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Supplemento al Bollettino della Società Paleontologica Italiana v.41 n.1 Spedizione in A.P. - 45%, comma 20/B - Legge 662/96, Filiale EPI di Modena. Taxe Perçue. Tassa riscossa. Numero 7 Novembre 2002 PaleoItalia Newsletter della Società Paleontologica Italiana MUCCHI - MODENA PALEOITALIA 1 Numero 7 L’apertura di questo numero di PaleoItalia è dedicato alle occasioni di incontro che la Società ha proposto negli ultimi mesi: le Giornate di Paleontologia, in giugno a Bolca, e l’escursione di ottobre in Sardegna. I resoconti di queste manifestazioni occupano buona parte del giornale. Il resto del giornale ha una struttura “tradizionale”, con i musei paleontologici, l’itinerario, una tesi di dottorato e le rubriche. Un numero ricco, tanto che le Notizie Italiane non sono presenti per motivi di spazio, nonostante questo fascicolo abbia quattro pagine in più del solito. La speranza e l’augurio è che questo non sia un caso isolato e che anche nelle prossime occasioni ci vedremo “costretti” ad ampliare il fascicolo per poter ospitare tutti i contributi che arriveranno in Redazione. Buona lettura! Carlo Corradini GLI INDIRIZZI ELETTRONICI DELLA S.P.I. Bollettino della Società Paleontologica Italiana PaleoItalia Biblioteca Tesoreria Sito web della S.P.I. [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] http://www.spi.unimo.it IN COPERTINA Kurtus velifer Volta, 1796 Bolca Riprodotto da: Giovanni Serafino Volta, 1796-1809, “Ittiolitogia Veronese”, Stamperia Giuliari, Verona, 396 pp., 76 tav. Tav. 7, fig. 1 (ridotto al 63% dell’originale). La specie è attualmento conosciuta come Excellia velifer Volta 2 PALEOITALIA Cari Consoci, questa è l’ultima lettera che Vi scrivo, in quanto nella prossima primavera scade il mio mandato. Mio malgrado, lascio la Società in una difficile condizione finanziaria a causa dei mancati finanziamenti che in questi ultimi anni non sono più stati erogati dal Consiglio Nazionale delle Ricerche. Una mia lettera al Presidente del CNR non ha avuto alcuna risposta. La stampa del Bollettino, le cui qualità scientifiche e editoriali sono indiscusse e di valore internazionale, impegna molte risorse. Gli attuali apporti finanziari sono essenzialmente legati alle quote dei Soci, ancora troppo basse per poter far fronte agli impegni. Ricordo che le nostre quote sociali sono di gran lunga inferiori a quelle delle altre Società nell’ambito delle Scienze della Terra. Il numero dei Soci inoltre non è elevato e non consente di conseguenza adeguati introiti. Allo scopo di portare un contributo tangibile alla nostra Società, seguendo le indicazioni emerse a Bolca durante le Giornate di Paleontologia, Vi chiedo di incrementare volontariamente l’importo della quota sociale, secondo le Vostre possibilità e intenzioni. Altre riviste, anche internazionali, hanno rivolto analogo invito ai propri aderenti. Desidero però sottolineare che alla precaria situazione finanziaria si contrappone un vivo interesse verso la Società da parte soprattutto di giovani ricercatori, testimoniato sia da nuove associazioni che dalla partecipazione attiva agli incontri scientifici organizzati nell’ultimo biennio con fondi extra-Società, grazie a patrocini devoluti da altri enti. La SPI è vitale, come testimonia il successo ottenuto dalle Giornate di Paleontologia 2001 (Castell’Arquato) e 2002 (Bolca), e dal 15° Convegno della Società svoltosi recentemente in Sardegna. Già sono in avanzata fase di preparazione le Giornate del 2003, il cui programma viene annunciato in questo fascicolo. Il Convegno in Sardegna è stata l’occasione per inaugurare la collana dei Rendiconti della SPI (già prevista in Statuto) con la stampa del libro-guida realizzato grazie ad un contributo dell’Università di Cagliari. I Rendiconti, la cui pubblicazione non avrà una cadenza costante, sono legati allo svolgimento di sedute scientifiche, escursioni sociali, manifestazioni scientifico-culturali, organizzate dai soci sotto l’egida della SPI. Le spese di stampa e di redazione non saranno a carico della Società; i fondi dovranno essere reperiti dagli organizzatori presso altre istituzioni o società. PALEOITALIA 3 Malgrado in più occasioni (Adunanze, Giornate di Paleontologia ecc.) avessi cercato di suscitare un maggiore interesse da parte della numerosa componente amatoriale verso la vita della Società, pochissimi sono stati i riscontri, a parte un diffuso apprezzamento per PaleoItalia, la cui pubblicazione era stata decisa durante la Presidenza del mio predecessore, Prof. I. Premoli Silva (Milano). Recentemente, durante il Convegno della SPI, discutendo di queste problematiche con alcuni soci amatori è arrivata la disponibilità della Dr.ssa Jordi Orso (che da anni partecipa assiduamente alle manifestazioni della SPI) a farsi informalmente portavoce delle richieste e dei desiderata dei soci amatori nei confronti del Consiglio direttivo della Società. Mi auguro che questa iniziativa possa dare buoni frutti e promuovere rapporti più proficui tra le varie componenti della SPI. RingraziandoVi per il sostegno e la collaborazione che avete avuto nei miei confronti, Vi saluto con viva cordialità. Il Presidente Antonietta Cherchi Cagliari, 15 novembre 2002 Sono molto contenta dell’idea della Prof.ssa Cherchi di creare un portavoce del mondo amatoriale, perchè trovo molto importante poter comunicare al Consiglio della SPI le esigenze, i problemi e le idee degli appassionati. La mia sarà essenzialmente un’attività di coordinamento e vorrei sottolineare che avrò bisogno della collaborazione attiva di tutti gli amatori, di cui faccio parte. Quindi contattatemi al più presto. Sarò raggiungibile per e-mail: [email protected]; per posta: Via Biancardi, 2 - 20149 Milano, e di sera al telefono: 02-4801.4201. Cordiali saluti, Jordi Barbara Orso PALEOITALIA 4 RESOCONTI DI CONVEGNI Sardegna, 8-14 ottobre 2002 ESCURSIONE IN SARDEGNA RESOCONTO SEMISERIO DEL 15° CONVEGNO DELLA SOCIETÀ PALEONTOLOGICA ITALIANA M.TERESA PUTZU & CARLO CORRADINI E’ ormai una consolidata tradi- gliari, Modena e Reggio Emilia, zione della Società Paleontologica Ferrara, Pavia e Napoli e del Italiana che ogni Presidente orga- Forschungsinstitut Senckenberg di nizzi, verso la fine del suo mandato, Francoforte, a volte con il contribuun convegno-escursione in un area to di colleghi stranieri. In occasione del convegno è stadel nostro paese particolarmente significativa e interessante per la to preparato un volume di oltre 350 paleontologia. La Prof. Antonietta pagine (per ulteriori dettagli, vedere Cherchi non ha voluto tradire le at- pag. 11), con un’ampia parte tese, così il 15° Convegno della SPI introduttiva sulla geologia e la si è svolto in Sardegna dall’8 al 14 paleontologia della Sardegna e la ottobre scorsi: si è trattato di descrizione dettagliata delle località un’escursione in varie regioni del- visitate. Il volume è il primo della l’isola e sono state visitate località nuova collana dei Rendiconti della di età compresa tra il Cambriano Società Paleontologica Italiana, che raccoglie pubblicazioni preparate Inferiore e il Miocene. Hanno partecipato oltre cinquanta soci della Società, sia paleontologi “professionisti”, che appassionati; significativa la presenza di numerosi giovani, studenti e neolaureati. L’escursione è stata proposta anche ai soci della Paläontologische Gesellschaft, la Società Paleontologica Tedesca, e alcuni studiosi tedeschi non hnno perso l’occasione e vi hanno preso parte. L’illustrazione degli stop è stata curata da paleontologi e Un momento della visita alla necropoli di Pranu geologi delle Università di Ca- Mutteddu. PALEOITALIA 5 La spiegazione dello stop sui calcari ad archeociatine a Rocca Bianca. in occasione di congressi, convegni ed escursioni, sia organizzati dalla Società, sia da altre istituzioni, ma patrocinate dalla SPI. I partecipanti si sono incontrati in un assolato pomeriggio all’aeroporto di Cagliari-Elmas, e dopo il primo rinfresco di benvenuto sono stati imbarcati su 4 pulmini (sarebbe meglio dire due autobus dell’Università e due “lentobus”) alla volta dell’Iglesiente. I congressisti non sapevano che sarebbe stato solo il primo di una lunga serie di rinfreschi, spuntini ed assaggi. Arrivati alla cava di calcari ad archeociatine di Rocca Bianca, oltre a raccogliere numerose, bellissime e pesantissime mattonelle con archeociatine e calcimicrobi, la carovana ha goduto di un lauto spuntino offerto dal proprietario della cava. La giornata si è conclusa in un albergo con vista mare a Portoscuso, con un’abbondante cena a base di pesce. La mattina del secondo giorno era dedicata al Paleozoico dell’Iglesiente-Fluminese: è stata visitata la famosa e piovosa località cambro-ordoviciana di Cabitza (per fortuna l’organizzazione aveva appena fatto costruire un cavalcavia (!?) sotto il quale ripararsi durante la spiegazione), ricca di trilobiti. Il meno piovoso ma altrettanto interessante bacino carbonifero di San Giorgio, noto per le associazioni continentali a piante, è stato lo stop successivo. Nel frattempo, per le lande dell’Iglesiente, iniziava a risuonare 6 PALEOITALIA il leit-motiv del congresso: “veloci, veloci che siamo in ritardo!!!”. Anche il pranzo, a base di porchetto, non ha deluso. Nel pomeriggio ci si è recati a Punta Pedrona, una località dove i congressisti si sono sguinzagliati alla ricerca dei bellissimi fossili ordoviciani, talora anche attardandosi e rischiando di essere abbandonati. La sezione era stata studiata, tra gli altri, dal Prof. Wolfgang Hamman, recentemente scomparso. A lui alcuni tra i partecipanti, suoi cari amici e colleghi, hanno voluto dedicare un momento di commemorazione e un breve ma commovente ricordo. Il terzo giorno di escursione, iniziato sotto una pioggia torrenziale, Il comune di Goni ha dedicato ai graptoliti la strada che porta alla famosa località fossilifera. si è svolto interamente sul Siluriano del Gerrei. Proprio a causa della pioggia, le spiegazioni sono state ascoltate nella sala consiliare del Comune di Goni. Ci si è poi recati nel famoso affioramento di scisti a graptoliti, ora protetto su iniziativa del Comune per la sua importanza scien- Tutti in fila per osservare il livello a loboliti nei calcari siluriani di Genna Ciuerciu. PALEOITALIA 7 Un attimo di relax prima di salire sui pulmini alla volta del successivo affioramento. tifica e storica. Grazie all’ospitalità del Sindaco di Goni, è stato inoltre possibile visitare la necropoli di Pranu Muttedu ed assaggiare alcuni prodotti tipici della zona. Sono stati poi visitati i calcari in facies di Ockerkalk dell’area di Silius, dove si sono potuti osservare i loboliti, un particolare esempio di evoluzione dei crinoidi nel Siluriano terminale. Dopo un abbondante pranzo tipico in un agriturismo, a base di pecora e altre leccornie, ci si è diretti verso Alghero, che grazie anche alla “prudenza” degli autisti, è stata raggiunta in tarda serata. Il primo affioramento della mattina successiva, stranamente accompagnato da una bella giornata di sole, era proprio di fronte all’albergo: il Trias riccamente fossilifero di Punta del Lavatoio. Ci si è poi spostati, per non rimanere troppo all’asciutto, nella foresta demaniale del Mon- te Timidone, un’area boscosa protetta e piovosa, ricca di fauna selvatica, per visitare la successione giurassica e la località-tipo del Un momento di ristoro. 8 PALEOITALIA macroforaminifero Timidonella sarda. Il pomeriggio è stato dedicato ai sedimenti continentali del Permo-Trias Nurra sud-occidentale, e si è concluso con la visita del Nuraghe Palmavera. Il sabato è stato dedicato al settore di Capo Caccia, dove sono stati osservati vari affioramenti di età Giurassico Superiore– Cretaceo Inferiore. Particolarmente spettacolare si è rivelato l’affioramento a Rudiste del Santoniano, apprezzato sia dai paleontologi che dai numerosi turisti che si trovavano in zona per visitare le famose grotte di Nettuno, chiuse per il maltempo (!). Nel pomeriggio, una gradita visita al parco Un’espressione imperiosa del Presidente. e al museo delle Cantine Sella & Mosca ha risollevato gli animi, permettendo di assaporare anche alcuni vini locali, accompagnati natural- Sugli strati giurassici di Punta Malrepos, a Nord di Alghero. PALEOITALIA 9 Le splendide falesie cretacee di Capo Caccia, a Nord di Alghero. mente dai dolcetti offerti dall’organizzazione. L’ultimo giorno di escursione è stato dedicato principalmente al Miocene del Sarcidano; sono stati visitati vari affioramenti nella zona di Isili, osservando l’evoluzione di una piattaforma carbonatica. Dopo una rapida visita al villaggio nuragico di Barumini, la giornata si è degna- Caris...blub...simi colleghi, come ...blub... blub ... potete vedere ...gorgle ... l’affioramento... PALEOITALIA 10 SARDEGNA S.P.I. 2002 Autori e primi esecutori il Coro della SPI Ho lasciato la mamma mia per venire in Sardegna al convegno Tapum, tapum tapum La mattina il gallo ha cantato, ma il sor Giudici non è arrivato Tapum, tapum tapum Siamo giunti all’affioramento ora i poster dobbiamo guardare Tapum, tapum tapum Alla destra ci sono gli strati, a sinistra i conglomerati Tapum, tapum tapum “Ma chi dice che in Sardegna non piove mai??” A Capo Caccia siamo arrivati, la rudista si sono fregati Tapum, tapum tapum Il pulmino non ha batteria, se non spingi non te ne vai via Tapum, tapum tapum Sette giorni a campionare, nei pantaloni è difficile entrare Tapum, tapum tapum Siamo presi dallo sgomento, se Angelibba ha il telefono spento Tapum, tapum tapum Nonostante gli ingrassamenti, siamo tutti felici e contenti Tapum, tapum tapum Dopo questo congresso gaudente ringraziamoce er Presidente. Tapum, tapum tapum Ci ha coperto di attenzioni e i dolcetti sapessi che buoni Tapum, tapum tapum mente conclusa a Cagliari, con un’ottima e abbondante cena a base di pesce fresco. Nel complesso, complici i vini e i dolcetti offerti a più riprese dall’organizzazione, si è sviluppata una atmosfera allegra e conviviale tra i partecipanti, sfociata in una significativa canzone, riportata qui a lato, magistralmente interpretata dal “Coro della SPI”. Questa lagna è un arrivederci Ritroviamoci ancora con Cherchi Tapum, tapum tapum Perchè abbiamo la nostalgia DellaGASTROPALEONTOLOGIA!!!.... PALEOITALIA L’unica, secondo noi (ma essendo dell’organizzazione siamo forse un po’ di parte), nota negativa è stato il tempo. Infatti, notoriamente, in Sardegna non piove mai. Tranne che durante il congresso SPI: scrosci e temporali non ci hanno quasi mai ab- 11 bandonato fino a domenica, quando tutti sono rientrati alle loro sedi; da lunedì è tornata l’estate. Per finanziare la prossima escursione, potremmo chiedere un contributo al Commissario per l’emergenza idrica! Rendiconti della Società Paleontologica Italiana 1 Sardinia Field Trip Palaeontology & Stratigraphy A cura di Antonietta Cherchi Carlo Corradini M.Teresa Putzu 356 pagine Formato 17 x 24 cm Costo Soci S.P.I. 25 € non soci 40 € (+ spese di spedizione) Il volume, interamente scritto in inglese, è stato realizzato in occasione del 15° Convegno della Società Paleontologica Italiana. Comprende un’ampia introduzione sulla Paleontologia e la Stratigrafia della Sardegna e la descizione dettagliata degli affioramenti. Per l’indice completo, si veda il sito internet della Società (www.spi.unimo.it/rendiconti_1.htm). Il volume può essere richiesto a: Excursion in Sardinia / Prof. A. Cherchi Dipartimento di Scienze della Terra - Via Trentino, 51 I-09127 Cagliari - fax +39 070 282236 e-mail: [email protected] PALEOITALIA 12 RESOCONTI DI CONVEGNI Verona-Bolca-Priabona, 6-8 giugno 2002 GIORNATE DI PALEONTOLOGIA 2002 ANDREA TINTORI Le giornate di Paleontologia 2002 hanno costituito un utilissimo e interessante momento di incontro tra paleontologi fornendo soprattutto ai più giovani, dottorandi o post-doc, la possibilità di scambiare le proprie esperienze e ambiti di lavoro. Credo sia questo lo spirito che ha fatto iniziare nel 2001 questo tipo di incontri già peraltro molto diffuso all’estero e possiamo quindi dire che lo scopo è stato raggiunto, con la speranza che già dal prossimo anno la partecipazione sia ancora ampliata. Perchè a Bolca? Bolca rappresenta probabilmente la nostra più famosa località fossilifera, forse ancora più nota all’estero che non in Italia. Infatti, nell’opuscolo dell’UNESCO che riguarda l’inserimento delle località di importanza paleontologica nella World Heritage List, Bolca è citata tra i 40 esempi come degna di entrare nella lista dei siti di importanza mondiale. Penso che tutti si siano resi conto che, nonostante i fossili di Bolca siano conosciuti da più di 500 anni, molto ci sia ancora da fare soprattutto nell’ambito degli studi stratigrafici di dettaglio, tafonomici (non sono mai state fatte importanti campagne di scavo a scopi scientifici), paleoambientali, etc. Il fatto che per la prima volta la SPI con 70 paleontologi si sia data appuntamento proprio a Bolca vuole costituire uno stimolo per lo sviluppo degli studi su questo importante giacimento e un ringraziamento a tutti coloro, la famiglia Cerato soprattutto, che con il loro lavoro hanno contribuito a rendere famosi i fossili di Bolca. Un grazie anche al Parco Naturale Regionale della Lessinia che ci ha ospitato nella splendida struttura del Museo di Bolca e che nella persona del direttore Dr. Giacomo De Franceschi ha porto i saluti e ha assicurato un contributo per la stampa delle note presentate al convegno. Non si può dimenticare la disponibilità del Museo Civico di Storia Naturale di Verona che tradizionalmente coordina la ricerca scientifica su Bolca: la dr. Alessandra Aspes attuale direttore (alla quale abbiamo invaso anche l’ufficio per svolgere la riunione del consiglio direttivo!) e il Dr. Roberto Zorzin, curatore per la geopaleontologia, si stanno fortemente impegnando per un rilancio delle attività a Bolca. Per l’ultima giornata penso che tutti abbiamo apprezzato l’ospitalità del piccolo museo di Priabona che grazie all’istancabile passione del Maestro Renato Gasparella è in grado di trasmettere PALEOITALIA 13 Foto di gruppo all’ingresso della Pesciara di Bolca. a tutti i visitatori, piccoli e grandi, ‘professionisti’ o semplici curiosi, la passione per le risorse paleontologiche della zona. Credo che Renato Gasparella ci abbia presentato quella che è la realtà di tanti altri piccoli musei italiani, sorti e gestiti tra tante difficoltà burocratiche e pochissimi soldi, basati interamente sulla passione e dedizione di alcune persone che però forniscono un aiuto preziosissimo a noi ricercatori, stimolando anche tanti giovani ad intraprendere gli studi nell’ambito delle scienze della Terra. Probabilmente la nostra riconoscenza a tutte queste persone non è mai espressa a sufficienza. Dopo i doverosi ringraziamenti, parliamo un po’ di noi e del nostro convegno: tanti giovani mostrano che la paleontologia non è morta, anzi ha molte forze pronte a aiutare il ricambio generazionale che si compirà nei prossimi anni. Un solo giorno di presentazioni è stato forse un po’ ‘stretto’ obbligando alla concisione e al rispetto dei tempi, cosa peraltro indispensabile soprattutto in congressi internazionali. Ammetto che la grande quantità di poster non ha permesso, almeno a me, di vederli tutti: quindi forse bisognerà allungare un po’ i tempi, magari prevedere un giorno in più. Certamente in periodi di ristrettezze finanziarie si guarda anche a pochi euro in più, ma l’occasione di un incontro di questo tipo credo ne valga la pena, anche e soprattutto per coloro che si presentano per le prime volte in ‘pubblico’ 14 PALEOITALIA (chi non ricorda l’emozione del suo primo speech?): il clima informale dovrebbe facilitare questo evento e mi sento di incoraggiare proprio i più giovani a presentare comunicazioni orali nei prossimi convegni SPI per approfittare del fatto che qui la situazione è ‘tranquilla’ (poi si può anche preparare un poster, ma abituarsi a presentare, magari in inglese, è estremamente importante). Ci si è anche divertiti, almeno mi pare, con l’asta paleontologica: è stata una scusa per stare ulteriormente insieme, ma anche per recuperare un piccolo supporto finanziario per la nostra Società. Speriamo che il prossimo anno ci sia anche qualche bottiglia di vino……intanto preparate oggetti e fossili da mettere a disposizione. Un momento dell’escursione a Priabona. I campi coperti dalle comunicazioni sono stati molto ampi: non so se rappresentino veramente la situazione della paleontologia italiana, penso in effetti che la micropaleontologia sia stata sottorappresentata, ma una netta maggioranza relativa riguardava i vertebrati. Micro e macroinvertebrati sono più o meno pari e ben distanziati dai vertebrati, mentre decisamente più scarsa è la presenza della paleobotanica. Se si considera il tempo, il Quaternario è dominante, seguito, nuovamente a distanza e circa a pari merito, da Terziario e Mesozoico; il Paleozoico è stato buon ultimissimo. A tutto ciò vanno aggiunti una decina di poster riguardanti i piccoli musei, molto spesso imperniati sui vertebrati. Un commento, probabil- PALEOITALIA 15 Il gruppo all’affioramento sul Monte Postale. mente molto di parte….., è che vi è un forte interesse nella paleontologia dei vertebrati come ‘divulgazione’, i vertebrati cioè attirano il grande pubblico forse più degli altri fossili e ciò fa ‘predisporre’ i giovani al loro studio. Ciò non toglie che la mia esperienza diretta nei piccoli musei e nella divulgazione nelle scuole mi faccia ritenere che esiste oggi un vero e grande interesse verso tutta la paleontologia, interesse che forse sfruttiamo poco anche dal punto di vista finanziamenti e iniziative, almeno in certe regioni come la Lombardia. Spero che tutti i partecipanti siano stati soddisfatti e che questo pic- colo convegno abbia veramente costituito un momento di incontro, di scambio di idee e informazioni, di messa a punto di nuovi progetti e iniziative che magari vedranno i risultati presentati nei prossimi convegni. Termino con un invito a tutti i paleontologi italiani: se dovete brindare, per qualsiasi evento (una specie nuova, un lavoro uscito dopo anni di attesa nel cassetto, etc.), ricordatevi i vini della serie ‘I Fossili’ della Cantina Sociale cooperativa di Montecchia di Crosara che gentilmente ci ha offerto l’aperitivo prima di intraprendere la tortuosa salita a Bolca: un grazie al suo direttore Dr. Abele Casagrande e un augurio a tutti di poter brindare spesso! PALEOITALIA 16 MUSEI PALEONTOLOGICI IL MUSEO GEOPALEONTOLOGICO ALTO AVENTINO ED IL GEOSITO DI CAPO DI FIUME - PALENA (CH) SILVANO AGOSTINI & MARIA ADELAIDE ROSSI Nell’Agosto del 2001, è stato aperto al pubblico il “Museo Geopaleontologico Alto Aventino”, allestito nel Castello Ducale di Palena in provincia di Chieti, ai margini del Parco Nazionale della Maiella . Il museo nasce da una collaborazione tra l’Amministrazione Provinciale di Chieti, il Comune di Palena e la Soprintendenza per i Beni Archeologici per l’Abruzzo, che hanno creduto nella valorizzazione dell’importante collezione1 di Erminio Di Carlo, appassionato cultore della paleontologia ed oggi gestore di questo Museo, che ha saputo pazientemente vigilare su quanto il territorio metteva in mostra di particolare, spesso recuperando reperti che altrimenti sarebbero andati persi. L’allestimento è costituito da tre sezioni: la “Sala della Conoscenza”, la “Sala dell’Aventino”, le “Sale Palena”. Nella prima sono illustrati didatticamente la storia e gli aspetti generali della geologia, della petrografia e della paleontologia, secondo una lettura integrata della Terra e della biosfera e della loro evoluzione. La “Sala Aventino” dedicata al territorio, illustra la storia geologica e gli aspetti paleoambientali e paleontologici del Monte Porrara, della Maiella meridionale, dei Monti Pizzi e del paesaggio collinare inciso dal Fiume Aventino. Nelle “Sale Palena” sono esposti ed illustrati gli importanti reperti paleontologici recuperati presso il giacimento di Capo di Fiume2 : pesci, vertebrati, resti vegetali, molluschi, echinidi e crostacei del Messiniano. 1 Collezione notificata da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali ai sensi della L.1089/39 (ora D.L.vo. 490/ 99). 2 Il geosito di Capo di Fiume è sottoposto a tutela con decreto di vincolo da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali ai sensi della L.1089/39 (ora D.L.vo. 490/99). PALEOITALIA Il Castello Ducale di Palena ospita il “Museo Geopaleontologico Alto Aventino” (foto S.Agostini). La successione messiniana di Capo di Fiume presenta infatti diverse associazioni di facies di ambiente palustre, salmastro, di laguna e di mare costiero. L’ittiofauna fossile di Capo di Fiume, studiata da Giorgio Carnevale e 17 Walter Landini (Università di Pisa), rappresenta uno dei più interessanti giacimenti del Miocene superiore nel Mediterraneo. La laguna e l’antistante mare erano densamente popolati da molti pesci tipici di acque costiere, i resti fossiliferi hanno permesso il riconoscimento di oltre venti specie diverse alcune delle quali per la prima volta rinvenute allo stato fossile. Le più significative sono: Spratelloides gracilis, il più diffuso, ritrovato nei diversi stadi di sviluppo ed oggi estinto nel Mediterraneo, Lates niloticus, predatore di grandi dimensioni che oggi popola le acque interne del continente africano, ed un rappresentante della famiglia Pomacentridae che rappresenta uno dei rarissimi reperti fossili di pesce damigella, oggi distribuiti Uno sguardo alla sala dedicata al Prolago. (foto S.Agostini). 18 PALEOITALIA Pagrus sp. dal sito di Capo di Fiume, l’esemplare è lungo 18,5 cm.( (foto M.Vitale). principalmente in acque tropicali in prossimità delle barriere coralline. I resti paleobotanici ci documentano una vegetazione costituita nella zona collinare da conifere e da caducifoglie, mentre la piana paludosa comprendeva numerosi salici, palme, e piante erbacee. La successione di Capo di Fiume ha inoltre re- stituito uno scheletro di Prolagus cf. P. apricenicus pressoché completo ed in connessione anatomica, unica segnalazione, ad oggi, in Abruzzo. L’esemplare di Prolagus3, studiato da Paul Mazza e Marco Rustioni (Università degli Studi di Firenze), ha una lunghezza di 18 cm. dalla testa alla coda e mostra i tipici caratteri di una carcassa che abbia galleggiato per un certo intervallo di tempo in acque ferme o a debole circolazione e che si è infine adagiata sul fondo. Lo scheletro è contornato da un alone scuro, dovuto probabilmente al residuo carbonioso dei tessuti molli e del pelo dell’animale. 3 Phoenix sp., uno dei numerosi resti vegetali, perfettamente conservati tra le sottili lamine di roccia di Capo di Fiume. La lastra misura 31x25 cm (foto M.Vitale). Piccolo mammifero appartenente al genere dei Prolaghi e alla famiglia degli Ocotonidi che insieme a quella dei Leporidi costituisce l’Ordine dei Lagomorfi. Dalle più note lepri si differenzia oltre che per le dimensioni inferiori, anche per le orecchie più piccole, rotonde, larghe e quasi nude. PALEOITALIA Lo studio dei pesci, dei vegetali, dei microfossili e della sedimentologia ha permesso di definire le caratteristiche dell’ambiente di fossilizzazione: una laguna con acque piuttosto calme, protette dalla turbolenza del mare grazie ad una barra di sedimenti sommersa che bloccava l’azione del moto ondoso. La presenza di questa barra creava le condizioni favorevoli alla fossilizzazione degli individui che 19 dopo la morte si deponevano sul fondale. Le acque erano calde, di tipo subtropicale, paragonabili a quelle che oggi caratterizzano gli ambienti costieri del Nord Africa e del Medio Oriente. Il Museo Geopaleontologico Alto Aventino va considerato come un sistema integrato con il Geosito di Capo di Fiume e con le sorgenti dell’Aventino, dove un percorso attrezzato con alcuni pannelli didatti- 5 - Il Prolagus, piccolo mammifero dell’ordine dei lagomorfi, vissuto circa 7 milioni di anni fa. L’esemplare è lungo dalla testa alla coda 18 cm (foto M.Vitale). 20 PALEOITALIA Veduta del Geosito di Capo di Fiume (foto M.Vitale). ci, guida i visitatori all’osservazione diretta sul campo. Il sistema è stato pensato come un ulteriore strumento per la diffusione di una cultura geologica, per conoscere meglio il nostro ambiente e la sua storia, le geodiversità, nella speranza che tutto ciò promuova un maggiore rispetto per quanto ancora il nostro territorio attraverso i suoi beni ci può raccontare. Informazioni logistiche Il museo si raggiunge: in auto provenendo da Foggia - Pescara seguendo la A14 uscita Val di Sangro e provenendo da Roma - l’Aquila seguendo la A24/A25 uscita Pratola Peligna; in treno dalla stazione ferroviaria di Sulmona per Castel di Sangro fermata Palena. Il museo è aperto da giugno a settembre dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 16,00 alle 19,00; da ottobre a maggio il museo è aperto il martedì, giovedì, sabato e domenica dalle 10,00 alle13,00 e dalle 15,00 alle 17,00 mentre il mercoledì e il venerdì è aperto solo su prenotazione. Giorno di chiusura settimanale: lunedì Per informazioni e prenotazioni visite “Associazione Culturale Majella Madre”: 0871.930028 e 349.2547251 PALEOITALIA Bibliografia AGOSTINI S., GIARDINELLI S., ROSSI M.A. (1999), Il museo geopaleontologico Alto Aventino di Palena (Abruzzo). Geoitalia, 2°Forum FIST, vol.1: 26-28 CARBONI M.G., CIVITELLI G., CORDA L., ESU D., MATTEUCCI R. & PALAGI I. (1992), Evoluzione delle facies e delle comunità bentoniche dal continente al marino nel Miocene superiore della valle del fiume Aventino. V Symp. Ecol. Paleoecol. Benthic Comm.. 27 Settembre -3 Ottobre 1992: 110-119 CARNEVALE G. (in stampa), Boops roulei Arambourg in the Messinian of Central Italy, with comments on systematics, paleoecology and zoogeography. Neues Jahrbuch für Geologie und Paläontologie. C ARNEVALE G. & L ANDINI W. (2000), L’ittiofauna messiniana di Capo di Fiume 21 (Palena, Abruzzo). I Workshop Nazionale di Paleontologia dei Vertebrati, abstract book: 15-16. CARNEVALE G. & LANDINI W. (2000), A fossil damselfish (Pisces, Pomacentridae) from the Late Miocene of Central Italy. Biological and biogeographical considerations. Palaeontographia Italica, 87: 67-72. CARNEVALE G. & LANDINI W. (2001), On the first occurrence of the genus Lates Cuvier & Valenciennes in the pre-evaporitic Messinian of the Mediterranean. Bollettino del Museo Civico di Storia Naturale di Verona, 25: 73-79. MAZZA P., RUSTIONI M., ARUTA G. & DI CARLO E. (1995), A Messinian Prolagus from Capo di Fiume Quarry (Palena, Abruzzo, Central Italy). Bollettino della Società Paleontologica Italiana 34 (1): 55-66. PALEOITALIA 22 MUSEI PALEONTOLOGICI PASSATO E PRESENTE...A STRADELLA (PV)... IL MUSEO NATURALISTICO “F. LOMBARDI” DI STRADELLA SIMONA GUIOLI Il museo naturalistico “F. Lombardi” è nato nel 1994 grazie all’impegno profuso da persone volonterose e appassionate di ecologia, paleontologia, ecc. Attualmente è allestito presso il Centro Culturale Polivalente sito nel centro storico di Stradella (PV), in via Montebello 2. Il percorso espositivo è articolato in sette settori che rappresentano un preciso percorso che passa dalle vicende del passato e arriva sino alle piante e agli animali che popolano attualmente il territorio oltrepadano. Il primo settore è dunque dedicato alla geologia ed è rappresentato da una ricca esposizione di campioni litologici provenienti dall’Appennino Settentrionale, come Ritrovamento di resto di rinoceronte nel greto del fiume Po. ad esempio alcune bellissime septarie. Di particolare interesse sono anche le tracce d’oro del Po reperite setacciando la sabbia di questo fiume. Il settore dedicato alla paleontologia risulta molto ampio e importante in quanto propone i resti dei mammiferi terrestri vissuti in questo territorio durante il Pleistocene. Ben rappresentate sono sia le faune dei periodi glaciali sia quelle dei periodi interglaciali. Spettacolari sono i resti di mammut: ossa, zanne e molari, tutti discretamente conservati. In buone condizioni sono anche le ossa di rinoceronte lanoso, di bisonte delle steppe oppure quelle di ippopotamo, di elefante, di orso delle steppe, di uro o di cervo megacero esposti nelle varie vetrine a loro dedicate e accompagnati da fedeli ricostruzioni preparate artigianalmente da un appassionato locale. Veramente suggestivi sono i resti di cranio di bisonte e PALEOITALIA 23 Le grosse corna di bisonte delle steppe, grande mammifero che popolava la valle padana. di cervo megacero esposti. Tutti questi reperti provengono dai cosiddetti “ghiaioni” del fiume Po e sono arrivati a questo museo grazie alla costante collaborazione di alcune persone veramente preziose, tra cui il Sig. Marino Ferraresi, il Sig. Felice Bertone e il compianto Sig. Ferruccio Lombardi, al quale il museo è intitolato. Per completare questo settore non mancano i resti fossili di ambiente marino, ricche faune malacologiche provenienti da diversi livelli pliocenici affioranti in Oltrepo. Il museo vanta anche un raro resto di ammonite, proveniente dalle Arenarie di Scabiazza, ritrovato in Appennino Settentrionale e risalente al Cretacico Superiore (Turoniano-Santoniano). Molto interessanti sono inoltre le filliti mioceniche, messiniane per l’esattezza, provenienti sempre da località prossime a Stradella; per esempio il resto di Gingko adiantoides ritrovato nel greto del fiume Po, nei pressi di S. Cipriano Po (PV). Molti dei resti ossei ritrovati lungo il greto di questo grande fiume mostrano inoltre segni di antropizzazione e per questo vanno ad arricchire il piccolo settore paletnologico che cerca di ricostruire e documentare la presenza dei primi popoli che fin dal Paleolitico, hanno iniziato a popolare queste terre. Le altre sezioni del museo sono dedicate alle piante e agli animali del territorio. Nella parte dedicata agli organismi autotrofi sono esposti diversi ecosistemi e rassegne di specie legnose e di orchidea. La sezione più ricca è certamente quella 24 PALEOITALIA Resti di ammonite provenienti dall’Appennino Settentrionale. dedicata agli organismi eterotrofi e comprende, oltre ai vertebrati, insetti, crostacei e molluschi. Il settore dedicato all’ecologia ricostruisce diverse situazioni ambientali, ad iniziare dai vari modelli di adattamento, per arrivare alle tipologie di mimetismo, ai trofismi e ad un plastico in cui sono raffigurate le fasce vegetazionali dell’Appennino Settentrionale. L’ultimo settore comprende, invece, quattro diorami, con relativi supporti didattici; i due di dimensione maggiore rappresentano un bosco montano all’inizio dell’estate e un tratto del fiume Po a novembre. Bibliografia essenziale Notiziario Civico Museo Naturalistico “F. Lombardi” di Stradella, suppl. 1 e 2 a “Stradella Notizie” n. 13/2001. Orari di apertura Martedì e Giovedì 10.00 - 12.00 Mercoledì e Venerdì 15.00- 17.00, Sabato e Domenica (più festivi) 10.00-12.00 e 15.00-17.00; Per prenotare visite guidate o per qualsiasi altra informazione telefonare al numero 0385/42069. PALEOITALIA 25 ITINERARI PALEONTOLOGICI SULLA ROTTA DELLE DUE TORRI MAURO BRUNETTI Questo nuovo itinerario che vi vorrei proporre, si svolge attraversando i territori della provincia di Bologna. Tessere le lodi di una città come questa, per un felsineo come me, è gioco fin troppo facile, tra le innumerevoli cose da visitare nella città dei portici, la splendida Piazza Maggiore con i suoi palazzi medioevali e l’incredibile chiesa di Santo Stefano in cui più edifici religiosi sono concatenati l’uno nell’altro come in un gioco di scatole cinesi. Dopo questa giro turistico cittadino si può visitare il Museo Capellini, uno dei più antichi Musei Paleontologici d’Italia (Dipartimento di Scienze della Terra e Geologico-Ambientali, Via Zamboni, 63 Tel. 051/20945552094593 sito internet : http:// www.museionline.it/ita/cerca/ parolaimusei.asp?id=1985, aperto 912.30 - chiuso sabato e domenica ingresso gratuito) con ricchissime collezioni di fossili d’epoche diverse e di luoghi differenti (500.000 pezzi esposti). Rimarchevoli, in particolare, le collezioni di Cicadee cretaciche raccolte lungo i greti dei fiumi bolognesi e provenienti dalla formazione delle “argille scagliose” e le ricchissime raccolte di malacofaune plioceniche delle zone limitrofe; inoltre, sono esposti un colossale scheletro di Diplodocus, dinosauro del Giurassico, lungo 25 m e alto al garrese 4 m, unico in Italia; un mastodonte del Pliocene, pesci e palme fossili di Bolca. Lasciamoci ora alle spalle la città e dirigiamoci, lungo la cosiddetta “strada dei castelli”, in direzione Bazzano, subito prima della cittadina di Zola Predosa giriamo a sinistra (direzione Ponte Rivabella). In località Gessi, sono visibili, sulla sinistra, i resti di una vecchia cava d’argilla, in questi sedimenti, attinenti al Pliocene inferiore, è possibile rinvenire alcune rare specie come ad esempio Fimbriatella brocchii (Semper, 1865), una graziosa conchiglia appartenente alla famiglia delle Mathildidae. Siamo all’interno di una formazione di origine marina testimonianza di un ampio golfo che durante il Pliocene, partendo Bazzano arrivava sino alla valle del 26 PALEOITALIA Fimbriatella brocchii (Semper, 1865), loc. Gessi. fiume Santerno (Imola); esso aveva uno sviluppo di 37 Km. ed una larghezza massima di 12 Km. Nella medesima località, sul lato opposto della cava, è possibile visitare anche un affioramento della “vena del gesso” (da cui il nome del luogo), un potente strato del Messiniano (Miocene superiore) che, attraversando la provincia bolognese, prosegue poi lungo tutta la Romagna. Proseguiamo il nostro itinerario in direzione San Lorenzo in collina. Qui, ai piedi di una graziosa chiesa, si aprono alcuni calanchi ricchissimi di malacofaune plioceniche; tra le tantissime specie rinvenute si pos- sono segnalare Cancilla planicostata (Bellardi, 1887) e Cymathium corrugatum (Lamarck, 1822), entrambe abbastanza comuni. Dalla medesima località, è possibile osservare i maestosi calanchi di Pradalbino, raggiungibili con una sterrata che parte a sinistra dopo il ristorante “da Gilberto”; anche in questo luogo la ricchezza delle malacofaune è notevole. Anche qui si possono rinvenire specie piuttosto rare, come ad esempio Pisanianura inflata (Brocchi, 1814), i cui parenti stretti vivono ora nelle Isole Azzorre e Sassia tuberculifera (Bronn, 1831). La malacofauna di entrambe queste località fu studiata nell’800 dal bolognese Ludovico Foresti che con enorme alacrità e pari modestia, l’analizzò e la catalogò con grande intelligenza e spirito scientifico; purtroppo, la maggior parte delle sue collezioni è andata dispersa, cosa Due esemplari provenienti da San Lorenzo in collina: a sinistra Cancilla planicostata (Bellardi, 1887); a destra Cymathium corrugatum (Lamarck, 1822). PALEOITALIA Pisanianura inflata (Brocchi, 1814), loc. Pradalbino spesso comune alle grandi raccolte ottocentesche. C’è anche un altro purtroppo: questi bellissimi calanchi, ricchi di una flora rigogliosa e di una fauna particolare, rischiano lentamente di trasformarsi in una pubblica discarica. Sarebbe necessario che le autorità locali ponessero un serio freno al vezzo comune di gettare i rifiuti più vari lungo le ripide scarpate che circondano le formazioni calanchive. Con questa speranza nel cuore proseguiamo il nostro piccolo tour per la non lontana località di Montemaggiore. Anche qui, al nostro arrivo, ci attende una graziosa chiesa, proprio dietro ad essa, poggiato alle splendide argille scagliose dai mille colori che vanno dall’azzurro al rosso cupo, si è depositato durante il Pliocene medio, un banco 27 arenaceo di colore giallastro che ha, alla propria base, un conglomerato marino. Questo banco è ricco di specie rare e interessanti, un esempio per tutti i due molluschi: Nerita emiliana (Mayer, 1872) e Acanthina monacanthos (Brocchi, 1814), il cui ambiente di vita doveva corrispondere alle attuali scogliere. Una raccomandazione: se voleste visitare questo sito, fate particolare attenzione alle vipere e agli scorpioni che nelle numerose fratture delle rocce sabbiose, trovano un habitat ideale. Ci spostiamo ora in direzione Sasso Marconi: un lunga strada panoramica, attraversando la località di Mongardino, ci permette di raggiungere la cittadina che prende il nome dall’inventore della radio. Da qui si può proseguire sino a Marzabotto dove visitare la splendida città etrusca di Misa, oppure continuare un itinerario puramente geo- La chiesa di Montemaggiore 28 PALEOITALIA paleon-tologico ed arrivare sino alla valle del torrente Savena (direzione Pianoro). Risalendola, è possibile raggiungere un piccolo ma molto caratteristico canyon (le gole di Scascoli) che il corso d’acqua ha scavato nelle dure arenarie del Miocene medio della formazione di Anconella. Scendiamo di nuovo il fiume e in località Zula giriamo a destra; dopo pochi chilometri nella medesima direzione possiamo vedere una piccola valle, attraversata da un rio chiamato Cavinzano. Era questa una piccola valle selvaggia ricca di una splendida flora, e dico era perché qui è possibile vedere gli scempi che gli uomini riescono a commettere: i cantieri dell’alta velocità hanno, infatti, ridotto questo luogo a un’immensa discarica. Se riuscite a sopportare questa orribile visione, potrete notare, alla destra del rio, le ripide pareti del Piacenziano in cui è possibile fare interessanti ritrovamenti. Da questa località proviene anche un rostro di razza di dimensioni notevoli (ben 18 cm!); qui è inoltre possibile osservare una caratteristica formazione della zona, i cosiddetti “cogoli”. Si tratta di noduli sferici dalle dimensioni che variano Rostro di razza proveniente da Rio Cavinzano I Calanchi di Montemaggiore, in alto indicati dalla freccia, gli strati del Pliocene. dai pochi centimetri ad oltre un metro di diametro; essi sono visibili anche nella vicina e ancora intatta (per quanto?) valle del torrente Zena. In questa ora ci dirigiamo e da qui proseguiamo per il Santuario del Monte delle Formiche. Questo luogo prende il nome da una curiosa circostanza: tutti gli anni, nel mese PALEOITALIA di settembre, nugoli di formiche alate si danno appuntamento proprio ai piedi dell’edificio. Da segnalare inoltre che la chiesa poggia su un conglomerato pleistocenico in cui, l’instancabile ricercatore Luigi Fantini, trovò alcuni manufatti del Paleolitico inferiore. A questo ricercatore è dedicato anche il piccolo ma interessante Museo della vicina Monterenzio (Via Idice, 235; tel. 051929914 aperto dal martedì al venerdì 9-13; sabato, domenica e festivi 9-13 e 15-18; ingresso gratuito; sito internet: http://www. provincia.bologna.it/cultura/pages/ musei/montere.html) che è possibile raggiungere in poco tempo ed in cui, oltre ai reperti della vicina necropoli gallo-etrusca di Monte Bibele, sono esposti interessanti fossili della zona. 29 Da Monterenzio scendiamo lungo la valle del torrente Idice, dove ci attende l’ultima tappa del nostro itinerario. In località Castel dei Britti il corso d’acqua attraversa la “vena del gesso”. Qui è possibile osservare le varie fasi di sedimentazione: ad ogni banco gessoso succede uno strato d’argille marnose scure dal caratteristico odore di petrolio, resti di un ambiente acarattere lagunare, al cui interno è facile rinvenire filliti, impronte di larve di Libellula e piccoli pesci del genere Lebias. Ricordo che ci troviamo all’interno del Parco Regionale dei Gessi Bolognesi e dei Calanchi dell’Abbadessa, ragion per cui ogni tipo di raccolta è assolutamente vietato. Con il ritorno verso Bologna si conclude così il nostro itinerario. PALEOITALIA 30 Paleo news a cura di Paolo Serventi LE PIÙ ANTICHE IMPRONTE DI ARTROPODE TERRESTRE Nell’Ontario meridionale, in rocce di età compresa tra il Cambriano superiore e l’Ordoviciano inferiore (circa 500 m.a.), sono state rinvenute le più antiche tracce di animali terrestri. L’organismo (un artropode) che ha “lasciato” queste tracce apparterrebbe agli euthycarcinoidi. Questo ritovamento sposta indietro di almeno 40 milioni di anni la prima segnalazione di animali terrestri. La scoperta, fatta da Robert McNaughton, assieme ai colleghi del Geological Survey canadese, è apparsa sul numero di maggio della rivista Geology. UN DINOSAURO VERAMENTE PIUMATO Anche se le segnalazioni di penne su dinosauri “non ancora uccelli” sono diventate molto comuni, di fatto nessun fossile di dinosauro con penne simili nella struttura a quelle degli uccelli attuali era stato descritto. Almeno fino a pochi mesi fa: infatti, nel numero del 7 marzo di Nature un gruppo di ricercatori cinoamericani guidati da Mark Norell del Museo Americano di Storia Naturale, ha descritto un piccolo dinosauro, proveniente dal famoso sito paleontologico cretaceo di Liaoning (Cina Nord-orientale), che presenta delle vere e proprie penne, con il rachide e le lamine simili a quelle degli uccelli moderni. Il fossile, che ha 125 milioni di anni, conferrma quanto già si sospettava: “le penne di aspetto moderno si sono evolute nei dinosauri prima dello sviluppo degli uccelli stessi e della capacità di volare”. IL PRIMO MAMMIFERO Le rocce lacustri del Liaoning sono famose dall’abbondanza dei reperti fossili appartenenti a dinosauri dotati di piume, ma hanno “regalato” anche un altro tesoro: il più antico rappresentante dei mammiferi placentati. Questo fossile, appartenente al gruppo degli Eutheria e datato a circa 125 milioni di anni (Cretaceo Inf.), si è conservato così bene che mostra addirittura la pelliccia. Un team di ricercatori composto da cinesi e rappresentanti del Carnegie Museum of Natural History hanno descritto il fossile nel numero del 25 Aprile di Nature. Gli autori hanno chiamato il nuovo fossile Eomaia scansoria. Eomaia scansoria PALEOITALIA 31 Paleo news IL PIÙ ANTICO PTEROSAURO DOTATO DI CRESTA Sul numero di marzo (n. 1, 2002) dell’“International Journal of Vertebrate” è stato descritto da una equipe di studiosi composta da F.M Dalla Vecchia (Museo di Monfalcone), R. Wild (Museo Stuttgart),ed infine J. Reitnen e H. Hopf (Università di Göttingen) un nuovo pterosauro. Alla nuova specie di rettile volante è stato dato il nome Austriadactylus cristatus, in onore dell’Au- stria; infatti il fossile è stato rinvenuto presso Seefeld in Tirolo. Il nuovo reperto è il più antico pterosauro trovato, assieme a quelli della Lombardia e del Friuli, ed è datato 215 milioni di anni fa. Questo “rhamphorhynchoide” ha la particolarità di avere una cresta sul cranio e una caratteristica dentizione serrata. La scoperta è importante perché si riteneva che pterosauri “crestati” fossero comparsi soltanto nel tardo Giurassico, circa 50 Ma più tardi. Gli ittosauri vedevano fino a 500m di profondità. PALEOITALIA 32 Paleolibreria a cura di Annalisa Ferretti Il mammut. La risurrezione del gigante dei ghiacci, di Richard Stone, 2002; Edizioni Piemme S.p.A., Casale Monferrato (Alessandria); 303 pagine, con copertina rigida; € 16.90; ISBN 88-384-7027-8. L’autore ripercorre in quest’opera le scoperte dei più importanti mammut in diverse località della Siberia. Conosciamo così i dettagli del rinvenimento di Dima, il più integro esemplare di mammut congelato mai rinvenuto ad oggi, scoperto nel 1977 e ricompensato con il dono di un orologio al minatore che lo aveva segnalato. Allo stesso modo, l’autore ci descrive il ritrovamento del famoso mammut di Jarkov, rimasto intrappolato circa 20.000 anni fa nel permafrost siberiano, e di cui erano state scoperte nel 1997 solamente due zanne, lunghe 2,7 m. Due anni dopo venne asportato l’intero blocco di ghiaccio che le circondava, pesante 23 tonnellate, che venne trasportato in elicottero in una cava di ghiaccio ove il suo studio avviene, sotto gli occhi attenti dei potenti mezzi televisivi di “Discovery Channel”, sciogliendo progressivamente ma lentamente il ghiaccio. Ogni ritrovamento qui descritto è trattato con l’occhio del giornalista più che del paleontologo, il chè rende il libro forse meno “scientifico” ma sicuramente non meno accattivante. Evoluzione ed evoluzionismo, di Valeria Balboni, 2002; Hoepli S.p.A., Milano; 127 pagine, in brossura; € 7.90; ISBN 88-483-0327-7. Gli spilli fissano le idee. Con tale efficace nome esce una collana di monografie tascabili, rivolte non solo agli studenti, per chiarire appunto alcuni concetti base. L’autrice si prefigge di “fissare” nella nostra mente, in questo caso, i principali cardini della teoria evolutiva, trattando Darwin ed il darwinismo, i meccanismi dell’evoluzione e la storia dell’evoluzione. Un testo semplice ma corretto per ripassare, chiarire o apprendere. PALEOITALIA 33 I Molluschi e l’Uomo, di Glauco Grecchi e Eugenio Balestrazzi, 2002; Alberto Perdisa Editore-Airplane S.r.l., Bologna; 213 pagine, in brossura; € 18.50; ISBN 88-8372-0717. [Glauco Grecchi, Eugenio Balestrazzi] Gli Autori, che si dedicano da anni alla pubblicazione di opere scientifiche e divulgative, unendo le loro esperienze hanno dato vita ad un’insolita opera di sintesi scientifico-culturale sui Molluschi, abbinando una tecnica narrativa ad un’esposizione piana, ma scientificamente rigorosa, che consente a tutti una reale partecipazione alla lettura del testo. Il volume si propone di introdurre i neofiti, gli appassionati o qualunque altro amante delle Scienze Naturali ad un approccio scientifico e culturale coi Molluschi, toccando anche gli aspetti meno noti di questi straordinari organismi e dimostrando come questi animali e le loro conchiglie abbiano sempre fatto, nel passato come oggi, parte integrante della nostra civiltà. La trattazione si compone di due parti, la prima “ I Molluschi…“ è dedicata ad argomenti di interesse generale quali la morfologia, la classificazione, la distribuzione e la raccolta, cui fanno seguito alcune essenziali informazioni sugli aspetti di protezione e conservazione di questi Invertebrati e dei loro habitat. Vengono quindi passate in rassegna numerose specie, sia mediterranee che tropicali, e le rispettive Famiglie e Classi di appartenenza. A conclusione di questa prima sezione vengono presi in considerazione anche gli aspetti paleontologici, molto spesso del tutto trascurati, di questo longevo gruppo sistematico. Il phylum dei Molluschi ha avuto un prodigioso sviluppo durante le Ere geologiche che si sono succedute sul nostro pianeta e ci ha lasciato straordinarie testimonianze sotto forma di fossili. Nella seconda parte “…e l’Uomo”, il lettore potrà addentrarsi in altri campi di conoscenza, scoprendo insospettati legami che potranno riservargli gradite sorprese, con l’antropologia, scoprendo che i nostri antenati oltre a nutrirsi di molluschi, ne utilizzavano i gusci per farne ornamenti; oppure con la mitologia, le religioni, tra cui il Cristianesimo, l’Induismo e il Buddismo; la scultura, antica e moderna, la pittura, la matematica, la poesia; per venire quindi introdotto nel mondo degli ornamenti preziosi quali le perle, i cammei, e il prestigioso colorante noto come porpora. E venendo a tempi più recenti, ritroveremo i Molluschi nell’araldica, nella numismatica, nella filatelia, nell’oggettistica, fino ad arrivare ai fumetti, alle figurine, alla pubblicità e, per finire, alla forme più raffinate della culinaria. Particolare cura è stata riservata alla parte iconografica, costituita da circa 400 illustrazioni, 34 PALEOITALIA tra foto, disegni e numerose riproduzioni di antiche stampe ed incisioni, apparse sui più prestigiosi testi di Malacologia e Paleontologia del passato. L’opera è completata da una rassegna bibliografica dei più noti testi, attuali e del passato, relativi a tali argomenti, nonché da un glossario dei termini specifici. Dinosauri italiani, di Cristiano Dal Sasso, 2001; Marsilio Editori, Venezia; 260 pagine, in brossura; €14.98; ISBN 88-317-7554-5. [Cristiano Dal Sasso]. Dinosauri italiani è un’opera unica e innovativa nella sua originalità e attualità. Fino a poco tempo fa si riteneva impossibile che nel nostro paese potessero venire alla luce fossili di dinosauri; come conseguenza, la quasi totalità dei libri sull’argomento era costituita da semplici traduzioni di opere straniere. Ma negli ultimi quindici anni, i nostri sedimenti marini del Mesozoico hanno rivelato la presenza inaspettata di impronte e ossa dei “rettili terribili”. Dietro le quinte di ogni scoperta ci sono fatti e persone sconosciuti, oltre a dati di grande interesse scientifico che meritavano di essere raccolti e divulgati in una forma accessibile a tutti. “Dinosauri italiani” è un rigoroso ma affascinante racconto della scoperta dei dinosauri in Italia, scritto da chi ha partecipato in prima persona alle ricerche, con la collaborazione del giornalista scientifico Giuseppe Brillante, e revisionato da altri paleontologi esperti in dinosauri come Fabio Dalla Vecchia e Giuseppe Leonardi. Dopo una parte introduttiva sul mondo dei dinosauri, ogni capitolo tratta una scoperta: dalle impronte dei Lavini di Marco ai più recenti icnositi della Puglia, dal sensazionale ritrovamento di Scipionyx, che ha avuto un impatto sui media senza precedenti per la paleontologia italiana, agli adrosauri del carso triestino, fino alla novità del dinosauro di Saltrio. In capitoli separati sono trattati anche i rettili marini e i rettili volanti italiani, più che degnamente rappresentati da esemplari spettacolari come l’ittiosauro Besanosaurus e il più antico pterosauro al mondo, Eudimorphodon. Altri capitoli si occupano del limite K/T di Gubbio, collegato all’estinzione dei dinosauri, e ipotizzano quali potranno essere le scoperte future. In appendice, un’utile guida pratica ai giacimenti italiani, per chi volesse rivivere in prima persona le vicende narrate nel libro. Il testo è accompagnato da disegni originali, ricostruzioni e fotografie dei soggetti principali, molte delle quali mai pubblicate prima. PALEOITALIA 35 ALTRE PUBBLICAZIONI RECENTI I dinosauri dopo cena. L’evoluzione della vita dalle prime cellule a Darwin, di Marta Cerù, 2001; CUEN S.r.l., Napoli; 118 pagine, in brossura; Euro 8.26; ISBN 88-7146-586-5. L’affascinante mondo dei dinosauri, di John Colagrande e Larry Felder, 2002; Hobby & Work Publishing S.r.l., Bresso (Milano); 189 pagine, con copertina rigida; Euro 25.30; ISBN 88-7133-489-2. L’origine della vita sulla Terra, di Iris Fry, 2002; Garzanti, Cernusco s.N. (Milano); 391 pagine, in brossura; Euro 22.50; ISBN 88-11-59496-0. Annalisa Ferretti, Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico, Via Università 4, 41000 MODENA, Tel. (059) 2056527, Fax. (059) 218212, e-mail: [email protected]. 65 milioni di anni fa... “Mamma, mamma! Pierino mi ha tirato un sasso in testa!” “Quante volte vi ho detto che i sassi in testa fanno male!!” 36 PALEOITALIA PALEOWEB a cura di Maurizio Gnoli Quando i dinosauri avevano le piume Siamo al No. 7 di PaleoItalia e voglio proporvi qualcosa di insolito: dal 12 ottobre al 17 novembre scorsi è stata aperta una mostra come da titolo, presso i locali del “Foro Boario” di Modena. La mostra è stata curata dal Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico dell’Università di Modena e Reggio Emilia e ha avuto un ottimo successo di pubblico. Vi chiederete: ma cosa c’entra una mostra, per di più già chiusa, col Paleo web? Vengo subito al punto: per l’occasione è stato creato un sito web: http://www.dinosauripiumati.openhost.it/ in cui è possibile visitarla, restando comodamente seduti davanti al proprio computer. Il sito è ben fatto, riccamente illustrato, semplice ed esplicativo e consente a tutti di vedere (o di rivedere) il materiale esposto. Certo non è la stessa cosa, ma mi sembra una buona occasione per chi non ha potuto visitare la mostra direttamente! Per chi fosse desideroso di ulteriori notizie su questo tipo di sauri forniti più propriamente di strutture integumentarie (penne e piume), come sono chiamate dagli addetti ai lavori; o meglio, per chi fosse interessato alla filogenesi degli uccelli, può consultare i siti: http://www.trueorigin.org/birdevo.htm http://www.enchantedlearning.com/subjects/dinosaurs/Dinobirds.html http://www.dinosauria.com/pics/clados/clado.gif Quest’ultimo mostra un cladogramma composto da J. Poling, nel Gennaio 1999, che avvalora la filogenesi degli uccelli dai dinosauri. Navigate! Navigate! Navigate! Non tiratemi fuori la storia che sono in Inglese! Alla prossima! PALEOITALIA TESI DI DOTTORATO 37 Dottorato in Scienze della Terra - XIII ciclo Università di Pisa BIOCRONOLOGIA A RODITORI DEL VALDARNO INFERIORE E DUE NUOVI METODI PER LA SISTEMATICA DI MIMOMYS (ARVICOLIDAE, RODENTIA) FEDERICA MARCOLINI Tutore Co-Tutore Prof. F.P. Bonadonna Prof. A. Kotsakis La ricerca si è svolta in due fasi distinte: lo studio dei depositi continentali affioranti nel Valdarno inferiore attraverso uno studio delle faune a roditori e la verifica dell’applicabilità di due nuovi metodi morfometrici alla superficie masticatoria dei primi molari inferiori di alcune specie dell’Arvicolide Mimomys. Lo scopo finale era da un lato quello di ottenere un migliore quadro biocronologico del Valdarno inferiore ricostruendo le relazioni stratigrafiche tra le serie continentali che affiorano soprattutto in destra orografica dell’Arno e quelle marine che predominano in sinistra. In questo contesto l’analisi dei micromammiferi è di estrema utilità per le ricostruzioni biocronologiche e fornisce inoltre informazioni paleoclimatiche e paleoambientali. I giacimenti di Cava Campani (PI), Vinci (FI) e Casa Sgherri (PI) sono stati gli unici che hanno restituito un numero sufficiente di resti studiabili. Cava Campani si trova in sinistra orografica dell’Arno, il deposito fossilifero è un paleosuolo argilloso che si trova al tetto di una successione continentale del Pleistocene Medio. Il livello fossilifero, che contiene anche resti di molluschi continentali, è sigillato al tetto da un livello piroclastico datato 0.46±0.04 Ma (Bigazzi et al., 2000; tracce di fissione sulle apatiti). La fauna di Cava Campani è composta da: Rana sp., Anura indet., Colubrinae indet., Natrix sp., Serpentes indet. (Delfino M., com. pers.) Crocidura sp., Muscardinus avellanarius, Clethrionomys cf. C. glareolus, Arvicola cf. A. cantianus, Microtus (Terricola) gr. savii, Microtus (Terricola) aff. T. thomasi, Apodemus cf. A. sylvaticus. Si tratta della seconda fauna a micromammiferi datata radiometricamente in Italia e rappresenta un’associazione che viveva in boschi non troppo chiusi in un contesto climatico temperato-umido. I dati provenienti dalla fauna a mol- 38 PALEOITALIA luschi conferma questo tipo di interpretazione e grazie a questi dati paleoclimatici e alla loro integrazione con l’età radiometrica ottenuta per il livello cineritico si è potuto correlare il giacimento di Cava Campani con lo stage isotopico 11. All’interno dei “Conglomerati di Vinci” è stato ritrovato Germanomys sp. (Arvicolidae, Rodentia) distribuito nel Pliocene medio e superiore. Insieme a Germanomys sono stati trovati resti di Equus gr. stenonis-sene-zensis. Questo ritrovamento, anche senza un’attribuzione specifica, riduce l’attribuzione dei sedimenti di Vinci al Pliocene superiore, poiché sia E. stenonis che E. senezensis sono presenti in Europa in siti correlati col Pliocene superiore e Pleistocene inferiore (Alberdi et al., 1998). La fauna di Casa Sgherri, composta sia da micro che Fig. 1 - Principali misurazioni effettuate sulla superficie occlusale degli M1 di Mimomys. da macromammiferi, si trova nell’unità di Massarella, all’interno di un deposito di sabbie fluviali fino a pochi anni fa ritenute facenti parte del ciclo marino pliocenico che affiora abbondantemente in sinistra orografica dell’Arno. I resti sono molto frammentati e non è stato ritrovato nessun elemento postcraniale intero, solo resti dentari e coproliti. La fauna è composta da: Macaca sylvana florentina, Enhydrictis ardea, Acinonyx pardinensis, Sus strozzii, Pseudodama sp., Capreolus sp., Leptobos sp., Glis sp., Castor sp., Mimomys pitymyoides, Mimomys pusillus, Mimomys ostramosensis, Apodemus dominans, Hystrix refossa e Oryctolagus cf. O. lacosti. L’associazione di questi taxa fornisce una buona indicazione sia biocronologica che paleoambientale. Si tratta di animali che vivevano in ambienti boscosi ma poco fitti (daino, capriolo, ghiro) in prossimità di corsi d’acqua (castoro, lontra). Si tratta di un’associazione di taxa tipici del Villafranchiano inferiore e/o medio (come Acinonyx pardinensis o Mimomys pitymyoides) o del Villafranchiano medio e/o superiore (come Macaca sylvana florentina o Sus strozzii), ad eccezione di Capreolus sp., che si riteneva non comparisse in Italia prima del Galeriano,. La totalità dell’associazione di Casa Sgherri sembra pertanto inquadrarsi nel tardo Pliocene, Unità Faunistica di Costa San Giacomo o Olivola. Pertanto sulla base del contenuto fossilifero, la porzione basale dell’unità di Massarella e i Conglomerati di Vinci devono essere attribuiti al Pliocene superiore. PALEOITALIA 39 Fig. 2 - Ricostruzione del contorno di un M1 di Mimomys attraverso l’analisi di Fourier ellittica (Da Hurth, 2000). Tale interpretazione è stata resa possibile dalla presenza a Casa Sgherri di alcune specie tipiche del genere Mimomys (Arvicolidae, Rodentia), che è da molti anni utilizzato come indicatore biocronologico all’interno di faune continentali. Esiste a tutt’oggi però ancora della confusione riguardo ad alcune attribuzioni specifiche, spesso a causa di informazioni confuse e soggettive sugli olotipi. Allo scopo di riuscire ad identificare con la maggior chiarezza possibile le specie del giacimento di Casa Sgherri ho applicato alla superficie masticatoria dei primi molari inferiori, che sono maggiormente diagnostici, due nuovi metodi morfometrici. Il primo è una variante al metodo morfometrico classico di Brunet-Lecomte (1988) e prevede 13 misurazioni lineari sulla superficie del dente (Fig. 1); il secondo applica il metodo di Dommergues (2000) detto CDFT, Complex Discrete Fourier Transform, utilizzando la decomposizione del contorno del dente in armoniche di una serie di Fourier (Fig.2). Numerose analisi statistiche (Analisi delle Componenti Principali e Analisi Discriminante) sono state effettuate sui dati provenienti dalle analisi con i summenzionati metodi di centinaia di esemplari del genere Mimomys conservati in colle- 40 PALEOITALIA Fig. 3 - a: Analisi delle Componenti Principali su 3 specie di siti diversi: M. coelodus (Deutsch-Altenburg: rombi neri), M. pitymyoides (Montoussé 5: triangoli rovesciati neri; Osztramos 3: triangoli rovesciati grigi) e M. pusillus (Deutsch-Altenburg: cerchi grigi); b: Analisi Discriminante sui risultati del CDFT (H/2 =20)su tre specie di taglia piccola: M. gracilis, M. pitymyoides e M. pusillus. zioni e musei dell’Europa continentale ed i risultati preliminari sono estremamente incoraggianti. La Fig. 3a mostra una ACP sulle variabili del primo metodo mentre la Fig. 3b una AD sulle prime 20 armoniche di Fourier di alcune specie di taglia piccola. Entrambi i metodi, infatti, si sono rivelati discriminanti ed efficaci nel distinguere specie diverse ed accomunare popolazioni di giacimenti diversi appartenenti alla stessa specie. In questo modo è stato possibile identificare i Mimomys del giacimento di Casa Sgherri ed offrire un primo contributo alla revisione di questo genere a livello sia italiano che europeo, con una descrizione oggettiva e quantitativa dei parametri puramente morfologici utili a distinguere una specie dall’altra. Bibliografia ALBERDI, M.T., ORTIZ-JAUREGUIZAR, E. & PRADO, J.L., 1998. A quantitative review of European stenonoid horses. J. Paleont., 72: 371-387. BIGAZZI, G., ZANCHETTA, G., BONADONNA, F.P. & LEONE, G., 2000. Ulteriori dati cronologici sui depositi cineritici del Valdarno inferiore (Toscana). Boll. Soc. Geol. It., 119: 121-124. BRUNET-LECOMTE, P., 1988. Les campagnols souterrains (Terricola, Arvicolidae, Rodentia) actuels et fossiles d’Europe occidentale. Thèse, Univ. de Bourgogne, 147 pp. DOMMERGUES, C.H., 2000. Développement d’une application Matlab d’analyse de contour par transformées de Fourier. TX 5x Travaux de laboratoire Biogéosciences – Dijon, Université de Bourgogne, 13 pp. HURTH, E., 2000. L’exploration du champ morphologique du genre Mimomys (Arvicolidae, Rodentia). D.E.A. Géosystèmes – Evolution – Environnement, Université de Bourgogne, 44 pp. PALEOITALIA 41 Agenda Congressi e convegni Società Paleontologica Italiana Giornate di Paleontologia 2003 22-24 maggio 2003 Alessandria Per informazioni: Donata Violanti, Dip. di Scienze della Terra, via Valperga Caluso 35, 10125 Torino; tel. 011-6707180. [email protected] Per ulteriori informazioni vedere la finestra a pag. 42. Federazione Italiana di Scienze della Terra GeoItalia 2003 IV Forum italiano di Scienze della Terra 17-19 settembre 2003 Bellaria (Rn) Per informazioni: la prima circolare è disponibile sul sito internet della FIST. Sito web: http://server.dst.unipi.it/fist/ Mostre I nostri antenati: International Union of Geological Sciences Italia 2004 32° Congresso Internazionale di Geologia fossili antichi e modelli virtuali Verona Museo di Storia Naturale fino al 2 febbraio 2002 Orari di apertura: tutti i giorni 9.00-19.00 20-28 agosto 2004 Firenze Segreteria scientifica: Chiara Manetti, Dipartimento di Scienze della Terra, via La Pira 4, 50121 Firenze; [email protected] Segreteria organizzativa: Newtours, via San Donato 20, 50127 Firenze; [email protected] Sito web: http://www.32igc.org L’età dei ghiacci Udine Chiesa di S. Francesco gennaio-aprile 2003 PALEOITALIA 42 Società Paleontologica Italiana Giornate di Paleontologia 2003 Alessandria 22-24 maggio 2003 Le Giornate di Paleontologia 2003 ricalcheranno lo schema già collaudato nelle precedenti edizioni. Il programma provvisorio è il seguente: giovedì 22 arrivo dei partecipanti, nel pomeriggio (ore 14,30/15) comunicazioni scientifiche; serata da definire. venerdì 23 comunicazioni scientifiche e posters; assemblea generale annuale della Società sabato 24 escursione nel Bacino Terziario Ligure Piemontese (Monferrato). E’ prevista la pubblicazione degli abstracts dei lavori (comunicazioni scientifiche e posters) e di una guida all’escursione, che verranno distribuiti ai partecipanti. La pubblicazione dei lavori definitivi è prevista in un volume speciale dei Rendiconti della Società Paleontologica Italiana. Una eventuale sessione amatoriale (presentazione proprie ricerche, scambio opinioni ecc.) potrebbe essere organizzata su richiesta dei soci non strutturati. Ulteriori dettagli saranno pubblicati quanto prima sul sito internet della S.P.I. Sito web: http://www.spi.unimo.it Per informazioni: Prof. Donata Violanti, Dip. di Scienze della Terra, via Valperga Caluso 35, 10125 Torino; tel. 011-6707180, fax: 011-6707155; e-mail: [email protected] Informazioni aggiornate sulla vita della Società , le manifestazioni, le pubblicazioni ed ogni altra inziativa sono disponibili sul sito internet della Società Paleontologica Italiana http://www.spi.unimo.it PALEOITALIA 43 LA SOCIETÀ PALEONTOLOGICA ITALIANA La Società Paleontologica Italiana è stata fondata nel 1948 con lo scopo di promuovere la ricerca scientifica paleontologica. L’associazione è aperta sia alle istituzioni, sia ai singoli interessati alla paleontologia, sia a livello professionale che amatoriale. Per l’anno 2003, le quote associative sono le seguenti: Socio Ordinario (paesi europei) 35 € Socio Ordinario (extra U.E.) 45 € Socio junior (under 30) 21 € Istituzioni 100 € Fin dal 1960 la S.P.I. pubblica il Bollettino della Società Paleontologica Italiana, che è una rivista scientifica a valore internazionale, rivolta prevalentemente al mondo accademico e, conseguentemente, scritta quasi interamente in lingua inglese. Dal 2000 il Bollettino viene affiancato da un supplemento quadrimestrale in italiano, PaleoItalia, diretto a tutti gli appassionati e cultori della paleontologia. PALEOITALIA Supplemento al Bollettino della Società Paleontologica Italiana, v.41, n.1, 2002 Direttore Responsabile: Enrico Serpagli Segretario di Redazione: Carlo Corradini Indirizzo della redazione: Dipartimento del Museo di Paleobiologia e dell’Orto Botanico, Università di Modena e Reggio Emilia, via Università 4, 41100 Modena. Tel. 0592056523. Stampa: Tipografia Moderna, via dei Lapidari 1/2, Bologna. Autorizzazione Tribunale di Modena n. 616 del 16-09-1978 HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO Silvano Agostini, Soprintendenza per i Beni Archeologici per l’Abruzzo - Servizio Geologico e Paleontologico, Via dei Tintori 1, 66100 Chieti. Mauro Brunetti, via Ponte Locatello 9/A, 40030 Grizzana Morandi (Bologna). Carlo Corradini, Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Cagliari, via Trentino 51, 09127 Cagliari. Simona Guioli, Civico Museo di Scienze Naturali , via Gramsci 1, 27058 Voghera (Pavia); [email protected] Federica Marcolini,Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Pisa, via Santa Maria 53, 56126 Pisa. M.Teresa Putzu, via Donizetti 30, 09128 Cagliari. Maria Adelaide Rossi, Soprintendenza per i Beni Archeologici per l’Abruzzo Servizio Geologico e Paleontologico, Via dei Tintori 1, 66100 Chieti. Andrea Tintori, Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Milano, via Mangiagalli 34, 20133 Milano. 44 PALEOITALIA INDICE Numero 7, Carlo Corradini p. 1 Cari Consoci, Antonietta Cherchi p. 2 Escursione in Sardegna - 15° Convegno della Società Paleontologica Italiana, M.Teresa Putzu e Carlo Corradini p. 4 Giornate di Paleontologia 2002, Andrea Tintori p. 12 Il Museo Geopaleontologico Alto Aventino e il geosito di Capo di Fiume - Palena (CH), Stefano Agostini e Maria Adelaide Rossi p. 16 Passato e presente a Stradella (PV) - Il museo naturalistico “F. Lombardi”, Simona Guioli p. 22 Sulla rotta delle due torri, Mauro Brunetti p. 25 Biocronologia a roditori del Valdarno Inferiore e due nuovi metodi per la sistematica di Mimomys (Arvicolidae, Rodentia), Federica Marcolini p. 37 RUBRICHE Paleo news, Paolo Serventi Paleolibreria, Annalisa Ferretti Paleoweb, Maurizio Gnoli Agenda p. p. p. p. 30 32 36 41 NOTE PER GLI AUTORI Gli articoli non devono superare le tre pagine dattiloscritte. È gradito un corredo iconografico (fotografie, disegni, grafici, …); nel caso di fotografie a colori, esse devono essere ben contrastate, in modo da avere una buona resa se pubblicate in bianco e nero. Gli autori possono fornire, se lo ritengono utile, alcune note bibliografiche. Gli autori sono pregati di inviare i propri testi possibilmente tramite posta elettronica, come “attached files”, oppure su dischetti da 3.5 pollici, specificando il programma di videoscrittura utilizzato. 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