Intervento di Annamaria Agosti circa le tubazioni dell`acquedotto in

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Intervento di Annamaria Agosti circa le tubazioni dell`acquedotto in
Sette Giorni a Tortona - Sabato 4 Aprile 2015 – pagina 12
TUBI IN CEMENTO-AMIANTO NELL’ACQUEDOTTO TORTONESE:
QUALE GRADO DI PERICOLOSITÀ?
Stimato Direttore di Sette Giorni,
Vorrei, attraverso le pagine del suo giornale, portare all’attenzione pubblica alcune nozioni riguardo
la questione “tubi in cemento amianto nell’acquedotto tortonese”, per evitare degli allarmismi
esagerati e mantenere dei livelli di adeguata informativa riguardo gli eventuali rischi.
E’ innegabile che le condizioni dell’acquedotto cittadino abbiano evidenziato più volte delle
criticità, soprattutto in tempi recenti: nel settembre 2013, quando la rottura di un tubo in via
Cabruna privò la città dell’acqua corrente per circa 12 ore, e solo due anni prima, il giorno di Santo
Stefano del 2011, un altro serio guasto interessò i serbatoi di strada Fornaci. Senza considerare che,
in quest’ultimo caso, il tubo danneggiato dall’usura era vecchio di oltre 70 anni, essendo in
esercizio fin dagli anni quaranta. Proprio gli anni in cui, secondo una pubblicazione di Ato6 che
ripercorre la storia dell’acquedotto tortonese, si posavano tubi in eternit. Niente di anomalo: sino
alla fine degli anni '70 i tubi in fibrocemento hanno rappresentato lo standard nella costruzione degli
acquedotti.
La stessa Gestione Acqua, del resto, ha pubblicamente dichiarato, in occasione della prima
adunanza dell’Osservatorio Ambientale, la presenza nell’acquedotto cittadino di circa due
chilometri di tubazioni in cemento amianto. Nessun segreto, nessuna cospirazione.
Personalmente, in questa dichiarazione, vedo chiarezza, trasparenza, condivisione di
consapevolezza.
Inoltre, riflettiamo. Qualora esistessero fondati motivi di allarme, una società diffonderebbe questi
dati con tanto candore e leggerezza? Io credo proprio di no. Allora, alla fine, i pericoli per la salute
ci sono, o non ci sono?
Il tutto ruota intorno alla pericolosità di eventuali fibre rilasciate nelle tubature, a seguito di eventi
accidentali, come rotture e simili. L'eternit non rilascia fibre spontaneamente: se così fosse, si
autodistruggerebbe in pochi mesi, perché sono proprio le fibre di amianto a tenere legato il cemento
e viceversa. Non è irritante, nocivo, né tossico per contatto, come invece lo sono molti dei detersivi
che utilizziamo normalmente per "igienizzare" la casa e persino la biancheria, non è radioattivo e
quindi non basta la sola presenza a creare un danno o a rappresentare un pericolo.
Le polveri di amianto, quelle sì, sono riconosciute cancerogene, se presenti nell’aria e respirate.
Ma, trattandosi di tubi dell’acquedotto, le eventuali fibre sarebbero in sospensione nell’acqua.
Qualora si voglia partire dal presupposto che l’amianto non è cancerogeno se ingerito, allora il
problema si potrebbe manifestare solo nel momento in cui venisse inalato; la questione,
conseguentemente, potrebbe allora porsi nel momento in cui le fibre di amianto dovessero passare
dall’acqua all’aria, ad esempio facendo la doccia, usando lo straccio dei pavimenti, lavando vestiti,
asciugamani, mettendo l’acqua negli evaporatori, facendo cuocere la pasta, eccetera.
Ammesso e non concesso, quindi, che non esista una pericolosità riconducibile all’ingestione di
acqua contaminata, quanto può essere concreto il rischio che le fibre di amianto dell’acqua vengano,
per vie diverse, respirate? Tutte le notizie che si riescono a reperire sul tema sono assolutamente
orientate ad evidenziare l’estrema pericolosità in caso di inalazione di particelle di amianto, cosa
che accresce lo stato di ansia nelle persone che, non avendo competenze specifiche in materia, si
sentono minacciate in maniera generica. E questo può, sì, scatenare allarmismi ingiustificati,
perché, quasi sempre, ciò che non si conosce, un pericolo su cui non si può avere una forma di
controllo, fa paura.
Nell’opinione di chi si occupa a livello professionale di questi rischi, se è vero, come è, ahimè,
purtroppo verissimo, che chi ha lavorato a contatto con le polveri di amianto per produrre il
cemento amianto sembra quasi destinato a morirne (con elevati rischi anche per i familiari, perché
la polvere che impregnava gli abiti da lavoro andava a contaminare anche le case) è ancor più vero
che se i datori di lavoro avessero fatto ciò che già all'epoca era previsto, almeno dalla metà degli
anni ’50, oggi non saremmo in queste condizioni di malattie professionali correlate all’amianto, al
conseguente terrore tra le persone ed allarmismo, spesso esasperato
Ciò che favorisce l’insorgere delle diverse patologie, in genere caratterizzate da un lungo intervallo
di tempo tra l’inizio dell’esposizione e la comparsa della malattia, è l’inalazione delle polveri di
amianto.
La gente continua a vedere pericolosità ed allarme dovunque, spesso impropriamente, perché si è
sparsa la voce che “fa male”. Ed è vero: in certi casi il pericolo c’è, ed è anche molto elevato. Dove
vi sia amianto friabile, che si sbriciola, il pericolo concreto è rappresentato dalle fibre che vengono
rilasciate a seguito della polverizzazione.
Ma torniamo alla questione acquedotto: l'amianto ha peso specifico mediamente superiore a 2, ed è
fortemente igroscopico. Tradotto in termini semplici, a beneficio di chi non dovesse avere troppa
dimestichezza con la chimica o la fisica, significa che è pesante almeno il doppio dell'acqua e che
assorbe acqua, ovviamente aumentando ancora di peso.
In virtù di questi dati chimico fisici, mi pare evidente che, quand’anche una fibra di amianto
dovesse staccarsi dal cemento che la lega nell'eternit (cosa che si può ottenere, ad esempio, sotto
una forte sollecitazione meccanica, tipo tagliarlo con una smerigliatrice o forarlo con un trapano) le
possibilità che questa singola fibra, pur anche veicolata dalle condutture fino alla nostra casa, e
passata in sospensione nell'aria rimanga svolazzante, senza mai precipitare a terra, ed essere
intercettata ed eliminata da una azione di pulizia prima che venga respirata…. sono praticamente
inesistenti.
Ben venga il principio di precauzione, sempre. A pari passo con esso, una informativa puntuale e
coerente, per non gridare “Al lupo, al lupo” inutilmente. Grazie per lo spazio. Cordialità,
Annamaria Agosti