto della prestazioni della Brawn BGP001 è più nascosto e rappresentato da un ampio “buco” (disegno a sinistra), ricavato tra il piano di riferimento e quello posizionato a filo delle fiancate. Un’apertura che consente di estrarre un maggior quantitativo d’aria dal fondo vettura e di espellerla a grande velocità attraverso il diffusore a “V”, incrementando in maniera significativa la deportanza del mezzo. Risultato: mentre le altre monoposto si scompongono in entrata e in uscita dalle curve, le Brawn viaggiano come su due binari e nelle prime sette gare del campionato 2009 accumulano un vantaggio irrecuperabile per gli avversari. 43 FORMULA 1 LA TECNICA – V8 4. PUNTATA RED BULL RB5 MIGLIORE MA SECONDA Con i se ed i ma non si fa la storia, ma se il mondiale fosse partito con regolamenti più chiari e la Federazione avesse subito messo nal bando gli estrattori posteriori col “buco”, considerati dalla maggior parte dei team illegali, con tutta probabilità la stagione si sarebbe tinta di blu scuro, giallo e rosso, i colori della Red Bull. La monoposto che gli addetti ai lavori sono concordi nell’indicare come la migliore vettura del 2009, se non addirittura come uno dei progetti più innovativi degli anni 2000. Un modello di rottura tra le vetture a gomme scanalate e le macchine della nuova generazione con gomme slick. L’ennesimo capolavoro di Adrian Newey, il tecnico più pagato nella storia della F.1, ma anche il progettista più eclettico, che sa alternare vetture vincenti (vedi le Williams-Renault del periodo d’oro o le McLaren-Mercedes del biennio 1998/99) a modelli disastrosi, che hanno comunque nel loro DNA le stimmate dell’innovazione, della ricerca esasperata. Ebbene, la RB5 appartiene alla prima categoria e come molte sue progenitrici è detentrice di soluzioni tecniche destinate a fare scuola. Vale lo stesso discorso fatto per la Brawn GP: fin da subito Newey si rende conto che, per andare forte, nel 2009 occorre una vettura quanto più leggera possibile e con tanta zavorra per ricercare l’assetto ottimale. Niente Kers, dunque, e una macchina ampiamente sottopeso. Una vettura che si dimostrata velocissima e a suo agio tanto nel misto lento, che sul veloce, con una perfetta distribuzione dei pesi e la migliore aerodinamica in circolazione. RISPUNTA IL PULL-ROD E L’ESTRATTORE COI FORI Non solo. La RB5 è anche un progetto controcorrente, che riprende vecchi concetti tecnici, che sembravano destinati al dimenticatoio, come le sospensioni posteriori “pull rod” o a “tirante”, che non si vedevano in Formula 1 da una ventina d’anni. Newey rispolvera questo cinematismo per liberare tutta la parte superiore del cambio e dare vita ad un retrotreno quanto più pulito e basso possibile, con tutti i vantaggi di carattere aerodinamico che ne conseguono. Per insidiare il monopolio di inizio stagione della Brawn GP ci vuole un ulteriore passo avanti e l’introduzione del famigerato doppio diffusore posteriore, che ha fatto la loro comparsa tra il GP di Montecarlo e quello d’Inghilterra, dove la Red Bull ha portato una versione profondamente rivisitata della RB5, con un nuovo musetto, un estrattore posteriore modificato e un nuovo disegno delle sospensioni posteriori. Un radicale make-up che ha letteralmente messo le ali ai piedi di Vettel e Webber e riaperto un mondiale che sembrava scontato. Peccato che non sempre i due piloti siano stati in grado di sfruttare appieno il potenziale della RB5. Sulla carta la Red Bull avrebbe dovuto adattarsi ad ogni tipo di circuito, con una certa propensione alle piste con carico medio-basso, ma non sempre i pronostici della vigilia sono stati rispettati. Così, su piste come Spa o Monza, adatte alla RB, si sono raccolti pochi punti. Per non parlare della precaria affidabilità dell’otto cilindri Renault, vero tallone d’Achille della Red Bull 2009. 44 DUE McLAREN IN UNA STAGIONE Se la Brawn GP è la vettura più vittoriosa dell’anno e la Red Bull RB5 la più innovativa, alla McLaren Mercedes MP4/24 spetta la palma di monoposto più indecifrabile del 2009. Progettata come Ferrari, Renault e BMW in funzione del Kers, fin dai primi passi la MP4/24 dimostra di essere una macchina difficile da assettare, con poca deportanza e per giunta poco affidabile. Per porre rimedio alla situazione viene rivoltata come un guanto e quando si capisce che il diffusore coi “buchi” è regolamentare, viene prontamente dotata di un nuovo scivolo posteriore. Non solo, dal Gran Premio della Malesia a quello di Turchia gli aerodinamici di Paragon testano cinque diversi diffusori, abbinati ad altrettante modifiche alla carrozzeria e agli alettoni, senza però cavarci il classico ragno dal buco. E’ chiaro a questo punto che il problema della MP4/24 non è solo il diffusore, ma l’impostazione complessiva di tutta la vettura, che genera poco carico. Per scongiurare un’annata no, con zero vittorie all’attivo, viene quindi messa in cantiere una versione “B” della MP4/24, e i risultati arrivano, con le vittoria di Hamilton in Ungheria e Singapore. 45 FORMULA 1 LA TECNICA – V8 4. PUNTATA FERRARI UN SOLO ACUTO Se la McLaren non ride, chi se la passa ancora peggio è la Ferrari, che passa dai titoli iridati del biennio 2007/2008, al ruolo di comprimaria del 2009. E per fortuna che in Belgio Kimi Raikkonen agguanta una vittoria in extremis, altrimenti il bilancio delle rosse sarebbe stato ancor più deficitario. Di chi la colpa? Sicuramente dell’affaire “diffusori”, che prende in contropiede gli uomini di Maranello e di regole poco chiare, che in molti interpretano a loro piacimento, delle altalenanti prestazioni delle gomme Bridgestone, che non favoriscono di certo le vetture del Cavallino e del destino, che si accanisce contro la scuderia modenese nel GP di Ungheria, dove Massa rischia grosso. 46 Ma non solo. La F60, con la quale i tecnici del Cavallino pensavano di poter puntare al titolo, si è rivela una vettura di medio livello, una monoposto da seconda-terza fila, “plafonata”, un mezzo che nel corso della stagione non sa crescere allo stesso livello di Red Bull o McLaren. Una monoposto progettata in funzione del Kers, ma afflitta da due gravi carenze di base: l’impossibilità di generare una buona deportanza e di disporre di una adeguata zavorra. Come nel caso della McLaren, la Ferrari del 2009 paga inoltre a caro prezzo l’impossibilità di svolgere test nel corso della stagione, il che, unito alle carenze di base della F60, impedisce agli uomini in rosso di recitare un ruolo di protagonisti in tante, troppe circostanze. Sulla scarsa competitività della F60 pesa infine la decisione presa dai vertici di Maranello di interrompere lo sviluppo della monoposto ad inizio estate, quando era evidente che sarebbe stato impossibile tentare un recupero in extremis su Red Bull, Brawn e McLaren. COSA È COME FUNZIONA IL KERS Il Kers (acronimo di Kinetic Energy Recovery System) è un sistema per recuperare l'energia termica che altrimenti verrebbe dissipata durante la fase di decelerazione e frenata e trasformarla in energia meccanica. Il dispositivo consente ad ogni pilota di poter sfruttare, a suo piacimento e quando lo ritiene opportuno, un surplus di potenza di 80 CV (o se preferite 60 Kw), per un tempo massimo di circa 7 secondi ad ogni giro. Negli intenti della Federazione il Kers è stato introdotto nel 2009 in Formula 1 per vivacizzare i Gran Premi e favorire i sorpassi in gara, scongiurando le lunghe processioni che avevano caratterizzato le stagioni precedenti. La FIA ne rende facoltativo il suo utiluzzo nel 2009, mentre a partire dal 2010 lo rende obbligatorio su tutte le monoposto. Al momento del debutto in Formula 1 ne esistono due tipi: quello elettrico, adottato dalla maggior parte dei team e quello elettro-meccanico, meglio noto come “Toro track”, sperimentato dalla sola Williams. Per produrre energia elettrica il Kers più diffuso nel 2009 (rappresentato nel disegno in basso) si avvale di un MGU (Motor General Unit), un motoalternatore elettrico (1) che di solito è collegato all’albero motore. La trasformazione da energia cinetica in energia elettrica avviene quando il pilota pigia il pedale del freno. In fase di frenata il moto-alternatore svolge la funzione di una dinamo e si comporta come un comune alternatore montato sulle auto di serie. L’energia prodotta viene immagazzinata nelle batterie (3) agli ioni di litio HVB (High Voltage Battery Pack), composte da celle con capacità che varia dai 3 ai 6 volt. Quando è richiesto un surplus di potenza (presumibilmente al via dei Gran Premi o per facilitare i sorpassi) al pilota basta schiacciare il tasto “boost”, posizionato sul volante, per trasformare il moto-alternatore elettrico (MGU ), in un motore elettrico secondario, in grado di restituire l’energia accumulata in precedenza. 80 CV disponibili per un lasso di tempo inferiore ai sette secondi al giro, utilizzabili in una sola volta o modulabili durante la percorrenza della singola tornata, a seconda delle esigenze delle varie monoposto. Per gestite tutto il sistema occorre ovviamente una centralina elettronica dedicata (2), meglio nota come KCU (Kers Control Unit), che sovraintende al corretto funzionamento sia della parte elettrica, che di quella elettro-meccanica. 47 MONDIALE RALLY ANTEPRIMA SVEZIA 48 AL GELO PER RIPETERSI Un anno fa, nella neve e nel ghiaccio scandinavo, il campione del mondo aveva portato al primo successo la Polo battendo addirittura la Citroen di Loeb. Ora ci riprova per iniziare la stagione con una doppietta dopo la vittoria al Monte-Carlo 49 MONDIALE RALLY ANTEPRIMA SVEZIA 50 Se c'è una cosa che Sébastien Ogier ha dimostrato fino a questo punto della propria carriera, è che il carattere certo non gli manca. Pur di non rimanere all'ombra di una leggenda come l'altro Sébastien, quel Loeb nove volte campione del mondo, il talento di Gap ha saputo ingoiare una scelta difficile come lasciare la Citroen, la Casa che lo aveva cresciuto agonisticamente, e accettare un 2012 nell'anonimato in attesa di rientrare nel WRC con la Volkswagen. Oggi, a più di due anni di distanza, si può dire che la scelta di Ogier abbia pagato. Campione del Mondo Rally 2013 con nove successi all'attivo, Sébastien ha iniziato alla grande anche questa stagione con un bel successo al Monte Carlo, colto dopo una rimonta strepitosa. Ecco quindi quali sono le sue sensazioni dopo una stagione iniziata col piede giusto, e i ricordi del trionfale 2013 ancora freschi. Come ti senti dopo aver vinto il tuo primo "Monte", un'affermazione che per alcuni piloti vale una carriera? “Non potevo sperare in un inizio di stagione migliore. Il team ha fatto un lavoro fantastico, non ho parole. È un successo che conta moltissimo perché ottenuto in condizioni difficilissime, e che dà ancora più gusto ora che il Monte Carlo è tornato nel calendario del Mondiale. Poi, basta guardare a cosa abbiamo fatto negli ultimi due giorni, ce lo siamo proprio meritato gestendo al meglio la rimonta sotto la pioggia intensa e il caos innevato del Turini". Il prossimo appuntamento del Mondiale prevede ancora neve a volontà, in Svezia... “Sì, ed è uno dei miei rally preferiti nel calendario. L'anno scorso abbiamo regalato la prima vittoria alla Volkswagen proprio lì, e lo abbiamo fatto dopo un grande duello con Loeb. Credo sia stata la mia miglior gara in carriera fino ad oggi. Fummo costretti a spingere al massimo, guidando al limite per l'intera gara, ma riuscimmo a farlo senza il minimo errore portando a casa una vittoria strepitosa". Quella vittoria fu l'inizio di una cavalcata trionfale verso l'iride. Te lo aspettavi, al primo anno con la nuova vettura? “Se qualcuno prima dell'inizio della stagione mi avesse detto che io e Julien (il navigatore Ingrassia, ndr) avremmo finito l'anno con nove vittorie e il titolo in tasca, penso che gli avrei consigliato di farsi visitare da un buon dottore. Prima dell'inizio della stagione non sai mai quanto sia buona la tua macchina rispetto a quelle degli avversari, e questo è specialmente vero quando parti da un foglio bianco come noi con la Polo R WRC. Diciamo che dopo i successi in Svezia, Messico e Portogallo abbiamo realizzato di avere tra le mani un pacchetto davvero vincente". Ora che sei Campione del Mondo senti più pressione? “A dir la verità il sentimento predominante è l'orgoglio. Abbiamo vinto un Mondiale, e nessuno potrà portarcelo via. L'obiettivo ora non può essere che quello di difendere il titolo. Volkswagen l'anno scorso ha vinto 10 rally su 13, sarà un bottino difficile da battere, ma daremo il massimo per provarci". Chi vedi come il rivale più pericoloso quest'anno? “Prima di tutti c'è il mio compagno Jari-Matti Latvala, per cominciare. A parte lui, sono curioso di vedere come se la caveranno Thierry Neuville e la Hyundai in Svezia, al 'Monte' sono stati davvero sfortunati. Poi non bisogna mai sottovalutare la Citroen. Sono un team forte ed esperto, e Kris Meeke e Mads Østberg sono due ottimi piloti. Ovviamente ci sarà da tenere d'occhio anche Robert Kubica, dopo quello che ha fatto vedere nel primo giorno al Monte Carlo. Sull'asfalto è velocissimo, l'importanza della sua esperienza in F.1 su quel tipo di superficie è evidente a tutti. Che abbia finito per ritirarsi è un vero peccato". Come vivi la presenza di una star della Formula 1 nel Mondiale Rally? Non è la prima che ci prova... “Credo che sia fantastico che lui abbia scelto i rally per il prosieguo della sua carriera. Robert è un valore aggiunto per il campionato, come pilota e come persona. Non vedo l'ora di correre di nuovo contro di lui, e sono curioso di vedere come si comporterà nei dodici eventi che restano da qui alla fine della stagione, specialmente di vederlo in azione sul ghiaccio e la neve della Svezia". Sei un rallista a tempo pieno da sei anni. Perché hai scelto di impegnarti nelle corse su strada? “Ad ogni rally ci troviamo ad affrontare condizioni diverse, dal freddo della Svezia al caldo torrido dell'Australia. Guidiamo su neve, ghiaccio, terra e asfalto, attraverso zone montane, città e campagna. Abbiamo strade su cui si assiepano i fan, e ogni successo lo condividiamo con il nostro copilota. Il rally è un gioco di squadra come nessun altra disciplina nel motorsport. Certo, le gare in pista sono una bella sfida e hanno il loro appeal, ma in questo momento niente potrebbe convincermi a lasciare la mia Polo WRC, né la passione né il denaro”. Come riesci a mantenere concentrazione e motivazione alte per l'intera stagione? “Sono in giro per circa 250 giorni all'anno. Quando sono a casa, non vedo l'ora di rilassarmi sul divano, ma mi tengo anche in allenamento con escursioni nelle campagne vicine, che siano in mountain bike o a piedi facendo jogging. Una sola cosa è certa, non ho tempo di annoiarmi". 51 EUROPEO RALLY LIEPAJA L’EUROPA È DEI GIOVANI 52 Vasily Gryazin, a destra, e sotto in azione Guido Rancati Non ha vinto, ma ha attirato su di sè gli sguardi incuriositi di legioni di appassionati. Vent'anni e pochi mesi, Vasily Gryazin è stata la rivelazione del Liepaja Rally, secondo atto della rivitalizzata serie continentale: in testa dal secondo al quinto tratto cronometrato e poi, per un attimo nel settimo, il russo s'è inchinato solo davanti a Esapekka Lappi e ha subito fatto sapere di essere felicissimo: “E' un sogno che si è avverato”, ha sintetizzato a bocce ferme. Poi ha aggiunto che aver conquistato il primo podio importante di una carriera ancora tutta da disegnare è la prova che l'esperienza serve. E di esperienza sulle strade della Lettonia lui ne aveva più degli altri che sono stati protagonisti nel fine settimana nordico: è nella repubblica baltica che ha iniziato a correre. Quasi quattro anni fa. Figlio d'arte, suo padre Stanislav è stato campione russo a inizio millenio, e sguardo vispo, ha disputato una gara praticamente perfetta. Ha firmato un paio di prove, la seconda e la quinta, ed ha costretto il finlandese della Skoda a rimboccarsi le maniche. Ha stupito chi lo ricordava comprimario all'ultimo Sanremo e al Polski. E ovviamente chi lo aveva visto in azione sull'asfalto del Ciocco e del 100o Miglia. Una rondine non fa primavera neppure in Russia e saranno le prossime gare a dare un'idea più esatta delle sue capacità. Intanto, però, s'è messo al collo un argento che brilla parecchio. In un rally bello e difficile come pochi altri, su un fondo di terra gelata con qualche spolverata di neve fresca qui e là a rendere tutto più difficile. Un rally nel quale lui e gli altri primattori hanno viaggiato a medie sempre superiori ai cento all'ora. 53 EUROPEO RALLY LIEPAJA Esapekka Lappi ha affrontato le speciali lettoni con il sorriso sulle labbra e la voglia matta di finire in bellezza JUNIOR CRUGNOLA “PAGA” LE MEDIE ITALIANE “Finalmente è finita!”. Dopo essersi messo dietro le spalle anche la dodicesima e ultima speciale del Rally Liepaja, Andrea Crugnola tira un sospiro di sollievo. Il (quasi) venticinquenne varesino ha chiuso in venticinquesima posizione assoluta, ma s'è messo in tasca i punti destinati al quinto Junior e tanto gli basta per vedere il bicchiere mezzo pieno: “Finire nei primi cinque era l'obiettivo che mi ero prefissato, l'ho centrato e quindi sono abbastanza contento”, dice. Aggiunge: “Ovviamente speravo di essere un po' più veloce, ma farlo era veramente difficile”. L'idea di restare nella scia di Jan Cerny e di Risto Immonen – i due che hanno occupato i primi due gradini del podio degli Under 25 – l'ha messa da parte dopo i primissimi responsi cronomentrici. Dopo aver constatato che per provar a tenere il passo del céco e del finlandese, ma anche quello di Petter Kristiansen, su strade velocissime e insidiosissime avrebbe dovuto rischiare più del 54 lecito. Ragazzo intelligente, ha rinunciato a farlo per badare soprattutto a portare a casa qualche punto. “Abbiamo corso – spiega – su sterrati anche più veloci di quelli che avevo assaggiato in Finlandia”. E nell'osservazione c'è, implicita, l'ammissione di non avere maturato abbastanza esperienza specifica per battersi con avversari abituati a viaggiare a cento e passa di media anche sulla terra. Nel Bel Paese non succede più nemmeno sull'asfalto, con le (poche) piesse veloci svilite da chicanes che non aumentano la sicurezza e non aiutano i giovani ad abituarsi a quello che per i rallisti del resto del mondo è pane quotidiano. Da noi, da troppo tempo, oltre ad essere corte, le corse su strada sono esasperatamente, tristemente lente. In sostanza, sono ormai una disciplina a parte: magari non meno bella, ma certamente diversa. Piacerà agli inquilini del palazzo, però non porta chi la pratica da nessuna parte... Andrea Crugnola L'ORDINE DI ARRIVO DOMENICA 2 FEBBRAIO 2014 1. Lappi-Ferm (Skoda Fabia S2000) in 2.13'11"5 2. Gryazin-Chumak (Ford Fiesta S2000) a 34"7 3. Breen-Martin (Peugeot 207 S2000) a 1'36"8 4. Kajetanowicz-Baran (Ford Fiesta R5) a 2'35"5 5. Wiegand-Christian (Skoda Fabia S2000) a 3'16"1 6. Vorobjovs-Malnieks (Mitsubishi Lancer R4) a 5'42"6 7. Pushkar-Mishyn (Mitsubishi Lancer R4) a 6'50"8 8. Travnikov-Bashmakov (Mitsubishi Lancer R4) a 7'15"9 9. Samuitis-Saucikovas (Mitsubishi Lancer R4) a 7'23"92 10. Cerny-Kohout (Peugeot 208 R2) a 8'37"2 Fabrizio Andolfi Risto Immonen altro giovane finlandese dal sicuro avvenire 55 ITALIANO RALLY PEUGEOT 208 T16 56 ANDREUCCI CI SPIEGA LA NUOVA NATA DEL LEONE Mancano poche settimane e poi inizierà ufficialmente la vita sportiva della 208 T16 , l’ultima nata in casa del Leone. Infatti, gli uomini del team Racing Lions sono in partenza per Velizy, sede di Peugeot Sport, per montare il primo esemplare della vettura che farà il suo debutto mondiale al prossimo Rally de Il Ciocco (14-16 marzo) affidata alla coppia Paolo Andreucci – Anna Andreussi. Proprio il pilota toscano è stato tra coloro che hanno contribuito alla sviluppo e alla definizione della 208 T16, partecipando in prima persona ai test di Peugeot Sport. E proprio il pilota garfafgnino ci guida alla scoperta della nuova nata: “E’ stata una grande opportunità perché è fondamentale, quando si porta al debutto una nuova vettura, esserne coinvolti nella fasi progettuali. Oltre che grande motivo di soddisfazione personale, a coronamento del percorso compiuto assieme a Peugeot nel corso di questi anni. Nel corso del 2013 abbiamo lavorato in entrambe le configurazioni, terra e asfalto, accumulando chilometri e dati. Quali sono le peculiarità della 208 T16? Sicuramente il bilanciamento – dote che la 208 ha sia nella versione stradale sia nella 208 R2 da rally – la scocca dell’auto, infatti, con le quattro ruote motrici che ha la T16 è ancora migliore, con un posteriore molto sincero e fermo. Con un anteriore migliorato rispetto alla 207 S2000 che trasmette molta sensibilità e precisione allo sterzo e che, qui, ha un angolo di sterzata più contenuto. Il motore rappresenta un’altra grande differenza perché il passaggio dal duemila aspirato al 1600 turbo ti aiuta molto nelle guida, grazie ad una coppia molto più sfruttabile visto che si riesce a tenere più spesso la stessa marcia. Di fatto diminuendo quindi l’utilizzo del cambio senza la necessità di dover sempre essere ad un regime preciso. Con la S2000 utilizzavamo sempre le marce agli ultimi giri motore perché la potenza era lì, mentre con il turbo abbiamo un range maggiore di utilizzo dei giri che facilita molto la guida. Tenendo conto che passiamo da 6 marce alle 5 della 208 T16, con ingranaggi più robusti nell’ottica di diminuire anche i rialzi e – quindi – i costi di gestione. La frenata è molto buona anche in virtù di dischi posteriori maggiorati che permette di sfruttare al meglio le doti velocistiche della vettura. Ora, per noi comincia un’altra fase altrettanto importante di sviluppo, quella che ci consentirà di adattare il set up della 208 T16 alla tipicità dei percorsi e degli asfalti/sterrati che incontreremo nel corso del campionato italiano, spesso profondamente diversi da quelli francesi su cui sono stati svolti la maggior parte dei test. Dovremo essere bravi a “cucirci” addosso la T16”. 57 NASCAR KURT BUSCH IL FUORILEGGE Per raccontare tutte le avventure più negative che positive del campione 2004 occorrerebbe un libro. Ecco a voi la storia dell’ultimo brutto e cattivo dell’universo Stock Car che dopo avere interpretato per anni il ruolo di cattivo del motorsport USA si è trasformato 58 E 59 NASCAR KURT BUSCH Marco Cortesi E’ opinione comune che nel mondo attuale, dominato dai media, ognuno di noi si possa assegnare una parte. Capita però, che a volte la parte ci venga anche attribuita senza grosse possibilità di ribaltare lo stato delle cose. Kurt Busch ha vissuto una carriera di alti e bassi che da questo aspetto è stata dominata. Dalla vittoria del titolo Sprint Cup, il pilota di Las Vegas si è trovato scaraventato - e non solo per proprie responsabilità - nell’abisso di un ruolo da antieroe dal quale solo nel 2013 è riuscito finalmente ad emergere. Arrivato al vertice dell’automobilismo internazionale grazie al programma “junior” di una superpotenza come il Roush Racing, il trentaseienne americano, figlio di un restauratore di auto del Nevada, ha messo in scena sin da subito un talento senza pari accompagnato da un carattere senza compromessi. Motivazioni? La voglia di essere lasciato in pace, di essere solo un anonimo uomo qualunque fuori dalle corse, ma anche la paura di uscire dall’iper-competitivo mondo NASCAR come altre promesse mancate. Sta di fatto che Busch inizia da subito a correre senza compromessi e timori reverenziali, facendosi tanti nemici. A suo favore non depongono le trasmissioni radio con i team, che sono pubbliche, rabbiose e piene di improperi. L’odio del pubblico arriva quasi automaticamente. Nel 2002, dopo un lungo periodo di “scambio di favori” con un’altra testa calda, Jimmy Spencer, i due finiscono per fare a pugni. Busch ha la peggio e si frattura il naso. Ma non basta perché - tutti lo sanno - Spencer è un attaccabrighe. Al resto ci pensa la macchina mediatica. Poco tempo dopo il “match”, la candida ammissione di aver tentato di buttar fuori il rivale di proposito accende la miccia del villano da sbattere in prima pagina. E, ancor più grave per come vanno le cose nell’ambiente, si lascia scappare commenti poco lusinghieri su alcuni colleghi notoriamente preferiti dai fan e celebrati nonostante le poche vittorie. Il gioco è fatto. In uno sport feticisticamente legato all’immagine del pilota idealizzato, sempre preciso, gentile e disponibile (anche per finta), Busch diventa un reietto. Nonostante i le burrascose avventure, il 2002 finisce con un terzo posto, quattro vittorie e la palma di numero uno nel team. CAMPIONE NEL 2004 MA È SUBITO FANGO Nel 2004, quella che per un pilota norma- 60 le sarebbe l’apoteosi. Busch conquista un titolo all’ultimo respiro battendo nientemeno che Jimmie Johnson. E’ un successo che arriva al termine di una rincorsa tiratissima ma che, a quanto pare, non basta a nessuno. A due gare dalla fine della stagione 2005, quando ha già firmato per il team Penske, uno sceriffo ferma Kurt accusandolo di guidare ubriaco. Altra bomba mediatica, altra sequela di odio collettivo. Giusto per aggiungersi alla voce comune, il team Roush lo appieda in tronco, in maniera sprezzante. “Siamo stufi di fargli da balia” dicono. E ovviamente a pochi importa che l’accusa si riveli falsa, non supportata da test e altre prove. Che lo sceriffo sia costretto a scusarsi. E che in Roush di altri titoli non se ne vedano più. La storia di Kurt Busch in casa Penske è ancora segnata da alti e bassi. La sua generosità tattica regala a Ryan Newman la vittoria nella Daytona 500 del 2008, e nel 2009 è quarto in classifica. Ma ciò che sale sembra destinato a scendere. Nel 2011, trova in squadra uno spumeggiante Brad Keselowski. Il suo matrimonio è in piena crisi e, con uno che già di suo ha problemi a controllare i nervi, i guai si riflettono immediatamente in pista. Durante la stagione viene messo all’angolo dal giovane compagno e, per condire tutto, critica ed insulta il team in radio continuamente, arrivando anche ad attaccare in diretta nientemeno Roger Penske. E’ ancora il rapporto con la stampa a metterlo nei guai. I suoi atteggiamenti particolarmente ruvidi fanno sempre più notizia, facendolo diventare un bersaglio facile. E lui scoppia: in più occasioni rivolge frasi irrispettose agli intervistatori e, grazie all’antipatia collettiva, gli episodi diventano fenomeni virali. Penske dice basta: gli sponsor quello non lo vogliono più. Hanno bisogno di un pilota vendibile. Take a deep breath. COME RICOSTRUIRSI UNA IMMAGINE E’ il momento di fare qualcosa. Potenzialmente senza più una carriera, a piedi e con pochi sbocchi, accetta un contratto col minuscolo Phoenix Racing. Con un budget ridicolo, mette a segno prestazioni superbe, vincendo in Nationwide Series e andando vicino al successo in Sprint Cup a Sonoma. Arrivano anche tanti incidenti, ma il team owner James Finch sbotta: “O vinci, o mi riporti ai box il volante” dice. E se è vero che gli scatti d’ira e le controversie restano, sotto sotto il cattivo ha iniziato la strada del riscatto. Mentre i fan continuano nel loro odio viscerale e i cacciatori di scandali seguitano a sbatterlo in prima pagina, lui ci prova davvero. Nonostante una sospensione rimediata a Dover per aver ceduto ad una (bassa) provocazione di un giornalista, Busch inizia a ricomporre il puzzle anche perché realizza che non gli verrà perdonato più niente. Uno psicologo dello sport lo assiste durante l’anno, mentre qualche amico giusto gli offre una mano a rimettersi sulla buona strada con i media anche tramite un documentario, “The Outlaw”, che sarà un successo. La nuova fidanzata Patricia Driscoll, imprenditrice di successo, lo aiuta a migliorare sé stesso e la sua attitudine ver- so gli altri, facendolo diventare supporter di un’associazione di invalidi di guerra. Un’esperienza fondamentale nella ricostruzione sportiva e personale. NELLA CHASE FOR THE CUP CON UN PICCOLO TEAM Con queste premesse arriva l’accordo con un altro piccolo team, il Furniture Row Racing con la differenza che stavolta il risultato è esplosivo, oltre ogni previsione. Nelle ultime sei gare del 2012 Busch salta sulla nuova vettura e conquista tre top-10. Nel 2013 arriva ad occupare le zone alte della classifica, lotta in tutte le gare per la vittoria e, pur mancando di quell’”extra” tecnico e di fortuna necessario per incassare un successo, si piazza comodamente nei playoff. Il Furniture Row Racing di Barney Visser diventa il primo team mono-vettura ad entrare nella Chase For The Cup, e centra la decima piazza a fine stagione. Ciliegina sulla torta, Busch chiude davanti a Newman, che nel frattempo è diventato un nuovo nemico… E’ un successo così brillante che molti faticano a capacitarsene. Il resto è una storia da scrivere. Anche se non è mancato qualche nuovo sprazzo di follia qua e la, Busch ha rimesso in luce in una squadra comprima- ria il suo talento straordinario. Qualcuno, nel pubblico, comincia anche ad apprezzarlo. Kurt da Las Vegas è pronto al rientro in un top-team. Ha trovato uno che, come Finch e Visser, non si cura del contorno. Gene Haas lo ha voluto a tutti i costi per portare in pista i marchi della sua azienda. Perché non vuole un venditore o un testimonial. Gli interessa uno che dia del gas, come in fondo è giusto che sia. In squadra troverà Tony Stewart, con cui ha avuto qualche screzio, ma chi non ne ha avuti con lui. Come si dice negli States, il momento è adesso. Per il campione, il fuorilegge, il villano, il cattivo riabilitato, soprattutto per l’uomo. 61 WEC LE NOVITÀ TOYOTA CAMBIAMENTO INTEGRALE Per la TS040 la Casa giapponese ha scelto le quattro ruote motrici. Un cambio di strategia netto rispetto alle scorse stagioni, che la mette alla pari con Audi e nella migliore posizione per affrontare la new entry Porsche 62 63 WEC LE NOVITÀ TOYOTA Filippo Zanier Per presentare la TS040 con cui darà l'attacco al WEC e alla 24 Ore di Le Mans 2014, Toyota ha scelto un approccio opposto a quello dei suoi rivali. Laddove Audi e Porsche hanno deciso di uscire allo scoperto con le loro creature con ampio anticipo, pur tenendosi senza dubbio qualche carta da svelare solo all'ultimo momento, la Casa giapponese ha invece optato per la massima segretezza. Le forme della nuova coupé verranno tenute nascoste fino a fine marzo, apparendo di fronte al mondo soltanto in occasione del test collettivo che il World Endurance Championship ha programmato al Paul Ricard. Un approccio top-secret, insomma, che dice già molto su quanto al quartier generale di Aichi e al reparto motorsport di Colonia puntino su questa macchina per cogliere quel successo nella classica della Sarthe che ha rappresentato finora un vuoto inaccettabile nella loro storia. Se la vettura resta nascosta, se si eccettuano un paio di scatti sfuocati che evidenziano una certa somiglianza dell'anteriore con quello della GT-One del 1998, Toyota ha però rilasciato qualche dettaglio tecnico che permette di fare le prime considerazioni su quello che possiamo aspettarci dal duello con l'armata tedesca. TRAZIONE INTEGRALE SCELTA OBBLIGATA Confermate, prima di tutto, le indiscrezioni che volevano la nuova nata dotata della trazione integrale. A differenza della macchina 2013, che scaricava tutta la potenza dei motori termico ed elettrico sulle ruote posteriori, la TS040 avrà quattro ruote motrici. A quelle anteriori arriverà la spinta creata da un motore/generatore della giapponese Aisin AW, mentre sul retrotreno si scateneranno i kilowatt prodotti dalla stessa combinazione termico-elettrica, pur se ulteriormente perfezionata, della scorsa stagione: al V8 da 3.4 litri sarà infatti associato il consueto motore/generatore della DENSO. Non c'è da stupirsi più di tanto della scelta fatta dai tecnici Toyota, perché la trazione integrale è un vantaggio a cui diventa impossibile rinunciare con il nuovo regolamento, e non a caso verrà utilizzata da tutte le LMP1 ibride. Da quest'anno, infatti, sparisce la norma che fino al 2013 vietava l'utilizzo del sistema 4WD al di sotto dei 120 km/h e, con entrambi gli assi liberi di contribuire alla spinta fin dalle prime fasi di ogni accelerazione, fare a meno della trazione integrale sarebbe in pratica equivalso a 64 un suicidio sportivo. Ciò diventerà a maggior ragione vero con le potenze in gioco quest'anno, che nei momenti di massimo utilizzo del sistema elettrico potrebbero superare i 1000 Cv. Nel 2013, infatti, Toyota stimava la potenza del suo V8 in circa 580 Cv, mentre l'apporto del singolo motore elettrico veniva quantificato in 300 Cv. Quest'anno però, i motori elettrici in gioco saranno due e secondo gli esperti non è eccessivo attendersi una potenza vicina ai 500 Cv quando i due sistemi montati all'anteriore e al posteriore agiranno in modo combinato. Immaginando semplicemente che le performance del V8 non siano peggiorate rispetto all'anno scorso, la fatidica soglia dei mille cavalli è già superata. A fare da freno resterà il limite massimo di 8 MegaJoule al giro erogati dall'ERS, e in questo momento nessuno può sapere con certezza come Toyota, Audi, e Porsche gestiranno questo aspetto dal punto di vista strategico. Resta però indubbio che la trazione integrale sarà un punto chiave per gestire sia la potenza che lo sfruttamento ideale e il consumo degli pneumatici. FEDELI AL CONDENSATORE Dove Toyota non cambia strategia, invece, è nella scelta del metodo utilizzato per stivare l'energia elettrica recuperata dal sistema ERS. Gli uomini del Sol Levante hanno infatti deciso di restare fedeli al super-condensatore, una tecnologia in cui Toyota crede molto e che sperimenta nelle corse dal 2006, anno in cui schierò una speciale Lexus ibrida alla 24 Ore di Tokachi. Già nel 2007 arrivò la prima vittoria con un sistema evoluto montato su una Supra, e da allora la Casa giapponese non ha mai smesso di insistere, portando avanti lo sviluppo di un sistema che rispetto alle batterie ha il vantaggio di un rilascio dell'energia molto più rapido abbinato a una ricarica altrettanto veloce. Sono caratteristiche che sembrano fatte apposta per l'utilizzo "on-off" tipico delle corse, ma il "supercap" non ha solo vantaggi. Può avere infatti la tendenza a scaricarsi da solo e a parità di dimensioni contiene molta meno energia di una convenzionale batteria, limiti che hanno convinto Porsche a puntare su "convenzionali" batterie per la sua 919 e Audi a rivolgersi alla Williams per implementare nella R18 e-tron il sistema a volano del costruttore inglese. In Toyota sono certi di avere minimizzato gli svantaggi con quasi un decennio di sviluppo, uno sforzo di cui sono pronti a raccogliere i frutti. Ecco lo schema della trazione integrale Toyota. Alle ruote anteriori arriva la spinta creata da un motore/generatore della giapponese Aisin AW, mentre sul retrotreno spingono i kilowatt prodotti dalla stessa combinazione termico-elettrica, pur se ulteriormente perfezionata, della scorsa stagione: al V8 da 3.4 litri sarà infatti associato il consueto motore/generatore della DENSO TRA I PILOTI LA NOVITÀ È CONWAY Anche dal punto di vista degli equipaggi, Toyota ha deciso di confermare in toto quelli che dal 2012 sono i suoi alfieri. Via libera quindi per Alexander Wurz, Nicolas Lapierre, Kazuki Nakajima, Anthony Davidson, Sébastien Buemi e Stéphane Sarrazin, a cui è stato quindi riconosciuto il grande sforzo profuso specialmente nella parte iniziale della scorsa stagione, in cui effettivamente hanno fatto il massimo non disponendo di un mezzo all'altezza della concorrenza Audi. A loro, come già annunciato, andrà ad aggiungersi Mike Conway come tester e pilota di riserva, premiato per le bellissime prestazioni messe in mostra nel WEC con la Oreca del team G-Drive. 65 WTCC NORBERT MICHELISZ 66 FUORI DAL GUSCIO È lo sportivo più famoso di Ungheria e quest’anno proprio nell’appuntamento di Budapest segnerà le 100 gare nella serie Turismo Mondiale. Ma il suo obiettivo è molto alto, e al suo secondo anno con la Honda Civic intende uscire dal ruolo di outsider per iniziare a essere un pilota temibile per la concorrenza 67 WTCC NORBERT MICHELISZ Esploso nel 2012 con la prima vittoria nel WTCC e il Titolo Indipendenti, nella passata stagione, Norbert Michelisz si è confermato uno dei piloti più temibili del Mondiale: passato da BMW a Honda con la nuova Civic, insieme al team Zengo il pilota ungherese ha messo in carniere un altro successo, sei arrivi a podio ed è risultato in più occasione il più veloce dei piloti Honda, dimostrandosi all'altezza di un osso duro come Gabriele Tarquini. Il 2014 può essere per lui l'anno della definitiva consacrazione: un nuovo regolamento che vede tutti ripartire da un foglio bianco potrebbe infatti essere l'occasione per fare qualche altro scherzo agli "ufficiali" e candidarsi a un posto fisso tra i top driver del campionato. 68 Un obiettivo ambizioso, che lo stesso Norbert non nasconde. L'anno scorso sei stato spesso il più veloce dei piloti Honda nonostante disponessi di una vettura clienti. Che obiettivi hai per il 2014? "Dopo aver dimostrato che posso stare con i più forti, voglio migliorare ancora. Riuscire ad essere competitivo contro avversari di livello mondiale è già una grandissima soddisfazione, ma ogni anno cerco di migliorare i risultati di quello precedente, e questa stagione non farà eccezione. Certo, dipenderà dalla competitività del pacchetto che avrò a disposizione, per cui il primo obiettivo sarà quello di stare davanti ai piloti che avranno il mio stesso materiale. Se oltre a questo riuscirò a cogliere anche qualche vittoria, mi riterrò più che soddisfatto". Cosa pensi del nuovo regolamento del WTCC? "Che sarà interessante guidare una macchina più impegnativa. Sarà più bello anche per gli spettatori perché le vetture non saranno solo più veloci, ma anche più belle da vedere e più aggressive. Dal mio punto di vista, però, è importante anche che il WTCC riesca a mantenere l'ottimo rapporto tra prezzo e prestazioni delle scorse stagioni". Sei stato all'ultimo test della nuova Civic ad Alcaniz, dove hai assistito alle prove fatte da Tarquini e Monteiro. Che impressioni ne hai tratto? "È difficile farsi un'idea chiara senza guidare la macchina, ma l'impressione che ho avuto è stata molto positiva. Mi è stato utile seguire il lavoro di sviluppo fatto da Gabriele e Tiago, vedere come hanno adattato il loro stile di guida alle nuove prestazioni. Le discussioni che ho avuto con loro sono per me già un passo avanti nel lavoro di preparazione per il 2014". Cosa ti aspetti dalla concorrenza per quest'anno? Ci saranno Citroen, Lada, e i team che faranno correre le nuove Chevrolet della RML. "Difficile dirlo. In Citroen hanno tre piloti di altissimo livello e una vettura che sta girando ininterrottamente da sei mesi, ma bisogna considerare che per loro si tratta di un programma del tutto nuovo. Mi sento comunque di credere che lotteranno per la vittoria fin dalle prime gare. RML è una delle strutture di riferimento per le gare Turismo, quindi sono certo che la loro vettura sarà ancora una volta molto forte. Verrà però schierata da team "clienti", quindi non mi aspetto che possa lottare per il campionato nel lungo periodo, anche se avrà al volante ottimi piloti. Per Lada i nuovi regolamenti saranno una grande occasione da sfruttare. Tenendo conto che hanno due piloti fortissimi come Thompson e Huff, mi aspetto che riescano a lottare almeno per il podio". Nel 2014 festeggerai la tua centesima gara nel WTCC, una serie che ti ha dato talmente tanta popolarità da renderti lo sportivo più amato del tuo paese, l'Ungheria. Cosa significa questo per te? "È incredibile come passi il tempo, ed è ancora più incredibile che sia proprio l'Ungheria il Paese dove disputerò la mia 100esima gara. Sarà davvero speciale, perché grazie al WTCC da tre anni vengo votato come lo sportivo più popolare del mio paese. Sapere di avere tutti quei fan mi dà un po' di pressione, certo, ma mi è anche di enorme supporto quando le cose non vanno come dovrebbero. Corro nel Mondiale da quattro stagioni e se devo fare un bilancio è decisamente positivo. Sono stati gli anni più impegnativi della mia vita, ma anche i più felici. Sono orgoglioso di quello che ho ottenuto, ma so anche che la strada da percorrere è ancora lunga". 69 AUTO GP MICHELA CERRUTI SENZA PAURA La ragazza italiana disputerà tutta la stagione con la Super Nova e diviene l’unica a confrontarsi con monoposto di oltre 500 cavalli. Dopo le esperienze 2013 nelle gare GT con la BMW, nel FIA F.3 europeo e nelle due tappe del campionato organizzato da Coloni, ora l’impegno primario diviene quello delle formule 70 71 AUTO GP MICHELA CERRUTI Antonio Caruccio Michela Cerruti prenderà parte alla stagione Auto GP 2014. La pilota lombarda negli ultimi anni si è affermata come una delle più promettenti ragazze al volante che l’Italia può annoverare. Lo scorso anno si è divisa tra un programma Endurance con BMW ed uno Sprint nel GT Italiano, dove è anche arrivata la sua prima vittoria ad Imola, oltre ad essere stata protagonista della Formula 3 Europea, prima di muovere i suoi primi passi in Auto GP. Michela non è solo impegnatissima in pista, ma anche fuori, dove si divide tra presenze televisive, interviste ed azioni benefiche, come il supporto che offre ad Operation Smile. Come mai hai deciso di correre in Auto GP? “Il primo incontro con questa macchina è avvenuto quasi per caso, con MLR71 a Vallelunga lo scorso anno. Abbandonata a metà stagione la Formula 3, mi piaceva l’idea di continuare in monoposto, trovando un modo per uscire dalla fase negativa in cui ero. Mi ci sono trovata bene avendo da subito sensazioni positive ed ho deciso di fare le ultime due gare del 2013. Ho quindi cercato un modo per potervi correre nel 2014”. Qual è l’obiettivo che ti sei prefissata con il team Super Nova? “Sicuramente un riscatto dal punto di vista personale. Ho ricevuto una buona offerta da parte di Super Nova, hanno dimostrato molto interesse nei miei confronti e questa inoltre sarà la mia prima occasione con un top team nella mia carriera. I test sono andati molto bene, dove abbiamo sempre ottenuto prestazioni al vertice. Non mi faccio illusioni, so che dovrò lavorare duramente tutto l’anno, ma penso di poter essere competitiva. La loro macchina va molto forte ed insieme abbiamo lavorato bene. Ci sono i presupposti per ottenere un ottimo risultato, e sarebbe meraviglioso poterci riuscire”. Come giudichi il tuo apprendistato nel campionato lo scorso anno? “A mio avviso buono. Mi sono trovata bene con la macchina e questo ha un po’ sorpreso tutti perché è una vettura difficile, nervosa e pesante, con tanti cavalli, ma è una prova dura anche fisicamente. Nella mia esperienza con MLR71 ho avuto un grande supporto. Il mio debutto al Nurburgring è andato bene, Brno invece malino. Credo che però sia più un’eccezione la gara ceca 72 perché mancavo di esperienza, in quanto in tutte le altre occasioni sono andata bene”. Che cosa ti ha maggiormente impressionato della vettura? “La potenza è la prima cosa che ti lascia scioccato. Non ho mai guidato vetture così potenti a ruote scoperte, avendo corso in Formula 3 e svolto test con la vecchia GP3. Nel GT invece anche se hai un motore potente, il peso della macchina cambia la situazione. L’Auto GP non ha freni in carbonio quindi devi essere aggressivo e attento in frenata data la sua grande difficoltà”. Quale maggiore ostacolo hai trovato arrivando dalla Formula 3? “Non c’è stata nessuna difficoltà. Ciò che sconvolge è la grande potenza, ma mi ci sono abituata molto bene. Ho faticato di più nell’adattarmi alla Formula 3 invece che all’Auto GP”. Parallelamente hai anche continuato la tua scalata nel GT. Ti ritieni soddisfatta di quanto hai raggiunto? “Si, ho anche ottenuto una vittoria, ad Imola, ed è ciò che volevo. Mi sarebbe piaciuto poterne festeggiare un’altra, ma penso sia normale per i piloti cercare sempre di raggiungere il traguardo successivo. Probabilmente sarei dovuta essere più costante e migliorare la qualifica. Nel Blancpain Endurance è sopraggiunta anche un po’ di sfortuna, ma sono contenta del bilancio generale”. Anche nel 2014 stai pianificando un doppio programma? “Mi piacerebbe tenere i contatti con il mondo del GT, dove ho instaurato un buon rapporto con BMW. Tuttavia quest’anno c’è stato un cambio di tendenza, nel senso che la mia priorità è l’Auto GP. In GT infatti, non ho ancora trovato un programma giusto per le mie esigenze, quindi ho pianificato le mie attività in maniera diversa”. Come riesci a gestire così tante corse in un anno? “La clonazione sarebbe la soluzione ideale! Alla fine si fa tutto, anche se è difficile perché a volte si va davvero di corsa, soprattutto nei periodi in cui si sovrappongono le gare e i test. Adesso sono riuscita ad organizzare il tutto, ma per me sono tutte grandi opportunità, non certo un peso”. Dal punto di vista fisico è molto stressante passare dalle monoposto alle ruote coperte? “Mi sono abituata e sono ben allenata. Cerco di riposare il più possibile nel momenti liberi per essere sempre pronta”. In che modo cambia il tuo approccio ad una gara a seconda del campionato in cui corri? “Rispetto a quanti molti potrebbero pensare, la differenza non è tanto tra le gare a ruote coperte e scoperte, ma tra gare sprint o endurance. Nelle gare brevi devi dare tutto in poco tempo, c’è poco margine di errore perché non hai poi possibilità di recuperare. La qualifica è inoltre molto importante, mentre nell’endurance devi gestire la macchina, hai altri piloti con cui alternarti e devi adattarti ad un assetto deciso sulle esigenze di tutti. Fisicamente hai meno stress in GT, anche se hai temperature molto alte e tanto tempo al volante, ma le difficoltà sopraggiungono dal punto di vista mentale”. Tuo papà è stato uno dei grandi piloti del passato. In che modo ti aiuta? “Mi aiuta sotto tutti gli aspetti. È presente, non tanto in pista quanto fuori. Prendiamo le decisioni insieme, non ho un manager alle spalle, ma decido tutto con lui. Lui guidava altre macchine in piste diverse e molte cose non sono comparabili, ma è un supporto fondamentale. È stato il primo a fare in modo che io avessi la capacità di adattarmi in fretta a vari stili di guida e lo devo ringraziare”. 73 FIA F.3 ROY NISSANY FEDELE A MUCKE Per il quarto anno consecutivo il pilota israeliano correrà con la squadra tedesca ripetendo la serie cadetta dopo le prime esperienze nella F.BMW. Vediamo quali sono le aspettative di questo interessante ragazzo che da solo rappresenta un intero Paese nel mondo delle formule 74 75 FIA F.3 ROY NISSANY Antonio Caruccio Roy Nissany prenderà nuovamente parte al FIA F.3 European Championship. Il pilota israeliano, al suo secondo anno nella serie, ha rinnovato l'accordo che lo lega al team Mucke, cercando nella continuità la chiave che lo potrebbe portare ad ottenere il primo successo e magari, lottare anche per l’assegnazione del titolo. E confermandosi come il maggior rappresentante di un intero Paese nel mondo del motorsport Nel 2014 continuerai con Mucke in F.3. Qual è l’obiettivo di questa stagione? “Ovviamente ho già accumulato una buona esperienza ed anche la motivazione non mi manca. L’obiettivo principale è quello di ambire al podio, un notevole passo in avanti rispetto a quanto mi ero preposto lo scorso anno, in cui mi limitavo solo a voler entrare in zona punti”. Come giudichi la stagione 2013? “La qualità dei piloti della scorsa stagione secondo me è stato davvero eccezionale. Credo che la maggior parte di loro fosse pronta per continuare il proprio percorso verso la Formula 1, e questo ha sicuramente dato un altissimo livello alla competizione rispetto a campionati simili”. Il tuo compagno dello scorso anno, Felix Rosenqvist, lottava per il titolo. In che maniera questo ha aiutato un debuttante come te? “Non c’è dubbio che avere un pilota esperto come lui in squadra sia stato di grande supporto. Sicuramente nella comparazione dei dati, ma anche nella fiducia per quanto riguardava i suggerimenti di assetti o anche solo come motivazione”. Questa sarà la tua quarta stagione con Mucke. Cosa hai trovato in una 76 squadra per instaurare un rapporto a così lungo termine? “Mucke Motorsport è come una famiglia per me. Ho buoni contatti con tutto il personale del team e credo sia davvero molto importante per le corse questo legame”. Cosa ci dici riguardo la tua preparazione per questa stagione? Come sono andati i test? “Le prove in Spagna hanno avuto esito positivo. In più sono andato alla Formula Medicine a Viareggio, dal dottor Ceccarelli dove ho completato una grande settimana di allenamenti”. Cosa ci dici della tua vita privata? Come va con la scuola? “Ho finito i 12 anni di percorso formativo obbligatorio in Israele, e mi accingo ad iniziare l’università”. Resterai in Israele o ti sposterai in Europa quest’anno? “La mia base principale resterà la mia cara casa in Israele, a Tel Aviv, per avere più facilmente accesso ai voli per l’Europa”. In che modo sei supportato da Israele? C’è interesse nei confronti della tua carriera? “Da questo punto di vista la mia nazione è eccezionale. Siccome sono uno dei pochi piloti israeliani che ci siano mai stati nella storia, c’è grande interesse sia dai fan locali che dai media. Lo scorso anno ho presenziato a due importanti eventi in Israele. Uno a Eilat, nel sud del Paese, ed uno spettacolare road show a Gerusalemme, dove c’erano anche alcuni importanti piloti italiani”. Tuo padre continua a seguirti? In che modo sono cambiati i suggerimenti che ti da sulla tua carriera o sullo stile di guida in questi anni? “Mio padre è presente in tutte le gare ed in alcuni test. Sicuramente dal punto di vista professionale è diventato un po’ difficile per lui aiutarmi, perché la situazione generazionale è cambiata”. Chi credi potrà essere uno dei contendenti al titolo Formula 3 quest’anno? “Bella domanda, ma difficile trovarvi una risposta. Bisognerà aspettare che tutto il line-up sia definito, ma ho grande fiducia nel mio team, e questo ovviamente include me e Lucas Auer tra i favoriti, ma non saranno da meno i piloti Prema e Carlin”. Il campione del 2013, Raffaele Marciello, correrà in GP2. Pensi che sia un grande passo per lui? “Credo che Lello sia un grande pilota con un promettente futuro. Gli auguro tutta la fortuna che gli serve per le prossime stagioni”. I motori della F.3 nel 2014 cambieranno, che cosa ti aspetti da questa modifica? “Ho provato il nuovo propulsore ed il cambio nei test in Spagna. Mi ci sono trovato molto bene e gli incrementi del punto di vista cronometrico sono stati notevoli”. Cambierà tanto il tuo stile di guida? “Non molto. Sono cambiate delle cose dal punto di vista tecnico, ma mi piacciono”. Ora che hai una buona esperienza, qual è la tua pista preferita? “La scorsa stagione quella che mi è piaciuta di più è stata il Norisring. Inoltre, anche il Red Bull Ring mi piace molto, ma la mia pista di casa è Budapest”. La più difficile invece? “Direi Zandvoort. Non è stato facile trovarne il ritmo ed è stata l’unica pista in cui ho faticato per trovarmi a mio agio”. 77 FWS LA CURIOSITÀ Organizzata dal Ferrari Driver Academy con il supporto tecnico di Prema e Tomcat è partita negli Stati Uniti la prima stagione della Winter Series che porta in pista le vetture della Formula Abarth. Scopriamo di cosa si tratta CAMPUS IN FLORIDA 78 79 FWS LA CURIOSITÀ Massimo Costa Se la sceneggiatura fosse stata scritta da Carlo Vanzina, il titolo sarebbe già bello e pronto: Vacanze di gennaio in Florida. Ma dal momento che la FWS, acronimo di Florida Winter Series, ha come produttore il Ferrari Driver Academy, come regista Luca Baldisserri mentre il resto della troupe è composto da uomini del team Prema e Tomcat, appare chiaro che non si possa parlare troppo di vacanza. Ma di una specie di campus invernale pre stagione che permette ai piloti iscritti di mantenersi in allenamento con le gare, benché al volante di piccole monoposto di F.Abarth. Non solo però. Perché oltre a una curata preparazione fisica da seguire, non mancano le riunioni tecniche, i compiti per i piloti, il lavoro al simulatore, e cosa molto importante, la pratica che permette ai vari Raffaele Marciello, Antonio Fuoco e compagnia, di spor- 80 carsi le mani trasformandosi in meccanici. Conoscendo così quelle parti che compongono le monoposto di cui solitamente un pilota poco si interessa. La FWS ricalca la F.Toyota neozelandese, che da anni nel lontano Paese australe propone un mini campionato tra gennaio e febbraio al quale spesso partecipano ragazzi europei. Poco conosciuta, la FWS in questa sua prima uscita ha dovuto fare affidamento più che altro sui piloti di casa FDA e del team Prema, ma ospitando anche alcuni volti neutri come il debuttante in monoposto Max Verstappen, la colombiana Tatiana Calderon, Ed Jones e altri giovani che tra poche settimane vedremo in azione nei vari campionati internazionali. Ecco allora in questa galleria fotografica, un “dietro le quinte” di quel che si è verificato nel primo appuntamento di Sebring. Van de Laar vincitore a Sebring di gara 1 Un attento Kasai Tatiana Calderon in azione Jones lavora sulle sospensioni Raffaele Marciello *La “tenda” FWS a Sebring 81 PRODUZIONE LOTUS ELISE S MI 82 MANDA COLIN È compatta, leggera e potente il giusto come voleva Chapman. Per chi vuole emozioni forti sfruttando il compressore e il peso contenuto... E’ una due posti a motore centrale in posizione trasversale. Una formula da anni di gran moda per le auto tutte emozioni dedicate a chi cerca il piacere della guida super sportiva. E’ la versione più cattiva della piccola di Casa Lotus. Ed è anche la più potente grazie al motore Toyota con compressore Magnuson. Il cambio è a sei marce manuale, il servosterzo non c’è per pesare meno. All’interno solo i fondamentali: sedili, volante, comandi basici e pochi rivestimenti. Sempre per contenere il peso. Piccola, è più corta di una Fiat Punto, ha un bagagliaio minuscolo da soli 112 litri. Scheda tecnica Lotus Elise S Lunghezza 379 cm Larghezza 172 cm Altezza 112 cm Capacità bagagliaio 112 litri Velocità massima 234 km/h Accelerazione 0-100 4”6 Consumo medio 13,3 km/l Prezzo 49.950 euro Garanzia 3 anni/57.600 km Il telaio è in alluminio e molte parti sono a vista. Alti i longheroni, quindi salire e scendere richiede un po’ più di agilità del…solito. I sedili sono due gusci: avanti e indietro. Dal posto di guida o seduti come passeggeri ci si sente piccoli, piccini, piccini perché si sta proprio in basso. Intrigante la possibilità di togliere il tettuccio e trasformale in targa. Incredibili le dimensioni delle ruote: davanti ci sono dei 175/55 dietro dei 225/45. Come si nota la spalla è piuttosto alta per rendere le reazioni più progressive e quindi far divertire di più chi la porta. Inoltre cambia anche l’altezza, da 17 dietro, da 16 davanti. ALLA GUIDA Il quattro cilindri ha un rumore fin dal minimo cupo e particolare, anche perché essendoci pochi materiali fa sentire la sua voce. Fin dai bassi regimi si sente che non li manca fiato e appena la strada lo permette arriva in poco tempo a quota 7 mila. Con un allungo davvero gustoso perché al crescere del regime aumenta la spinta. Il volante è pesantuccio solo da fermo, non appena ci si muove è gestibile. Si ritorna ad usare la tecnica di far manovra con piccoli movimenti per non dover aver muscoli da Rocky. Il cambio è a sei marce e quando si arriva vicini al limitatore si accendono tre spiette rosse sullo strumento del contagiri al fine di avvertire la necessità del cambio marce. Una soluzione da tempo in uso sulle vetture da corsa e anche su molte da strada. Ridotta la visibilità. Dove la Lotus si esprime al meglio è comunque tra le curve perché immediata nell’inserimento e precisa nel mantenere la traiettoria voluta grazie a un appoggio solido che si può mandare in crisi esagerando con la pressione sull’acceleratore per generare una guida più emozionante che premiante come prestazioni assolute. Bene i freni, ok la frizione. Ma attenzione, c’è anche una seconda anima che non va trascurata: togliendo il tettuccio si può apprezzare anche quando la si porta a passeggio. 83 PRODUZIONE ABARTH 595 50° ANNIVERSARIO MAI COSÌ POTENTE E’ una versione speciale tirata in soli 299 esemplari a memoria della prima 595 Abarth del 1963. Sotto il cofano 179 rabbiosi cavalli Scheda tecnica Abarth 595 50° Anniversario 84 Lunghezza 366 cm Larghezza 163 cm Altezza 149 cm Capacità bagagliaio 185/550 litri Velocità massima 225 km/h Accelerazione 0-100 6”9 Consumo medio 15,4 km/l Prezzo 35.080 euro Garanzia 2 anni/km illimitati Ha colore bianco perla, motore 1.4 turbo portato a 179 cavalli che ne fanno la 595 più potente di sempre, quattro terminali di scarico (record monza). Il cambio è il robotizzato a 5 marce. I cerchi sono da 17 pollici, l’assetto super sportivo e i freni sono stati potenziati. Costa tanto, 35 mila euro, e di rivali non ne ha. Perché nessuna è altrettanto esclusiva e anche costosa. All’interno spiccano i sedili rivestiti in pelle rossa con inserti bianchi e cuciture su tono. Il bianco e rosso nell’abitacolo ricorda le prime 500. Mostruosa la pedaliera che consente anche di accelerare e frenare contemporaneamente per aiutare un po’ l’inserimento in curva in pista, ovviamente. Il cambio si comanda con i pulsanti al centro della consolle e con le palette dietro il volante. Appena avviato il quattro cilindri manifesta subito un rumore cupo. Il cambio è secco nei passaggi di marcia. La spinta quando entra il turbo diventa cattiva. Lo sterzo è sensibile alle asperità della strada quindi va sempre tenuto con due mani, poi ha un ampio diametro di svolta, in città o negli spazi ristretti bisogna fare sempre tante manovre! Per contro bisogna segnalare la buona precisione in velocità dello sterzo che consente traiettorie millimetriche nei percorsi ricchi di curve. Questa 595 ha il controllo di trazione in curva che svolge la funzione di un differenziale pertanto quando si accelera forte la potenza si riesce a scaricare. Proprio nei percorsi misti questa 595 è efficace grazie anche a una tenuta di strada notevole e molto rassicurante soprattutto quando l’asfalto è liscio. Piace meno invece in autostrada perché essendo molto rigida e con passo corto saltella un po’ troppo. Ottimi i freni. Ricca la dotazione con 7 airbag, ammortizzatori koni che non convincono, cerchi in lega da 17, controllo trazione in curva… Fatto curioso: la 595 50° Anniversario è la più piccola e potente dello Scorpione ma è anche quella più pesante con 1090 kg. 85 IDOMENICA CALENDARI 2014 PER DOMENICA 9 marzo USCC a Long Beach WTCC a Marrakech Auto GP a Marrakech Nascar a Darlington Nascar Euro Series a Valencia CITE a Franciacorta Trofeo Rally Terra Conca d’Oro Mondiale Rally in Messico Nascar a Las Vegas 20 aprile Test F.1 2 marzo 28-31 gennaio a Jerez 19-22 febbraio ad Al Sakhir 27 febbraio-2 marzo ad Al Sakhir GT Open Winter Series a Le Castellet F.3 Open Winter Series a Le Castellet Nascar a Phoenix V8 Supercars ad Adelaide Test World Series Renault 25-26-27 febbraio ad Alcaniz 24-25-26 marzo a Jerez F.1 a Melbourne V8 Supercars a Melbourne USCC – 12 Ore di Sebring Nascar a Bristol GT Open Winter Series a Montmelò F.3 Open Winter Series a Montmelò Italiano Rally a Ciocco F.1 a Shanghai FIA F.3 European a Silverstone WEC a Silverstone ELMS a Silverstone Blancpain GT Sprint a Nogaro WTCC a Le Castellet Auto GP a Le Castellet F.Renault NEC Junior a Zandvoort Europeo Rally in Irlanda 1-2 aprile a Valencia 23 marzo 27 aprile Test FIA F.3 F.1 a Sepang Moto GP a Losail Nascar a Fontana Test GP2 11-12-13 marzo ad Yas Marina 19-20-21 marzo ad Al Sakhir Test GP3 27-28 marzo a Estoril 10-11 aprile a Jerez 16-17 aprile a Montmelò Test Auto Gp 4-5 aprile a Budapest 8-9 aprile a Spielberg 7-8 ottobre a Imola Test F.3 Open 14-15 febbraio a Jerez Test Eurocup Renault 23-24 febbraio ad Alcaniz 6-7 marzo a Le Castellet 17-18 marzo a Montmelò 27-28 marzo a Jerez ........................................... 2 febbraio Europeo Rally in Lettonia F.Toyota a Hampton Downs Florida Winter Series a Palm Beach 9 febbraio Mondiale Rally in Svezia F.Toyota a Manfield 16 febbraio Florida Winter Series a Miami 23 febbraio Nascar a Daytona Florida Winter Series a Miami 86 16 marzo 30 marzo Indycar a Saint Petersburg Indy Lights a Saint Petersburg Nascar a Martinsville V8 Supercars a Tasmania Europeo Rally in Grecia Italiano WRC 1000 Miglia 6 aprile F.1 ad Al Sakhir GP2 ad Al Sakhir Mondiale Rally in Portogallo Super GT a Okayama F.Renault ALPS a Imola Clio Cup a Imola Coppa Italia a Imola Targa Tricolore Porsche a Imola RS Cup a Imola Euro V8 Series a Monza EuroGTSprint a Monza Nascar a Fort Worth V8 Supercars a Winton Italiano Rally Sanremo 13 aprile Moto GP ad Austin World Series Renault 3.5 a Monza Blancpain Endurance a Monza Indycar a Long Beach Indy Lights a Long Beach Moto GP a Rio Hondo Indycar a Barber Indy Lights a Barber World Series Renault 3.5 ad Alcaniz Eurocup Renault 2.0 ad Alcaniz F.Renault ALPS Junior ad Alcaniz Formel 3 a Oschersleben Adac GT a Oschersleben Nascar a Richmond V8 Supercars ad Auckland Coppa Italia a Vallelunga RS Cup a Vallelunga Targa Tricolore Porsche a Vallelunga 2000 Light a Vallelunga 4 maggio Moto GP a Jerez WEC a Spa FIA F.3 European a Hockenheim DTM a Hockenheim WTCC a Budapest Auto GP a Budapest EuroGTSprint a Budapest GT Open al Nurburgring F.3 Open al Nurburgring British F.3 a Rockingham F.Renault 1.6 Nordic a Karlskoga CIP a Vallelunga Euro V8 Series a Vallelunga USCC a Laguna Seca Super GT al Fuji Nascar a Talladega Italiano WRC Lanterna Trofeo Rally Terra San Crispino 11 maggio F.1 a Montmelò GP2 a Montmelò GP3 a Montmelò Mondiale Rally in Argentina Indycar a Indianapolis road Indy Lights a Indianapolis road FIA F.3 European a Pau F.Renault ALPS a Pau Formel 3 a Zandvoort Adac GT a Zandvoort WTCC allo Slovakia Ring Nascar a Kansas City GT Italia a Misano CITE a Misano Italiano Rally Targa Florio 18 maggio Moto GP a Le Mans DTM a Oschersleben ELMS a Imola Blancpain GT Sprint a Brands Hatch Nascar a Charlotte – All Star V8 Supercars a Perth 2000 Light a Spielberg F.Renault 1.6 Nordic a Botniaring Euro V8 Series al Mugello EuroGTSprint al Mugello Europeo Rally in Portogallo Trofeo Rally Terra Puglia e Lucania 25 maggio F.1 a Monte Carlo World Series Renault 3.5 a Monte Carlo GP2 a Monte Carlo Indycar a Indianapolis ovale Indy Lights a Indianapolis ovale Formel 3 al Lausitzring Adac GT al Lausitzring British F.3 a Silverstone Blancpain Endurance Silverstone F.Renault ALPS a Spielberg F.Renault ALPS Junior a Spielberg Clio Cup a Spielberg Targa Tricolore Porsche a Spielberg F.Renault 1.6 Nordic a Tierp Arena WTCC al Salzburgring Nascar a Charlotte 1 giugno Moto GP al Mugello Indycar a Detroit (2) USCC a Detroit World Series Renault 3.5 a Spa Eurocup Renault 2.0 a Spa F.Renault NEC Junior a Spa FIA F.3 European a Budapest DTM a Budapest Super GT ad Autopolis Nascar a Dover Auto GP a Monza GT Italia a Monza CIP a Monza Italiano WRC Salento 8 giugno F.1 a Montreal Mondiale Rally in Sardegna Indycar a Fort Worth WTCC a Mosca GT Open a Portimao F.3 Open a Portimao Formel 3 a Spielberg Adac GT a Spielberg F.Renault ALPS a Spa F.4 Italia ad Adria Nascar a Pocono Nascar Euro Series a Brands Hatch Italiano Rally Sardegna Trofeo Rally Terra Sardegna 15 giugno Moto GP a Montmelò WEC - 24 Ore di Le Mans Nascar a Michigan Clio Cup ad Adria Coppa Italia ad Adria RS Cup ad Adria Targa Tricolore Porsche ad Adria 2000 Light ad Adria 22 giugno F.1 a Spielberg GP2 a Spielberg GP3 a Spielberg FIA F.3 European a Spa WTCC a Spa GT Open a Jerez F.3 Open a Jerez British F.3 Snetterton Euro V8 Series a Brno EuroGTSprint a Brno Nascar a Sonoma V8 Supercars a Hidden Valley Europeo Rally in Belgio Italiano WRC Marca Trevigiana 87 IDOMENICA CALENDARI 2014 PER DOMENICA 29 giugno Mondiale Rally in Polonia Moto GP ad Assen Indycar a Houston (2) USCC a Watkins Glen World Series Renault 3.5 a Mosca Eurocup Renault 2.0 a Mosca FIA F.3 European al Norisring DTM al Norisring Blancpain Endurance Le Castellet Nascar a Kentucky F.4 Italia a Imola CITE a Imola CIP a Imola 6 luglio F.1 a Silverstone GP2 a Silverstone GP3 a Silverstone Indycar a Pocono Indy Lights a Pocono F.3 Masters a Zandvoort Blancpain GT Sprint a Zandvoort GT Open a Budapest F.3 Open a Budapest F.Renault ALPS a Monza F.Renault ALPS Junior a Monza Clio Cup a Monza Coppa Italia a Monza Targa Tricolore Porsche a Monza RS Cup a Monza Nascar a Daytona Nascar Euro Series a Tours V8 Supercars a Townsville Italiano Rally San Marino Trofeo Rally Terra San Marino 13 luglio Moto GP al Sachsenring Indycar a Iowa USCC a Mosport World Series Renault 3.5 al Nurburgring Eurocup Renault 2.0 al Nurburgring F.Renault NEC Junior al Nurburgring FIA F.3 European a Mosca DTM a Mosca Nascar a Loudon GT Italia al Mugello CITE al Mugello CIP al Mugello F.4 Italia al Mugello F.Renault 1.6 Nordic a Falkenberg 88 20 luglio 10 agosto F.1 a Hockenheim GP2 a Hockenheim GP3 a Hockenheim Indycar a Toronto (2) Indy Lights a Toronto Auto GP a Spielberg ELMS a Spielberg Super GT a Sugo GT Open a Silverstone F.3 Open a Silverstone Coppa Italia a Magione RS Cup a Magione 2000 Light a TBA Nascar Euro Series al Nurburgring Europeo Rally in Estonia Moto GP a Indianapolis USCC a Elkhart Lake Super GT al Fuji Formel 3 al Slovakia Ring Adac GT al Slovakia Ring F.Renault 1.6 Nordic a Parnu Nascar a Watkins Glen 27 luglio F.1 a Budapest GP2 a Budapest GP3 a Budapest British F.3 a Spa Blancpain Endurance Spa (24 Ore) USCC a Indianapolis Nascar a Indianapolis CIP a Magione 3 agosto Mondiale Rally in Finlandia Indycar a Lexington Indy Lights a Lexington FIA F.3 European a Spielberg DTM a Spielberg F.Renault NEC Junior ad Assen WTCC a Rio Hondo Nascar a Pocono V8 Supercars a Ipswich 17 agosto Moto GP a Brno Indycar a Milwaukee Indy Lights a Milwaukee Auto GP al Nurburgring FIA F.3 al Nurburgring DTM al Nurburgring Nascar a Michigan 24 agosto GP2 a Spa GP3 a Spa Mondiale Rally in Germania Indycar a Sonoma Indy Lights a Sonoma USCC a Danville Blancpain GT Sprint al Slovakia Ring Nascar a Bristol V8 Supercars a Ipswich F.Renault 1.6 Nordic a Knutstorp 31 agosto Moto GP a Silverstone Indycar a Fontana Super GT a Suzuka Formel 3 al Nurburgring Adac GT al Nurburgring British F.3 a Brands Hatch F.Renault NEC Junior a Zolder Nascar ad Atlanta GT Italia a Le Castellet Europeo Rally in Repubblica Ceca Italiano Rally Friuli 7 settembre F.1 a Monza GP2 a Monza GP3 a Monza Blancpain GT Sprint a Portimao GT Open a Spa F.3 Open a Spa EuroGTSprint a Magny-Cours F.Renault ALPS al Mugello F.Renault ALPS Junior al Mugello Clio Cup al Mugello Coppa Italia al Mugello Targa Tricolore Porsche al Mugello RS Cup al Mugello F.Renault 1.6 Nordic a Solvalla CIP a Varano Nascar a Richmond Trofeo Rally Terra Costa Smeralda 14 settembre Mondiale Rally in Australia Moto GP a Misano World Series Renault 3.5 a Budapest Eurocup Renault 2.0 a Budapest ELMS a Le Castellet DTM al Lausitzring WTCC a Sonoma Formula E a Pechino British F.3 a Donington Nascar a Chicago V8 Supercars a Victoria GT Italia a Vallelunga CITE a Vallelunga Italiano WRC San Martino di Castrozza 21 settembre F.1 a Marina Bay Moto GP ad Alcaniz Formel 3 al Sachsenring Adac GT al Sachsenring Euro V8 Series al Sachsenring Blancpain Endurance al Nurburgring (1000 Km) WEC ad Austin USCC ad Austin Nascar a Loudon Europeo Rally a Cipro Italiano Rally Adriatico 28 settembre Moto GP a Brasilia World Series Renault 3.5 a Le Castellet Eurocup Renault 2.0 a Le Castellet F.Renault ALPS Junior a Le Castellet DTM a Guangzhou GT Open a Monza F.3 Open a Monza F.4 Italia a Monza 2000 Light a Monza F.Renault 1.6 Nordic a Mantorp Park CITE a Pergusa Nascar a Dover 5 ottobre F.1 a Suzuka Mondiale Rally in Francia Blancpain GT Sprint a Navarra USCC a Braselton Super GT a Buriram Formel 3 a Hockenheim Adac GT a Hockenheim Euro V8 Series a Hockenheim F.Renault ALPS a Jerez F.Renault NEC Junior a Spa Nascar a Kansas City Coppa Italia a Imola Targa Tricolore Porsche a Imola 12 ottobre F.1 a Sochi GP2 a Sochi GP3 a Sochi Moto GP a Motegi WEC al Fuji Blancpain GT Sprint a Zolder FIA F.3 European a Imola GT Italia a Imola CIP a Imola EuroGTSprint a Imola WTCC a Shanghai Nascar a Charlotte Nascar Euro Series a Le Mans V8 Supercars a Bathurst Europeo Rally in Romania Italiano Rally Due Valli 19 ottobre Moto GP a Phillip Island World Series Renault 3.5 a Jerez Eurocup Renault 2.0 a Jerez FIA F.3 European a Hockenheim DTM a Hockenheim ELMS a Estoril GT Open a Montmelò F.3 Open a Montmelò F.4 Italia a Montmelò F.Renault NEC Junior a Zandvoort Formula E a Putrajava Nascar a Talladega Italiano WRC Como 26 ottobre F.1 a Yas Marina Mondiale Rally in Spagna Moto GP a Sepang WTCC a Suzuka Nascar a Martinsville V8 Supercars a Surfers Paradise GT Italia a Monza CITE a Monza Clio Cup a Vallelunga Coppa Italia a Vallelunga RS Cup a Vallelunga Europeo Rally in Svizzera 2 novembre F.1 ad Austin WEC a Shanghai Blancpain GT Sprint a Baku Nascar a Fort Worth 9 novembre F.1 a San Paolo Moto GP a Valencia Nascar a Phoenix Europeo Rally in Corsica 16 novembre Mondiale Rally in Gran Bretagna WEC ad Al Sakhir Super GT a Motegi WTCC a Macao F.3 a Macao Formula E a Rio de Janeiro Nascar a Miami V8 Supercars a Phillip Island 23 novembre F.1 a Yas Marina GP2 a Yas Marina GP3 a Yas Marina 7 dicembre V8 Supercars a Sidney 13 dicembre Formula E a Punta del Este 89