i carri da cucina del regio esercito italiano

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i carri da cucina del regio esercito italiano
I CARRI DA CUCINA DEL REGIO ESERCITO ITALIANO:
“Privilegiato sistema dell’Ing. Carlo Pedrone”
a cura di Angelo Nataloni
Carro da cucina dell’esercito americano
Un problema della massima importanza nella mobilizzazione e nella
concentrazione di grandi eserciti come quelli che si videro impegnati
durante la Grande Guerra fu sicuramente l’alimentazione del soldato.
Sfamare un esercito era soprattutto una difficoltà di logistica. Ma anche
di
attrezzature.
Occorrevano
mezzi
per
preparare
all’armata
un’alimentazione sicura, sana ed opportuna, da predisporsi in un
qualsiasi luogo, sia che i militari fossero in marcia, sia che essi fossero
accampati.
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Già alla fine dell’800 in Francia, per ordine del Ministero della Guerra,
si sperimentò un Carro Cucina sistema L. Malen. E lo si fece in maniera
diversificata. E cioè presso il 4°, il 46° ed il 61° Reggimento di Fanteria
in linea, presso un Reggimento di Artiglieria da Marina e presso gli
equipaggi della flotta.
Carro da cucina dell’esercito tedesco
Le relazioni dei generali Alessandri (46° Fanteria), Bourdiaux (Artiglieria
Marina) e dell’ammiraglio Conrad (prefetto marittimo) furono tutte
entusiastiche e partecipi. Tanto che lo stesso generale Bourdiaux
propose una variante apportando una modifica con l’aggiunta di un
avantreno sul modello per l’artiglieria munito di un cassone per far si
che ci fosse una riserva di vettovagliamento da utilizzarsi per facilitare
l’alimentazione del soldato in una qualsiasi circostanza di marcia.
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Nello stesso tempo anche la Spagna dopo aver sperimentato lo stesso
Carro-Cucina Malen dato in uso al Reggimento Saint Martial a Burgos
si apprestò ad adottarlo per altre guarnigioni.
L’Ing. Carlo Pedrone
In Germania il problema alimentazione non era certo sottovalutato, anzi
il servizio alimentare del soldato quale importantissimo mezzo per
assicurare ad un’armata la possibilità di rapidi movimenti era
considerato un elemento essenziale nel successo di una campagna
bellica. A questo proposito giornale “Paris” del 29 novembre 1890 il
corrispondente francese da Berlino riportava che:
[…] l’Autorità Militare prussiana in occasione di una grande manovra
sulla mobilizzazione di grandi masse ha, per esperimento, fatte preparare
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in tutte le principali Stazioni Ferroviarie del Granducato d’Assia
Darmstad, una gran quantità di carriole di ferro, pel trasporto di marmitte
contenenti rancio per le truppe che vi potessero giungere, onde all’arrivo
di un treno poterle avvicinare ai vagoni e farne la distribuzione ai soldati,
risparmiando il perditempo di farli discendere, ricevere il rancio e
rimontare; ed ha anche fatto preparare in ciascuna delle dette stazioni
una cucina a lavoro continuato onde avere sempre pronto il vitto per
riempire le pentole delle carriole ogni volta che fosse segnalato l’arrivo di
un treno […].
Sembra però che l’esperimento non abbia ottenuto lo scopo voluto
perché lo stesso corrispondente aggiungeva:
[…] il risultato ha lasciato molto a desiderare, ostandovi la difficoltà di
trasportare all’evenienza quel materiale in altri luoghi destinati a
concentrazioni di truppe, od a grandi alt; e l’insufficienza a mantenere
sempre il vitto quando in caso di rapida concentrazione i treni d’arrivo
dovessero succedersi a brevi intervalli […]
Ma era comunque un tentativo. E in ogni caso si trattava di problema,
quello dell’alimentazione, sentito da tutti. Dagli Stati Uniti (Fig. 1), dalla
neutrale Svizzera che già dal 1885 nella mobilizzazione delle truppe per
le manovre e le marce aveva assegnato ad ogni compagnia un piccolo
carro a mano munito di Cucina in ferro per preparare il rancio caldo
alla truppa, fino alla vicina Austria dove si sperimentava sia il sistema
svizzero che quello tedesco (Fig. 2)
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Estratto dalla Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia n. 194 del 13 Agosto 1880
Veniamo ora al nostro paese. Verso la fine dell’Ottocento, il Ministero
della Guerra aveva incominciato un percorso di modernizzazione e
razionalizzazione dell’alimentazione militare. Innanzitutto nelle caserme
dove risiedeva la truppa acquartierata, aveva fatto sostituire le oramai
vetuste cucine in muratura a grandi caldaie con quelle in ghisa del
“Privilegiato sistema dell’Ing. Carlo Pedrone (Fig. 3)” brevettate nel 1880
(Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia n. 194 del 13 Agosto 1880 – Fig. 4)
e costituite da pentole in rame da 25 razioni ciascuna. Carlo Pedrone
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era un ex Ufficiale del Genio Militare che dopo essersi congedato si era
dedicato alla progettazione di nuovi sistema di fornelli con casse di
cottura asportabili, avviando poi un’impresa per la fabbricazione degli
stessi.
Estratto dalla Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia n. 261 del 4 Novembre 1889
Tuttavia la truppa non risiedeva sempre in caserma, così per le grandi
manovre si pose il problema di come gestire contemporaneamente un
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così grande numero di pasti caldi. Un altro passo fu quindi quello di
adottare delle cucine da campo in lamiera di ferro sempre con pentole in
rame da 25 razioni ciascuna e sempre derivate e sviluppate dall’Ing.
Pedrone brevettate nel 1889 (Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia n. 261
del 4 Novembre 1889 - Fig. 5).
Schema di uso dei fornelli
Il battesimo del fuoco fu di li a poco con la campagna d’Africa e con
buone soddisfazioni. Ma proprio la campagna africana aveva insegnato
che un’armata moderna non si limitava più a battaglie campali: il
sistema di fare guerra stava cambiando. Da statica a dinamica. Da
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grandi campi di battaglia a battaglie di movimento con tutte le
problematiche logistiche che questo comportava: munizionamento,
sanità e non in ultimo alimentazione.
Specchietto d’uso per reggimento
Ancora una volta l’Ing. Pedrone, che nel frattempo aveva affidato la sua
ditta ad un procuratore, tal Civati, si era già messo in moto. Studiò un
modo per applicare alle cucine da campo un Carro ed un Carretta (come
le chiamava lui) capaci di contenere le sue pentole in rame già in uso
presso l’esercito in modo da assicurare alla truppa in movimento un
pasto caldo e possibilmente igienico. Dopo lunghi studi Pedrone riuscì
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nel suo intento, progettando e realizzando una Caretta da Battaglione
capace di due cucine da campo per circa 250 razioni cadauna e quattro
pentole (Fig. 6). Il sistema avrebbe dovuto essere distribuito ad ogni
battaglione (Fig. 7) e prevedeva non solo di poter essere trainato su
strade sterrate, ma anche caricato su treni o su navi.
Petizione al Re
Dopo avere sperimentato il nuovo sistema Pedrone, evidentemente
soddisfatto, lo fece proporre dal procuratore della sua azienda Civati al
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Ministero della Guerra attraverso l’allora consueta e formale richiesta al
Re (Fig. 8).
Evidentemente piacque perché poi divenne il sistema per eccellenza del
nostro esercito. Tuttavia la Grande Guerra presentò tali e tanti variabili,
in termini di condizioni climatiche e teatro d'operazioni, che i carri
cucina non riuscirono sempre a star dietro ai nostri fanti ed alpini. E
così per assicurare un pasto caldo si dovette far largo delle ottime casse
di cottura, di termos e scaldaranci in carta e in cera o alcool solidificato
che in primissima linea servirono assai bene a cuocere le vivande e a
mantenerle calde.
FONTI
•
“Appunti per la storia del rancio e dell'alimentazione militare”, in
Memorie Storiche Militari 1981 di Cap. Alfredo Terrone, USSME
Roma 1982
•
“Cucina, Vino e Alpini” di Alberto Redaelli, Walmar Editore, 2002
Un particolare ringraziamento è dovuto al Generale Santo Chichi che mi
ha preziosamente fornito il materiale.
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