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Supplemento al Bollettino della Società Paleontologica Italiana v.41 n.1
Spedizione in A.P. - 45%, comma 20/B - Legge 662/96, Filiale EPI di Modena. Taxe Perçue. Tassa riscossa.
Numero 7
Novembre 2002
PaleoItalia
Newsletter della Società Paleontologica Italiana
MUCCHI - MODENA
PALEOITALIA
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Numero 7
L’apertura di questo numero di PaleoItalia è dedicato alle occasioni di incontro che la Società ha proposto negli ultimi mesi: le Giornate di
Paleontologia, in giugno a Bolca, e l’escursione di ottobre in Sardegna.
I resoconti di queste manifestazioni occupano buona parte del giornale.
Il resto del giornale ha una struttura “tradizionale”, con i musei
paleontologici, l’itinerario, una tesi di dottorato e le rubriche. Un numero ricco, tanto che le Notizie Italiane non sono presenti per motivi di
spazio, nonostante questo fascicolo abbia quattro pagine in più del solito.
La speranza e l’augurio è che questo non sia un caso isolato e che
anche nelle prossime occasioni ci vedremo “costretti” ad ampliare il
fascicolo per poter ospitare tutti i contributi che arriveranno in Redazione.
Buona lettura!
Carlo Corradini
GLI INDIRIZZI ELETTRONICI DELLA S.P.I.
Bollettino della Società Paleontologica Italiana
PaleoItalia
Biblioteca
Tesoreria
Sito web della S.P.I.
[email protected]
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[email protected]
[email protected]
http://www.spi.unimo.it
IN COPERTINA
Kurtus velifer Volta, 1796
Bolca
Riprodotto da: Giovanni Serafino Volta, 1796-1809, “Ittiolitogia Veronese”,
Stamperia Giuliari, Verona, 396 pp., 76 tav.
Tav. 7, fig. 1 (ridotto al 63% dell’originale).
La specie è attualmento conosciuta come Excellia velifer Volta
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Cari Consoci,
questa è l’ultima lettera che Vi scrivo, in quanto nella prossima
primavera scade il mio mandato. Mio malgrado, lascio la Società in
una difficile condizione finanziaria a causa dei mancati finanziamenti
che in questi ultimi anni non sono più stati erogati dal Consiglio Nazionale delle Ricerche. Una mia lettera al Presidente del CNR non ha
avuto alcuna risposta.
La stampa del Bollettino, le cui qualità scientifiche e editoriali sono
indiscusse e di valore internazionale, impegna molte risorse. Gli attuali apporti finanziari sono essenzialmente legati alle quote dei Soci,
ancora troppo basse per poter far fronte agli impegni. Ricordo che le
nostre quote sociali sono di gran lunga inferiori a quelle delle altre
Società nell’ambito delle Scienze della Terra. Il numero dei Soci inoltre non è elevato e non consente di conseguenza adeguati introiti.
Allo scopo di portare un contributo tangibile alla nostra Società, seguendo le indicazioni emerse a Bolca durante le Giornate di
Paleontologia, Vi chiedo di incrementare volontariamente l’importo
della quota sociale, secondo le Vostre possibilità e intenzioni. Altre
riviste, anche internazionali, hanno rivolto analogo invito ai propri
aderenti.
Desidero però sottolineare che alla precaria situazione finanziaria si contrappone un vivo interesse verso la Società da parte soprattutto di giovani ricercatori, testimoniato sia da nuove associazioni
che dalla partecipazione attiva agli incontri scientifici organizzati nell’ultimo biennio con fondi extra-Società, grazie a patrocini devoluti
da altri enti. La SPI è vitale, come testimonia il successo ottenuto dalle Giornate di Paleontologia 2001 (Castell’Arquato) e 2002 (Bolca),
e dal 15° Convegno della Società svoltosi recentemente in Sardegna.
Già sono in avanzata fase di preparazione le Giornate del 2003, il
cui programma viene annunciato in questo fascicolo. Il Convegno in
Sardegna è stata l’occasione per inaugurare la collana dei Rendiconti
della SPI (già prevista in Statuto) con la stampa del libro-guida realizzato grazie ad un contributo dell’Università di Cagliari.
I Rendiconti, la cui pubblicazione non avrà una cadenza costante,
sono legati allo svolgimento di sedute scientifiche, escursioni sociali,
manifestazioni scientifico-culturali, organizzate dai soci sotto l’egida
della SPI. Le spese di stampa e di redazione non saranno a carico
della Società; i fondi dovranno essere reperiti dagli organizzatori presso altre istituzioni o società.
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Malgrado in più occasioni (Adunanze, Giornate di Paleontologia
ecc.) avessi cercato di suscitare un maggiore interesse da parte della
numerosa componente amatoriale verso la vita della Società, pochissimi sono stati i riscontri, a parte un diffuso apprezzamento per
PaleoItalia, la cui pubblicazione era stata decisa durante la Presidenza del mio predecessore, Prof. I. Premoli Silva (Milano). Recentemente, durante il Convegno della SPI, discutendo di queste problematiche
con alcuni soci amatori è arrivata la disponibilità della Dr.ssa Jordi
Orso (che da anni partecipa assiduamente alle manifestazioni della
SPI) a farsi informalmente portavoce delle richieste e dei desiderata
dei soci amatori nei confronti del Consiglio direttivo della Società. Mi
auguro che questa iniziativa possa dare buoni frutti e promuovere
rapporti più proficui tra le varie componenti della SPI.
RingraziandoVi per il sostegno e la collaborazione che avete avuto nei miei confronti, Vi saluto con viva cordialità.
Il Presidente
Antonietta Cherchi
Cagliari, 15 novembre 2002
Sono molto contenta dell’idea della Prof.ssa Cherchi di creare un
portavoce del mondo amatoriale, perchè trovo molto importante poter
comunicare al Consiglio della SPI le esigenze, i problemi e le idee degli
appassionati. La mia sarà essenzialmente un’attività di coordinamento
e vorrei sottolineare che avrò bisogno della collaborazione attiva di tutti
gli amatori, di cui faccio parte. Quindi contattatemi al più presto.
Sarò raggiungibile per e-mail: [email protected]; per posta: Via
Biancardi, 2 - 20149 Milano, e di sera al telefono: 02-4801.4201.
Cordiali saluti,
Jordi Barbara Orso
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RESOCONTI DI CONVEGNI
Sardegna, 8-14 ottobre 2002
ESCURSIONE IN SARDEGNA
RESOCONTO SEMISERIO DEL
15° CONVEGNO DELLA SOCIETÀ PALEONTOLOGICA ITALIANA
M.TERESA PUTZU & CARLO CORRADINI
E’ ormai una consolidata tradi- gliari, Modena e Reggio Emilia,
zione della Società Paleontologica Ferrara, Pavia e Napoli e del
Italiana che ogni Presidente orga- Forschungsinstitut Senckenberg di
nizzi, verso la fine del suo mandato, Francoforte, a volte con il contribuun convegno-escursione in un area to di colleghi stranieri.
In occasione del convegno è stadel nostro paese particolarmente significativa e interessante per la to preparato un volume di oltre 350
paleontologia. La Prof. Antonietta pagine (per ulteriori dettagli, vedere
Cherchi non ha voluto tradire le at- pag. 11), con un’ampia parte
tese, così il 15° Convegno della SPI introduttiva sulla geologia e la
si è svolto in Sardegna dall’8 al 14 paleontologia della Sardegna e la
ottobre scorsi: si è trattato di descrizione dettagliata delle località
un’escursione in varie regioni del- visitate. Il volume è il primo della
l’isola e sono state visitate località nuova collana dei Rendiconti della
di età compresa tra il Cambriano Società Paleontologica Italiana,
che raccoglie pubblicazioni preparate
Inferiore e il Miocene.
Hanno partecipato oltre cinquanta soci della Società, sia
paleontologi “professionisti”,
che appassionati; significativa la
presenza di numerosi giovani,
studenti e neolaureati. L’escursione è stata proposta anche ai
soci della Paläontologische
Gesellschaft, la Società Paleontologica Tedesca, e alcuni studiosi tedeschi non hnno perso
l’occasione e vi hanno preso
parte.
L’illustrazione degli stop è
stata curata da paleontologi e Un momento della visita alla necropoli di Pranu
geologi delle Università di Ca- Mutteddu.
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La spiegazione dello stop sui calcari ad archeociatine a Rocca Bianca.
in occasione di congressi, convegni
ed escursioni, sia organizzati dalla
Società, sia da altre istituzioni, ma
patrocinate dalla SPI.
I partecipanti si sono incontrati
in un assolato pomeriggio all’aeroporto di Cagliari-Elmas, e dopo il
primo rinfresco di benvenuto sono
stati imbarcati su 4 pulmini (sarebbe meglio dire due autobus dell’Università e due “lentobus”) alla volta
dell’Iglesiente. I congressisti non
sapevano che sarebbe stato solo il
primo di una lunga serie di rinfreschi, spuntini ed assaggi. Arrivati alla
cava di calcari ad archeociatine di
Rocca Bianca, oltre a raccogliere
numerose, bellissime e pesantissime
mattonelle con archeociatine e
calcimicrobi, la carovana ha goduto
di un lauto spuntino offerto dal proprietario della cava. La giornata si è
conclusa in un albergo con vista
mare a Portoscuso, con un’abbondante cena a base di pesce.
La mattina del secondo giorno
era dedicata al Paleozoico
dell’Iglesiente-Fluminese: è stata
visitata la famosa e piovosa località
cambro-ordoviciana di Cabitza (per
fortuna l’organizzazione aveva appena fatto costruire un cavalcavia
(!?) sotto il quale ripararsi durante
la spiegazione), ricca di trilobiti. Il
meno piovoso ma altrettanto interessante bacino carbonifero di San
Giorgio, noto per le associazioni continentali a piante, è stato lo stop successivo. Nel frattempo, per le lande
dell’Iglesiente, iniziava a risuonare
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il leit-motiv del congresso: “veloci,
veloci che siamo in ritardo!!!”.
Anche il pranzo, a base di
porchetto, non ha deluso. Nel pomeriggio ci si è recati a Punta Pedrona,
una località dove i congressisti si
sono sguinzagliati alla ricerca dei
bellissimi fossili ordoviciani, talora
anche attardandosi e rischiando di
essere abbandonati.
La sezione era stata studiata, tra
gli altri, dal Prof. Wolfgang
Hamman, recentemente scomparso. A lui alcuni tra i partecipanti, suoi
cari amici e colleghi, hanno voluto
dedicare un momento di commemorazione e un breve ma commovente
ricordo.
Il terzo giorno di escursione, iniziato sotto una pioggia torrenziale,
Il comune di Goni ha dedicato ai graptoliti
la strada che porta alla famosa località
fossilifera.
si è svolto interamente sul Siluriano
del Gerrei. Proprio a causa della
pioggia, le spiegazioni sono state
ascoltate nella sala consiliare del
Comune di Goni. Ci si è poi recati
nel famoso affioramento di scisti a
graptoliti, ora protetto su iniziativa del
Comune per la sua importanza scien-
Tutti in fila per osservare il livello a loboliti nei calcari siluriani di Genna Ciuerciu.
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Un attimo di relax prima di salire sui pulmini alla volta del successivo affioramento.
tifica e storica. Grazie all’ospitalità
del Sindaco di Goni, è stato inoltre
possibile visitare la necropoli di
Pranu Muttedu ed assaggiare alcuni prodotti tipici della zona.
Sono stati poi visitati i calcari in
facies di Ockerkalk dell’area di
Silius, dove si sono potuti osservare
i loboliti, un particolare esempio di
evoluzione dei crinoidi nel Siluriano
terminale. Dopo un abbondante
pranzo tipico in un agriturismo, a
base di pecora e altre leccornie, ci
si è diretti verso Alghero, che grazie anche alla “prudenza” degli autisti, è stata raggiunta in tarda serata.
Il primo affioramento della mattina successiva, stranamente accompagnato da una bella giornata di sole,
era proprio di fronte all’albergo: il
Trias riccamente fossilifero di Punta del Lavatoio. Ci si è poi spostati,
per non rimanere troppo all’asciutto, nella foresta demaniale del Mon-
te Timidone, un’area boscosa protetta e piovosa, ricca di fauna selvatica, per visitare la successione
giurassica e la località-tipo del
Un momento di ristoro.
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macroforaminifero Timidonella
sarda. Il pomeriggio è stato dedicato ai sedimenti continentali del
Permo-Trias Nurra sud-occidentale, e si è concluso con la visita del
Nuraghe Palmavera.
Il sabato è stato dedicato al settore di Capo Caccia, dove sono stati osservati vari affioramenti di età
Giurassico Superiore– Cretaceo Inferiore. Particolarmente spettacolare si è rivelato l’affioramento a
Rudiste del Santoniano, apprezzato
sia dai paleontologi che dai numerosi turisti che si trovavano in zona per
visitare le famose grotte di Nettuno,
chiuse per il maltempo (!). Nel pomeriggio, una gradita visita al parco
Un’espressione imperiosa del Presidente.
e al museo delle Cantine Sella &
Mosca ha risollevato gli animi, permettendo di assaporare anche alcuni vini locali, accompagnati natural-
Sugli strati giurassici di Punta Malrepos, a Nord di Alghero.
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Le splendide falesie
cretacee di Capo
Caccia, a Nord di
Alghero.
mente dai dolcetti offerti dall’organizzazione.
L’ultimo giorno di escursione è
stato dedicato principalmente al
Miocene del Sarcidano; sono stati
visitati vari affioramenti nella zona
di Isili, osservando l’evoluzione di
una piattaforma carbonatica. Dopo
una rapida visita al villaggio nuragico
di Barumini, la giornata si è degna-
Caris...blub...simi
colleghi, come
...blub... blub ... potete
vedere ...gorgle ...
l’affioramento...
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SARDEGNA S.P.I. 2002
Autori e primi esecutori
il Coro della SPI
Ho lasciato la mamma mia
per venire in Sardegna al convegno
Tapum, tapum tapum
La mattina il gallo ha cantato,
ma il sor Giudici non è arrivato
Tapum, tapum tapum
Siamo giunti all’affioramento
ora i poster dobbiamo guardare
Tapum, tapum tapum
Alla destra ci sono gli strati,
a sinistra i conglomerati
Tapum, tapum tapum
“Ma chi dice che in Sardegna non piove
mai??”
A Capo Caccia siamo arrivati,
la rudista si sono fregati
Tapum, tapum tapum
Il pulmino non ha batteria,
se non spingi non te ne vai via
Tapum, tapum tapum
Sette giorni a campionare,
nei pantaloni è difficile entrare
Tapum, tapum tapum
Siamo presi dallo sgomento,
se Angelibba ha il telefono spento
Tapum, tapum tapum
Nonostante gli ingrassamenti,
siamo tutti felici e contenti
Tapum, tapum tapum
Dopo questo congresso gaudente
ringraziamoce er Presidente.
Tapum, tapum tapum
Ci ha coperto di attenzioni
e i dolcetti sapessi che buoni
Tapum, tapum tapum
mente conclusa a Cagliari, con
un’ottima e abbondante cena a base
di pesce fresco.
Nel complesso, complici i vini e i
dolcetti offerti a più riprese dall’organizzazione, si è sviluppata una atmosfera allegra e conviviale tra i
partecipanti, sfociata in una significativa canzone, riportata qui a lato,
magistralmente interpretata dal
“Coro della SPI”.
Questa lagna è un arrivederci
Ritroviamoci ancora con Cherchi
Tapum, tapum tapum
Perchè abbiamo la nostalgia
DellaGASTROPALEONTOLOGIA!!!....
PALEOITALIA
L’unica, secondo noi (ma essendo dell’organizzazione siamo forse
un po’ di parte), nota negativa è stato il tempo. Infatti, notoriamente, in
Sardegna non piove mai. Tranne che
durante il congresso SPI: scrosci e
temporali non ci hanno quasi mai ab-
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bandonato fino a domenica, quando
tutti sono rientrati alle loro sedi; da
lunedì è tornata l’estate. Per finanziare la prossima escursione, potremmo chiedere un contributo al
Commissario per l’emergenza
idrica!
Rendiconti della Società
Paleontologica Italiana
1
Sardinia Field Trip
Palaeontology &
Stratigraphy
A cura di
Antonietta Cherchi
Carlo Corradini
M.Teresa Putzu
356 pagine
Formato 17 x 24 cm
Costo
Soci S.P.I.
25 €
non soci
40 €
(+ spese di spedizione)
Il volume, interamente scritto in inglese, è stato realizzato in occasione del 15°
Convegno della Società Paleontologica Italiana. Comprende un’ampia introduzione sulla Paleontologia e la Stratigrafia della Sardegna e la descizione dettagliata degli affioramenti. Per l’indice completo, si veda il sito internet della Società (www.spi.unimo.it/rendiconti_1.htm).
Il volume può essere richiesto a:
Excursion in Sardinia / Prof. A. Cherchi
Dipartimento di Scienze della Terra - Via Trentino, 51
I-09127 Cagliari - fax +39 070 282236
e-mail: [email protected]
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RESOCONTI DI CONVEGNI
Verona-Bolca-Priabona, 6-8 giugno 2002
GIORNATE DI PALEONTOLOGIA 2002
ANDREA TINTORI
Le giornate di Paleontologia 2002
hanno costituito un utilissimo e interessante momento di incontro tra
paleontologi fornendo soprattutto ai
più giovani, dottorandi o post-doc, la
possibilità di scambiare le proprie
esperienze e ambiti di lavoro. Credo sia questo lo spirito che ha fatto
iniziare nel 2001 questo tipo di incontri già peraltro molto diffuso all’estero e possiamo quindi dire che
lo scopo è stato raggiunto, con la
speranza che già dal prossimo anno
la partecipazione sia ancora ampliata.
Perchè a Bolca? Bolca rappresenta probabilmente la nostra più
famosa località fossilifera, forse ancora più nota all’estero che non in
Italia. Infatti, nell’opuscolo dell’UNESCO che riguarda l’inserimento delle località di importanza
paleontologica nella World Heritage
List, Bolca è citata tra i 40 esempi
come degna di entrare nella lista dei
siti di importanza mondiale. Penso
che tutti si siano resi conto che, nonostante i fossili di Bolca siano conosciuti da più di 500 anni, molto ci
sia ancora da fare soprattutto nell’ambito degli studi stratigrafici di
dettaglio, tafonomici (non sono mai
state fatte importanti campagne di
scavo a scopi scientifici),
paleoambientali, etc. Il fatto che per
la prima volta la SPI con 70
paleontologi si sia data appuntamento proprio a Bolca vuole costituire
uno stimolo per lo sviluppo degli studi
su questo importante giacimento e
un ringraziamento a tutti coloro, la
famiglia Cerato soprattutto, che con
il loro lavoro hanno contribuito a rendere famosi i fossili di Bolca. Un
grazie anche al Parco Naturale Regionale della Lessinia che ci ha ospitato nella splendida struttura del Museo di Bolca e che nella persona del
direttore Dr. Giacomo De Franceschi ha porto i saluti e ha assicurato un contributo per la stampa delle note presentate al convegno. Non
si può dimenticare la disponibilità del
Museo Civico di Storia Naturale di
Verona che tradizionalmente coordina la ricerca scientifica su Bolca:
la dr. Alessandra Aspes attuale direttore (alla quale abbiamo invaso
anche l’ufficio per svolgere la riunione del consiglio direttivo!) e il Dr.
Roberto Zorzin, curatore per la geopaleontologia, si stanno fortemente
impegnando per un rilancio delle attività a Bolca. Per l’ultima giornata
penso che tutti abbiamo apprezzato
l’ospitalità del piccolo museo di
Priabona che grazie all’istancabile
passione del Maestro Renato
Gasparella è in grado di trasmettere
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Foto di gruppo all’ingresso della Pesciara di Bolca.
a tutti i visitatori, piccoli e grandi,
‘professionisti’ o semplici curiosi, la
passione per le risorse paleontologiche della zona. Credo che Renato Gasparella ci abbia presentato
quella che è la realtà di tanti altri piccoli musei italiani, sorti e gestiti tra
tante difficoltà burocratiche e pochissimi soldi, basati interamente
sulla passione e dedizione di alcune
persone che però forniscono un aiuto preziosissimo a noi ricercatori, stimolando anche tanti giovani ad intraprendere gli studi nell’ambito delle
scienze della Terra. Probabilmente
la nostra riconoscenza a tutte queste persone non è mai espressa a
sufficienza.
Dopo i doverosi ringraziamenti,
parliamo un po’ di noi e del nostro
convegno: tanti giovani mostrano
che la paleontologia non è morta, anzi
ha molte forze pronte a aiutare il ricambio generazionale che si compirà nei prossimi anni. Un solo giorno
di presentazioni è stato forse un po’
‘stretto’ obbligando alla concisione
e al rispetto dei tempi, cosa peraltro
indispensabile soprattutto in congressi internazionali. Ammetto che
la grande quantità di poster non ha
permesso, almeno a me, di vederli
tutti: quindi forse bisognerà allungare un po’ i tempi, magari prevedere
un giorno in più. Certamente in periodi di ristrettezze finanziarie si guarda anche a pochi euro in più, ma
l’occasione di un incontro di questo
tipo credo ne valga la pena, anche e
soprattutto per coloro che si presentano per le prime volte in ‘pubblico’
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PALEOITALIA
(chi non ricorda l’emozione del suo
primo speech?): il clima informale
dovrebbe facilitare questo evento e
mi sento di incoraggiare proprio i più
giovani a presentare comunicazioni
orali nei prossimi convegni SPI per
approfittare del fatto che qui la situazione è ‘tranquilla’ (poi si può
anche preparare un poster, ma abituarsi a presentare, magari in inglese, è estremamente importante). Ci
si è anche divertiti, almeno mi pare,
con l’asta paleontologica: è stata una
scusa per stare ulteriormente insieme, ma anche per recuperare un piccolo supporto finanziario per la nostra Società. Speriamo che il prossimo anno ci sia anche qualche bottiglia di vino……intanto preparate
oggetti e fossili da mettere a disposizione.
Un momento dell’escursione a Priabona.
I campi coperti dalle comunicazioni sono stati molto ampi: non so
se rappresentino veramente la situazione della paleontologia italiana,
penso in effetti che la micropaleontologia sia stata sottorappresentata, ma una netta maggioranza
relativa riguardava i vertebrati.
Micro e macroinvertebrati sono più
o meno pari e ben distanziati dai
vertebrati, mentre decisamente più
scarsa è la presenza della paleobotanica. Se si considera il tempo, il
Quaternario è dominante, seguito,
nuovamente a distanza e circa a pari
merito, da Terziario e Mesozoico; il
Paleozoico è stato buon ultimissimo.
A tutto ciò vanno aggiunti una decina di poster riguardanti i piccoli musei, molto spesso imperniati sui
vertebrati. Un commento, probabil-
PALEOITALIA
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Il gruppo all’affioramento sul Monte Postale.
mente molto di parte….., è che vi è
un forte interesse nella paleontologia
dei vertebrati come ‘divulgazione’, i
vertebrati cioè attirano il grande pubblico forse più degli altri fossili e ciò
fa ‘predisporre’ i giovani al loro studio. Ciò non toglie che la mia esperienza diretta nei piccoli musei e nella
divulgazione nelle scuole mi faccia
ritenere che esiste oggi un vero e
grande interesse verso tutta la
paleontologia, interesse che forse
sfruttiamo poco anche dal punto di
vista finanziamenti e iniziative, almeno in certe regioni come la Lombardia.
Spero che tutti i partecipanti siano stati soddisfatti e che questo pic-
colo convegno abbia veramente costituito un momento di incontro, di
scambio di idee e informazioni, di
messa a punto di nuovi progetti e
iniziative che magari vedranno i risultati presentati nei prossimi convegni. Termino con un invito a tutti i
paleontologi italiani: se dovete brindare, per qualsiasi evento (una specie nuova, un lavoro uscito dopo anni
di attesa nel cassetto, etc.), ricordatevi i vini della serie ‘I Fossili’ della
Cantina Sociale cooperativa di
Montecchia di Crosara che gentilmente ci ha offerto l’aperitivo prima di intraprendere la tortuosa salita a Bolca: un grazie al suo direttore
Dr. Abele Casagrande e un augurio
a tutti di poter brindare spesso!
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MUSEI PALEONTOLOGICI
IL MUSEO GEOPALEONTOLOGICO
ALTO AVENTINO ED IL GEOSITO
DI CAPO DI FIUME - PALENA (CH)
SILVANO AGOSTINI & MARIA ADELAIDE ROSSI
Nell’Agosto del 2001, è stato
aperto al pubblico il “Museo
Geopaleontologico Alto Aventino”, allestito nel Castello Ducale
di Palena in provincia di Chieti, ai
margini del Parco Nazionale della
Maiella .
Il museo nasce da una collaborazione tra l’Amministrazione Provinciale di Chieti, il Comune di
Palena e la Soprintendenza per i
Beni Archeologici per l’Abruzzo,
che hanno creduto nella
valorizzazione dell’importante collezione1 di Erminio Di Carlo, appassionato cultore della paleontologia ed
oggi gestore di questo Museo, che
ha saputo pazientemente vigilare su
quanto il territorio metteva in mostra di particolare, spesso
recuperando reperti che altrimenti
sarebbero andati persi.
L’allestimento è costituito da tre
sezioni: la “Sala della Conoscenza”, la “Sala dell’Aventino”, le
“Sale Palena”. Nella prima sono
illustrati didatticamente la storia e gli
aspetti generali della geologia, della
petrografia e della paleontologia,
secondo una lettura integrata della
Terra e della biosfera e della loro
evoluzione. La “Sala Aventino” dedicata al territorio, illustra la storia
geologica e gli aspetti paleoambientali e paleontologici del Monte
Porrara, della Maiella meridionale,
dei Monti Pizzi e del paesaggio
collinare inciso dal Fiume Aventino.
Nelle “Sale Palena” sono esposti
ed illustrati gli importanti reperti
paleontologici recuperati presso il
giacimento di Capo di Fiume2 : pesci, vertebrati, resti vegetali, molluschi, echinidi e crostacei del
Messiniano.
1
Collezione notificata da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali ai
sensi della L.1089/39 (ora D.L.vo. 490/
99).
2
Il geosito di Capo di Fiume è sottoposto a
tutela con decreto di vincolo da parte del
Ministero per i Beni e le Attività Culturali ai sensi della L.1089/39 (ora D.L.vo.
490/99).
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Il Castello Ducale di Palena ospita il “Museo Geopaleontologico Alto Aventino” (foto
S.Agostini).
La successione messiniana di
Capo di Fiume presenta infatti diverse associazioni di facies di ambiente palustre, salmastro, di laguna
e di mare costiero.
L’ittiofauna fossile di Capo di Fiume, studiata da Giorgio Carnevale e
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Walter Landini (Università di Pisa),
rappresenta uno dei più interessanti
giacimenti del Miocene superiore
nel Mediterraneo. La laguna e l’antistante mare erano densamente popolati da molti pesci tipici di acque
costiere, i resti fossiliferi hanno permesso il riconoscimento di oltre venti
specie diverse alcune delle quali per
la prima volta rinvenute allo stato
fossile. Le più significative sono:
Spratelloides gracilis, il più diffuso, ritrovato nei diversi stadi di sviluppo ed oggi estinto nel Mediterraneo, Lates niloticus, predatore di
grandi dimensioni che oggi popola le
acque interne del continente africano, ed un rappresentante della famiglia Pomacentridae che rappresenta uno dei rarissimi reperti fossili
di pesce damigella, oggi distribuiti
Uno sguardo alla sala dedicata al Prolago. (foto S.Agostini).
18
PALEOITALIA
Pagrus sp. dal sito di Capo di Fiume, l’esemplare è lungo 18,5 cm.( (foto M.Vitale).
principalmente in acque tropicali in
prossimità delle barriere coralline.
I resti paleobotanici ci documentano una vegetazione costituita nella zona collinare da conifere e da
caducifoglie, mentre la piana paludosa comprendeva numerosi salici,
palme, e piante erbacee. La successione di Capo di Fiume ha inoltre re-
stituito uno scheletro di Prolagus cf.
P. apricenicus pressoché completo ed in connessione anatomica, unica segnalazione, ad oggi, in Abruzzo. L’esemplare di Prolagus3, studiato da Paul Mazza e Marco
Rustioni (Università degli Studi di
Firenze), ha una lunghezza di 18 cm.
dalla testa alla coda e mostra i tipici
caratteri di una carcassa che abbia
galleggiato per un certo intervallo di
tempo in acque ferme o a debole circolazione e che si è infine adagiata
sul fondo. Lo scheletro è contornato da un alone scuro, dovuto probabilmente al residuo carbonioso dei
tessuti molli e del pelo dell’animale.
3
Phoenix sp., uno dei numerosi resti vegetali, perfettamente conservati tra le sottili lamine di roccia di Capo di Fiume. La lastra
misura 31x25 cm (foto M.Vitale).
Piccolo mammifero appartenente al genere dei Prolaghi e alla famiglia degli Ocotonidi
che insieme a quella dei Leporidi costituisce l’Ordine dei Lagomorfi. Dalle più note
lepri si differenzia oltre che per le dimensioni inferiori, anche per le orecchie più
piccole, rotonde, larghe e quasi nude.
PALEOITALIA
Lo studio dei pesci, dei vegetali,
dei microfossili e della sedimentologia ha permesso di definire le
caratteristiche dell’ambiente di
fossilizzazione: una laguna con acque piuttosto calme, protette dalla
turbolenza del mare grazie ad una
barra di sedimenti sommersa che
bloccava l’azione del moto ondoso.
La presenza di questa barra creava
le condizioni favorevoli alla
fossilizzazione degli individui che
19
dopo la morte si deponevano sul fondale. Le acque erano calde, di tipo
subtropicale, paragonabili a quelle
che oggi caratterizzano gli ambienti
costieri del Nord Africa e del Medio Oriente.
Il Museo Geopaleontologico Alto
Aventino va considerato come un
sistema integrato con il Geosito di
Capo di Fiume e con le sorgenti
dell’Aventino, dove un percorso attrezzato con alcuni pannelli didatti-
5 - Il Prolagus, piccolo mammifero dell’ordine dei lagomorfi, vissuto circa 7 milioni di anni
fa. L’esemplare è lungo dalla testa alla coda 18 cm (foto M.Vitale).
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Veduta del Geosito di Capo di Fiume (foto M.Vitale).
ci, guida i visitatori all’osservazione
diretta sul campo. Il sistema è stato
pensato come un ulteriore strumento per la diffusione di una cultura
geologica, per conoscere meglio il
nostro ambiente e la sua storia, le
geodiversità, nella speranza che tutto
ciò promuova un maggiore rispetto
per quanto ancora il nostro territorio attraverso i suoi beni ci può raccontare.
Informazioni logistiche
Il museo si raggiunge:
in auto provenendo da Foggia - Pescara seguendo la A14 uscita Val di Sangro
e provenendo da Roma - l’Aquila seguendo la A24/A25 uscita Pratola Peligna;
in treno dalla stazione ferroviaria di Sulmona per Castel di Sangro fermata
Palena.
Il museo è aperto
da giugno a settembre dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 16,00 alle 19,00;
da ottobre a maggio il museo è aperto il martedì, giovedì, sabato e domenica
dalle 10,00 alle13,00 e dalle 15,00 alle 17,00 mentre il mercoledì e il venerdì
è aperto solo su prenotazione.
Giorno di chiusura settimanale: lunedì
Per informazioni e prenotazioni visite
“Associazione Culturale Majella Madre”: 0871.930028 e 349.2547251
PALEOITALIA
Bibliografia
AGOSTINI S., GIARDINELLI S., ROSSI M.A.
(1999), Il museo geopaleontologico Alto
Aventino di Palena (Abruzzo). Geoitalia,
2°Forum FIST, vol.1: 26-28
CARBONI M.G., CIVITELLI G., CORDA L., ESU
D., MATTEUCCI R. & PALAGI I. (1992),
Evoluzione delle facies e delle comunità
bentoniche dal continente al marino nel
Miocene superiore della valle del fiume
Aventino. V Symp. Ecol. Paleoecol.
Benthic Comm.. 27 Settembre -3 Ottobre 1992: 110-119
CARNEVALE G. (in stampa), Boops roulei
Arambourg in the Messinian of Central
Italy, with comments on systematics,
paleoecology and zoogeography. Neues
Jahrbuch für Geologie und Paläontologie.
C ARNEVALE G. & L ANDINI W. (2000),
L’ittiofauna messiniana di Capo di Fiume
21
(Palena, Abruzzo). I Workshop Nazionale di Paleontologia dei Vertebrati,
abstract book: 15-16.
CARNEVALE G. & LANDINI W. (2000), A fossil
damselfish (Pisces, Pomacentridae) from
the Late Miocene of Central Italy.
Biological and biogeographical
considerations. Palaeontographia Italica,
87: 67-72.
CARNEVALE G. & LANDINI W. (2001), On the
first occurrence of the genus Lates Cuvier
& Valenciennes in the pre-evaporitic
Messinian of the Mediterranean. Bollettino del Museo Civico di Storia Naturale
di Verona, 25: 73-79.
MAZZA P., RUSTIONI M., ARUTA G. & DI CARLO E. (1995), A Messinian Prolagus from
Capo di Fiume Quarry (Palena, Abruzzo, Central Italy). Bollettino della Società Paleontologica Italiana 34 (1): 55-66.
PALEOITALIA
22
MUSEI PALEONTOLOGICI
PASSATO E PRESENTE...A STRADELLA (PV)...
IL MUSEO NATURALISTICO “F. LOMBARDI” DI STRADELLA
SIMONA GUIOLI
Il museo naturalistico “F.
Lombardi” è nato nel 1994 grazie
all’impegno profuso da persone volonterose e appassionate di ecologia, paleontologia, ecc. Attualmente è allestito presso il Centro Culturale Polivalente sito nel centro storico di Stradella (PV), in via
Montebello 2.
Il percorso espositivo è articolato in sette settori che rappresentano
un preciso percorso che passa dalle
vicende del passato e arriva sino alle
piante e agli animali che popolano
attualmente il territorio oltrepadano.
Il primo settore è dunque dedicato alla geologia ed è rappresentato da una ricca esposizione di campioni litologici provenienti
dall’Appennino Settentrionale, come
Ritrovamento di resto di rinoceronte nel
greto del fiume Po.
ad esempio alcune bellissime
septarie. Di particolare interesse
sono anche le tracce d’oro del Po
reperite setacciando la sabbia di
questo fiume.
Il settore dedicato alla
paleontologia risulta molto ampio e
importante in quanto propone i resti
dei mammiferi terrestri vissuti in
questo territorio durante il
Pleistocene. Ben rappresentate
sono sia le faune dei periodi glaciali
sia quelle dei periodi interglaciali.
Spettacolari sono i resti di mammut:
ossa, zanne e molari, tutti discretamente conservati. In buone condizioni sono anche le ossa di rinoceronte lanoso, di bisonte delle steppe
oppure quelle di ippopotamo, di elefante, di orso delle steppe, di uro o
di cervo megacero esposti nelle varie vetrine a loro dedicate e accompagnati da fedeli ricostruzioni preparate artigianalmente da un appassionato locale. Veramente suggestivi sono i resti di cranio di bisonte e
PALEOITALIA
23
Le grosse corna di bisonte delle steppe, grande mammifero che popolava la valle padana.
di cervo megacero esposti. Tutti
questi reperti provengono dai cosiddetti “ghiaioni” del fiume Po e sono
arrivati a questo museo grazie alla
costante collaborazione di alcune
persone veramente preziose, tra cui
il Sig. Marino Ferraresi, il Sig. Felice Bertone e il compianto Sig.
Ferruccio Lombardi, al quale il museo è intitolato. Per completare questo settore non mancano i resti fossili di ambiente marino, ricche faune malacologiche provenienti da diversi livelli pliocenici affioranti in
Oltrepo.
Il museo vanta anche un raro
resto di ammonite, proveniente dalle Arenarie di Scabiazza, ritrovato
in Appennino Settentrionale e risalente al Cretacico Superiore
(Turoniano-Santoniano).
Molto interessanti sono inoltre le
filliti mioceniche, messiniane per
l’esattezza, provenienti sempre da
località prossime a Stradella; per
esempio il resto di Gingko
adiantoides ritrovato nel greto del
fiume Po, nei pressi di S. Cipriano
Po (PV).
Molti dei resti ossei ritrovati lungo il greto di questo grande fiume
mostrano inoltre segni di
antropizzazione e per questo vanno
ad arricchire il piccolo settore
paletnologico che cerca di ricostruire e documentare la presenza dei
primi popoli che fin dal Paleolitico,
hanno iniziato a popolare queste terre.
Le altre sezioni del museo sono
dedicate alle piante e agli animali del
territorio. Nella parte dedicata agli
organismi autotrofi sono esposti diversi ecosistemi e rassegne di specie legnose e di orchidea. La sezione più ricca è certamente quella
24
PALEOITALIA
Resti di ammonite provenienti dall’Appennino Settentrionale.
dedicata agli organismi eterotrofi e
comprende, oltre ai vertebrati, insetti,
crostacei e molluschi.
Il settore dedicato all’ecologia
ricostruisce diverse situazioni ambientali, ad iniziare dai vari modelli
di adattamento, per arrivare alle
tipologie di mimetismo, ai trofismi e
ad un plastico in cui sono raffigurate le fasce vegetazionali
dell’Appennino Settentrionale.
L’ultimo settore comprende, invece, quattro diorami, con relativi
supporti didattici; i due di dimensione maggiore rappresentano un bosco montano all’inizio dell’estate e
un tratto del fiume Po a novembre.
Bibliografia essenziale
Notiziario Civico Museo Naturalistico “F.
Lombardi” di Stradella, suppl. 1 e 2 a
“Stradella Notizie” n. 13/2001.
Orari di apertura
Martedì e Giovedì
10.00 - 12.00
Mercoledì e Venerdì
15.00- 17.00,
Sabato e Domenica (più festivi)
10.00-12.00 e 15.00-17.00;
Per prenotare visite guidate o per qualsiasi altra informazione telefonare al numero
0385/42069.
PALEOITALIA
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ITINERARI PALEONTOLOGICI
SULLA ROTTA DELLE DUE TORRI
MAURO BRUNETTI
Questo nuovo itinerario che vi
vorrei proporre, si svolge attraversando i territori della provincia di
Bologna. Tessere le lodi di una città
come questa, per un felsineo come
me, è gioco fin troppo facile, tra le
innumerevoli cose da visitare nella
città dei portici, la splendida Piazza
Maggiore con i suoi palazzi medioevali e l’incredibile chiesa di Santo
Stefano in cui più edifici religiosi
sono concatenati l’uno nell’altro
come in un gioco di scatole cinesi.
Dopo questa giro turistico cittadino
si può visitare il Museo Capellini, uno
dei più antichi Musei Paleontologici
d’Italia (Dipartimento di Scienze
della Terra e Geologico-Ambientali,
Via Zamboni, 63 Tel. 051/20945552094593 sito internet : http://
www.museionline.it/ita/cerca/
parolaimusei.asp?id=1985, aperto 912.30 - chiuso sabato e domenica
ingresso gratuito) con ricchissime
collezioni di fossili d’epoche diverse
e di luoghi differenti (500.000 pezzi
esposti). Rimarchevoli, in particolare, le collezioni di Cicadee cretaciche
raccolte lungo i greti dei fiumi bolognesi e provenienti dalla formazione delle “argille scagliose” e le ricchissime raccolte di malacofaune
plioceniche delle zone limitrofe; inoltre, sono esposti un colossale scheletro di Diplodocus, dinosauro del
Giurassico, lungo 25 m e alto al
garrese 4 m, unico in Italia; un
mastodonte del Pliocene, pesci e
palme fossili di Bolca.
Lasciamoci ora alle spalle la città e dirigiamoci, lungo la cosiddetta
“strada dei castelli”, in direzione
Bazzano, subito prima della cittadina di Zola Predosa giriamo a sinistra (direzione Ponte Rivabella). In
località Gessi, sono visibili, sulla sinistra, i resti di una vecchia cava
d’argilla, in questi sedimenti, attinenti
al Pliocene inferiore, è possibile rinvenire alcune rare specie come ad
esempio Fimbriatella brocchii
(Semper, 1865), una graziosa conchiglia appartenente alla famiglia
delle Mathildidae. Siamo all’interno
di una formazione di origine marina
testimonianza di un ampio golfo che
durante il Pliocene, partendo
Bazzano arrivava sino alla valle del
26
PALEOITALIA
Fimbriatella brocchii (Semper, 1865), loc.
Gessi.
fiume Santerno (Imola); esso aveva uno sviluppo di 37 Km. ed una
larghezza massima di 12 Km.
Nella medesima località, sul lato
opposto della cava, è possibile visitare anche un affioramento della
“vena del gesso” (da cui il nome del
luogo), un potente strato del
Messiniano (Miocene superiore)
che, attraversando la provincia bolognese, prosegue poi lungo tutta la
Romagna.
Proseguiamo il nostro itinerario
in direzione San Lorenzo in collina.
Qui, ai piedi di una graziosa chiesa,
si aprono alcuni calanchi ricchissimi
di malacofaune plioceniche; tra le
tantissime specie rinvenute si pos-
sono segnalare Cancilla planicostata (Bellardi, 1887) e Cymathium
corrugatum (Lamarck, 1822), entrambe abbastanza comuni.
Dalla medesima località, è possibile osservare i maestosi calanchi
di Pradalbino, raggiungibili con una
sterrata che parte a sinistra dopo il
ristorante “da Gilberto”; anche in
questo luogo la ricchezza delle
malacofaune è notevole. Anche qui
si possono rinvenire specie piuttosto rare, come ad esempio
Pisanianura inflata (Brocchi,
1814), i cui parenti stretti vivono ora
nelle Isole Azzorre e Sassia
tuberculifera (Bronn, 1831). La
malacofauna di entrambe queste località fu studiata nell’800 dal bolognese Ludovico Foresti che con
enorme alacrità e pari modestia,
l’analizzò e la catalogò con grande
intelligenza e spirito scientifico; purtroppo, la maggior parte delle sue
collezioni è andata dispersa, cosa
Due esemplari provenienti da San Lorenzo
in collina: a sinistra Cancilla planicostata
(Bellardi, 1887); a destra Cymathium
corrugatum (Lamarck, 1822).
PALEOITALIA
Pisanianura inflata (Brocchi, 1814), loc.
Pradalbino
spesso comune alle grandi raccolte
ottocentesche. C’è anche un altro
purtroppo: questi bellissimi calanchi,
ricchi di una flora rigogliosa e di una
fauna particolare, rischiano lentamente di trasformarsi in una pubblica discarica. Sarebbe necessario
che le autorità locali ponessero un
serio freno al vezzo comune di gettare i rifiuti più vari lungo le ripide
scarpate che circondano le formazioni calanchive.
Con questa speranza nel cuore
proseguiamo il nostro piccolo tour
per la non lontana località di
Montemaggiore. Anche qui, al nostro arrivo, ci attende una graziosa
chiesa, proprio dietro ad essa, poggiato alle splendide argille scagliose
dai mille colori che vanno dall’azzurro al rosso cupo, si è depositato
durante il Pliocene medio, un banco
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arenaceo di colore giallastro che ha,
alla propria base, un conglomerato
marino. Questo banco è ricco di specie rare e interessanti, un esempio
per tutti i due molluschi: Nerita
emiliana (Mayer, 1872) e Acanthina monacanthos (Brocchi, 1814),
il cui ambiente di vita doveva corrispondere alle attuali scogliere. Una
raccomandazione: se voleste visitare questo sito, fate particolare attenzione alle vipere e agli scorpioni che
nelle numerose fratture delle rocce
sabbiose, trovano un habitat ideale.
Ci spostiamo ora in direzione
Sasso Marconi: un lunga strada panoramica, attraversando la località
di Mongardino, ci permette di raggiungere la cittadina che prende il
nome dall’inventore della radio. Da
qui si può proseguire sino a
Marzabotto dove visitare la splendida città etrusca di Misa, oppure continuare un itinerario puramente geo-
La chiesa di Montemaggiore
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PALEOITALIA
paleon-tologico ed arrivare sino alla
valle del torrente Savena (direzione
Pianoro). Risalendola, è possibile
raggiungere un piccolo ma molto caratteristico canyon (le gole di
Scascoli) che il corso d’acqua ha
scavato nelle dure arenarie del
Miocene medio della formazione di
Anconella. Scendiamo di nuovo il
fiume e in località Zula giriamo a
destra; dopo pochi chilometri nella
medesima direzione possiamo vedere una piccola valle, attraversata da
un rio chiamato Cavinzano. Era questa una piccola valle selvaggia ricca
di una splendida flora, e dico era perché qui è possibile vedere gli scempi che gli uomini riescono a commettere: i cantieri dell’alta velocità hanno, infatti, ridotto questo luogo a
un’immensa discarica. Se riuscite a
sopportare questa orribile visione,
potrete notare, alla destra del rio, le
ripide pareti del Piacenziano in cui è
possibile fare interessanti ritrovamenti. Da questa località proviene
anche un rostro di razza di dimensioni notevoli (ben 18 cm!); qui è
inoltre possibile osservare una caratteristica formazione della zona, i
cosiddetti “cogoli”. Si tratta di noduli
sferici dalle dimensioni che variano
Rostro di razza proveniente da Rio Cavinzano
I Calanchi di Montemaggiore, in alto indicati dalla freccia, gli strati del Pliocene.
dai pochi centimetri ad oltre un metro di diametro; essi sono visibili anche nella vicina e ancora intatta (per
quanto?) valle del torrente Zena.
In questa ora ci dirigiamo e da
qui proseguiamo per il Santuario del
Monte delle Formiche. Questo luogo prende il nome da una curiosa
circostanza: tutti gli anni, nel mese
PALEOITALIA
di settembre, nugoli di formiche alate
si danno appuntamento proprio ai
piedi dell’edificio. Da segnalare inoltre che la chiesa poggia su un conglomerato pleistocenico in cui, l’instancabile ricercatore Luigi Fantini,
trovò alcuni manufatti del Paleolitico
inferiore. A questo ricercatore è dedicato anche il piccolo ma interessante Museo della vicina
Monterenzio (Via Idice, 235; tel.
051929914 aperto dal martedì al
venerdì 9-13; sabato, domenica e
festivi 9-13 e 15-18; ingresso gratuito; sito internet: http://www.
provincia.bologna.it/cultura/pages/
musei/montere.html) che è possibile raggiungere in poco tempo ed in
cui, oltre ai reperti della vicina
necropoli gallo-etrusca di Monte
Bibele, sono esposti interessanti
fossili della zona.
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Da Monterenzio scendiamo lungo la valle del torrente Idice, dove
ci attende l’ultima tappa del nostro
itinerario. In località Castel dei Britti
il corso d’acqua attraversa la “vena
del gesso”. Qui è possibile osservare le varie fasi di sedimentazione: ad
ogni banco gessoso succede uno
strato d’argille marnose scure dal
caratteristico odore di petrolio, resti
di un ambiente acarattere lagunare,
al cui interno è facile rinvenire filliti,
impronte di larve di Libellula e piccoli pesci del genere Lebias. Ricordo che ci troviamo all’interno del
Parco Regionale dei Gessi Bolognesi
e dei Calanchi dell’Abbadessa,
ragion per cui ogni tipo di raccolta è
assolutamente vietato. Con il ritorno verso Bologna si conclude così il
nostro itinerario.
PALEOITALIA
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Paleo news
a cura di Paolo Serventi
LE PIÙ ANTICHE
IMPRONTE DI
ARTROPODE TERRESTRE
Nell’Ontario meridionale, in rocce di età compresa tra il Cambriano
superiore e l’Ordoviciano inferiore
(circa 500 m.a.), sono state rinvenute le più antiche tracce di animali
terrestri. L’organismo (un artropode) che ha “lasciato” queste tracce apparterrebbe agli euthycarcinoidi. Questo ritovamento sposta
indietro di almeno 40 milioni di anni
la prima segnalazione di animali terrestri.
La scoperta, fatta da Robert
McNaughton, assieme ai colleghi del
Geological Survey canadese, è
apparsa sul numero di maggio della
rivista Geology.
UN DINOSAURO
VERAMENTE PIUMATO
Anche se le segnalazioni di penne su dinosauri “non ancora uccelli” sono diventate molto comuni, di
fatto nessun fossile di dinosauro con
penne simili nella struttura a quelle
degli uccelli attuali era stato descritto. Almeno fino a pochi mesi fa: infatti, nel numero del 7 marzo di Nature un gruppo di ricercatori cinoamericani guidati da Mark Norell del
Museo Americano di Storia Naturale, ha descritto un piccolo
dinosauro, proveniente dal famoso
sito paleontologico cretaceo di
Liaoning (Cina Nord-orientale), che
presenta delle vere e proprie penne,
con il rachide e le lamine simili a
quelle degli uccelli moderni.
Il fossile, che ha 125 milioni di
anni, conferrma quanto già si sospettava: “le penne di aspetto moderno
si sono evolute nei dinosauri prima
dello sviluppo degli uccelli stessi e
della capacità di volare”.
IL PRIMO MAMMIFERO
Le rocce lacustri del Liaoning
sono famose dall’abbondanza dei
reperti fossili appartenenti a
dinosauri dotati di piume, ma hanno
“regalato” anche un altro tesoro: il
più antico rappresentante dei mammiferi placentati. Questo fossile,
appartenente al gruppo degli
Eutheria e datato a circa 125 milioni
di anni (Cretaceo Inf.), si è conservato così bene che mostra addirittura la pelliccia.
Un team di ricercatori composto
da cinesi e rappresentanti del
Carnegie Museum of Natural
History hanno descritto il fossile nel
numero del 25 Aprile di Nature. Gli
autori hanno chiamato il nuovo fossile Eomaia scansoria.
Eomaia
scansoria
PALEOITALIA
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Paleo news
IL PIÙ ANTICO
PTEROSAURO
DOTATO DI CRESTA
Sul numero di marzo (n. 1, 2002)
dell’“International Journal of
Vertebrate” è stato descritto da una
equipe di studiosi composta da F.M
Dalla Vecchia (Museo di
Monfalcone), R. Wild (Museo
Stuttgart),ed infine J. Reitnen e H.
Hopf (Università di Göttingen) un
nuovo pterosauro.
Alla nuova specie di rettile volante è stato dato il nome Austriadactylus cristatus, in onore dell’Au-
stria; infatti il fossile è stato rinvenuto presso Seefeld in Tirolo. Il nuovo reperto è il più antico pterosauro
trovato, assieme a quelli della Lombardia e del Friuli, ed è datato 215
milioni di anni fa. Questo
“rhamphorhynchoide” ha la particolarità di avere una cresta sul cranio
e una caratteristica dentizione serrata. La scoperta è importante perché si riteneva che pterosauri
“crestati” fossero comparsi soltanto nel tardo Giurassico, circa 50 Ma
più tardi.
Gli ittosauri vedevano fino a 500m di profondità.
PALEOITALIA
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Paleolibreria
a cura di Annalisa Ferretti
Il mammut. La risurrezione del gigante dei ghiacci, di Richard Stone, 2002; Edizioni Piemme S.p.A.,
Casale Monferrato (Alessandria); 303 pagine, con
copertina rigida; € 16.90; ISBN 88-384-7027-8.
L’autore ripercorre in quest’opera le scoperte dei
più importanti mammut in diverse località della Siberia. Conosciamo così i dettagli del rinvenimento di
Dima, il più integro esemplare di mammut congelato
mai rinvenuto ad oggi, scoperto nel 1977 e ricompensato con il dono di un orologio al minatore che lo aveva segnalato. Allo stesso modo, l’autore ci descrive
il ritrovamento del famoso mammut di Jarkov, rimasto intrappolato circa 20.000 anni fa nel permafrost siberiano, e di cui erano state scoperte nel 1997 solamente due zanne, lunghe 2,7 m. Due anni
dopo venne asportato l’intero blocco di ghiaccio che le circondava, pesante
23 tonnellate, che venne trasportato in elicottero in una cava di ghiaccio
ove il suo studio avviene, sotto gli occhi attenti dei potenti mezzi televisivi di
“Discovery Channel”, sciogliendo progressivamente ma lentamente il ghiaccio. Ogni ritrovamento qui descritto è trattato con l’occhio del giornalista
più che del paleontologo, il chè rende il libro forse meno “scientifico” ma
sicuramente non meno accattivante.
Evoluzione ed evoluzionismo, di Valeria Balboni, 2002;
Hoepli S.p.A., Milano; 127 pagine, in brossura; € 7.90;
ISBN 88-483-0327-7.
Gli spilli fissano le idee. Con tale efficace nome esce
una collana di monografie tascabili, rivolte non solo agli
studenti, per chiarire appunto alcuni concetti base. L’autrice si prefigge di “fissare” nella nostra mente, in questo caso, i principali cardini della teoria evolutiva, trattando Darwin ed il darwinismo, i meccanismi dell’evoluzione e la storia dell’evoluzione. Un testo semplice ma corretto per ripassare, chiarire o apprendere.
PALEOITALIA
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I Molluschi e l’Uomo, di Glauco Grecchi e
Eugenio Balestrazzi, 2002; Alberto Perdisa
Editore-Airplane S.r.l., Bologna; 213 pagine, in brossura; € 18.50; ISBN 88-8372-0717.
[Glauco Grecchi, Eugenio Balestrazzi] Gli
Autori, che si dedicano da anni alla pubblicazione di opere scientifiche e divulgative,
unendo le loro esperienze hanno dato vita
ad un’insolita opera di sintesi scientifico-culturale sui Molluschi, abbinando una tecnica
narrativa ad un’esposizione piana, ma scientificamente rigorosa, che consente a tutti una
reale partecipazione alla lettura del testo.
Il volume si propone di introdurre i neofiti,
gli appassionati o qualunque altro amante
delle Scienze Naturali ad un approccio scientifico e culturale coi Molluschi,
toccando anche gli aspetti meno noti di questi straordinari organismi e dimostrando come questi animali e le loro conchiglie abbiano sempre fatto,
nel passato come oggi, parte integrante della nostra civiltà.
La trattazione si compone di due parti, la prima “ I Molluschi…“ è
dedicata ad argomenti di interesse generale quali la morfologia, la classificazione, la distribuzione e la raccolta, cui fanno seguito alcune essenziali
informazioni sugli aspetti di protezione e conservazione di questi Invertebrati e dei loro habitat. Vengono quindi passate in rassegna numerose
specie, sia mediterranee che tropicali, e le rispettive Famiglie e Classi di
appartenenza. A conclusione di questa prima sezione vengono presi in considerazione anche gli aspetti paleontologici, molto spesso del tutto trascurati, di questo longevo gruppo sistematico. Il phylum dei Molluschi ha avuto
un prodigioso sviluppo durante le Ere geologiche che si sono succedute sul
nostro pianeta e ci ha lasciato straordinarie testimonianze sotto forma di
fossili.
Nella seconda parte “…e l’Uomo”, il lettore potrà addentrarsi in altri
campi di conoscenza, scoprendo insospettati legami che potranno riservargli gradite sorprese, con l’antropologia, scoprendo che i nostri antenati oltre
a nutrirsi di molluschi, ne utilizzavano i gusci per farne ornamenti; oppure
con la mitologia, le religioni, tra cui il Cristianesimo, l’Induismo e il Buddismo;
la scultura, antica e moderna, la pittura, la matematica, la poesia; per venire quindi introdotto nel mondo degli ornamenti preziosi quali le perle, i
cammei, e il prestigioso colorante noto come porpora. E venendo a tempi
più recenti, ritroveremo i Molluschi nell’araldica, nella numismatica, nella
filatelia, nell’oggettistica, fino ad arrivare ai fumetti, alle figurine, alla pubblicità e, per finire, alla forme più raffinate della culinaria. Particolare cura
è stata riservata alla parte iconografica, costituita da circa 400 illustrazioni,
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PALEOITALIA
tra foto, disegni e numerose riproduzioni di antiche stampe ed incisioni,
apparse sui più prestigiosi testi di Malacologia e Paleontologia del passato.
L’opera è completata da una rassegna bibliografica dei più noti testi, attuali
e del passato, relativi a tali argomenti, nonché da un glossario dei termini
specifici.
Dinosauri italiani, di Cristiano Dal Sasso,
2001; Marsilio Editori, Venezia; 260 pagine,
in brossura; €14.98; ISBN 88-317-7554-5.
[Cristiano Dal Sasso]. Dinosauri italiani è
un’opera unica e innovativa nella sua originalità e attualità. Fino a poco tempo fa si
riteneva impossibile che nel nostro paese potessero venire alla luce fossili di dinosauri;
come conseguenza, la quasi totalità dei libri
sull’argomento era costituita da semplici traduzioni di opere straniere. Ma negli ultimi
quindici anni, i nostri sedimenti marini del
Mesozoico hanno rivelato la presenza inaspettata di impronte e ossa dei “rettili terribili”.
Dietro le quinte di ogni scoperta ci sono
fatti e persone sconosciuti, oltre a dati di grande interesse scientifico che
meritavano di essere raccolti e divulgati in una forma accessibile a tutti.
“Dinosauri italiani” è un rigoroso ma affascinante racconto della scoperta
dei dinosauri in Italia, scritto da chi ha partecipato in prima persona alle
ricerche, con la collaborazione del giornalista scientifico Giuseppe Brillante, e revisionato da altri paleontologi esperti in dinosauri come Fabio Dalla
Vecchia e Giuseppe Leonardi.
Dopo una parte introduttiva sul mondo dei dinosauri, ogni capitolo tratta
una scoperta: dalle impronte dei Lavini di Marco ai più recenti icnositi della
Puglia, dal sensazionale ritrovamento di Scipionyx, che ha avuto un impatto sui media senza precedenti per la paleontologia italiana, agli adrosauri
del carso triestino, fino alla novità del dinosauro di Saltrio. In capitoli separati sono trattati anche i rettili marini e i rettili volanti italiani, più che degnamente rappresentati da esemplari spettacolari come l’ittiosauro
Besanosaurus e il più antico pterosauro al mondo, Eudimorphodon. Altri
capitoli si occupano del limite K/T di Gubbio, collegato all’estinzione dei
dinosauri, e ipotizzano quali potranno essere le scoperte future. In appendice, un’utile guida pratica ai giacimenti italiani, per chi volesse rivivere in
prima persona le vicende narrate nel libro. Il testo è accompagnato da
disegni originali, ricostruzioni e fotografie dei soggetti principali, molte delle
quali mai pubblicate prima.
PALEOITALIA
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ALTRE PUBBLICAZIONI RECENTI
I dinosauri dopo cena. L’evoluzione della vita dalle prime cellule a
Darwin, di Marta Cerù, 2001; CUEN S.r.l., Napoli; 118 pagine, in brossura;
Euro 8.26; ISBN 88-7146-586-5.
L’affascinante mondo dei dinosauri, di John Colagrande e Larry Felder,
2002; Hobby & Work Publishing S.r.l., Bresso (Milano); 189 pagine, con
copertina rigida; Euro 25.30; ISBN 88-7133-489-2.
L’origine della vita sulla Terra, di Iris Fry, 2002; Garzanti, Cernusco s.N.
(Milano); 391 pagine, in brossura; Euro 22.50; ISBN 88-11-59496-0.
Annalisa Ferretti, Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico, Via Università 4, 41000 MODENA, Tel. (059) 2056527, Fax. (059) 218212, e-mail:
[email protected].
65 milioni di anni fa...
“Mamma, mamma! Pierino mi ha tirato un sasso in testa!”
“Quante volte vi ho detto che i sassi in testa fanno male!!”
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PALEOITALIA
PALEOWEB
a cura di Maurizio Gnoli
Quando i dinosauri avevano le piume
Siamo al No. 7 di PaleoItalia e voglio proporvi qualcosa di insolito: dal
12 ottobre al 17 novembre scorsi è stata aperta una mostra come da titolo,
presso i locali del “Foro Boario” di Modena. La mostra è stata curata dal
Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico dell’Università di Modena e Reggio Emilia e ha avuto un ottimo successo di pubblico.
Vi chiederete: ma cosa c’entra una mostra, per di più già chiusa, col
Paleo web? Vengo subito al punto: per l’occasione è stato creato un sito
web: http://www.dinosauripiumati.openhost.it/ in cui è possibile visitarla,
restando comodamente seduti davanti al proprio computer. Il sito è ben
fatto, riccamente illustrato, semplice ed esplicativo e consente a tutti di
vedere (o di rivedere) il
materiale esposto. Certo
non è la stessa cosa, ma mi
sembra una buona occasione per chi non ha potuto visitare la mostra direttamente!
Per chi fosse desideroso di ulteriori notizie su questo tipo di sauri forniti più
propriamente di strutture
integumentarie (penne e piume), come sono chiamate
dagli addetti ai lavori; o
meglio, per chi fosse interessato alla filogenesi degli uccelli, può consultare i siti:
http://www.trueorigin.org/birdevo.htm
http://www.enchantedlearning.com/subjects/dinosaurs/Dinobirds.html
http://www.dinosauria.com/pics/clados/clado.gif
Quest’ultimo mostra un cladogramma composto da J. Poling, nel Gennaio 1999, che avvalora la filogenesi degli uccelli dai dinosauri. Navigate!
Navigate! Navigate! Non tiratemi fuori la storia che sono in Inglese! Alla
prossima!
PALEOITALIA
TESI DI DOTTORATO
37
Dottorato in Scienze della Terra - XIII ciclo
Università di Pisa
BIOCRONOLOGIA A RODITORI DEL
VALDARNO INFERIORE E DUE NUOVI
METODI PER LA SISTEMATICA
DI MIMOMYS (ARVICOLIDAE, RODENTIA)
FEDERICA MARCOLINI
Tutore
Co-Tutore
Prof. F.P. Bonadonna
Prof. A. Kotsakis
La ricerca si è svolta in due fasi
distinte: lo studio dei depositi continentali affioranti nel Valdarno inferiore attraverso uno studio delle faune a roditori e la verifica
dell’applicabilità di due nuovi metodi morfometrici alla superficie
masticatoria dei primi molari inferiori
di alcune specie dell’Arvicolide
Mimomys.
Lo scopo finale era da un lato
quello di ottenere un migliore quadro biocronologico del Valdarno inferiore ricostruendo le relazioni
stratigrafiche tra le serie continentali che affiorano soprattutto in destra orografica dell’Arno e quelle
marine che predominano in sinistra.
In questo contesto l’analisi dei
micromammiferi è di estrema utilità
per le ricostruzioni biocronologiche
e fornisce inoltre informazioni
paleoclimatiche e paleoambientali.
I giacimenti di Cava Campani
(PI), Vinci (FI) e Casa Sgherri (PI)
sono stati gli unici che hanno restituito un numero sufficiente di resti
studiabili.
Cava Campani si trova in sinistra orografica dell’Arno, il deposito fossilifero è un paleosuolo
argilloso che si trova al tetto di una
successione continentale del
Pleistocene Medio. Il livello
fossilifero, che contiene anche resti
di molluschi continentali, è sigillato
al tetto da un livello piroclastico datato 0.46±0.04 Ma (Bigazzi et al.,
2000; tracce di fissione sulle apatiti).
La fauna di Cava Campani è composta da: Rana sp., Anura indet.,
Colubrinae indet., Natrix sp.,
Serpentes indet. (Delfino M., com.
pers.) Crocidura sp., Muscardinus
avellanarius, Clethrionomys cf. C.
glareolus, Arvicola cf. A.
cantianus, Microtus (Terricola) gr.
savii, Microtus (Terricola) aff. T.
thomasi, Apodemus cf. A.
sylvaticus. Si tratta della seconda
fauna a micromammiferi datata
radiometricamente in Italia e rappresenta un’associazione che viveva in boschi non troppo chiusi in un
contesto climatico temperato-umido.
I dati provenienti dalla fauna a mol-
38
PALEOITALIA
luschi conferma questo tipo di interpretazione e grazie a questi dati
paleoclimatici e alla loro integrazione con l’età radiometrica ottenuta
per il livello cineritico si è potuto
correlare il giacimento di Cava
Campani con lo stage isotopico 11.
All’interno dei “Conglomerati di
Vinci” è stato ritrovato Germanomys sp. (Arvicolidae, Rodentia)
distribuito nel Pliocene medio e superiore. Insieme a Germanomys
sono stati trovati resti di Equus gr.
stenonis-sene-zensis. Questo ritrovamento, anche senza un’attribuzione specifica, riduce l’attribuzione dei
sedimenti di Vinci al Pliocene superiore, poiché sia E. stenonis che E.
senezensis sono presenti in Europa
in siti correlati col Pliocene superiore e Pleistocene inferiore (Alberdi
et al., 1998). La fauna di Casa
Sgherri, composta sia da micro che
Fig. 1 - Principali misurazioni effettuate sulla
superficie occlusale degli M1 di Mimomys.
da macromammiferi, si trova nell’unità di Massarella, all’interno di
un deposito di sabbie fluviali fino a
pochi anni fa ritenute facenti parte
del ciclo marino pliocenico che affiora abbondantemente in sinistra
orografica dell’Arno. I resti sono
molto frammentati e non è stato ritrovato
nessun
elemento
postcraniale intero, solo resti dentari e coproliti. La fauna è composta
da: Macaca sylvana florentina,
Enhydrictis ardea, Acinonyx
pardinensis, Sus strozzii, Pseudodama sp., Capreolus sp., Leptobos
sp., Glis sp., Castor sp., Mimomys
pitymyoides, Mimomys pusillus,
Mimomys ostramosensis, Apodemus dominans, Hystrix refossa e
Oryctolagus cf. O. lacosti.
L’associazione di questi taxa fornisce una buona indicazione sia
biocronologica che paleoambientale.
Si tratta di animali che vivevano in
ambienti boscosi ma poco fitti (daino, capriolo, ghiro) in prossimità di
corsi d’acqua (castoro, lontra). Si
tratta di un’associazione di taxa tipici del Villafranchiano inferiore e/o
medio (come Acinonyx pardinensis
o Mimomys pitymyoides) o del
Villafranchiano medio e/o superiore
(come Macaca sylvana florentina
o Sus strozzii), ad eccezione di
Capreolus sp., che si riteneva non
comparisse in Italia prima del
Galeriano,. La totalità dell’associazione di Casa Sgherri sembra pertanto inquadrarsi nel tardo Pliocene,
Unità Faunistica di Costa San Giacomo o Olivola. Pertanto sulla base
del contenuto fossilifero, la porzione basale dell’unità di Massarella e
i Conglomerati di Vinci devono essere attribuiti al Pliocene superiore.
PALEOITALIA
39
Fig. 2 - Ricostruzione del contorno
di un M1 di Mimomys attraverso
l’analisi di Fourier ellittica (Da
Hurth, 2000).
Tale interpretazione è stata resa
possibile dalla presenza a Casa
Sgherri di alcune specie tipiche del
genere Mimomys (Arvicolidae,
Rodentia), che è da molti anni utilizzato come indicatore biocronologico
all’interno di faune continentali. Esiste a tutt’oggi però ancora della confusione riguardo ad alcune
attribuzioni specifiche, spesso a causa di informazioni confuse e soggettive sugli olotipi. Allo scopo di riuscire ad identificare con la maggior
chiarezza possibile le specie del giacimento di Casa Sgherri ho applicato alla superficie masticatoria dei
primi molari inferiori, che sono maggiormente diagnostici, due nuovi
metodi morfometrici. Il primo è una
variante al metodo morfometrico
classico di Brunet-Lecomte (1988)
e prevede 13 misurazioni lineari sulla superficie del dente (Fig. 1); il secondo applica il metodo di
Dommergues (2000) detto CDFT,
Complex Discrete Fourier
Transform, utilizzando la decomposizione del contorno del dente in armoniche di una serie di Fourier
(Fig.2). Numerose analisi statistiche
(Analisi delle Componenti Principali e Analisi Discriminante) sono state effettuate sui dati provenienti dalle analisi con i summenzionati metodi di centinaia di esemplari del genere Mimomys conservati in colle-
40
PALEOITALIA
Fig. 3 - a: Analisi delle Componenti Principali su 3 specie di siti diversi: M. coelodus
(Deutsch-Altenburg: rombi neri), M.
pitymyoides (Montoussé 5: triangoli rovesciati neri; Osztramos 3: triangoli rovesciati
grigi) e M. pusillus (Deutsch-Altenburg:
cerchi grigi); b: Analisi Discriminante sui
risultati del CDFT (H/2 =20)su tre specie di
taglia piccola: M. gracilis, M. pitymyoides
e M. pusillus.
zioni e musei dell’Europa continentale ed i risultati preliminari sono
estremamente incoraggianti. La Fig.
3a mostra una ACP sulle variabili
del primo metodo mentre la Fig. 3b
una AD sulle prime 20 armoniche
di Fourier di alcune specie di taglia
piccola. Entrambi i metodi, infatti, si
sono rivelati discriminanti ed efficaci nel distinguere specie diverse ed
accomunare popolazioni di giacimenti diversi appartenenti alla stessa specie.
In questo modo è stato possibile
identificare i Mimomys del giacimento di Casa Sgherri ed offrire un
primo contributo alla revisione di
questo genere a livello sia italiano
che europeo, con una descrizione
oggettiva e quantitativa dei parametri
puramente morfologici utili a distinguere una specie dall’altra.
Bibliografia
ALBERDI, M.T., ORTIZ-JAUREGUIZAR, E. &
PRADO, J.L., 1998. A quantitative review
of European stenonoid horses. J.
Paleont., 72: 371-387.
BIGAZZI, G., ZANCHETTA, G., BONADONNA,
F.P. & LEONE, G., 2000. Ulteriori dati
cronologici sui depositi cineritici del
Valdarno inferiore (Toscana). Boll. Soc.
Geol. It., 119: 121-124.
BRUNET-LECOMTE, P., 1988. Les campagnols
souterrains (Terricola, Arvicolidae,
Rodentia) actuels et fossiles d’Europe
occidentale. Thèse, Univ. de Bourgogne,
147 pp.
DOMMERGUES, C.H., 2000. Développement
d’une application Matlab d’analyse de
contour par transformées de Fourier. TX
5x
Travaux
de
laboratoire
Biogéosciences – Dijon, Université de
Bourgogne, 13 pp.
HURTH, E., 2000. L’exploration du champ
morphologique du genre Mimomys
(Arvicolidae, Rodentia). D.E.A.
Géosystèmes – Evolution –
Environnement, Université de
Bourgogne, 44 pp.
PALEOITALIA
41
Agenda
Congressi e convegni
Società Paleontologica Italiana
Giornate di Paleontologia 2003
22-24 maggio 2003
Alessandria
Per informazioni: Donata Violanti, Dip. di
Scienze della Terra, via Valperga Caluso
35, 10125 Torino; tel. 011-6707180.
[email protected]
Per ulteriori informazioni vedere la finestra
a pag. 42.
Federazione Italiana
di Scienze della Terra
GeoItalia 2003
IV Forum italiano di Scienze della Terra
17-19 settembre 2003
Bellaria (Rn)
Per informazioni: la prima circolare è disponibile sul sito internet della FIST.
Sito web: http://server.dst.unipi.it/fist/
Mostre
I nostri antenati:
International Union
of Geological Sciences
Italia 2004
32° Congresso Internazionale
di Geologia
fossili antichi e modelli virtuali
Verona
Museo di Storia Naturale
fino al 2 febbraio 2002
Orari di apertura: tutti i giorni 9.00-19.00
20-28 agosto 2004
Firenze
Segreteria scientifica: Chiara Manetti, Dipartimento di Scienze della Terra, via La
Pira 4, 50121 Firenze;
[email protected]
Segreteria organizzativa: Newtours, via San
Donato 20, 50127 Firenze;
[email protected]
Sito web: http://www.32igc.org
L’età dei ghiacci
Udine
Chiesa di S. Francesco
gennaio-aprile 2003
PALEOITALIA
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Società Paleontologica Italiana
Giornate di Paleontologia 2003
Alessandria
22-24 maggio 2003
Le Giornate di Paleontologia 2003 ricalcheranno lo schema già collaudato nelle
precedenti edizioni. Il programma provvisorio è il seguente:
giovedì 22 arrivo dei partecipanti, nel pomeriggio (ore 14,30/15) comunicazioni scientifiche; serata da definire.
venerdì 23 comunicazioni scientifiche e posters; assemblea generale annuale della Società
sabato 24 escursione nel Bacino Terziario Ligure Piemontese (Monferrato).
E’ prevista la pubblicazione degli abstracts dei lavori (comunicazioni scientifiche e posters) e di una guida all’escursione, che verranno distribuiti ai partecipanti. La pubblicazione dei lavori definitivi è prevista in un volume speciale
dei Rendiconti della Società Paleontologica Italiana.
Una eventuale sessione amatoriale (presentazione proprie ricerche, scambio
opinioni ecc.) potrebbe essere organizzata su richiesta dei soci non strutturati.
Ulteriori dettagli saranno pubblicati quanto prima sul sito internet della S.P.I.
Sito web: http://www.spi.unimo.it
Per informazioni: Prof. Donata Violanti, Dip. di Scienze della Terra, via Valperga
Caluso 35, 10125 Torino; tel. 011-6707180, fax: 011-6707155;
e-mail: [email protected]
Informazioni aggiornate sulla vita della
Società , le manifestazioni, le
pubblicazioni ed ogni altra inziativa
sono disponibili sul sito internet della
Società Paleontologica Italiana
http://www.spi.unimo.it
PALEOITALIA
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LA SOCIETÀ PALEONTOLOGICA ITALIANA
La Società Paleontologica Italiana è stata fondata nel 1948 con lo scopo di promuovere la ricerca scientifica paleontologica. L’associazione è aperta sia alle istituzioni, sia ai
singoli interessati alla paleontologia, sia a livello professionale che amatoriale. Per l’anno
2003, le quote associative sono le seguenti:
Socio Ordinario (paesi europei)
35 €
Socio Ordinario (extra U.E.)
45 €
Socio junior (under 30)
21 €
Istituzioni
100 €
Fin dal 1960 la S.P.I. pubblica il Bollettino della Società Paleontologica Italiana, che
è una rivista scientifica a valore internazionale, rivolta prevalentemente al mondo accademico e, conseguentemente, scritta quasi interamente in lingua inglese.
Dal 2000 il Bollettino viene affiancato da un supplemento quadrimestrale in italiano,
PaleoItalia, diretto a tutti gli appassionati e cultori della paleontologia.
PALEOITALIA
Supplemento al Bollettino della Società Paleontologica Italiana, v.41, n.1, 2002
Direttore Responsabile: Enrico Serpagli
Segretario di Redazione: Carlo Corradini
Indirizzo della redazione: Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico, Università di Modena e Reggio Emilia, via Università 4, 41100 Modena. Tel. 0592056523.
Stampa: Tipografia Moderna, via dei Lapidari 1/2, Bologna.
Autorizzazione Tribunale di Modena n. 616 del 16-09-1978
HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO
Silvano Agostini, Soprintendenza per i Beni Archeologici per l’Abruzzo - Servizio Geologico e Paleontologico, Via dei Tintori 1, 66100 Chieti.
Mauro Brunetti, via Ponte Locatello 9/A, 40030 Grizzana Morandi (Bologna).
Carlo Corradini, Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Cagliari, via
Trentino 51, 09127 Cagliari.
Simona Guioli, Civico Museo di Scienze Naturali , via Gramsci 1, 27058 Voghera
(Pavia); [email protected]
Federica Marcolini,Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Pisa, via
Santa Maria 53, 56126 Pisa.
M.Teresa Putzu, via Donizetti 30, 09128 Cagliari.
Maria Adelaide Rossi, Soprintendenza per i Beni Archeologici per l’Abruzzo Servizio Geologico e Paleontologico, Via dei Tintori 1, 66100 Chieti.
Andrea Tintori, Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Milano, via
Mangiagalli 34, 20133 Milano.
44
PALEOITALIA
INDICE
Numero 7, Carlo Corradini
p.
1
Cari Consoci, Antonietta Cherchi
p.
2
Escursione in Sardegna - 15° Convegno della Società
Paleontologica Italiana, M.Teresa Putzu e Carlo Corradini
p.
4
Giornate di Paleontologia 2002, Andrea Tintori
p. 12
Il Museo Geopaleontologico Alto Aventino e il geosito di
Capo di Fiume - Palena (CH),
Stefano Agostini e Maria Adelaide Rossi
p. 16
Passato e presente a Stradella (PV) - Il museo naturalistico
“F. Lombardi”, Simona Guioli
p. 22
Sulla rotta delle due torri, Mauro Brunetti
p. 25
Biocronologia a roditori del Valdarno Inferiore e due nuovi
metodi per la sistematica di Mimomys (Arvicolidae, Rodentia),
Federica Marcolini
p. 37
RUBRICHE
Paleo news, Paolo Serventi
Paleolibreria, Annalisa Ferretti
Paleoweb, Maurizio Gnoli
Agenda
p.
p.
p.
p.
30
32
36
41
NOTE PER GLI AUTORI
Gli articoli non devono superare le tre pagine dattiloscritte. È gradito un
corredo iconografico (fotografie, disegni, grafici, …); nel caso di fotografie a
colori, esse devono essere ben contrastate, in modo da avere una buona resa se
pubblicate in bianco e nero.
Gli autori possono fornire, se lo ritengono utile, alcune note bibliografiche.
Gli autori sono pregati di inviare i propri testi possibilmente tramite posta
elettronica, come “attached files”, oppure su dischetti da 3.5 pollici, specificando il programma di videoscrittura utilizzato. Le immagini digitalizzate vanno
salvate come file bmp o jpg, possibilmente a 300 dpi.
Di norma gli autori non avranno la possibilità di visionare le bozze. Agli
autori non saranno forniti estratti degli articoli.
Gli articoli e il materiale illustrativo devono essere inviati a:
Carlo Corradini – PaleoItalia – Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico – Università di Modena e Reggio Emilia – via Università 4 –
41100 Modena. Tel.: 059-2056523.
oppure per posta elettronica all’indirizzo: [email protected]