“LE RIVISTE DEL PRIMO NOVECENTO PROF .SSA NUNZIA SOGLIA

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“LE RIVISTE DEL PRIMO NOVECENTO PROF .SSA NUNZIA SOGLIA
“LE RIVISTE DEL PRIMO NOVECENTO”
PROF.SSA NUNZIA SOGLIA
Università Telematica Pegaso
Le Riviste del primo Novecento
Indice
1
LA CRITICA -------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 3
2
LEONARDO -------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 5
3
LA VOCE ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ 6
4
LACERBA ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 7
5
LA RONDA ---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 8
6
SOLARIA ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ 9
7
VINCENZO CARDARELLI ------------------------------------------------------------------------------------------------ 11
7.1
7.2
AUTUNNO -------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------11
OTTOBRE --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------12
Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente
vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore
(L. 22.04.1941/n. 633)
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Le Riviste del primo Novecento
1 La Critica
Cominciamo la rassegna con quella che fu la più organica, coerente e longeva, tra le Riviste
del primo Novecento, La Critica di Benedetto Croce. Grande fu l’influenza che questa rivista ebbe
sulla cultura italiana di primo Novecento.
La Critica aveva come sottotitolo rivista di letteratura, storia e filosofia, uscì per la prima
volta il 20 gennaio 1903 e continuò le pubblicazioni fino al 1944. Dal 1945 al 1951 uscirono ad
intervalli irregolari i Quaderni della Critica, in tutto 20 fascicoli.
Rispetto ad altre riviste che ebbero vita effimera e programmi spesso chiassosi e
contraddittori, La Critica ebbe un programma organico, coerente ed univoco, perché era redatta in
massima arte da Croce. Molti degli articoli e dei saggi pubblicati su questa rivista confluiranno nei
sei volumi della Letteratura della Nuova Italia, centro fondamentale di riferimento per la
critica crociana e "palestra" per tutti gli studiosi di letteratura e filosofia.
Fino al 1923, quando il loro dissenso divenne insanabile, Croce ebbe come collaboratore il
filosofo Giovanni Gentile.
Altri collaboratori furono il filosofo Guido De Ruggiero, lo storico Adolfo Omodeo e lo
studioso della letteratura Francesco Flora.
Benedetto Croce (1866-1952), figura centrale del neoidealismo, è stato il punto di
riferimento dell'estetica della critica letteraria e della storiografia del Novecento italiano. Il
sodalizio con Gentile si ruppe quando questi aderì al fascismo, mentre Croce si schierò
risolutamente contro il nuovo regime pubblicando il Manifesto degli antifascisti (1925). Pur
astenendosi dalla politica attiva, Croce rimase costante punto di riferimento per gli intellettuali
avversi alla dittatura e sviluppò accanto all'attività filosofica e critica un'intensa produzione
storiografica i cui risultati più importanti furono la Storia d'Italia dal 1871 al 1915 (1928), la Storia
dell'età barocca in Italia (1929) e, infine, la Storia d'Europa nel secolo XIX (1932). Morì a Napoli.
La Critica fu per quarantadue anni il punto di osservazione sullo scenario di mezzo secolo di
storia italiana e passò in rassegna movimenti filosofici e letterari, correnti d'opinione, vicende
politiche e civili: dal positivismo al futurismo, dall'anteguerra nazionalista al decadentismo
letterario, dal conflitto 1914-1918 all'avvento del fascismo, dall'idealismo gentiliano fino alla
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seconda guerra mondiale. Quando si accendono le forti polemiche tra neutralisti e interventisti, La
Critica si dichiara dalla parte dei neutralisti e all'entrata dell'Italia in guerra La Critica prosegue i
lavori saggistici e storiografici "con mente serena nell'animo turbato".
Così mentre altre riviste sospendono le pubblicazioni o smettono di trattare di letteratura e di
arte, la rivista crociana continua "come se guerra non ci fosse" affermando che "sopra il dovere
stesso verso la Patria, c'è il dovere verso la verità, che comprende in sé e giustifica l'altro".
Limitandoci alla sua attività di critico letterario, Croce riesaminò alla luce della sua estetica
che concepiva la poesia come intuizione pura, lirica e cosmica (ossia l’espressione di un sentimento
personale che si incarna in una immagine e forma con essa una sintesi perfetta) i più importanti
autori e le correnti della letteratura italiana ed europea, e fu nemico implacabile del Decadentismo,
da lui definito la grande industria del vuoto, accusandolo di essere promotore di teorie irrazionali e
misticheggianti, come l’estetismo, il nazionalismo, l’imperialismo.
La Critica dà ampio spazio all'illustrazione della vita e dell'opera di Francesco De Sanctis,
pubblicando Le lezioni di letteratura di Francesco De Sanctis dal 1839 al 1848.
Sulla rivista, nel periodo che va dal 1921 al 1925, vengono trattate le esperienze del suo
direttore Croce, senatore liberale e ministro della Pubblica Istruzione, con questioni
specificatamente scolastiche, come il progetto di riforma della scuola media, l'esame di stato,
l'insegnamento della religione.
Rimane altresì indiscussa l'importanza civile ed umana della rivista con il suo tenace lavoro
di ricerca letteraria e storica e il suo combattivo inserimento nella vita italiana
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2 Leonardo
Leonardo fu la prima di un gruppo di riviste fiorentine che nel primo quindicennio del
Novecento fecero di Firenze uno dei centri culturali più vivaci d’Italia. Caratteristica comune a
queste riviste fu il bisogno di rompere con il positivismo e di rinnovare la cultura italiana, aprendola
alla contemporanea cultura europea d’avanguardia. Esse inoltre patrocinavano una nuova figura di
intellettuale militante che non deve limitarsi a conoscere il mondo, «ma deve salvarlo, trasformarlo
ed accrescerlo» (Papini).
Leonardo uscì nel 1903 e cessò le pubblicazioni nel 1907. La rivista fu fondata da due degli
autori più irrequieti del primo ‘900, il fiorentino Giovanni Papini e il perugino Giuseppe Prezzolini.
Il nome Leonardo scelto per la rivista voleva simboleggiare la brama dei redattori di volgere le
spalle al passato e di rinnovare la cultura italiana, proprio come Leonardo da Vinci aveva rinnovato
l’arte e la scienza volgendo le spalle al Medioevo.
Non ebbe un programma coerente ed organico. Unico punto fermo era la polemica contro il
positivismo filosofico e letterario. Ebbe il merito di riscoprire poeti e filosofi stranierei,
specialmente inglesi e tedeschi, come Blake, Novalis, Shelley ed altri. Politicamente fu di tendenza
nazionalista.
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3 La Voce
La Voce fu la più prestigiosa e incisiva delle riviste fiorentine. Fu fondata nel 1908 da
Prezzolini. Attraverso diverse fasi continuò le pubblicazioni fino al 1916.
Una prima fase va dal dicembre 1908, inizio della pubblicazione sotto la direzione di
Prezzolini, fino al novembre 1911 quando, in occasione della campagna di Libia, Salvemini,
collaboratore, lascia la rivista per fondare la sua Unità.
Una seconda fase va dal 1912 fino alla fine del 1913 quando la direzione viene assunta da
Papini.
Una terza fase dura solamente un anno, 1914, nella quale Prezzolini riprende la direzione
della rivista.
Una quarta fase dura dalla fine del 1914 al 1916 quando Prezzolini cede la direzione a De
Robertis.
I vociani si interessano anche ai problemi concreti della società, come la scuola, la questione
meridionale, l’impresa libica, le dottrine sindacali, ecc.
Collaboratori: Croce, Einaudi, Salvemini, Giovanni Amendola, Clemente Rebora, Aldo
Palazzeschi, Renato Serra, Dino Campana, Camillo Sbarbaro ed altri ancora. Tutti dibattevano
sulle pagine della rivista i principali problemi della società italiana, esponendo ognuno il proprio
punto di vista, confrontandosi e magari polemizzando tra loro.
Dalla fine del 1914 De Robertis ne fece una rivista esclusivamente letteraria.
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4 Lacerba
Lacerba è stata fondata a Firenze il 1º gennaio 1913 da Papini e Ardengo Soffici. Il
periodico si avvalse della collaborazione di Palazzeschi e Tavolato.
Il quindicinale, stampato in caratteri rosso mattone ed in seguito neri, riprendeva il titolo dal
poemetto di Cecco d’Ascoli L’acerba – inserendone nella testata un verso: Qui non si canta al
modo delle rane e alludeva al contenuto eretico ossia dissacratorio, anticonformista e provocatorio
della rivista che si proponeva di demolire miti , credenze e convenzioni della società borghese ed
esaltava le forze istintive dell’uomo. Non meraviglia perciò che alla rivista, vista la sua natura e il
suo programma, collaborassero i futuristi che per circa due anni se ne servirono per propugnare le
loro idee antitradizionaliste. Dal 15 marzo 1913 iniziano ad occupare posti di primo piano.
Compaiono così frequentemente i nomi di Filippo Tommaso Marinetti, Luciano Folgore,
Umberto Boccioni, Carlo Carrà e Corrado Govoni. Nell’ottobre 1913 Lacerba pubblica Il
programma politico futurista che affermava il primato dell’Italia e propugnava il colonialismo,
l’irredentismo, la lotta contro l’Austria, l’esigenza di modernizzare il Paese. Il manifesto politico si
rivolge agli elettori futuristi in vista delle elezioni del 26 ottobre 1913, le prime a suffragio
universale maschile, invitandoli a votare contro le liste clerico-liberali-moderate di Giovanni
Giolitti e del cattolico Vincenzo Ottorino Gentiloni e contro il programma democraticorepubblicano-socialista.
La rivista cessa le pubblicazioni il 22 maggio 1915, due giorni prima dell'entrata in guerra
dell'Italia: l'ultimo editoriale di Papini reca il titolo Abbiamo vinto!
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5 La Ronda
La Ronda è stata pubblicata a Roma tra il 1919 e il 1923, inizialmente diretta da un'equipe
redazionale formata da sette persone, i "sette savi" o i "sette nemici" (per indicare i legami di
amicizia, ma anche la divergenza di idee).
Assai diversi fra loro per temperamento, concordavano sulla necessità di un ritorno alla
tradizione classica. Gli scrittori della Ronda mirarono a restaurare i valori della letteratura intesa
come stile. Nel perseguire questo compito assunsero a modello Leopardi, soprattutto il Leopardi
prosatore, nel quale videro l’ideale di una moderna letteratura italiana, europea proprio in quanto
fondata sulla tradizione, e un mirabile esempio di quella prosa insieme poetica e riflessiva che si
accordava con il loro gusto di scrittori portati più al saggio che alla narrativa.
Sul numero 1 de La Ronda dell'aprile 1919 apparve un Prologo in tre parti redatto da
Vincenzo Cardarelli i cui punti fermi erano essenzialmente tre: a) simpatia e preferenze per il
passato, culto dei classici e humanitas che consentono di sentirsi uomini; b) impegni linguistici e
stilistici come il leggere e lo scrivere elegante non in senso formale ma come lucida e leopardiana
trasparenza dei moti dell'animo; c) sincera fedeltà alla tradizione senza perdere di vista il livello
europeo delle letterature straniere, mettersi in regola coi tempi, senza però spatriarsi.
I futuristi sono violentemente attaccati e denominati distruttori letterari.
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6 Solaria
Solaria fu una rivista letteraria fondata nel 1926 da Alberto Carocci. Durò un decennio, fino
al 1936.
Esaminando le tendenze letterarie dei suoi collaboratori, individuiamo da subito all’interno
del giornale due diverse correnti di pensiero: quella dei cosiddetti rondisti, autori provenienti dalla
rivista La Ronda, decisi a dar vita ad una vera e propria civiltà umanistica indipendente dalla
politica, tra i quali troviamo Riccardo Bacchelli, Antonio Baldini, Bonaventura Tecchi, Arturo
Loria ed Alessandro Bonsanti; e quella dei solariani veri e propri che sostengono un’attività di
denuncia e di critica nei confronti della realtà contemporanea, incarnata nella fattispecie nel regime
fascista. Appartengono a questo secondo gruppo intellettuali come Eugenio Montale, Leone
Ginzburg, Aldo Garosci, Giacomo Debenedetti, Mario Gromo, Umberto Morra di Lavriano e Sergio
Solmi. Ciò che accomuna le due linee è una sorta di missione culturale europeista, che consiste nel
connettere insieme le più importanti prove letterarie europee dell’epoca.
In questo senso Solaria porta alla ribalta nazionale molti autori fondamentali fino ad allora
poco noti, intraprendendo un inestimabile lavoro di diffusione della più pregevole ed immensa
letteratura: André Gide, Paul Valéry, Marcel Proust, James Joyce, Thomas Stearns Eliot, Virginia
Woolf, Ernest Hemingway, William Faulkner, Vladimir Vladimirovič Majakovskij, Sergej
Aleksandrovič Esenin, Boris Pasternak, Rainer Maria Rilke, Franz Kafka, Thomas Mann, Stefan
Zweig.
Per quel che riguarda la letteratura nazionale invece, la rivista contribuisce a divulgare la
prosa di Italo Svevo e di Federigo Tozzi, e la poesia di Giuseppe Ungaretti, Eugenio Montale ed
Umberto Saba.
A causa della decisa e chiara opposizione alla dittatura fascista, Solaria viene colpita a più
riprese dalla censura. In particolar modo, il numero 2, marzo-aprile del 1934, viene sequestrato del
tutto poiché accusato di essere moralmente offensivo. Oltre alle difficoltà rappresentate dal bavaglio
del regime, l’esistenza del giornale è messa a repentaglio da forti dissidi interni alla redazione.
Carocci vuole fare di Solaria una rivista di idee, e l’assidua collaborazione di autori non più letterati
bensì ideologici come Giacomo Noventa, Nicola Chiaromonte, ed Umberto Morra evidenza
esplicitamente tale cambiamento editoriale. Così facendo Carocci fa le prove generali di un dialogo
con il fascismo. La stragrande maggioranza dei collaboratori però non è d’accordo con l’inversione
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di tendenza voluta dal direttore, ed abbandona la rivista che, di fatto, cessa di esistere, terminando le
pubblicazioni dopo dieci anni di intensa attività, nel 1936.
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7 Vincenzo Cardarelli
Vincenzo Cardarelli (1887-1959) è un raffinato poeta del '900, che ama esprimere sentimenti
delicati o malinconici, con una particolare cura dello stile.
7.1
Autunno
Autunno. Già lo sentimmo venire
nel vento d'agosto,
nelle piogge di settembre
torrenziali e piangenti,
e un brivido percorse la terra
che ora, nuda e triste,
accoglie un sole smarrito.
Ora passa e declina,
in quest'autunno che incede
con lentezza indicibile,
il miglior tempo della nostra vita
e lungamente ci dice addio.
Oggetto della poesia un tema ricorrente nell’opera di Cardarelli: lo scorrere del tempo. Il
Poeta racconta l’arrivo dell’autunno, stagione dei raccolti, dei forti colori, ma anticipatrice
dell’inverno. Cardarelli in questo modo trasmette il senso dello scorrere del tempo.
L'autunno simboleggia il periodo della maturità che precede la vecchiaia. Come l'autunno
che avanza lentamente verso l'inverno anche la vita del Poeta è arrivata alla sua piena maturità ed
indugia nella sua stagione autunnale in un lento cammino verso la morte.
Metrica
Lirica breve composta da versi liberi e impostazione classica. Le frequenti cesure (forti
pause interne) accentuano la lentezza del ritmo.
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La poesia può essere divisa in due parti, la prima di sette versi e la seconda di cinque, che
segnano due diversi momenti della lirica. Il paesaggio autunnale descritto nella prima parte è
personificato (le piogge sono piangenti, la terra rabbrividisce, il sole è smarrito, ecc.). Nella seconda
parte l’avanzare lento delle stagioni è metafora dell’avanzare della morte.
7.2
Ottobre
Un tempo, era d'estate,
era a quel fuoco, a quegli ardori,
che si destava la mia fantasia.
Inclino adesso all'autunno
dal colore che inebria,
amo la stanca stagione
che ha già vendemmiato.
Niente più mi somiglia,
nulla più mi consola,
di quest'aria che odora
di mosto e di vino,
di questo vecchio sole ottobrino
che splende sulle vigne saccheggiate.
Sole d'autunno inatteso,
che splendi come in un di là,
con tenera perdizione
e vagabonda felicità,
tu ci trovi fiaccati,
vòlti al peggio e la morte nell'anima.
Ecco perché ci piaci,
vago sole superstite
che non sai dirci addio,
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tornando ogni mattina
come un nuovo miracolo,
tanto più bello quanto più t'inoltri
e sei lì per spirare.
E di queste incredibili giornate
vai componendo la tua stagione
ch'è tutta una dolcissima agonia.
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