PIANGERE D`AMORE Ti amo immensamente, e

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PIANGERE D`AMORE Ti amo immensamente, e
PIANGERE D’AMORE
Ti amo immensamente,
e non può esserci amore più grande.
Il sole illumina la terra,
giorno dopo giorno,
incurante di voli di farfalle,
di canti striduli d’uccelli.
Io t’amo.
Ti amo al punto di sostituire il sole,
di fare della notte un lungo viaggio,
ma sento il boato delle stelle,
che cadono spente sotto i miei piedi.
Io t’amo.
Il mio canto non deve però avere suoni,
non può la mia musica celestiale far vibrare i timpani del tuo cuore,
tu, a volte, hai nascosto la tua anima sotto i fiori,
e la mia passione si strugge,
non può aspettare che sbocci:
io t’amo.
Ecco, è un uragano, il mio amore per te è un uragano,
che viaggia continuo, girando in tondo per la terra.
Si, un uragano perché da sempre ha vissuto il tormento,
la mia distruzione.
La mia gelosia avrebbe voluto che tu,
diventassi invisibile, incorporea,
per non essere vista;
muta e sorda,
per non allietare l’udito degli altri con il tuo canto
e non sentire le lusinghe rapinatrici di molti.
Ti avrei voluto accanto, sempre, ogni istante
E il pensiero non riusciva a colmare il tuo vuoto.
Ti amo, ora, ancora, per sempre.
Ma piange il mio amore,
il sangue ora piove a bagnare ogni cosa.
Vorrei dimostrartelo, il mio amore, ogni istante:
ma fugge il cerbiatto alla carezze della tenera madre;
e lacera il suo baco la farfalla, per mostrarsi splendida agli aliti del vento;
mentre trova deserto il suo nido, il colombo che torna dalla propria
compagna.
Ecco, ancora più ferite scavano la mia pelle,
e fugge l’amore che si sente da solo,
che non vuole sentirsi tradito,
che non vuole provare dolore:
e allora fugge.
T’amo,
e questo mio amore nasconde il pensiero di te,
tacita le mie parole ed i gesti.
Come un’aquila ferita mi porto lontano,
da solo,
a cercare un pertugio dove tu non puoi entrare,
a ricordare momenti felici,
in cui il nostro amore non doveva fuggire,
come adesso sta facendo,
e tutto per una sola ragione:
che t’amo.
Lampi di luce riflettono sul mare,
e abbagliano l’occhio che li mira,
mentre l’onda che insegue il gabbiano,
s’adagia su liti purpurei,
ai lembi di un cuore straziato.
Io t’amo.
La speranza s’affanna,
per superare il tormento,
mostrando per l’ultima volta,
l’infinita ultima volta,
l’amore che provo per te.
T’amo.
E allora riprovo,
ma cado nel dolore di nuovo,
e poi un’ultima volta riprovo.
Amore, che sia,
cantato da tutti i poeti;
vagante su foglie nel vento;
bruciato da fiamme infernali per giungere a Dio;
nel pianto dell’animo mio lo nascondo.
Io t’amo, e non basta.
01.09.94 © Malacarne G.C.