Test Ingresso Italiano Rosa Stampa

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Test Ingresso Italiano Rosa Stampa
Cesare Pavese
Il nome
Lo scrittore Cesare Pavese (1908-1950) immagina di ritrovarsi, ritornato bambino,fra le colline piemontesi, che assumono i contorni di un luogo incantato. Insieme a lui c'è Pale, un amico d'infanzia, con cui vive avventure che lo renderanno adulto.
Chi fossero i miei compagni di quelle giornate, non ricordo1. Vivevano in una casa del
paese, mi pare, di fronte a noi, dei ragazzi scamiciati2 - due - forse fratelli. Uno si chiamava
Pale, da Pasquale, e può darsi che attribuisca il suo nome all'altro. Ma erano tanti i ragazzi
che conoscevo di qua e di là.
5 Questo Pale - lungo lungo, con una bocca da cavallo - quando suo padre gliene dava un
fracco scappava da casa e mancava per due o tre giorni; sicché, quando ricompariva, il
padre era già all'agguato con la cinghia e tornava a spellarlo, e lui scappava un'altra volta e
sua madre lo chiamava a gran voce3, maledicendolo, da quella finestra scrostata che guardava sui prati, sui boschi del fiume, verso lo sbocco della valle. Certe mattine mi svegliavo
10 all'urlo lamentoso, cadenzato4, di quella donna da quella finestra. Molte vecchie chiamavano così i figli, ma il nome che faceva ammutolire tutti e che in certe ore echeggiava esasperante come le fucilate dei cacciatori, era quello di Pale. A volte anche noialtri si gridava quel
nome per baldanza5 o per beffa. Credo che persine Pale si divertisse a urlarlo. Così, il giorno
che salimmo insieme sulle coste aride della collina di fronte - prima, nelle
15 ore bruciate6, avevamo battuto il fiume e i canneti - non so bene se fossimo soli, io e Pale,
certo che il mio socio aveva i denti scoperti e la testa rossa, e me ne ricordo perché gli raccontavo che il Icone, che vive nei luoghi aridi, aveva i denti come i suoi e il pélo fulvo.
Quel giorno eravamo agitati perché l'avevamo impiegato a fare una ricerca metodica della
serpe. C'eravamo infradiciati fino al ventre e arrostita la nuca al sole; qualche rana era
20 schizzata via da sotto le pietre rimosse, le mie caviglie erano tutte un livido. A Pale poi
colava dai denti il sugo verde di un'erba che aveva voluto masticare. Poi, nel silenzio delle
piante e dell'acqua, s'era sentito fioco, ma nitido, sul vento un urlo di richiamo. Ricordo
che tesi l'orecchio, caso mai chiamassero me. Ma l'urlo non si ripetè. Lasciammo, poco
dopo, la bassa7 del fiume e salimmo la costa,
25 dicendoci che andavamo per prugnoli, ma ben sapendo - io, almeno, e il cuore mi batteva
- che lo scopo questa volta era la vipera8. Fu mentre salivamo il sentiero tra i ginepri che
presi a parlare, imbaldanzito, dei leoni. Mi ero rimesso le scarpe, quasi a scongiurare con
un gesto da bravo ragazzo i pericoli impliciti nella resa di conti serale. Fischiettavo.
«Piantala. Non è così che si chiama la vipera», brontolò il mio socio, fermandosi.
30 C'eravamo muniti di due verghe a forcella, e con queste dovevamo inchiodare la bestia
e ammazzarla. Se anche nell'acqua eravamo andati in parecchi, sono certo che quel sentiero lo salimmo noi due soli. Pale -ben diverso da me - camminava scalzo sui sassi e sugli
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Chi fossero... non ricordo: la narrazione, come spesso accade nei racconti di Pavese, inizia con un ricordo indeterminato
(sottolineato da «mi pare», «forse» “può darsi”) Il verbo reggente (“non ricordo”) in fine di periodo dà particolare risalto
alla negazione
scamiciati: senza camicia, vestiti in scuro e dimesso
sua madre... voce: è la voce che in tutto il racconto rompe il silenzio pieno di mistero entro cui si svolge l'avventura estiva
dell'io narrante e di Pale.
cadenzato:ritmato
baldanza: spavalderia
ore bruciate: nelle ore meridiane, le più calde della giornata.
basca: parte pianeggiante del fiume
scopo….vipera: per i due ragazzi la natura è una realtà selvaggia, popolata da forze misteriose e incontrollabili, a volte
minacciose. La vipera, dunque, acquista valenze simboliche.
spini, senza badarci9. Volevo dirglielo, quando d'improvviso si fermò davanti a un roveto e
cominciò a sibilare piano piano, sporto in avanti, dondolando il capo. Il roveto usciva da
35 uno scoscendimento roccioso, e di là si vedeva il cielo.
«Era meglio se acchiappavamo la serpe», dissi, nel silenzio.
L'amico non rispose, e continuò a sussurrare, come un filo d'acqua a un rubinetto. La
vipera non usciva.
Ci riscosse un clamore improvviso sul vento, qualcosa come un urlo o uno scossone. Di
40 nuovo, dal paese, avevano chiamato: era la solita voce, lamentosa e rabbiosa: «Pale! Pale! ».
Pensai subito ai miei di casa. Pale s'era fermato, a testa innanzi, dritto su una gamba sola, e
mi parve che facesse una delle sue smorfie diaboliche. Ma ecco che il silenzio s'era appena
rifatto, e di nuovo la voce - inumana in quel salto d'aria - strillò «Pale! Pale! » E fu allora che il
socio gettò con rabbia il vincastro10 e disse in fretta: «Quei bastardi. Se la vipe45 ra sente il nome mentre la cerchiamo, poi mi conosce ». «Vieni via», dissi con un filo di
voce.
La vecchia maledetta continuava a chiamare. Me la vedevo alla finestra, sbucare ogni tanto con
un lattante in braccio e cacciare quello strillo come se cantasse. Pale mi prese un bel momento
per il polso e gridò: « Scappa! » Fu una corsa sola fino alla piana; ci gridavamo .
50 «La vipera!» per eccitarci, ma la nostra paura - la mia, almeno - era qualcosa di più complesso, un senso di avere offeso le potenze, che so io, dell'aria e dei sassi11. Venne la sera e ci trovò
seduti sui traversini del ponte. Pale taceva e sputava nell'acqua. «Prendiamo il fresco al
balcone», dissi a Pale. Era quella l'ora che tutte le donne del paese cominciavano a chiamare
questo e quello, ma per il momento c'era una pace meravi-5
5 gliosa, e si sentiva soltanto qualche grillo.
"Non mi hanno ancora chiamato", pensavo; e dissi: «Perché non rispondi quando ti
chiamano? Questa sera te le danno».
Pale alzò le spalle e fece una smorfia. «Cosa vuoi che capiscano le donne».
«Davvero, se la vipera sente un nome, poi lo viene a cercare?»
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Pale non rispose. A forza di scappare di casa era diventato taciturno come un uomo. «Ma
allora il tuo nome dovrebbero saperlo tutte le serpi di queste colline». «Anche il tuo»,
disse Pale con un sogghigno. «Ma io rispondo subito».
«Non è questo», disse Pale. «Credi che alla vipera importi se fai il bravo ragazzo? La
65 vipera vuole ammazzare quelli che la cercano...»
Ma in quel momento ricominciò l'urlo di prima. La vecchia s'era rifatta alla finestra.
Cigolarono le ruote di un carro e s'udì il tonfo di un secchio nel pozzo. Allora m'incamminai verso casa, e Pale rimase sul ponte.
(C. Pavese, Feria d'agosto, Torino, Einaudi, 2002)
9. Pale... senza badarci: Pale è un essere
selvaggio e libero che conosce i misteri
della natura, al punto che sa chiamare la
vipera imitandone il sibilo.
10. vincastro: ramo flessibile del giunco.
TI. la nostra paura... dei sassi: i due ami-
ci considerano la natura un mostruoso
spirito diffuso ovunque, sempre pronto a
colpire e a punire.
Prove d'ingresso: comprensione del testo
Nome: _____________________________
Classe:_____________________________
Data:
Leggi attentamente il brano "II nome" di C. Pavese e rispondi alle seguenti domande:
1. I due giovani protagonisti sono totalmente immersi nella loro avventura e nulla li distoglieva
un progetto ben preciso. Che cosa si propongono di fare?
2. A chi appartiene il ripetuto richiamo che a tratti giunge dal paese?
3. Quale storia superstiziosa Pale racconta all'amico?
4. Anche se i due amici sono completamente immersi nella loro avventura, il mondo reale non
si fa dimenticare: in quale modo ciascuno dei due reagisce ai richiami che giungono dal
paese?
5. Scrivi un breve ritratto dei due amici e protagonisti del racconto ricavando le informazioni
dagli indizi presenti nel testo
6. I protagonisti del racconto sono ragazzi; gli adulti, sebbene siano presenti, restano sullo
sfondo. Quali relazioni vi sono tra i due mondi, quello giovanile e quello adulto?
o Complicità, affetto
o Diffidenza, sospetto
o Aiuto, sostegno
o Timore, indifferenza
7. Descrivi brevemente l'ambiente in cui si svolge la storia.
8. Il tempo della storia è:
a. La stagione estiva
b. Un giorno d'estate
c. Qualche giorno di una stagione imprecisata d.
d. Una sera
9. Che cosa rappresenta, per i due ragazzi, la vipera?
10. Come si conclude il racconto?
Prove d'ingresso: competenze morfo-sintattiche
Nome: ____________________________________
Classe:. Data:
1. Fa' l'analisi grammaticale delle parole contenute nelle seguenti frasi
a) Quel ragazzine con i capelli rossi è il fratello minore di Sergio.
b) Seguendo scrupolosamente le indicazioni della nonna, Francesca ha preparato un ottimo
sformato di verdure.
e) Mentre eri a scuola è arrivato un pacco per te: l'ho appoggiato di là sul tavolo.
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2. Esegui l'analisi logica delle seguenti frasi
a) Questa mattina, a causa dello sciopero sono andata a scuola a piedi
b) Silvestre ha fatto cadere il vaso di cristallo della mamma dalla mensola
e) L'insegnante di teatro segue con interesse i nostri progressi nella recitazione d) L'isola di Capri è
famosa per i suoi faraglioni
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