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Convegno internazionale Le risorse elettroniche Definizione, selezione e catalogazione Roma, 26-28 novembre 2001 Diritto di accesso ai contenuti e diritti di proprietà intellettuale nell'infrastruttura globale dell'informazione di Antonella De Robbio Abstract Infrastruttura informativa è un termine dal significato ampio che si estende molto oltre gli strumenti fisici utilizzati per la trasmissione, elaborazione o il trattamento di informazione. Internet non ha soltanto creato nuove opportunità di produzione di contenuti intellettuali a costo zero e di condivisione economica di risorse elettroniche remote, ma si è rivelato essere un'incubatrice notevole per l'innovazione tecnologica. Alla base della promessa rivoluzione dell'informazione vi è l'infrastruttura globale dell'informazione, o GII Global Information Infrastructure la cui prospettiva è quella di essere veicolo per la disseminazione di contenuti su scala globale. Lo scopo primario di GII è quello di rendere accessibili, attraverso le NII National Information Infrastructure o infrastrutture nazionali, ogni informazione su qualsiasi formato tramite applicazioni adeguatamente predisposte. Gli standard di rete e i codici di trasmissione che facilitano l'interconnessione e l'interoperabilità tra le reti, devono però tener conto di alcuni valori fondamentali che vanno necessariamente protetti. Primo tra tutti la libertà di espressione, in particolare il diritto di accesso ai contenuti, diritto spesso contrapposto al diritto di proprietà intellettuale. Quando al possesso si sostituisce l'accesso tutti i fondamenti giuridici, su cui si basano i sistemi normativi per la tutela della proprietà intellettuale, crollano. Senza un'adeguata protezione giuridica, sostengono da più parti i detentori dei diritti, non vi è crescita economica né culturale. Strumenti giuridici, quali le leggi per la tutela della proprietà intellettuale, nati per difendere il lavoro creativo degli autori, se non opportunamente calibrati, possono però divenire potenti mezzi che agiscono sul controllo dei contenuti, influenzando pesantemente il mercato, oltre che la libera circolazione delle idee racchiuse nei contenuti. Il rischio è quello che i detentori delle nuove infrastrutture tecniche possano divenire anche i detentori delle informazioni e decidere di conseguenza quali contenuti rendere accessibili, creando situazioni di controllo attuate attraverso regimi di monopolio. La tensione tra libertà d'espressione e proprietà intellettuale esiste. Gli ostacoli all'estensione dei benefici di un accesso ai contenuti su scala globale, insiti per esempio all'interno delle normative stabilite dai governi, sono talvolta troppo sbilanciate verso il rafforzamento delle tutele di proprietà intellettuale sui contenuti. In questa relazione si mettono in luce significato e presupposti dell'architettura comunicativa tra infrastrutture informative, entro il cui quadro si muovono le biblioteche. In particolare si focalizza sul significato di accesso ai contenuti nel quadro GII e sulle barriere che impediscono la fruizione dell'informazione in rete. Introduzione I governi del mondo stanno cominciando da qualche anno a riconoscere che i settori delle telecomunicazioni, dei servizi informativi e delle tecnologie dell'informazione non soltanto sono settori in espansione e crescita dinamica al loro interno, ma soprattutto rivestono un ruolo strategico essendo motori propulsori per la crescita e lo sviluppo economico dei paesi. Internet, affermavano Hafner e Lyon nel 19961, è la forza motrice della Società dell'Informazione: fondamento di questa forza è la sua infrastruttura informativa. Internet, ci dice Lawrence Lessig2, giurista di fama internazionale ed esperto di cyberdiritto alla Stanford Law School, è in gran parte responsabile del relativo suo carattere innovativo. Questa sua caratteristica si fonda sul principio "end-to-end"3 la nozione per cui la rete è attualmente “stupida”, in quanto sono gli utenti finali (end) a scegliere sui contenuti e non i proprietari di cavi o i proprietari di contenuti. La rete in sé dovrebbe rimanere volutamente "stupida" ovvero incapace di discriminare fra differenti forme di traffico della rete, mentre l'"intelligenza" dovrebbe essere distribuita alle sue estremità finali, delegata quindi ai calcolatori degli utilizzatori finali. Anche se questo principio architetturale originariamente fu adottato per i motivi tecnici, è divenuto subito evidente che comunque questa sua caratteristica di "libertà" ha comportato determinate conseguenze sociali ed economiche. Per esempio, il principio "end-to-end" per sua natura implicita promuove la libera espressione, poiché limita l'estensione entro cui i detentori di diritti della rete possono censurare i contenuti chiudendoli entro i loro recinti. La tecnologia e i suoi prodotti nei progressi dei settori correlati all'informatica in senso stretto e le tecnologie di rete giocano un ruolo fondamentale nello sviluppo della GII, Global Information Infrastructure4, ma è soprattutto il bene "informazione" ad avere un ruolo centrale. Telefono, fax, computer, cavi coassiali, satelliti, linee di trasmissione a fibre ottiche, televisori, scanner, videocamere, stampanti, o anche gli stessi supporti tecnologici quali compact disc, video, audio, e così via, dovranno convivere in un ambiente "comune" di modo da rendere accessibile il bene informativo di contenuto, al di là della sua forma o "fisicità elettronica". Le industrie di contenuto o produttori di contenuti digitali (content provider) si stanno attrezzando ormai da qualche anno nell'offerta di contenuti posti al centro di servizi personalizzati. Altrettanto fondamentale è il presupposto che, per la realizzazione e potenziamento della GII sono in primo luogo coinvolte le persone che si occupano di creazione ed utilizzo dell'informazione, gli sviluppatori di applicazioni e servizi informativi, i costruttori di dispositivi per le facilitazioni nell'accesso ai contenuti, e tutte quelle figure che si occupano di formazione, tecniche di apprendimento a distanza, training per l'uso degli strumenti di ricerca, per il recupero e disseminazione dell'informazione di contenuto. Il concetto di Informazione è ricco di connotazioni, può essere visto come un corpus di segnali, come elementi di comunicazione, come cultura, processo, conoscenza, contenitore, o come oggetti. In linea con quanto suggerisce Christine L. Borgman5 l’informazione consiste di cose che possono essere utilizzate nei sistemi informativi, dove per sistema informativo si comprendono anche le biblioteche digitali. Analogamente, i documenti vengono percepiti come oggetti6 raccolti e organizzati nella biblioteca digitale a beneficio di una comunità di utilizzatori che utilizza l'infrastruttura informativa attraverso la biblioteca digitale. I documenti contenenti informazioni, organizzate in contenuti, possono esistere in varie e differenti forme. 1 Hafner, K e Lyon, M. "Where Wizard Stay Up Late: The Origins of the Internet". Simon & Schuster, 1996 Lawrence Lessig è stato consulente del governo statunitense nella causa contro la Microsoft 3 Lessig, Lawrence "The Future of Ideas: The Fate of the Commons in a Connected World". 4 Global Information Infrastructure (GII), in italiano Infrastruttura Globale dell'Informazione (IGI) 5 Borgman, Christine L. "From Gutenberg to the Global Information Intrastructure (GII): Access to Information in the Networked World". Cambridge, Mass.: The MIT Press, 2000. viii, 324 p. 6 documents-like objects 2 E' necessario distinguere tra il concetto di biblioteca digitale globale e infrastruttura globale dell'informazione, perché differenti possono essere i livelli di accessibilità ai contenuti a seconda dell'infrastruttura informativa in cui transitano i contenuti o i beni informativi in generale. GII Global Information Infrastructure e NII National Information Infrastructure Il dibattito politico pubblico dei vari governi si sta perciò orientando nella realizzazione di progetti e iniziative tesi al potenziamento delle capacità correlate all'infrastruttura dell'informazione all'interno dei singoli paesi, in raccordo con un'infrastruttura globale dell'informazione. La composizione della GII prevede reti locali, nazionali e regionali, di modo che una rete di reti faciliti la condivisione di informazioni. Attraverso l'interconnessione di reti locali, nazionali, regionali e globali, la GII incrementa la crescita economica, creando lavoro in professioni nuove e già emergenti, in quanto instaura un mercato globale dell'informazione che incoraggia un discorso sociale a vasto raggio entro e fra i popoli di tutti i paesi. Il principio end-to-end su citato, facendo rispettare la neutralità competitiva, ha conseguenze profonde per innovazione. Chiunque con una nuova idea può contare sul fatto che la rete tratterà le sue applicazioni nello stesso modo che tratta le applicazioni introdotte dalle più grandi società, che hanno un nome noto alle spalle. Contrariamente alle infrastrutture comunicative che hanno preceduto Internet, per esempio la televisione via cavo o il telefono, l'architettura end-to-end crea un terreno di innovazione comune, un campo da gioco aperto e livellato che permette agli innovatori di competere su basi di partenza di assoluta parità. Il concetto di GII si estende perciò ben oltre l'hardware o il software, in quanto utilizza e mette in relazione tutte le infrastrutture informative. Si fonda su un sistema di applicazioni, attività e relazioni, laddove il contenuto informativo trova dimora indipendentemente dal suo scopo o dalla sua forma, programma video, database scientifici o commerciali, immagini, registrazioni sonore, archivi di biblioteche, o altri media. L'accesso ai contenuti in formati diversi e su media differenti è facilitato, nell'ottica di GII, dall'adozione di standard, dalla predisposizione di interfacce utente e dalla scrittura di codici di trasmissione che facilitino l'interoperabilità tra le reti e che assicurino al contempo la riservatezza e la sicurezza delle informazioni che vi transitano come pure la sicurezza e affidabilità delle reti stesse. Fondamentale è il concetto di interoperabilità definito come la compatibilità tra differenti applicazioni e servizi che consentono il colloquio aperto tra sottosistemi facenti parte di un sistema più ampio. La compatibilità agisce a specifici livelli di interazione che sottostanno a insiemi di regole e protocolli prescritti, di modo che l'informazione possa fluire attraverso differenti canali informativi. L'interoperabilità permette a diversi sottosistemi di comunicare l'un l'altro di modo che ciascuna applicazione o servizio possa essere trasparente all'utenza, in termini di sintassi, ma anche in termini di semantica tra sottosistemi. Numerosi paesi, Stati Uniti in testa, stanno promuovendo iniziative nazionali con l'obbiettivo comune e condiviso di assicurare che i potenziali benefici dei progressi nel campo delle tecnologie dell'informazione e delle telecomunicazioni siano realizzati per tutti i cittadini e che ogni cittadino sia messo in grado di fruire appieno di tali benefici. Nel 1993 l'allora presidente degli Stati Uniti Clinton e il Vice Presidente Gore iniziarono a sostenere l'iniziativa nota come NII, National Information Infrastructure7 o infrastruttura nazionale informativa entro l'infrastruttura globale dell'informazione. Gli obbiettivi di NII si possono riassumere nei seguenti punti chiave: 77 National Information Infrastructure (NII), in italiano Infrastruttura Nazionale dell'Informazione (INI) Promuovere gli investimenti nel settore privato Estendere il concetto di servizio universale al fine di assicurare che le risorse informative siano disponibili a tutti a prezzi abbordabili Agire come catalizzatore per la promozione dell'innovazione tecnologica e delle nuove applicazioni Assicurare la sicurezza delle informazioni e l'affidabilità della reti Offrire accesso all'informazione governativa Tutelare i diritti di proprietà intellettuale Nell'ottica NII le biblioteche dovranno essere la fonte di riferimento dell'informazione digitale, offrendo accesso libero in modo gratuito, migliorando soprattutto il flusso dell'informazione elettronica di fonte pubblica di tipo governativo e mettendosi al centro del processo di creazione e disseminazione dell'informazione scientifica. Infrastrutture informative La Società dell'Informazione si sta evolvendo verso una stretta integrazione tra i diversi aspetti che regolano la nostra quotidianità attraverso l'interazione dei bisogni informativi all'interno delle infrastrutture informative le quali sono preposte all'accesso ai contenuti. In tal senso, per citare un esempio, iniziative come quelle di NFS/DARPA/NASA8 sembrano essere eccellenti trampolini di lancio dove collezioni digitali e repositories mettono a disposizione contenuti intellettuali scientifici di grande valore non solo culturale, ma anche sociale ed economico. L'infrastruttura dell'informazione di NII, similmente alla GII, è composta da una complessa gerarchia di reti eterogenee e sistemi informativi sull'intero spettro delle applicazioni. Le applicazioni coinvolte in quest'arena coinvolgono le infrastrutture dell'informazione di ambienti diversi che interagiscono ai differenti livelli nazionale/globale. Gli ambienti in cui le applicazioni di NII colloquiano riguardano i settori della produzione industriale e del commercio elettronico, le reti domestiche, dei trasporti, le infrastrutture informative del settore sanitario, e quelle sul monitoraggio dell'ambiente, le infrastrutture informative per l'educazione, insegnamento a distanza e formazione durante tutto l'arco della vita. Inoltre, essenziale applicazione in quest'arena è l'infrastruttura informativa dei servizi governativi che ogni Paese deve necessariamente costruire, al pari degli essenziali edifici pubblici- per l'accessibilità alla documentazione di fonte pubblica, ma soprattutto per la disseminazione informativa di dati pubblici e di ricerca. Secondo Lawrence Lessig9, l'infrastruttura della comunicazione è suddivisa in tre strati o luoghi: fisico, logico e di contenuto. Lessig, "esempio di sintesi tra uomo di diritto e uomo tecnologico"10, che ama utilizzare metafore, prende a prestito quella dei layers delle reti di comunicazione per tracciare un paragone tra ambienti comunicativi diversi. Inizia col descrivere i luoghi di Hyde Park Corner, il luogo fisico dove i londinesi si ritrovano per manifestare le loro idee, in analogia con la Rete il luogo virtuale per eccellenza dove avvengono scambi comunicativi estesi. Lo strato fisico di Hyde Park è il parco stesso, mentre in Internet questo strato rappresenta il primo livello, quello dei cavi e delle macchine. Lo strato logico è il linguaggio degli individui, e in Internet è dato dai protocolli che determinato le modalità d'uso dei cavi. Lo strato dei contenuti è rappresentato dai discorsi degli individui stessi che avvengono nel parco, e corrisponde in virtuale a quelli che circolano su Web. 8 Per informazioni sul progetto vedere: "LAURIN Analysis and design of the Central Node" <http://laurin.uibk.ac.at/reports/d33004.pdf> 9 Lessig, Lawrence "Code and Other Laws of Cyberspace". New York, Basic Books, 1999, 320 pp. Recensioni e commenti al testo a: <http://code-is-law.org/> 10 Di Pasqua, Emanuela "Cyberdiritto e proprietà comune". Articolo sulla citata conferenza di Stresa apparso sul "il Manifesto" del 13 maggio 2001 "Il rischio è che il codice informativo imponga le sue regole senza che la gente possa assumersi la responsabilità della scelta. Chi usa un personal nel Web è spesso passivo di fronte a queste regole. Le accetta perché non crede che potrebbero essere eliminate o modificate: ma non sarebbe pronto a subire allo stesso modo le leggi approvate dal un Parlamento". Per fare un esempio pratico oggi il software per le chat di American Online permette ad un numero massimo di ventitré persone di discutere assieme. In una tale situazione di monopolio non esiste una vera "piazza tipo Hyde Park" dove i cybernauti possano protestare contro il fornitore d'accesso (access provider). Se a livello di strato fisico i proprietari delle infrastrutture acquisiscono il potere di discriminare a livello temporale i contenuti che vi transitano -Internet a banda larga- è possibile un controllo proprio sul terzo livello, che è quello dei contenuti, da parte dei detentori di diritti, protetti dalle leggi nazionali e internazionali. Secondo Lessig, ciò rappresenta un grave pericolo in quanto la capacità di discriminazione sui contenuti viene inserita ad un livello di Internet che prima era neutro11. L'infrastruttura della comunicazione offre il nucleo verso cui e da cui tutte le altre componenti infrastrutturali si diramano, ove si innestano l'infrastruttura semantica, l'infrastruttura per la protezione delle informazioni, l'infrastruttura dedicata alla conservazione, l'infrastruttura utente e l'infrastruttura collaborativa. Sono tutte infrastrutture informative su cui poggia la biblioteca digitale globale, somma di tutte le biblioteche digitali interconnesse. La Biblioteca Digitale Globale Trasversalmente, ma con un ruolo centrale, di snodo e raccordo tra differenti gerarchie e differenti livelli infrastrutturali si colloca l'infrastruttura informativa delle biblioteche. Nella proposta di Al Gore del marzo 1994 uno dei principi fondamentali su cui si basa il piano di azione di GII12 prevede la creazione della Biblioteca Digitale Globale la quale risulta direttamente coinvolta nell'interconnessione di scuole e biblioteche in ogni paese via Internet. Rendere disponibili online i documenti digitali, siano essi nati come oggetti digitali o siano prodotto da trasposizioni cartacee, o di conversioni di altri formati, rende il loro contenuto accessibile a un più vasto pubblico. I formati digitali, come accade con qualsiasi nuova tecnologia, rappresentano un compromesso tra le potenzialità implicite al loro essere digitale e la perdita di qualità che tale condizione può comportare rispetto a documenti originali su altri formati (stampa, pellicola, ...). Questo accade prevalentemente se il documento non nasce come oggetto digitale. Il contenuto è codificato in bit discreti, spesso sacrificando la nitidezza delle immagini e dei suoni. Il contenitore digitale non è "leggibile con occhio"; può essere aperto, letto, usato, reso funzionante soltanto con le adeguate applicazioni e con tecnologie appropriate. I media digitali devono rinnovarsi periodicamente e i contenuti devono essere trasposti con l'ausilio delle nuove tecnologie al fine di conservare la memoria e di trasferirla alle generazioni future. Per questa ragione la conservazione dei contenuti in forma digitale si profila come una delle più grandi sfide nell'era dell'informazione. Il ruolo delle biblioteche nel futuro tecnologico sarà, sempre di più, quello di aiutare a fornire equamente informazione per il pubblico. Le biblioteche continueranno a coordinare e facilitare la conservazione dei record nei cataloghi (di vecchia o nuova concezione) e a mantenere copie dei documenti in formati tradizionali, ma soprattutto digitali. Le espressioni delle produzioni intellettuali del proprio paese devono poter essere raggiungibili e accessibili dall'infrastruttura informativa dei servizi bibliotecari di ciascun paese all'interno della piattaforma GII. 11 12 Lessig, Lawrence "Code and Other Laws of Cyberspace". Op. cit. incorporato nella Buenos Aires Declaration Il ruolo del bibliotecario cambierà significativamente in quanto sempre più diviene gestore di informazione e di conoscenza assieme. Quest'ultimo punto, la gestione della conoscenza, data la peculiarità di un ruolo multiforme coinvolgerà il bibliotecario nei vari anelli della catena informativa, rendendolo partecipe nella fase della generazione dei processi e nella produzione di documenti digitali. Questa rivoluzione porterà ad incrementare tutte quelle funzioni correlate a facilitare l'accesso ai contenuti, ma anche e soprattutto l'insegnamento a distanza e il supporto all'utenza remota per l'educazione all'utilizzo delle applicazioni delle infrastrutture informative. Education and Training sono requisiti fondamentali al raggiungimento degli obbiettivi di NII: educazione e addestramento ai modi di utilizzare le biblioteche digitali all'interno delle infrastrutture informative nazionali e di incorporare queste risorse dentro i posti di lavoro e dentro le abitazioni al fine di migliorare la qualità della vita dei cittadini. Inoltre lo sviluppo di competenze sul versante dei sistemi di automazione bibliotecari per la gestione di risorse digitali, sta creando una schiera di bibliotecari-sistemisti in grado di manovrare le risorse elettroniche remote da un contenitore all'altro (OPAC, banche dati, periodici elettronici), mentre all'interno dei consorzi si negoziano i diritti di accesso all'informazione per la fruizione dei contenuti. Il tema centrale della sessantaseiesima Conferenza Generale IFLA tenutasi a Gerusalemme, nell'agosto del 2000, "Information for Cooperation: Creating the Global Library of the Future" si è svolto lungo queste tematiche le quali, a livello trasversale, hanno toccato gli aspetti della cooperazione internazionale nello scambio e utilizzo dell'informazione. La conferenza IFLA ha messo in luce come nella GII i professionisti dell'informazione, bibliotecari in testa, avranno un ruolo centrale per far fronte ad una domanda di contenuti sempre più crescente proveniente dai vari ambiti specialistici, a patto che riescano a maturare una duplice dimensione organizzativa, legata alle necessità locali -o delle loro nazioni- in applicazione diretta ad un obbiettivo più ampio correlato alla comunità internazionale. Navigare utilizzando tecnologia adeguata al fine di recuperare informazioni, organizzare, confezionare e distribuire le informazioni recuperate, sviluppare capacità per la creazione di contenuti informativi da disseminare in contesti integrati, rendere accessibili i contenuti posti in rete con azioni di supporto e promozione ad un discorso sull'accessibilità, digitalizzare contenuti al fine di preservare il passato per il futuro, sono tutte operazioni "sui contenuti" che dovranno essere condotte nelle duplice dimensione locale-globale e nel rispetto delle leggi dei singoli paesi e delle norme sui diritti di proprietà intellettuale. E’ un'opportunità unica per i professionisti del settore Library and Information. Nell'ambito dello scambio bibliografico per esempio, l'utilizzo di metadati sarà la chiave che consentirà l'apertura di mondi differenti che parlano linguaggi diversi: attraverso i metadati mondi diversi comunicano e sono posti in relazione gli uni con gli altri. I metadati, o "dati sui dati", sono componenti essenziali per l'infrastruttura informativa, in quanto includono sia i dati intrinseci del documento che descrivono, sia i dati estrinseci, come la sua storia, i diritti di proprietà, le condizioni di conservazione, e l'hardware e il software necessari al suo utilizzo. Alcuni metadati sono generati automaticamente, altri vengono creati manualmente da professionisti del settore. Alcuni sono generati al momento della loro creazione o digitalizzazione, mentre altri si accrescono durante i flussi migratori nel trasporto del documento stesso. Considerati nell’insieme, i metadati forniscono i meccanismi per descrivere e rappresentare i documenti-oggetti. Sono essenziali nell’organizzazione delle biblioteche digitali individuali, nelle aggregazioni di biblioteche digitali a livelli intermedi e perciò per la biblioteca digitale globale. I diritti di proprietà intellettuale Il diritto di proprietà si basa sulla disponibilità e sul controllo dei beni che ne sono oggetto e in un'economia statica il diritto di proprietà, soprattutto se agisce su beni materiali, trova la sua massima realizzazione. E' messo fortemente in crisi quando, a fronte di un'economia che diviene dinamica, i beni immateriali dell'ingegno vengono sottoposti a violazioni dovute all'espandersi delle nuove tecnologie a "portata d'accesso di tutti". Il concetto di proprietà intellettuale, riconducibile ai vari sistemi normativi (copyright o diritto d'autore o sistemi ancora differenti) deve necessariamente estendersi oltre i confini di ogni singolo stato e includere nelle sue possibili utilizzazioni libere o limitazioni dei diritti, ogni entità connessa, compresi tutti i cittadini. Tuttavia va tenuto presente che, nonostante gli sforzi della WIPO, World Intellectual Property Organization13, spesso i sistemi legislativi di vari paesi del mondo che regolano la proprietà intellettuale non presentano al loro interno una struttura giuridica organica e coerente, ma sono frutto di varie norme cucite assieme, le quali formano corpi normativi difficilmente armonizzabili all'interno di un contesto globale. Usando una metafora presa a prestito da Bill Strong14, il sistema normativo internazionale assomiglia oggi al sistema ferroviario agli esordi, quando un treno poteva arrivare soltanto fino al termine di una concessione di proprietà locale, perché la concessione vicina aveva utilizzato le rotaie d'un calibro differente. A queste differenze si aggiunga il fatto che quasi tutti i sistemi normativi nazionali che regolano la proprietà intellettuale si riferiscono a contenuti su supporto cartaceo. Un editore degli Stati Uniti può incontrare problemi concernenti la sfera del diritto morale in territorio francese, nell'utilizzo di fotografie, problemi che mai incontrerebbe in un contesto di copyright. Un editore tedesco può imbattersi in ciò che considera "furto" dalla sua banca dati, distribuita negli Stati Uniti, e imparare al contempo che sotto la dottrina Feist quello che viene considerato "furto" è piuttosto un sacro diritto di tutti i cittadini americani15. Queste differenze non solo formali dei vari corpi normativi, agiscono soprattutto nella sfera dei diritti morali, mettendo in evidenza la necessità di un coordinamento forte a livello internazionale. Nel frattempo, al fine di sormontare differenze proprie di sistemi che devono colloquiare, in termini di scambio di mercato di beni informativi, in paesi con leggi differenti, ove la proprietà intellettuale può essere intesa e percepita in mille sfumature diverse, l'unica soluzione alle numerose incompatibilità normative è quella offerta dal rapporto contrattuale che si instaura liberamente tra le parti: fornitori di contenuti e biblioteche, editori o utenti. Va anche sottolineato che la protezione della proprietà intellettuale o meglio lo sfruttamento dell'opera o del prodotto dell'ingegno, trova un limite nella legislazione antitrust dei vari paesi. Non è poi così banale porci la domanda, dopo il recente caso Microsoft se, il concetto di potere monopolistico, così come è inteso oggi dalle legislazioni antitrust, sia adatto a regolare il delicato 13 OMPI Organizzazione Mondiale Proprietà Intellettuale, con sede in Svizzera, a Ginevra. L'OMPI fu creata nell'ambito della convenzione di Stoccolma, il 14 luglio 1967, al fine di estendere in modo armonizzato e a livello internazionale la protezione per la proprietà intellettuale. Le sue origini risalgono però molto prima e precisamente alla Convenzione di Parigi del 1883 per la protezione della proprietà industriale e alla successiva Convenzione di Berna del 1886 per la protezione della proprietà letteraria ed artistica. 14 Strong, Bill "Copyright in a Time of Change" The Journal of Electronic Publishing. March, 1999 Volume 4, Issue 3 <http://www.press.umich.edu/jep/04-03/strong.html> 15 La dottrina Feist è nota per il concetto che un'opera, in particolare un database "sui generis" non rientra sotto tutela, per il solo fatto di essere prodotta con il solo "sudore della fronte". Il sistema normativo del copyright, a differenza del sistema europeo, non riconosce la tutela sui generis per quei database non considerati aventi carattere di originalità. Brown, Mary Maureen, Bryan, Robert M. "Database protection in a digital world". Richmond Journal of Law & Technology.. Volume VI, Issue 1. Symposium 1999 <http://www.richmond.edu/~jolt/v6i1/conley.txt> rapporto tra gli interessi di chi detiene i diritti di monopolio e la tutela dei consumatori, in questo caso fruitori dell'informazione16. Gervais17 offre una approfondita analisi sulla gestione dei diritti in ambiente digitale, seppur orientata al contesto copyright, comunque ricca di possibili soluzioni attuate attraverso l'applicazione di sistemi elettronici di gestione dei diritti operanti all'interno delle reti globali dell'informazione. Il fatto per esempio di impedire, prosegue Gervais, attraverso l'emanazione di rigide norme sui diritti d'autore e diritti connessi, la pubblicazione di contenuti (testi, musica, notizie) non è solo una questione economica per un "equo compenso" che non viene incassato, ma ha una ragione meno banale, che è quella correlata al voler mantenere un monopolio sui contenuti. Per guardare ad un fenomeno del tutto diverso, proveniente dal settore dell'industria del software, Linux ci offre un altro approccio di marketing che riguarda la proprietà intellettuale, con un controllo attuato attraverso l'assegnazione di stringhe come elementi di unità informative che regolano la distribuzione del software libero. Prima di Linux era necessario assemblare assieme varie parti componenti, recuperate da siti differenti, integrandole, al fine di far funzionare un PC. Solo personale esperto era in grado di mettere insieme una versione funzionante. La comparsa nei primi anni novanta del sistema operativo Linux colloca l'industria del software, in particolare quel segmento che si occupa di sviluppo di sistemi operativi, su una linea di tendenza assai promettente, sia a livello di accesso libero a contenuti intellettuali che creano altri contenuti intellettuali, sia in relazione allo sviluppo di mercato che queste dinamiche comportano. La filosofia che sottende Linux non necessariamente è una filosofia di tipo cooperativo, e non necessariamente Linux esula dal mondo commerciale, sebbene siano in molti a pensare erroneamente che Linux significhi "cooperazione" e che OpenSource sia sempre sinonimo di software libero. Attraverso agenzie che distribuiscono software libero, dette appunto distribuzioni, il software Linux viene distribuito anche in associazione a programmi non solo OpenSource ma integrato con software commerciali non liberi. Questo sta portando a spostare l'attenzione più sulla popolarità di Linux che sul suo essere "software libero", influenzando le decisioni sull'adozione del software di tipo OpenSource basate più su scelte politiche, cioè la popolarità del prodotto, piuttosto che sulle analisi tecniche del software18. I diritti di proprietà intellettuale, per tutte le ragioni di cui si è accennato in questa veloce panoramica, come si può chiaramente intuire, sono al centro di una delle dispute più confuse ma al contempo più cariche di emozione dell'era digitale. Prima dell'avvento di Internet e in particolare del Web, era difficile dissezionare la proprietà intellettuale, tra il messaggio e il medium inteso come veicolo attraverso il quale il contenuto del messaggio veniva trasportato. Perciò le leggi che hanno governato gli esercizi di utilizzo della proprietà intellettuale fino alla nascita del Web risultavano relativamente chiare, in quanto si riferivano sia al contenuto che alla sua forma/contenitore/supporto. Dal momento in cui un'idea può essere espressa in differenti linguaggi, assai diversi da quelli conosciuti fino ad oggi, e manifestata in forme del tutto nuove che coinvolgono nuovi formati di documenti, in cui i contenuti trovano dimora, molte sono le domande che animano il dibattito internazionale. "Chi possiede cosa?", "Cosa esattamente si possiede?" "Quali i diritti relativi alla cessione e trasferimento di proprietà?" Sono tutte domande cui non è facile dare risposta19. 16 Mi riferisco alla relazione tenuta da David Boies "Cyberspazio e Antitrust" alla conferenza internazionale su "Proprietà intellettuale e cyberspazio" a Stresa il 4 e 5 maggio 2001. Boies dello studio legale Boies Schiller & Flexner, NewYork (caso Napster) 17 Gervais, Daniel J. "Electronic Rights Management and Digital Identifier Systems," The Journal of Electronic Publishing March, 1999 Volume 4, Issue 3 <http://www.press.umich.edu/jep/04-03/gervais.html> 18 Sul software OpenSource e sui temi connessi alla proprietà intellettuale dei software si veda M.J. Radin, "Proprietà e cyberspazio", in Riv. Crit. Dir. Priv. 1997, p. 89 ss.; J. P. Barlow, "The Economy of Ideas", in Wired, mar. 1994. J. P. Barlow, S.L. Garfinkel, "Programs to the People", in Tech. Rev., feb. 1991, p. 52 19 LeJeune, Lorrie "Who Owns What?" The Journal of Electronic Publishing. March, 1999, Volume 4, Issue 3 Così come siamo tutti consapevoli che la questione correlata alla proprietà intellettuale potrebbe cambiare le sue connotazioni, formali e legali, nel giro di qualche anno, dovremo anche prevedere come fronteggiare questi cambiamenti, ciascuno per il proprio ruolo, specialmente alla luce del fatto che l'informazione digitale è informazione globale e, in virtù del suo essere globale, rappresenta buone opportunità commerciali. Sono in molti a pensare che Internet, ma soprattutto il Web sia una minaccia alla proprietà intellettuale e perciò molti gruppi di interesse stanno tentando di proporre cambiamenti alle leggi al fine di proteggere i loro interessi economici, innescati su situazioni di monopolio. Soprattutto in considerazione del fatto che i nuovi mezzi di trasporto di contenuti rappresentano opportunità di mercato non indifferenti, varie lobbies di mercato propongono ai governi di prevedere nuovi diritti a tutela dei loro interessi e a svantaggio del diritto di accesso all'informazione, laddove l'informazione dovrebbe essere vista come bene pubblico mondiale. In questo ambiente di mercato economico globale, la gestione dei diritti diviene una necessità. Tutelare i diritti di proprietà intellettuale è uno dei punti chiave degli obbiettivi delle NII, ma quest'area è considerata parimenti anche uno degli ostacoli al raggiungimento delle applicazioni stesse delle NII nelle biblioteche20. Tre sono le significative condizioni che intervengono nelle nuove sfide correlate alla protezione delle opere su Web. La prima è legata alla riproduzione digitale, facilmente effettuabile in economia di costo, fattore che porta alla produzione di un numero indefinito di copie perfette e indistinguibili dall'originale. La seconda è dovuta alla possibilità di convertire l'informazione, contenuta in media differenti, in un singolo stream, facilmente manipolabile, che dà origine ad una varietà di nuovi lavori. La terza condizione riguarda la distribuzione dell'informazione digitale, la quale può essere all'istante scaricata e inviata via rete a migliaia di utenti. A maggior ragione sono necessarie, all'interno delle biblioteche digitali, politiche e standard definiti in strategie che assicurino un bilanciamento tra i diritti di proprietà intellettuale e il diritto di accesso ai contenuti nell'ottica dei concetti copy-right, inteso come diritto di copia, fair use, inteso come equo utilizzo (equo compenso) e accesso universale. Molti aspetti di questa spinosa e controversa questione sono stati trattati ampiamente ad una recente conferenza internazionale su "Proprietà intellettuale e cyberspazio" tenutasi a Stresa il 4 e 5 maggio 2001 dove esperti di calibro mondiale si sono riuniti per fare il punto sulla situazione21. In quella sede, giuristi di fama internazionale hanno posto l'accento sul pericolo di un rafforzamento delle tutele e molti degli intervenuti hanno espresso forte preoccupazione sul destino di diritti fondamentali come quello della libertà di espressione o del diritto d'accesso all'informazione, qualora il collegamento tra proprietà intellettuale e monopolio divenga sempre più subdolo e impercettibile. Quando esiste accumulo di proprietà intellettuale, e solitamente questa condizione non è propria degli autori, bensì dei detentori di diritti avuti in cessione (content provider, softwarehouse, case discografiche, ...), le motivazioni che sottendono alla sua tutela non reggono più a livello morale e, a livello economico, la concorrenza stessa viene messa in grave pericolo. Si tratta di un vero e proprio assalto alla libertà di accesso all'informazione, attraverso lo stendardo della proprietà intellettuale, libertà presa di mira e bersagliata da tutte le direzioni. Pamela Samuelson22 lancia un avvertimento in relazione all'art. 2B, proposto in emendamento all'Uniform <http://www.press.umich.edu/jep/04-03/glos0403.html> 20 A riguardo vedi il documento IITF Information Instrastructure Task Force "Barriers to the Creation and Use of Library Applications" <http://nii.nist.gov/nii/applic/lbr/lbrbar.htm> 21 Alla conferenza di Stresa parteciparono tra i molti nomi noti: David Boies, avvocato di Napster, Richard Urowsky avvocato della Microsoft, Jean Jacques Gomez, il giudice del Tribunale di Parigi che ha emesso la sentenza sulle aste naziste di Yahoo!, Guido Rossi nel ruolo di chairman, Lawrence Lessig, giurista alla scuola di legge della Stanford University , il giudice della corte d'appello degli Stati Uniti Guido Calabresi e Jack Balkin, costituzionalista e direttore dell'Information Society Project alla Yale Law School 22 Samuelson, Pamela . "Does Information Really Want to be Licensed?". The Journal of Electronic Publishing Copyright Code statunitense23, il quale può influenzare sulle licenze software in modo fortissimo, tutelando i produttori di software e le industrie dello spettacolo, contro la temuta pirateria, ma limitando libertà fondamentali. Nel mondo dell'e-book, attraverso dispositivi detti shrink-wrapping potrebbero essere inserite licenze limitanti la libertà d'espressione, in clausole ove per esempio si vieti di effettuare recensioni negative del volume digitale "aperto". Samuelson afferma che il tentativo di girare attorno al copyright24 attraverso il meccanismo delle licenze condurrà ad aumentare i problemi per entrambe le parti, i detentori dei diritti di proprietà e gli utilizzatori dei contenuti. La concessione da parte dei governi, entro le leggi nazionali, o all'interno dei trattati internazionali, di nuove protezioni, porta a un fiorire di tanti e diversificati diritti -nuovi e spesso ritagliati su specifiche situazioni di mercato- correlati al diritto d'autore. Per questo tali diritti, in contesto europeo per esempio, vengono definiti come "diritti connessi al diritto d'autore" in quanto sono una specie di estensione ai diritti che l'autore detiene sulle proprie opere, ma che cede o trasferisce a terze figure. Da quanto afferma Samuelson si può dedurre che il meccanismo delegato alle "licenze", potrebbe risultare alla fine poco adatto per un accesso all'informazione esteso in un contesto di GII. In questa cessione di diritti di proprietà a catena possono intervenire vari passaggi, in quanto numerose sono le figure del mercato digitale che possono essere coinvolte nella produzione di contenuti da porre su Web. Il trasferimento dei diritti connessi può attuarsi per fasi successive, attraverso contratti diversificati, di cui alla fine l'autore non ha più consapevolezza alcuna. In questa delicata fase i bibliotecari devono essere consapevoli di cosa comporta l'acquisizione e il trattamento di una risorsa elettronica, in quanto risorsa di contenuti su cui possono gravare diritti a vario titolo e a vario livello. Diritto di accesso all’informazione Se davvero la conoscenza è potere, ci dice Christine Borgman25, allora l'infrastruttura dell'informazione globale potrà rendere l'uomo più potente migliorando l'accesso all'informazione. Tra le molte promesse dell'infrastruttura dell'informazione globale vi è quella di migliorare l'accesso all'informazione in molte delle sue forme e da qualsiasi luogo si acceda. Nell'accesso all'informazione si trova il potenziale per il miglioramento della vita degli uomini, l'aumento dell'equità sociale, l'accelerazione degli scambi commerciali. Indubbiamente obiettivi lodevoli, ma la loro realizzazione dipende da che cosa si intende per accesso all'informazione, da chi e dove viene realizzato e dalle politiche messe in atto per raggiungere questi obbiettivi. L'accesso all'informazione è un concetto ricco che incorpora in sé una serie di questioni comportamentali, filosofiche, tecniche e politiche e, nel significato di "accesso libero" inteso come "via d'accesso" è racchiusa prima tra tutte l'idea di "passaggio". Il termine "accesso" possiede una varietà di denotazioni e connotazioni. La maggior parte dei dizionari pone l'accento sul significato di accesso come "libertà e abilità di ottenere o utilizzare", di "autorizzazione, libertà o abilità di entrare, avvicinarsi, comunicare con, andare e venire da" [Merriam Webster 1993, p.6] e di "mezzo per avvicinarsi o avvicinare" oppure "passare" [Morris 1981]. Nel significato di "libertà e capacità" è presente in locuzione del linguaggio giuridico come "accesso alla proprietà" e "accesso alla giustizia"26 Ancora "Luogo per il quale si accede", "Facoltà di accedere", "Modalità per la lettura e registrazione di dati nella March, 1999 Volume 4, Issue 3 <http://www.press.umich.edu/jep/04-03/samuelson.html> 23 Reperibile in versione aggiornata al febbraio 1999 <http://www.law.upenn.edu/bll/ulc/ucc2b/2b299.htm 24 Samuelson si riferisce al contesto normativo statunitense, in particolare al documento governativo che regola la proprietà intellettuale noto come DCMA Digital Copyright Millenium Act, comunque la sostanza non cambia; le sue riflessioni sono valide i riferimento a qualsiasi contesto normativo 25 Christine L. Borgman, Op. cit. 26 Dal testo di Christine L. Borgman, Op. cit." memoria di un elaboratore" [Zingarelli, 1999]27, oppure "Possibilità di entrata in un luogo; di avvicinamento a una persona, a un ambiente sociale; di ammissione a un gruppo, a una istituzione", "Luogo per cui si accede. Accesso ai documenti amministrativi, diritto, di chi vi abbia interesse, di visionare gli atti formati dalla pubblica amministrazione". [Dizionario Italiano Giunti, 1977]28 Il concetto di accesso all'informazione trova le proprie radici nei servizi bibliotecari, la politica per le telecomunicazioni, e in molte altre arene. Può essere inteso in termini di connettività a una rete di computer e alla conseguente accessibilità dei contenuti. Accessibilità non sempre è sinonimo di disponibilità. Sono due concetti differenti seppur strettamente correlati. L'accessibilità è un concetto più ampio che coinvolge vari fattori, compreso quello della disponibilità (affordability29) del documento, ma non solo. Un documento disponibile non sempre è anche accessibile. Ho tentato di classificare in termini molto sommari, inquadrandoli in grosse categorie, i fattori o le condizioni che limitano l'accesso ai contenuti. Quattro le categorie: a) documenti, b) persone, c) paesi, d) legislazione. a) L'accessibilità ad un contenuto è data da vari fattori o condizioni proprie del documento che ospita il contenuto, sostanzialmente raggruppabili in tre grosse aree: 1. Uno dei fattori determinanti è quello della tecnologia necessaria per leggere o aprire il documento, se sofisticata o troppo pesante per essere alla portata di tutti, anche di macchine di bassa potenza. 2. Un'altra condizione limitante l'accesso al contenuto di un documento è la forma elettronica in cui esso si presenta, o il formato in cui è posto sulla Rete. Molti formati non sono accessibili agli utenti disabili, come non lo sono interi siti posti in Rete anche di amministrazioni pubbliche30. 3. Se il documento è accessibile a pagamento o richiede per la sua visualizzazione software adeguato a pagamento è un altro fattore che può limitare il libero accesso. Questo solitamente avviene all'interno di ambienti "controllati" ove risiedono contenuti soggetti a tutela in termini di proprietà intellettuale. La disponibilità è correlata al ruolo di chi fornisce l'informazione (provider commerciale) b) L'accessibilità può essere limitata anche a causa di condizioni che non dipendono dai documenti, ma da condizioni proprie di utenti e cittadini: 1. L'utilizzatore non possiede adeguate conoscenze per raggiungere l'informazione cercata e quindi si instaura una condizione di inaccessibilità in senso lato 2. Il problema delle barriere linguistiche non ancora superato dalla società multietnica (in parte correlato al fatto che molti documenti sono disponibili solo in lingua inglese) c) A livello ancor più in generale parliamo di limitazione all'accessibilità ai contenuti intellettuali e di limitazione del diritto di accesso all'informazione nelle seguenti tre condizioni "primarie" legate ai singoli Paesi 1. Laddove esistono barriere geografiche che impediscono il colloquio tra i popoli 2. Nei Paesi dove non vi è libertà di espressione o dove l'accesso a Internet è sottoposto a controlli o filtri (attualmente circa una ventina di Paesi) 27 Da Zingarelli "Vocabolario della lingua italiana" a cura di Miro Dogliotti e Luigi Rosiello, dodicesima edizione, 1999, Zanichelli Editore, Bologna. 28 Da "Dizionario Italiano" Sabatini Coletti, Edizione in CD-Rom, 1997, Giunti Gruppo Editoriale, Firenze. 29 "Affordability", il termine inglese contiene l’idea di disponibilità ma anche di "potersi permettere". 30 Vedi raccomandazioni W3C sull'accessibilità ai contenuti del Web. WAI-IT Gruppo di studio sull'uguaglianza d'accesso ai servizi delle biblioteche in traduzione italiana sul sito AIB-WEB <http://www.aib.it/aib/cwai/cwai.htm> 3. Nei Paesi in via di sviluppo dove il concetto di NII non è operativo in quanto mancano completamente le infrastrutture informative d) A livello meta si colloca la questione giuridica correlata alle legislazioni che regolano la proprietà intellettuale: 1. A livello nazionale, per ciascun Paese 2. A livello di aggregazioni tra Paesi (direttive europee per esempio) 3. A livello internazionale, in relazione all’armonizzazione fra i differenti sistemi o corpi normativi, o negli accordi e trattati Proprietà intellettuale e diritto di accesso ai contenuti Il bilanciamento tra diritto di accesso ai contenuti e tutela della proprietà intellettuale si gioca tutto sul piano normativo, a livello non solo di singole nazioni ma soprattutto a livello sovranazionale. Esiste una forte contraddizione implicita al fatto che i paesi che sostengono il diritto di accesso globale all'informazione, attraverso le politiche di potenziamento delle infrastrutture informative entro il quadro GII, sono gli stessi che impongono ai paesi tecnologicamente meno avanzati scelte tese a tutelare i propri interessi economici. Le nazioni sviluppate del mondo attraverso il potere della loro supremazia economica -accordi GATT, General Agreement on Tariffs And Trade31, o minacce di ritorsioni commerciali (embarghi)- hanno brutalmente obbligato il resto del mondo ad approvare norme o leggi incompatibili con le culture e tradizioni locali, leggi che hanno lo scopo di garantire a tutti i diritti di proprietà intellettuale, diritti che noi diamo per scontati da alcuni secoli, a tutto vantaggio di un mercato che non tiene conto delle diversità culturali e sociali. Forse ci si dimentica che la proprietà intellettuale deriva, per la sua stessa esistenza, da un consenso sociale che coinvolge tutte le parti in gioco. Il copyright -come il diritto d'autore- è un contratto sociale e presuppone una forte componente culturale. In Cina ed altri paesi asiatici, la proprietà intellettuale si innesta su un tessuto culturale che per duemila anni ha visto l'attività dell'imitazione come fondamento necessario ai fini dell'apprendimento e della trasmissione della cultura attraverso le generazioni. Nella ex Unione Sovietica il capitalismo ha preso il posto dello stato come entità che cerca di imporre regolamentazioni sulla circolazione della proprietà intellettuale. Ragione per cui i sovietici hanno sviluppato, nel corso delle loro vicende politico-culturali, un crescente timore e insofferenza, quasi un odio a forme di controllo sull'accesso ai contenuti, considerando piuttosto come valore quello di una libera circolazione delle idee come gesto assoluto di libertà. Inutile dire che parlare di diritti d'autore o di equo compenso, sia per questi paesi piuttosto arduo, in quanto la regolamentazione sulla proprietà intellettuale viene recepita in senso negativo, come un controllo sulla libertà di espressione. In Africa, dove le società hanno vissuto per millenni immerse nella cultura orale e dove l'espressione artistica era fondamentalmente religiosa nella sua caratterizzazione primaria, il copyright è visto come concetto coloniale, troppo astratto e comunque contraddittorio. Un controllo sull'informazione per questi Paesi viene percepito come un tentativo da parte dei Paesi ricchi di mantenere il vecchio sistema colonialista32. "Libertà di espressione e proprietà intellettuale nell'era digitale" è stato il tema provocatorio proposto a Stresa da Jack Balkin33, che ha sottolineato il rapporto di tensione tra libertà d'espressione e proprietà intellettuale. "La questione della proprietà intellettuale va considerata un collo di bottiglia nella catena della conoscenza dell'informazione e nella godibilità di alcuni beni e 31 Gli accordi GATT comprendono i TRIPs Trade-Related Aspects of Intellectual Property Rights Strong, Bill "Copyright in a Time of Change Op. cit 33 Conferenza internazionale di Stresa, Op. cit. 32 chiunque si trovi nel collo di bottiglia ha obblighi di natura pubblica. Un gioco d'equilibrismo dunque per gli uomini di legge che si trovano a dover difendere concetti sacrosanti e capisaldi del diritto, ma talvolta mascherati nella confusione che ha portato la nuova economia". Balkin sostiene la tesi per cui la durata di protezione dovrebbe, al contrario di quello che è avvenuto e sta avvenendo ancora in vari Paesi, essere drasticamente ridotta. Recentemente tale durata è stata innalzata da cinquant'anni a settanta; Balkin afferma che una riduzione di tale durata (vent'anni) risulterebbe un notevole stimolo alla crescita culturale. La tesi di Balkin, assai pragmatica, poggia sulle due coordinate spazio-tempo. Lo spazio di tutela, o l'ambito di protezione, andrebbe secondo Balkin ampliato per difendere la proprietà intellettuale in termini di originalità delle opere creative degli autori, di modo che il plagio trovi poco spazio di manovra. La coordinata temporale è quella condizione che agisce sulla durata di protezione della forma di un'idea che deve essere limitata nel tempo per dar modo all'idea originaria di liberarsi dal suo involucro (tutela) per rientrare libera nel flusso circolante delle idee tra gli uomini. Un'idea chiusa entro la sua tutela per novant'anni non può certo essere uno stimolo per l'innovazione tecnologica, né foriera di altre idee ai fini di una crescita culturale estesa. La libertà di espressione in questi casi, come ricorda sempre Balkin, rischia di degradare e da principio fondamentale viene fatto passare come mero ostacolo che impedisce alle grandi lobbies di far valere i diritti che detengono. "La sovranità degli Stati è oggi minacciata, poiché il codice o l'architettura della rete che controlla il cyberspazio costituiscono una sovranità concorrente a quella dello Stato. Ma il codice del cyberspazio può creare dei valori completamente diversi rispetto a quelli tradizionali dei nostri ordinamenti giuridici, che potrebbero essere conculcati, calpestati e sopraffatti da valori opposti. E questa è la ragione per cui il problema fondamentale del cyberspazio è ora soprattutto un problema giuridico e in particolare di teoria generale dello Stato"34. "Chi emette sentenze" ha aggiunto sempre alla citata conferenza internazionale di Stresa il giudice statunitense Guido Calabresi "non può disinteressarsi degli effetti che esse produrranno nella società e nella vita di ognuno, così come chi fabbrica bombe non può non pensare a dove cadranno". Non è certo uno scenario rassicurante, ci dice ancora Lessig, quando delinea i possibili rischi che i rafforzamenti nelle tutele potrebbero comportare. Lessig esorta i legislatori a prestare attenzione e a non lasciarsi confondere in quanto essi hanno, nell'emanare le leggi sul copyright o sulla proprietà intellettuale in generale, la responsabilità di fare in modo che non accada che la libertà di parola, possa venire manipolata e ridotta da chi sta esercitando un vero e proprio veto sullo sviluppo dell'innovazione. Un errore del genere sarebbe gravissimo e rappresenterebbe un attentato all'innovazione e alla democrazia. Voglio concludere citando l'esempio preferito di Lessig, preso dal mondo reale e di cui si possono trovare i riferimenti in rete35. Negli anni trenta quando l'architetto Robert Moses decise di congiungere Long Island a New York, progettò la costruzione di ponti stretti per impedire agli autobus di raggiungere le spiagge e i parchi dell'isola. Chi utilizzava i mezzi pubblici erano minoranze, in prevalenza i neri. Long Island nell'idea progettuale dell'architetto Moses doveva essere un luogo raggiungibile solo dalle automobili del ceto medio-ricco. L'architettura tecnologica dell'infrastruttura globale dell'informazione deve poggiare su fondamenta di libertà dove non devono esistere le barriere al diritto di accesso all'informazione e al diritto di libertà di espressione. L'uso dell'architettura, soprattutto nella costruzione di ponti e strade, può essere strumento di forte limitazione degli accessi e, nella rete, questi ostacoli possono divenire ancor più pericolosi, in quanto le barriere sono invisibili. 34 Dalla relazione di Guido Rossi "I nuovi diritti del Cyberspazio" Introduzione alla conferenza internazionale su "Proprietà intellettuale e cyberspazio" a Stresa il 4 e 5 maggio 2001. 35 The Master Builder: How planner Robert Moses transformed Long Island for the 20th Century <www.lihistory.com/7/hs722a.htm>