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sabato 10 gennaio 2009 LIBRI / KULTUR KLUB 25 La letteratura che omaggia Faber VITA DI FABRIZIO DE ANDRE’. NON PER UN DIO MA NEMMENO ... FABRIZIO DE ANDRE’. UNA MUSICA PER I DANNATI LUIGI VIVA GIORGIO OLMOTI FELTRINELLI PP. 256, € 8,50 RICORDI PP. 124 € 20,00 IL SUONO E L’INCHIOSTRO EVAPORATI IN UNA NUVOLA ROCK, CENTRO STUDI FABRIZIO DE ANDRE’ FRANZ DI CIOCCIO, GUIDO HARARI CHIARELETTERE PP. 350 € 15.00 ricorrenze CHIARELETTERE PP. 240 € 37,00 la canzone Fabrizio De Andrè, dieci anni dopo il suo volo Fabrizio De Andrè e La guerra di Piero PIERO FERRANTE Cominciai a sognare anch’io insieme a loro poi la mia anima d’improvviso prese il volo. Fabrizio De Andrè non avrebbe amato, probabilmente, le celebrazioni, le ridondanti stupidate di chi resta, tese a commemorare la memoria di colui che forse è volato nel vento o, forse, vive una seconda vita. Fabrizio De Andrè, in spregio al fatto di apparire antipatico, non avrebbe gradito, forse, neppure le serate, gli special televisivi, gli spettacoli, l’insistente martellamento di altre voci che tentano di riprodurre la sua. Con la sua scomparsa, dieci anni fa, veniva a mancare, un grande cantautore, per alcuni settario, di nicchia. Ed invece, di contro, moriva a stento e ad appena 58 anni, il portavoce degli umili, di quelli costretti a condurre un’esistenza nel retrobottega della vita e della società. Le sue canzoni hanno sempre raggiunto i luoghi di frontiera, piuttosto che le dimore dei possidenti: nelle carceri, cantate da quelli che si sentivano ultimi, chiusi in un gorgo da cui era impossibile uscire, magari nelle strade, sulla bocca pittata di qualche puttana. Faber, l’11 gennaio del 1999, scompariva, in prima persona, dalla scena musicale prima ancora che dalla vita. Perché lui con la vita ha giocato sempre al suono della musica. Le sue turbe, i suoi amori, le sue gioie, le sue ubriacature, le sue angosce, i suoi dubbi, le sue idee politiche libertarie, le sue letture e finanche il suo rapimento sono stati trasposti dal cantante genovese in musica e parole. Come dotato di una colonna sonora naturale che balla in mente in modo incessante, Fabrizio ha sempre avuto la grandezza di trovare la sequenza giusta di arpeggi e sussurri per ogni singolo evento della sua esistenza, di saper indirizzare i suoi pensieri e le sue esperienze su una chitarra. Così le sue stesse canzoni, oggi, sono la più grande testimonianza che di lui resta e ci danno la certezza di averlo ancora vivo. Più delle lacrime, più degli elogi, più delle commemorazioni. Chissà, viene da domandarci, cosa ne penserebbe oggi, Fabrizio, di questo mondo. Di questa dimora monopolizzata da tanti politici con la tovaglia sulle mani e le mani sui coglioni, di questa Terra sfregiata viso e corpo da una guerra che partorisce tanti figli, le cui spoglie fanno ritorno a casa avvolte nelle bandiere legate strette perché sembrassero intere. Chissà cosa avrebbe detto dei fatti del G8 che hanno insanguinato la sua Genova, crocicchio di tante “Crêuza de mä”, mulattiere di mare che portano odore di Mediterraneo e d’Atlantico, con quel dialetto cadenzato così similmente al portoghese. Chissà se si stupirebbe ancora di guardare le nuvole che vanno, vengono, per una vera mille sono finte e si mettono lì tra noi e il cielo. Tra lui, che le guarda dall’altro, e noi, che ci teniamo la nostra voglia di pioggia. Dormi sepolto in campo di grano Non è la rosa, non è il tulipano Che ti fan veglia dall’ombra dei fossi Ma sono mille papaveri rossi. «Lungo le sponde del mio torrente Voglio che scendano i lucci argentati, Non più i cadaveri dei soldati/ Portati in braccio dalla corrente». Così dicevi ed era d’inverno/E come gli altri verso l’inferno/Te ne vai triste come chi deve;/ Il vento ti sputa in faccia la neve. Fermati Piero, fermati adesso,/lascia che il vento ti passi un po’ addosso,/Dei morti in battaglia ti porti la voce:/“Chi diede la vita ebbe in cambio una croce”. Ma tu non la udisti e il tempo passava Con le stagioni, a passo di giava, Ed arrivasti a passar la frontiera In un bel giorno di primavera. E mentre marciavi con l’animo in spalla Vedesti un uomo in fondo alla valle Che aveva il tuo stesso identico umore Ma la divisa di un altro colore. Fino a che tu non lo vedrai esangue Cadere a terra a coprire il suo sangue. «E se gli sparo in fronte o nel cuore, Soltanto il tempo avrà per morire, Ma il tempo a me resterà per vedere, Vedere gli occhi di un uomo che muore». E mentre gli usi questa premura,/Quello si volta, ti vede, ha paura/ Ed imbracciata l’artiglieria/ Non ti ricambia la cortesia. Cadesti a terra senza un lamento/E ti accorgesti in un solo momento/Che la tua vita finiva quel giorno/E non ci sarebbe stato ritorno. «Ninetta mia, a crepare di maggio/Ci vuole tanto, troppo coraggio,/Ninetta bella, dritto all'inferno/Avrei preferito andarci d'inverno». E mentre il grano ti stava a sentire Dentro alle mani stringevi il fucile, Dentro alla bocca stringevi parole Troppo gelate per sciogliersi al sole. Dormi sepolto in campo di grano Non è la rosa, non è il tulipano Che ti fan veglia dall'ombra dei fossi Ma sono mille papaveri rossi. Sparagli Piero, sparagli ora, E dopo un colpo sparagli ancora, Anniversari { Dal 2008 al 2009: un anno nel nome del centenario del Futurismo e del poeta Alfonso Gatto FRANCESCO GIULIANI Ogni anno ha i suoi anniversari di spicco. Il 2008 è stato caratterizzato da alcune importanti ricorrenze, che hanno lasciato una vistosa traccia anche sulle pagine del nostro quotidiano. Si pensi, ad esempio, al ventennale della scomparsa di Andrea Pazienza, ad esempio, che è stato ricordato in molte città, salvo, purtroppo, in quella che lo ha visto crescere (e il riferimento è, ovviamente, a San Severo). E il 2009? L’evento clou è senz’altro la pubblicazione del “Manifesto del Futurismo”. Era il 20 febbraio del 1909, quando sulla prima pagina del quotidiano francese “Le Figaro” appariva il celebre testo che esaltava l’energia vitale, il dinamismo dell’uomo, contrapposto alla stasi della morte e del conformismo. Nasceva l’avanguardia più imitata e invidiata del mondo, grazie a Filippo Tommaso Marinetti e alla sua capacità di infiammare gli animi e le platee, senza badare a spese, in tutti i sensi. Grande animatore culturale, generoso finanziatore di libri e giornali, non si tirava mai indietro, anche se c’era da dare o ricevere legnate. Tra i suoi amici, ci saranno vari pugliesi, che movimenteranno l’arte di una regione apparentemente troppo tranquilla. Il miracolo del Manifesto del 1909, che sarà seguito da un gran numero di altri testi programmatici, consiste nella sua capacità di apparire sempre più giovane, quasi possedesse l’elisir di lunga vita. Riletto oggi, appare più luccicante e ra- dioso che mai, con le sue idee intelligentemente provocatorie: “La letteratura esaltò fino a oggi l'immobilità pensosa, l'estasi e il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l'insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo e il pugno”. Se il mondo si è arricchito con la bellezza della velocità, allora bisogna bandire la lentezza, i giri di parole, le reticenze, i sofismi. Bisogna parlare in modo diretto e intelligentemente conciso. Tutti noi, in fondo, lo vogliamo o meno, siamo eredi di questo futurismo applicato. Ma il 2009 presenta anche un altro anniversario che rappresenta un invito alla lettura, e ci riferiamo al centenario della nascita di Alfonso Gatto, nato a Salerno nel 1909 e scomparso a Capalbio nel 1976. Poeta ermetico, animatore di una rivista come “Campo di Marte”, in collaborazione con Vasco Pratolini, Gatto ha pubblicato, tra i suoi molti lavori, un “Diario di Puglia”, che si legge nel volume “Napoli N.N.”. Si tratta di sei brevi brani, dai tioli suggestivi, composti in una prosa ricca di risonanze poetiche, che meritano una sosta di riflessione. La Puglia mostra tutto il suo fascino, con i suoi flash sul Tavoliere, che ha addosso la solitudine del mezzogiorno, o sul Gargano, che si innalza con forza dal litorale. } ...e i libri consigliati da noi SOTTO UN CIELO STELLATO ALFABETI. SAGGI DI LETTERATURA LORENZO TIBALDO CLAUDIO MAGRIS CLAUDIANA PP. 274 € 19,50 GARZANTI PP. 496 € 19,60 STORIA DI NEVE MAURO CORONA MONDADORI PP. 824 € 22,00 L’EUROPA RACCONTATA DA JACQUES LE GOFF LATERZA PP. 140 € 12,00 A cura di Martina Calluso