LAGHI D`AVERNO E LUCRINO

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LAGHI D`AVERNO E LUCRINO
Campania illustrata. 1632-1845
LAGHI D’AVERNO E LUCRINO
Da porta dell’Ade per Enea e la sibilla che lo accompagnava, al sequestro per fatti di camorra nel 2010 e alla
speranza di un risanamento idrico e di una riqualificazione della zona, altamente degradata: e non più per
le esalazioni di origine vulcanica che hanno da sempre interessato gli specchi d’acqua dei laghi flegrei, ma
per le violenze dell’uomo e per una totale mancanza di rispetto nei confronti della natura.
Il lago d’Averno affonda il suo nome nel mito e da tempi lontanissimi ha conservato una fama “sinistra”
proprio per le credenze degli antichi e per il forte puzzo di zolfo che veniva fuori dalle acque, tanto che
Mormile, introducendo la descrizione del sito anticipata da una piccola xilografia, ricordava come “gli
uccelli, volandovi sopra, cascavano morti”. Nella semplice illustrazione presente nella sua Descrittione della
citta di Napoli del 1670, appare già sulla riva destra un’ipotesi ricostruttiva del cosiddetto “tempio di
Apollo”, le cui rovine nello stato in cui versavano nella prima metà dell’Ottocento sono chiaramente visibili
nelle litografie di Federico Hörner per il Viaggio pittorico (1829) e di Antonio Parboni per l’Atlante
illustrativo (1845), delle quali la seconda è la perfetta copia della prima salvo che per una resa molto più
semplicistica del cielo. Il tempio di Apollo, identificato come tale per la vicinanza ai luoghi dove operava la
sibilla, in realtà è la parte rimanente di un complesso termale di II secolo: quella ancora visibile è la sezione
di una grande sala centrale (37 metri di diametro) con la cupola a pianta ottagonale all’esterno e circolare
all’interno.
Il lago Lucrino veniva inevitabilmente associato all’Averno e identificato di conseguenza nel fiume infernale
Acheronte; in età romana però, già dal I sec. a.C., rappresentò invece un produttivo sito per l’allevamento
delle ostriche e più tardi, nel 37 a.C., divenne parte integrante (insieme al lago vicino) del Portus Julius con
funzioni militari. In età imperiale fu prescelto per la costruzione di sontuose ville e impianti termali,
riqualificando così l’intera zona e “bonificandola” dall’accezione malefica che aveva assunto in passato.
Assai interessante è l’illustrazione proposta nella guida di Mormile: notiamo l’immagine di un fanciullo
ignudo nell’atto di cavalcare un delfino che nuota nelle acque del lago. L’iconografia rimanda alla leggenda
tramandata nella Naturalis Historia di Plinio il Vecchio, secondo la quale un ragazzino di Pozzuoli era solito
recarsi a scuola a Baia attraversando le acque “in groppa” ad un delfino, il quale veniva quotidianamente
ricompensato con la merenda del ragazzo: tra i due nacque un legame forte che però si esaurì tristemente
con la sopraggiunta morte del ragazzo in seguito ad una malattia, e con la conseguente morte del pesce per
il crepacuore dovuto alla scomparsa dell’amico.
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“Riversamento dell’OPAC di Bibliorete nella Rete SBN Polo CAM e digitalizzazione del patrimonio antico
relativo al territorio campano nei secoli XVII-XVIII”
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