Alfons Knauth - Observatoire européen du plurilinguisme
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Alfons Knauth - Observatoire européen du plurilinguisme
1 INTERLETTO EUROPEO E CREATIVITÀ INTERLINGUE Alfons KNAUTH Riassunto L’oggetto di quest’articolo è meno l’aspetto utilitario del plurilinguismo che il suo valore poetico ed immaginativo. Il concetto di un plurilinguismo creativo sembra il più appropriato per fondamentare un’identità culturale e plurale dell’Europa, all’interfaccia delle sue alterità transeuropee ed interne. L’identità plurilingue dell’Europa, che costituisce una sorta d’interletto a livello continentale, troverà i suoi punti di riferimento tanto nella tradizione quanto in una continua trasformazione attraverso il dialogo delle lingue. Da un punto di vista puramente pragmatico non c’è, assolutamente, nessuna necessità di comunicare in più lingue, giacché si disporrà a questo effetto sia di una lingua universale sia di macchine di traduzione. Ma dato che il vero plurilinguismo è di natura sostanzialmente antropologica ed estetica, certamente non può essere manipolato da automi oppure rimpiazzato da una lingua franca sia naturale sia artificiale. Per leggitimare il plurilinguismo – il cui principio sicuramente non è pragmatico – basta sviluppare una coscienza e una competenza elementare di creatività in lingua straniera. L’interlecte européen et la créativité interlingue L’objet de cet article est moins l’aspect utilitaire du plurilinguisme que sa valeur poétique et imaginative. Le concept d’un plurilinguisme créatif semble, en effet, le plus approprié pour mettre au point une identité culturelle et plurielle de l’Europe, à l’interface de ses altérités transeuropéennes et internes. Cette identité plurilingue, qui constitue une sorte d’interlecte au niveau continental, trouve ses repères aussi bien dans la tradition que dans une continuelle transformation au contact des langues diverses. D’un point de vue purement pragmatique il n’y a, en principe, aucune nécessité de communiquer en plusieurs langues, parce qu’on disposera à cet effet soit d’une langue universelle soit de machines de traduction. Comme le vrai plurilinguisme est de nature essentiellement anthropologique et esthétique, il ne saurait être manipulé par des automates ni être remplacé par une langue universelle, qu’elle soit naturelle ou artificielle. Pour légitimer le plurilinguisme – dont le principe n’est sûrement pas pragmatique – il suffit de développer une conscience et une compétence élémentaire de créativé en langue étrangère. Das kreative Gespräch der Sprachen in Europa Gegenstand des Beitrags ist die Darstellung weniger der Nützlichkeit als des poetischen und imaginativen Werts von Sprache und Mehrsprachigkeit. Dies soll geschehen im Hinblick auf die Bewußtseinsbildung und Weiterentwicklung einer europäischen Kulturund Sprachengemeinschaft, unter Einbeziehung des weltkulturellen Horizonts, im Spannungsfeld von Identität und Alterität, von Tradition und Innovation. Das kreative Gespräch der Sprachen bildet eine Art europäischen Interlekt, der als Identitätszeichen Europas fungieren kann. Rein pragmatisch gesehen, besteht keine Notwendigkeit, in mehreren Sprachen zu kommunizieren, weil es dafür Übersetzungsmaschinen gibt bzw. geben wird. Wirkliche Mehrsprachigkeit hat dagegen einen anthropologischen und einen ästhetischen, suggestiven Wert, der weder durch Maschinen noch durch natürliche oder künstliche Universalsprachen erfahrbar ist. Schon die Entwicklung einer elementaren kreativen Kompetenz in der Fremdsprache leistet einen wesentlichen Beitrag zur Legitimation von Mehrsprachigkeit, zu einer nicht nur pragmatischen, sondern prinzipiellen Begründung derselben. 2 Che cosa è l’interletto? Un europeismo1. Che cosa significa? Tanto 2. Significa innanzitutto il dialogo delle lingue nella cultura moderna e postmoderna, specie europea, senza prescindere dall’aspetto conflittuale che sussiste a livello nazionale e sopranazionale. Questo dialogo comprende tanto il dialogo pratico come quello teorico 3, il dialogo quotidiano e politico come quello letterario, insomma un discorso plurilingue a livello europeo. Considerato nel suo insieme europeo, il dialogo delle lingue dimostra una certa struttura complessiva, una Gestalt che lo distingue dalla diffusa comunicazione universale delle lingue. Non si concepisce, però, come un euroslang o slanguage, ma come la copresenza interattiva delle lingue europee, come un linguaggio plurale in movimento che addiritura possiamo chiamare interletto. Tuttavia, non si tratta per nulla di sostituire il termine plurilinguismo europeo, ma di specificarlo, mettendone in rilievo il carattere dialogico nonché autotelico. Il termine interletto, in un certo modo, sintetizza ciò che analizzano gli “Argomenti” di questo congresso, interpretando “il plurilinguismo europeo senza frontiere” come frontiere diachiarate “zone di scambio e di creatività”. L’affinità tanto paronomastica quanto etimologica e ideologica fra interletto ed intelletto contribuisce allo spirito sintetico e creativo di questo termine ossìa concetto. Basta pensare alla correlazione che stabilisce Pietro Bembo fra l’intelletto idealista e le pentecostali lingue di fuoco dello Spirito Santo nel Cortigiano4, quel luogo di memoria per eccellenza dello spirito europeo in cui si pratica pure il dialogo creativo delle lingue antiche e moderne. Anche il filosofo contemporaneo Hans-Georg Gadamer (1989: 35) considera pensiero e plurilinguismo come corrolari fondamentali della cultura europea. “L’intellect européen” per Paul Valéry è legato strettamente alla comunicazione eteroglotta (1957: 993, 997, 1014, 1361). La creatività interlingue è il focus principale della nostra riflessione sull’interletto europeo. Vorremmo affermare la priorità del valore immaginativo e poetico sul valore pragmatico del plurilinguismo in genere e di quello europeo in particolare. Da un punto 1 Il termine europeismo fu coniato da Giacomo Leopardi (Zibaldone); designa neologismi communi al patrimonio del pensiero europeo e facilmente trasferibili in altre lingue europee, ad esempio genio, originalità, sentimentale e analisi (Zib. 1216-1217). Il termine interletto da un lato corrisponde al suo antecedente francese interlecte nella misura in cui costituisce un fatto di parole piuttosto che di langue riguardo al contatto di diverse lingue, specie fra il basilecte del créole e l’acrolecte del francese (Prudent, Lambert-Félix: „Diglossie et interlecte“. In Langages 61, 1981. 13-38); ma dall’altro se ne distingue significativamente nel senso che esponiamo in questo articolo. 2 Cf. Jovanotti, album/canzone Tanto, 2005. 3 Fra gli antecedenti storici più spiccati vedi Valdés: Diálogo de la lengua (1535), Sperone Speroni: Il dialogo delle lingue (1542), August Wilhelm Schlegel: “Die Sprachen. Ein Gespräch über Klopstocks Grammatische Gespräche” ( Athenäum, 17981800). 4 Baldassare Castiglione, Il Cortigiano, Oscar Mondadori, cur. Amedeo Quondam, Milano 2002, vol. I, p. 393 e p. 395; Cap.6.123/6.131. La Sala delle Veglie in cui si tennero i “conversari” del Cortigiano è dominata dalla pintura pentecostale Discesa dello Spirito Santo di Domenico Signorelli, al pari della decorazione del soffitto della Biblioteca del Duca nello stesso Palazzo Ducale di Urbino, ambedue dimostrando le 72 lingue di fuoco scendendo sugli ‘intellettuali’ rinascimentali. 3 di vista puramente utilitario e economico non c’è, assolutamente, nessuna necessità di comunicare in varie lingue, data la probabile esistenza in un futuro prossimo di macchine di traduzione perfette, elaborate a partire dalle macchine già esistenti come il Babel Fish di Altavista, oppure di una lingua universale – naturale come l’inglese o artificiale come l’esperanto. Ma siccome il linguaggio, invece di essere meramente pragmatico ed informativo, è sostanzialmente immaginativo, creativo e connotativo, cioè particolare e dialogico, ne risulta l’impossibilità per ciascuna lingua individuale di essere sostituita da una traduzione meccanica o una determinata lingua alternativa oppure universale. Quindi, per difendere ed illustrare in maniera adeguata il plurilinguismo europeo, bisogna fondarsi sui principi seguenti: – l’unicità irreducibile delle diverse lingue; – la diversificazione del linguaggio tramite la pluralità delle lingue (Mehr Sprachlichkeit durch Mehrsprachigkeit); – il dialogo delle lingue (Das Gespräch der Sprachen) assieme all’esperienza dell’alterità e della diversità tanto della lingua straniera quanto della propria lingua materna, combinando l’affetto famigliare della lingua materna con quello dell’avventura comunicativa all’infuori e dentro della famiglia nucleare; – la creatività interlingue. L’esperienza della lingua straniera e strana nei confronti della lingua nostrana, cioè no strana per la sua familiarità, ci porta a accorgerci della stranezza ed originalità della stessa lingua nativa da un punto di vista altro e distante. Contemporaneamente, la lingua straniera ci rivela una finora inaudita verbalizzazione del mondo, i cui suoni, ritmi, immagini e significati rimandano all’immaginario e all’ideario di ancora altri idiomi le cui configurazioni linguistiche risuonono e si riflettono indefinitamente, si ripercuotono anche sulla lingua materna che perde la sua familiarità, si altera, si differenzia, si metamorfosa. Il locutore magari finisce per disidentificarsi tramite l’esperienza dell’alterità: “parlo francese, dunque sono tedesco”, conformemente al detto di Nietzsche “deutsch sein heißt sich entdeutschen”. La creatività interlingue si realizza in diversi settori e di diversi modi: 1) tramite l’apprendimento immaginativo e comparativo di una lingua straniera, inclusivamente gli errori creativi; 2) tramite la rappresentazione immaginaria o figurativa del multilinguismo nel discorso critico, cioè metalinguistico; 3) tramite la pratica multilingue della letteratura, compresa la paraletteratura, sotto la forma – della traduzione letteraria, specie in edizione bilingue con l’originale a fronte; – della produzione di testi in diverse lingue con un multilinguismo intertestuale; – della produzione di testi con un mistilinguismo intratestuale; 4) tramite la lettura immaginativa di letteratura multilingue inducendo il lettore comune alla propria produzione di letteratura elementare in una lingua straniera. Per quanto riguarda l’immaginario plurilingue del discorso critico, da un lato condensa l’immenso potenziale creativo del plurilinguismo in una figura suscettibile di imprimersi alla coscienza collettiva, dall’altro serve da argomento figurativo per la rilevanza della poliglossia nei confronti della monoglossia. L’immaginario europeo del plurilinguismo origina nel mito biblico, quello della Torre di Babele e della Pentecoste, simbolizzando la confusione e la profusione, l’aspetto fasto e nefasto della moltitudine delle lingue, la tensione fra l’universalità e la pluralità del linguaggio. Durante la dispersione e le migrazioni dei popoli – in seguito alla mitica 4 condanna dei costruttori della Torre di Babele – il pellegrino comunica il suo nome alle stesse lingue straniere che da parte loro diventano pellegrine. Il pellegrinaggio dei popoli e delle lingue si svolge di modo labirintico, il labirinto essendo un simbolo genuinamente europeo che si associa oltre all’immagine di Babele a quella di Minotauro e di Minos, figlio della mitica Europa. Fin dall’antichità si nota un solido ancoraggio del plurilinguismo alla figura del mare, della navegazione, la Meersprachigkeit ossìa Mehrsprachigkeit delle onde e dei marinai, specie Ulisse e sulla sua scia il joyciano Ulysses. Il mare offre l’esperienza di uno spazio fluido senza frontiere linguistiche, con una notevole marea simbolica all’epoca delle scoperte e del colonialismo, riciclato criticamente nel postcolonialismo della créolisation caribica. In territorio terrestre il plurilinguismo radica simbolicamente nelle radici etimologiche delle parole, sovente eteroglotte, oggidì rizomatiche. Il linguaggio umano si ramifica sull’albero genealogico delle lingue, il cui seme, secondo alcuni eruditi, già si trova nel Paradiso, assieme alla lingua bifide del serpente. Si moltiplica indefinitamente attraverso la selva delle lingue. Dal canto suo, la polifonia della fauna si avvicina assai alla poliglossia umana e ne costituisce non solo una fonte metaforica, ma forse la fonte biologica, come una certa idiomologia degli animali tenta di dimostrare. La diversità delle voci degli animali serve da argomento figurativo a favore della pluralità delle lingue umane anche ex negativo: i mille e uno versi animali ridotti all’abbaiamento del cane ... che uni-verso mono-tono! Si figuri la primavera – invece del variegato canto degli uccelli – salutata da un globale abbaio canino. In corrispondenza con l’oceano delle lingue, le costellazioni del firmamento rappresentano la moltitudine degli alfabeti e delle lingue senza frontiere, come dimostrano i miti antichi in Occidente ed Oriente così come le costellazioni multilingui della poesia concreta internazionale (p.es. konstellationen constellations constelaciones di Eugen Gomringer e Galáxias di Haroldo de Campos). Tale costellazione figura pure nell’emblema dell’Unione Europea. All’astronomia si aggiunge la gastronomia. Il plurilinguismo si configura vagamente nelle stelline e le lettere dell’alfabeto della minestra, ma soprattutto nello stile maccheronico e nel genero della ensaladilla mistilingue che costituiscono le forme canonizzate del plurilinguismo letterario fin dal Cinquecento. Allo stile maccheronico si associa la veste multicolore di Arlecchino, e tutte le maschere della multilingue Commedia dell’Arte. La maschera e il travestimento sono fra i requisiti più raffinati della Commedia dell’Interletto europeo e universale. Il plurilinguismo, quindi, assume un carattere nettamente ludico. La figura metaforica fondante del mistilinguismo è il rapporto erotico, tanto somatico quanto spirituale. Il primo contatto fra gli amanti di popoli e lingue distinte si fa addiritura di maniera inter-linguale e conduce al meticciato mistilingue, magari alla nascita di una nuova lingua, creata a partire da un inter/letto matrimoniale, quale l’interlecte franco-allemand degli sposi e poeti franco-tedeschi Pierre e Ilse Garnier che aderiscono a un érotisme spatialiste (1966) in cui i corpi e le lingue si attraggono con una energia cosmica: „un lit une fenêtre / und dorthin l’univers / je rame sur toi / strahlkörper étoile / und dorthin du you / au fond le monde / das meer des pas“ (Spatiaux, 1964). La configurazione minimalista di quell’erotismo interlingue, dove 5 l’interletto franco-tedesco si trova in uno stato letteralmente seminale, è il poema lettrista “i/e” dei Poèmes mécaniques5. Questo poema può essere il punto di partenza per un abbozzo di una didattica della creatività interlingue che procede dalle strutture elementari e magari frammentarie a quelle più elaborate. Le due lettere “i” e “e” vengono iterate di tal modo che formano un insieme asimmetrico di due blocchi aggiunti ma separati alla volta da una fessura che li attraversa dall’alto al basso. Con il materiale di queste due lettere si possono costruire delle parole in conformità con il contesto iconico del blocco fissurato il quale, a seconda del senso delle parole aggiunte, si lascia o decomporre o ricomporre. Sulla base della serie verbale Pierre, Ilse, Garnier, Liebe, miel, fiel, ciel, aile, île, Ruine, ruine, nie, wieder, Krieg, hier, avenir, interlecte è possibile generare uno spazio interlingue di storie e di storia: una storia delle guerre e degli amori d’Occidente, filtrata attraverso le lingue francese e tedesca6. Il tronco comune europeo delle lettere i/e darà luogo a delle parole e delle storie complementarie in altre lingue. Manifestamente, il plurilinguismo letterario propriamente detto si sviluppa al di là del testo meramente lettrista o alfabetico. Il plurilinguismo si articola, come abbiamo accennato, di modo intertestuale o intratestuale, cioè mistilingue. La letteratura eteroglotta è copresente a tutte le letterature tramite la sua ricezione sia in forma originale sia tradotta. In ambedue i casi già si stabilisce una interattività fra le diverse lingue, ciò che Édouard Glissant chiama “l’imaginaire des langues” che costituisce un fattore di creatività accresciuta. L’attività interlingue si fa più concreta e diretta nel caso della letteratura mistilingue che presuppone un autore e un lettore poliglotta, almeno bilingue. La specificità di ognuna opera in qualsiasi lingua, tanto sul piano sonoro e ritmico quanto semantico e sintattico la rende essenzialmente insostituibile e intraducibile. L’intraducibilità è ancora più manifesta nel caso delle opere mistilingui che addiritura tematizzano l’autoreferenzialità idiomatica e di questo modo evidenziano la loro natura autotelica. Ne risulta un notevole valore aggiunto del plurilinguismo letterario. Questo valore aggiunto si ripercuote pure sul discorso paraletterario e sulla comunicazione di massa che si fanno più variegati mediante l’uso appropriato di risorse e procedimenti interlingui. Nella canzone popolare si nota un aumento di tali effetti particolarmente sotto la forma di duetti bilingui con cantanti di diverse nazioni. Talvolta si tematizza la stessa eteroglossia puntando a un interlingualismo dell’alterità, come nella canzone italo-tedesca Weil du anders bist / Così diversi noi (1994) di Irene Grandi e Klaus Lage. Promuovere l’apprendimento di lingue straniere sulla strada verso una Europa unita e plurale è l’obiettivo di canzoni multilingui come Vous êtes lents di Alain Souchon (1985) o Eurap International di Marén Berg (1993), mentre la octoglotta nonché zoofona EUfonia di Queneauth (2005) lancia un inno europeo giocoso e critico allo 5 Vedi anche la comunicazione ‘mutilingue’ nella Installazione di due letti telematicamente connessi in Telematic Dreaming di Paul Sermon. 6 La coppia Ilse e Pierre Garnier si è formata proprio nel primo dopoguerra in un atto di riconciliazione franco-tedesca e di rifondazione europea sopra le rovine della Seconda Guerra Mondiale. Pierre Garnier è anche l’autore di una raccolta di poesie bilingue intitolata L’Europe – der deutsch französische Kern (poèmes franco-allemands (Dichtungsring 20, 1991). 6 stesso tempo, valendosi del simbolismo della mucca pazza sullo sfondo del mito di Europa, del suo parente Minotauro e del labirinto babelico delle lingue. I procedimenti di queste canzoni sono spesso assai semplici, prima per essere meglio intese, e poi per servire da modello didattico di una ri-creazione da parte degli ascoltatori oppure lettori: enumerazioni, anafore, epifore, gradazione ascendente o discendente, cioè con climax o anticlimax. Nella maniera più semplice si possono enumerare, ad esempio, gli enunciati basilari d’amore in diverse lingue, sottolineando metalinguisticamente la diversità dei loro modi dicendi concernenti lo svariato valore musicale delle parole eteroglotte : “In quanti modi si può dire ›Io ti amo‹: I love you Te quiero Se agapó Je t’aime!?” (Alberto Lupo 1967). I vari modi dicendi mettono in rilievo la singolarità sonora delle diverse lingue, modulando e amplificando sensibilmente l’effetto della ‘dichiarazione d’amore’. Una replica parodistica alla relativa banalità di questa sequenza potrebbe essere: “Es ist vorbei bye bye ... se acabó se agapó” (Queneauth 2004). In questa replica si osserva un dialogo più sofisticato delle lingue sulla base di una doppia paronomasia interlingue, una pseudo-traduzione antitetica (spagnolo se acabó = è finito vs. greco se agapó = ti amo) e una pseudo-traduzione sinonima (tedesco vorbei = finito vs. inglese bye bye = ciao). Basilarmente, una paronomasia interlingue, in quanto figura sonora, suggerisce una traduzione vera e propria della sonorità da una lingua all’altra. Ma siccome la paronomasia coinvolge anche il senso, le coppie paronime interlingui non sono equivalenti a livello semantico, salvo nel caso di internazionalismi. C’è quindi una scissione, magari una torsione fra le due lingue da cui risulta un particolare art de l’écart. Questo écart evidenzia la irreducibile singolarità di ogni parola eteroglotta creando il valore aggiunto del plurilinguismo. Contemporaneamente si dimostra l’impossibilità della traduzione di tali effetti di interlingualismo e la necessità della competenza plurilingue prima per dispiegare e poi per spiegare tale potenziale idiomatico. In una prospettiva didattica, la paronomasia interlingue nasce quasi naturalmente nel processo dell’apprendimento di una lingua straniera, producendo volentieri degli errori creativi sulla base di interferenze foniche fra le due lingue di tipo falsi amici. Esiste un genero specifico, il cosidetto Multiple Joyce7, che è proprio dedicato a sviluppare l’interletto ludico, satirico e poetico basandosi su una trasfigurazione delle figure retoriche intralinguali e native in figure interlinguali e trasculturali. A titolo d’esempio cito Decaglottadecadente (Dichtungsring 2006) e Babelle (Dichtungsring 2011). Ognuno dei due testi costituisce una sorta di poema autotelico e referenziale allo stesso tempo, cercando di creare simultaneamente un mondo plurilingue a parte e di riconfigurare un particolare segmento del mondo plurale. Essi criticano giocosamente non solo l’egemonia del denaro, della “Hegemoney”, ma anche il suo corollario linguistico, l’egemonia della lingua inglese, tramite una paronomasia interlingue, “les hoquets des okays”, compresa la complicità europea: “l’euroïque effort ... not to miss ... that busy mess”. Risulta che nell’area della comunicazione propriamente detta la sola chiave inglese non serve, si rivela essere une fausse clé. In conclusione, l’art de l’écart interlingue, caratteristico dell’interletto europeo, fa dell’accordo casuale di due parole eteroglotte discordanti una necessità poetica. Perciò lo stesso plurilinguismo, tanto artistico quanto pratico, tanto sul piano letterario quanto 7 Il genero – ispirato da Joyce – fu elaborato da Quenauth e Ingo Kottmayr nell’ambito della rivista plurilingue Dichtungsring fin dal 1982. 7 paraletterario, è una necessità anche politica. L’interlinguistic turn del linguaggio, che si trova in sintonia con l’intelletto postmoderno, è l’argomento principale contro il doppio monolingualismo della macchina e della p/anglofonia associata. Le diverse culture, quindi, hanno pienamente ragione di valersi di un habeas corpus linguarum a beneficio del multilingualismo. Tuttavia conviene sottolineare che per garantire il dialogo interlingue e la differenziazione vicevole delle lingue, c’è bisogno di conservare e trasformare allo stesso tempo le lingue rispettive. Bisogna rispettare il principio di un complesso p/l/urilinguismo il quale opera sui due piani dell’identità e dell’alterità, della tradizionale nazionalità e della postmoderna transnazionalità delle lingue. Bibliografia Crépon, Marc: Altérités de l’Europe. Paris: Galilée 2006. Derrida, Jacques: L’autre cap. Paris: Minuit 1991. Forster, Leonard: The Poet’s Tongues. Multilingualism in Literature. Cambridge: Cambridge University Press, 1970. (Riedizione 2010). Gadamer, Hans-Georg: Das Erbe Europas: Beiträge. Frankfurt/M.: Suhrkamp 1989. Glissant, Édouard: Poétique de la relation. Paris: Gallimard, 1990. ---- : Introduction à une poétique du divers. Paris: Gallimard, 1996. Knauth, K. Alfons : Literaturlabor. La muse au point. Rheinbach-Merzbach: CMZ 1986 (2 1990). -----: “EUroPHORIE 92. 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