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Relazione semestrale
al 30 giugno 2015
del Fondo Comune di Investimento
Mobiliare Aperto Armonizzato
denominato
“BancoPosta STEP”
istituito e promosso da BancoPosta Fondi S.p.A. SGR
e gestito da BNP Paribas Investment Partners SGR
INDICE
Relazione Semestrale al 30 Giugno 2015 del Fondo Comune di
Investimento Mobiliare Aperto Armonizzato
BancoPosta STEP
istituito e promosso da BancoPosta Fondi S.p.A. SGR e gestito
da
BNP Paribas Investment Partners SGR
Nota Illustrativa
Premessa
Considerazioni generali
Mercati
Prospettive
Regime di tassazione
Fondo STEP
Situazione Patrimoniale del Fondo
1
Premessa
La Relazione Semestrale al 30 giugno 2015 (ultimo giorno di borsa italiana aperta del I semestre 2015) del fondo comune di
investimento mobiliare aperto armonizzato denominato “BancoPosta STEP”, istituito da BancoPosta Fondi S.p.A. SGR (Società
Promotrice) e gestito da BNP Paribas Investment Partners SGR S.p.A. (Società Gestore), è stata redatta dalla Società Gestore in
conformità alle disposizioni emanate dalla Banca d’Italia con Regolamento del 19 gennaio 2015. La Società Gestore assume
piena responsabilità sulla completezza e sulla veridicità dei dati e delle informazioni contenute nel presente documento. La
Relazione Semestrale si compone di una Situazione Patrimoniale accompagnata da una Nota Illustrativa che fornisce, tra l’altro,
indicazioni sia sulla politica di investimento seguita nella gestione del patrimonio dei fondi nel corso del semestre, sia sulle
prospettive di investimento. Poste Italiane S.p.A. Società con socio unico - Patrimonio BancoPosta, Società controllante di
BancoPosta Fondi S.p.A. SGR, rappresenta il Collocatore delle quote del fondo comune di investimento illustrato nella presente
Relazione Semestrale.
Considerazioni generali
Nel primo semestre del 2015 l’economia globale ha continuato ad espandersi con velocità moderata, guidata principalmente
dalle economie emergenti, seguite da USA, Europa e Giappone che hanno parzialmente recuperato il divario di crescita con quei
paesi. L’orientamento delle politiche monetarie si è mantenuto espansivo, seppur con diversa intensità, mentre l’impostazione
delle politiche fiscali ha assunto un tono progressivamente più neutrale, orientato, in Europa in particolare, verso il recupero del
reddito disponibile delle famiglie. L’evoluzione dello scenario ha dovuto inoltre fare i conti con alcuni fattori imprevisti o
prevedibili solo in parte, come l’escalation della crisi greca ed il conflitto Russia Ucraina. Le previsioni del Fondo Monetario
Internazionale (World Economic Outlook, aprile 2015) collocano la crescita globale per fine 2015 al 3,5% e per fine 2016 al
3,8%, ancora trainata dai paesi emergenti (4,3% nel 2015 e 4,7% nel 2016), seguita da Stati Uniti ed Europa (rispettivamente
3,1% per il 2015 e 3,1% per il 2016, e 1,5% per il 2015 e 1,6% per il 2016), mentre si prevede per il Giappone un passo
relativamente più modesto (1% per fine 2015, 1,2% nel 2016). In tale contesto di espansione limitata e disoccupazione ancora
elevata l’inflazione, complice il netto calo del prezzo del petrolio, ha continuato a muoversi su livelli molto depressi e lontani
dalle medie di lungo periodo, tanto che le stime ufficiali sull’inflazione nelle economie avanzate si limitano allo 0,4% per fine
2015 e all’1,4% per fine 2016.
Negli Stati Uniti il PIL del primo trimestre 2015, -0,2% t/t annualizzato, inferiore alle attese, ha risentito in maniera significativa
sia delle condizioni metereologiche avverse, sia del ridimensionamento di consumi ed esportazioni, conseguente al
rafforzamento del dollaro, tanto che solo di recente si sono concretizzati segnali di recupero dell’attività produttiva, in particolare
del settore manifatturiero, come testimoniato dall’ISM. Il mercato del lavoro da inizio anno ha continuato a registrare progressi
lenti ma costanti che hanno portato il tasso di disoccupazione a stabilizzarsi nell’intorno dell’5,5%, e i nuovi occupati a tornare
oltre le 200 mila unità mensili, dopo la flessione del primo trimestre, senza preoccupazioni sull’inflazione che continua a
crescere in maniera progressiva ma limitata e inferiore al 2%. Lo scenario descritto di crescita moderata, inflazione sotto
controllo e lento miglioramento del mercato del lavoro ha permesso alla FED, una volta riequilibrato il livello di liquidità
presente nel sistema economico attraverso il Tapering, di posticipare il primo rialzo dei tassi di interesse previsto fino a qualche
tempo fa per la metà del 2015 e oggi atteso per fine anno. D’altra parte, in più occasioni, il governatore della FED, Janet Yellen,
ha ribadito che l’inizio del ciclo di rialzo dei tassi dipenderà dal definitivo consolidamento del quadro economico e dalla sua
sostenibilità nel lungo periodo, alimentando previsioni che il prossimo ciclo di politica monetaria sia comunque più limitato per
durata ed entità e gestito dalle autorità monetarie anche con l’obiettivo di ripristinare una dimensione del bilancio centrale più
vicina a livelli di equilibrio.
2
In Area Euro, i segnali di recupero della congiuntura dell’ultima parte dell’anno 2014 sono proseguiti nel primo trimestre del
2015, con una crescita in termini aggregati di soli 0,4% rispetto al trimestre precedente (1% vs primo trimestre 2014), che, come
atteso, si è progressivamente diffusa dai paesi core a quelli periferici (Germania 1,1%, Francia 0,7%, Italia 0,1%, Spagna 2,7%,
Portogallo 1,5%), anche per via dell’attuazione di nuove misure di politica monetaria della BCE che stanno contribuendo ad
allentare le condizioni finanziarie in generale e ad agevolare l’accesso al credito delle imprese. Inoltre, i progressi compiuti nei
risanamenti dei conti pubblici e nelle riforme strutturali, in particolare, in paesi come Spagna e Portogallo che stanno
sperimentando un significativo miglioramento della fiducia di imprenditori e consumatori, hanno esercitato un impatto
favorevole sulla crescita. A ciò si aggiungano il calo del prezzo del petrolio, che ha rafforzato la dinamica del reddito disponibile
reale e la redditività delle imprese e l’indebolimento del tasso di cambio dell’Euro, che ha favorito le esportazioni e contribuito
al nuovo aumento dell’inflazione complessiva, la quale, dopo aver raggiunto un punto di minimo all’inizio dell’anno (-0,6%), ha
ricominciato a salire molto lentamente per raggiungere lo 0,3% nel maggio scorso guidata dall’aumento di tutte le componenti
principali. Proprio l’obiettivo di riportare in tempi ragionevoli l’inflazione su livelli prossimi al target del 2%, ha spinto la BCE
ad annunciare nel gennaio 2015 l’avvio del Quantitative Easing (QE), ovvero del piano di acquisto di titoli del debito pubblico
da parte della Banca Centrale, per un ammontare mensile di circa 60 miliardi, che avrà durata almeno fino a settembre 2016, per
un totale di 1.140 miliardi. I titoli interessati (titoli di stato, ma anche titoli indicizzati all’inflazione, agenzie, sovra nazionali e
titoli a tasso variabile) hanno scadenze fra 2 e 30 anni circa. La BCE non potrà acquistare più del 25% di ciascuna emissione dei
titoli sul mercato e non potrà superare attraverso tali acquisti il 33% del debito di ciascun Paese. Gli acquisti saranno effettuati in
base alla quota di ogni Banca Centrale nazionale nel capitale della BCE e seguiranno un criterio di ripartizione del rischio per cui
le Banche Centrali dei Paesi interessati garantiranno una quota pari all’80% del totale, mente il rimanente 20% sarà condiviso tra
Banche nazionali e BCE. Dal Quantitative Easing, attivo dallo scorso marzo, sono esclusi i titoli di stato greci, di cui Francoforte
detiene già ben più del 33%; pertanto gli istituti di credito Greci dovranno continuare a gestire l’emergenza creditizia attraverso
ELA (Emergency Liquidity Assistance), vale a dire disponendo di una linea di credito di emergenza concessa dalla BCE, in
attesa che si concretizzino le condizioni per l’estensione del piano di salvataggio. Tali condizioni, che il governo di Tsipras (a
capo del partito Syriza, entrato in carica lo scorso gennaio) sta negoziando con i principali creditori internazionali (EU, BCE e
FMI), riguardano una serie di misure correttive e di riforme per ridurre il debito e garantirne la sostenibilità, contrastare
l’evasione fiscale e controllare la spesa pubblica, ma l’incertezza sull’esito delle trattative tuttora in corso resta molto elevata.
Nell’ambito del piano di Quantitative Easing gli acquisti complessivi di titoli pubblici italiani saranno pari a circa 150 miliardi di
Euro, e i primi effetti positivi di tali acquisti sono già visibili, ad esempio attraverso il miglioramento delle condizioni di offerta
del credito alle imprese. Negli ultimi mesi, infatti, i tassi d’interesse medi sono scesi, pur restando superiori ai corrispondenti
valori per l’area dell’Euro, e la flessione dei prestiti alle famiglie si è arrestata. A ciò si aggiunga che le banche italiane hanno
fatto ampio ricorso alla terza operazione mirata di rifinanziamento a più lungo termine (TLTRO), fattore che può contribuire
all’espansione del credito sempre con l’obiettivo finale di supportare la crescita, tornata positiva nel primo trimestre del 2015
dopo più di un anno di contrazione. A livello di conti nazionali, nei primi mesi del 2015, si sono confermate l’espansione dei
consumi delle famiglie italiane, l’accelerazione delle esportazioni e una lieve ripresa dell’accumulazione di capitale. Il tasso di
disoccupazione si è lievemente ridotto pur rimanendo sopra il 12% (superiore all’11,1% medio dell’Euro zona), prefigurando nel
medio termine un lieve miglioramento delle prospettive occupazionali, a cui potrebbero aver concorso gli sgravi contributivi
introdotti nel mese di gennaio e la disciplina prevista dal Jobs Act, in vigore da marzo scorso. Come per il resto dell’Area Euro,
anche in Italia la dinamica dei prezzi è rimasta molto debole: nei primi mesi del 2015 l’inflazione al consumo è stata pressoché
nulla, ma è verosimile che il punto di minimo possa essere stato già oltrepassato e pertanto i rischi di deflazione si confermano in
calo.
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Mercati
Nel primo semestre del 2015 i principali listini azionari internazionali hanno proseguito nella fase di rialzo degli ultimi anni.
S&P 500 e Dax hanno raggiunto nuovi massimi storici, il listino tecnologico statunitense Nasdaq ha superato il precedente
record toccato appena prima del crollo delle “dotcom” del 2000, il Nikkei 225 si è attestato sui livelli massimi degli ultimi 15
anni, Eurostoxx 50 e FTSE 100 hanno raggiunto i massimi degli ultimi 7-8 anni. Tutti i listini azionari hanno beneficiato di un
contesto macroeconomico favorevole a livello globale, di condizioni monetarie accomodanti, dell’espansione degli utili societari
ed, infine, di una migliore attrattività relativa dell’asset class azionaria rispetto a quella obbligazionaria (quest’ultima
caratterizzata da rendimenti estremamente bassi su base storica). Il miglior andamento del listino europeo rispetto a quello
statunitense, che dopo i massimi di maggio 2015 è tornato sui livelli di inizio anno, è imputabile non soltanto alle attese di un
miglioramento del ciclo economico in Euro zona dopo anni di stagnazione, ma anche all’espansione degli utili societari che
dovrebbero beneficiare sia dell’indebolimento del cambio, sia di un costo di finanziamento da parte delle società estremamente
basso. Il mercato dei titoli governativi europei è stato caratterizzato nella prima parte del semestre 2015 da una significativa
riduzione dei rendimenti sui titoli di stato, sia core che periferici, determinata dall’annuncio del QE da parte della BCE,
dall’inaspettato rallentamento del PIL USA e dalla discesa repentina e significativa dei prezzi delle materie prime. Quest’ultimo
fenomeno, in particolare, ha significativamente contribuito alla discesa delle attese sull’inflazione alimentando rischi di
deflazione. A ciò si è aggiunta la percezione di una ‘scarsità’ relativa dei titoli governativi, alla luce dell’ammontare significativo
degli acquisti mensili della BCE per diversi Paesi EU, che ha guidato il rally dei governativi europei fino al 20 aprile 2015,
quando il Bund 10Y ha raggiunto un livello minimo inferiore a 0,08% con la curva tedesca caratterizzata da rendimenti negativi
fino alla scadenza 9Y (il minimo del BTP 10Y è stato raggiungo a marzo: 1,13%). Successivamente, il miglioramento dei dati
macroeconomici in Euro zona, unito a un moderato rialzo del prezzo del petrolio e quindi a prospettive di miglioramento dello
scenario inflazionistico, ha determinato nella seconda parte del trimestre un rialzo significativo dei rendimenti. L’aumento si è
concentrato sulle scadenze più lunghe, contribuendo ad un movimento di irripidimento della curva. La dinamica degli spread tra
paesi core e periferici è stata influenzata nel corso del primo semestre 2015 dalle difficoltà legate alle negoziazioni tra il nuovo
governo greco e i principali creditori (BCE/IMF/EU). A partire dalle elezioni di gennaio 2015, la tensione tra le istituzioni
creditrici ed il governo ellenico è stata crescente, frenata solo temporaneamente dall’estensione degli aiuti concordata nel mese
di febbraio, che ha determinato una discesa dello spread BTP Bund sulla scadenza a 10 anni da 140 punti base ad inizio anno
fino a 85 punti base. In seguito, l’emergere delle incertezze su una possibile ristrutturazione non concordata del debito greco ha
provocato un progressivo ampliamento dello spread fino a circa 150 punti base. Nel corso del primo semestre 2015, il Treasury
americano ha registrato un graduale aumento del rendimento, dal 2% al 2,40%, legato principalmente alla crescente evidenza,
nella seconda parte del 2015, dell’inizio di un ciclo di rialzo dei tassi di politica monetaria da parte della FED. Il mercato dei
corporate bond ha registrato, nella prima parte del semestre 2015, una evoluzione positiva sia in termini di restringimento degli
spread di credito, sia di riduzione dei rendimenti assoluti determinata dall’avvio del QE da parte della BCE, il quale ha
indirettamente influenzato in modo positivo anche l’asset class delle obbligazioni societarie. Nella seconda parte del semestre,
invece, in concomitanza con il repentino incremento dei tassi risk-free e l’aumento delle tensioni riconducibili al negoziato sul
debito greco, si è assistito ad una fase di realizzazioni di profitti con moderato allargamento degli spread di credito (i quali hanno
raggiunto livelli lievemente superiori a quelli di inizio anno) e ad un aumento dei rendimenti assoluti. Per quanto riguarda la
valuta europea, nei primi mesi del 2015 l’Euro ha continuato ad indebolirsi progressivamente (il cambio vs dollaro USA è sceso
da 1,20 circa di inizio gennaio a 1,05 circa di metà marzo), complice una sempre più spiccata dicotomia nelle attese
sull’evoluzione della politica monetaria in Europa, ultra espansiva, e in USA, neutrale, in attesa dell’inizio del trend restrittivo.
Successivamente, la valuta europea ha recuperato una parte dell’indebolimento tornando verso 1,15 sulla scia di un visibile
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consolidamento della crescita in Europa e di un’evoluzione del ciclo USA ben sotto le attese nel primo trimestre 2015, elemento
che ha contribuito a spostare le aspettative sulla prima mossa restrittiva della FED da Giugno 2015 a fine anno.
PRINCIPALI INDICI DI MERCATO
Azionario
Variazioni*
USA
S&P 500 Index (Dollaro USA)
Dow Jones (Dollaro USA)
Nasdaq (Dollaro USA)
-0,83%
-2,02%
4,38%
Europa
Eurostoxx 50 Index (Euro)
DAX Index (Euro)
CAC 40 Index (Euro)
FTSE 100 (Sterlina)
9,19%
11,62%
12,83%
-0,40%
Pacifico
Nikkei (Yen)
Hang Seng Index (Dollaro HKD)
15,96%
11,70%
Italia
FTSE Mib (Euro)
18,14%
Obbligazionario
Variazioni**
Europa
Germania 1-3 anni (Euro)
Germania 3-5 anni (Euro)
Germania 7-10 anni (Euro)
0,15%
0,01%
-1,25%
Italia
Italia 1-3 anni (Euro)
Italia 3-5 anni (Euro)
Italia 7-10 anni (Euro)
0,42%
0,14%
-2,26%
Corporate Europa
0,24%
Citigroup Eurobig 1-3
-0,31%
Citigroup Eurobig 3-5
-3,13%
Citigroup Eurobig 7-10
* Variazioni dei prezzi dal 30 dicembre 2014 al 30 giugno 2015 (fonte Bloomberg).
**Variazioni complessive calcolate in base ai livelli degli indici di settore Citigroup (fonte Bloomberg); gli indici obbligazionari sono rappresentativi
dell’andamento dei titoli con scadenza all’interno del segmento considerato (1-3 anni, 3-5 anni, 7-10 anni)
PRINCIPALI TASSI DI CAMBIO CONTRO EURO
Variazioni*
Dollaro USA/Euro
Yen/Euro
Sterlina/Euro
-8,26%
-9,24%
-6,23%
*Variazioni dei prezzi dal 30 dicembre 2014 al 30 giugno 2015, (fonte Bloomberg).
Prospettive
La crescita si sta traslando progressivamente dalle economie emergenti, in rallentamento, a quelle avanzate in lento
consolidamento. Un’espansione contenuta continuerà a caratterizzare il business cycle globale, coerente con uno scenario
inflazionistico sotto controllo per via del persistere di uno scenario benigno sul prezzo delle materie prime. Quanto descritto
manterrà i rendimenti dei mercati obbligazionari lontani da livelli assoluti elevati, pur non esonerandoli da temporanee ulteriori
fasi di aumento dell’incertezza legata all’escalation di qualche focolaio di crisi come quella greca o il conflitto tra Russia e
Ucraina.
Regime di tassazione
Per la trattazione dell’argomento si rimanda alla sezione del sito: http://www.bancopostafondi.it/fiscalita.shtml.
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FONDO BANCOPOSTA STEP
Nel corso del primo semestre dell’anno il fondo ha realizzato una performance positiva pari allo 0,88%. A questo risultato
hanno contribuito soprattutto le strategie d’investimento in strumenti finanziari derivati, che il gestore ha messo a punto per
partecipare in maniera attiva all’andamento dei principali mercati azionari internazionali. Modesto è stato l’apporto fornito
dall’investimento in strumenti del mercato monetario che, viste le scadenze brevi ed il contesto di bassi tassi d’interesse, hanno
spesso mostrato rendimenti negativi. L’esposizione azionaria nel corso del semestre ha rappresentato mediamente il 18,4% del
patrimonio netto del fondo, oscillando tra un minimo del 5,8% toccato alla fine di marzo ed un massimo del 34% raggiunto
all’inizio di febbraio. A gennaio le attese per una ripresa economica in Europa, stimolata dagli interventi della BCE a sostegno
del mercato dei titoli governativi, hanno indotto il gestore a mantenere un’esposizione azionaria significativa, che è andata
aumentando nelle prime settimane dell’anno, mano a mano che si rafforzavano sul mercato le aspettative degli operatori per il
varo degli interventi di “quantitative easing” annunciati dalla stessa BCE. A partire da marzo e fine alla metà del mese di
maggio il gestore ha assunto un atteggiamento più prudente, ritenendo che i guadagni realizzati dalle borse internazionali, ed
europee in special modo, scontassero già le buone notizie provenienti dal ribasso dei tassi d’interesse, dal deprezzamento
dell’Euro nei confronti del dollaro e dalla ripresa della crescita economica. In questo contesto l’esposizione azionaria del fondo
è stata ridotta, fino a rappresentare poco più del 5% del patrimonio netto. L’atteggiamento del gestore è ritornato ad essere
moderatamente favorevole agli investimenti azionari dalla seconda metà del mese di maggio, quando i listini azionari europei
hanno registrato le prime importanti correzioni al ribasso, in reazione alla risalita dei rendimenti governativi dell’Eurozona e al
deludente andamento dell’economia statunitense. L’esposizione azionaria del fondo è progressivamente risalita, chiudendo il
semestre attorno ad un peso del 25%. La ripartizione geografica dell’esposizione azionaria nel corso del semestre è stata
sempre a favore delle borse europee, che hanno rappresentato mediamente il 55 % del totale, seguite da quelle statunitensi
(35%), giapponese (5%) e dei mercati emergenti (5%). La preferenza per gli investimenti azionari in Europa si è rafforzata sul
finire del semestre, quando le turbolenze provocate dagli sviluppi della crisi greca hanno reso particolarmente attraenti le
valutazioni delle borse del Vecchio Continente. Le strategie d’investimento sui mercati azionari sono state realizzate
prevalentemente attraverso strategie di acquisto e vendita di opzioni sui principali indici di borsa internazionali, fatta eccezione
per il temporaneo utilizzo di contratti future sull’andamento del mercato Nasdaq statunitense. Il controvalore delle opzioni in
portafoglio ha rappresentato mediamente circa il 3% del patrimonio netto del fondo, che è stato investito per la rimanente parte
in titoli a breve termine emessi dal governo francese (91% circa del totale) ed in quote di un fondo monetario (6% circa) gestito
dal Gruppo BNP Paribas. Al 30 giugno 2015 (valori comprensivi del rateo e percentuali calcolate sul patrimonio netto del
fondo) il portafoglio risulta investito per il 96,34% in strumenti obbligazionari, di cui il 96,17% è rappresentato da obbligazioni
governative e lo 0,17% da fondi monetari. Pari al 3,41% il peso della componente azionaria, che essendo investita in strumenti
derivati, genera una esposizione complessiva all’asset class pari al 25,26%. La duration media del portafoglio è stata nel
periodo pari a 0,13, oscillando in un intervallo compreso tra 0,07 e 0,20. Al 30 giugno 2015 la duration è pari ad 1 mese.
L’esposizione del fondo verso strumenti finanziari denominati in divise diverse dall’Euro è stata sistematicamente coperta dal
rischio di cambio attraverso l’utilizzo di contratti di vendita a termine. Il regolamento del fondo prevede che, in qualsiasi
giorno di valorizzazione, il valore unitario della quota non possa mai scendere sotto il “Valore della Quota Garantito”,
determinato secondo le modalità, le condizioni ed i limiti stabiliti nel Regolamento stesso1. La Società Gestore adotta tecniche
1
Il "Valore della Quota Garantito" é determinato come segue:
a) dalla data di inizio del collocamento e fino al 31 marzo 2011, è pari al 90% di 5 Euro, ossia del valore unitario della quota rilevato alla data di inizio del collocamento secondo quanto
indicato nel Paragrafo V, punto 1, Parte C) del Regolamento di Gestione del fondo.
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di contenimento del rischio che operano affinché, con un livello di elevata probabilità, il valore unitario della quota non sia
inferiore al "Valore della Quota Garantito”. Nel periodo compreso tra il 1° gennaio ed il 31 marzo 2015, il valore della quota
garantito è stato pari ad € 4,257; dalla data del 1° aprile 2015 e fino al 31 marzo 2016 il valore della quota garantito è pari ad
€ 4,386, corrispondente al 90% del valore unitario della quota calcolata al 31 marzo scorso. La garanzia è prestata da BNP
Paribas SA, banca di diritto francese, valutata dall’agenzia di rating S&P con giudizio pari ad A+, dall’agenzia Moody’s con
rating pari ad A1 e dall’agenzia Fitch con rating pari ad A+. Al 30 giugno 2015 il budget di rischio, calcolato come differenza
percentuale tra il valore corrente della quota ed il valore garantito, è pari all’8,81%, parametro che misura il margine di
manovra disponibile al fondo per partecipare alla crescita dei mercati azionari.
Prospettive del Fondo
Nonostante le turbolenze che hanno caratterizzato l’andamento dei mercati finanziari internazionali nelle ultime settimane a
seguito della crisi del debito greco e della caduta delle quotazioni azionarie in Cina, le prospettive di guadagno
dall’investimento sulle borse azionarie rimane promettente, grazie al sostegno fornito dalle principali banche centrali, alla
ripresa dell’attività produttiva negli Stati Uniti, in Europa ed in Giappone e al basso livello dei tassi d’interesse, che rendono
meno attraenti gli impieghi nel comparto obbligazionario.
Elenco degli strumenti finanziari in portafoglio alla data della Relazione Semestrale in ordine decrescente di controvalore
STRUMENTI FINANZIARI
Codice ISIN
FRENCH BTF 20/08/2015
FRENCH BTF 29/07/2015
FRENCH BTF 05/08/2015
FRENCH BTF 15/07/2015
FRENCH BTF 16/09/2015
FRENCH BTF 08/07/2015
FRENCH BTF 01/07/2015
FRENCH BTF 30/09/2015
BNP INSTICASH – EUR - I
FR0122411004
FR0122945852
FR0122775432
FR0122945845
FR0122599352
FR0122775424
FR0122775416
FR0122945902
LU0094219127
Controvalore in
Euro
10.103.360
7.803.655
7.102.528
7.002.700
2.100.966
2.000.775
1.250.422
100.047
66.106
% incidenza su
attività del Fondo
25,812
19,936
18,145
17,890
5,367
5,111
3,195
0,256
0,169
Di seguito sono dettagliate (in unità di Euro) le variazioni della consistenza del patrimonio in gestione, verificatesi nel corso
del primo semestre, dovute a sottoscrizioni (incrementi) e rimborsi (decrementi).
Incrementi:
Decrementi:
a) sottoscrizioni:
- sottoscrizioni singole
210.205
b) rimborsi:
- riscatti
- switch in uscita
-5.232.162
-493.114
Raccolta netta del periodo
-5.515.071
b) dal 1° aprile 2011 e fino al 31 marzo 2012, sarà pari al 90% del valore unitario della quota calcolato con riferimento alla data del 31 marzo 2011 (o del giorno lavorativo precedente
se il 31 marzo 2011 non è un giorno lavorativo; per giorno lavorativo si intende ogni giorno di apertura della Borsa Valori Italiana non coincidente con un giorno di festività nazionale
italiana).
c) per i successivi periodi annuali (dal 1° aprile al 31 marzo seguente), sarà pari al 90% del valore unitario della quota calcolato con riferimento al 31 marzo del periodo annuale
precedente (ovvero il giorno lavorativo precedente se il 31 marzo non è un giorno lavorativo), il nuovo “Valore della Quota Garantito” può essere inferiore o superiore a quello
determinato precedentemente.
Se in un qualsiasi giorno di valorizzazione il valore unitario della quota del fondo risulta superiore del 5% rispetto al valore unitario della quota in base al quale è stato calcolato il
"Valore della Quota Garantito" vigente, quest'ultimo viene rivisto al rialzo e diviene pari al 90% del valore unitario della quota del fondo in tale giorno di valorizzazione. Il nuovo
"Valore della Quota Garantito" così determinato entra in vigore a partire dal primo giorno lavorativo successivo.
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Situazione Patrimoniale al 30/06/2015
SITUAZIONE AL 30/06/2015
ATTIVITA’
A. STRUMENTI FINANZIARI QUOTATI
A1. Titoli di debito
A1.1 Titoli di Stato
Valore
complessivo
%
tot. attività
SITUAZIONE A FINE
ESERCIZIO PRECEDENTE
Valore
complessivo
%
tot. Attività
37.530.559
95,881
43.258.342
97,925
37.464.453
95,712
39.803.775
90,105
39.803.775
90,105
37.464.453
95,712
A1.2 Altri
A2. Titoli di capitale
66.106
0,169
3.454.567
7,820
1.416.860
3,620
707.166
1,601
67.581
0,173
46.472
0,105
67.581
0,173
46.472
0,105
1.349.279
3,447
660.694
1,496
1.090.575
258.704
2,786
0,661
379.703
280.991
0,860
0,636
203.087
0,519
210.325
0,476
F1. Liquidità disponibile
305.824
0,781
210.445
0,476
F1.1 di cui in Euro
F1.2 di cui in valuta
305.824
0,781
126.375
84.070
0,286
0,190
419.057
1,071
309.346
0,700
319.110
99.947
0,816
0,255
262.109
47.237
0,593
0,107
-521.794
-1,333
- 309.466
- 0,701
-157.160
-364.634
-0,401
-0,932
-309.466
- 0,701
-7.740
-0,020
-1.102
-0,002
-7.961
-0,021
-1.102
-0,002
221
0,001
39.142.766
100,000
44.174.731
100,000
A3. Parti di O.I.C.R.
B. STRUMENTI FINANZIARI NON QUOTATI
B1. Titoli di debito
B2. Titoli di capitale
B3. Parti di O.I.C.R.
C. STRUMENTI FINANZIARI DERIVATI
C1. Margini presso organismi di compensazione e garanzia
C 1.1 di cui in Euro
C 1.2 di cui in valuta
C2. Opzioni, premi o altri strumenti finanziari derivati quotati
C 2.1 di cui in Euro
C 2.2 di cui in valuta
C3. Opzioni, premi o altri strumenti finanziari derivati non quotati
D. DEPOSITI BANCARI
D1. A vista
D2. Altri
E. PRONTI CONTRO TERMINE ATTIVI E
OPERAZIONI ASSIMILATE
F. POSIZIONE NETTA DI LIQUIDITA’
F2. Liquidità da ricevere per operazioni da regolare
F2.1 di cui in Euro
F2.2 di cui in valuta
F3. Liquidità impegnata per operazioni da regolare
F3.1 di cui in Euro
F3.2 di cui in valuta
G. ALTRE ATTIVITA’
G1. Ratei attivi
G2. Risparmio d’imposta
G3. Altre
TOTALE ATTIVITA’
8
PASSIVITA’ E NETTO
SITUAZIONE AL 30/06/2015
SITUAZIONE A FINE ESERCIZIO
PRECEDENTE
Valore complessivo
Valore complessivo
32.515
H. FINANZIAMENTI RICEVUTI
I. PRONTI CONTRO TERMINE PASSIVI E
OPERAZIONI ASSIMILATE
19.868
61.219
19.868
61.219
112.701
48.473
112.701
48.473
29.347
34.934
28.341
33.758
1.006
1.176
194.431
144.626
VALORE COMPLESSIVO NETTO DEL FONDO
38.948.335
44.030.105
NUMERO DELLE QUOTE IN CIRCOLAZIONE
8.096.571,714
9.234.492,769
4,810
4,768
L. STRUMENTI FINANZIARI DERIVATI
L1. Opzioni, premi o altri strumenti finanziari derivati quotati
L2. Opzioni, premi o altri strumenti finanziari derivati non quotati
M. DEBITI VERSO I PARTECIPANTI
M1. Rimborsi richiesti e non regolati
M2. Proventi da distribuire
M3. Altri
N. ALTRE PASSIVITA’
N1. Provvigioni ed oneri maturati e non liquidati
N2. Debiti d’imposta
N3. Altre
TOTALE PASSIVITA’
VALORE UNITARIO DELLE QUOTE
MOVIMENTI DELLE QUOTE NEL SEMESTRE
Quote emesse
Quote rimborsate
43.401,880
1.181.322,935
9
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