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Direzione: via Rossini 2/A - 87040 Castrolibero (CS) Telefono 0984 4550100 - 852828 • Fax (0984) 853893 Amministrazione: via Rossini 2, Castrolibero (Cs) Redazione di Reggio: via Cavour, 30 - Tel. 0965 818768 - Fax 0965 817687 - Poste Italiane spedizione in A.P. - 45% - art. 2 comma 20/B legge 662/96 - DCO/DC-CS/167/2003 Valida dal 07/04/2003 S&P declassa in massa Ci sono pure Italia e Francia la Germania resta indenne Taglio dei treni Il governatore si scaglia contro Moretti A Rosarno una tendopoli per 300 immigrati Requisita l’area Sulle liberalizzazioni si decide il 19 Si studia anche un ticket sui ricoveri Laratta conferma Lunedì doppia protesta sui binari Iniziativa del prefetto Martedì arriva il ministro Riccardi a pagina 16 KETY GALATI a pagina 18 alle pagine 4, 5 e 14 Tassisti in rivolta: assemblea a Torino Sabato 14 gennaio 2012 www.ilquotidianodellacalabria.it Il sindaco, Elisabetta Tripodi Giuseppe Trichilo sarebbe referente di un clan della Locride. Ad Amantea confisca da 15 milioni Sigilli alle attività legate ai boss Sequestrati aziende e beni di un imprenditore lametino per 55 milioni BENI aziendali e personali di un imprenditore di Lamezia, Giuseppe Trichilo, coinvolto nell’operazione antimafia “Crimine” sono stati posti sotto sequestro per un valore di 55 milioni di euro. Trichilo sarebbe referente degli Aquino di Marina di Gioiosa. Ad Amantea sono stati confiscati beni per 15 milioni, mentre a Cesena è finito in manette il consuocero di Pasquale Condello. Reggio Calabria Sonnoli Un designer per un museo che sappia “parlare” G. BALDESSARRO, P. OROFINO e P. VILARDI alle pagine 6 e 7 A. CATANESE a pagina 51 A “Presa diretta” Lettera aperta a Bersani Prima volta in video del pentito Varacalli Legge elettorale Il Pd deve avere un grande ruolo Il pentito Rocco Varacalli a pagina 9 Il luogo vicino a un fiume dove è stato trovato il corpo carbonizzato Roberto Benigni sul palcoscenico del Festival di Sanremo Rossano. Forse è quello di un clochard Rende. Presentata la cerimonia del 17 Trovato carbonizzato il corpo di un uomo Dall’Unical un premio al Benigni che unisce Ancora ignote le cause delle fiamme Gli studenti: «Vogliamo esserci» CARO Pierluigi, come tu ben sai, la decisione della Consulta di dichiarare inammissibili i quesiti posti a base della richiesta di referendum per la modifica della legge elettorale, pone problemi di grande rilevanza politica GIUSEPPE SAVOIA a pagina 18 M. CLAUSI, A. GUALTIERI e S. NEGRELLI a pagina 10 continua a pagina 17 di MARIO OLIVERIO Reggio. Il vertice della Regione ha nominato nel consiglio d’amministrazione un consigliere provinciale Sombrero Referendum L'EFFETTUAZIONE del referendum sulla legge elettorale avrebbe portato a una scelta obbligata: o l'attuale sistema, o quello precedente. Peggio il Porcellum, ma sono entrambi lacunosi perché non mettono il cittadino in condizione di scegliere davvero e di fatto nullificano milioni di voti. Ecco dunque un'ottima occasione: dopo il no della Corte per ragioni giuridiche, il Parlamento dovrebbe interpretare la volontà di 1200000 cittadini firmatari del referendum, e fare una buona legge elettorale. Già, ma come fidarsi di questi qua, che credono che Ruby è la nipote di Mubarak? Sorical, Raffa escluso: riaffiora lo scontro con Scopelliti RIAFFIORA lo scontro tra il presidente della Provincia di Reggio, Raffa, e il governatore Scopelliti. Questa volta è sulle nomine alla Sorical. CATERINA TRIPODI a pagina 17 Coinvolto il sindaco Discarica di Casignana Concluse le indagini G. VERDUCI a pagina 19 20114 9 771128 022007 E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro ANNO 18 - N. 13 - € 1,20 6 Primo piano Sabato 14 gennaio 2012 Primo piano 7 Sabato 14 gennaio 2012 La Procura di Forli: gestiva ancora i beni sequestrati I tesori dei boss Arrestato Alfredo Ionetti cassaforte dei Condello Sigilli a due aziende del Lametino Bloccati titoli finanziari e denaro Un sequestro da 55 milioni Colpito un imprenditore ritenuto referente della cosca Aquino di Marina di Gioiosa in manette per l’operazione Crimine L’indagine coinvolge gli appalti per i lavori sulla statale 106 I Trichilo colpiti da una tragedia due mesi prima dell’arresto di Giuseppe Una famiglia storica e molto conosciuta LAMEZIA TERME - E’ molto conosciuta in città l’azienda della famiglia Trichilo, toccata da una disgrazia prima ancora dell’arresto di Giuseppe Trichilo. Due mesi prima infatti, appena usciti dal cancello d’ingresso della sede del Rettifilo Bagni, morirono a bordo di una Fiat 500 il papà e una sorella di Giuseppe Trichilo. Una tragedia per la famiglia che scosse molto la città, soprattutto l’ex comune di Sambiase dove appunto i Trichilo sono molto conosciuti anche per essere stati impegnati come sponsor nella squadra di calcio del Sambiase che milita nel campionato di serie D. Un’azienda infatti impegnata su più fronti in tutta la Calabria e non solo e che nel corso degli ultimi anni si è sempre di più fatta avanti dando anche occupazione a più di 50 lavoratori. L'azienda - si legge nel sito della società - nasce intorno agli anni '50 grazie all'iniziativa del signor Francesco, operaio di lunga esperienza nella produzione di solai prefabbricati. E' però nel 1958 che l'azienda, dopo essersi allargata, inizia ad assumere un ruolo rilevante tra i commercianti del settore fino a raggiungere in parte le dimensioni attuali. Nel corso degli anni a seguire, tutta la famiglia padre e tre figli, creano tutti i presupposti affinché l'azienda raggiunga le dimensioni attuali, introducendo nelle loro tradizionali produzioni, la lavorazione del ferro per cemento armato. Oggi - si legge sempre nel sito - il cuore dell'azienda è uno stabilimento posto su un'area di 10.000 metri quadri di cui 1.200 coperti, ove operano 10 addetti. Forte della tradizione manifatturiera locale e grazie all'inserimento di nuove tecnologie, la Edil Trichilo si e posizionata tra le prime aziende del circondario. Tale ascesa e risultata possibile soprattutto garantendo un ottimo rapporto qualità-prezzo ma anche curando un ottimo servizio per il cliente fino al trasporto a domicilio del materiale. E la notizia del sequestro a Giuseppe Trichilo ha fatto subito ieri il giro della città, così come quando era stato arrestato Giuseppe Trichilo che nel corso del suo interrogatorio di garanzia, assistito dal suo legale di fiducia, l’avvocato Francesco Gambardella, non mancò di urlare la sua innocenza. p. re. Gli uomini della Dia davanti alla sede di una delle imprese sequestrate a Lamezia | DALLA SICILIA | rici per associazione a delinquere finalizzata «alla commissione di una serie indeterminata di reati di appropriazione indebita, abusivismo finanziario e violazioni agli obblighi e alle prescrizioni inerenti la misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza». Nell’operazione, denominata “Trasporto scelto”, è indagato anche un 67enne funzionario di una nota banca locale. La vicenda prese il via nel 2006, quando Ionetti fu colpito da un provvedimento di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Reggio Calabria. Secondo gli inquirenti l’imprenditore, originario di Reggio Calabria ma residente a Cesena, era il tesoriere della cosca capeggiata da Pasquale Condello ( tra l’altro il figlio diIonetti hasposato lafiglia diCondello), e nella città romagnola, attraverso un istituto di credito locale, riciclava i soldi “sporchi”delle varie attività illecite, per poi riversarli nei conti correnti della cosca. Nel 2008Ionettifu proscioltodalleipotesid’accusa, rimanendo solo l’obbligo della dimora a Cesena. Inoltre due aziende, fra cui la Sor-Nova, a lui riconducibili, vennero messe in amministrazione giudiziaria, in quanto beni sottoposti a confisca non definitiva. L’operazione in corso parte da una recente segnalazione della Banca d’Italia su presunte operazioni sospette su un conto corrente intestato ad Alfredo Ionetti utilizzato per l’incasso di cambiali provenienti da Calabria e Sicilia per conto di imprese di autotrasporti. Secondo i magistrati, come riportato nell’ordinanza, dalle indagini sarebbe emerso come Ionetti «conservava un pieno potere decisionale e di direzione dell’ impresa, nell’esercizio del quale si appropriava dei titoli e delle somme di denaro». In sostanza i due amministratori giudiziali avrebbero di fatto lasciato continuare a Ionetti e figli la gestione dell’azienda e dei clienti (tutti calabresi e in gran parte con precedenti di mafia)». g. bal. Valgono oltre 15 milioni: appartenevano alla cosca Gentile-Besaldo Nel 2007 l’operazione che sconvolse la città Il sindaco: «Vogliamo dare l’edificio che era dei clan Ad Amantea confisca dei beni connessi all’operazione Nepetia alla caserma dei carabinieri» Ville e navi passano allo Stato di PAOLO VILARDI Una condotta del gas A Palermo scattano i sigilli su proprietà per 13 milioni di euro Fornivano gas anche in Calabria le ditte «amiche» di Provenzano PALERMO – Avevano ottenuto commesse importanti per la gestione del servizio di distribuzione di gas naturale anche in Calabria. Ma dietro ai loro affari, secondo l’accusa, c’erano i padrini della mafia. Quelli più temibili, a partire da Bernardo Provenzano. Ieri è scattato un sequestro di beni per un valore di oltre 13 milioni di euro. Lo hanno eseguito i militari del Nucleo polizia tributaria della Guardia di finanza e del Reparto operativo nucleo investigativo dei carabinieri di Palermo. Si tratta di società, immobili e veicoli riconducibili a imprenditori palermitani ritenuti vicini a esponenti mafiosi del calibro di Benedetto Spera e appunto Bernardo Provenzano, che avrebbero assicurato loro l’aggiudicazione di lavori e l’apertura di cantieri in territori controllati da Cosa nostra. Gli imprenditori nel settembre 2011, oltre a essere sottoposti alla misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale, erano stati destinatari di un provvedimento di confisca di patrimoni di derivazione illecita, tra i quali alcune società attive nel settore della costruzione e manutenzione di opere pubbliche. Le investigazioni hanno, in particolare, evidenziato la loro infiltrazione in settori economici strategici, mediante la gestione occulta di una nuova società, fittiziamente intestata ai figli, operante nel medesimo settore di quelle precedentemente confiscate. Attraverso la nuova società, hanno quindi, di fatto, continuato a operare nel medesimo settore economico, aggiudicandosi immediatamente importanti commesse pubbliche per la costruzione e manutenzione di reti di gas naturali e per la gestione del servizio di distribuzione di gas in Sicilia, Calabria e Abruzzo. I beni complessivamente sequestrati comprendono: un’impresa con sede a Milazzo, attiva nella costruzione di opere pubbliche per il trasporto di fluidi, 12 terreni ubicati nel territorio di Milazzo, 16 autoveicoli e 37 autocarri, per un valore complessivo superiore a 13 milioni di euro. AMANTEA - Il sequestro preventivo dei beni era stato eseguito a luglio del 2010. Ieri la confisca, ovvero l'espropriazione definitiva. Si tratta di oltre 15 milioni di euro, tra ville, automobili, navi, e conti bancari, appartenenti ai principali esponenti della cosca Gentile-Besaldo di Amantea, che perde il frutto di anni e anni di grossi illeciti. Un duro colpo inflitto al clan, già sventrato dalla maxioperazione Nepetia Enigma, condotta dalla Dda di Catanzaro, che a dicembre del 2010 aveva comportato l'arresto di ben 39 presunti appartenenti a tale associazione mafiosa. Il provvedimento di confisca è stato emesso dalla sezione “misure di prevenzione” del Tribunale di Cosenza, che ha accolto la richiesta formulata dal procuratore della Repubblica di Catanzaro, Antonio Vincenzo Lombardo, dopo una lunga e minuziosa attività investigativa di natura patrimoniale principalmente delle fiamme gialle, basata su riscontri bancari che hanno accertato per taluni casi la fittizia intestazione dei beni ad altri soggetti che hanno fatto da prestanome. Gran lavoro è stato dunque svolto per risalire e chi era effettivamente riconducibile la proprietà dei beni, appunto agli esponenti della consorteria malavitosa che operava nel basso Tirreno cosentino. La confisca è stata ese- Due delle ville confiscate ad Amantea guita dalla stessa guardia di finanza, dal Gico del nucleo di polizia tributaria di Catanzaro. Si tratta di beni preziosi, in particolare colpiscono le quattro ville di lusso ubicate nel comune di Amantea e che spiccano per lo sfarzo. Ma tra le proprietà che passano allo Stato ci sono anche un fabbricato costruito nel centro storico del comune di Belmonte Calabro; la motonave Benedetta II, che era ormeggiata nel porto di Campora San Giovanni; sei attività commerciali; diverse quote sociali di aziende; due automobili e alcuni conto correnti bancari. Tale patrimonio era stato posto a sequestro preventivo nel 2010. Il suo valore era risultato sproporzionato rispetto alle effettive capacità economiche, valuta- te in base ai redditi percepiti e dichiarati, degli intestatari. Da qui l'accurata attività investigativa che ha condotto ai provvedimenti. L'associazione mafiosa del comprensorio di Amantea aveva a capo Tommaso Gentile, coadiuvato da fidi sodali come Giacomino Guido, alias “Gianni Pantera”, ed i fratelli Guido e Massimo Africano. I quattro, che scelsero il rito abbreviato, furono definitivamente condannati il 24 novembre del 2010, insieme ad altre 7 persone. Per Gentile i giudici della corte d'Appello di Catanzaro pronunciarono la condanna di 10 anni e 8 mesi di reclusione; per Guido e Massimo Africano rispettivamente 6 anni e mezzo e 7 anni e 8 mesi. Sei anno e mezzo anche per Guido. Le accuse erano di associazione a delinquere di stampo mafioso e di associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, nonché di singoli reati contro il patrimonio. In Appello le condanne furono pressoché dimezzate rispetto al primo grado in quanto fu riconosciuta l'insussistenza del reato associativo per il narcotraffico, chiesta dalla difesa e accolta dalla procura generale. A Paola, invece, è in corso in questi mesi il processo per gli 11 imputati da giudicare con il rito ordinario, tra cui l'ex latitante di Rosarno Giovanni Amoroso, che il 5 gennaio del 2006 ferì due carabinieri in uno scontro a fuoco. di PAOLO OROFINO AMANTEA – «Ci faremo la caserma dei carabinieri». Il sindaco di Amantea, Francesco Tonnara, dopo aver saputo la notizia della confisca delle ville dei boss non ha dubbi: «Ad Amantea –ci dice –attualmente manca una caserma dei militari dell’Arma, in quanto sull’attuale sede è in atto un sfratto. Formare la caserma dei carabinieri in una delle case confiscate avrebbe un forte significato simbolico». Gli elicotteri dei carabinieri sulle ville dei boss illuminate a giorno dai riflettori e quel rumore assordante delle eliche furono una scena da film, che rimarrà il simbolo dell’operazione antimafia Nepetia, scattata all’alba del 21 dicembre del 2007. Lo Stato è sceso dall’alto per sopprime il potere mafioso la cui faccia esterna era rappresentata proprio da quelle megaville realizzate dal boss Tommaso Gentile e dagli altritre esponentidi primo piano della cosca amanteana, decapitata dalla Dda di Catanzaro, con l’inchiesta coordinata dall’allora procuratore aggiunto Mario Spagnuolo e dal pm Domenico Fiordalisi oraprocuratore aLanusei ein quel periodo in servizio presso la procura di Paola, che ora riferendosi alla confisca afferma: «È una svolta di legalità per l’intero territorio di Amantea. Da decenni, infatti, la popolazione manifestava segni di grave sofferenza e di oppressione in un’area, che nonera statotoccato daefficaci indagini no in tutto i 39 fermi. Venne arrestato anche l’assessore comunale Tommaso Signo- relli, che ricopriva l’incarico in giunta dal giungo del 2006, quando le elezioni ad Amantea furono decise proprio dai suoi novecento voti di preferenza, che consentirono alla lista capeggiata da Francesco Tonnara di imporsi sulla compagine antagonista. L’arresto dell’assessore Signorelli causò l’arrivo in municipio della commissione d’accesso inviata dal prefetto di Cosenza, per valutare l’operato dell’esecutivo comunale e soprattutto se vi erano stata interferenze nell’attività amministrativa da parte del clan Gentile-Africano. Alla fine della verifica la commissione sollecitò lo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazione mafiosa, che fu disposto nell’agosto del 2008, con atto del ministero dell’Interno e della presidenza della Repubblica. La presenza in giunta di Signorelli, accusato di essere il politico di riferimento della ‘ndrina, per i commissari aveva permesso alla sodalizio malavitoso di condizionare l’amministrazione comunale. Da ciò la drastica decisione, all’epoca senza precedenti nella provincia di Cosenza. In seguito il sindaco Tonnara e gli altri consiglieri della maggioranza sciolta si rivolsero agli organi della giustizia amministrativa per impugnare il decreto di scioglimento. Il ricorso fu respinto dal Tar della Calabria, ma in seconda battuta accolto dal Consiglio di Stato, che nell’aprile del 2010, reintegrò sindaco e consiglio comunale. La vittoria della causa ha riabilitato la squadra di Tonnara, che l’anno scorso si è ripresentata vincendo le elezioni. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro ro Sud, la Laterizi Archinà, la Ediltrichilo, la General Apdi GIUSEPE BALDESSARRO palti, Hotel Ristorante Miramare s.a.s.) imposte alla REGGIO CALABRIA - Dopo l’arresto è arrivata anche la “Gioiosa Società Consortile”. Il tutto secondo l’indagine scure del sequestro dei beni. Ieri mattina infatti la Dia di della Dda di Reggio Clabria sarebbe avvenuta «sulla base Catanzaro ha sequestrato il patrimonio aziendale e per- di una logica spartitoria dettata dagli equilibri mafiosi sonale dell’imprenditore, Giuseppe Trichilo, per un va- esistenti nel territorio sito del cantiere e, quindi, anche lore di oltre 55 milioni di euro. Tra i beni sequestrati due sulla base di accordi collusivi con esponenti di altre realaziende con sede a Lamezia Terme, diversi beni mobili ed tà criminali della zona (famiglia Mazzaferro), attività ilimmobili, svariati rapporti finanziari, oltre ad ingente lecita resa possibile dallo spessore mafioso della familiquidità. Il provvedimento è stato adottato dalla Sezione glia degli Aquino di Marina di Gioiosa Ionica». Che TriMisure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria colo non fosse uno stinco di santo lo dimostra anche un secondo capo d’imputazione, secondo cui avrebbe «misu proposta del direttore della Dia, Alfonso D’Alfonso. Trichilo, imprenditore del settore edile, è stato arre- nacciato il geometra Michele Capasso (Presidente Consistato nell’operazione Crimine condotta contro le cosche glio d’Amministrazione della Gioiosa Scarl), da cui si era calabresi dalle Dda di Reggio Calabria e Milano con l’ar- recato per chiedere il pagamento di una fattura di 110 resto di oltre 300 persone. Per lui, il procuratore aggiun- mila europer lafornitura diferro relativaall’esecuzione dell’appalto Anas». Esplicitato della Dda di Reggio Calabria mente avrebbe detto «Ma amNicola Gratteri, nell’ottobre mazzo pure mio padre per queste scorso, a conclusione della sua cose io… attenzione geometra requisitoria, ha chiesto la conCapasso … se non ci venite a danna a 6 anni di reclusione. Gioiosa! … non ci venite che mo Giuseppe Trichilo, di 37 anni, di questa è l’ultima … entro lunedì Crotone ma residente a Lamezia …midovete darel’assegno! …se Terme, è stato arrestato nell’openo va a finire malamente questo razione Crimine con l’accusa di fatto… se no succede la fine del avere posto in essere atti di illecimondo, andatevene da Gioiota concorrenza volti a controllasa… tutti quanti ve ne dovete anre o comunque condizionare ladare». Quanto basta per fargli vori e servizi relativi all’esecuportare via dalla Dia di Catanzazione di un contratto di appalto ro il capitale sociale e l’intero per opere pubbliche. In particocompendio aziendale della Edil lare, secondo l’accusa, avrebbe Trichilosrl con sede a Lamezia e agito per agevolare la cosca di dedita alla fabbricazione di ’ndrangheta degli Aquino di strutture e parti assemblate meMarina di Gioiosa Jonica di cui talliche ed al commercio di matesarebbe stato un imprenditore di riale da costruzione; il capitale riferimento. L’imprenditore sociale e l’intero compendio avrebbe lavorato per accaparaziendale della C.T. Costuzioni rarsi illegittimamente il consrl, con sede a Falerna e dedita altrollo o comunque il condizionala costruzione di edifici residenmento dei lavori e servizi (forniziali; il 50% del capitale sociale e ture e offerte commerciali in ge- Un cantiere stradale in un’immagine d’archivio del corrispondente compendio nere) relativi all’esecuzione del contratto d’appalto concluso tra la Anas e la “Gioisa So- aziendale della Magma srl con sede a Lamezia Terme e cietà Consortile a.r.l.”, per la realizzazione del tratto del- dedita alla compravendita, locazione, gestione e ammila Statale 106 – Variante al centro abitato di Marina di nistrazione di beni immobili di qualsiasi specie e tipo; il Gioiosa Jonica (RC). Trichilo secondo l’inchiesta Crimi- 50% del capitale sociale e del corrispondente compendio ne si sarebbe «arrogato la facoltà di scelta delle ditte de- aziendale della Caraffa Costruzioni srl con sede a Gizzestinate ad aggiudicarsi i contratti di fornitura (ferro, ria e dedita alla costruzione di edifici, strade ed autostracalcestruzzo) e servizi di cantiere in genere (movimento de. Inoltre sono stati sequestrati decine di beni autovetterra, mensa) connessi ai lavori, ditte (tra queste, la Fer- ture e mezzi industriali. REGGIO CALABRIA - Avrebbe dovuto essere in soggiorno obbligato a Cesena ma contemporaneamente, secondo l’accusa, continuava a gestire gli affari della cosca calabrese di Pasquale Condello, suo consuocero. E’ finito così in manette l’imprenditoreAlfredoIonetti,79 anni,edifigliDaniele e Paolo, con l’accusa di associazione mafiosa finalizzata al riciclaggio di denaro proveniente da estorsioni ed usura. Ionetti, imputato nel processo Vertice, nel 2009 era stato assolto dalle accuse, ma il tribunale aveva poi disposto con un nuovo provvedimento la confisca dei beni e l’applicazione della misura di prevenzione della sorveglianza speciale con l’obbligo di soggiorno a Cesena. Di fatto però, secondo gli investigatori, continuava ad avere pieno potere decisionale all’internodelle impreseche iltribunale di Reggio Calabria aveva affidato ai custodi giudiziali. Per questo è stato arrestato dalla squadra Mobile di Forlì, su ordinanza di custodia cautelare in carcere ottenuta dai Pm Fabio Di Vizio, Marco Forte e Sergio Sottani della Procura di Forlì. Oltre ai due figli, di 28 e 27 anni, è stata arrestata anche la «storica» segretaria 45enne di Ionetti. Secondo quanto raccolto dalle indagini, i custodi giudiziali avevano di fatto lasciato nelle mani di Ionetti e dei figli la gestione delle imprese e dei rapporti con i clienti, quasi tutti pregiudicati e alcuni con reati legati alla malavita organizzata. Alfredo Ionetti, era amministratore di fatto della Sor-Nova, società specializzata nella vendita di camion e tir in Calabria. Le ordinanze di custodia cautelare in carcere sono state emesse dal Gip di Forlì Rita Chie- 8 Primo piano Sabato 14 gennaio 2012 Il pentito che fa tremare il Piemonte per la prima volta in video Lotta ai clan Le verità di Varacalli La Direzione investigativa antimafia vuole un nuovo centro operativo a Bologna A “Presa diretta” racconta 12 anni di ’ndrine a Torino Nuova frontiera sotto le 2 torri | lontano dalla casa madre. «Oggi - ha proseguito il generale Alfonso D'Alfonso - non possiamo sostenere che la Toscana, l'Umbria e le Marche siano esenti da questo fenomeno, ma attenzione a non cadere nell'opposto, nel senso che, se tutto è mafia, nulla è mafia. Allora, dobbiamo essere concreti nell'affrontare, con ragionevolezza, le emergenze che in ogni territorio vanno affrontate con il dovuto equilibrio, per evitare di cadere nell'errore di ritrovarci di fronte a situazioni quasi insuperabili. Io sono un ottimista per natura e dico che questo fenomeno si può contrastare efficacemente. Non lo risolveremo mai, ma l'importante è metterlo all'angolo. Già questo per noi sarebbe una conquista importante. Secondo me, lo dico sulla base di tutta la mia esperienza passata, lo possiamo fare». ALLARME NUOVI ATTENTATI | Strategia di insabbiamento per non frenare gli affari SIDERNO - La strategia principale di Cosa Nostra resta quella della «non belligeranza» con lo Stato, per continuare a fare affari senza troppi fastidi. Ma non è escluso un «possibile ricorso a efferati atti dimostrativi» da parte delle cosche. Lo scrivono gli analisti della Direzione investigativa antimafia nella relazione semestrale - riferita ai primi sei mesi mesi del 2011 - consegnata al Parlamento. Un documento nel quale si ribadisce il tentativo di infiltrazione di tutte le principali organizzazioni criminali, e in particolare della 'Ndrangheta, nella pubblica amministrazione e negli appalti pubblici. L'analisi su Cosa Nostra parte dai successi ottenuti Il Parlamento dalle forze dell'ordine in questi anni. Arresti che hanno scardinato i vecchi assetti e che, scrive la Dia, hanno fatto sì che «i principali aggregati mafiosi abbiamo mutato la propria architettura organizzativa rivisitando in alcuni casi le proprie strategie e in altri ridefinendo le alleanze tattiche».Inquesto quadro,nonsono esclusi possibili atti dimostrativi. Senza contare che «anche l'attenuazione degli storici equilibri tra fazioni una volta alleate» può diventare elemento di «destabilizzazione». Diverso il quadro relativo alla 'Ndrangheta, che rimane la prima organizzazione criminale del paese e che prosegue nella sua opera di infiltrazione nella pubblica amministrazione, soprattutto per quanto riguarda le amministrazioni locali calabresi. Una prassi utilizzata anche dalla camorra che,grazie “al moltiplicarsi di intrecci e commistioni che inquinano la vita politica ed economica degli enti locali», è di fatto in grado di controllare, in alcune aree della Campania, «le diverse forme di intervento pubblico». In Calabria è in particolare la sanità uno dei settori maggiormente esposto, “al punto da essere - afferma la Dia - considerata in permanente emergenza, anche in ragione degli elevati deficit finanziari che l'affliggono». Ma le 'ndrine non si fermano alla Calabria: l'espansione continua sia in Italia sia all'estero. Nel Lazio, ad esempio, l'organizzazione è in grado di «inquinare» comparti economici e produttivi come quello della ristorazione, dell'edilizia residenziale, delle sale dal gioco e del mercato ortofrutticolo. E nel Lazio come in Lombardia, Emilia Romagna e Toscana, vi sono decine di ditte «contigue alla 'ndrangheta o emanazione di essa», estremamente competitive. Preoccupa l’espansione della criminalità organizzata in Emilia Romagna | LE ’NDRINE NELLA RELAZIONE DIA | Pubblica amministrazione e sanità nel core business Continua anche l'espansione SIDERNO - La pressione mafiosa della 'ndrangheta si esprime al di fuori della Calabria, all'estesempre di più «nell'inquinamen- ro e in altre regioni italiane, a coto di settori della pubblica ammi- minciare dal Lazio dove storiche nistrazione locale, con particola- articolazioni delle principali 'nre riguardo all'utilizzo di raffi- drine inquinano comparti econati sistemi intrusivi della sfera nomici e produttivi come quelli politico-amministrativa in enti della ristorazione, dell'edilizia territoriali caratterizzati da esi- residenziale, delle sale da gioco e gua popolazione e bassa densità del mercato ortofrutticolo. A Roma, in particolare, abitativa». «il numero e la rileÈ uno dei pasvanza delle attività saggi della Relaimprenditoriali fazione alle Camere voriscono la mimesull'attività della tizzazione delle ricDia nei primi sei chezze acquisite e mesi del 2011. Retendono a ritardalazione che ribadire la percezione delsce «la centralità le anomalie di credella minaccia» scita economica». rappresentata Il Nord produttidall'organizzaziovo, poi, interessata ne. La sanità, in particolarmente particolare, si gli investigatori conferma uno dei della Dia. La collasettori maggiorborazione fra le mente esposti al Procure antimafia condizionamento Un agente della Dia di Milano e Reggio mafioso, «al punto da essere considerata in perma- Calabria ha portato alla luce gli nente emergenza, anche in ra- interessi delle cosche e la loro orgione degli elevati deficit finan- ganizzazione criminale. «In Lombardia - conclude la ziari che l'affliggono». Gli analisti segnalano anche «il tentativo Relazione - la realizzazione degli di incidere sulla efficienza del si- obiettivi criminali, gestita da stema giudiziario reggino, con soggetti di seconda o addirittura azioni violente contro 'obiettivi terza generazione, non passa nesimbolò» e la posizione egemone cessariamente per l'occupazione conquistata sul mercato tran- del territorio e l'intimidazione snazionale della cocaina «grazie ma si declina nella pratica delalla forte coesione tra i sodali ed l'avvicinamento-assoggettaalla credibilità finanziaria delle mento di figure professionali lecosche presso i cartelli sudame- gate da comunanza di interessi». ricani produttori». gio.ve. | L’INCHIESTA Iannacone intervista Varacalli settimana mi diedero un milione e mezzo di lire». Varacalli non era neppure maggiorenne. Inizia così la sua ascesa: da corriere della droga. Periodicamente scende in Calabria, va a Natile, ad Africo, a San Luca a prendere la droga che porta al Nord dove c’è chi è pronto a piazzarla sul mercato. E arrivano i soldi «in un mese riuscivo a guadagnare fino a 100 milioni di lire», che negli anni successivi diventeranno «centomila euro». Rocco è uno serio, affidabile, ed arriva l’affiliazione. A Natile la sorpresa: «Quando entrai nella stanza c’era anche il sindaco Salvatore Giugno, quando lo vidi rimasi di stucco: era il capolocale». Da picciotto a sgarrita, una carriera di 12 anni nel locale di Torino. Fino al 2004 giorno in cui decide di iniziare il suo percorso nella giustizia. Pentito. Da quel momento saranno guai per i clan. Varacalli fa oltre 450 nomi e grazie ai riscontri che verranno fatti successivamente finiscono in manette a centinaia. «Ho aperto il libro della ‘ndrangheta», dice a Iannacone. Oggi Varacalli è fuori dal programma di protezione, fa l’allevatore. Facendo una scelta impor- | Voto di scambio, indagato Sciarrone Per i magistrati di Palmi il consigliere provinciale del Pri avrebbe ottenuto dalla comunità rom voti in cambio della promessa di riparare una strada di FRANCESCO PAPASIDERO GIOIA TAURO - È accusato di voto di scambio il consigliere provinciale Rocco Sciarrone. E insieme a lui a finire nel mirino degli inquirenti anche Giuseppe Sciarrone e Antonio Rocco Zito. La Procura della Repubblica di Palmi ha avviato da tempo l'attività investigativa sul conto dell'esponente del Pri, notificandogli l'avviso di conclusione delle indagini preliminari. Per i Pm palmesi, in pratica, Sciarrone avrebbe ottenuto dalla comunità Rom di Gioia Tauro il proprio voto in cambio della promessa di riparare una strada, piuttosto malconcia che interessa il quartiere Ciambra dove risiede la comunità rom gioiese. Secondo la magistratura Rocco Sciarrone, per ottenere i voti in questione si sarebbe impegnato in prima persona promettendo un intervento risolutivo ai disagi che la strada in questione procurava ai cittadini. E sempre secondo le ipotesi accusatorie, subito dopo essersi assicurato le preferenze dei rom, Giuseppe Sciarrone avrebbe dato il via a dei lavori abusivi di canalizzazione delle acque, procurando ad Antonio Rocco Zito un escavatore per poterli concludere. Ad accorgersi del tutto è stata la Polizia Provinciale, coordinata dal comandante Domenico Crupi. Immediato l'avvertimento alla Procura della Repubblica di Palmi, che ha immediatamente aperto le indagini, terminate con l'avviso di conclusione notificato ai tre Nello specifico, Rocco e Giuseppe Sciarrone sono accusati di aver violato l'articolo 110 del codice penale e l'articolo 96 del dpr 361 del 1957 «perché in concorso morale e materiale tra loro, per ottenere il voto degli elettori della comunità Rom residente in contrada Ciambra di Gioia Tau- ro a favore di Sciarrone Rocco, candidato alle ultime elezioni provinciali, promettevano agli stessi di effettuare lavori di sistemazione della strada comunale di accesso al complesso residenziale popolare sito in Gioia Tauro, contrada Ciambra». Ma oltre a questo, i due Sciarrone, insieme a Zito, sono accusati di aver violato l'articolo 635 del codice penale, comma 2 e 3 perché «perché in concorso morale e materiale tra loro, danneggiavano la strada comunale di accesso al complesso residenziale popolare sito in Gioia Tauro, contrada Ciambra, cosa destina- ta a pubblico servizio e pubblica utilità; in particolare, Antonio Rocco Zito, su mandato di Rocco Sciarrone e Giuseppe Sciarrone, mediante un miniescavatore fornitogli da Giuseppe Sciarrone, realizzava, senza la prescritta autorizzazione, quattro scavi in trincea posti trasversalmente sulla predetta strada comunale della larghezza e profondità di circa un metro». Tutto ciò, per i pubblici ministeri della Procura di Palmi, avrebbe permesso al consigliere provinciale di ottenere, nella sezione dove esercitano il proprio diritto di voto i rom residenti a Gioia Tauro, una percentuale del 30,15 per cento, con ben 159 preferenze, risultando il primo per voti contro le 40 del secondo candidato. IL PROFILO Alla prima vera esperienza elettorale conquista Palazzo Foti con 1738 voti ERA alla prima esperienza in una tornata elettorale importante come può essere quella delle “provinciali”. Da molti era considerato un vero e proprio outsider. Rocco Sciarrone, nonostante lo scorso anno avesse “solo” 25 anni, era riuscito a raccogliere una valanga di consensi. Il collegio 6, formato dai comuni di Gioia Tauro e San Ferdinando, lo ha visto trionfare con ben 1738 voti di preferenza. Primo in assoluto degli eletti, Sciarrone. Primo tra le fila del suo partito, il Partito Repubblicano. Una percentuale molto alta, il 16,09 per cento, che gli ha permesso di entrare dalla porta principale a Palazzo Foti, in consiglio provinciale. Nella “sua” Gioia Tauro, Sciarrone era riuscito a raccogliere, nelle venti sezioni elettorali, 1579 voti, mentre nella vicina San Ferdinando, invece, è riuscito ad accaparrarsi 159 preferenze. Rocco Sciarrone tante: «Parlo a viso aperto perchè la gente deve sapere cosa è la ‘ndrangheta. Non ho paura perchè io ho solo detto la verità». E che verità. Criminalità organizzata e non solo. Dice ai microfoni di “Presa diretta”: «La ‘ndrangheta ha bisogno della politica, e la politica ha bisogno della ‘ndrangheta. Gli accordi si fanno prima. A loro i voti, ai clan invece vanno tutti gli appalti pubblici». Lo sa bene Varacalli, lui stesso nonostante fosse pregiudicato era titolare di un’impresa edile. «Ci sono molte aziende di pregiudicati che lavorano sui cantieri pubblici a Torino. Alcune sono persino di ergastolani». Ed i politici «non facciano finta di non sapere niente, perchè gli ‘ndranghetisti li conoscono tutti e bene». La domanda finale porta poi a quello che è il cuore del problema. Iannacone chiede: «In Piemonte la ‘ndrangheta è stata debellata?». Risposta del pentito: «No, ce ne sono tanti ancora fuori. Diciamo che ha subito un duro colpo. Ma la ‘ndrangheta non finirà mai». g. bal. Si consegna il ragioniere di Condotte REGGIO CALABRIA Si è consegnato ieri sera Rinaldo Strati. È il ragioniere della Condotte, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa nell'ambito dell'inchiesta “Bellu lavuru 2”coordinata dal sostituto procuratore della Dda Giuseppe Lombardo che ha fatto luce sull'appalto di ammodernamento della statale 106 nel tratto che riguardava la variante di Palizzi. L’uomo ha trovato ad aspettarlo all’aeroporto di Reggio i carabinieri che lo hanno arrestato. Fino a ieri si trovava in Algeria (paese che non prevede l’estradizione) per motivi di lavoro, impegnato sempre in un cantiere della Condotte. Venuto a conoscenza dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip Domenico Santoro, Strati è rientrato in Italia e, dopo aver fatto scalo a Roma, ha preso il primo aereo per Reggio dove domani molto probabilmente sarà sottoposto all’interrogatorio di garanzia. Stando alla ricostruzione della Direzione distrettuale antimafia, l’indagato avrebbe favorito la cosca Morabito di Africo. In particolare, assieme al capocantiere Pasquale Carrozza, avrebbe consentito alla consorteria mafiosa della Locride di inserire tra le maestranze assunte un numero elevato di operai generici direttamente o indirettamente riconducibili ai MorabitoBruzzaniti-Palamara. In più avrebbe evitato di dare seguito alla segnalazione della Prefettura che imponeva alla società di rescindere il contratto con la società intestata a Costantino Stilo, titolare della fornitura di calcestruzzo. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro SIDERNO - Nella battaglia del “Risiko” criminale la mafia conquista altre regioni del produttivo Nord d'Italia. Umbria, Marche, Toscana ed Emilia Romagna sono diventati i nuovi paradisi per gli investimenti dei boss ed il riciclaggio dei lucrosi proventi del narcotraffico. Si vanno ad aggiungere alla Lombardia, al Piemonte, alla Liguria e alla Valle d'Aosta. Regioni in cui i boss hanno passato decine di anni al confino e nelle quali l'insediamento calabrese è presente dalla prima emigrazione di massa. Quello che alcune inchiesti recenti avevano solamene accennato, adesso ha trovato un riscontro nelle parole del capo della Direzione investigativa antimafia: il generale Alfonso d'Alfonso. Il coordinatore nazionale della Direzione investigativa antimafia ha illustrato la sua analisi criminologica davanti ai componenti della Commissione parlamentare che si occupa del fenomeno mafioso. La crisi economica, poi, sta offrendo nuovi spazi di manovra alle cosche che, grazie alle loro casseforti piene pezze di denaro, sono pronti a comprarsi l'economia legale dei territori sui quali si è deciso di appuntare la bandierina. E la Dia sta provando ad organizzarsi per mettere un freno a questa espansione e sta progettando di aprire un centro operativo anche a Bologna, per seguire da presso l'evoluzione criminale di un territorio ricco quale è quello dell'Emilia Romagna. «A tale proposito, intorno alla fine di ottobre - ha spiegato il capo della Direzione investigativa antimafia - ho avuto modo di parlare anche con il procuratore generale di Bologna. Speriamo che tale ulteriore iniziativa possa rafforzare sul territorio la presenza di questi centri, considerato che la situazione dell'area dell'Emilia Romagna ci preoccupa in maniera particolare». «Io ho la netta percezione - ha detto Alfondo D'Alfonso davanti ai componenti della Commissione parlamentare antimafia - che in questo momento di grave crisi economica, non per una sottovalutazione dell'autorità giudiziaria e delle forze di polizia, tanto meno per una mancanza di sensibilità del Parlamento, ci troviamo di fronte ad un fenomeno, mi riferisco a quello specifico della criminalità organizzata di tipo mafioso, che deve essere guardato con maggiore attenzione». Le organizzazioni criminali hanno mutato pelle, si sono adattate ai cambiamenti registrati dal mondo dell'economia ed hanno superato la prova meglio delle borse mondiali. «Il fenomeno - ha spiegato il comandante della Dia - ha superato secondo me due sta- di (il primo era quello, per alcuni versi, anche tribale). Nel periodo tra la fine degli anni '70 e la fine anni '80, attraverso i sequestri di persona e la pratica dell'estorsione (attività storica), la 'ndrangheta ha accumulato ingenti risorse finanziarie, poi investite nel traffico di sostanze stupefacenti, che hanno dato una svolta ad una organizzazione che è molto più robusta e coriacea delle altre (che pure non sono meno insidiose), anche perché è stata più carsica rispetto alle manifestazioni siciliane, che si sono esposte di più sotto il profilo operativo. Quindi sul territorio c'è stata una risposta diversa rispetto alle manifestazioni della 'ndrangheta, che è stata molto più difficile da aggredire». Una mutazione genetica che ha consentito ai boss di svestire la coppola e indossare abiti firmati, girare in ventiquattrore REGGIO CALABRIA - I capelli che un tempo erano biondicci sono oggi brizzolati. Il voto è sereno, contiene uno sguardo determinato. Anche la voce è ferma. Parla lento Rocco Varacalli, scandisce le parole. Il pentito della ‘ndrangheta che fa tremare il Piemonte ha deciso di parlare, oltre che con i magistrati, anche in televisione. Per la prima volta ha affidato il suo racconto alle telecamere, in una lunga intervista che “Presa diretta”, il programma di Riccardo Iacona, manderà in onda in prima serata domani. Un’intera puntata sulla ‘ndrangheta all’ombra della Mole antonelliana, curata da Domenico Iannacone e Danilo Procaccianti. Quasi due ore di trasmissione di cui Varacalli sarà, in maniera più o meno diretta l’io narrante. Le telecamere di Iacona vanno a scavare nel cuore del Piemonte sconvolto dall’inchiesta Minotauro, che l’8 giugno scorso ha portato all’arresto di 142 persone. Boss e affiliati di 9 locali di ‘ndrangheta che in quella regione avevano messo radice. Intessendo rapporti criminali con la politica e l’imprenditoria del nord. Varacalli è il collaboratore di giustizia chiave della Dda di Milano. E’ stato lui a svelare i traffici di droga, il giro delle bische, le estorsioni e le infiltrazioni negli appalti pubblici grazie alla politica corrotta. Il pentito affida il racconto della sua vita in una lunga intervista a Iannacone. Parla di quando a 15 anni parti da Natile di Careri nella Locride, per arrivare a Torino. Per lui un lavoro da muratore assieme allo zio. I Varacalli non sono famiglia di ‘ndrangheta, la madre di Rocco invece è una Pipicella, e lo zio negli anni ‘70 era il capobastone del paese. Rocco fa carriera in fretta. Carriera criminale ovviamente. Tramite un compaesano entra nel giro della droga «la prima volta per tenere sotto il mio letto mezzo chilo di eroina per una Dai primi carichi di stupefacenti al “battesimo” davanti al sindaco di Natile di Careri Destano preoccupazione le infiltrazioni mafiose anche nei territori di Umbria e Marche di GIOVANNI VERDUCI Primo piano 9 Sabato 14 gennaio 2012 24 ore Sabato 14 gennaio 2012 Martedì arriva il ministro, ieri la visita di un funzionario del ministero al sindaco Tripodi Tendopoli per 300 immigrati Il prefetto requisisce un terreno dell’Asi per realizzarla in pochi giorni di KETY GALATI ROSARNO - Il ministro per la Cooperazione internazionale e l'Integrazione, Andrea Riccardi, ha deciso di scendere in Calabria per occuparsi della «grave situazione sociale e umanitaria determinata anche quest'anno dal massiccio afflusso nella zona di lavoratori stranieri in cerca di occupazione stagionale per la raccolta degli agrumi». Ieri la consulente del ministro, Daniela Pompei, ha fatto visita al Comune di Rosarno, intrattenendosi a lungo con il sindaco della città, Elisabetta Tripodi ed affrontando i temi dell' immigrazione e dell'accoglienza. Dopo un lungo colloquioa portechiuse trala Pompei, membro tra l'altro della Comunità di Sant'Egidio fondata dallo stesso Riccardi, ministro senza portafoglio per la Cooperazione Internazionale e l'Integrazione e la Tripodi è stata data la buona notizia. Prima di accogliere l'inviata di Riccardi la Tripodi era stata a Reggio Calabria dal prefetto Luigi Varratta. In quella sede il sindaco ha saputo che Varratta ha deciso di adottare un provvedimento di requisizione di un terreno di proprietà dell'Asia per realizzare una tendopoli. L'accordo di una occupazione dell'Area di Sviluppo Industriale per far fronte ad una emergenza umanitaria è stato preso ieri mattina intorno al tavolo tecnico convocato in prefettura. Partecipato dai rappresentanti della Regione, della Provincia, della diocesi di Oppido Palmi, delle associazioni di volontariato, dei sindacati, delle Forze dell'ordine e dai sindaci di San Ferdinando e Rosarno, Domenico Madafferi e Tripodi. «Siamo riusciti a far capire qual è la priorità della Piana in questo momento», ha detto ilparroco diPolistena donPino Demasi, che si è congratulato con il prefetto per la sua presa di posizione dettata secondo il suo parere da una fi- Il sindaco di Rosarno Elisabetta Tripodi e Daniela Pompei losofia cristiana ed umana, «Varratta ha messo al primo posto la persona». Il sindaco Tripodi da quattro mesi lavora senza sostaper risolvere la situazione difficile degli extracomunitari arrivati in massa a Rosarno per la stagione agrumaria, lanciando Ospite di Santoro tira in ballo la Tripodi che replica su Fb La gaffe del sindaco Emiliano ROSARNO - Si è parlato del caso Rosarno giovedì sera nella trasmissione di Michele Santoro “Servizio Pubblico” dal titolo “Il rigore di Stato”. Un inviato della popolare trasmissione andata in onda su VideoCalabria e Sky 504 ha intervistato la gente di Rosarno e alcuni amministrati, facendo emergere la tensione che si respira nella Piana con i cittadini che imputano la responsabilità agli amministrati di accettare di lavorare per 25 euro al giorno facendo concorrenza ailavoratoriitaliani. Gliimmigrati,soprattutto africani, invece hanno rinfacciato ai calabresi di non voler fare quei lavori umili. Dopo le polemiche sui criteri di ripartizione L’Unione Arberia incontra Caligiuri e Mancini sui Pisl CATANZARO – Il caso dei fondi per Pisl “Minoranze Linguistiche” è stato affrontato ieri nel corso di una riunione tra gli Assessori Giacomo Mancini e Mario Caligiuri con Aldo Marino, presidente dell’Unione dei Comuni Arberia, nonchè sindaco del Comune di Vaccarizzo Albanese, e il consigliere comunale di San Demetrio Corone, Salvatore Mauro. Alla riunione hanno partecipato anche i dirigenti regionali Anna Tavano, autorità di gestione del Por Calabria Fesr 2007/2013, e Luigi Zinno direttore del nucleo di valutazione del Dipartimento Programmazione Nazionale e Comunitaria. Gli assessori hanno ribadito che «il percorso amministrativo seguito finora, che comprende anche il criterio di ripartizione dei fondi tra le minoranze- è scritto in un comunicato della Regione - è stato avviato a suo tempo dalla precedente amministrazione regionale, sulla base di accordi condivisi da tutte le amministrazioni provinciali della Calabria. Un iter che poi è proseguito appelli alle autorità più importanti ha parlato di un'altra piccola svolta. La tendopoli infatti darà alloggio a circa260 stranieri.«Letende - ha spiegato don Vincenzo Alampi, presidente della Caritas diocesana - saranno gestite dai volontari. Nello stes- so sito sarà allestita anche una cucina che darà la possibilità ai volontari di cucinare per gli immigrati». I lavori di montaggio della tendopoli inviata dalla Protezione civile nazionale a costo zero per i Comuni di Rosarno e di San Ferdinando, avranno inizio già da oggi nella seconda zona industriale. Lo ha comunicato la stessa Tripodi, riferendo che il sottosegretario alla presidenza regionale, con delega alla Protezione civile, Franco Torchia ha assicurato di inviare dieci container che saranno installati nel campo di accoglienza di contrada Testa dell'Acqua. Il primo cittadino rosarnese ha ringraziato il collega sindaco di San Ferdinando per la sua sensibilità alla problematica sull'immigrazione. «Dal primo momento, Madafferi ha fatto squadra con Rosarno» ha dichiaratola Tripodi.L'atteggiamento del sindaco sanferdinandese dovrebbe essere preso d'esempio da tutti gli altri sindaci della Piana. E' questo il messaggio che ha lasciato don Demasi, provocando la classe politica e suggerendo di «ragionare come città della Piana». La Pompei non ha fatto nessun discorso pubblico. senza che mai nessuna Provincia abbia posto delle obiezioni in merito». «Gli amministratori delle comunità arbereshe – prosegue la nota – dopo aver ringraziato gli assessori per la disponibilità all’ascolto delle loro ragioni, hanno chiesto la modifica del criterio di riparto stabilito con la delibera di giunta n.163 del febbraio 2010, e quindi precedente all’insediamento della giunta Scopelliti, al fine di tener conto della effettiva consistenza delle minoranze presenti in Calabria. Tutti i partecipanti alla riunione hanno manifestato la ferma volontà di non perdere le risorse previste dal Por 2007/2013 per i Pisl relativi alle minoranze linguistiche, che consistono in 14milioni di euro». «In risposta a quanto richiesto – prosegue il comunicato - gli assessori hanno precisato l’impossibilità di modificare l'impianto esistente nei tempi stringenti previsti per la pubblicazione del bando, che se non rispettati costringerebbero a impiegare le risorse assegnate alle minoranze per altri interventi». Al rientro in studio il sindaco di Bari, Michele Emiliano (ex magistrato) ha subito puntato il dito contro l’assenza delle istituzione, facendo notare che non c’era un sindaco, un poliziotti o un carabinieri nel servizio giornalistico. Parole che hanno scatenato la reazione del sindaco di Rosarno Elisabetta Tripodi che a tarda ora ha postato sul profilo di Facebook un messaggio al sindaco facendogli notare che nessuno l’aveva né avvisata né chiesto un’intervista. Pronte le scuse del sindaco di Bari che ha promesso al sindaco Tripodi che a breve farà visita a Rosarno. a. mo. La donna viveva ad Albidona Bracciante muore in un incidente di FRANCO MAURELLA AMENDOLARA - Ancora una tragedia che colpisce pesantemente il mondo del lavoro e, in particolare, quello dei braccianti agricoli, che fa registrare il decesso di una donna, Maria Giuseppe Rusciani e cinque feriti di cui altre due donne in prognosi riservata, a causa di un incidente stradale verificatosi in Puglia. Il fatto. Il Ford Transit con tre donne braccianti agricole, M.P., M.C. e M.G., alle dipendenze di una coop di Nova Siri, era partito prima dell’alba da Albidona, centro collinare dell’Alto Jonio cosentino, condotto da G.M., un autista del posto e preceduto daun altrofurgone con un altro carico di braccianti agricole tutte di Albidona. Il furgone condotto da G.M., dopo la prima fermata in località “Pagliara” di Trebisacce per prendere a bordo un’altra donna, si è fermato ancora ad Amendolara dove è salita Maria Giuseppa Rusciani, 60 anni, madre di tre figli, originaria di Terranova del Pollino (Pz) ma da anni residente nel comune dell’Alto Jonio cosentino. Partiti prima dell’alba per recarsi in Puglia, in provincia di Taranto per raccogliere una partita di arance e mandarini vicino Massafra, giunti quasi sul posto di lavoro, alle 7 di mattina, il Ford Transit si è scontrato violentemente con una Opel Corsa. L’incidente è avvenuto in territorio comunale di Massafra (Ta) in località L’uomo non è stato identificato, forse è un barbone Cadavere carbonizzato trovato vicino a un fiume di GIUSEPPE SAVOIA ROSSANO (CS) - E’ GIALLO sulla morte di un uomo dall’apparente età di trent’anni, il cui cadavere carbonizzato è stato rinvenuto ieri nella citta bizantina. Sono stati i vigili urbani della città di Rossano, durante un ordinario giro di controllo sul territorio, a notare un fumo denso che saliva dal torrente Citrea, in via dei Normanni. Scesi sul greto del fiume i Vigili hanno notato il corpo di un uomo totalmente avvolto dalle fiamme. Immediatamente sono stati allertati i sanitari del 118 e i Vigili del Fuoco, mentre i due agenti della municipale hanno cercato di spegnere le fiamme alla meno peggio. Anche i pompieri, nonostante il loro tempestivo intervento, non sono riusciti a salvare la vita dell’uomo. Ancora incerta l’identità del cadavere che non aveva indosso alcun documento. Secondole testimonianzedeiresidenti della zona potrebbe trattarsi di un clochard che abitualmente dorme vicino al greto al fiume. A conferma di l’obitorio dell’ospedale “Nicola Giannettasio” di Rossano dove resta a disposizione dell’autorità giudiziaria che potrebbe anche decidere di disporre una autopsia per stabilire le cause del decesso che al momento restano molto incerte. Dall’esame esterno del cadavere non sono venuti fuori segni di colluttazione, quindi sembra difficile l’ipotesi che si Vigili del fuoco e carabinieri sul luogo sia trattato di un atquesta versione sul posto c’è to di teppismo, di qualcuno anche un vecchio materasso e cioè che abbia deliberatamenuna poltrona sgangherata te dato fuoco al barbone. L’ipotesi più probabile, peche l’uomo potrebbe aver utilizzato come giaciglio di for- rò, è che l’uomo abbia acceso il fuoco per riscaldarsi, poi si tuna. Sul posto si è recato anche il sia addormentato. Ieri a Rosmedico legale, Maria Pia sano spirava un forte vento Sciacca, che non ha potuto che potrebbe aver spinto le che constatare il decesso. Da fiamme sull’uomo. Insomma un primo esame esterno del potrebbe trattarsi di una semcadavere, l’uomo dovrebbe plice tragedia. Al momento gli inquirenti avere un’età attorno ai trent’anni ed è di origine cau- non escludono nessuna pista. casiche. Al momento il cada- Qualche risposta in più dovere è stato portato presso vrebbe venire dall’autopsia. “Pezzarossa”, all’incrocio con la provinciale per Chiatona e con il collegamento con la statale jonica 106. Il violento scontro tra il furgone e l’auto ha fatto si che Maria Giuseppa Rusciani fosse sbalzata fuori dall’abitacolo decedendo sul colpo. A nulla è valso l’immediato intervento del 118 giunto dal vicino ospedale di Castellaneta che oltre a constatare il decesso della donna, insieme ad altre ambulanze giunte sul posto, ha soccorso i cinque feriti rimasti sul furgone. Due di questi, in condizioni gravi, sono stati trasferiti presso l’ospedale Santissima Annunziata di Taranto mentre gli altri feriti sono stati dislocati negli ospedali della zona. Da quanto appreso, pare che uno dei due mezzi coinvolti nell’incidente non abbia rispettato il diritto di precedenza olo stop imposto all’incrocio. Sulla dinamica dell’incidente mortale, comunque, sono in corso le indagini ed i rilievi sul posto, affidati ai carabinieri della Stazione di Massafra che, su disposizione dell’autorità giudiziaria, hanno posto sotto sequestro i mezzi incidentati e fatto trasferire il corpo di Maria Giuseppa Rusciani presso l’obitorio del cimitero di Massafra. Nel 2007 un’altra tragedia della strada ha visto protagoniste due braccianti agricole di Albidona. In quel caso, persero la vita Lucrezia Matarrese e Michelina Napoli, falciate da un’auto mentre attraversavano la superstrada jonica 106. Annuncio del ministro Rimodulati i fondi Fas per il dissesto CATANZARO – Sono in arrivo i fondi per le alluvioni in Calabria. Ad annunciarlo il ministro dell’Ambiente Corrado Clini che, parlando durante un convegno organizzato dagli Ecodem nella sede del Pd, ha spietato che nella riunione del pre-Cipe di ieri sono stati «rimodulati i Fondi Fas» pari a 700 milioni di euro per «il dissesto del suolo» destinati all’Area dell’obiettivo 1 (Sicilia, Calabria, Campania e Puglia) con l’aggiunta di Basilicata e Molise. Secondo Clini «la tutela del suolo si incrocia con il Piano di adattamento ai cambiamenti climatici» che deve essere presentato «alla commissione Europea entro luglio». Clini pensa poi all’ipotesi di poter generare «un fondo da un miliardo per la tutela del suolo», alimentato dalle regioni grazie a un’addizionale sull'accise dei carburanti (decisa in una delle ultime norme del precedente governo) e a disposizione delle stesse regioni. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 18 Calabria Gli avvocati di Chiaravalloti e Loiero chiedono la loro assoluzione Vibo Valentia Quei rapporti con Saladino Restuccia scagionato dalla Corte di Cassazione Al processo di appello di “Why Not” ricostruiti i legami con il potere di TERESA ALOI CATANZARO - Manca la prova del coinvolgimento. In sintesi, non sarebbero emersi legami tali da concretizzarsi in condotte dolose. E' proseguita davanti alla Corte d'Appello di Catanzaro il processo a carico di 16 imputati coinvolti nell'inchiesta “Why not” su presunti illeciti nella gestione dei fondi pubblici in Calabria,giudicati con il rito abbreviato a marzo 2010, quando il giudice per le udienze preliminari, Abigail Mellace, oltre alle decisioni sui riti alternativi che si conclusero con 8 condanne e 34 assoluzioni totali, pronunciò anche 27 rinvii a giudizio (il processo dibattimentale è in corso) e 28 proscioglimenti per coloro i quali non chiesero l'abbreviato. A caratterizzare l'udienza, le arringhe difensive degli avvocati degli ex presidenti della Regione Calabria, Agazio Loiero e Giuseppe Chiaravalloti, per i quali i rispettivi legali, Nicola Cantafora, Marcello Gallo e Armando Veneto, hanno concluso chiedendo di confermare la pronuncia di assoluzione già emessa dal gup. Una pronuncia che la Procura, rappresentata da sostituti procuratori generali Massimo Lia ed Eugenio Facciola, ha impugnato, contestando, in particolare, l'assoluzione per il reato di abuso di ufficio nei confronti di Loiero, relativamente al solo capo d'imputazione relativo al progetto finalizzato al “Censimento del patrimonio immobiliare”, e l'assoluzione per il capo d'accusa relativo al progetto chiamato “Ipnosi” nei confronti di Giuseppe Chiaravalloti, concludendo con due richieste di condanna, ad un anno di reclusione per Loiero, e ad un anno e sei mesi per Chiaravalloti. Un impianto accusatorio contestato con fermezza dai legali che hanno insistito per la non colpevolezza dei propri assistiti. In particolare, gli avvocati Nicola Cantafora e Marcello Gallo (l'avvocato Cantafora rappresanta anche Nicola Durante già assolto e per il quale la Procura ha chiesto una condanna a un anno e due mesi di reclusione) hanno evidenziato come in alcune intercettazioni telefoniche era emerso che l'allora presidente della Regione Calabria era contrario nel prorogare l'affidamento dei progetti alla società Why not mentre, dal canto suo, l'avvocato Armando Veneto ha ricordato «l'ampissima disamina del gup che ha ritenuto inutilizzabili elementi del teorema accusatorio quali ad esempio alcune dichiarazioni rese in aula dai testimoni dell'accusa intrise di maldicenze e non per questo attendibili». Il tutto per spiegare che l'intero castello accu- Gli ex presidenti della Regione Calabria: Giuseppe Chiaravalloti e Agazio Loiero satorio per il suo assistito si sarebbe basato sull'asserita amicizia dell'ex presidente della Regione, Giuseppe Chiaravalloti, con Antonio Saladino, principale accusato del processo, senza che tuttavia i rapporti amichevoli siano mai sfociati nella commissione di alcun reato. Conferma della sentenza assolutoria anche per Tommaso Loiero - assolto in primo grado e per il quale la Procura ha chiesto 8 mesi di reclusione - difeso dall'avvocato Enzo Ioppoli, che, nel corso della sua arringa, ha spiegato quanto la presenza del suo assistito sia stata ininfluente nel corso diuna riunioneavvenuta a casa del fratello Agazio non ricoprendo alcuna posizione alla Regione rispetto alla vicenda relativa al Censimento del patrimonio immobiliare. «Tommaso Loiero era lì perché - ha sostenuto - era a casa del fratello, in un ambiente familiare. Se la riunione fosse stata organizzatain una sede diversa, ma solo allora, forse ci saremmo dovuto chiede- re il perché». La parola è poi passata all'avvocato Italo Reale, legale di Francesco Saladino - per il quale la Procura ha chiesto la conferma della sentenza di primo grado con il qualeè giàstato condannatoa quattro mesi di reclusione e 300 euro di multa- e agli avvocati Enzo Galeota per Anastasi Pasquale - assolto in primo grado e per il quale la Procura ha chiesto 8 mesi. Si torna in aula il prossimo 24 gennaio per le arringhe dei difensori degli altri imputati: Gianfranco Luzzo, Franco Nicola Cumino, Giuseppe Fragomeni ed Enza Bruno Bossio, tutti già completamente assolti. E poi: Antonio Saladino, ex leader della Compagnia delle opere in Calabria e principale indagato di “Why not”, condannato a 2 anni di reclusione solo per alcuni capi; Giuseppe Antonio Lillo, già condannato aun annoe 10mesi; e Pietro Macrì, già condannato a 9 mesi di reclusione e 900 euro di multa, per i quali la Procura ha chiesto un aggravio delle condanne. E infine: Antonio La Chimia, Vincenzo Gianluca Morabito, Rinaldo Scopelliti, per i quali la Procura ha chiesto la conferma delle condanne già sentenziate al termine degli abbreviati. Nell’inchiesta sulla discarica coinvolto anche il sindaco di Casignana Black garden, indagini chiuse Il pm ha presentato ricorso per ottenere gli arresti in carcere di GIOVANNI VERDUCI SIDERNO - Indagini chiuse per l’inchiesta “Black garden”: il blitz dei carabinieri del comando provinciale e del Nucleo operativo ecologico di Reggio Calabria che ha portato agli arresti del sindaco di Casignana Pietro Armando Crinò, del fratello Antonio Giovanni Crinò, responsabile tecnico della ditta che gestiva la discarica, la Zetaemme Sas di Bianco; Massimo Lafronte, architetto di 41 anni; Giuseppe Saverio Zoccoli, di 55 anni, socio della Zetaemme. Il pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia Sara Ombra, poi, ha presentato un ricorso per ottenere il riconoscimento degli arresti carcerari. Pietro e Antonio Crinò, infatti, dal giorno del loro arresto hanno beneficiato degli arresti domiciliari. Come si ricorderà l’operazione “Black garden”, alla cui esecuzione presero parte anche i carabinieri del Gruppo Locri, portò alla Sopra Antonio Crinò e accanto Pietro Crinò luce le presunte irregolarità nella gestione della discarica di Casignana. In quell’occasione vennero eseguite cinque le misure cautelari, quattro delle quali consistenti in arresti domiciliari e una nell'obbligo di dimora. I carabinieri, poi, notificarono quattro avvisi di garanzia e il sequestro della discarica e dell'azienda di gestione, per un valore totale stimato di 13 milioni di euro. L’indagine è partita dalle denunce pubbliche effettuare dal Comitato cittadino anti discarica. Tra i quattro destinatari dell'avviso di garanzia, invece, figura un altro sindaco, quello di Gioiosa Jonica Mario Mazza, e Giorgio Stiriti, il responsabile tecnico della Leonia, la società che si occupa della raccolta di rifiuti a Reggio Calabria. Nei confronti di Mazza e Stiriti, però, vengono contestate singole fattispecie, completamente avulse dal contesto organizzativo di cui sono accusati i cinque destinatari delle misure cautelari. Il reato contestato agli arrestati è traffico illecito di rifiuti, in quanto mediante diverse operazioni strumentali avrebbero tratto ingiusto profitto risparmiando il denaro occorrente per il corretto smaltimento del percolato, per la ricopertura e la compattazione giornaliera dei rifiuti, nonché per le opere necessarie per una corretta manutenzione della discarica. La discarica sequestrata è stata affidata in custodia all'Ufficio del Commissario, mentre la Zetaemme, è stata affidata ad un curatore nominato dall'Ufficio del gip. Sulla discarica di Casignana, poi, i carabinieri del Nucleo operativo ecologico, coordinati dal capitano Paolo Minutoli, hanno portato a compimento ulteriori controlli per verificare il ripristino delle condizioni di legge nel suo utilizzo. Vincenzo Restuccia di NICOLA COSTANZO VIBO VALENTIA - La Corte di Cassazione, Quinta sezione penale, ha stabilito l’inconsistenza dei presupposti partendo dalle quali l’imprenditore Vincenzo Restuccia era stato accusato di falso e truffa in merito all’aggiudicazione di un appalto. La vicenda processuale ha avuto inizio, il 4 novembre de 2010, con l’emissione del decreto di sequestro preventivo da parte del Giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Catanzaro, con il quale sono stati sequestrati bene mobili et immobili fino alla concorrenza della soma di 2.143.383 euro. Il procedimento aveva ad oggetto l’aggiudicazione da parte della ditta “Ati Restuccia Vincenzo Spa” della gara d’appalto per il rifacimento di lavori interessanti il torrente Mente. La Procura della Repubblica aveva ipotizzato i reati di falso e truffa in capo alle imprese di Restuccia. Il 7 gennaio dell’anno passato il Tribunale del Riesame di Catanzaro, accogliendo i riesami proposti dagli avvocati Giovanni Vecchio e Sandro D’Agostino del Foro di Vibo Valentia e Nicola Cantafora del Foro di Catanzaro, aveva escluso l’esistenza dei reati contestati, restituendo quanto sequestrato a Restuccia. Contro tale provvedimento la Procura di Catanzaro, nella persona del dottor Salvatore Curcio, aveva proposto ricorso davanti alla Corte di Cassazione. La Suprema Corte, quindi, nell’udienza di mercoledì scorso, si è pronunciata definitivamente stabilendo la regolarità della condotta delle imprese Restuccia e quindi l’assenza di alcun elemento che potesse giustificare il provvedimento di sequestro. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Calabria 19 24 ore Sabato 14 gennaio 2012 Sabato 14 gennaio 2012 Giardina ricostruisce l’attività delle cosche nel periodo delle amministrative di Fiumara di Muro Clan attivi durante le elezioni L’investigatore: «Cosimo Alvaro era il punto di equilibrio tra Condello e De Stefano» BOSCO SELVAGGIO di CLAUDIO CORDOVA GIÀ dall’ottobre 2007 le cosche di Fiumara di Muro si interessavano per la campagna elettorale della primavera del 2008. Il racconto del Colonnello dei Carabinieri, Valerio Giardina, si concentra, soprattutto, sugli esponenti delle famiglie Imerti, Buda, Bertuca e Passalacqua, che avrebbero la loro zona di influenza sui territori di Villa San Giovanni e, appunto, Fiumara di Muro. E’ancora l’ex comandante del Ros di Reggio Calabria, l’uomo che ha coordinato le indagini per la cattura di Pasquale Condello, il protagonista del processo “Meta”, che vede alla sbarra i capi dei capi della ‘ndrangheta reggina. Dopo aver dipanato, nelle scorse udienze, gran parte degli accertamenti svolti sul conto del clan Condello, Giardina, chiamato a deporre dal pubblico ministero Giuseppe Lombardo, si è concentrato dunque sulle attività delle famiglie egemoni sui territori di Villa San Giovanni e Fiumara di Muro. Dal racconto dell’ufficiale dell’Arma, è emerso un controllo totale su quei luoghi da parte, soprattutto, della cosca Imerti, schierata nella seconda guerra di mafia al fianco dei Condello, ma anche di altri soggetti come Pasquale Bertuca, ritenuto vicino alla sponda destefaniana: «Già nell’ottobre 2007 – ha detto Giardina – le famiglie di Fiumara tentano di trovare un accordo sui due candidati favoriti per la poltrona di sindaco, Domenico Cianci, primo cittadino uscente, e Stefano Repaci». Cianci è candidato con la “Lista Rinascita”, ma dovrà arrendersi alla vittoria del giovane Repaci, esponente del gruppo “Insieme per crescere”. Stando al racconto di Giardina, però, sull’uno e sull’altro candidato vi sarebbe stato l’interessamento della ‘ndrangheta: «Siamo riusciti a documentare una visita che Domenico Passalacqua e Stefano Vitale (due degli indagati del procedimento, ndi) fanno proprio nello studio di Repaci, di professione geometra». Ripercorrendo le fasi dell’indagine “Meta”, culminata con il blitz del giugno 2010, il Colonnello Giardina ha sottolineato più volte il controllo asfissiante che le cosche avrebbero mantenuto sulle attività del Comune di Fiumara: «Domenico BarValerio Giardina bieri sollecita Vitaliano Grillo Brancati affinché questi si interessasse della stipula di una convenzione tra la società Acquereggine e il Comune di Fiumara di Muro». Una convenzione che non verrà sottoscritta a causa delle precarie condizioni economiche dell’Amministrazione Comunale, ma che nell’ottica degli indagati avrebbe portato almeno una decina di posti di lavoro sul territorio: «Per questo in quelle zone la ‘ndrangheta è vista con un’accezione positiva» ha detto l’ufficiale dell’Arma. Lo stesso Barbieri, peraltro, otterrebbe il pagamento di alcuni lavori effettuati per il Comune di Fiumara grazie all’interessamento di Antonino Imerti, classe 1950, indagato e cugino dell’omonimo “Nano Feroce”. Il racconto di Giardina comprende una serie impressionante di presunti imbrogli: dal concorso truccato per permettere l’assunzione di Carmelo Sergi (coinvolto nell’indagine “Rifiuti”) come tecnico del Comune di Fiumara, passando per presunti brogli alle elezioni universitarie, dove, a essere “vittima” sarebbe, addirittura, Giuseppe Imerti, fino ad altre presunte irregolarità nelle elezioni comunali del Comune di Fiumara di Muro. Tanti i personaggi tirati in ballo, tra cui anche l’onnipresente Cosimo Alvaro, il boss di Sinopoli in contatto con imprenditori e politici reggini e definito da Giardina «un punto di equilibrio tra Pasquale Condello e Giuseppe De Stefano». Riferimento anche a un altro soggetto ritenuto vicino alle cosche, Giuseppe Cotroneo, originario di San Roberto. E dalla gabbia i detenuti gridano, provocatoriamente, “zio di chi?”, alludendo alla parentela dell’uomo con un magistrato reggino. Alla richiesta di chiarimenti, da parte del presidente del Collegio, Silvana Grasso, i detenuti faranno scena muta. Un’applicazione concreta del concetto di omertà. I clan tentarono di avvicinare i due candidati a sindaco Chieste pene fino a 15 anni PENE fino a 15 anni di reclusione sono state chieste ieri dal pm Stefano Musolino, contro una presunta associazione a delinquere finalizzata all’usura. Il processo, che si svolge in abbreviato, è uno stralcio dell’inchiesta “Bosco selvaggio” che ha riguardato l’area di Rosarno e San Ferdinando. Il sostituto Stefano Musolino ha chiesto 7 anni di carcere per Salvatore Barone, 6 per Francesco Chiodo, 10 per Alfonso Figliuzzi, 6 per Michele Trapasso, uno per Michele Bellocco, 15 per Giuseppe Cacciola, 9 per Giovanbattista Cacciola, e 10 per Salvatore Pronestì. Assoluzione invece per Alessandro Marando. pene così alte sono giustificate anche alla luce dell’aggravante mafiosa contestata dall’accusa. Il procedimento ha anche uno stralcio che si sta svolgendo con il rito ordinario al tribunale di Palmi. In quella sede saranno giudicati Giuseppe Giovinazzo, Giuseppe Mammoliti e Gaetana Dato. Il processo che si sta svolgendo davanti al Gup di Reggio Calabria nasce, come accennato, da un’altra inchiesta che a suo tempo fu condotta dalla Dda reggina. La richiesta di rinvio a giudizio porta infatti la firma del Pm Marco Colamonaci. Il Comune di Fiumara di Muro Il gup Petrone accoglie la richiesta di rinvio a giudizio per la banda dei rapinatori “Barracuda”, tutti a processo In due scelgono il rito abbreviato, mentre uno patteggia 4 anni e 8 mesi di GIUSEPPE BALDESSARRO OTTO RINVII a giudizio per il processo ordinari, due in abbreviato ed una pena patteggiata. E’ questa la sintesi dell’udienza preliminare del processo nato dall’inchiesta “Barracuda” che ieri si è svolto davanti al Gup Francesco Petrone. Il Giudice, vista la richiesta di rinvia a giudizio e sentite le parti ha deciso di rinviare a giudizio, e quindi di mandare a processo (che inizierà il prossimo 28 marzo), Carmelo Calù, Fabio Calù, Antonio Caracciolo, Domenico Palmisano, Mirko Falcomatà (che però è stato scarcerato per decorrenza dei termini di custodia cautelare), Salvatore Bonura, Demetrio Monorchio e Giovanni Bellantoni. Hanno invece scelto il rito abbreviato (l’udienza è stata fissata per il 6 marzo) Carmela Lauro e Antonino Consolato Aricò. Ultima posizione, quella di Vincenzo Sorace, che ha patteggiato una pena a 4 anni e 8 mesi di reclusione. Il gruppo era accusato di avere portato a termine una serie di rapine ai danni di anziani. Secondo l’indagine svolta dai carabinieri della Compagnia cittadina, per quasi un anno hanno aggredito e rapinati vecchietti. Gente che in parte stava anche bene economicamente e che custodiva in casa denaro, titoli e soprattutto gioielli e oggetti preziosi. Tanto che il valore stimato della refurtiva si aggira intorno ai 500 mila euro (350 mila in una sola rapina). A capo dell’organizzazione c’erano i fratelli Carmelo e Fabio Calù, un ruolo lo aveva anche Antonio Caracciolo, il leader operativo. Un gradino più in basso la Lauro e il resto dei complici impegnati a turno negli assalti. Violentissima la tecnica usata e scoperta dai carabinieri. Una volta individuato l’obiettivo, grazie a qualche soffiata, la donna si presentava alla porta delle vittime dicendo di dover consegnare della posta o dei volantini. Quando gli veniva aperto entravano in gioco duo o tre complici che saltavano addosso agli anziani aggredendoli fisicamente. Botte e minacce, fin quando non saltavano fuori soldi e preziosi. Lauro racconta alcune delle aggressioni non sapendo delle cimici: «Sono salita sul tavolo ... sapevamo quello che c’era. Il vecchio lo hanno scassato proprio. Dalla bocca lo hanno scassato. La vecchia l’ho buttata a terra e gli ho detto “o mi dai la chiave della cassaforte o ti spacco qua e ti chiudo nel caminetto”». Una confessione in diretta terrificante. Dopo aver preso tutto il possibile la banda legava e imbavagliava i malcapitati e si dava alla fuga. Fuori quasi sempre c’era un palo ad attenderli. Oramai i “barracuda” (da qui il nome dell’operazione) erano diventati degli esperti. Agivano con puntualità cronologica. Non avevano però calcolato due cose. La prima è la telecamera di un negozio vicino ad uno degli appartamenti svaligiati che ha ripreso l’assalto e la fuga dei criminali. La seconda è l’acume degli inquirenti capaci con cimici e tracce telefoniche i ricostruire gli spostamenti di ogni componente della banda. In più il coraggio e la determinazione di tutti gli anziani vittime delle rapine. Per nulla impauriti, e nonostante le violenze subite, hanno fatto la fila dai carabinieri per fornire elementi utili sui loro carnefici nel corso delle indagini. Poi li hanno anche riconosciuti e indicati uno per uno. Il resto lo ha fatto Carmela Lauro che con le sue chiacchiere ha consegnati l’itera organizzazione alle forze dell’ordine. La mappa delle rapine accanto parte della refurtiva recuperata e sotto l’incontro stampa per gli arresti E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 26 Reggio Associazioni davanti alla Prefettura per sostenere il diritto di soggiorno La replica di Naso (Pdl) «Naccari iettatore aggiorni il software del suo computer Il sit-in contemporaneamente alla manifestazione di Roma i dati sono ben altri» Contro il caporalato di WALTER ALBERIO DA Piazza Esquilino a Roma fino a Reggio Calabria per sostenere il diritto di soggiorno e stigmatizzare lo sfruttamento e l’imposizione della clandestinità. Nel primo pomeriggio, difatti, il Centro sociale occupato autogestito “Angelina Cartella” ha voluto dare il suo appoggio, con un sit-in davanti alla Prefettura di Reggio Calabria, alla manifestazione tenutasi in contemporanea nella Capitale. Diverse le associazioni e gli organi sparsi nella provincia che hanno voluto aderire all’iniziativa: dalla Rete per la difesa del territorio “Franco Nisticò” al Collettivo UniRc; dal Comitato Acqua Pubblica di Villa San Giovanni alla FlaiCgil del comprensorio di Gioia Tauro fino alla Chiesa Battista di Reggio Calabria. La rete che si prodiga per modificare “il paradigma della sicurezza”, imposto dai provvedimenti e dal pensiero della scorsa maggioranza di governo (Lega Nord in testa), avanza numerose proposte per contrastare il caporalato e le varie forme di emarginazione sociale a cui sono soggetti gli immigrati extracomunitari che arrivano in Italia: tutela legale e permesso di soggiorno per i lavoratori che denunciano i loro sfruttatori; rinnovo di tutti i permessi di soggiorno rilasciati per i fatti di Rosarno; l’abolizione della Legge BossiFini e la chiusura di tutti i Cen- tri di Identificazione ed Espulsione; un sistema di collocamento pubblico in agricoltura che consenta di smantellare il caporalato, nonché l’instaurazione di indici di congruità che verifichino il rapporto tra fatturato e manodopera. Queste sono alcune delle misure che i cittadini e le associazioni chiedono alla politica in difesa dei diritti, prima che dell’immigrato e del lavoratore, dell’uomo in quanto essere umano. Difesa dell’agricoltura contadina e lotta alle speculazioni inerenti, sono un altro punto delle manifestazioni andata in scena ieri. La rete chiede una “radicale revisione” della politica agricola comunitaria che, si legge nella nota, “vincoli gli aiuti alla sostenibilità sociale oltre che ecologica delle produzione, tutelando anche il lavoro e il territorio e instaurando un regime di aiuti specifico per la piccola proprietà”. I manifestanti davanti alla Prefettura Due banditi mettono a soqquadro il negozio e aggrediscono una delle titolari Rapina a mano armata a Tremulini ga i due hanno trascinato verso l’uscita tirandola di GUGLIELMO RIZZICA dalle gambe una delle due donne che era presente MOMENTIdi paura si sono vissuti ieri sera nel rio- nel locale mettendo, allo stesso tempo, a soqquane di Tremulini a causa di una rapina perpetrata dro parte del negozio posto vicino l’entrata ai danni di un negozio di articoli per l’igiene della dell’esercizio commerciale. Probabilmente le urla disperate di aiuto e di paura dell’altra esercente, casa e della persona situato sul Viale Amendola. Da poco trascorse le 19 due individui col volto hanno indotto gli stessi a fuggire con il bottino. Da travisato da passamontagna e casco da motocicli- li a poco iniziava ad accorrere verso il luogo una sta hanno fatto irruzione all’interno del negozio folla di gente. Intanto sul posto convergevano prontamente tre gazzelle dei Ca“Sara Shop” che affaccia le prorabinieri, una del Nucleo Operatiprie vetrine sul centralissimo vo Radio Mobile e due della ComViale Amendola. Sotto la minacpagnia intervento operativo, che cia delle armi i due malfattori si portavano presso il negozio per hanno chiesto l’incasso della svolgere le attività di rito utili a giornata alle due proprietarie, viraccogliere indizi per la ricostrusibilmente sotto shock, tenendo zione di quanto accaduto, ed una puntate contro di loro le pistole. ambulanza del 118 per prestare le Nei pochi concitati minuti serviti cure alle due donne. Il fatto ha suai delinquenti per compiere l’atto scitato sgomento tra i residenti criminale i due sono riusciti a per quanto successo vista la cenforzare la cassa sottraendo l’intralità della zona e l’orario in cui è casso. Non contenti di quanto accaduto. compiuto prima di darsi alla fu- I carabinieri sul luogo della rapina «ANCORA una volta l’avvocato Naccari Carlizzi esperto conoscitore esterno della contabilità comunale e attento giudice dai pareri espressi dai revisori e dai funzionari, non perde l’occasione di tacere addentrandosi in una disquisizione tecnica tesa a dimostrare non le sue ragioni ma semplicemente accusando il Comune di aver commesso errori. Nonostante le sue iettature invece quanto sostenuto dall’avvocato Naccari non solo non è mai avvenuto ma corrisponde ad un clamoroso falso». Il consigliere comunale del Pdl, Pasquale Naso, replica a muso duro all’ex assessore regionale Pd Demetrio Naccari, che ieri aveva attaccato l’amministrazione di Palazzo San Giorgio sul parere contrario espresso dal dirigente esterno al settore Bilancio Enzo Cuzzola in merito alla deliberazione Irpef adottata dal Consiglio comunale. «Nessuna decurtazione a trasferimenti erariali è avvenuta o avverrà per l’approvazione tardiva del Rendiconto 2010» chiarisce Naso, che così prosegue: «Quanto poi al mancato rispetto del patto distabilitàprobabilmente vièlanecessità di un aggiornamento del software del Pc utilizzato da Naccari per fare i conti, poichéi datiin possessodell’Amministrazione comunale dicono tutt’altro. E lo smentiscono in modo ufficiale. Certamente chi oggi ha voluto nuovamente offendere il dirigente del settore Finanze poco e male ha letto il suo parere che presenta, chiaramente, motivazioni squisitamente tecniche e non politiche. Motivazioni dettagliate articolatamente. Dunque asserire il contrario, sembra l’estremo tentativo di chi vuol essere a tutti i costi mediaticamente accattivante». Il consigliere comunale chiarisce sul rendiconto dell’anno 2010 E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Reggio 27 Sabato 14 gennaio 2012 34 REDAZIONE: via Cavour, 30 - 89100 Reggio Calabria - Tel. 0965.818768 - Fax 0965.817687 E-mail: [email protected] Le associazioni dell’Area Grecanica tornano ad attaccare la società della centrale a carbone di Saline «La Sei pensa solo al profitto» Polemiche dopo un’intervista dell’Ad: «Non vogliono portare sviluppo» MONTEBELLO JONICO - «La “Sei spa”, non gradisce il confronto pubblico, preferisce comunicare solo attraverso le interviste di Fabio Bocchiola, nella sua duplice veste di amministratore delegato della Sei e della filiale italiana dell'azienda svizzera Repower». Il Coordinamento delle associazioni dell’Area Grecanica torna all’attacco della multinazionale che ha progettato la centrale a carbone di Saline Joniche. E, in una nota stampa, si sofferma sulle parole di Bocchiola: «Nell'intervista rilasciata al programma “Laser”, della tv svizzera Rsi-Rete Due, l'amministratore delegato della “Sei-Repower” chiarisce alcune posizioni della sua azienda riguardo alla scelta del carbone a Saline Joniche. Ribadisce il perchè della scelta del carbone. Il carbone è il combustibile più economico e che quindi fa guadagnare più soldi alla sua società. Perché è questo lo scopo di una società, fare soldi. Questa è la logica a cui rispondono gli avventurieri del carbone in Calabria, il profitto». «Non c'è uno scopo filantropico dietro - avverte il coordinamento - non vogliono portare sviluppo e benessere nella nostra povera terra, vogliono fare soldi». Ed ancora: «Nessuna preoccupazione ha invece la “Sei-Repower” che con i suoi dirigentiseduti attornoadun tavolo ha deciso di abbinare il carbone ad una delle zone più belle d'Italia. Il peggiore inquinamento al turismo. Non hanno preso questa decisione a cuor leggero, come ha dichiarato Bocchiola: “Ci siamo mossi con molta cautela quando abbiamo deciso di entrare nel mondo del carbone, perchè il primo passo è stato proprio questo, cioè la salute Un corteo contro la centrale a carbone di Saline Joniche pubblica, è stato per noi l'elemento discriminante se avventurarciomeno inunacentrale a carbone”. Peccato che il passo successivo sia stato quello di ignorare completamente tutti gli studi medici ufficiali che riconoscono nel carbone,il combustibilefossile più inquinante del mondo, la causa di un numero enorme di morti». Poi alcunidati: «L’Organizzazione mondiale della sanità ha lanciato un allarme che inchioda le centrali a carbone affermando cheesse sonola prima causa al mondo delle morti per inquinamento. Una società che tiene realmente alla salute delle persone che subiranno le conseguenze del suo progetto avrebbe detto “scusate, ci siamo sbagliati” e avrebbe desistito, ma la “SeiRepower no! Perchè loro de- vono solo fare soldi». «L'intervista - spiegano le associazioni - continua con un gioco di prestigio, si sposta l'attenzione per distrarre chi ascolta. L'Ad della “Sei-Repower” inizia a parlare di inquinamento e afferma: “Abbiamo creduto nel sistema Ets, cioè Emission Trading System, che già oggi è operativo, cioè io nella mia centrale a turbogas che ho in Campania, io già oggi sto comprando certificati di CO2”. Con gli Ets si compra il diritto di inquinare. Ogni stato europeo può emettere una certa quantità di gas serra,i paesivirtuosi neemettono meno e possono vendere i loro Ets, in questo modo il totale degli inquinanti emessi sarà sempre lo stesso. E qui si cela il trucco! Spostare l'attenzione da Saline al mondo». «Il totale dell'inquinamen- to prodotto - aggiunge il coordinamento- rimarràinalterato, ma ci saranno zone, come Saline Joniche, che dovranno subire dosi massicce di inquinamento. Neanche il tanto sbandierato Ccs (Cattura e stoccaggio del carbone) viene in aiuto alla “Sei-Repower”. Annunciato ai quattro venti come la soluzione al problema delle emissioni della Co2, questo sistema sperimentale non sta dando i risultati sperati, inanellando una serie di fallimenti, tanto che Fabio Bocchiola è costretto a dichiarare, sull'utilizzo in futuro di questa tecnologia: “Bisogna riflettere un attimo, perchè vorrebbe dire perdere circa 10 punti di efficienza, e quindi il grande successo di passare da 35% a 45% di efficienza, quindi riduzione delle emissioni con la stessa quantità di energia, in realtà, vuol dire fare un passo indietro”». «Questo vuol dire - continua la nota - che il progetto della centrale a carbone a Saline Joniche sarà inquinante esattamente come le altre centrali a carbone». «Ma è sul finale - aggiungono - che l'Ad della “Sei-Repower” da il meglio, parlando dell'idea di elaborare quello che chiama “un patto di legalità” da stringere con le forze dello stato locali, entrando nel mondo del surreale! Solo in un mondo alla rovescia la “Sei-Repower può proporre il progetto di una centrale a carbone andando contro la legge regionale calabrese che dice espressamente “è vietato su tutto il territorio regionale calabrese, l'utilizzo del carbone per alimentare centrali per la produzione di energia elettrica”, progetto che quindi può essere definito illegale, e allo stesso tempo chiedere distringere unpatto di legalità». Il Comune di Motta San Giovanni va incontro ad aziende e cittadini Tarsu, ecco le agevolazioni Il dettaglio degli interventi che riguardano la tassa sui rifiuti di PAOLO VACALEBRE MOTTA SAN GIOVANNI - Il Comune di Motta San Giovanni - Settore finanziario e tributi - ha diramato in questi giorni, un avviso alle utenze domestiche e attività produttive per spiegare nel dettaglio le modalità di accesso alle riduzioni sulla tassa rifiuti solidi urbani. «Per fruire delle agevolazioni - si legge nell'avviso - riduzione di 1/3 della tassa annuale per abitazioni con un unico occupante; riduzione di 1/3 della tassa annuale per locali, diversi dalle abitazioni ed aree scoperte, adibiti ad uso stagionale o ad un uso non continuativo ma ricorrente risultante da licenza o autorizzazione rilasciata dai competenti organi per l'esercizio dell'attività; riduzione di 1/3 della tassa annuale nei confronti dell'utente, residente nel comune, per la seconda casa; riduzione di 1/3 della tassa annuale nei confronti degli agricoltori occupanti la parte abitativa della costruzione rurale». E ancora: «Riduzione non superiore al 10% della tassa annuale nel caso di attività produttive, commerciali e di servizi per le quali gli utenti dimostrino di aver sostenuto spese per interventi tecnico-organizzativi comportanti un'accertata minore produzione di rifiuti o un pretrattamento volumetrico, selettivo o qualitativo che age- Il municipio di Motta San Giovanni voli lo smaltimento o il recupero da parte del gestore del servizio pubblico ovvero per le quali gli utenti siano tenuti a conferire a detto servizio rilevanti quantità di rifiuti che possono dar luogo alle entrate di cui all'articolo 61, comma 3, del decreto legislativo 507/1993». Prevista, poi, la «riduzione di 1/3 della tassa annuale per i titolari di esercizi commerciali che dimostrino di avere un contratto o convenzione con ditte specializzate nello smaltimento della raccolta differenziata; ri- duzione per le attività di bed & breakfast, equiparate alle civili abitazioni ai fini dell'applicazione della tarsu; riduzione di 1/3 della tassa annuale per i nuclei familiari con persona disabile riconosciuta ai sensi della legge 104/1992, gli interessati dovranno produrre apposita istanza all'ufficio comunale. Le riduzioni tariffarie non sono tra loro cumulabili». Ogni informazione ulteriore può essere richiesta agli uffici comunali contestualmente alla richiesta dei rispettivi moduli. BOVA MARINA Dalla Provincia sostegno agli scavi di rione Panagulla mi rinvenimenti sembra di GIUSEPPE CILIONE che dalla terra stia emerBOVA MARINA - Quello gendo un complesso di che sta emergendo dalla notevoli dimensioni; molterra ha già fatto strabuz- to probabilmente una vilzare gli occhi di appassio- la romana risalente al I senati, archeologi e studiosi colo avanti Cristo e free non ha lasciato indiffe- quentata per almeno cinrenti neppure gli ammini- quecento anni». «Sono ben visibili - spiestratori locali. In contrada Panagulla, su un terre- ga ancora - degli impono di proprietà Enel, in nenti muri perimetrali maniera del tutto casuale esterni e dei vani in cui satempo fa, emersero resti rebbe possibile accedervi e visitarli una volta ultimadi mura antiche. Oggi, dopo i primi in- ti i lavori. Il terreno su cui terventi degli archeologi, sono stati rinvenuti i prisi sta materializzando mi reperti è di proprietà una villa romana di di- dell'Enel ma si presume mensioni importantissi- che ad essere caratterizzata dalla me che ha cattustruttura, che rato le attenzioappare peralni dell'assessotro piuttosto re provinciale integra, poalla cultura, trebbe essere Eduardo Lamuna vasta area berti Castropoco lontana nuovo e del condal letto del torsigliere provinrente San Paciale dell'area squale”. Pierpaolo Za“Tale iniziavettieri. Dopo tiva conferma, una prima visiancora una volta istituzionale ta, - ha aggiunnel mese di setto Zavettieri tembre è giunto l'impegno deloggi l'annuncio del primo Il sopralluogo di Lamberti l'Ente verso le incommensucontributo per rabili risorse storico - culsostenere gli scavi. “L'assessore alla cultu- turali di cui è ricca la nora, Eduardo Lamberti Ca- stra area e l'attenzione costronuovo - sottolinea il stante verso il nostro terconsigliere provinciale ritorio”. L'interesse della Pierpaolo Zavettieri in Provincia e, nello specifiuna nota diffusa agli or- co dell'assessorato guidagani di informazione - do- to da Edoardo Lamberti po aver avuto la sensibili- Castronuovo non si ferma tà di visitare le bellezze ar- a questo contributo poicheologiche di Bova Mari- ché si sta lavorando ad un na, nell'ambito di un con- Piano di sviluppo regiotributo per la promozione nale afferente i beni are lo sviluppo turistico di cheologici. “Gli scavi di Panagulla tutta l'Area Grecanica, ha voluto destinare, con una conclude il documento - si delibera del 29 dicembre inseriscono, inoltre, nel 2011, la cospicua somma complesso contesto ardi quattro mila euro per cheologico di San Pasquagli scavi di località Pana- le, località in cui sorge Argulla. Non posso esimer- cheoderi, un'opera figlia mi, dunque, a nome della della determinazione e comunità del territorio dell'impegno profuso in che rappresento, dal rin- passato dai Socialisti. l'Assessorato graziarlo per la sua sensi- Inoltre, bilità che si è estrinsecata Provinciale ai Beni Cultuin un primo momento nel rali, di concerto con la Socogliere con solerzia l'in- vrintendenza ai Beni Arvito e fare un sopralluogo cheologici, sta lavorando sul sito dal quale sta ve- alla predisposizione di un nendo fuori una villa ro- Pisr con l'intento di conmana di notevoli dimen- tribuire a promuovere e sioni e poi nel destinare sviluppare un'area in cui delle somme per sostene- le strutture esistenti nere l'esosa campagna di cessitano di un ulteriore impulso per poter emerscavi”. La notevole valenza del gere ed essere conosciute sito archeologico è rimar- nel panorama culturale cata dallo stesso Pierpao- italiano”. Insomma, un intervenlo Zavettieri che nella nota delinea i primi risultati to preciso destinato a far e valorizzare diffusi dagli esperti. “Per cresce quanto riguarda Pana- un’area archeologica che, gulla - prosegue il rappre- giorno dopo giorno, sta sentante di Palazzo Foti - assumendo un’importanoggetto di questo contri- te valenza culturale per buto, va detto che dai pri- tutto il territorio. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Grecanica Sabato 14 gennaio 2012 Sabato 14 gennaio 2012 Il primo maggio del 2007 uccise a colpi di accetta i coniugi di Mendicino Ennio Greco e Maria Reda Bedreaga: ergastolo definitivo La Corte di Cassazione rigetta il ricorso della difesa e conferma la sentenza di ROBERTO GRANDINETTI CINQUE anni dopo l’efferato delitto arriva la sentenza definitiva, sancita dalla Corte di Cassazione di Roma. L’imputato è il rumeno Giani Bedreaga, 40 anni, originario di Noua Moldava, ritenuto responsabile dell’omicidio degli anziani coniugi di Mendicino Ennio Greco e Maria Reda, il primo maggio del 2007 uccisi nel sonno a colpi di accetta in testa. Ieri, su ricorso presentato dagli avvocati Elena Artesee MassimoPetrone, delforo di Cosenza, difensori di Bedreaga, si è svolto l’ultimo atto del procedimento, dinanzi appunto ai giudici della Suprema Corte, prima sezione penale. I penalisti hanno insistito sulla sua innocenza chiedendo l’annullamento dell’ergastolo, che era stato comminato sia in primo che in secondo grado, e l’invio degli atti ad una nuova sezione della Corte di Appello di Catanzaro. La richiesta non è stata accolta. E così la dura sentenza è diventata definitiva. A questo punto Bedreaga, di fatto destinato alcarcerea vita,potràsperare solo in una scarcerazione per buona condotta. Ma dovrà prima scontare almeno quindici anni di reclusione. Per questa vicenda è recluso dal 2007. Ora si trova nel carcere dell’Isola d’Elba. «Noi - ha commentato a caldo l’avvocato Elena Artese crediamo ancora nella sua innocenza. In questo processo è venuta a mancare una difesa scientifica. Non abbiamo avuto cioè la possibilità, soprattutto di natura economica, di contestare le consulenze prodotte dall’accusa...». E così, almeno così fa intendere la difesa, per Bedreaga non c’è stato scampo. «Ancora oggi - ha incalzato la Artese - ci chiediamo di chi erano le tracce di donna trovate in casa delle vittime». L’efferato delitto si consumò dunque la notte del primo maggio, in via Costa numero 2 di Mendicino. I settantenni Ennio e Maria Greco furono Giani Bedreaga il giorno del suo arresto uccisi mentre dormivano nel loro letto matrimoniale. L’assassino li ammazzò a colpi di accetta. L’arma rimase conficcata nella testa della povera signora Maria. La sera successiva la macabra scoperta, coi carabinieri di Cosenza e Mendicino che procedettero col fermo di due rumeni. Uno era proprio Bedreaga. Determinante, anche ai fini della condanna, è stata la testimonianza di una donna, che ha detto di aver visto il rumeno, intorno alle 9 di mattina del primo maggio e dunque a delitto consumato, nell’atto di na- scondersi dietro una delle tende delle finestre di casa Greco. Di contro la difesa ha cercato di dimostrare, in tutti e tre i gradi di giudizio, che il rumeno trascorse la notte dell’omicidio all’addiaccio in una vecchia auto, e non dentro casa Greco. Relativamente all’arma del delitto, l’accetta, l’accusa ha dimostrato che su di essa c’erano le tracce di Bedreaga. La difesa ha ricordato che il rumeno per diverso tempo ha sbrigato dei lavori per conto dei Greco, utilizzando proprio quell’accetta, sulla quale sono dunque rimaste le sue impronte, cosa che forse - e sempre a detta degli avvocati difensori - il vero assassino sapeva bene. Secondo i giudici di primo e secondo grado Bedreaga uccise per una sorta di gelosia e prostrazione. L’ex moglie, tal Veronica, aveva intrapreso unarelazione conun altro connazionale, tra l’altro residente a Mendicino. E poi Bedreaga non aveva una fisso lavoro. Uccise, è stato motivato, «in un attimo di lucida follia». Ieri l’ultimo atto. Ergastolo definitivo. I familiari delle vittime si sono costituite parte civile e anche ieri sono state rappresentate dall’avvocato Franz Caruso. Multa da 15mila euro a tre napoletani che vendevano calze Ambulanti illegali, blitz dei vigili GLI agenti della polizia municipale, agli ordini del comandante Giampiero Scaramuzzo, hanno effettuato nella giornata di ieri un blitz in piazza Bilotti per contrastare il fenomeno degli ambulanti illegali. In azione sono entrate tre pattuglie, che hanno concentrato il loro intervento su tre napoletani, che vendevano biancheria e calze. I venditori, che erano soliti chiedere anche dei soldi ai passanti, sono stati portati al comando di via Bendicenti, dove si è proceduto col sequestro della merce (contenuta in tre borsoni) e con una multa di ben 15mila euro. I tre, infatti, non avevano alcuna licenza per vendere. Il comandate Giampiero Calabrese L’operazione fu eseguita lo scorso 15 novembre dai carabinieri di Rende “Drug discount”, in 10 dal gup Spaccio di droga nell’hinterland: fissata l’udienza preliminare SI SVOLGERA’ il prossimo 28 marzo, dinanzi al gup Cristofano, e a seguito delle richieste di rinvio a giudizio sollecitate dal pubblico ministero Salvatore Di Maio, l’udienza preliminare di “Drug discount”, inchiesta concentrata sullo spaccio di sostanze stupefacenti. Dieci gli imputati. Si tratta di Celestino Abbruzzese, 36 anni di Cosenza (difeso dagli avvocati Cesare Badolato e Giancarlo Greco), Francesco Alfano, 33 di Rende (difeso dagli avvocati Antonio Quintieri e Nicola Rendace) Antonio Scalfari, 31 di Rende (difeso dall’avvocato Rossana Cribari), Antonello Vetere, 28 anni di Luzzi (difeso dagli avvocati Cesare Badolato ed Eugenio Spadafora), Robertino De Bartolo, 43 di San Fili (difeso dagli avvocati Renato Tocci e Marco Bosco), Fabio Russo, 26 anni di Luzzi (difeso dagli avvocati Franco Napolitano e Antonio Quintieri), Caterina Pugliese, 36 anni di Castrovillari (difesa dall’avvocato Gisberto Spadafora), Luigi Cavalletti, 41 di Carolei (difeso dall’avvocato Antonio Ingrosso), Francesco De Lorenzo, 31 di Rende, e Danilo Ruffolo, 21anni di Rende (entrambi difesi dall’avvocato Angelo Pugliese). Secondo l’accusa vendevano cocaina, hashish e marijuana tra Cosenza, Rende e Montalto. L’attività indagine ha preso le mosse da due distinti episodi: il primo è del 19 febbraio scorso e ha a che fare con la rapina commessa al Mc Donald’s di Quattromiglia di Rende da una persona ar- Una fase dell’operazione “Drug discount” mata di pistola e a bordo di un motociclo; il secondo con un controllo operato dalla Compagnia di Rende, il 9 aprile 2011, nei pressi dello svincolo autostradale di Cosenza nord, durante il quale l’attuale imputato Fabio Russo, a seguito di perquisizione personale, fu trovato in possesso di numerosi contratti e contrassegni assicurativi falsificati nonché della somma di 29.900 euro in contanti, confezionati in sacche sottovuoto. Il 15 novembre, durante la conferenza stampa di “Drug Discount”, il capitano Adolfo Angelosanto, della Compagnia di Rende, spiegò che la rapina al Mc Donald’s era stata organizzata per far fronte ad un debito per l’acquisto di stupefacente contratto con il gruppo degli “zingari”, rappresentato da Celestino Abbruzzese. Determinante ai fini dell’indagine è stato anche l’arresto (datato 6 agosto scorso) di De Bartolo, di professione parrucchiere. Gli sequestrarono 26 kg di droga (128 panetti di hashish in tutto), nascosti in un armadio del suo salone, all’interno di due borsoni neri. Alfano, lo stesso De Bartolo, Russo eAbbruzzese sarebbero gli organizzatori, coordinatori e soggetti di riferimento per gli altri indagati dell'intera attività di spaccio. La Pugliese appare nella doppia veste di consumatrice di droga e spacciatrice. «In particolare - e sempre secondo l’accusa - la donna ha mostrato una considerevole capacità organizzativa, trovando moltissimi clienti (anche provenienti da zone distanti quali Corigliano e Castrovillari), mantenendone con assiduità i contatti». L’imputata, sempre secondo l’accusa, si sarebbe a tal proposito avvalsa «in modocontinuativodi Cavalletticheappare (nonostante il suo spessore criminale) in una posizione a lei subordinata». r. gr. Ruffolo (a destra) col suo avvocato difensore, Franz Caruso Usura e truffa Novantatré sotto accusa c’è anche Pietro Ruffolo SI SVOLGERA’ il prossimo 29 marzo, dinanzi al gup del tribunale di Paola, l’udienza preliminare di “Coffee Break”, inchiesta concentrata su un presunto giro di truffe e usura, consumatosi sul Tirreno Cosentino. Novantatrè le persone che, per come richiesto dal pm Eugenio Facciolla, rischiano il rinvio a giudizio. Secondo il magistrato titolare dell'inchiesta, nata da una indagine della Guardia di Finanza, coordinata da procuratore capo di Paola, Bruno Giordano, l'associazione sarebbe stata «promossa, organizzata e diretta» da Agostino Briguori e Tommaso Leale, ex comandante della Squadra Operativa della Compagnia della Finanza di Paola. I due sarebbero tra l'altro partecipi di primo piano nell'organizzazione del vasto giro di documentazione finanziaria e contabile falsa, in quanto proveniente da ditte solo formalmente esistenti e dell'attività di procacciamento dei “clienti” da utilizzare come aziende effettivamente attive per l'ulteriore giro solo giustificativo di fatture false». Insomma un giro di “imprese cartiere” di vaste dimensioni. Tra gli imputati spicca Pietro Ruffolo, assessore provinciale di Cosenza (autosospeso) ed ex assessore al Bilancio del Comune di Rende. Ci sono anche Settimio Rugiero, Dino Iacovo, già consigliere comunale a Cetraro, e Agostino Iacovo, imprenditore di Belvedere Marittimo. C’è pure un direttore di banca, ossia Giuseppe Grossi, che nella qualità di direttore della Banca Popolare di Crotone, filiale di Paola, avrebbe «aiutato» due degli indagati, clienti del medesimo istituto di credito, «ad assicurarsi i profitti derivanti dalla persistente attività illecita nel capo dell'usura, della ricettazione, del riciclaggio». L'indagine si concre- tizzò l’8 luglio del 2009 con un blitz operato dalle Fiamme Gialle, che notificarono 39 ordinanze di arresto su tutto il Tirreno Cosentino. Nel voluminoso plico sui cui hanno lavorato i magistrati della Procura di Paola sono inserite dettagliate informative della Finanza di Paola, sequestri, accertamenti presso istituti bancari e commerciali, numerose intercettazioni telefoniche ed ambientali eseguite nei confronti degli indagati e relazioni ispettive Istituti di Credito. Un dipendente di banca, in servizio all'agenzia Carime di Belvedere Marittimo, Roberto Sciammarella, invece avrebbe aiutato due degli indagati ad eludere le indagini dei finanzieri. La presunta associazione criminale avrebbe dunque creato sul Tirreno cosentino, una rete di imprese “cartiere”, cioè di soggetti economici che nonostante fossero inidonei alla produzione di beni e servizi, venivano utilizzati al solo fine di emettere fatture false. In totale le società coinvolte sono circa 50, tra Praia a Mare e Cetraro, con ramificazioni in alcune località delle province di Cosenza, Rimini, Napoli, Ravenna, Pavia, Forlì. La documentazione fiscale veniva intestata, dietro lauto compenso, ad altre imprese che riuscivano a giustificare grosse uscite di denaro per i seguenti fini: chiedere ed ottenere rimborsi Iva non effettivamente dovuti; abbattere indebitamente il carico fiscale, riducendo la parte dei ricavi da sottoporre a tassazione; riuscire ad ottenere illecitamente finanziamenti pubblici ed altre agevolazioni, offrendo a garanzia dei crediti le somme relative a transazioni economiche esistite solo sulla carta. La parola al gup, che a fine marzo dovrà decidere se rinviare a giudizio i 93 imputati. r. gr. L’inchiesta di riferimento è la “Coffee Break” E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 24 Cosenza Sabato 14 gennaio 2012 E il club Rotary “Telesio” offre la possibilità di imparare l’arte del ricamo e dei ferri Isola pedonale Spettacoli per incentivare Potrebbe diventare definitiva l’istituzione del corso della solidarietà lo shopping Associazioni in vetrina Il “Corso della solidarietà”, l'iniziativa promossa dall'Assessorato alla solidarietà e coesione sociale nel periodo natalizio e delle festività di fine anno e che ha trasformato alcuni magazzini di corso Telesio chiusi da tempo in una serie di botteghe solidali per raccogliere fondi per la realizzazione di iniziative e progetti a favore di soggetti svantaggiati, potrebbe presto diventare un'esperienza permanente. E' un obiettivo, questo, al quale stanno lavorando le associazioni che hanno aderito all'iniziativa e che al termine di questa prima fase di sperimentazione hanno incontrato, per un primo bilancio della manifestazione, l'Assessore alla solidarietà e coesione sociale Alessandra De Rosa. All'incontro con l'assessorehanno partecipatoFranco Leonetti per l'Associazione “Stella Cometa”, Sofia Rossi per l'Associazione “Rossi Tarcisio”, Marcella Infusino e Marina Scarpelli, rispettivamente per le Associazioni “La Ghironda” e “Pazza Idea”, Alessandro Carpino, nella duplice veste di rappresentante dell'Associazione “Le Botteghe di Alarico” e di piccolo imprenditore-artigiano della bottega “L'arte conservativa”, Gino Vinceslao per il Centro socio-culturale “Bachelet”, Virginia Bruno per il “Centro ascolto alla donna”, Michele Greco per il Ciai, Maria Nigro per la Fondazione “Amelia Scorza”, Franco De Maria per l'Associazione “Gianmarco De Maria” ed Anita Branda della “Fea Communication” agenzia pubblicitaria di Corso Telesio. Nel corso della riunione è stato tracciato un primo con- suntivo dell'iniziativa che, pur avendo rappresentato un primo test di attiva solidarietà in vetrina, ha suscitato apprezzamento e curiosità anche se sarà necessario - è stato sottolineato - mettere meglio a punto la macchina organizzativa, qualora si dovesse giungere alla sua istituzionalizzazione. Particolare soddisfazione è stata espressa dai partecipanti per l'idea progettuale messa in campo dal sindaco Mario Occhiuto e fortemente voluta dall'assessore Alessandra De Rosa. L'assessore De Rosa ha proposto l'istituzione di una Consulta delle Associazioni, promuovendo l'idea di dar vita ad un “corso della solidarietà” a tempo indeterminato. Un tentativo, questo, che potrebbe, con po- che risorse finanziarie, cominciare a cambiare il volto della Città Vecchia che ha ancora tante cose da raccontare. E sempre nel quadro delle iniziative promosse dalle Associazioni di volontariato, mercoledì 18 gennaio l'Assessore Alessandra De Rosa parteciperà al primo incontro promosso da Maria Cristina Martirano, Presidente della Società “Dante Alighieri” di Cosenza e Past President del Club Rotary Cosenza “Telesio”, presso l'Istituto delle Vergini che è sede di una Casa Famiglia. In questo contesto sarà proposto un laboratorio, dal titolo “Memorie in maglia”, volto alla riscoperta dell'antica arte del ricamo e della lavorazione della lana. L'incontro è fissato per le ore 16. Due bimbe davanti ai gazebo delle associazioni sul lungo Crati Iniziative alla Città dei Ragazzi con la Fondazione Ferramonti Giornate dedicate a Memoria e futuro VENERDÌ 27 gennaio, presso la Città dei Ragazzi del Comune di Cosenza, sarà celebrato, per commemorare l'anniversario della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz, il “Giorno della memoria”. L'iniziativa, svolta in collaborazione con la Fondazione Internazionale “Ferramonti di Tarsia”, rientra nell'ambito del progetto “Città dei Ragazzi per la Scuola 2011-2012” che, per l'intero mese di gennaio, prevede diverse attività dedicate al tema “Memoria e futuro”. Percorso didattico interattivo negli scrigni Articolato è il programma, rivolto alle scuole di ogni ordine e grado, approntato dal R.T.I. “La Città dei Ragazzi” (Cooperative Cepros, Interzona, La cooperativa delle donne, Promidea) che, per l'occasione, ha autoprodotto materiali e creato setting ed ambienti per ricordare la Shoah. A partire dalle ore 9.00, e fino allle ore 17.00, sarà proposto un precorso didattico interattivo che inizierà dagli spazi esterni di Città dei Ragazzi dove, all'interno di una locomotiva, attraverso foto ed effetti scenici, saranno evocate suggestioni ispirate al viaggio dei deportati verso i campi di concentramento. Nello Scrigno Azzurro, invece, avranno luogo “Il banco vuoto”, staffetta letteraria ispirata ad un racconto di Lia Levi e la performance dal titolo “Memorie di una bambina”, ispirata al Diario di Anna Frank. All'interno dello Scrigno Rosso, ancora, sarà possibile visitare la mostra “I bambini nella Shoah” e si svolgerà il laboratorio artistico “Guernica ed altre memorie”, ispirato all'opera di Pablo Picasso che rappresenta la distruzione dell'omonima cittadina basca ad opera di aerei tedeschi durante la guerra civile spagnola. Nello Scrigno Giallo, infine, avrà luogo il laboratorio di musica e danza “Paraz, sabab e hagag”. Forte, dunque, è la centralità assegnata dal programma alla musica, alla letteratura e alle arti visive. LA stagione dei saldi non è più soltanto opportunità che riguarda il privato di venditori ed acquirenti, ma diventa occasione per l’amministrazione comunale di promuovere il settore del commercio, ricorrendo ancora una volta all’offerta artistica e creativa di cui Cosenza è ricca e che trova tanto apprezzamento nel pubblico, come hanno dimostrato le “Buone feste cosentine”. «In attesa della prossima approvazione della normativa regionale in materia – ha spiegato l'assessore Vigna - è volontà dell’amministrazione comunale presentare dei progetti integrati per sostenere le imprese e ottenere il riconoscimento del corso principale della città quale Centro commerciale naturale». Il Centro commerciale naturale è uno strumento giuridico di aggregazione tra imprese ed è già stato introdotto, con adeguati sostegni, in diverse legislazioni regionali con l’obiettivo di accrescere la capacità attrattive di un territorio, valorizzandolo. E partita, dunque, ieri sull’isola pedonale l’operazione “Saldi a Cosenza, tempo e denari spesi bene”, che per tre fine settimana, dal venerdì alla domenica, accompagnerà i cittadini nei loro acquisti con momenti di spettacolo e animazione. La programmazione prosegue oggi dalle 9 alle 13 con le Lavorazioni artistiche a cura dell’Istituto Mancini in Piazza XI Settembre, dalle 16 alle 18 i Laboratori creativi a cura della Città dei ragazzi in Piazza Kennedy, dalle 16 alle 18 Lavorazioni artistiche a cura dell’Istituto Mancini in Piazza XI Settembre, dalle 16.30 alle 18.30 Performance teatrale “I love shopping” sull'Isola pedonale. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 28 Cosenza Corigliano e costa jonica Sabato 14 gennaio 2012 Corigliano. Il rammarico espresso del presidente Claudio Malavolta L’Azicor critica lo statuto Asi L’associazione industriale coriglianese ne chiede una revisione di LUCA LATELLA CORIGLIANO – All’indomani degli incontri nelle zone industriali di Rossano e Corigliano, con l’assessore regionale alle Attività produttive, Antonio Caridi, l’Azicor (Associazione Industriale Corigliano Calabro), chiede anche la revisione dello statuto dell’Asi. Nel corso della conferenza di Corigliano, alla presenza del presidente Diego Tommasi, del consigliere Franco Bruno, del direttore generale Stefania Frasca, del sindaco di Rossano Giuseppe Antoniotti, del deputato Giovanni Dima oltre all’assessore Caridi, il presidente dell’Azicor, Claudio Malavolta, ha manifestato il rammarico dei propri associati nei confronti degli organizzatori dell’incontro. Pur facendo un plauso all’Asi di Cosenza, Malavolta ha manifestato tutta la sua delusione per il mancato riconoscimento dell’associazione che presiede. “Desidero esprimere sentimenti di rammarico e delusione. E’ davvero sgradevole – ha detto Malavolta –dover constatare che l’Azicor, l’associazione che rappresenta gli imprenditori della zona industriale di Corigliano e che conta 45 aziende affiliate che complessivamente hanno 2000 dipendenti con picchi di 4000 nei periodi di campagna agrumaria, non venga ancora riconosciuta. Abbiamo creato l’Azicor come soggetto interlocutore e stiamo provando ad avviare un dialogo da circa due anni, da quando il consi- gliere regionale Caputo, a ridosso della campagna elettorale, aveva proclamato cambiamenti determinanti. Le problematiche relative alla manutenzione ed alla gestione delle aree sono rimaste invariate, non c’è stato alcun miglioramento”. Il presidente dell’Azicor, quindi, chiede maggiore attenzione direttamente alpresidente dellaRegione,Giuseppe Scopelliti. “Le scelte compiute da questo consorzio negli ultimi anni – ha specificato Claudio Malavolta – hanno prodotto forti difficoltà alle aziende. In piena crisi mondiale, la scelta di aumentare il prezzo dei terreni è stata folle e molti imprenditori hanno dovuto versare all’Asi circa il doppio del prezzo stabilito sul preliminare di acquisto. Ci chiediamo se ciò sia “sviluppo” industriale pur credendo che tali scelte siano frutto della politica dell’ente e non della sua direzione. Il direttore è mero esecutore delle disposizioni regolamentari del Consorzio”. A Scopelliti, quindi, l’Azicor chiede “maggiore attenzione perquesto territorioperché questa è la zona industriale più produttiva dell’intera regione” ma anche una maggiore “rappresentanza” nella sua veste di presidente di “tutti” i calabresi, “non solo a parole ma anche nei fatti”. L’Azicor insomma, chiede che sia rivisto lo statuto dell’Asi, prevedendo che all’interno del consiglio direttivo sia presente almeno un imprenditore per l’area di Corigliano-Rossano e un imprenditore per l’area di Piano La- Diego Tommasi go. “Noi non abbiamo bisogno di finanziamenti agevolati con sistemi di valutazione personale – ha concluso Malavolta – ma di meccanismi automatici come il credito d’imposta, di maggiori infrastrutture anche aeroportuali, insomma di segnali di cambiamento importanti che pongano fine a discrezionalità ed agevolino il concreto sviluppo, essenziale per tutta la collettività”. Santa Tecla. L’organizzazione parte attiva alle elezioni. Barilari avrebbe fornito coca a Cataldo Russo Le rivelazioni del pentito Curato dice di conoscere la Straface e di aver avuto rapporti di “voti” con i fratelli di MATTEO LAURIA IL FILONE delle estorsioni tira nell'inchiesta “Santa Tecla”: scontri ieri in aula tra accusa e difesa. Sullo sfondo l'intempestività nelle riproduzioni di verbali contenenti le dichiarazioni del pentito Vincenzo Curato, e la tendenza reiterata della difesa di dimostrare l'inattendibilità del collaboratore di giustizia. Da una parte il sostituto procuratore antimafia Vincenzo Luberto, dall'altra gli avvocati Salvatore Sisca e Marco Gemelli. Collegato in videoconferenza da Parma l'imputato numero uno Maurizio Barilari, sottoposto al 41bis, accusato di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, traffico di sostanze stupefacenti. Dietro le sbarre il fratello Fabio, su cui l'organo giudicante torna spesso al fine di capire la posizione dell'imputato a capo di una ditta di cartongesso che il clan pare imponesse nel settore degli appalti e nei vari cantieri del territorio. Il processo per rito ordinario è ripreso presso il Tribunale di Rossano ( presidente De Vuono, a latere D'Alfonso e Zizzari) con l'esame e il controesame del pentito Vincenzo Curato e di Giovanni Cimino. Durante l'istruttoria dibattimentale “U cassanis” parla dei periodi trascorsi fuori da Corigliano, della lunga permanenza in quel di Bologna, Firenze e Milanofino al2007annoin cuiinizia a collaborare con la giustizia. Un'esperienza al Nord dove prevalentente spaccia droga seppure risulta assunto in imprese edili. Si dedica anche a rapine e furti. Contrasto onorato e mai battezzato, Curato spiega che nell'organizzazione criminale “i con- Il pm antimafia Vincenzo Luberto trasti onorati possono fare di tutto (anche uccidere), a differenza di quanto avviene altrove". La difesa insiste su una lettera inviata ad una donna con cui Curato avrebbe una relazione sentimentale e in cui racconta di aver iniziato a collaborare evidenziando i vantaggi della collaborazione. Lettera acquisita dal collegio. Qualche battuta sui tentati omicidi di Arcangelo Conocchia e Carmine Ginese, verso cui il pentito si pone con atteggiamento di prudenza anche perché vi potrebbero essere delle indagini in corso. Manifesta dubbi e perplessità sulla capacità del clan degli zingari a reggere il sistema di un Corigliano. La scorsa settimana l’allarme del partito “Locale” a cui le 'ndrine (massimo 7) destinano una percentuale delle estorsioni incassate in ogni singolo territorio. Poi il capitolo della “Cartoplastica” e dell'imposizione di tutti i prodotti nei vari locali della città. Ancor più interessante appare l'affare “Airone” (complesso turistico realizzato dal gioiellere Pino Curto) nel quale Curato non avrebbe avuto nessuno ruolo diretto . Più persone avrebbero gestito tale appalto e Barilari si sarebbe adoperato per la formula del “chiavi in mano”. Gli avvocati contestano e rivelano contraddizionisualcuni passidiCuratosecondo il quale i “subappaltatori venivano Piano strutturale imposti da Franco Straface e Rocco Azzaro. Gli stessi stabilivano anche il prezzo”. Per Luberto, il pentito conferma in aula quello che affermava in sede di indagine. Un'appendice, subito chiusa, si apre sul voto di scambio: Curato afferma di conoscere l'ex sindaco Pasqualina Straface dal 1994 quando lavoravano insieme allo Snoopy, mentre con i fratelli Franco eMario avrebbeavuto rapportisul capitolo voto. L'argomento viene successivamente archiviato perché il voto di scambio non rientra nel capo di imputazione. Tuttavia, l'organizzazione è parte attiva nelle campagne elettorali e fa sentire il suo peso attraverso danneggiamenti di vele e manifesti. E tutto questo mentre si dava indicazione di votare la Straface con riferimento alla campagna elettorale del 2006 (viene eletto sindaco Armando De Rosis). Curato chiama in causa Fabio Barilari, su sollecitazione del presidente De Vuono:”E' un contrasto onorato, spacciava cocaina,faceva viaggicon CosimoMeligeni in Germania allo scopo di procurarsi delle armi”. Secondo Curato, Fabio Barilari forniva la cocaina all'imprenditore Cataldo Russo suo committente. Da Parma Maurizio Barilari vuol rendere spontanee dichiarazioni e precisa che Curato parla di lui solo dopo il 2009. Infine il collegamento con Giovanni Cimino, 48 anni. L'uomo inizia a collaborare nel 98 da detenuto. Fuoriesce dall'organizzazione criminale di Santo Carelli con il grado di "sgarro". Conosce Barilari come uno vicino ad Arcangelo Conocchia. Prossima udienza il 28 gennaio. In aula il super pentito Carmine Alfano. Dopo le proposte del movimento “Giovani insieme” La segnalazione del Pd colpisce associato, il 26 “Corigliano in Azione” si oppone Da lunedì la derattizzazione giornata di ascolto «Basta con Cicciolina e il castello» CORIGLIANO – Dopo lo “stimolo” giunto dal Partito democratico del centro storico nella settimana scorsa, l’Amministrazione prefettizia ha risposto con i fatti. Ed subito è corsa ai ripari. I democratici del borgo antico, facendosi carico e portavoce di molte lagnanze provenienti dai cittadini, nel denunciare la presenza notevole di ratti nel centro storico, ha chiesto alla commissione straordinaria del Comune un intervento urgente di derattizzazione. Dal Municipio di Corigliano ora giunge l’informativa secondo la quale a partire da lunedì prossimo, 16 gennaio, e per tutta la settimana, sarà dato avvio alla derattizzazione che interesserà tutto il territorio comunale. L’intervento sarà effettuato dalla Azienda Sanitaria Locale con inizio alle 7,30 del mattino secondo un prestabilito programma. Lunedì la derattizzazione inizierà nel centro storico, martedì toccherà allo scalo della città, mercoledì a Schiavone e Fabrizio, giovedì alle contrade Cantinella, Thurio, Ministalla, Apollinara e zone limitrofe. Venerdì si concluderà con l’intervento in zona Villaggio Frassa e nelle altre contrade cittadine. l. l. CORIGLIANO – Si terrà il 26 gennaio alle 15,30, al Centro di eccellenza allo Scalo, la “Giornata di Ascolto sul Piano Strutturale Associato”, organizzato dal Comune di Corigliano, sul Piano Strutturale Associato della Sibaritide. L’incontro è stato promosso dai commissari prefettizi per ascoltare quelle che sono le proposte da parte della cittadinanza, le forze sociali, politiche, religiose, gli operatori economici e tutti coloro che ne abbiano interesse. Il Psa, Piano Strutturale Associato, è finalizzato ad accrescere l’integrazione fra enti locali limitrofi. Il Comune di Corigliano lo ha pianitificato con quelli di Rossano, Calopezzati, Crosia e Cassano. l. l. CORIGLIANO –«Basta provocazioni col nome della città». Risponde così, il comitato civico Corigliano in Azione, al movimento “GiovaniInsieme per Corigliano”, che nei giorni scorsi aveva lanciatola proposta di candidare a sindaco della città l’ex deputato e pornostar Ilona Staller, meglio conosciuta come Cicciolina. «È con non poco stupore e sdegno che i componenti di Corigliano in Azione – si legge in una nota –hanno appreso da organi d’informazione la notizia della volontà di candidare l’ex onorevole Ilona Staller alla carica di sindaco della città. Ci si augura che il neonato movimento giovanile sia in vena di ilarità e di voler solo fare qualche provocazione, e non seriamente intenzionato a prose- guire su questo cammino». Dal comitato evidenziano come tutti possano concorrere alle elezioni ma a loro dire è “inevitabile” la reazione di quanti si riconoscono in altri riferimenti. «Se di provocazione si tratta –aggiungono –che finisca sul nascere, anche perché il nome di Corigliano è stato ulteriormente offeso e deriso per la rilevanza data a questa notizia sia su organi d’informazione locali che su agenzie e quotidiani a diffusione regionale e nazionale». Il movimento ha proposto anche la trasformazione del Castello in un casinò, anche per offrire lavoro ai giovani. L’invito di Corigliano in Azione è quella di «cessare quest’ennesima pagina d’immagine negativa». l. l. Terranova Lirangi attacca la Giunta di EMANUELE ARMENTANO TERRANOVA DA SIBARI – Il leader dell'opposizione di Terranova da Sibari continua a premere sugli errori commessi della squadra di governo teranovese che viene considerata «inefficiente». «Tentano - accusa Lirangi - di mettere una pezza ai tanti danni che loro stessi stanno causando al bilancio dell’Ente. Abbiamo un ricorso all’anticipazione di cassa che chiuderà a circa 500mila euro; ad oggi non riusciamo ancora a pagare il famoso palazzo De Rosis che come ormai tutti sanno ci è costato ben 380mila euro e che purtroppo rappresenterà anche in futuro soltanto un costo per le nostre casse comunali». Stesse le considerazioniper palazzoMarini di cui si teme che la spesa possa arrivare «a più di un milione di euro». «Decisioni scellerate -continua ancora Lirangi - fatte in totale autonomia, che stanno portando al lastrico il bilanciocomunale enonservono né gli interventi pubblici del sindaco e dei suoi assessori attraverso i quali si vorrebbe giustificare il momento difficile che sta attraversando l’Ente attribuendo la colpa ai governi nazionali, né tanto meno i piagnistei ormai stantii che hanno stancato e che non impediscono al popolo terranovese di capire in maniera chiara ed inequivocabile che le uniche colpe sono da addebitare a Veltri ed alla sua Giunta comunale». Le battute finali, invece, sono volte a rendere noto ai cittadini che l'amministrazione ha inteso «aumentare, portandola al 100%, l’addizionale comunale sul consumo di energia elettrica, utilizzando il gettito derivante per sanare sempre gli sconquassi da loro determinati». E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 40 Cosenza Golden House. Nel processo sull’abusivismo edilizio nelle Marinate Coinvolto in “Doppio canale” Arrestato a Tropea dalla polizia il polacco Flalex Le tesi delle difese prima della sentenza prevista per oggi Damian Zbigniew «Nessun atto illegale» AD AVVIARE la fase dedicata ai difensori nel processo scaturito dall’operazione Golden House sul presunto abusivismo autorizzato è stato l’avvocato Gaetano Scalamogna, subito dopo di lui Antonello Fuscà che si immerge in un ragionamento durato quasi due ore. Poi l’avvocato Antonio Galati che al contrario si limita a soli tre minuti per dire che «ancora oggi, alla fine del processo, non ho capito di cosa è accusato il mio assistito».Seguono learringhe degliavvocati Gaetano Pacienza e Domenico Alvaro per i quali «le responsabilità se mai ci sono, vanno ricercate altrove, non certo nella condotta degli imputati. Chiudono Domenico Colaci e Domenico Silipo che spiegano che «le aree in questione non potevano essere classificate R4, e che in ogni caso il loro assistito non era in alcun modo tenuto a sapere, dal nulla, di eventuali vincoli». La parola fine, per la giornata di venerdì viene pronunciata poco dopo le 17 e il collegio presieduto da Cristina De Luca (a latere Gallo ePiscitelli) iniziail suolavoro di sintesi, esame, analisi in vista della sentenza prevista quest’oggi. L’operazione Golden House scattata nel febbraio 2009 interessava due complessi residenziali infase diultimazione per un totale di 120 appartamenti nell’area ex Gaslini di Vibo Marina e 8 villette a Bivona. Il processo vede sul banco degli imputati sei persone accusate a vario titolo di abuso d’ufficio e omissione d’atti d’ufficio e reati in materia ambientale. Giuseppe Coloca, richiedente di una concessione edilizia, è già stato assolto in abbreviato. Una delle aree interessate dall’operazione Golden House In particolare, si tratta di Francesco Mirabello, 34 anni, amministratore unico della società “Casa del sole srl”; Pietro Naso, 58 anni, amministratore unico della “Olearia vibonese srl”; Gioele Paolo Pelaggi, 45 anni, progettista del complesso “Le marinate”; e Giacomo Consoli, 58 anni, all’epoca dirigente comunale del settore Urbanistica. Antonio La Gamba, difeso da Gaetano Scalamogna, è deceduto qualche mese fa e per lui il pm ha chiesto il non luogo a procedere. Andando nel dettaglio Scalamogna ha evidenziato come «La richiesta di concessione edilizia è del tutto legittima, poi è l’ufficio che decide. La Procura se voleva dimostrare un reato, doveva quanto meno tirare fuori un accordo tra il richiedente e l’ufficio comunale: un accordo per soldi, per minacce, per convenienza. E invece niente». Fuscà, che assiste il principale imputato, ossia Consoli, contesta in primis «le conclusioni cui è giunto il pm» perchè «ingiuste e infondate. Ancora oggi non sappiamo qual è la norma che imponeva a Consoli il divieto di rilasciare quelle concessioni». Ma il centro della questione sta nelle due principali ordinanze del commissario delegato all’emergenza post alluvionale la prima, la 21/2007, che approva il Piano Versace 1 che «si limita ad effettuare lavori di ripristino del reticolo idrografico, ad adeguare il sistema viario, ad integrare la rete delle acque bianche con le nere. La messa in sicurezza, secondo questo studio, si riferisce semplicemente ai corsi d’acqua, non ai territori»; e la seconda la 61/2008. Per Fusca «al momento del rilascio delle concessioni, avvenute prima di que- sta ordinanza il dirigente non era tenuto a considerare alcunché. Se il Versace 1 non vietava edificazioni, e a quel tempo era in vigore solo il Versace 1, allora di cosa stiamo parlando?». Inoltre, «la Procura attribuisce al dirigente funzioni che non aveva assolutamente, e su questo si è fatta un sacco di confusione. Il problema è che si è stati colposamente superficiali. Non c’è assolutamente nulla di illegale e illegittimo». Delle perplessità dell’avvocato Galati, che sostiene la difesa di Pelaggi, abbiamo detto, mentre per i legali Pacienza e Alvaro, difensori di Mirabello, quando si verificò l’alluvione del 3 luglio 2006, ci fu innanzitutto «una grande confusione», in particolare «nell’ufficio del commissario delegato all’emergenza. Se c’è qualche responsabilità - per Pacienza - va cercata in quell’ufficio». Lo stesso, poi, riprende il caso del documento sullo studio delle portate, «commissionato dopo l’approvazione dell’ordinanza 21 e del quale tutti erano stati investiti tranne i Comuni. Cheresponsabilità possono avere questi imprenditori che da 25 anni portano avanti il loro lavoro senza mai nessun problema, e che lo hanno fatto anche in questa occasione?». Come accennato a chiudere sono gli avvocati Colaci e Silipo, che assistono Naso, per i quali «Bizzarri (autore di una consulenza, ndr) ha spiegato che quelle aree non potevano essere classificate come R4, nemmeno con l’attuazione delle misure di salvaguardia. Tutto è stato conforme alla legge, non è stato violato alcunché». NUOVO tassello che si pone al posto giusto per quanto concerne la maxioperazione antidroga denominata “Doppio Canale”messa a segno negli scorsi giorni dagli uomini delle Squadre Mobili di Catanzaro e Vibo coordinati dalla Dda di Catanzaro. A finire nella rete degli inquirenti intessuta dagli agenti del posto fisso della polizia di Stato di Tropea, unitamente ai colleghi della squadra Mobile di Vibo Valentia e di Catanzaro, è stato Flalex Damian Zbigniew, 35 anni, cittadino polacco. Nel dettaglio il suo nome era stato inserito nella maxioperazione antidroga che, lo ricordiamo, aveva svelato l’esistenza di due gruppi dediti allo spaccio di droga. Tuttavia al momento degli arresti di tutte le persone coinvolte a vario titolo nell’inchiesta l’uomo era risultato irreperibile. Il suo arresto è avvenuto ieri mattina a Tropea. Secondo quanto comunicato dalla stessa Polizia lo straniero nei confronti del quale è stato eseguito il provvedimento restrittivo era stato in passato già stato arrestato in flagranza di reato per la detenzione di 200 grammi di cocaina in concorso con Gaetano Muscia, altro indagato nell’ambito dell’operazione “Doppio Canale”. II suo compito, nell’ambito dell’organizzazione criminale colpita dalle indagini della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, era «quello di trasportare vari quantitativi di cocaina e - ricostruiscono gli agenti della Mobile - di affiancare Gaetano Muscia, considerato, invece, ai vertici di uno dei due gruppi sgominati dalla Polizia». f. r. Considerato il braccio destro di Muscia nell’attività E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Vibo 27 Sabato 14 gennaio 2012 Provincia Sabato 14 gennaio 2012 Tropea. Il coraggioso sacerdote antimafia esalta i valori dell’accoglienza e del rispetto delle regole A lezione di legalità da don Ciotti Il fondatore dell’associazione “Libera” accolto in città da tantissima gente NICOTERA di VITTORIA SACCA’ TROPEA – Tantissima gente ad attendere l’arrivo di don Luigi Ciotti presso il museo diocesano. Un’attesa che si è rivelata positiva per il prezioso bagaglio di messaggi di vita che ognuno ha portato con sé, lanciati con sincerità e veemenza dal fondatore di Libera, sacerdote che svolge la sua missione a 360 gradi per il bene e la rinascita dei cuori e delle anime. A lui, il saluto del presidente del Rotary club, organizzatore dell’evento straordinario, Vincenzo Loiacono. Sono seguiti i saluti di Giuseppe Sarlo, presidente del circolo vibonese della stampa il quale ha evidenziato che la presenza di don Ciotti esalta il Rotary e mette tutti a pensare e a riflettere su ciò che «vogliamo essere». Giuseppe Barbuto, vice presidente della provincia, ha sottolineato invece che don Ciotti «è un uomo del nord che non ama la secessione» e che ha scelto la Calabria dove la sua gente, con caparbietà, vuole eliminare la delinquenza e il malaffare. Per il vice sindaco Massimo L’Andolina, don Ciotti può essere paragonato a un personaggio uscito dalle pagine di Edmondo De Amicis perché lotta con determinazione contro tutto ciò che è male. Non sono mancati i saluti del governatore Piero Miccoli portati dal suo assistente Giuseppe Zampogna, della dirigente dell’IIS Beatrice Lento a cui il Rotary ha fatto dono di alcuni libri di don Ciotti da tenere in biblioteca a disposizione degli studenti. Don Luigi Ciotti, impegnato sin da giovane, nel 1965 fondò il gruppo Abele. E quando il cardinale Michele Pellegrino lo nominò sacerdote nel 1972, questi gli affidò come parrocchia “la strada” nella quale già, il giovane sacerdote, aveva fatto quelle sue prime esperienze di vita che lo avevano convinto ad impegnarsi per la gente che vi soffre. Poi nel 90 allargò il suo impegno contrastando la criminalità organizzata e nel 95 fondò il coordinamento di Libera, nomi e numeri contro le mafie e che oggi ha circa 1600 realtà nazionali e internazionali. L’intervento di don Ciotti, che sebbene febbricitante non si è sottratto all’impegno assunto, è stato stimolato dalle domande a lui rivolte dal giornalista Pasqualino Pandullo, e suggerite dall’ultimo libro pubblicato “La speranza non è in vendita”. Don Ciotti ha detto che oggi, purtroppo, si è costretti a registrare «un impoverimento generale» che va da quello sociale ad una deriva culturale. «Chi di noi vive l’accoglienza – ha proseguito – è testimone di come tutti i servizi siano strapieni. Tocchiamo con mano quanta gente chiede aiuto». Due milioni e mezzo di giovani senza lavoro e anche gente, in giacca e cravatta, si rivolge a loro perché non sa come vivere la giornata. «Ma la cosa che più inquieta – ha aggiunto – è l’impoverimento della speranzaÅ. Don Ciotti, che ha dichiarato di amare la Calabria, suo padre lo portò da piccolo a Pizzo che lo ha nominato cittadino onorario, non ha esitato a dichiarare che la pubblicazione del suo ultimo libro, è sorta dalla necessità di reperire fondi per poter operare meglio nel sociale dove si è augurato ci sia «meno solidarietà, ma più diritti e più giustizia, perché non vorrei che la solidarietà diventasse un alibi. Lo Stato – ha detto – deve fare la sua parte. Più giustizia sociale vuol dire più lavoro per la gente». I suoi più riferimenti sono due: il Vangelo e la Costituzione che si fonda su due punti essenziali, la giustizia e la dignità umana. Ma non stanno in piedi se non vi è anche la responsabilità, quindi la libertà che Dio ha voluto per tutti con il suo progetto di vita. L’impegno di Libera, ha ancora detto, è quello di liberare chi libero non è. Tanti altri ancora sono stati i punti toccati dal sacerdote, come quello della raccolta di oltre un milione di firme per l’approvazione della legge sull’uso sociale dei beni confiscati, la campagna contro la corruzione portata avanti nel 2010. E poi, le colpe delle banche, il grido lanciato da Libera per il gran disagio che creano le lotterie e il gioco d’azzardo. Un fiume in piena anche con i ricordi su don Italo Calabrò, sulla giovane Rita Adria, sul Giuseppe che a soli 18 anni venne ucciso dalla mafia in Aspromonte. E lungo il cammino della sua missione trova il sorriso per affermare che ha scelto di stare dalla parte della gente che “fa fatica” per andarle incontro e dare speranza. «Lo Stato deve fare la sua parte giustizia sociale vuol dire più lavoro» Domiciliari a Megna e Cocciolo NICOTERA – Il gip del tribunale di Vibo Valentia, Gabriella Lupoli, ha concesso gli arresti domiciliari a Giuseppe Megna e Antonio Daniele Cocciolo, entrambi diciannovenni, domiciliati nella frazione Marina di Nicotera. Il beneficio degli arresti in casa è stato loro accordato su richiesta del difensore di fiducia dei due giovani, avvocato Guido Contestabile, la cui motivata istanza è stata condivisa anche dal sostituto procuratore Gabriella Di Lauro, che ha seguito il caso come magistrato di turno. Tra i motivi evidenziati dal penalista reggino il fatto che i due fossero entrambi incensurati: Megna e Cocciolo sono stati arrestati dai carabinieri della Compagnia di Tropea nella notte tra mercoledì e giovedì a Mandaradoni di Limbadi. Fermati per un controllo mentre viaggiavano a bordo di una Fiat 500 condotta da Megna sono stati trovati in possesso di un revolver marca Franchi, che si trovava nella tasca di uno sportello, che è risultato di provenienza furtiva, di 32 cartucce per pistola e di un taglierino frangivetro. I due sono accusati di porto illegale di arma e munizioni e di ricettazione. d .m. L’arrivo di don Ciotti presso il Museo Diocesano di Tropea (foto Vittorio Bozzolo) Pizzo. Per spaccio di droga in “Ragazzi in erba” e “Ghost” Alfonso Namia ai domiciliari accolte le istanze della difesa di DOMENICO MOBILIO PIZZO-In carcere perché coinvolto in due distinti procedimenti relativi ad operazioni antidroga ha ottenuto gli arresti in casa dove già ieri pomeriggio ha potuto fare rientro. Ad essere interessato al provvedimento Alfonso Namia (cl. ’73) detto “il dottore”vibonese di adozione ma residente a Pizzo. Molto importante nella decisione dei giudici si è dimostrata l’attività del difensore, avvocato Diego Brancia, che ha avuto accolta la motivata e documentata istanza di revoca della misura cautelare in carcere. Nel primo caso Alfonso Namia era stato arrestato assieme ad altre 19 persone ( nove finirono in carcere e undici ai domiciliari) nell’ambito della cosiddetta operazione “Ragazzi in erba”, il 12 luglio 2011 su ordinanza emessa dal gup del locale tribunale, Gabriella Lupoli. A Namia gli viene contestata un’intensa atti- vità di spaccio di sostanza stupefacente. In particolare su sarebbe reso responsabile di ben 67 episodi di cessione di cocaina. Le indagini sull’inquietante fenomenofuronoeffettuate daicarabinieridella stazione di Pizzo, località interessata ad un cospicuo giro di spaccio gestito da alcuni giovani locali e dell’hinterland. I fattisono staitemporalmente localizzati da gennaio 2010 a gennaio 2011. Ad accogliere l’ustanza dell’avvocato Brancia è stato il gup Gabriella Lupoli, lo stesso magistrato che aveva firmato l’ordinanza di custodia in carcere. Alfonso Namia sarebbe comunque rimasto in cella se contestualmente da Catanzaro il gup distrettuale, Abigaille Mellace, non avesseaccoltoanaloga richiestadiarrestidomiciliari avanzata dall’avvocato Brancia che intelligentemente si è mosso sue due fronti. Il fronte vibonesee il fronte catanzarese. Prima di “Ragazzi in erba”, il cui provvedimento restrittivo lo ha rag- giunto quando già si trovava in carcere,era statoarrestato a gennaio 2011 nell’ambito dell’operazione “Ghost” le cui indagini sono state eseguite dalla squadra mobile di Vibo Valentia. In carcere, in questo caso, sono finite quaranta persone coinvolte in un’associazione finalizzata al traffico di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti, che operava principalmente nella provincia di Vibo Valentia, base operativa in territorio di Gerocarne,con diramazioni nelle province di Catanzaro, Crotone e Firenze. Molti degli indagati hanno optato per il giudizio abbreviato, mentre Alfonso Namia ha scelto di essere processato col rito ordinario. Processo che avrà inizio il prossimo 22 febbraio davanti al tribunale collegiale di Vibo Valentia. La conferenza stampa che annunciato l’operazione antidroga “Ragazzi in erba” Pizzo. Sarà presentato il libro di Maria Novara e inaugurata l’esposizione di Caterina Rizzo Nei locali della Tonnara va in scena la cultura PIZZO - “I colori della luce, la luce delle parole – arte e poesia sulle strade dell’arcobaleno”, quest’oggi i locali della tonnara ospiteranno l’evento culturale aperto a poeti provenienti da tutta Italia insieme uniti contro il cancro. A partire dalle ore 17.00 nei locali della Tonnara, si svolgerà un evento culturale e umanitario che per la città napitina appare senza precedenti coinvolgendo poeti e artisti provenienti praticamente da tutta Italia in un progetto dai fini socioumanitari. Al centro dell’attenzione vi sarà la presentazione del libro di poesia di Nicola Rombolà Marianna Novara “Sulle strade dell’arcobaleno” e l’esposizione delle opere pittoriche di Caterina Rizzo. L’appuntamento battezzato “I colori della luce, la luce delle parole – arte e poesia sulle strade dell’arcobaleno”, fa parte del progetto associativo “Telarium” (tessere linguaggi, storie, memorie e viaggi), e promuove una campagna per favorire la ricerca contro il cancro. L’organizzazione fa sapere che parteciperanno all’appuntamento artisticoculturale a sfondo sociale, oltre alla poetessa Marianna Novara e all’artista Caterina Rizzo anche il presidente della Provincia di Vibo Valentia Francesco De Nisi, l’assessore provinciale al Turismo, Gianluca Callipo, la poetessa ed editore (S.D. - Collezioni editoriali) Sonia Demurtas, il giornalista e scrittore Pino Cinquegrana, la presidente della Fidapa di Vibo Valentia Sandra Genco e il presi- dente dell’associazione culturale “Alighistos” Nicola Rombolà che, tra l’altro, introdurrà e condurrà l’evento scandendo le varie fasi della serata. Nel corso della manifestazione, in anteprima assoluta, verrà, altresì, presentata la silloge poetica “Profumo di rose” (S.D. Collezioni editoriali) ed è, inoltre, previsto un recital di poesie interpretate da attrici e attori quali Dolores Mazzeo, Carmen Manduca, Rosella Aracri, Corrado Colica, con l’accompagnamento e l’intermezzo musicali di Claudia Andolfi (voce) a sua volta accompagnata dal maestro Rosario Alviano (pianoforte) e la performance di Irene Larosa al sax. L’esposizione delle opere pittoriche della Rizzo, comunque, non si esaurirà nella serata di oggi ma, costituendo un evento nell’evento, proseguirà anche nel corso della giornata di domani. f. r. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 34 Vibo 5 SABATO 14 gennaio 2012 D A L P O L L I N O calabria A L L O ora S T R E T T O REGGIO CALABRIA REGGIO C. Cisterna, Mollace e Neri potrebbero essere chiamati a testimoniare nelle prossime settimane dinanzi alla sezione penale del Tribunale di Reggio Calabria. La richiesta è stata avanzata dai difensori di Luciano Lo Giudice, i quali hanno inserito nella lista dei testimoni anche i tre magistrati che, in passato, hanno prestato servizio negli uffici della Procura di Reggio Calabria. Dovrebbero riferire su alcune circostanze riguardanti l’impresa di rimessaggio barche di Antonino Spanò. I tre magistrati, infatti, avrebbero tenuto lì delle imbarcazioni e dei gommoni in passato proprio perché quella veniva ritenuta una nautica “pulita” e cioè di proprietà di un soggetto non legato alla malavita. Poi, però, sono arrivate le dichiarazioni di Nino Lo Giudice e l’arresto di Spanò ri- REGGIO CALABRIA La coppia di bombaroli che avrebbe fatto esplodere l’ordigno davanti alla Procura generale di Reggio Calabria il 3 gennaio 2010, sarebbe entrata in azione assieme almeno un’altra volta e cioè nel 2008. Lo si evince dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Antonino Lo Giudice che, parlando con i magistrati della Dda di Reggio, rivela come vi siano stati ben tre attentati ai danni della rimessa di barche di proprietà di Antonino Spanò ma che gli inquirenti ritengono sia in realtà di Luciano Lo Giudice. Ma dal racconto del collaboratore emergono degli aspetti che meritano approfondimento: in primis Nino racconta che uno di questi attentati fu voluto da suo fratello Luciano; in un altro lo stesso rimase vittima di un incendio che distrusse la sua imbarcazione; ed il terzo, infine, sarebbe stato commmesso da Puntorieri e Cortese su ordine di tale Pricoco. Dott.ssa Ronchi: allora siccome in realtà per dirla tutta riprendo il discorso che ha fatto, c’è stato un primo attentato nel 2004 risalente? Lo Giudice Antonino: sì è stato messo diciamo in un muro non ha fatto niente. Dott.ssa Ronchi: esatto e Cisterna, Mollace e Neri chiamati a testimoniare La richiesta è stata avanzata dai difensori di Luciano Lo Giudice tenuto un prestanome di Luciano Lo Giudice. Tuttavia, da più parti, ci si chiede come mai la citazione dei tre procuratori non sia stata richiesta anche dalla Dda di Reggio Calabria. Se è vero quanto sostenuto da Nino Lo Giudice, infatti, i magistrati avrebbero potuto agevolmente dare una mano alla pubblica accusa per dimostrare quanto si va affermando sul conto di Lo Giudice e Spanò. Ed invece tale citazione è arrivata da diversi difen- sori che mirerebbero a far emergere alcuni particolari che possono sicuramente andare ad alleggerire alcune posizioni. Di certo c’è che l’eventuale accoglimento dei giudici nella lista dei testi aprirebbe degli scenari del tutto nuovi all’interno del processo alla cosca Lo Giudice. Già il 19 gennaio prossimo se ne saprà qualcosa di più, ma quel che è chiaro è che se mai siederanno sul banco dei testimoni, Cisterna, Mollace e Neri potrebbero dav- vero riferire numerosi particolari ancora inediti e far emergere una volta per tutte quella che è la verità sui rapporti che li hanno legati, nel tempo, a Luciano Lo Giudice e Antonino Spanò. Potrebbero diventare delle vere e proprie udienze fiume dove i tre magistrati avrebbero la possibilità di parlare su fatti per cui indirettamente sono stati anche accusati dal fratello di Luciano, Antonino Lo Giudice. Inutile ricordare che, sebbene le in- dagini per le bombe siano di competenza di Catanzaro, da Reggio Calabria potrebbero anche arrivare delle rilevanti verità in ordine al ruolo di Luciano Lo Giudice, a quelle famose aspettative, ed alla presunta sua funzione di confidente, così come lo stesso Nino Lo Giudice ha più volte dichiarato, nonché sull’esistenza e l’operatività della cosca negli anni successivi alla seconda guerra di ’ndrangheta. Non passi inosservato, infine, che solo qualche giorno fa – come riportato da CO – Alberto Cisterna chiese la citazione, nell’indagine per calunnia nei confronti di Nino Lo Giudice, proprio di Luciano. Una coincidenza la nuova citazione? Probabilmente sì. Di sicuro è una strategia difensiva che preannuncia grande battaglia. cons. min. Bombe in Procura a Reggio Nuove rivelazioni del “Nano” Il pentito: gli attentatori agirono insieme anche nel 2008 questo lei lo ricollega a suo fratello Luciano e a Cortese Antonio. Lo Giudice Antonino: sì ed ero a conoscenza pure io. Dott.ssa Ronchi: benissimo, conoscenza sì nel senso che l’aveva approvato? Lo Giudice Antonino: no, nel senso che Luciano me l’ha detto a me e io gliel’ho detto a Antonio Cortese. Dott.ssa Ronchi: ah ecco! Lo Giudice Antonino: eh! Dott.ssa Ronchi: quindi dico era a conoscenza. Lo Giudice Antonino: in questo senso. Dott.ssa Ronchi: ok. Dr. Pignatone: questo è il primo. Dott.ssa Ronchi: però è quello del 2004. Dr. Pignatone: è del 2004. Dott.ssa Ronchi: ok. Dr. Pignatone: per motivi che non sappiamo erano collegati ai rapporti tra Spanò e Luciano e perché Spanò parlava troppo. Il racconto di Nino Lo Giudice prosegue con il secondo attentato, sempre nel 2004, di cui è vittima Luciano. Dr. Pignatone: poi ce ne è un secondo. Dott.ssa Ronchi: di cui non sappiamo niente, agosto 2004. Dr. Pignatone: in cui è ve- ramente vittima Luciano … Lo Giudice Antonino: sì, sì. Dr. Pignatone: … gli bruciano … agosto duemila? Dott.ssa Ronchi: e otto! Lo Giudice Antonino: almeno che io sappia poi! Il terzo è quello di maggiore interesse, perché vede coinvolta la coppia di bombaroli che avrebbe agito in via Cimino. Lo Giudice Antonino: c’è un terzo che è andato Antonio Cortese e questo Puntorieri. Dr. Pignatone: mandati sempre da voi. Lo Giudice Antonino: no da Nino Procopio io non sapevo niente. Dr. Pignatone: lei non sapeva niente. Lo Giudice Antonino: no, non sapevo niente. Dr. Pignatone: e hanno bruciato che cosa? Lo Giudice Antonino: a me l’ha detto Antonio Cortese dopo, gli ho detto io: “ma scusa ma chi ti ha mandato! Non potevi dirmelo prima a me!” (…) Dott.ssa Ronchi: ma quali erano i rapporti fra Pricoco Antonino e Spanò Antonino. Lo Giudice Antonino: no, non avevano nessun rapporto con Nino Spanò. Dott.ssa Ronchi: e allora siccome lei dice… ma perché secondo lei gli ha fatto mettere la bomba allora. Lo Giudice Antonino: no glieli ha… Dott.ssa Ronchi: Pricoco Antonino… Lo Giudice Antonino: glieli ha fatti bruciare dottoressa. Dott.ssa Ronchi: eh! glieli ha fatti bruciare dico perché gli ha fatto questa attentato. Lo Giudice Antonino: non lo so, non lo so dottoressa, io posso pensare tutto come potete pensare pure voi però non posso dare giudizi. Al di là del movente dei diversi attentati che qui non emerge per nessuno dei tre fatti analizzati, è interessante capire la posizione di Puntorieri e Cortese che compirebbero azioni delittuose contro addirittura soggetti ritenuti vicini agli stessi Lo Giudice e sarebbero “mandati” da tale Pricoco. Ma quale era allora il ruolo di Nino Lo Giudice, che si definiva capo dell’omonima consorteria mafiosa se neppure veniva a lui comunicato quando si verificavano attentati commessi da soggetti a lui “sottoposti”? Sarà interessante capire qualcosa di più proprio durante il processo in fase dibattimentale che prenderà il via il prossimo 19 gennaio davanti alla sezione penale del tribunale di Reggio Calabria. CONSOLATO MINNITI [email protected] Consigliere provinciale indagato per voto di scambio PALMI (RC) «La politica del fare…compromessi con nessuno». Come spesso accade quando i politici finiscono nei guai, gli slogan che hanno scelto per le loro campagne elettorali suonano come delle vere e proprie prese in giro nei confronti dei cittadini. Quasi una “legge”, questa, che sembrerebbe valere anche per Rocco Sciarrone (nella foto), giovane consigliere provinciale di Reggio Calabria, eletto a Gioia Tauro nelle liste del Pri, che alle passate elezioni aveva scelto proprio quello slogan - «La politica del fare…compromessi con nessuno» per cercare di convincere i suoi concittadini a votare per lui. La Procura di Palmi, però, è convinta che qualche compromesso il giovane Sciarrone lo abbia fatto, e in partico- Eletto a Gioia Tauro, Rocco Sciarrone aveva promesso interventi alla comunità rom lare con la comunità Rom di Gioia Tauro. Un compromesso costato al consigliere provinciale di maggioranza un’accusa di voto di scambio e danneggiamento aggravato da parte dell’ufficio di Procura palmese. Il sostituto procuratore Giulia Masci, infatti, ha fatto notificare nella giornata di ieri a Sciarrone l’avviso di conclusione delle indagini. Un’inchiesta che potrebbe costare, adesso, al giovane politico del Pri, la richiesta di rinvio a giudizio e il processo. Per il solo reato di danneggiamento aggravato sono indagati anche Giuseppe Sciarrone, padre di Rocco, e l’operaio Antonio Rocco Zito. L’ipotesi accusatoria Correva la scorsa primavera quando anche la Piana di Gioia Tauro si animò per il rinnovo del consiglio provinciale di Reggio Calabria. La campagna elettorale fu martellante, gli slogan dei candidati campeggiavano su muri e cartelloni, gli altoparlanti li sparavano per le vie cittadine a tutto volume. Anche Sciarrone fu impegnato in quella campagna elettorale. Secondo la ricostruzione delle forze dell’ordine, Sciarrone con il concorso del padre (che diede materialmente mandato all’operaio Zito), sarebbe entrato in contatto con i Rom garantendogli, in cambio del loro appoggio elettorale, delle opere di canalizzazione (i cosiddetti scavi in trincea) in contrada Ciambra. Detto fatto: prima dell’apertura delle urne, in maniera del tutto illegale, il giovane politico del Pri avrebbe mandato nel quartiere di Gioia Tauro una ruspa per iniziare i lavori. Quel movimento di mezzi, però, non sarebbe passato inosservato alla polizia provinciale che, appurato cosa stesse accadendo ne diede notizia alla Procura che aprì un’indagine. Alla chiusura delle urne, appunta la Procura, Sciarrone strappò in contrada Ciambra oltre il 30% delle preferenze (158 voti) a fronte del 9% del secondo più votato. Uno scarto di voti che unito a quei lavori senza permesso costano adesso al consigliere Sciarrone l’accusa di voto di scambio e danneggiamento aggravato. FRANCESCO ALTOMONTE [email protected] 6 SABATO 14 gennaio 2012 D A L P O L L I N O A L L O calabria ora S T R E T T O Maxi sequestro da 55 milioni Sotto chiave i beni mobili e immobili dell’imprenditore lametino Trichilo LAMEZIA T. (CZ) Beni mobili ed immobili, per un valore di cinquantacinque milioni di euro, sono stati sequestrati dalla Direzione investigativa antimafia di Catanzaro all’imprenditore lametino trentasettenne Giuseppe Trichilo, arrestato nell’operazione “Crimine” condotta contro le cosche calabresi dalle Dda di Reggio Calabria e Milano con l’arresto di oltre 300 persone. Per lui, il procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria Nicola Gratteri, nell’ottobre scorso, a conclusione della sua requisitoria, aveva chiesto una condanna a sei anni di reclusione. In particolare, insieme a decine di beni immobili, autovetture, mezzi industriali e svariati rapporti finanziari, sono stati sequestrati il capitale sociale e l’intero compendio aziendale della “Edil Trichilo Srl” con sede in Lamezia Terme e dedita alla fabbricazione di strutture e parti assemblate metalliche ed al commercio di materiale da costruzione; il capitale sociale e l’intero compendio aziendale della “Ct costruzioni Srl” con sede in Falerna e dedita alla costruzione di edifici residenziali; il 50% del capitale sociale e del corrispondente compendio aziendale della “Magma srl” con sede in Lamezia Terme e dedita alla compravendita, locazione, gestione e amministrazione di beni immobili di qualsiasi specie e tipo; il 50% del capitale sociale e del corrispondente compendio aziendale della “Caraffa costruzioni srl” con sede in Gizzeria e dedita alla costruzione di edifici, strade ed autostrade. Nel provvedimento di sequestro, tra le altre cose, viene sottolineato che Trichilo in concorso con altre persone, «ponevano in essere atti di illecita concorrenza sleale volti al controllo o comunque al condizionamento dei lavori e servizi […] relative all’esecuzione del contratto d’appalto […] con l’aggravante di aver commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di cui all’art. 416 bis c.p. ed al fine di agevolare l’associazione mafiosa denominata ‘ndrangheta ed in particolare la cosca degli Aquino di Marina di Gioiosa Jonica […] che Giuseppe Trichilo, attraverso la Ediltrichilo srl - della quale è il dominus assoluto (come si evince dai pieni poteri gestori documentati dalle pertinenti intercettazioni del procedi- l’esproprio... Insieme a decine di immobili sono stati sequestrati il capitale sociale e l’intero compendio aziendale della “Edil Trichilo Srl” sotto processo Ai danni dell’uomo il pm antimafia Nicola Gratteri, nell’ottobre scorso, aveva chiesto una condanna a 6 anni per l’operazione “Crimine” Un uomo della Dia di Catanzaro durante l’operazione di ieri a Lamezia Terme mento Crimine) - […] sia un imprenditore di riferimento della cosca Aquino […]. Pertanto allo stato, Giuseppe Trichilo appare persona socialmente pericolosa in quanto indiziata di reati aggravati dall’art. 7 della legge nr. 203/91». La Dia di Catanzaro, secondo quanto si è appreso, ha eseguito approfonditi accertamenti che hanno riguardato, per un arco temporale compreso tra il 1998 ed il 2009, tutti i cespiti in qualunque modo riconducibili a Trichilo, l’analisi dei bilanci aziendali, copiosa documentazione bancaria, allo scopo di documentare, tra l’altro, «la netta sproporzione tra il reddito dichiarato ai fini delle imposte dirette e le attività economiche esercitate». Il provvedimento, infatti, è stato adottato dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria su conforme proposta del direttore della Dia, Alfonso D’Alfonso nell’ambito di una strategia che mira ad aggredire i patrimoni illecitamente accumulati dalle organizzazioni mafiose. L’operazione che ha portato al sequestro dei beni si inquadra in un più vasto e complesso progetto denominato “Desk Interforze”, da tempo supportato dal Procuratore distrettuale di Catanzaro, Antonio Vincenzo Lombardo, ed appositamente approntato «per attuare una proficua circolazione delle informazioni tra le Forze di Polizia, allo scopo di aggredire sistematicamente e con maggiore efficacia ogni forma di illecito arricchimento conseguito dalle agguerrite consorterie criminali attive nel nostro comprensorio». Saveria M. Gigliotti nel mirino la “famiglia” gentile-besaldo-africano Scacco alle ’ndrine di Amantea Confiscate ville e automobili Il porto di Campora San Giovanni dove era attraccata la Benedetta II, la motonave sequestrata AMANTEA (CS) I finanzieri del Gico unitamente ai loro colleghi del nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Catanzaro hanno confiscato un complesso di beni, per un valore di oltre 15 milioni di euro, nei confronti dei principali esponenti della cosca “Gentile-Besaldo-Africano” operante in Amantea e nella zona del Medio Tirreno cosentino, già pesantemente decapitata, nel dicembre del 2007, nell’ambito dell’operazione denominata “Nepetia-Enigma”, con l’arresto di 39 consociati. In quell’occasione venne evidenziata l’esistenza, nel territorio di Amantea, di un sodalizio criminale con a capo Tommaso Gentile, coadiuvato da alcuni fidi sodali, quali Giacomino Guido (alias “Gianni Pantera”) ed i fratelli Guido e Massimo Africano, operante con metodo mafioso e dedito alla per- giocasttoli), veniva strumentalmente utilizzata da quest’ultimo per giustificare le disponibilità finanziarie accumulate grazie ai proventi delle attività delittuose, attraverso la documentazione di vendite giornaliere superiori rispetto a quelle effettivamente realizzate. Il tribunale di Cosenza, sezione misure di prevenzione, in accoglimento di apposita richiesta avanzata dal Procuratore della Repubblica di Catanzaro (Antonio Vincenzo Lombardo) al termine delle suddette indagini economico - patrimoniali, ha così emesso il citato provvedimento di confisca, che oltre a confermare la bontà dell’attività investigativa a suo tempo svolta dai finanzieri, costituisce un importante colpo sferrato al patrimonio della Tra gli averi cosca “Gentile-Besaldo”. Detti beni - oggi acquisiti al patrirequisiti monio dello stato per effetto una motonave dell’intervenuto provvedimento ablatorio - sono costiattraccata tuti, in particolare, da: quata Campora tro lussuose ville ubicate nel comune di Amantea; un fabbricato sito nel centro storico del comune di Belmonte Calabro; una motonave (la Benedetta II); sei attività commerciali; quote societarie; due autovetture; conti correnti bancari, per un valopetrazione di delitti di varia natura, contro la re stimato di oltre 15 milioni di euro. Un affare persona, il patrimonio nonché in materia di ar- di milioni di euro dal quale tutti gli esponenti mi e di sostanze stupefacenti. Il prosieguo dell’at- minori del clan erano stati tenuti fuori. E’ il catività investigativa, attraverso l’espletamento di so, ad esempio, di Pasqualino Besaldo, il cui nocomplesse ed articolate indagini di natura patri- me non compare in questa indagine. Dopotutmoniale delegate dalla direzione distrettuale an- to, tra i due “capi” i rapporti sono sempre stati timafia di Catanzaro, ha permesso agli investi- molto tesi. Ciò in quanto - per come emerso dagatori delle fiamme gialle di ricostruire in capo gli atti degli inquirenti - Besaldo oltre a stringeai maggiori esponenti della predetta cosca un re accordi con il boss sanlucidano Calvano che notevole patrimonio costituito da beni immobi- da tempo stava tentando di portare avanti delle li, disponibilità valutarie e società il cui valore è estorsioni ad Amantea, estromettendo proprio risultato sproporzionato rispetto alle relative ed Tommaso Gentile, si era avvicinato alla cosorteeffettive capacità economico-reddituali - che è ria di Castrovillari. Un fatto, che a Gentile prostato sottoposto a sequestro preventivo nel 2010. prio non andava giù. Tant’è che per lo stesso - per Una delle attività commerciali sottoposte a se- come riferito dai vari collaboratori di giustizia questro in passato, risultata direttamente inte- era stata finanche emessa sentenza di morte. Stefania Sapienza stata ad uno dei soggetti indagati (un negozio di 7 SABATO 14 gennaio 2012 D A L P O L L I N O calabria A L L O ora S T R E T T O why not CATANZARO La parola alla difesa. Che chiede di confermare la sentenza di assoluzione di primo grado nei confronti degli ex governatori Agazio Loiero e Giuseppe Chiaravalloti, imputati nel processo d’appello scaturito dall’inchiesta Why not sui presunti illeciti nella gestione dei fondi pubblici. A tale conclusione sono giunti i legali dei due ex presidenti al termine delle arringhe difensive. I sostituti procuratori generali di Catanzaro, Massimo Lia ed Eugenio Facciolla, in riforma della sentenza di primo grado che aveva assolto Loiero e CORIGLIANO (CS) «L’organizzazione partecipava attivamente alle campagne elettorali». È il collaboratore di giustizia Vincenzo Curato alias “U Cassanise” a fare un accenno al cosiddetto “filone politico” nell’ambito del processo “Santa Tecla”, riferendo dell’attività svolta dal clan per favorire l’ex sindaco di Corigliano Pasqualina Straface alle elezioni del 2006 «quando poi – ha detto Curato – vinse Armando De Rosis». Dinanzi al Tribunale penale collegiale di Rossano, nel corso dell’istruttoria dibattimentale del giudizio ordinario a carico dei fratelli Maurizio e Fabio Barilari, il pentito ha specificato di conoscere la Straface dal 1994 e di aver avuto degli incontri con i suoi fratelli, entrambi, come si ricorderà, coinvolti nella maxioperazione antimafia che è poi sfociata, nel giugno del 2010, nello scioglimento del consiglio comunale decretato dal Viminale per condizionamenti da parte della criminalità organizzata e avverso il quale è fissata l’udienza dinanzi al Tar Lazio per il prossimo 6 giugno. Rispondendo alle domande della difesa durante il controesame, Curato ha illustrato l’attività dell’organiz- «Assoluzione per Loiero e Chiaravalloti» La difesa: confermare la sentenza di primo grado per i due ex governatori Chiaravalloti, hanno chiesto la condanna, rispettivamente, a un anno ed un anno e sei mesi di reclusione. Nel processo d’appello, inoltre, sono imputate altre 14 persone tra esponenti politici, imprenditori e funzionari della Regione. Nel corso della requisitoria i difensori di Loiero, gli avvocati Marcello Gallo e Nicola Cantafora, hanno sostenuto che i loro assistiti sono estranei al- le accuse. Cantafora - informa l’Ansa - ha evidenziato come in alcune intercettazioni telefoniche era emerso che l’allora presidente della Regione Calabria era contrario nel prorogare l’affidamento dei progetti alla società Why Not. Il difensore di Chiaravalloti, l’avvocato Armando Veneto, ha sostenuto che l’accusa contro l’ex presidente della Regione si fonda principalmente sulla «voce che Chiaravalloti era amico di Antonio Saladino. Ma poi non è stato mai dimostrato che questa eventuale amicizia ha portato alla commissione di reati». Nel corso dell’udienza di ieri mattina sono intervenuti anche gli avvocati Enzo Ioppoli, difensore di Tommaso Loiero; Italo Reale per Francesco Saladino, e Nicola Cantafora per Nicola Durante. Tutti i legali - riporta ancora l’agenzia hanno concluso le loro arringhe con la richiesta di assoluzione dei loro assistiti. Il processo di primo grado, svoltosi con rito abbreviato, si è concluso nel marzo del 2010 con otto condanne e 34 assoluzioni. La Procura generale di Catanzaro aveva presentato poi ricorso contro l’assoluzione di alcuni imputati dal reato di associazione per delinquere mentre per tutti gli altri l’appello riguarda il reato di abuso in atti d’ufficio. Il processo è stato aggiornato al 24 gennaio come da calendario. Santa Tecla, il clan attivo nelle campagne elettorali Il pentito in aula fa un accenno al cosiddetto “filone politico” Il tribunale di Rossano e, sulla destra, il collaboratore di giustizia Vincenzo Curato “’U Cassanise” zazione criminale nella campagna elettorale del 2006, parlando di danneggiamenti di vele e di manifesti nonché del coinvolgimento degli appartenenti al clan che chiedevano «alla gente di votare per la Straface». Su tale ar- gomento, condivisa la tesi del pm antimafia Vincenzo Luberto sulla circostanza che l’ipotesi del voto di scambio non rientra tra le contestazioni ai due imputati, il presidente De Vuono ha disposto di procedere oltre, preveden- La posizione dell’ex sindaco già archiviata su richiesta della stessa Procura do eventualmente una nuova escussione del collaboratore, se necessaria su tali fatti, all’esito dell’istruttoria. Si ricorda che la posizione di Pasqualina Straface, in un primo momento indagata per concorso esterno è stata prima stralciata e poi archiviata su richiesta della stessa procura distrettuale antimafia. Tornando all’udienza di ieri, si sono registrati toni molto accesi tra pm e difesa durante il controesame del pentito, che ha ripercorso anche le tappe della propria attività criminale. Rispondendo alle domande degli avvocati Marco Gemelli e Salvatore Sisca, che hanno effettuato un lungo e articolato controesame, Curato ha parlato dei periodi trascorsi fuori da Corigliano fino al 2007 anno in cui iniziò a collaborare con la giustizia. «A Bologna risultavo assunto da varie ditte edili, ma non ho mai lavorato. Io trafficavo droga». Contrasto onorato e mai battezzato, ha spiegato che «nella nostra organizzazione i contrasti onorati possono fare di tutto, a differenza di quanto avviene altrove». E lui ha riferito di aver fatto un po’ di tutto, naturalmente sempre per conto dell'organizzazione «perché se fai rea- In manette il contabile dei Condello Alfredo Ionetti arrestato dalla mobile di Forlì con figli e segretaria REGGIO CALABRIA Ha incassato l’assoluzione nel processo “Vertice” e pensava di averla scampata una volta per tutte. Poi è arrivata la confisca di beni per 50 milioni di euro. Adesso per lui ed i suoi figli si sono spalancate le porte del carcere. La Squadra Mobile di Forlì, infatti, nell’ambito dell’operazione denominata “Trasporto scelto”, ha tratto in arresto Alfredo Ionetti, 79 anni, ritenuto contabile della cosca Condello, con l’accusa di associazione mafiosa finalizzata al riciclaggio di denaro proveniente da estorsioni ed usura. In carcere assieme a Ionetti, anche i suoi figli Daniele (29) e Paolo (31) e la storica segretaria Catia Lucchi Casadei (44). Risulta invece indagato a piede libero un 67enne funzionario di una nota banca locale. Ionetti doveva essere in soggiorno obbligato a Cesena ma, secondo quanto appurato dalle indagini, continuava a gestire gli affari del clan capeggiato da Pasquale Condello, suocero del “contabile” arrestato. Daniele Ionetti, infatti, negli anni scorsi sposò la figlia del “Supremo”, matrimonio diventato celebre per la benedizione papale giunta agli sposi. È una storia complessa quella di Alfredo Ionetti. Nel 2009 arriva per lui l’assoluzione da tutte le accuse. Tuttavia, a po- provvedimento emesso dal chi anni di distanza la Dia gli gip Rita Chierici, su richiesta confisca un tesoro da 50 mi- dei pm Fabio Di Vizio, Marco lioni di euro e applica la misu- Forte e Sergio Sottani della ra della sorveglianza speciale procura di Forlì. Ionetti e i ficon obbligo di soggiorno a Ce- gli, dunque, avrebbero continuato a gestisena. Quelle imprese che Secondo l’accusa re le imprese, con gli erano stariciclava denaro ii rapporti clienti che, te tolte, però, tra l’altro, Ionetti contisporco grazie erano quasi nuava a gea un istituto tutti pregiustirle nonodi credito locale dicati e legati stante la prealla criminasenza dei custodi giudiziari che avrebbero lità organizzata. La ditta in lasciato tutto nelle mani dei questione è la Sor-Nova, società specializzata nella venvecchi proprietari. Il 79enne è stato arrestato dita di camion e tir in Calaall’alba di ieri dai poliziotti di bria. Tra i reati contestati anForlì che hanno eseguito un che quello di aver violato le Il 79enne Alfredo Ionetti misure di prevenzione disposte dal giudice. Secondo la ricostruzione accusatoria, Alfredo Ionetti era il tesoriere della cosca Condello e nella città romagnola, grazie ad un istituto di credito locale, riu- Vincenzo Curato riferisce di “interventi” a favore della Straface nel 2006 ti per conto tuo non campi tanto». E reati ne ha commessi anche dopo l'inizio della collaborazione: «Ho avuto una discussione e l'ho menato». Dopo aver illustrato come funzionavano le estorsioni all’Airone, «tramite l’imposizione di subappaltatori» e gonfiando i prezzi, Curato ha definito Fabio Barilari un “contrasto onorato” mentre il pentito Giovanni Cimino (collaboratore dal 1998, era stato battezzato e aveva il terzo grado nella cosca Carelli) sentito in videoconferenza, ha affermato di non aver mai sentito parlare di Fabio Barilari, a differenza del fratello Maurizio che, per quanto di sua conoscenza, era utilizzato da Arcangelo Conocchia per lo spaccio della cocaina. Dopo le dichiarazioni spontanee di Maurizio Barilari, l’udienza è stata aggiornata al prossimo 26 gennaio per l’escussione del pentito Carmine Alfano, ex cognato dei fratelli Barilari. ROSSELLA MOLINARI [email protected] sciva a riciclare il denaro sporco proveniente da varie attività illecite, allo scopo di poter poi girare le somme sui conti correnti del clan del “Supremo”. L’operazione di ieri ha preso le mosse da una segnalazione della Banca d’Italia su presunte operazioni sospette su un conto corrente intestato ad Alfredo Ionetti ed utilizzato per l’incasso di cambiali provenienti da Calabria e Sicilia per conto di imprese di autotrasporti. A giudizio del gip, dunque, Ionetti «conservava un pieno potere decisionale e di direzione dell'impresa, nell'esercizio del quale si appropriava dei titoli e delle somme di denaro». Si apre un nuovo capitolo, quindi, per il contabile dei Condello. I conti con la giustizia, per lui ed i figli, sembrano niente affatto chiusi. CONSOLATO MINNITI [email protected] 12 SABATO 14 gennaio 2012 calabria ora R E G G I O Rapinavano gli anziani Tutti rinviati a giudizio “Barracuda”, Sorace patteggia. In due all’abbreviato Hanno terrorizzato la città per diversi mesi compiendo rapine ai danni di persone anziane ed indifese. Da ieri sono tutti a processo. È entrato nel vivo il procedimento “Barracuda”. Alla sbarra diversi soggetti accusati di associazione per delinquere finalizzata alle rapine, rapina aggravata, lesioni aggravate e sequestro di persona. Dinnanzi al gup Petrone, Vincenzo Sorace ha chiesto ed ottenuto il patteggiamento a quattro anni e otto mesi di reclusione. Sulla quantificazione della pena pesa ovviamente la scelta del giovane di collaborare con le forze dell’ordine per aiutare le indagini a chiudere il cerchio sulla banda che ha messo a colpo decine di colpi in tutta la città, alcuni proverbiali proprio per la loro efferatezza. Hanno scelto il rito abbreviato, invece, Antonino Consolato Aricò e Carmela Lauro. Per quanto riguarda gli altri im- Fabio Calù Vincenzo Sorace putati, sono stati tutti rinviati a giudizio, così come richiesto dal pubblico ministero in sede di udienza preliminare. Si tratta di Carmelo Calù, Fabio Calù, Antonio Caracciolo, Domenico Palmisano, Mirko Falcomatà, Salvatore Bonura, Demetrio Monorchio e Giovanni Bellantoni che saranno davanti alla sezione penale del tribunale il prossimo 28 marzo. L’attività dell’Arma ha permesso di disarticolare, nello scorso luglio, un’associazio- ne dedita alla commissione di reati terribili che vedevano come esclusive vittime degli anziani indifesi, che venivano selvaggiamente aggrediti e che, solo per puro caso, sono riusciti a sopravvivere a quella terribile esperienza. Le indagini erano state avviate già nel giugno del 2010 ed avevano portato al fermo di tre persone, due uomini e una donna (Palmisano, Sorace e la Lauro) accusati inizialmente di tre episodi di rapina commessi in danni di an- ziani. In quella circostanza fu un testimone e fornire tre cifre della targa di un’auto sospetta notata nei tempo e nei luoghi della rapina. Poco tempo dopo iniziò a collaborare con gli inquirenti uno della banda. Si trattava di Vincenzo Sorace, che fece altri nomi ma non quelli dei capi e promotori. Ma una svolta alle indagini arrivò da Carmela “Mela” Lauro, bidella sospesa dal servizio che, dopo essere stata posta agli arresti domiciliari grazie alla presenza dei figli piccoli, fu una fonte inesauribile d’informazioni per i carabinieri. Nella sua casa parlava deliberatamente dei colpi messi a segno fornendo indicazioni precise ai militari. Nel corso dell’udienza di ieri, sono intervenuti, tra gli altri, gli avvocati Michele e Antonino Priolo, Iaria, Martino, Milasi e Pratticò. CONSOLATO MINNITI [email protected] «I clan controllavano i voti» “Meta”, il colonnello Giardina riferisce sul Comune di Fiumara «La ‘ndrangheta s’interessò subito delle elezioni comunali di Fiumara». Torna a deporre il colonnello Valerio Giardina (in foto) nell’ambito del processo “Meta”. L’ufficiale dell’Arma, infatti, ha delineato ieri tutti i contorti relativi alle cosche Buda-Imerti e Zito-Bertuca che operano nella zona di Villa San Giovanni e Fiumara di Muro. Particolare attenzione è stata posta ai rapporti con la politica. Dalle indagini effettuate è emersa la volontà di un condizionamento del voto per le elezioni amministrative del 2008. «Già a partire dal 2007 – spiega il colonnello – c’erano state delle chiacchierate propedeutiche ad accordi per le elezioni. Dal complesso delle intercettazioni abbiamo appreso che i probabili candidati venivano identificati nel sindaco uscente Domenico Cianci ed in Stefano Repaci. Questo è molto importante perché in base all’elezione del sindaco si apriva la possibilità per la cosca di inserirsi nella gestione degli appalti ed in tutte le altre situazioni riguardanti soldi da spendere nel settore pubblico». Il racconto di Giardina prosegue con un fatto assai importante: «Repaci ha vinto poi le elezioni, ma c’è un episodio che merita di essere commentato. Al termine di un summit mafioso tenutosi a Solano, Passalacqua e Vitale, uomo di fiducia di Rocco Musolino) si recano nell’ufficio di Repaci e siamo nel periodo precedente all’elezione dello stesso Repaci». Secondo il colonnello è chiaro che «la cosca voleva dimostrare di sapere controllare il territorio». Dopo aver parlato della convenzione che si voleva stipulare tra Acquereggine ed il Comune di Fiumara e che doveva servire «solo a procacciare posti di lavoro per i parenti degli affiliati», Giardina ha ricordato come vi siano state nell’ente tirrenico delle gare d’appalto truccate ed anche dei concorsi pilotati. Ricorda un episodio il colonnello e cioè «quando entrò Carmelo Sergi a lavorare al Comune. All’epoca l’ingegner Matalone inviò in anticipo il compito per Sergi, ma questi lo copiò male e delle altre tre persone partecipanti, sicuramente – pensarono – uno l’avrebbe fatto meglio di lui. Così ignoti s’introdussero all’interno del Comune e aprirono tutte le buste costringendo il Consiglio ad annullare il concorso». L’episodio, risalente agli anni ’80, darebbe la dimensione della situazione che si respirava, così come quello riguardante Pasquale Buda che si dimise da vigile urbano per poter essere battezzato dalla ‘ndrangheta. (c. m.) urbanistica «I palazzi erano abusivi ma avevano il collaudo» C’erano anche palazzi abusivi ma con tanto di collaudo. È quello che emerge della deposizione dell’architetto Patrizia Gagliano, ieri, nell’ambito del processo “Urbanistica”. Il perito nominato del pubblico ministero Maria Luisa Miranda, infatti, ha effettuato una disamina molto particolareggiata sulla perizia effettuata e che ha dato anche l’input definitivo all’inchiesta. Dalle carte della Gagliano sono emerse situazioni quanto meno strane che hanno portato poi all’emissione del provvedimento dell’autorità giudiziaria. Con l’operazione “Urbanistica”, infatti, sono stati tratti in arresto diversi soggetti con l’accusa, a vario titolo, di associazione a delinquere costituita allo scopo di commettere una serie di delitti di corruzione per atti d’ufficio, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, abusi d’ufficio e falsi, con l’aggravante per Giuseppe Melchini di aver organizzato e diretto l’associazione. In particolare l’architetto, avvalendosi della sua posizione di funzionario responsabile del settore polizia municipale Mercato di via Minniti Sanzioni per 11mila euro Nell’ambito dei controlli disposti dal Comando di Polizia Municipale per il contrasto dell’abusivismo commerciale nei mercati su aree pubbliche della città, personale del Corpo ha effettuato un intervento finalizzato alla tutela dei consumatori ed al regolare svolgimento delle attività commerciali nell’area mercatale di via T. Minniti. In particolare, personale del servizio operativo e del comando centro, coordinato dall’ufficiale del corpo E. Giordano, è intervenuto durante lo svolgimento del mercato e, nel corso del controllo, ha accertato ben 12 violazioni amministrative irrogando sanzio- l’interrogatorio Ha respinto ogni accusa Antonino Perla, il 21enne tratto in arresto giovedì con l’accusa di essere l’autore dell’omicidio di Eduardo Bruciafreddo. Il giovane, difeso dall’avvocato Francesco Calabrese, è stato interrogato ieri dal gip Adriana Trapani, alla presenza del pm Gabriella Cama. Non sarebbe stato lui ad uccidere Bruciafreddo e quella lite non avrebbe avuto alcuna conseguenza. È questa la linea difensiva di Perla (in foto) che ha provato a spiegare al giudice che lui con quell’efferato delitto Perla respinge tutte le accuse Davanti al gip il giovane nega di aver ucciso Eduardo Bruciafreddo proprio non c’entra nulla. Eppure ad incastrare Perla ci sono le testimonianze di diversi soggetti che hanno parlato della lite che lo ha visto coinvolto con Bruciafreddo qualche sera prima che quest’ultimo fosse ammazzato all’interno della sua abitazione di Sant’Elia di Ravagnese. Secondo la tesi accusatoria, proprio il li- tigio dinnanzi al locale “Il gatto matto” avrebbe poi generato la reazione sconsiderata di Perla che sarebbe andato a cercare vendetta uccidendo Bruciafreddo. Gli investigatori sono arrivati al presunto omicida dopo aver seguito altre due piste che potevano rivelarsi utili: una riguardante un movente passionale e l’altra per edilizia privata dal 10 maggio 2001 all’1 settembre 2009, assicurava l’esito di un numero indeterminato di progetti presentati in violazione della normativa urbanistica, oppure assicurava l’iter agevolato a quelli presentati da tecnici e professionisti a lui collegati. Melchini garantiva poi ad alcuni membri dell’ufficio adeguata copertura per la realizzazione di interessi illeciti. Ma dalla deposizione di ieri della Gagliano sono emersi anche degli aspetti davvero particolari con retroscena non da poco: da falsi architetti che firmavano atti senza aver avuto mai l’abilitazione, fino a giungere a palazzi costruiti in modo totalmente abusivo ma che potevano addirittura contare su una precisa procedura di collaudo. Insomma, una situazione al limite del paradossale. Dopo l’architetto è stato il turno di due operanti della pg che si sono occupati delle intercettazioni. Il processo è andato al prossimo 20 gennaio per ascoltare altri testimoni dell’accusa. c. m. debiti da stupefacenti ancora non pagati. Tuttavia la testimonianza chiave è stata quella del fratello della vittima che, da subito, ha affermato come quell’uomo visto fuggire dopo l’agguato era proprio Antonino Perla. Un racconto che ha chiuso il cerchio facendo scattare le manette ai polsi di Perla. (c. m.) ni per un valore di oltre 11mila euro; contestualmente si è proceduto allo sgombero delle installazioni non in regola con le norme che disciplinano lo svolgimento del mercato. La vigilanza sulle attività commerciali su aree pubbliche ed in particolare sulle aree mercatali continuerà nei prossimi giorni. l’ORA GrecoCALABRA p~⁄~ COMUNI Melito Porto Salvo Bova Bova Marina Motta San Giovanni Condofuri Montebello Jonico 0965 732473 0965 762010 0965 760023 0965 718101 0965 776000 0965 785372 GUARDIE MEDICHE Palizzi Roghudi Bagaladi San Lorenzo Com.Montana Capo Sud 0965 763079 0965 789140 0965 724362 0965 721395 0965 775311 Melito Porto Salvo (T.Evoli) Bova Bova Marina Motta San Giovanni Condofuri Montebello Jonico Palizzi Bagaladi San Lorenzo Melito Porto Salvo Bova Bova Marina Motta San Giovanni Condofuri Montebello Jonico Palizzi Bagaladi Il Coordinamento delle associazioni torna alla carica «Centrale a carbone: SeiRepower giù la maschera». Il coordinamento delle associazioni dell'area grecanica ritorna sulla questione della centrale a carbone attaccando la Sei, “rea” a suo di dire «di non gradire il confronto pubblico, comunicando solo attraverso le interviste di Fabio Bocchiola, nella sua duplice veste di amministratore delegato della Sei e della filiale italiana dell’azienda svizzera Repower». Riprendendo l’intervista rilasciata al programma “Laser”, della tv svizzera Rsi-Rete Due, il coordinamento sottolinea come «l’amministratore delegato della Sei-Repower chiarisce alcune posizioni della sua azienda riguardo alla scelta del carbone a Saline Joniche ed in particolare il perchè della scelta del carbone che é il combustibile più economico e che quindi fa guadagnare più soldi alla sua società Sei-Repower». L'affondo che si evince nel comunicato continua ed aggiunge che «nessuna preoccupazione ha invece la Sei-Repower che con i suoi dirigenti seduti attorno ad un tavolo ha deciso di abbinare il carbone ad una delle zone più belle d’Italia. Il peggiore inquinamento al turismo». Molti i punti trattati dal coordinamento che riprendendo le parole di Bocchiola: “Ci siamo mossi con molta cautela quando abbiamo deciso di entrare nel mondo del carbone, perchè il primo passo è stato proprio questo, cioè la salute pubblica” aggiunge che «l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato un allarme che inchioda le centrali a carbone affermando che esse sono la prima causa al mondo delle morti per inquinamento. L’intervista continua con un gioco di prestigio - continua la nota – quando l’a.d. della SEI-Repower inizia a parlare di inquinamento e afferma: “Abbiamo creduto nel sistema Ets, cioè Emission Tra- Il progetto della centrale ding System, che già oggi è operativo, cioè io nella mia centrale a turbogas che ho in Campania, già oggi sto comprando certificati di CO2”. Con gli Ets si compra il diritto di inquinare». Il No al carbone aggiunge che «neanche il tanto sbandierato Ccs (cattura e stoccaggio del carbone) viene in aiuto alla Sei-Repower con Bocchiola che ha dichiarato che "Bisogna riflettere perchè vorrebbe dire perdere circa 10 punti di efficienza, e quindi il grande successo di passare da 35% a 45% di efficienza". Questo vuol dire che il progetto della centrale a carbone a Saline – si legge nel documento diramato sarà inquinante esattamente come le altre centrali a carbone. Dopo il ridimensionamento dei posti di lavoro da 500 a 140, anche la favola del carbone pulito grazie al Ccs manifesta la sua inconsistenza». La disamina continua soffermandosi «sul finale dell'intervista dove l’amministratore delegato della SeiRepower parla dell’idea di elaborare quello che chiama “un patto di legalità” da stringere con le forze dello stato locali, nonostante la forte opposizione di tutte le istituzioni calabresi nei confronti del progetto della centrale. A tal proposito Bocchiola ha affermato che “non è nelle corde della Regione poter decidere in autonomia […]La Regione non può permettersi di dire sì, no, non mi piace”. L’obiettivo finale della SeiRepower – concludono le associazioni - é quello di imporre sul territorio di Saline un progetto illegale, pericoloso per la salute dell’uomo e per l’ambiente, che ha incontrato il netto rifiuto di tutte le istituzioni calabresi e della popolazione, attraverso sistemi di disinformazione che hanno suscitato lo sdegno anche in terra elvetica». FRANCESCO IRITI [email protected] istituto comprensivo I ragazzi si sono distinti in giochi matematici e concorsi di grafica «Una scuola di qualità sempre più inclusiva e che premia il merito», con queste parole ha esordito l’assessore Regionale alla Cultura Mario Caligiuri per aprire i lavori del convegno che si è tenuto al centro agroalimentare di Lamezia Terme. Congresso che ha dato lustro ai giovani talenti della nostra Calabria legittimando la voglia di emergere di una regione che ha dato i natali a molte eccellenze e che continua ad essere fucina di cultura e di grande operosità intellettiva. Duecentocinquanta ragazzi hanno partecipato all’incontro e tra di essi nove alunni dell’Istituto Comprensivo Statale di Motta San Giovanni che si sono distinti nei giochi matematici dell’Università Bocconi tra i quali: Riccardo Ielo, Chiara Campolo, Chiara Surace, Lorena Franco, Martina Siclari, Santina Paviglianiti, Stefanel Couvrig e in vari concorsi nazionali di grafica tra i quali: Ila- TEMPO LIBERO 0965 781378 0965 762702 0965 766360 0965 712209 0965 780333 0965 782783 0965 765803 0965 724088 BOVA Museo arte contadina BOVA MARINA Museo agropastorale Biblioteca Cineteatro “Don Bosco” CONDOFURI Biblioteca “Rempicci” 0965 762013 0965 760821 0965 760821 0965 766208 0965 784877 verso le elezioni Marcianò: siano priorità il cittadino e la famiglia MELITO PORTO SALVO «L'impegno per il bene comune e l'amore verso il proprio territorio, prevalga rispetto agli egoismi individuali e corporativi». Mimmo Marcianò, presidente dell'associazione “Nuovi Orizzonti dell'area grecanica”, in vista delle prossime elezioni comunali a Melito Porto Salvo, invita «la politica, le istituzioni, il mondo dell'associazionismo civile e religioso, ad interrogarsi ed assumere posizione e quindi responsabilità, nei confronti del futuro e dello sviluppo dell'intero territorio». Marcianò si auspica il bene del comune melitese chiamato a rinnovare l'intera amministrazione dopo le due legislature consecutive targate Iaria. «Tale considerazione, trova il proprio convincimento dalle risultanze politiche prodotte negli ultimi anni, visto che il territorio dell'area grecanica, ha perso, o meglio non è riuscito ad eleggere propri rappresentanti continua Marcianò - nè a livello provinciale, nè in quello regionale». L'anali- si del presidente di Nuovi Orizzonti punta il dito sulle «ricadute negative percepite e vissute quotidianamente dalla popolazione melitese come nei casi di ospedale, porto, ridimensionamento e soppressione uffici pubblici, aumento disagio sociale, disoccupazione giovanile». Marcianò continua la sua disamina sulla questione generale nella quale versa la politica melitese che «deve rispettare la libertà e le ambizioni personali di ognuno». A tal proposito, come aggiunge lo stesso, «la politica è chiamata ad offrire un volto nuovo fatto di credibilità, di coesione visto le particolari contingenze economiche e sociali in cui vive e si trova il nostro territorio». Serve un nuovo modo di fare politica «che non sia assolutistico e pensi alle questioni personali, ma abbia al centro della sua azione – conclude la nota - il cittadino, la famiglia, e la crescita civile ed economica del proprio territorio e la moralizzazione della cosa pubblica». fr.ir. verso le elezioni/2 Attestato di merito per alunni mottesi MOTTA SAN GIOVANNI ¢~ ~ ›¼ CARABINIERI 0965 783007 0965 762217 0965 761500 0965 711397 0965 727085 0965 785490 0965 765203 0965 372251 0965 721002 «La “Sei” vuole imporre un progetto pericoloso» MONTEBELLO JONICO calabria ora SABATO 14 gennaio 2012 PAGINA 19 ria Seminara, Domenico Laganà. Presente anche il dirigente scolastico Caterina Autelitano e i docenti Rosalia Branca e Antonia Arcidiaco che con orgoglio hanno accompagnato i giovani talenti e con essi hanno condiviso un’esperienza pregnante, significativa e appagante. La sala era gremita da tanti ragazzi i cui volti lasciavano trasparire la forza di un’età carica di promesse ed aspettative e al contempo la consapevolezza dell’importanza e del valore, per la loro crescita e maturazione, dello studio. Momento altrettanto importante per i dirigenti e i docenti della scuola calabrese che hanno trovato in tale convegno rinforzata fiducia nel proprio operato e ancor più nel ruolo strategico della scuola quale fonte di crescita personale e mezzo di realizzazione e sviluppo civile, democratico ed economico della nazione. PASQUALE GATTUSO [email protected] Totò Minniti si schiera con Italia dei valori MELITO PORTO SALVO Totò Minniti aderisce all'Idv. E' questo l'oggetto della conferenza stampa indetta questa mattina a Melito Porto Salvo alle 10. Nei locali del circolo di “Italia dei Valori” gli esponenti dipietristi presenteranno al pubblico ed alla stampa la nuova figura politica. Il consigliere comunale farà, quindi, la prima uscita personale con il suo nuovo partito dopo che, sin dai mesi scorsi aveva instaurato una battaglia personale contro l'amministrazione Iaria di cui fa parte e che l'aveva visto anche ricoprire il ruolo di presidente del consiglio. Importante l'acquisto dell'Idv che rafforza la propria presenza in vista delle prossime elezioni comunali visto che Minniti non ha nascosto di volersi ricandidare. L'incontro avrà luogo alla presenza del commissario e del consigliere regionale Giuseppe Giordano, del Commissario regionale Vincenzo Tromba, del commissario provinciale Antonio Marrapodi e del Referente cittadino Antonino Minniti. fr.ir. SABATO 14 gennaio 2012 PAGINA 21 l’ora della Piana Piazza Primo Maggio 17, Palmi Tel. e Fax: 0966 55861 Mail: [email protected] PORTO AUTORITA PORTUALE OSPEDALI 0966 588637 CAPITANERIA DI PORTO 0966 562911 0966 765369 DOGANA GUARDIA DI FINANZA 0966 51123 POLIZIA DI FRONTIERA 0966 7610 CARABINIERI 0966 52972 VIGILI DEL FUOCO 0966 52111 GIOIA TAURO FARMACIE 0966 52203 PALMI 0966 267611 CITTANOVA 0966 660488 OPPIDO 0966 86004 POLISTENA 0966 942111 TAURIANOVA 0966 618911 Rosarno Ioculano 0966 51909 Rechichi 0966 52891 Tripodi 0966 500461 Alessio 0966 773237 Borgese 0966 712574 Cianci 0966 774494 Paparatti 0966 773046 Palmi Barone Galluzzo Saffioti Scerra Stassi 0966 479470 0966 22742 0966 22692 0966 22897 0966 22651 Taurianova Ascioti 0966 643269 Covelli 0966 610700 D’Agostino 0966611944 Panato 0966 638486 Migranti, il nuovo campo per ospitare 250 persone Tripodi presenta la struttura che sorgerà a S. Ferdinando ROSARNO E’ ormai sancito che a Rosarno si tratta di emergenza migranti. Ma nella cattiva notizia c’è anche qualche buona nuova. Ieri mattina il sindaco di Rosarno, Elisabetta Tripodi, ha convocato una conferenza stampa, affiancata da Daniela Pompei, consulente del ministero della cooperazione internazionale e integrazione, e don Pino De Masi, referente calabrese di Libera. L’oggetto del briefing con politici, tecnici e poi con la stampa è stato propedeutico a dare una notizia importante, ossia l’apertura della tendopoli nell’area industriale di San Ferdinando, che darà ospitalità a circa 250 immigrati. «Si tratta di una novità attesa – ha chiarito la Tripodi – ratificata durante il tavolo tecnico interistituzionale in prefettura. Il prefetto di Reggio ha decretato l’occupazione dell’area Asi in questione, che sarà allestita con le tende messe a disposizione dalla Protezione civile». Sono state dunque superate le difficoltà iniziali, e la riottosità dell’Asi stessa, che EMERGENZA Da sinistra Demasi,Tripodi, Pompei di fronte all’azione d’imperio del prefetto Luigi Varratta, non può che alzare le mani. I lavori partiranno, in maniera assai celere, già dalla giornata odierna, per dare la possibilità di allestire il campo già per giovedì prossimo. «Questa soluzione – ha proseguito il primo cittadino medmeo – ci consentirà di sgomberare alcune zone assai critiche, ad esempio la fabbrica ex Pomona e le case dietro il centro storico». In pratica altri ghetti chiuderanno i battenti, e gli africani troveranno un posto nel comune di San Ferdinando, che poi di fatto è sul confine rosarnese. Per quel che concerne il dettaglio economico, la Tripodi ha assicurato che «Rosarno non avrà spese», ed è quindi probabile che dei costi si farà carico la Regione, o il Viminale, se non addirittura la Prociv stessa. Ad assistere alla conferenza stampa c’erano assessori e consiglieri comunali, e anche un esponente di partito, Aurelio Timpani di Fli che ha sollevato la questione della interterritorialità dell’emergenza migranti. La Tripodi è stata cauta, chiarendo che «i numeri di- CINEMA Gioia Tauro cono che la questione è soprattutto rosarnese, ma ciò non toglie che per scelte politiche più strutturali, come ad esempio accoglienza in generale e economia, la stessa Città degli ulivi (l’associazione che riunisce i comuni della Piana) possa essere investita del problema». A dar manforte all’iter c’era don Pino De Masi, investito anche come esponente importante della diocesi. «Mi preme sottolineare che il prefetto ha dimostrato enorme sensibilità, spiegando che le condizioni degli africani sono prioritarie rispetto ad altri aspetti della vicenda. Per quanto ci riguarda siamo impegnati come associazionismo cattolico e in rete con altri soggetti ad offrire strumenti e sostegno fattivo affinché si possa gestire nel migliore dei modi la tendopoli». Un passo in avanti, quindi, nell’affrontare la questione migranti, con una soluzione certamente provvisoria che può decongestionare la città di Rosarno, sempre a rischio polveriera. DOMENICO MAMMOLA [email protected] Gioia Tauro “Politeama” 0966 51498 Chiuso Cittanova “Gentile” 0966 661894 Chiuso Polistena “Garibaldi” 0966 932622 Chiuso Laureana “Aurora” Chiuso MIGRANTI/2 Madafferi: disponibilità Ma la città vuole garanzie SAN FERDINANDO Apertura di credito e cautela del sindaco di San Ferdinando, Domenico Madafferi, sulla tendopoli della Prociv per i migranti nell’area industriale sanferdinandese. «Ho offerto tutto il supporto e la disponibilità – ha dichiarato Madafferi – ma è chiaro che mi aspetto rassicurazioni rispetto all’ordine pubblico, e alla gestione della struttura». Stamattina al municipio sanferdinandese arriverà una delegazione tecnica dalla prefettura per fare un incontro con il sindaco e un sopralluogo sul terreno della seconda zona industriale dove saranno installate le tende. «Domani (oggi per chi legge, ndr) discuterò di tutte le cose più importanti, mi farò garante di eventuali preoccupazioni della cittadinanza e chiarirò che come ufficiale di governo devo essere nelle condizioni di poter operare serenamente». Un discorso cauto ma non per questo propedeutico a chiusure di alcun genere. «A scanso di equivoci voglio dire che nessuno è contrario alla tendopoli, CAUTO Madafferi né all’accoglienza, la cosa che mi preme sottolineare è che ho solo la necessità di essere rassicurato sulla questione gestionale». Il vero cruccio che assilla Madafferi è di tipo economico, ossia chi apre i cordoni della borsa per finanziare la tendopoli. «Di certo nessuno può chiedere un euro al mio comune. Noi non abbiamo ricevuto finanziamenti ad hoc, e soprattutto non abbiamo somme in bilancio previste per questo tipo di attività». In pratica un impegno a costo zero, che sarà declinato dal sindaco di San Ferdinando con estrema puntigliosità. Ci sarebbe poco da preoccuparsi di eventuali problemi di ordine pubblico, anche perché la tendopoli è ampiamente fuori dal centro abitato e, addirittura, è più vicina a Rosarno che a San Ferdinando. do. ma. MIGRANTI/3 Pompei glissa su Rosarno La collaboratrice del ministro: raccolgo solo informazioni ROSARNO Che il problema di Rosarno sia serio lo si capisce anche dall’equilibrio e dalla sobrietà di Daniela Pompei, collaboratrice del ministro alla cooperazione internazionale e integrazione Andrea Riccardi. La docente universitaria oppone un sorriso e scuote la testa alle insistenze dei cronisti che chiedono cosa ne pensa rispetto al contesto rosarnese. Blindata dal sindaco Elisabetta Tripodi e da don Pino De Masi, la Pompei si lascia sfuggire solo quale breve periodo. «Il mio compito è fare un sopralluogo, raccogliere informazioni per il ministro. E siamo solo all’inizio della visita». Di più non dice, anche quando viene sollecitata sul doppio filo che la lega a Riccardi, ossia la comune militanza e dedizione alla causa della comunità di Sant’Egidio. «Questo esula dalla mia attuale funzione». Più che una cooperante, la Pompei è stata funzionaria ligia alla consegna del silenzio. A parte questo, però, la visita della esperta ha comunque un valore molto importante, considerato che si articola come una risposta decisa alle sollecitazioni dell’amministrazione comunale, che ha sottolineato – attraverso una lettera del sindaco a Riccardi e alla titolare del Viminale, Annamaria Cancellieri – la solitudine istituzionale che patisce la città sul Mesima. Alcuni rumors che si susseguono, ma sui quali ha glissato la stessa Pompei, darebbero per certo l’arrivo del ministro Riccardi entro la fine del mese in corso. E lo stesso provvedimento del prefetto reggino di dare il via libera alla tendopoli a San Ferdinando può essere considerato come il segnale che qualcosa si muove. A parte le strutture, ovviamente necessa- ATTENTI Da sinistra Riccardi e Pompei rie per l’accoglienza e decongestionare i ghetti, la città si aspetta un intervento economico serio e soprattutto la rimozione di alcuni ostacoli al sistema produttivo locale. Intanto prosegue la carovana della solidarietà, con la comunità di Sant’Egidio che oggi sarà impegnata nella distribuzione di generi di prima necessità nei luoghi maggiormente critici. Aspettando Riccardi. do. ma. 26 SABATO 14 gennaio 2012 calabria ora V I B O Nefrologia, arriva lo stop dall’Asp sui ricoveri ordinari Si chiude. Proteste dalla Sin e dai dializzati L’ingresso dell’ospedale Jazzolino, da adesso privo anche dei posti letto per la Nefrologia La gravità della patologia non ha alcuna rilevanza, più importanti, semmai, sono i conti da far quadrare, costi quel che costi, e un Piano di rientro da applicare alla regola. Lo ha fatto un’altra volta, la commissione straordinaria dell’Asp. Ha sostituito solo gli attori, lasciando invariato il copione - il famoso decreto 106 - e il palcoscenico, l’ospedale Jazzolino, sul quale è di nuovo calato il sipario. Sul quale, più chiaramente, è ritornato a farsi vivo lo spettro della chiusura, con la divisione di Nefrologia (diretta dal dottore Francesco Giofrè) nel mirino. “L’ordine” ha numeri chiari, e fa leva sulla delibera 1682 del 29 dicembre 2011, nonché sulla disposizione del direttore sanitario dello scorso 5 gennaio, (protocollo 785): da giovedì 12, quindi dall’altro ieri, non saranno più attivi i posti letto in regime di ricovero ordinario. Ergo, se il paziente ha bisogno di cure si provveda al trasferimento, poco importa se a tantissimi chilometri di distanza. la competizione Così si consuma l’ennesimo scippo, tra la politica regionale che per Vibo ha continuato a fare spallucce, certa di aver già “osato” abbastanza, ed una commissione che “militarmente”, accuserebbe più di qualcuno, ha deciso di applicare alla lettera il Piano, non potendo e volendo, probabilmente, assumersi nessun’altra responsabilità. Il prezzo più caro, ovviamente, alla fine lo dovranno pagano sempre loro: i malati, oncologici, urologici, nefrologici... la varietà non manca, la soluzione a tutto questo, però, sì, e il dramma è che se qualcuno non si fosse premurato di protestare forse del provvedimento nessuno avrebbe saputo nulla. Il reparto, in realtà, non ha mai avuto vita facile. Prima del 2010 contava 8 posti di degenza ordinaria più due di day hospital. Nell’estate dello stesso anno l’inizio della “contrazione”. Manca il personale e si pensa di accorparlo alla Medicina in attesa di un programma di riat- tivazione che non arriverà mai. I letti a disposizione diventano 4, ma nessuno si cura del fatto che il reparto serve tutta la provincia e, addirittura, le zone della Piana e alcune del Reggino. Tra Catanzaro e Reggio Calabria, quello di Vibo rappresenta l’unico presidio Nefrologico, l’unico punto di riferimento per circa 150 utenti che si sottopongono ad emodialisi, ai quali si aggiungono coloro, circa una cinquantina, che vivono grazie al fatto di essersi sottoposti ad un trapianto di rene. Adesso cosa succederà? Possibile che non vi fossero altre alternative? Per la dottoressa Teresa Papalia, presidente della Sin (Società italiana di nefrologia) ve ne erano eccome, tanto che non ha esitato a bocciare la Commissione per la «decisione presa inopinatamente». «Se vogliono mettere in discussione il diritto dei cittadini alla salute facciano pure - il suo amaro commento - ma la chiusura della divisione mette a rischio vite umane, e questo nessuno può accettarlo». Provvedimento «grave», gravissimo, dunque, tanto più perchè «arriva proprio nel momento in cui la Sin e l’Ufficio del commissario hanno avviato un confronto per una equa distribuzione del territorio dei presidi sanitari». In effetti, sembra che alla chiusura già prevista dal decreto 106 ci si fosse arrivati per via di alcuni dati non veritieri sul carico di lavoro che gravava sul reparto. E sembra ancora che la Regione avesse preso un impegno a rimodulare il tutto, pianificando una rete nefrologica su l'intera Calabria e seguendo gli interessi dei pazienti. L’Asp, invece, avrebbe precorso i tempi senza fornire nuove disposizioni, né indicare vie alternative per i ricoveri. Intanto, i malati che quei 4 posti li occupano ancora per il momento non possono essere dimessi, ma se qualcuno dovesse improvvisamente arrivare al Pronto soccorso e dovesse avere bisogno di un ricovero dove dovrebbe andare? Non è dato sapere. Fortunatamente per la Sin e l’Aned (Associazione nazionale emodializzati, dialisi e trapianto), che ha chiesto l’immediata sospensione del provvedimento ed un incontro urgente al dirigente Gianluigi Scaffidi, la battaglia deve ancora iniziare. A meno che non intervenga direttamente il governatore Giuseppe Scopelliti, anche nella qualità di commissario per il Piano di rientro. «E’ lui, infatti - ha spiegato la Papalia - che può e deve dare garanzie alla popolazione della provincia. Siamo convinti che non può essere d’accordo con una disposizione così, che contribuisce a uccidere la sanità in Calabria, per cui certamente si adopererà per farlo annullare». Speriamo, perchè se così non fosse significherebbe aver improvvisamente tolto ad una famiglia enorme la casa. E questo nessuno potrebbe mai perdonarselo. TIZIANA ADAMO [email protected] il convegno uici agricoltura “Gran Prix di nuoto” La Fin sceglie Vibo Oltre la disabilità per essere genitori Cipolla rossa, nuovo appello di Coldiretti L’appuntamento è per oggi e domani per il primo “Gran Prix regionale nuoto esordienti indoor” organizzato dal Comitato regionale della Fin. Nella piscina comunale di località Maiata si ritroveranno ben 109 atleti in rappresentanza di sette società calabresi, mentre 459 saranno le gare che si terranno nelle due giornate, che avranno inizio alle ore 9.00 e termineranno alle 18.30, con una pausa prevista dalle 13 alle 15. Ovviamente, non poteva non essere grande la soddisfazione della Vibo Nuoto e del suo presidente Lorenzo Passaniti, il quale ha voluto anticipatamente ringraziare la Fin per aver scelto proprio la città di Vibo per un evento di tale importanza. Evento che ha registrato la adesione di sei società, ovvero della Rende Nuoto, che gareggerà con 14 atleti, 9 maschi, 5 femmine; della Kroton Nuoto: 26, 16 maschi, 10 femmine; Paideia sd – Reggio Calabria, 14, 6 maschi, 8 femmine; Gruppo Pol Catanzaro, 21, 11 maschi, 10 femmine; Asd Pianeta sport - Rc, 12 atleti, 6 maschi, 6 femmine; Nettuno Palmi Asd, 7, 3 maschi, 4 femmine; Nuotatori reggini asd, 15, 7 maschi, 8 femmine. Un appuntamento, dunque, a cui tutti gli appassionati non potranno rinunciare, anche perchè in vasca non mancherà la sana competizione e il giusto far play. “Non posso vedere... ma posso adottare?”, introduce l’argomento su disabilità e genitorialità, oggetto del convegno promosso dalla sezione provinciale dell’Unione ciechi e ipovedenti, in programma per oggi, alle 9.30 al 501 hotel. L’incontro, realizzato con il patrocinio della Provincia e del Comune, ha un testimonial d’eccezione, la cantante Annalisa Minetti. Il programma dei lavori, introdotti dai presidenti provinciali e regionali della Uici, Giovanni Barberio e Annamaria Palummo, prevede interventi a tema. Si inizia con la relazione “Adozioni internazionali”, affidata a Nunziatina Ramondino, per proseguire con “Adozioni nazionali” a cura di Teresa Stella. A seguire Giorgio Rognetta sulla tutela legislativa dei genitori disabili e Loredana Stilo su “Genitorialità e handicap visivo”. Carmen Monteleone, invece, affronterà il tema “Quando... l’essenziale è invisibile agli occhi”, mentre Vittoria Toscano relazionerà sui servizi e le professionalità del territorio per sostenere il diritto alla genitorialità delle persone con disabilità. Al dibattito, coordinato dal giornalista Maurizio Bonanno, offriranno il loro contributo anche gli assessori regionali, provinciali e comunali alle Politiche sociali, Francescantonio Stillitani, Rossella Valenzisi e Salvatore Bulzomì. «Gli ultimi finanziamenti concessi anche ai Consorzi di tutela delle produzioni Dop e Igp della Calabria in particolare quello della cipolla rossa di Tropea, sono la chiara testimonianza - commenta il presidente della Coldiretti Calabria Pietro Molinaro - che l’agricoltura è essenziale per la crescita complessiva del sistema: tutto nasce dalla terra e dal lavoro dell’uomo. Risorse fresche, dedicate alla promozione, che però, devono operare su più fronti, favorendo un largo utilizzo del prodotto ad un prezzo remunerativo giusto ed equo per il produttore agricolo, nonché favorire benefici per la filiera, la lotta alla contraffazione e la valorizzazione dei territori. Con queste basi - aggiunge Molinaro - sicuramente, ci saranno effetti immediati e durevoli nel. E’ però paradossale che ad esempio, la cipolla rossa di Tropea, il cui Consorzio rientra tra i beneficiari del finanziamento, continua ad essere appannaggio di pochi, non dando modo ai produttori agricoli di poter certificare il prodotto in campo. Evidentemente si vuole continuare a sostenere chi nella filiera ha l’unico obiettivo di speculare sul lavoro degli altri. La Coldiretti - conclude chiede ai soggetti interessati di autorizzare la certificazione della raccolta in campo della cipolla». visto dai medici Sanità da migliorare L’impegno dell’Ordine Scarmozzino, Maglia,Tripodi, Natale Si interroga l’Ordine dei medici, cercando di mantenere l’equilibrio su quella strada già tracciata al momento del giuramento, ma a volte messa in discussione da innumerevoli deficienze. E si riorganizza anche, tendendo la mano agli organi di informazione e chiedendo loro più attenzione e oggettività, più rispetto e confronto, nell’interesse esclusivo della collettività. Nell’obiettivo a lungo termine la rinascita della realtà sanitaria, dove il rapporto «tra il medico che cura con scienza e coscienza e il cittadino dovrà assumere i contorni di una alleanza terapeutica». In questo il neo presidente Antonino Maglia non teme smentite, anzi attende solo conferme, convinto che le linee programmatiche tracciate al momento dell’insediamento qualche buon risultato lo porteranno. Nella conferenza stampa tenutasi ieri mattina nella sede di viale Affaccio, i dettagli del piano di azione, fondato su un mantenimento di un rapporto costante con «l’Asp, la Procura, la Prefettura, la Chiesa». «Ai nostri interlocutori - ha precisato Maglia - spiegheremo come intenderemo adoperarci per rappresentare l’interesse dei sanitari, vigilare sul piano della deontologia e dell’etica, dare ascolto alle istanze delle associazioni». In tale ottica ciascun consigliere seguirà da vicino le diverse problematiche, ad iniziare dalla formazione, «elemento fondante per la professione», che sarà affidata al dottor Vincenzo Scarmozzino, per proseguire con i rapporti con l’Asp, curati dal dottor Enzo Natale. Delle problematiche ospedaliere, invece, si occuperà il vicepresidente dell’ordine, il dottor Franco Zappia, mentre i rapporti con i medici di base, con la continuità assistenziale e con gli specialisti ambulatoriali saranno rispettivamente seguiti dai dottori: Reno Brissa, Matilde Matina e Gabriele La Scala, Rossella Mazzeo. Massima attenzione anche per le donne, di cui si occuperà Loredana Pileggi, e per l’inserimento dei giovani, incarico dato ad Antonella Tripodi e Stefania Barone, mentre per gli odontoiatri risponderanno Giovanni Rubino e Giuseppe Piperno. Resta la sanità privata, assunta ad interim dallo stesso Maglia. E in concreto cosa si farà? E come il nuovo direttivo, che rimarrà in carica per il prossimo triennio, giudica l’Asp? Cosa si aspetta dalla politica? Niente di diverso, forse, da quello che vorrebbero tutti. «Il management dell’Azienda - ha detto il presidente - dovrebbe fare propri i problemi, adottando atti e dando una impronta all’operato, in particolare individuando le misure più proficue per ridurre i livelli di rischio clinico. Inoltre, dovrebbe insistere con la Regione per ottenere dotazione tecnologica e organica». Alla politica i compiti più importanti: «la costruzione del nuovo ospedale e il reperimento delle risorse umane, da implementare nel momento in cui sarà risolto definitivamente il problema del precariato, che tra l’altro si ripresenterà, puntuale, alla fine di marzo». Il tutto nella convinzione che, ha aggiunto il dottore Natale, «il problema della sicurezza deve essere affrontato con la partecipazione attiva di tutti e con responsabilità», bandendo però anche «giudizi sommari sui dottori», soprattutto perchè alla fine «questo gioco al massacro avrà come vittime i pazienti disorientati». (t. a) 27 SABATO 14 gennaio 2012 calabria ora V I B O Apre - sono le ore 10.40 l’avvocato Tani Scalamogna. Un intervento breve, concetti chiari. Dritto al punto. Segue l’avvocato Antonello Fuscà, una disamina di due ore. Immagini fotografiche, slide, ordinanze. Dal 2006 ad oggi. Ribatte punto su punto alle accuse del pm nei confronti del suo assistito. Giunge ad una conclusione ovviamente del tutto divergente. Poi l’avvocato Antonio Galati. Anticipa che parlerà tre minuti. Parla tre minuti. Solo per pronunciare una frase lapidaria e a suo modo significativa: «Ancora oggi, alla fine del processo, non ho capito di cosa è accusato il mio assistito». Seguono le arringhe degli avvocati Gaetano Pacienza e Domenico Alvaro: le responsabilità in questa vicenda, se mai ci sono, vanno ricercate altrove, non certo nella condotta degli imputati. Chiudono - siamo nel pomeriggio - gli avvocati Domenico Colaci e Domenico Silipo. Riprendono gli studi del professor Bizzarri, spiegano che le aree in questione non potevano essere classificate R4, e che in ogni caso il loro assistito non era in alcun modo tenuto a sapere, dal nulla, di presunti vincoli. Gli imputati Si conclude intorno alle ore 17.15 l’udienza, la penultima, del processo scaturito dall’operazione “Golden house”. Gli avvocati del collegio difensivo, al termine delle arringhe davanti al collegio giudicante (presidente De Luca, a latere Gallo e Piscitelli), paiono visibilmente soddisfatti del proprio lavoro, convinti dell’innocenza dei propri assistiti, per i quali tutti hanno chiesto un’assoluzione piena. Convinti, soprattutto, di avere smontato il castello accusatorio messo su dalla Procura di Vibo Valentia che, sulla scorta di un’indagine della Guardia di finanza, nel febbraio 2009 appose i sigilli a due complessi residenziali in fase di ultimazione: 120 appartamenti nell’area ex Gaslini di Vibo Marina (“Santa Venere”) e 8 villette a Bivona (“Le marinate”). Poi l’inizio del processo per sei imputati, accusati di abuso d’ufficio e omissione d’atti d’ufficio (questo solo per Consoli) per reati in materia ambientale. Uno di loro, Giuseppe Coloca, richiedente di una concessione edilizia, è già stato assolto in abbreviato. Gli altri sono Francesco Mirabello, 34 anni, amministratore unico della società “Casa del sole srl”; Pietro Naso, 58 anni, amministratore unico della “Olearia vibonese srl”; Gioele Paolo Pelaggi, 45 anni, progettista del complesso “Le marinate”; e Giacomo Consoli, 58 anni, all’epoca dirigente comunale del settore Urbanistica. Come detto è Scalamogna, legale di Antonio La Gamba - deceduto qualche mese fa e imputato in qualità di richiedente di una delle concessioni “attenzionate”, per il quale comunque il pm ha proposto il non luogo a procedere - ad aprire l’udienza. «Nella requisitoria il pm ha parlato soltanto di Consoli. Ma non Golden house, spazio alle arringhe difensive golden house/2 Fuscà: Versace 2 solo un affare per la Camera di commercio Le difese: questo processo non aveva motivo di esistere vi è nessun collegamento tra il suo operato e quello degli altri imputati. La richiesta di concessione edilizia è del tutto legittima, poi è l’ufficio che decide. La Procura - aggiunge Scalamogna - se voleva dimostrare un reato, doveva quanto meno tirare fuori un accordo tra il richiedente e l’ufficio comunale: un accordo per soldi, per minacce, per convenienza. E invece niente. Nelle pagine processuali e nel dibattimento nulla di tutto ciò è venuto fuori. È tutto il processo a stridere con l’imputazione. E poi - conclude - se il reato era macroscopico, perché tutte queste perizie?». «Processo assurdo» L’arringa dell’avvocato Fuscà - per forza di cose la più corposa e dettagliata perché posta a difesa del maggiore imputato, l’architetto Giacomo Consoli (per lui l’accusa ha chiesto una condanna a due anni e mezzo) parte dalla fine: «Le conclusioni cui è giunto il pm sono ingiuste e infondate. In quest’indagine ci siamo dovuti difendere da una marea di fascicoli e di accuse. E oggi ancora non sappiamo qual è la norma che imponeva a Consoli il divieto di rilascia- re quelle concessioni». Fuscà illustra una serie di diapositive rappresentative dello stato urbanistico delle aree interessate dal 2000 ad oggi, vaglia il quadro di riferimento normativo sia nazionale che regionale, descrive le competenze inserite nel Piano di assetto idrogeologico, del Piano regolatore generale. Ma si sofferma - e qui sta il succo della difesa - sulle due principali ordinanze del commissario delegato all’emergenza: la prima, la 21/2007, che approva il Piano Versace 1, il quale Piano «non pone da nessuna parte vincoli alle edificazioni - incalza Fuscà - ma si limita, come affermato da diversi testi in questo processo, non ultimo lo stesso Versace, ad effettuare lavori di ripristino del reticolo idrografico, ad adeguare il sistema viario, ad integrare la rete delle acque bianche con le nere. La messa in sicurezza, secondo questo studio, si riferisce semplicemente ai corsi d’acqua, non ai territori». Lo studio sulla determinazione delle portate, poi, «è un documento aggiuntivo che in alcun modo è presente nel Versace 1. Peraltro - sostiene il legale di Consoli - non è stato mai trasmesso ai 15 Comuni interessati». Mentre a disporre «un qualche vincolo all’edificabilità è l’altra ordinanza, la 61/2008. E dunque è importante concentrarsi su questo arco temporale. Al momento del rilascio delle concessioni, avvenute prima di questa ordinanza - incalza - il dirigente non era tenuto a considerare alcunché. Se il Versace 1 non vietava edificazioni, e a quel tempo era in vigore solo il Versace 1, allora di cosa stiamo parlando?». Quanto alle specifiche contestazioni, Fuscà dichiara che «la Procura attribuisce al dirigente funzioni che egli non aveva assolutamente, e su questo si è fatta un sacco di confusione. Il problema è che si è stati colposamente superficiali. Questa è la prova - commenta amaramente - di un’indagine scadente, surreale. Non c’è assolutamente nulla di illegale e illegittimo». «Grande imbarazzo» L’avvocato Galati, difensore di Pelaggi, dice di provare «grande imbarazzo»: «Nel capo d’imputazione - afferma - ad oggi non si conosce la condotta di reato del mio assistito. Per questo non posso che chiedere l’assoluzione piena». Gli avvocati Pacienza e Alvaro, legali di Mirabello, sono partiti da alcune osservazioni per dimostrare che, quando si verificò l’alluvione del 3 luglio 2006, ci fu innanzitutto «una grande confusione», in particolare «nell’ufficio del commissario delegato all’emergenza. Se c’è qualche responsabilità - per Pacienza - va cercata in quell’ufficio». Lo stesso, poi, riprende il caso del documento sullo studio delle portate, «commissionato dopo l’approvazione dell’ordinanza 21 e del i Comuni non erano stati investiti. Che responsabilità possono avere - domanda - questi imprenditori che da 25 anni portano avanti il loro lavoro senza mai nessun problema, e che lo hanno fatto anche in questa occasione?». «Perché solo due sequestri?» Infine tocca agli avvocati Colaci e Silipo, che assistono Naso: «Bizzarri - le argomentazioni di Colaci - ha spiegato che quelle aree non potevano essere classificate come R4, nemmeno con l’attuazione delle misure di salvaguardia. Tutto è stato conforme alla legge, non è stato violato alcunché. Anzi, una cosa sì - sottolinea rivolgendosi ai giudici - il diritto al lavoro di questi imprenditori». Chiude l’avvocato Silipo, con un interrogativo «che attende risposta»: «Perché chiede - soltanto due sequestri a fronte di oltre ottanta concessioni? Perché negli altri Comuni nulla? Per quale motivo il signor Naso doveva sapere che lì, ammesso che fosse così, non si poteva costruire?». Le risposte le daranno i giudici oggi, al termine della camera di consiglio, con la sentenza sulle case dorate. Giuseppe Mazzeo falso e truffa IN BREVE Lavori al Menta, la Cassazione dà ragione a Restuccia Respinto il ricorso della Procura, che nel 2010 aveva ottenuto un sequestro da 2 milioni Il 15 dicembre del 2010 il gip del tribunale di Catanzaro emetteva un decreto di sequestro preventivo su beni mobili e immobili per un valore di 2 milioni e 143mila euro a carico dell’imprenditore Vincenzo Restuccia. Oggi la pronuncia della quinta sezione penale della Corte di Cassazione mette fine alla vicenda, statuendo l’inconsistenza delle accuse mosse dalla Procura di Catanzaro. Il procedimento aveva ad oggetto l’aggiudicazione da parte della “Ati Restuccia Vincenzo spa” della gara d’appalto per il rifacimento di lavori interessanti il torrente Menta. La Pro- Ha usato parole dure come pietre, l’avvocato Antonello Fuscà (foto). Nel corso della sua arringa, il legale dell’architetto Giacomo Consoli si è soffermato in particolare sui contenuti del Piano Versace 2, quello che prevedeva, sostanzialmente, la delocalizzazione delle imprese delle Marinate colpite dall’alluvione. Si è scagliato senza remore contro l’ente che da quattro anni è guidato da Michele Lico: «Quel Piano è solo un affare ad uso e consumo della Camera di commercio, che ha utilizzato il pretesto dell’alluvione per tirare fuori dal cassetto un vecchio progetto. Che la vicenda sia stata seguita soltanto dalla Camera di commercio ce l’ha detto Versace, ce l’ha confermato Sammarco. E’ l’ente camerale che mette il vincolo nell’area ex Gaslini: in quel frangente gestisce il territorio. Cosa si vorrebbe fare in quell’area? Il progetto è di realizzare una zona residenziale, un’area congressi, un centro polifunzionale. L’idea - sempre Fuscà è chiara: delocalizziamo le aziende mettendole a Porto Salvo, in un’altra zona alluvionata, e liberiamo il campo alla Camera di commercio. Quel Piano ha concluso l’avvocato - è stato mosso e redatto sulla base di interessi finanziari, economici e politici. E poi, lo stesso Versace ci ha sempre detto che lui ha interloquito soltanto con il presidente Lico». g. maz. cura della Repubblica ipotizzava reati di falso e truffa in capo all’imprenditore e alle imprese “Vincenzo Restuccia costruzioni srl” e “Torrente Menta scarl”. Il 7 gennaio 2011 il tribunale del Riesame di Catanzaro, accogliendo i riesami proposti dagli avvocati Giovanni Vecchio e Sandro D’Agostino del foro di Vibo Valentia e Nicola Cantafora del foro di Catanzaro, aveva escluso l’esistenza della astratta configurabilità dei reati contestati, restituendo quanto sequestrato a Restuccia. Avverso detto provvedimento la Procura di Catanzaro, nella persona del pm Salvatore Curcio, aveva proposto ricorso dinanzi alla Corte di Cassazione. Alla udienza di mercoledì scorso, su richiesta conforme del procuratore generale presso la Corte di Cassazione che aveva chiesto il rigetto del ricorso presentato dalla Procura di Catanzaro, e degli avvocati Vecchio e Cantafora, si è avuto il pronunciamento definitivo della Suprema Corte che ha confermato la regolarità della condotta delle imprese Restuccia e quindi l’assenza di alcun elemento che potesse giustificare il provvedimento di sequestro. Spaccio di cocaina Namia ai domiciliari Alfonso Namia lascia il carcere di Catanzaro e va ai domiciliari. L’uomo, 39 anni, era stato arrestato nell’ambito dell’operazione “Ragazzi in erba” del luglio scorso con l’accusa di spaccio di cocaina. Nell’udienza di ieri, il suo legale, l’avvocato Diego Brancia, ha presentato istanza di revoca della misura carceraria. Istanza che è stata accolta dal gip del tribunale di Vibo Valentia, così come anche dalla Dda, davanti alla quale Namia risponde di associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico nell’ambito dell’operazione antidroga denominata “Ghost”.