Indossate l`armatura di Dio

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Indossate l`armatura di Dio
Novembre 2010
LA BELLEZZA DEL MATRIMONIO
“Attorno ai fianchi, la verità” (Efesini 6,14b).
Anche con i benefici dei Corsi o Percorsi in preparazione, il valore e la ricchezza del
Sacramento del Matrimonio rimangono ancora poco conosciuti da tanti fidanzati e
sposi. Se li conoscessero a fondo, farebbero salti di gioia, come Adamo nel paradiso
terrestre (Genesi 3,23), come lo sposo del Cantico (2,8-14); troverebbero più facile
mettercela tutta per custodire un amore così speciale; e meglio saprebbero gridarlo
con gioia e a fatti ai quattro venti, in ogni ambiente della loro vita.
 La ricchezza del sacramento del Matrimonio
Uomo e donna sono nati dal cuore di Dio Creatore. Egli, che è Amore, li ha voluti
capaci, l’un l’altra, di amare e di essere amati con l’anima e il corpo, trovando in
questo non solo la via sicura della gioia e della vita per altre creature, ma anche una
“nuova via della loro santificazione” (Rito del Matrimonio, n. 56).
Nella sua intima struttura, il matrimonio rispecchia le caratteristiche di Dio Amore: la
totalità, l’unità, la fedeltà, l’indissolubilità e la fecondità. Non c’è segno più chiaro sulla
terra che meglio parli della bontà e della tenerezza di Dio di una coppia di sposi che
vivono in pienezza il loro amore.
Quando guardano un Crocifisso due sposi, vedono in esso il loro modello di amore, la
misura (senza misura) del loro amarsi fino a dare la vita l’uno per l’altro, oltre che ai
figli e alle altre famiglie.
Osservando una coppia di sposi che si amano, dice la Parola di Dio che essa racconta
come quell’amore nuziale (vedi Cantico dei Cantici) è il modo con cui Dio vuole
relazionarsi con l’umanità, non importa se peccatrice e infedele, perché egli ama tutte
le sue creature e trova la sua gioia quando le può portare tutte nel suo amore.
E accanto ad ogni coppia Dio “si avvicina e cammina con loro”, come Gesù con i
discepoli di Emmaus (Luca 24,15), per assicurare loro la parola che guida e la forza
che salva: assicurazione garantita dal dono del sacramento, cioè da una presenza
stabile nella loro relazione di sposi e nella loro vita di famiglia.
Immagine di Dio, il matrimonio, via di santità, esso è anche la più alta scuola di
umanità e di virtù umane e sociali: qui i figli si preparano ad essere veri uomini e
onesti cittadini.
Diamoci tempo per sederci l’uno accanto all’altra e chiederci: che idea ho del
matrimonio? Che idea abbiamo di essere sposi nel Signore?
 La ricchezza delle persone
C’è, poi, da non sottovalutare la ricchezza che i due sposi portano e mettono a
disposizione: qualità intellettuali e naturali, doti e predisposizioni, aspirazioni del
proprio cuore, la cultura e la formazione ricevute, l’esperienza familiare e il cammino
umano e spirituale compiuto, ecc. E soprattutto quella carica di sentimenti, di volontà
e di capacità che fa di ciascun partner un’inestimabile fonte di valori e di possibilità. È
di una importanza assoluta conoscersi a fondo non solo nei difetti e limiti, che troppo
spesso intasano una completa visione di noi stessi, ma anche nelle qualità e capacità,
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al fine di metterle tutte a frutto per sviluppare la propria personalità e contribuire in
maniera determinante al bene della relazione matrimoniale: conoscersi per
valorizzarsi!
È necessario che ognuno si analizzi a fondo, che bussi al Santo Spirito, con umile
preghiera, perché Lui consenta di conoscersi con l’occhio di Dio, e di aggiornarsi in
una conoscenza quotidiana. Un bell’aiuto viene dal nostro coniuge, se, con spirito
sereno, entra nella profondità del nostro essere e ci aiuta a capire la ricchezza che
siamo.
Cosa puoi fare per conoscere sempre meglio te stesso e il tuo partner?
Vieni, Spirito del discernimento, insegnaci a gustare la ricchezza del sacramento
del Matrimonio, a cui la bontà del Padre ci ha chiamati. Amen
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Dicembre 2010
RISPETTO VICENDEVOLE
“Indosso, la corazza della giustizia” (Efesini 6,14c).
Questa corazza della giustizia mi fa cogliere una coppia di sposi, nella quale uno si
pone a fianco dell’altra, senza orgoglio che giudica e pretende, ma in atteggiamento
alla pari, ricco di rispetto reciproco. Nella vita quotidiana di famiglia è usato con
frequenza il termine “amore”, ma esso è vuoto di significato e non corrispondente a
come ci si relaziona. Paolo invita i cristiani: “Rendete a ciascuno ciò che gli è dovuto:
… a chi il rispetto, il rispetto” (13,7). Egli ha in mente l’autorità, ma ben si addice
anche al coniuge, tanto che agli Efesini raccomanda: “Ciascuno da parte sua ami la
propria moglie come se stesso, e la moglie sia rispettosa verso il marito” (5,33).
 Il rispetto è una mano che accarezza
E una mano è formata da cinque dita, cinque sfumature del rispetto coniugale:
1. Conoscere, senza giudicare, i suoi pregi e limiti. Il rispetto del coniuge passa
attraverso una conoscenza approfondita di lui, colta osservando la persona amata;
cogliendo ciò che manifesta nel lavoro o nelle convinzioni; interrogandola dolcemente
su ciò che può tener nascosto; cogliendo le sue fragilità e debolezze, senza fargliele
pesare e senza rimproverarla; valorizzando i pregi e le qualità che evidenzia;
aprendomi alle sue aspirazioni e attese che capisco presenti nei suoi ideali, per
aiutare, senza forzature, affinché possa realizzarle con la forza della nostra relazione…
2. Pazientare, senza agitarsi, davanti ai suoi tempi. Lo sappiamo per comune
esperienza che ognuno di noi ha i suoi tempi per capire, il suo ritmo nel lavoro, i suoi
passi per cambiare un’abitudine negativa o acquistare una virtù, i suoi ragionamenti
per arrivare a convinzioni forti, i suoi passi per tuffarsi in un’iniziativa, il suo giro di
sentimenti per entrare in intimità. Il rispetto è alla base dell’amarsi diversi. Agitarsi,
gridare, arrabbiarsi… serve poco. Amare è mettersi al passo, perché ciò che conta è
camminare insieme!
3. Riconoscere, senza deprezzarli, i suoi risultati. Non è facile ammettere i
successi del proprio partner. È facile trovare molte scuse per non riconoscere un
risultato evidente, o per screditarlo (“È stato/a fortunato/a”) o evidenziare l’unico
invisibile neo… Il rispetto sollecita a godere insieme, anzi allarga il cerchio della gioia
(“Rallegratevi con quelli che sono nella gioia” - Rm 12,14).
4. Sostenere, senza criticarlo, il suo cammino di crescita. Nessuno sposa una
persona ideale. Siamo tutti uomini e donne in via di conversione, perfettibili nel
lavoro, nell’ordine…: dai difetti possiamo arrivare alle virtù! Il rispetto non nega
questo cammino, lo ritiene necessario, anzi lo incoraggia con delicatezza, però
cercando di impegnarsi tutti e due, ciascuno nel suo campo!
5. Accettare, senza condannarle, opinioni opposte alle mie. “Tante sono le
teste, altrettante le opinioni”. Anche nel matrimonio. Non bisogna avere le stesse idee
per andare d’accordo. Bisogna trovare un modo di andare d’accordo pur avendo idee e
prospettive diverse. A questo mira il rispetto coniugale!
Il nostro amore di sposi, in quali di questi aspetti vive di più o di meno il rispetto?
 Anzi due mani che avvolgono il volto
Così si esprimono attenzione, dolcezza, affetto verso la persona amata. Adesso, voi
due prima da soli e poi insieme riflettete e ricercate altri cinque atteggiamenti di
rispetto che formano le dita dell’altra mano. Poi, confrontatevi in coppia e, se siete un
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gruppo, condividetevi le vostre scoperte. Per arrivare a due mani, con cui stringersi
nell’amore!
Tra questi “altri” atteggiamenti di rispetto, quale scegliamo come impegno per noi?
Vieni, Spirito del rispetto, insegnaci a rallegrarci perché nella nostra coppia
cerchiamo l’amore che rispetta e gusta la gioia della libertà dei figli di Dio. Amen.
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Gennaio 2011
PROVE DI DIALOGO
“I piedi, calzati e pronti a propagare il vangelo della pace” (Efesini 6,15).
Mentre scrivo, fuori nevica. Per uscire ed entrare in contatto con le persone è
necessario mettere gli scarponi da neve, equipaggiarsi bene i piedi per evitare il
freddo e le possibili scivolate sul ghiaccio. Questa situazione di vita m’illumina
sull’invito di Paolo, il quale parla di “piedi, calzati e pronti a propagare il vangelo della
pace”. Trovo questa parola molto significativa nella vita di una Coppia, dove i due
hanno continuamente bisogno di ritrovarsi attraverso un dialogo sereno per spazzare
via ogni nube di contrasto, e anzi per assodare i vincoli di serenità e unione. Allo
scopo è indispensabile un ponte di tre arcate.
 Anzitutto prepararsi
Il dialogo fra le persone ed anche nella Coppia non può essere semplicemente
improvvisato, espresso come un moto spontaneo, vissuto di passaggio e in forma
sommaria. Questo prepararsi chiede un lavoro a monte su di sé ed anche sull’altro. Su
di sé: disporsi a fare posto nel proprio cuore al coniuge, e quindi confermarsi nella
volontà di amarlo comunque; poi imparare a dominare ogni sentimento di rabbia, di
rancore, di aggressione, di giudizio, di accanimento; quindi dedicare tempo alla
preghiera per invocare lo Spirito Santo; e imparare l’arte dell’ascolto. Sull’altro:
domanda soprattutto un impegno di conoscenza nei suoi confronti, dei suoi stati
d’animo, delle sue reazioni, delle sue fatiche, delle sue qualità, dei suoi limiti. Disporre
se stesso e conoscere l’altro sono due aspetti di una formazione indispensabile, da
costruire ogni giorno.
Questo prepararsi evidenzia, poi, un lavoro immediato, grazie al quale cerchiamo il
luogo più adatto e intimo per noi, ci sediamo l’uno accanto all’altra, ci diamo tempo,
decisi a vivere ad ogni costo l’ascolto con gli orecchi e il cuore, senza interrompere,
senza generalizzare, senza rinvangare storie del passato, senza ribattere, tanto meno
gridare o altro. Il disporsi e il conoscere dovrebbero aver prodotto le virtù del dominio
di sé e della mitezza, molto utili nel confronto e nel dialogo.
Dato che non si può pensare al dialogo profondo fra noi senza una formazione
seria a monte, quale impegno metto per correggere e perfezionare il mio
carattere?
 Poi andare l’uno verso l’altro
Questa parola dice subito che ognuno dei due Sposi non può chiudersi nella propria
torre, fatta di proprie sicurezze, di propri diritti ed esigenze, di proprie ragioni non
negoziabili, di “tanto ormai sono fatto/a così”. Ognuno va verso l’altro, mosso
dall’amore che esige dei tagli su di sé, degli autocontrolli forti, e nello stesso tempo
comprensioni molto attente verso l’altro/a e una misericordia senza limiti, fatta di
pazienza e benevolenza. E va verso l’altro eliminando ogni atteggiamento di giudizio,
di critica, di “tanto tu porti sempre le solite scuse”. In un certo senso questo dialogo
d’amore sollecita a rivivere l’andare agli appuntamenti nella stagione del
fidanzamento: sì, un dialogo vero nella Coppia fa rituffare nell’apertura e fiducia di
quel tempo e, in qualche modo, fa ritrovare il gusto e la gioia di allora nello stare
insieme.
Ripensando al mio comportamento nel nostro dialogo, quali sono i miei errori?

Sempre con l’intendimento della pace.
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È chiaro che andiamo al dialogo non come ad una partita di pingpong, dove si cerca di
vincere a forza di battute e colpi decisi, schiacciando l’altro nella sua condizione di
perdente. La mente e il cuore, i sentimenti e i comportamenti costruiscono il dialogo in
Coppia, dando per sicuro e stabile l’amore fra i due, mettendo in conto l’eventuale
possibilità di praticare il perdono, e sicuramente con spirito di fiducia, sotto lo sguardo
di Dio, e avendo davanti a noi, come testimone, un Vangelo aperto sulla Parola del
giorno.
Perché il nostro dialogo sia sempre una consegna reciproca del vangelo di pace, in
che cosa io voglio impegnarmi?
Vieni, Spirito del dialogo sincero e amoroso, donaci i tuoi sentimenti e la tua
sensibilità perché nella nostra Coppia vinca sempre il vangelo della pace. Amen.
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Febbraio 2011
LA FEDELTÀ
“Afferrate sempre lo scudo della fede” (Efesini 6,16).
Lo scudo richiama alla mente i guerrieri antichi, che se ne servivano per difendersi dai
dardi e dai colpi dei nemici. Uno strumento indispensabile per tenere al sicuro la
propria vita. Gli sposi cristiani hanno bisogno di uno scudo per custodirsi dalle tante
insidie che il mondo di oggi e la mentalità corrente riversano su di loro, ed anche per
gustare ed approfondire la loro comunione di vita. Questo scudo ha un nome: la fede,
la fedeltà. Qualche spunto che può aiutare la nostra riflessione, e non dare niente per
scontato.
*Nella fedeltà di Dio
La fedeltà matrimoniale rimanda immediatamente al pensiero del “Dio fedele” (Salmi
86,11; 100,5; 117,2; Osea 1-3; 1 Corinzi 10,3), di cui parlano tanti brani delle sacre
Scritture. Il Signore “rimane fedele per sempre” (Salmo 146,6); “Ti ho amato di
amore eterno, per questo continuo a esserti fedele” (Geremia 31,3). Chi ha celebrato
il sacramento del Matrimonio sa bene che in esso Dio si è solennemente “sposato” a
loro, donando il suo amore, impegnandosi a stare loro vicino per illuminare,
sostenere, guidare. Gli sposi sono uniti dalla fedeltà di Dio, perché nel loro amore
scorre lo stesso amore fedele di Dio. Infatti “l’amore è da Dio” (1 Giovanni 4,7). Su di
esso costruiscono la loro relazione, il loro dirsi quotidianamente: “Io oggi accolgo te
come mia/o sposa/o”. Direi che non esiste una solida fedeltà coniugale staccata da
quella di Dio. Nel vivere la fedeltà, gli sposi manifestano, testimoniano, annunciano il
Dio fedele. In questo modo essi esprimono il primo atto di culto a Dio, la prima vera
lode, la prima sincera preghiera; sapendo questo diventa per loro più facile vivere
quotidianamente la reciproca fedeltà.
Cosa provo nel saperci coinvolti con la fedeltà di Dio?
*Nella fedeltà di Cristo
Sposandosi in chiesa, i coniugi cristiani sono consapevoli che il loro amarsi dovrà fare
riferimento all’amore di Cristo per la sua Chiesa. La scelta del sacramento è anche
scelta del modello di amare: non alla maniera umana o del mondo che intende l’amore
come “prendere per sé” e come ricerca del proprio vantaggio, ma alla maniera di Gesù
che testimonia e insegna l’amore che si fa dono fino al sacrificio della propria vita per
la persona amata. E come Cristo è fedele alla sua Chiesa, anche quando essa invece
di camminare nella santità si attarda in una fede povera e incoerente, così gli sposi
sono chiamati a dimostrarsi la fedeltà superando le inevitabili divergenze e distrazioni
possibili.
Gesù insegna agli sposi le caratteristiche dell’amore fedele: non giudica e non cerca
compensi, è paziente e amorevole, vive il perdono e fa il primo passo, non cerca il
proprio piacere ma la gioia dell’altro, prima dei propri diritti tiene presenti le esigenze
dell’altro, sa dire no alle tentazioni e invoca costantemente l’amore da Dio.
Guardando Gesù, cosa imparo per arricchire la mia fedeltà?
*Nella fedeltà della Chiesa
La Chiesa è il popolo di Dio nel quale vivono insieme varie vocazioni, cioè diversi modi
di rispondere all’amore di Dio. “Sulla tua Parola ti do la mia parola”: così si esprime
l’impegno di consacrazione da parte di alcune religiose. Gli sposi, i sacerdoti, i
consacrati uomini e donne, cristiani comuni, tutti siamo chiamati “alla pienezza della
vita cristiana e alla perfezione della carità” (Lumen Gentium, n. 40), cercata con
assiduità e generosità.
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Proprio per questo motivo i credenti in Cristo sono chiamati normalmente “fedeli”,
facendoci capire che la fedeltà è caratteristica comune a tutti, ciascuno nel proprio
stato, e chiede di essere gli uni sostegno e testimonianza di fedeltà per gli altri.
Viviamo in un mondo dove questa virtù ha perduto molto significato: tocca a noi tutti
prenderci per mano e aiutarci gli uni gli altri a mantenere la parola data al Signore e
alle persone.
In che modo contribuisco con la mia fedeltà alla fedeltà di tutti nella Chiesa?
Vieni, Spirito della fedeltà e dell’amore coerente, insegnaci il rispetto della
parola data, anzi della chiamata ricevuta, anche a costo della vita e fino alla fine.
Amen.
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Marzo 2011
PROTEGGERE L’AMORE
“Prendete anche l’elmo della salvezza” (Efesini 6,17a).
L’elmo rimanda a quel copricapo che i soldati mettono in testa per la difesa di una
parte molto preziosa della persona. Presso i vari popoli e lungo i secoli è costruito in
maniera caratteristica, con più o meno abbellimenti. Comunque il suo scopo è stato
sempre quello di proteggere. Se un soldato lo avesse tolto, si sarebbe esposto ad un
grave pericolo di vita. Oggi anche chi usa la moto o la bici deve portare questa
protezione (“casco”)! Anche per il cammino di una relazione sponsale è doveroso, dice
Paolo, mettere l’elmo della salvezza, o meglio del Salvatore. Lo Spirito Santo ci
illumini per approfondire.
Il tesoro dell’amore
Non pochi sposi si chiamano così: “Tesoro!”. Il termine è riferito alla persona amata, a
colui/colei che ha dato senso e gioia all’esistenza. Però voglio sottolineare che,
parlando di tesoro, c’è da andare più in profondità. Più che la persona amata, esso è
l’amore che è nato fra un uomo e una donna, è cresciuto nella loro relazione sino a
fare dei due “una sola carne”. Anzi di più: questo tesoro rimanda a Dio Amore. Infatti,
l’amore che unisce gli sposi viene da Dio, è dono suo affidato a due creature perché
sia gioia, forza e vita. I coniugi ricevono dal Padre un bene immenso, divino, perché è
lo stesso amore che unisce in comunione di vita la santissima Trinità e che sposa Gesù
alla Chiesa.
Gli sposi sono invitati ad una presa di coscienza da ravvivare di continuo con decisione
e chiarezza: l’amore che li unisce coinvolge i loro sentimenti ed emozioni, il corpo e
l’anima, ma non nasce da loro. Viene da Dio. Quest’amore, dono divino, è affidato al
loro cuore perché lo esprima nella relazione, alla loro volontà perché lo attui in ogni
gesto, comportamento e parola, alla loro mente perché lo preservi da ogni idea falsa o
illusoria.
Cosa provo, pensando che Dio ha riversato sul nostro matrimonio il suo amore?
La mentalità del mondo
Occorre custodire, proteggere l’amore del matrimonio, perché possa sviluppare tutta
la sua ricchezza di unione e di gioia, ed anche perché sono tanti gli attacchi che
possono stravolgerlo o addirittura toglierlo. Dobbiamo fare i conti con gli istinti
egoistici (prevalere sull’altro, possedere per sé, cercare il piacere), i quali spingono a
dare pieno credito e libertà ai sentimenti ed emozioni: per cui l’amore perde il suo
valore di dono per la gioia dell’altro/a, si fa imposizione di diritti personali e ricerca
della propria soddisfazione, e l’altro/a non è più oggetto di attenzione e, peggio, può
divenire strumento per il proprio piacere. C’è, più in generale, la mentalità del mondo
(quello che pensano tutti, quanto mostrano o raccontano la tv e certa stampa), la
quale dà rilievo agli istinti egoistici, ritenendoli comportamento normale. Da ultimo
sono da tenere presenti le tentazioni dello spirito del male, che stravolge le esigenze
dell’amore facendole ritenere impossibili da vivere e convincendo che, in fondo, non
c’è nessun male a fare quello che fanno tutti.
Da quali particolari pericoli è minacciato l’amore che ci siamo promessi?
La presenza del Salvatore
Il tesoro dell’amore che il Padre ci ha donato con il sacramento del Matrimonio è
esposto a tutte queste minacce e pericoli. Occorre “l’elmo della salvezza”, la
protezione che viene dall’Alto, difesa che viene dal Salvatore. Ogni coppia di sposi è
chiamata, dunque, a mettersi davanti alla fede, con convinzione e coraggio per:
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coltivare la presenza di Gesù nella loro relazione (“Io sono con voi tutti i giorni”),
approfondire la sua testimonianza d’amore meditando la Parola dei vangeli, pregare lo
Spirito dell’amore divino perché lo tenga ben acceso in noi, partecipare all’Eucaristia
che è la forza di quest’amore donato dall’alto. Il verbo “prendete” evidenzia la volontà
di fare insieme la propria parte per lottare contro l’egoismo e l’immobilismo, e
garantirci la vicinanza del Signore Gesù.
Come possiamo aiutarci noi due per proteggere l’amore che Dio ci ha dato?
Vieni, Spirito dell’amore di Dio, insegnaci il coraggio di resistere alla tentazione di
un amore solo umano e di accogliere in pienezza l’amore che viene da Dio Trinità.
Amen.
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Aprile 2011
SPIRITO DEL DISCERNIMENTO
“… e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio” (Efesini 6,17b).
È scritto nella lettera agli Ebrei: “La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di
ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello
spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore”
(4,12). Nell’equipaggiamento di un combattente la spada è molto importante, perché
permette di attaccare ed eliminare i nemici. Paolo suggerisce di tenere in mano la
parola di Dio, per discernere nella relazione d’amore il male da eliminare e il meglio da
preferire.
Tenere in mano la Parola
Quando voi sposi andate in vacanza, per arrivare alla meta vi servite della carta
geografica oppure del tom-tom per evitare strade sbagliate e viaggiare nella via
giusta. Nella vostra relazione c’è la meta della comunione intima d’amore e di vita:
essa segna la gioia e il successo del vostro matrimonio. La carta stradale o tom-tom
dell’amore sponsale è la Parola di Dio. È necessario averla a portata di mano per
poterla consultare in ogni frangente del cammino matrimoniale. Anche per voi vale il
detto: “Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino” (Salmo
119,105). Tanti di voi hanno creato l’altarino della Bibbia nella casa. Molti leggono
insieme il vangelo del giorno e cercano di applicarlo alla vita. Altri partecipano ad
incontri o si affidano ad una guida spirituale, per conoscere a fondo la volontà di Dio
su di loro e sul loro amarsi. Non solo in quaresima, ma tutto l’anno è necessario
lasciarsi illuminare dalla Parola del Signore: meditarla ogni giorno insieme e, talvolta,
anche con i figli. Occorre affidarsi alla Parola anche se ci sono spese importanti da fare
o decisioni rilevanti da prendere per la vostra comunione di vita.
Quale importanza e spazio ha la Parola di Dio nella vostra relazione d’amore?
Riconoscere il male
La spada della Parola di Dio è a doppio taglio. Il primo serve a riconoscere ed
eliminare ogni forma di male che sciupa il vostro amore, nei gesti, nelle parole,
nell’ascolto, nei pensieri, nei giudizi; come pure i sentimenti che spingono a cercare
comprensione altrove, i desideri che vi occupano in hobby e interessi solo personali.
Più in generale è indispensabile lasciarsi illuminare dalla Parola per discernere le forme
di egoismo e ogni adeguamento alla mentalità del mondo (che beviamo in abbondanza
più o meno consapevolmente davanti alla tv, leggendo riviste o libri frivoli, perdendoci
in pettegolezzi). Gesù è molto schietto: “Se la tua mano ti è motivo di scandalo,
tagliala”; la stessa cosa per il piede e per l’occhio (Marco 9,43-47): tutto ciò che fa da
inciampo al vostro amarvi pienamente va eliminato. La Parola vi aiuta scoprire, il
Signore e il vostro amore vi danno volontà e coraggio per tagliare tutti i tentacoli che
impoveriscono o distraggono il vostro amore. È molto saggio invocare lo Spirito del
discernimento per avere la luce e il coraggio necessari: Lui insieme al vostro amore
può fare miracoli.
Quali legami o distrazioni impediscono al vostro amore di essere solo per lui/lei?
Preferire il meglio
Il secondo taglio serve a scoprire il meglio nei gesti, nelle parole, negli atteggiamenti
del vostro amore. Se la pigrizia e l’egoismo vi bloccano in voi stessi o vi portano
altrove, la Parola vi aiuta a concentrarvi l’uno sull’altro e chiarirvi ciò che renderebbe il
vostro amore più vero, più ricco, più profondo, più divino. Se la normalità, l’abitudine,
il tran-tran, e quindi la mediocrità rendono il vostro amore noioso e vuoto, la Parola ci
dà luce per spingervi oltre. “Prendete il largo”, “Lasciatevi guidare dallo Spirito e dalla
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fantasia” e il vostro amore sarà nuovo e appagante ogni giorno: “Io, oggi, accolgo
te!”. La Parola di Dio vi fa scoprire che sempre e in ogni situazione l’ultima parola è
dell’amore, perché l’amore può tutto e vi innalza fino a Dio (Leggete bene 1 Corinzi
13,1-8).
Cosa possiamo decidere oggi perché il nostro amore ogni giorno cerchi il
meglio?
Vieni, Spirito del discernimento e della Parola di Dio, insegnaci a cercare la tua
luce perché nel nostro amore sparisca ogni forma di male e prevalga sempre il meglio.
Amen.
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Maggio 2011
PREGHIERA IN COPPIA
“In ogni occasione, pregate con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito”
(Ef6,18a).
Il pregare apre gli sposi alla irruzione del divino nella loro unione e nella loro vita. Li fa
andare oltre la fisicità delle persone e dei fatti per cogliere la presenza consolante,
benefica e amante di Dio.
L’ostacolo del quotidiano
La vita di tutti i giorni fa da grave deterrente alla relazione d’amore di una coppia. La
stanchezza del lavoro, i problemi con altre persone, il cattivo umore per un
insuccesso, il vedersi quasi sempre di sfuggita, il fermarsi non poche volte solo alla
materialità dell’amarsi, il peso di certi problemi di famiglia o di vita, le provocazioni
degli istinti, la mentalità del mondo che ridicolizza o contrasta fortemente l’amarsi nel
Signore, il contesto sociale che disorienta e spinge a cercare emozioni nuove: tutto
questo e anche altro (non sottovalutiamo le tentazioni del diavolo!) finiscono per
logorare e impoverire l’amore coniugale. Eppure si era colto il sogno di Dio: “solo te e
per sempre te!”, “Gesù nostro modello di amore!”, “sempre pronti al perdono e a
ridare fiducia, per ripartire!”.
È necessaria una sosta dentro casa, fra noi due, per sostenere l’unione dei cuori, delle
menti e delle volontà; è necessario mettere le mani fra quelle dell’altra ed insieme
elevarle verso l’Alto. Prima di mangiare o dopo, davanti all’Immagine sacra della
nostra stanza o stando insieme a letto. Insieme ripensare alla giornata, alle persone,
agli avvenimenti, agli incontri, ai problemi, alle gioie… E mettere tutto davanti a Dio
con la preghiera: per non essere divorati dalla frenesia delle cose da fare, ma per
guidare il nostro amore lungo le strade del dono umile, semplice e gratuito.
In che cosa, particolarmente, il tran tran quotidiano logora la nostra unione?
La preghiera nella casa
La Parola di Dio motiva in varie occasioni il pregare degli sposi, il loro rivolgersi al
Signore, il loro vivere in familiarità con Gesù Sposo e Amico, il loro affidarsi con
fiducia:
 Il salmo (127,1) afferma: “Se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i
costruttori”. Gli sposi costruiscono il loro essere coppia “con la grazia di Cristo”,
perché da soli sono facile preda dell’egoismo e del mondo, e con le proprie forze non
godono di un’unione stabile!
 Nel libro di Tobia (8,4) è scritto che egli si alzò dal letto e disse alla moglie Sara:
«Alzati! Preghiamo e domandiamo al Signore nostro che ci dia grazia e salvezza».
Non si capisce il dono e la bellezza del matrimonio, se non mettendosi davanti a Dio
in orazione e specchiandosi in lui.
 S. Giovanni, nella sua Prima Lettera (4,7) ci ricorda la fonte vera dell’amore che
circola negli sposi: “Carissimi, l’amore è da Dio!”. Pregare è collegarsi alla Fonte
dell’amore, perché esso porti fecondità di vita, gioia piena, grazia di vivere la fedeltà
di Dio e di testimoniare l’amore, sempre.
 S. Matteo (18,20) attesta che gli sposi pregando insieme consentono allo Sposo e
Amico Gesù di farsi presente in modo forte fra loro: “Dove sono due o tre riuniti nel
mio nome, lì sono io in mezzo a loro”. La preghiera insieme degli sposi genera fra
loro Cristo, è quasi un sacramento!
 S. Luca (24,29) suggerisce agli sposi la preghiera insistente per rimanere nella luce
dell’amore anche quando cala la notte della fatica o della sofferenza o
dell’incomprensione: “Essi insistettero: Resta con noi, perché si fa sera”. E Gesù
rimane presente e fa del pasto familiare un’Eucaristia!
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Quale di queste espressioni maggiormente incoraggia voi sposi alla preghiera?
Siamo una coppia
Non è facile pregare in coppia. Ci vuole volontà per dire delle preghiere insieme (es. il
Rosario), e coraggio per far nascere una preghiera dal cuore, dai sentimenti. Ma è
possibile perché Gesù Amico e Sposo è in mezzo agli sposi e dona lo Spirito della
preghiera, del mettersi insieme davanti a lui come coppia e nella realtà di coppia!
Perché la preghiera in coppia sia facilitata è indispensabile ravvivare l’unione, anche
dandosi il perdono; poi è bene che uno prenda l’iniziativa: “Vorrei dire grazie al
Signore perché …”, “Sento di dover chiedere luce al Signore perché …”; “Voglio
chiedere perdono con te di …”; sarà impegno dell’altro aderire, unendosi alla
preghiera. Questa preghiera fa vivere un dialogo profondo, rafforza l’unità, custodisce
nell’intimità, ottiene grazie grandi dal Signore!
Cosa possiamo decidere oggi per arricchire di preghiera il nostro vivere da sposi
cristiani?
Vieni, Spirito della preghiera, donaci la volontà e il coraggio di metterci, mano
nella mano, davanti a te, per godere della tua vicinanza e per sentirci consolati dalla
tua presenza. Amen.
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Giugno 2011
LA VIGILANZA
“E a questo scopo, vegliate con ogni perseveranza” (Efesini 6,18b).
La relazione d’amore in una coppia di sposi è un bene estremamente prezioso, di un
valore sicuramente grande: accoglie e fa vivere il dono d’amore che Dio affida ad
un uomo e una donna. Per questo Paolo, nel descrivere l’armatura di Dio, mette in
evidenza la vigilanza per osservare e seguire con particolare accortezza e
attenzione il bene prezioso dell’amore matrimoniale. È necessario vigilare per:
Purificarsi dai nemici interni
La vigilanza fa aprire bene gli occhi anzitutto su noi due. Possiamo portare dentro di
noi alcuni tarli che corrodono i due sposi: la poca stima di sé, uno spirito di
rassegnazione che fa dire: “Sono fatto così e non cambierò mai!”, la pigrizia… Il non
fidarsi dell’altro, motivato da delusioni, il puntare il dito rimarcando o ingigantendo i
difetti dello sposo/a, il chiamare in causa la propria famiglia o quella dell’altro/a per
difendersi o accusare; l’invocare l’esigenza di rispetto o soddisfazione dei propri
diritti…
Ci sono poi dei nemici interni alla coppia stessa. Un primo nemico è il silenzio, il non
parlarsi e il non darsi tempo e ascolto. Ma prima ancora c’è l’indifferenza, cioè quel
comportamento che fa vivere come se l’altro/a non ci fosse. C’è poi la gelosia, che
si sviluppa da una mentalità possessiva del proprio sposo/a. C’è poi la routine, quel
guardarsi, fare, relazionarsi sempre allo stesso modo, senza furbizia e fantasia; ci
sono la sciatteria e la trascuratezza della propria persona, e la rozzezza nelle parole
e nei gesti; ci sono ancora i pregiudizi sulla fedeltà dell’altro/a; da ultimo le
cosiddette tentazioni da deserto, che fanno pensare: “Valeva la pena sposarsi?”,
dopo il ripetersi di momenti di solitudine o incomprensione. Tanti tarli: la vigilanza
aiuta a scoprirli e prenderne coscienza per fare di tutto per eliminarli con opportuna
formazione e impegno.
Vivere il matrimonio da svegli: che cosa significa e che cosa chiede?
Allontanare i nemici esterni
Trovo scritto: “L'epoca odierna, nel suo insieme, non aiuta certamente gli sposi ad
essere fedeli… Una certa moda culturale dà quasi per scontato il tradimento. Tempo
fa un rotocalco asseriva con sussiego che il 90% degli uomini italiani tradiva o
pensava che avrebbe tradito la propria moglie. Si parla di «scappatelle» solo per
l'uomo, mentre per la donna si usano altre terminologie... Si parla di «perdere la
testa», ecc.”. Talvolta si possono cercare compagnie semplicemente per “sentirsi
capiti” o per “sfogarsi”. Ci sono anche vari programmi televisivi e riviste che non
offrono una cultura positiva e cristiana del matrimonio e della famiglia. Nelle
conversazioni con altre persone facilmente ci si può perdere nel criticare o parlare
male del proprio coniuge…
La vigilanza chiama alla fedeltà, che rinnova in ogni ambiente e in ogni situazione
l’impegno: “Io voglio amare mia moglie/mio marito”. E se, per custodire la
relazione d’amore con lo sposo/a, c’è da troncare una conversazione o da chiudere
la tv…, bisogna tirar fuori la forza di farlo subito. L’amore è esigente e chiede
custodia premurosa.
Quando mi accorgo di qualche tarlo nel nostro amore, che cosa faccio?
Costruire il meglio dell’amore
S. Paolo suggerisce qual è il meglio dell’amore, evidenziando: “Il frutto dello Spirito
invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza,
dominio di sé” (Galati 5,22). La vigilanza chiede di seguire queste piste alte
dell’amore, piste che segnano la strada della santità. Essa diventa perseveranza
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nell’impegno di cercare il meglio. E questo è dato da tre verbi: volere l’amore,
costruire l’amore, chiedere l’amore a Dio. Ogni sera vogliamo domandarci: “Oggi, ci
siamo amati al massimo, con tutto…?”.
Cosa rispondo al Papa che chiede di vivere l’amore sulla via della santità?
Vieni, Spirito della vigilanza, donaci occhi per scoprire i corrosivi interni ed
esterni del nostro essere sposi. La tua forza dia vigore alla nostra volontà per
costruire ogni giorno la nostra relazione d’amore, con decisioni quotidiane piccole
ma attuate. Amen.
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