FLOTTIGLIA MAS-R.S.I. - Sito Ufficiale dell`Associazione

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FLOTTIGLIA MAS-R.S.I. - Sito Ufficiale dell`Associazione
N. 1
GENNAIO - FEBBRAIO - MARZO 2008
ASSOCIAZIONE COMBATTENTI
FLOTTIGLIA MAS-R.S.I.
per l’Onore d’Italia
GORIZIA 2008
GIORNATA DEL RICORDO
I MEZZI D’ASSALTO
LO SCUDETTO DA BRACCIO
ASSOCIAZIONE COMBATTENTI
IN QUESTO NUMERO
Xª FLOTTIGLIA MAS-R.S.I.
N. 1 - GENNAIO - FEBBRAIO - MARZO 2008
per l’Onore d’Italia
COMUNICATI
Presidente
Gallitto Avv. Bartolo
Direttore
Dott. Walter Jonna
Consiglieri gruppo J.V. Borghese
Piero Liva
Paolo Minucci Teoni
Massimiliano Ferraris
Marina Marzi
Ermes Dionisio
Consiglieri Veterani
Marcello Lama (Vice Pres. Vicario)
Avv. Paolo Posio
Geom. Amelio Boreani
Fiamma Morini
Carlo A. Panzarasa
Dott. Giovanni Conforti
Geom. Nardin Isidoro Mario
Roberto Pulli
Dott Italo Albero (sostituto)
Dr. Benvenuto Girometti
Direttore Responsabile
Dott. Maurizio Gussoni
Collaboratori
Andrea Facciolli
Ermes Dionisio
Andrea Lombardi
Edoardo Rosmino
Direzione e Redazione
Via Soderini 36
20146 Milano
Tel. e Fax 02 4151571
[email protected]
REV. CONTI
TESORERIA
PROBIVIRI
CONSIGLIO DIRETTIVO
NOTIZIARIO
Dott. Antonio Tombesi
Mario Fusco
Gianfranco De Stefanis
Grafica e Impaginazione
Stefano Canavassi
([email protected])
Stampa
Grafiche Peruzzo s.p.a.
Mestrino (pd)
Tesseramento 2008
Ai Veterani
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VITA ASSOCIATIVA
Gorizia 2008
Brindisi ricorda
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IN RICORDO DI...
Gen. Giorgio Farotti, presente
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Giornata del Ricordo
Vincitori o Vinti?
22/01/08 Campo della Memoria
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EVENTI
STORIA
Più buio che a mezzanotte non viene
I mezzi d’assalto della Xª Mas
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TESTIMONIANZE
Dedicato a Raffaella!
Campo della Memoria
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MILITARIA
SEDE LEGALE ED AMMINISTRATIVA
Via XXIV Maggio, 142
29100 Piacenza
tel. 0523 498532 / 452320
fax 0523 480817
email [email protected]
INTERNET
www.xflottigliamas.it
xflottigliamas.forumfree.net
SEDE OPERATIVA
Largo Don Chiot, 27/A
37127 Verona
tel. 333 9535879
fax 045 8302533
email [email protected]
[email protected]
Lo scudetto da braccio
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BIBLIOTECA
IN COPERTINA
Un momento delle celebrazioni al
Cimitero di Gorizia in occasione
del consueto raduno ufficiale
dell’Associazione Combattenti
Sul nostro scaffale...
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NOTIZIE
Peschiera 2008
La Xª su Internet
Ricerche Marò
Donazioni
Lutti
Pubblicazione registrata presso il Tribunale Civile e Penale di Milano al n° 752 in data 3 dicembre 1999
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COMUNICATI
VITA ASSOCIATIVA
TESSERAMENTO 2008
L’Associazione Combattenti Xª Flottiglia Mas comunica a tutti gli iscritti che è in corso il
tesseramento per l’anno 2008.
La quota sociale di rinnovo è confermata in € 31,00 (trentuno/00)
Per ragioni organizzative è opportuno che la quota sociale sia versata direttamente sul
c/c numero 84859362 intestato al Segretario dell’Associazione Sig. Franco Minelli.
I titolari di un conto Bancoposta potranno versare l’importo dovuto direttamente sul
conto IT.18-S-07601-11700 , sempre intestato al Segretario dell’Associazione
Sig. Franco Minelli.
Si fa presente ai Soci (sia Veterani che Ordinari) che il rinnovo dell’iscrizione con il versamento
delle quote sociali assume significato di totale adesione ai valori ed ai principi richiamati dal
Presidente Bartolo Gallitto.
I Soci che hanno versato la quota 2007 e non hanno ricevuto il relativo Bollino lo potranno
ritirare il giorno 3 maggio al tavolo della Segreteria in Peschiera. Se esibiranno copia della
ricevuta del versamento ci eviteranno e si eviteranno perdite di tempo.
La Segreteria Operativa
AI VETERANI
DAL GRUPPO J.V.BORGHESE
Molti di noi, da anni, Vi seguono, desiderando tramandare alla Storia il mitico
periodo da Voi vissuto nella Xª Flottiglia
Mas.
Il nostro è un progetto importante, serio, oseremmo chiamarlo “imponente”.
Dateci la possibilità di realizzarlo in
un’unica raccolta di notizie “dal vivo”
che solo Voi potete donarci il modo di
concretare.
Tutto quello che i giovani d’oggi sanno
lo raccolgono da notizie frammentarie da
libri, scritti scelti o da articoli, qualche
volta anche faziosi, ma mai da come vor-
remmo realizzarlo noi: il nostro è un progetto ardito,vogliamo che siano i Veterani
a farlo vivere.
Il progetto sarà realizzato in digitale per
poter essere visualizzato da chiunque ne
abbia interesse e mira a:
1) Creare un Archivio visivo delle Vostre
testimonianze, tramite audio-interviste.
2) Raccogliere Fotografie, Oggetti, Documenti, Lettere, Notizie inedite e quant’altro foto-riproducibile.
Vi chiediamo di collaborare solo con
qualche ora del vostro tempo per
un’intervista.
Se siete disponibili contattate la Segreteria Operativa, che provvederà alla definizione del luogo, della data e del come
incontrarci.
Noi siamo pronti e fiduciosi, contiamo
su un’ampia collaborazione.
DECIMA SEMPRE, MARO’!
l’ esecutivo del Progetto:
Michele Simoni, Andrea Facciolli,
Ermes Dionisio,Edoardo Rosmino,
Stefano Canavassi, Riccardo Nardi
e tanti altri disseminati su tutta
l’Italia, pronti ad esserVi vicini.
A
GORIZIA
2008
nche questo anno, nelle giornate di sabato 19 e domenica 20 gennaio, si è tenuto il consueto Raduno
dei combattenti della Xª Flottiglia Mas a Gorizia in
ricordo dei Marò caduti per la Patria sul confine orientale. Due giornate ricche di appuntamenti che hanno
registrato una maggiore partecipazione da parte di giovani e
simpatizzanti dell’Associazione Combattenti.
In visita a Tarnova…
La “due giornate” di Gorizia inizia la mattina di sabato 19 gennaio.
Di buon’ora un ristretto gruppo di simpatizzanti e Veterani
lascia l’albergo per dirigersi a Tarnova, oggi terra slovena, per
visitare i luoghi della famosa battaglia della “Selva di Tarnova”
che vide contrapposti i partigiani titini da un lato e i marò del
battaglione Fulmine della Decima MAS dall’altro.
Giunti in Tarnova, il marò Franco Minelli (btg. Sagittario)
ci conduce nei pressi della Chiesa adiacente ad un prato e, scrutando l’orizzonte, ci indica le zone del fronte
su cui si confrontarono gli opposti schieramenti.
Il racconto di Franco, molto emozionante, colpisce i cuori dei
presenti allorché, indicando la Chiesa a noi vicina, ci r a c c o n t a come in questo luogo sacro trovarono riparo i feriti
(non trasportabili) del battaglione Fulmine i quali, una volta
che il nemico avanzò verso il centro del paese, furono trucidati dai partigiani titini ed anche spogliati.Furono recuperati
ridotti così.
Scossi nell’animo dal racconto di Franco, ma fieri di coloro
che a caro prezzo difesero fino all’ultimo un prezioso lembo
di terra italiana, ci spostiamo verso altre zone di Tarnova, che
parimenti furono protagoniste di cruenti scontri.
Giungiamo nei pressi di un sottoportico che conduce
ad un piccolo atrio aperto, dove si trovava una postazione di mitragliatrice a guardia di un lato del paese.
Proprio in questo atrio persero la vita molti del F u l m i n e durante un estenuante tentativo di contenimento dell’attacco e fra di essi il marò Antonio Rosone,
volontario di Francia della 3a Compagnia del btg. Fulmine,
il cui nipote era presente con noi a Tarnova.
Continuiamo la nostra visita dirigendoci verso un
edificio significativo: la postazione del Guardiamarina
Minervini, ultimo baluardo del btg. Fulmine a Tarnova.
Di fronte alla “riservetta”, Franco ci narra le vicende
degli uomini del Fulmine che in questa postazione,
praticamente circondati dai partigiani slavi, riuscirono
a resistere fino all’ultima pallottola e a sganciarsi dal
nemico, da soli, il 21 gennaio 1945.
La visita a Tarnova si conclude nei pressi di un edificio, pur-
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VITA ASSOCIATIVA
GORIZIA 2008
troppo demolito di recente, che con i suoi muri crivellati di
proiettili costituiva una preziosa testimonianza di quei giorni di
aspre battaglie. Ma, cosa ancor più importante, l’edificio ospitò
al suo interno molti marò del btg. Fulmine che, feriti e non trasportabili, furono uccisi senza pietà dai partigiani di Tito quando
Tarnova, non più difendibile, cadde in mano nemica.
Lasciamo Tarnova con un bagaglio di emozioni assai ricco e attraversando la cosiddetta “Selva di Tarnova”, ci dirigiamo verso
un altro luogo teatro di cruenti scontri: Casali Nemci.
In Municipio a Gorizia
…e a Casali Nemci
La Santa Messa
Dopo la visita a Tarnova ci spostiamo a Casal Nemci,più
avanti,verso la piccola località,sede,prima delle ostilità, della
Guardia Forestale, teatro di violenti scontri fra i titini e i marò
del btg. Sagittario,126 effettivi, avvenuti durante il giorno di
Natale del 1944.
Su indicazione del marò Franco Minelli, giungiamo nei pressi
di una casa privata dove risiede la famiglia di un simpatico signore che, bambino al tempo degli scontri, ha mantenuto vivo il ricordo dei marò che in quei giorni erano assestati proprio lì dove ora sorge la sua abitazione.
Questa persona è ancora oggi grata agli uomini
della Decima, poiché furono loro a sfamare lui e gli
altri pochi abitanti della zona durante quei difficili giorni.
L’accoglienza è dunque calda, gioviale e i molti abbracci e
strette di mano che vengono scambiati ne sono una testimonianza.
Nel frattempo, ci raggiunge da Gorizia un altro marò, Luigi
Farina del btg. Sagittario, al quale Franco non da tempo di intervenire, estrae un piccolo oggetto dalla sua tasca e lo consegna
al suo commilitone: il volto di Farina si trasforma, è colto da
stupore e da una dirompente gratitudine che sfocia in lacrime.
Quell’oggetto, che tanto ha commosso il marò Farina,
è la replica fedele del distintivo del btg. Sagittario che
Franco ha riprodotto utilizzando, come conio, il suo distintivo miracolosamente preservato a guerra finita dalle
grinfie dei “ribelli rossi”di Costabissara il 29 Aprile 45.
La commozione però non è solo di Farina, ma anche dei presenti
,e quel gesto, in quel luogo e in quella circostanza, rimarrà
nella nostra memoria per sempre.
Ma è tempo di raccontare la Storia e Franco inizia ad illustrarci quale fosse il dislocamento delle forze in campo
durante quei giorni del Natale 1944: i marò del btg. Sagittario asserragliati proprio lì dove ci troviamo e nei luoghi
circostanti,in due gruppi lontani fra di loro 300 metri circa
,con un dosso in mezzo,55 della Mortai,da una parte,71
oltre il dosso, con il nemico piazzato due lati,a semicerchio.
Nell’atrio del Municipio viene deposta una corona di fiori sotto
la lapide che ricorda i dipendenti comunali catturati e deportati
dalle truppe titine e mai piu tornati a casa. Al piano superiore
ci attende il Sindaco, che ringrazia i Veterani presenti per il
sacrificio fatto a difesa dell’Italianità della città, il momento
è emozionante, soprattutto dopo gli ultimi anni in cui la delegazione è stata completamente ignorata dalla precedente
giunta comunale.
Il Sindaco di Gorizia riceve il crest della Decima Flottiglia MAS dalle mani del Gamma
Nardin
Parte dei molti labari presenti al Parco della Rimembranza
“Centro Studi Panzarasa”
La Santa Messa celebrata da Padre Rocco Tomei
Il corteo ricorda i 665 Goriziani deportati davanti alla lapide a loro dedicata
Inizia così il racconto di Franco di quei giorni di guerra trascorsi a Casal Nemci.
Ascoltiamo tutti con vivido interesse le parole di Franco e il
Ci si sposta di pochi chilometri, a Trieste c’e’ l’inaugurazione
del Centro Studi Panzarasa. Voluto dall’Associazione Culturale
Novecento, il Centro Studi nasce sulla recente donazione da
parte di Carlo Alfredo Panzarasa (Veterano del Battaglione Fulmine) di tutto il suo archivio, formato da migliaia di fotografie,
cartaceo, e altro moltissimo materiale sulla Decima Mas.
L’archivio donato non è di certo indifferente, ed il Centro
nasce appunto con lo scopo di utilizzarlo al meglio. Gli intenti
sono ottimi, è stata annunciata infatti l’uscita di un testo sul
Comandante Eugenio Wolk ed al gruppo Gamma, curato da
Bruna Pompei.
La giornata termina qui, ma ci tengo a rendere noto un
episodio accaduto durante la cena in un ristorante di Gorizia.
Una ragazza, cameriera del ristorante, una volta capito chi
erano i “giovanotti” seduti al tavolo, si è avvicinata e rivolta ai
Veterani ha detto “Io sono di Gorizia, e volevo ringraziarvi…”.
Potenza della Decima!
Parco della Rimembranza
“La mattina del 25 dicembre improvvisamente degli
spari, il Segretario della Cpg.Mortai, colpito alla testa
cade al suolo e da lì in poi il putiferio...”
“Resistemmo dalla mattina fino alle quattro del pomeriggio, poi l’ordine del nostro Comandante di Cpg.:
“appena fa buio i 45 fuori a copertura per il recupero
degli 81”….uno squillo di tromba ed il nostro grido
“Decima!Decima”, tutti fuori…arrivano i Marò NP.di
Ciappi in aiuto del ns.Comandante Franchi….siamo
salvi….”
La lista degli eventi è fitta anche per il sabato pomeriggio, ci
attende la Messa celebrata da Padre Rocco Tomei, alla chiesa
dei Cappuccini. Lo stile di Padre Rocco, non lascia mai indifferenti, e da un Altare decorato con la bandiera della Decima,
non risparmia di menzionare il male portato dai titini in queste
terre, sottolineando con il suo solito carattere l’importanza dei
valori ben radicati nelle migliaia di volontari della R.S.I., che
senza esitare e senza paure si sono immolati nella difesa del
confine orientale. Il loro valore venga preso ad esempio dalle
nuove generazioni. Incisivo come al solito!
Il Veterano Carlo Alfredo Panzarasa, marò del btg. Fulmine, inaugura il “Centro
Studi Panzarasa”
La consegna della corona di fiori al cenotafio dedicato ai Caduti della Decima MAS
suo racconto, a tratti, ha dell’incredibile.
Il tempo purtroppo trascorre velocemente e a malincuore dobbiamo salutare il simpatico signore che ci
ha accolto nella sua proprietà per rientrare a Gorizia.
La giornata è infatti ancora lunga: c’è l’appuntamento con il
Sindaco di Gorizia, il pranzo, la Santa Messa in onore dei Caduti
e poi via a Trieste ad inaugurare il “Centro Studi Panzarasa”.
Da Tarnova si scende sempre con il cuore gonfio di tutte le
emozioni provate a rivedere quei luoghi, e ad immaginarsi quei
giorni di gennaio del 1945.
Il prossimo appuntamento in agenda, però è molto importante,
dopo 5 anni di “esilio” forzato voluto dalla precedente giunta,
finalmente il Sindaco di Gorizia torna a ricevere una delegazione
di Veterani e simpatizzanti dell’Associazione Combattenti.
La domenica non è di certo parca di emozioni, l’appuntamento
è per la mattina al Parco della Rimembranza, i labari sfilano
lungo il parco e si inquadrano ordinati davanti al monumento
ai caduti della grande guerra, distrutto da vigliacco attentato
nel 1944, le macerie sono ancora li dopo oltre 60 anni, a ricordarci che la memoria non va distrutta, mai. Ogni anno il
monumento ed i labari sotto schierati danno i brividi, è un
immagine davvero unica.
Una corona viene deposta dai Veterani Minelli e Borta, prende
la parola l’assessore Sergio Cosma quale rappresentante delle
istituzioni, che ricorda i Caduti di tutte le guerre.
Il corteo si sposta davanti alla lapide che riporta i nomi di
665 Goriziani deportati in Jugoslavia a guerra finita e mai più
ritornati.
Onore ai Caduti
Ci si muove verso il cimitero di Gorizia per la deposizione delle
corone, il folto gruppo si ferma davanti al cenotafio dedicato
alla Decima MAS, e Mondolfo, goriziano doc, in poche parole,
racconta la sofferenza di una terra contesa, ma la cui italianità non è mai stata in messa in dubbio. Altre corone vengono
deposte, al monumento dedicato ai Volontari Giuliano- Dalmati,
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VITA ASSOCIATIVA
IN RICORDO DI...
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alla cripta con i resti di giovani volontari della RSI e di alcuni
marò del Battaglione Fulmine e Sagittario, all’Ossario dei Bersaglieri del Battaglione “Mussolini”, anch’esso fondamentale
nella difesa dei nostri confini orientali.
Il congedo
I
Il folto gruppo qui si scioglie, la cerimonia è terminata, resta
solo l’oramai consueto pranzo conviviale, in cui non mancano
i canti ed i preziosi racconti dei Veterani, di cui noi “giovani”
andiamo particolarmente ghiotti!
L’appuntamento è per l’anno prossimo, ancora una volta a
ricordare quei giorni, fondamentali per la salvaguardia di queste terre, nella speranza che il ben nutrito gruppo di giovani
presenti quest’anno possa ulteriormente ingrossarsi, pronto
più che mai ad assorbire i valori di chi più di 60 anni fa in quei
luoghi ha combattuto per la salvezza d’Italia.
Andrea Facciolli - Stefano Canavassi
La cripta ove riposano molti Marò della Decima MAS
Parte dell’affollato corteo che ha reso omaggio ai molti Caduti che riposano a Gorizia
Omaggio ai Bersaglieri del btg. Mussolini
B R I N D I S I
ricorda
Brindisi, 21/2/2008
Nel Sessantatreesimo Anniversario della Battaglia di “Tarnova della Selva” con il Veterano Angelillis Aldo del btg. Fulmine, i soci aderenti Di Scanio Marcello, Guadalupi
Adamo, Tarantini Luciano e i simpatizzanti Di Sario Francesco e La Neve Dino, è stata
celebrata a Brindisi, presso la Parrocchia dello “Spirito Santo”, una Santa Messa in
memoria di tutti i Caduti a “Tarnova della Selva” della Decima Mas.
Ha officiato Don Nino Lanzillotto, titolare della Chiesa, che nell’omelia ha esaltato
il sacrificio dei Caduti per l’Onore.
Angelillis Aldo
l 26 ottobre 2007 è morto il Generale Giorgio Farotti, dopo aver combattuto con grande dignità la sua
ultima battaglia contro il tumore.
Malato da tempo, il Generale Farotti, anche negli ultimi momenti ha mantenuto quella forza d’animo che era uno
dei suoi molti pregi, non facendo pesare
ad alcuno la sua situazione, ma anzi preoccupandosi delle sorti dei suoi parenti e
ovviamente dei suoi Marò del Barbarigo,
che tante volte sono comparsi nei nostri
discorsi pomeridiani quando lo andavo
a trovare, sorbendomi talvolta i suoi famigerati rimbrotti, che adesso tanto mi
mancano, se non avevo puntualmente
eseguito le sue istruzioni relative ai libri da lui stesi, e che mi diede l’onore di
pubblicare: “Sotto tre Bandiere”, le sue
memorie dal 1940 al 1945, e “Il Campo
della Memoria”, sul Cimitero di Guerra del
Battaglione Barbarigo, a Nettuno.
Il Generale Giorgio Farotti era un Ufficiale di rara competenza, e conscio della sua
preparazione, non esitò mai nell’opporsi
ad ordini superiori da lui ritenuti errati,
e che avrebbero messo in pericolo in
maniera non necessaria i suoi uomini.
Durante la sua lunga carriera militare in
pace e guerra, più volte gli furono date
responsabilità ampiamente superiori al
suo grado, che egli riuscì a svolgere brillantemente.
La sua mentalità nel guidare gli uomini
al combattimento può essere riassunta
in due punti, fondamentali: il primo è
che “fiumi di sudore risparmiano fiumi
di sangue”, il secondo mi fu spiegato da
Carla Piccoli, sorella del Tenente Piccoli,
della 4° Cp. Mortai del Barbarigo, caduto
sul Monte S. Gabriele nel 1945: “Mio
fratello aveva la mentalità di tanti, eroici
giovani Ufficiali: avrebbe voluto cadere
eroicamente alla testa dei suoi uomini, e
ciò accadde; Farotti voleva portare a casa
i suoi uomini, nel contempo causando il
maggior numero di perdite possibile al
nemico”.
Il Generale Farotti era anche una persona
veramente colta, e questo, sommato
al suo pungente senso dell’umorismo,
lo rendeva capace di cogliere sempre
l’ironia presente in ogni aspetto di
quella commedia, talvolta amara, che
è la vita.
Il Generale Giorgio Farotti era una delle
rare persone capace di nobili sentimenti,
Generale
GIORGIO
FAROTTI
come ha detto, tra le lacrime, suo fratello durante l’orazione funebre, e i tempi
futuri ben difficilmente ci riserveranno
l’opportunità di rivedere uomini simili.
Riportiamo una serie di giudizi e testimonianze d’affetto verso il Generale Giorgio Farotti, redatte da uomini del
Barbarigo:
l Il Marò Siro Bagnoli, in una intervista:
“La mia considerazione per i
nostri Ufficiali è sempre stata
ottima, sia allora come oggi,
perché dimostrarono di operare
con il massimo impegno, oltre a
condividere con noi Marò tutti i
sacrifici e pericoli che comportano la guerra; ciò valga anche
per il mio Comandante di Compagnia: Tenente Giorgio Farotti.”
Il Tenente Farotti, al centro, con i Secondi Capi della sua
Compagnia Mitraglieri: Betti, Gavrioglio, Puggioni e Colombo
Il Tenente Farotti in divisa estiva, estate 1944
PRESENTE!
l Il Sottocapo Egidio Cateni, in una
intervista:
“Il nostro Comandante, il Guardiamarina Farotti, era duro, ma
in un paio di occasioni grazie al
suo comando ha salvato l’intero
Barbarigo. Ti faceva alzare
alle tre di notte e fare quindici
chilometri di marcia, ma lui
era sempre davanti a tutti!”
l Il Marò Giulio Ronchi, in una intervista:
“Il nostro comandante era il
Guardiamarina Farotti, lui era
molto esigente in fatto di disciplina, essendo un Ufficiale in
s.p.e., mentre noi eravamo dei
Volontari, e di disciplina non ne
avevamo molta! Era fissato con
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IN RICORDO DI...
EVENTI
l’addestramento, ci faceva anche
fare degli addestramenti a fuoco
vero, ma noi l’abbiamo amato
sinceramente perché aveva una
vera tempra…. anche se quando
esagerava, siccome veniva dagli
Alpini, gli dicevamo: “Uè, non
siamo mica marinai di montagna!”.
l Il Tenente Pierluigi Tajana, in una
lettera:
“Caro Farotti,
ti ringrazio molto per tutta la
documentazione che mi hai
mandato e ti sono infinitamente riconoscente per aver saputo portar in porto un opera che
solo la tua tenacia e volontà
ti ha permesso di realizzare.
Tu sai che non ha mai creduto nella
possibilità di superare tutti gli scogli che avresti trovato sul cammino, malgrado questo ce l’hai fatta.
Bravo Farotti!
Credo di potermi unire a
tutto il Barbarigo s c h i e r a t o
sull’attenti al grido di:
Decima Comandante Farotti!
Il Campo della Memoria ricorderà agli italiani che
molti non hanno cancellato
dal cuore il nome di patria.
Ciao Farotti, ti voglio bene.”
l Il Marò Mario Fusco, in una lettera:
“Lasciami dire una cosa (…non
arrabbiarti!): sei la persona -il commilitone- che ha fatto di più di tutti
per il Barbarigo, sia allora come oggi.
Lascia che ti abbracciamo e salutiamo a modo nostro: non come
nostro Tenente; o come comandante operativo del Btg. (per nostra fortuna!); o come Generale
altra fortuna specie in relazione al
Campo della Memoria); più semplicemente con tutto il nostro affetto e la nostra più alta stima abbracciamo il Marò Giorgio Farotti.”
E, sempre Fusco, in un’altra lettera:
[…] “Sebbene tu mi abbia detto
e scritto più volte, anche ultimamente, che “sarebbe l’ora
di finirla con la celebrazione di
Giorgio Farotti”, devo confermarti
che non solo io ma tutti… gli ormai
F
oiba di Basovizza, località dell’altopiano carsico alle spalle di
Trieste ove furono rinvenuti 500
metri cubi di ossa umane, pari
a circa 2.500 corpi. Basovizza
non era una vera e propria “foiba”,
intesa quale cavità naturale delle zone
carsiche, ma il pozzo d’accesso di una
vecchia miniera che sprofondava in verticale per più di 250 metri e, come tale,
adatto alla bisogna dei malfattori con la
stella rossa e dei loro volenterosi accoliti
italiani agli ordini di quel viscido, perfido
personaggio che viene ricordato come
“il migliore” ma peggiore di così non
poteva essere.
Qui, alla presenza di autorità civili e
militari, da alcuni anni, da quando cioè
sono stati sdoganati gli scomparsi ora
degni di ricordo, ha luogo una cerimonia
in memoria dei connazionali assassinati
in quanto colpevoli di nessun crimine.
Malgrado i tentativi di sordina, la commemorazione diventa ogni anno più
rappresentativa e ponderosa.
Anche quest’anno, come sempre, erano
presenti la Bandiera della R.S.I. e le insegne della Xª con il vessillo del Barbarigo, sostenuti da due bravissimi Alfieri:
l’ottimo e sempre presente Nevio Mattioli
e l’inossidabile, fiero ed orgoglioso marò
Umberto Schiavon.
Nel pomeriggio, per concludere la
giornata, l’Unione degli Istriani aveva
organizzato un viaggio, un pullman ed
alcune macchine al seguito, con l’intento
di deporre una corona presso la voragine
denominata “Roditti”, sita in Slovenia a
Un momento della cerimonia funebre
pochi sopravvissuti del Barbarigo
pensano semplicemente che tutto
quello che è stato realizzato con
onore ed intelligenza [per il
Campo della Memoria] sia stato
sì opera collettiva ma soprattutto – ed in mille particolari molto,
molto importanti – non esisterebbe nel modo in cui si trova ora
nelle parole e nella pietra senza
il decisivo apporto, comando
e lavoro di Giorgio Farotti.
Rischio di metterti in imbarazzo? Non credo proprio. Non credo
proprio che tu, grazie a Dio, sia
Uomo che si sia mai lasciato o
si lasci mettere in imbarazzo da
qualsiasi cosa o da chicchessia!
E chiedo a Dio – fra poco ci ritroveremo tutti là! – se per caso ci fosse un’altra reincarnazione come
dicono le religioni asiatiche, di ritornare a militare ai tuoi ordini…
ed averti poi per carissimo e fraterno amico nel nuovo… finale!
Ciao, ti abbraccio
molto affettuosamente!”
Andrea Lombardi
GIORNATA DEL RICORDO
10 febbraio
poca distanza dal confine italiano, dove
furono infoibati, tra gli altri, anche 97
finanzieri. Nonché un omaggio floreale
presso la Casa Derin di Capodistria,
all’epoca requisita dall’OSNA, la polizia
politica Jugoslava ed adibita a centro di
raccolta ed interrogatorio dei deportati
italiani.
Al confine, ad aspettarli, una o forse più
pattuglie della polizia slovena con l’intento di bloccare le cerimonie in quanto non
autorizzate. I nostri hanno sostenuto le
proprie ragioni ed insistito per proseguire
ugualmente e, scortati dalla stessa pattuglia, all’arrivo presso la foiba multati di
320 €. Stessa multa, ripetuta, presso la
Casa Derin di Capodistria. Questi i fatti.
Ogni commento potrebbe, a questo
punto, essere superfluo.
Mi dicono che una nota di protesta è
subito partita per
il Ministero degli
Esteri e per l’Unione
Europea (attualmente presieduta da uno
sloveno!).
Già immagino il nostro Ministro degli
Esteri D’Alema, convocare l’Ambasciatore sloveno e presentargli una ferma
protesta in merito.
Figurarsi!
Il
Presidente
dell’Unione degli
Istriani può ringraziare di non prendersi
lui una rampogna dalla Farnesina o, visto
come funziona la nostra magistratura,
magari finire sul registro degli indagati
per “disturbo alla quiete dell’amica repubblica”.
E questi sarebbero quelli per i quali i nostri politici imbelli e traditori si sono battuti affinché entrassero al più presto a far
parte della comunità europea. Bella roba.
Anzi robaccia da entrambe le parti!
Roberto Pulli
Alcuni dei labari presenti
Un momento della cerimonia funebre
Un momento della celebrazione
Un momento della celebrazione
9
EVENTI
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“VINCITORI” O “VINTI” ?
”VINCITORI ”
O
”VINTI” ?
I
l giorno 17 febbraio 2008 il Pres.
dell’Associazione Combattenti Xª
Flottiglia MAS è stato ospite dell’Istituto Storico R.S.I. di Terranuova
Bracciolini (AR), ove ha tenuto
un’interessante conferenza di carattere
storico.
“Vincitori o Vinti ?”
Tema dell’incontro “Vincitori o Vinti ?”
ovvero chi può esser considerato a pieno
titolo “Vincitore” e chi “Vinto” se confrontiamo le esperienze della R.S.I. e quelle
della cosiddetta resistenza?
Quale dei due opposti schieramenti e in
che misura ha effettivamente contribuito
al bene della Patria, sia durante la guerra
civile che dopo?
Quali furono gli ideali e i progetti per un
futuro assetto istituzionale che mossero
gli opportuni schieramenti?
Un tema assai delicato e intricato, che
Gallitto è riuscito a sintetizzare in uno
scritto (a cui sta ancora lavorando) ricco
di riferimenti storici, bibliografici ma
soprattutto giuridici.
L’analisi è stata infatti particolarmente
interessante poichè condotta attraverso
lo studio della “legittimità delle forze in
campo”, compiuta con precisi riferimenti
al quadro normativo costituzionale e
legislativo dell’epoca, che ha messo
in risalto come l’esperienza della R.S.I.
abbia costituito, al contrario di quella
resistenziale, il naturale e legittimo
proseguimento dell’esperienza di
governo fascista a seguito del 25 luglio
e del 9 settembre (data, quest’ultima,
che dal punto di vista giuridico decreta
la morte del governo Badoglio e della
Monarchia poichè, sulla base del diritto
internazionale, un governo in fuga per
scelta e non per costrizione rinuncia
implicitamente alla sovranità e alla
legittimazione).
Gallitto, in particolare, ha messo in
evidenza come i provvedimenti legislativi
adottati dal governo Badoglio nei giorni
successivi al 25 luglio, che costituirono
le premesse del futuro governo del
sud assoggettato agli Alleati, debbono
ritenersi illegittimi in quanto compiuti
con la decretazione d’urgenza che,
per sua natura, proprio in caso di
“necessità ed urgenza”, è prevista come
strumento legittimo per preservare e
non per sovvertire l’assetto istituzionale
vigente.
Sulla base di queste articolate considerazioni, Gallitto ha dimostrato come la
Repubblica Sociale Italiana e il Governo
di Mussolini, definito “fantoccio” dalla
storiografia resistenziale, sia in realtà da
considerare, a pieno titolo, come Governo
di fatto giuridicamente legittimo e come
tale riconosciuto dai tedeschi, dagli angloamericani, ma anche dal Governo
del Sud, dal momento che la stragrande
maggioranza della produzione legislativa
e giudiziaria della R.S.I. fu “assorbita”
dalla nascente Repubblica Italiana poiché
implicitamente, considerata legittima.
Un Governo, quindi, libero ed indipendente. Al contrario di quello del Sud
assoggettato al regime armistiziale
degli occupanti angloamericani.
Infatti, queste differenze appaiono
evidenti se si confronta come si
svolgeva la vita di tutti i giorni al nord,
con il Governo della R.S.I., e al sud, con
Badoglio e gli Alleati.
Al nord era la R.S.I., con il suo Governo
e il relativo apparato amministrativo,
che regolava la vita dei cittadini
italiani, battendo moneta, assicurando
la giustizia, legiferando e garantendo
al popolo la fornitura dei servizi primari
(come i trasporti).
Al sud le cose erano ben diverse,
poichè la vita di tutti i giorni dipendeva
dagli Alleati e dall’autorità che avevano
imposto con l’armistizio: basti pensare
che il Governo di Badoglio non batteva
moneta, in quanto il denaro corrente era
le “AM-Lira” introdotte dagli Alleati, e che
l’autonomia decisionale del governo del
sud era assai limitata e soggetta all’avvallo
delle autorità Alleate (AMGOT).
Una differenza fondamentale
Considerando, poi, il fenomeno resistenziale, emerge con chiarezza l’antitesi,
dal punto di vista giuridico alla R.S.I..
Da una parte un esercito regolare,
rispettoso delle Convenzioni internazionali, che ha utilizzato lo strumento della
rappresaglia come legittima punizione in
reazione ad atti illegittimi e di guerriglia
condotti da forze irregolari, quelle resistenziali, dall’altra Forze irregolari in
quanto non identificabili attraverso
una regolare divisa e non riconosciute
come forze militari, che utilizzavano lo
strumento della rappresaglia a scopo
politico e non in reazione ad atti illegittimi
compiuti dai tedeschi o dagli italiani.
Sottolinea infatti Gallitto, riportando le
parole di uno storico resistenzialista, che
gli attacchi partigiani alle truppe tedesche
(ininfluenti sul piano militare) avevano
lo scopo di suscitare odio nei civili allorquando i tedeschi o gli italiani, in risposta
agli attacchi (illegittimi) dei partigiani,
utilizzavano lo strumento (legittimo) della
rappresaglia, odio che avrebbe aperto
le porte, sul piano politico, all’ideale comunista.
In sostanza, mentre le FF. AA. della
R.S.I. e tedesche utilizzavano la rappre-
saglia allo scopo di punire atti di guerra
illegittimi, i partigiani, pur sapendo che i
loro attacchi avrebbero provocato morti
fra la popolazione, attaccavano senza
scrupoli con l’intento di spianare la
strada al proprio credo politico nel dopo
guerra!
Le ragioni di una scelta
Ma Gallitto non si ferma qui e a sostegno delle proprie affermazioni propone
una dettagliata e documentata analisi
delle ragioni per le quali Mussolini decise
di dar vita alla R.S.I. per l’onore e per
l’indipendenza della Nazione italiana: le
minacce di Hitler contro il Popolo Italiano
ritenuto traditore se Mussolini non avesse
accettato di governarlo.
La scelta di Mussolini fu coerente con
quanto Egli aveva operato negli anni
precedenti a tutela dell’Italia e del suo
popolo, a costo di assumere scelte che
sarebbero costate care sia a lui sia a
coloro i quali decisero di seguirlo.
Mussolini, come Borghese, si impegnò
tenacemente per mantenere quell’autonomia ed indipendenza che al sud poteva
solo essere sognata, dimostrando che
i rapporti con un alleato difficilissimo,
non assunsero mai quei connotati che la
storiografia resistenziale propina ormai
da decenni.
Stabilimenti industriali, fabbriche come
la FIAT, aree logistiche come il porto di
Genova e finanche gli studi di Cinecittà a
Roma furono sottratti al controllo tedesco
e preservate dai partigiani da parte delle
autorità della R.S.I.
Dalle parole di Gallitto, sostenute da
precisi riferimenti storici, emerge con
chiarezza come la R.S.I. sia stata anche
nei fatti uno Stato in grado di regolare la
vita dei propri cittadini, nonostante l’influenza dell’alleato tedesco in ordine alle
grandi scelte militari da compiere.
Il progetto dei ”Vinti” e quello dei
”Vincitori”
Alla luce di queste considerazioni, citando
una dichiarazione dell’ex-Presidente della
Repubblica Francesco Cossiga secondo
il quale “i combattenti della R.S.I.
meritano l’ammirazione, anche se hanno
combattuto dalla parte sbagliata”, Gallitto
si chiede: “ma siamo proprio sicuri che
fosse la parte sbagliata? Proviamo a
confrontare i progetti che le due parti
in lotta avevano in serbo per l’Italia “
Lo Stato della R.S.I. che difende la
propria terra da un nemico ed invasore
anche allo scopo di riscattare il suo
Onore infangato da traditori, avrebbe
consentito all’Italia di avere più voce
in capitolo al tavolo della pace,avendo,
anche, difeso i confini orientali dalle mire
espansionistiche di Tito…
Da una parte lo Stato della R.S.I. che
si batte per il suo Onore infangato con
il tradimento dell’8 settembre ’43,
difendendo strenuamente i Confini della
Patria ed, in particolare, quello Orientale,
dall’altra la resistenza comunista che
propugnava l’asservimento alla Russia
Sovietica e l’occupazione di Tito alla
Venezia Giulia.
Quale per la parte sbagliata? Chi fu il
“Vinto” e chi il “Vincitore”, considerando
anche che Tito, l’Unione Sovietica ed i
comunisti sono finiti nell’ignominia.
La domanda che Gallitto si è posto e che
ha costituito il titolo della sua conferenza
potrà mai avere più di una risposta?
I presenti, ma non solo, ritengono
proprio di no!
Stefano Canavassi
I s t i t u to S to r i co R . S . I .
IN BREVE
w L’ Istituto Storico R.S.I. è stato fondato il
22 novembre 1986 ed ha sede a Terranuova
Bracciolini (AZ) - località Cicogna - in Via Pian
Di Maggio n° 27.
w Le finalità di questa Associazione, come
riporta l’ articolo 2 dello Statuto, sono:
3 Conservare e tramandare la storia della
R.S.I.
3 Attivare onoranze per i Caduti ed i
Dispersi delle Forze Armate della R.S.I. e per
le vittime civili della guerra.
3 Promuovere al riguardo ricerche,
incontri, riunioni, conferenze,
manifestazioni e pubblicazioni culturali
scientifiche e ricreative, nazionali e
internazionali.
CONTATTI
w Istituto Storico R.S.I.
Via Pian Di Maggio 27
52028 - Terranuova Bracciolini (AZ)
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12
EVENTI
STORIA
P
z Il 22 gennaio 2008 al Campo della Memoria-Cimitero di Guerra dei Caduti del Btg.
Barbarigo, si è tenuta una Cerimonia in occasione dell’anniversario dello sbarco
Alleato ad Anzio-Nettuno e dei conseguenti combattimenti sulla testa di ponte,
che videro la partecipazione di diversi reparti della RSI di terra, di cielo e di mare.
z Durante la cerimonia, sono stati letti i nomi dei Caduti dei mezzi d’assalto della Xª MAS
impiegati contro la Flotta d’invasione.
z Tra i partecipanti e le autorità convenute elenchiamo Donna Assunta Almirante,
l’Avv. Bartolo Gallitto, Presidente dell’Ass.Comb. Xª Flott. MAS, il Dott. Alberto Indri,
responsabile della sezione Roma dell’Ass.ne e il Marò Franco Grazioli del Btg. Lupo.
22 gennaio
Campo della Memoria
Parte delle rappresentanze e delle istituzioni presenti
Un momento della cerimonia
Il marò Franco Grazioli in un momento della cerimonia
Il Pres. dell’Ass. Avv. Bartolo Gallitto, Donna Assunta Almirante e il Sindaco De Angelis
Il coordinatore Xª-Lazio, Dott. Alberto Indri, commemora i marò dei Reparti Navali
della Xª MAS caduti in azione a largo di Nettuno
“PIU BUIO CHE
A MEZZANOTTE
NON VIENE ”
rima dell’ignobile otto settembre 1943, la Fanteria di
Marina del Rgt. “San Marco” aveva filiato un Battaglione di Nuotatori e uno di Paracadutisti per compiti
speciali quali il sabotaggio, l’incursione e la distruzione delle difese nemiche, nonchè operazioni tese
a preparare nel migliore dei modi il terreno alle forze vere e
proprie di attacco.
All’annuncio dell’armistizio, una parte dei su citati Paracadutisti
presenti a Tarquinia, in assenza di ordini, si diede alla macchia
in attesa degli avvenimenti.
In quei giorni febbrili il Comandante in seconda degli NP, Capitano G.N. Nino Buttazzoni, si propose di formare un Battaglione con gli NP decisi a continuare la guerra contro gli angloamericani, nelle file della Xa Flottiglia MAS la quale, agli ordini
del Comandante MOVM Junio Valerio Borghese, non aveva
ammainato la Bandiera.
Al Muggiano di La Spezia, ferveva intensa l’attività per riordinare i Reparti, sistemare e arrutolare le migliaia di giovani che
accorrevano nella mitica Unità con la speranza di combattere gli
invasori.A fine ottobre ’43 nasce ufficialmente – primo tra tutti
gli altri – il Battaglione “NP” che incorpora nelle sue Compagnie
i già brevettati “N” e “P”, nonchè i giovani desiderosi di appartenere a quella Specialità della Flottiglia che conterà il maggior
numero di decorati al V.M. tra tutti i Reparti della RSI.
Unità multiforme, questa di Buttazzoni, che annovera varie
attività e si distingue in primis con il Reparto N.E.S.G.A.P.
(Nuotatori, Esploratori, Sabotatori, Guastatori, Assaltatori, Paracadutisti), comandato da un Ufficciale dalle doti e non comuni
che risponde al nome del S.Ten.Vasc. Rodolfo Ceccacci.
Questa Ia Comapagnia si trasferì a Jesolo per “migliorare”
– lontano da occhi indiscreti – la preparazione in vista delle
loro incursioni oltre le linee.
Molti vennero catturati e fucilati, altri riuscirono, anche dopo
più missioni, a rientrare al Nord. Falange di eroi, di irripetibili
combattenti, che seppero affrontare il Plotone d’esecuzione
fumando,catando e inneggiando all’Italia.
Anche le altre Compagnie del Btg. si trasferirono a Jesolo per il
corso prelancistico e di specializzazione su armi ed esplosivi.
Il Guardamarina NP Alessandro Tognoloni chiese di essere trasferito al Btg. F.M. “Barbarigo”, perché in partenza per la linea
d’impiego al sud di Roma. In linea, per il suo eroico comportamento, verrà decorato sul campo di Medaglia d’Oro al V.M.
In luglio, presso la Scuola Nazionale di
Paracadutismo della Xa a Tradate si
effettuarono i lanci di brevetto per
i paracadutisti della Xa..
Spostamento quindi
a
Palmanova: forse arrivava l’ora
di andare in linea!
Avvenne, invece, la radunata
in Piemonte per operazioni
di grande polizia – in verità
spettanti alla GNR – con perdite
di uomini e di tempo. Scontri,
imboscate, scaramucce con
le bande partigiane. Unica
Messa da campo officiata da
don Renzo Pio a Valdobbiadene
onsolazione, degna di
rilievo, l’azione vittoriosa
sul Monte Soglio.
Nell’estate, ancora
missioni al Sud, per il
Gruppo Ceccacci, costate altre sacrifici in
vite umane. Positivo il
bilancio sia per i danni arrecati agli eserciti anglo-americani,
sia per quanto attiene ai servizi di informazione.
Il Battaglione, rientrato dal Piemonte, si acquartierò in parte in
Val d’Intelvi, presidiando la zona e ioganizzando le Compagnie
in attesa del gran giorno.
In quel periodo l’NP diede vita al Gruppo “Vega” per incarichi speciali cui era destinato anche il S.Ten.Vasc. Osvaldo
Valenti, arruolatosi negli “NP”. In seguito sarà tra i duemila
Caduti della Xa Flottiglia MAS, assassinato – con l’indimenticabile Luisa Ferida – con una falsa accusa.
In ottobre , il Btg. “NP” dovette spostarsi nel Veneto, a Valdobbiadene, in previsione di difendere il confine orientale d’Italia,
minacciato di invasione da parte dei miliziani di Tito.
Due Compagnie “NP” parteciparono con grande impegno,
valore e professionalità alla – purtroppo breve – campagna
nell’Isontino. Il prezzo più alto fu pagato dai marò del Btg.
Fulmine” – a Tarnova della Selva – in difesa di Gorizia.
Finalmente, il Battaglione “NP”, riunito al completo a Valdobbiadene, - e ricevuta l’Insegna di combattimento con il motto
“Più buio che a mezzanotte non viene” – ottenne l’agognato ordine di schierarsi al Fronte Sud contro i multicolori
Reparti “alleati”.
Inquadrato nel I0 Gruppo Artiglieria “Colleoni” e aliquote del
Btg. Genio “Freccia” – fronteggiò con baldanzosa sicurezza
truppe indiane e inglesi... Senio, Lugo, Porto Garibaldi, Ariano,
Po di Goro, Cavarzere: nomi dei quali gli “NP” portano uno
struggente ricordo. Indimenticabili restano i loro ufficciali tutti
degni di menzione unitamente al prezioso Aiutante Maggiore
S.Ten.Vasc.P Armando Zarotti e le stupende Sorelle Volontarie
del Servizio Ausiliario Feminile.
La fine di quella avventura per gli “NP” si concluse a Venezia,
il 7 maggio ’45, quando, ottenuto l’onore delle armi da parte
di una Compagnia della 56a Divisione britannica,
il Comandante Buttazzoni dichiarava sciolto
il Battaglione Nuotatori – Paracadutisti della Xa repubblicana. Mentre
a Valdobbiadene i fuorilegge
massacravano quarantasei
marò “NP” del deposito del
Battaglione.
Il grosso degli “EnnePi”
veniva inviato nei POW d’Algeria.
NP L.F.
13
STORIA
14
I MEZZI D’ASSALTO
I MEZZI D’ASSALTO
DELLA Xª MAS
I
mezzi d’Assalto della X Flottiglia
MAS erano suddivisi in due Reparti:
quello subacqueo e quello di superficie.
Appartenevano al Reparo subacqueo i “Siluri A Lenta Corsa” ( SLC ) – noti
come “maiali” -,i “Gamma ” - nuotatori,
definiti anche “uomini rana” - e i sommergibili tascabili.
Appartenevano al Reparto di superficie
i vari tipi di motoscafi d’assalto. Fino al
26 luglio 1941 (data del tentativo di forzamento del porto di La Valleta nell’isola
di Malta), i due Reparti erano separati,
ognuno con un proprio comando. In
seguito , la Flottiglia passò sotto un
comando unico.
L’esplosione doveva avvenire mediante
un sistema manuale a orologeria. La
“mignatta” doveva essere trascinata a
nuoto. Partendo da questa idea, dal 1936
due ufficiali del Genio Navale, i tenenti
Teseo Tesei e Elios Toschi, si proposero
di creare un siluro analogo, che avesse
sulla “mignatta” il vantaggio di poter permettere a due uomini di vivere, navigare,
I nuotatori d’assalto: “ I Gamma”
dirigersi contro un bersaglio e attacarlo
stando sott’acqua.
I concetti , quindi, erano rivoluzionati.
Era nato il SLC, un minuscolo sotomarino
a propulsione elettrica per evitare rumori
e bollicine in superficie, con un volante di
manovra simile a quello degli aerei.
Fu in seguito migliorato nelle officine
di San Bartolomeo a La Spezia e dette
origine al Siluro San Bartolomeo (SBB),
che poté essere utilizzato dalla Xª Flottiglia MAS solo al tempo della Reppublica
Sociale Italiana e precisamente nel dicembre 1944 contro il porto di Livorno,
già in mano agli Alleati, nel corso di un
fallito tentativo.
Veniamo ora alle attrezzature degli operatori. L’autorespiratore era un derivato
della “ maschera Davis ”, perfezionata dal
capitano di corvetta Angelo Belloni. Dai
suoi studi derivarono invenzioni geniali,
quale,fondamentale, la muta ermetica.
L’autorespiratore del comandante Belloni
era un più ampio polmone dotato di calce
sodata con un nuovo tipo di maschera,
non piu a occhiali separati e dotato di due
bombole di ossigeno, la cui autonomia
era di circa tre ore.
Gli operatori, inoltre, erano dotati di una
bussola per palombari da portare a un
polso, mentre nell’altro tenevano il Radiomir, il famoso orologio subacqueo della ditta Panerai.
SILURO A LENTA CORSA (SLC)
Reparto Subacqueo
Siluro a Lenta Corsa ( SLC ).
Antenata del Siluro a Lenta Corsa ( “maiale” ) fu, nel corso della Grande Guerra
1915-18, la “mignatta”.
Questa non era che un siluro dalle caratteristiche speciali, mosso da un motore
ad aria compressa, con una testa carica
di 170 kg di tritolo e dotata di due potenti
magneti che avvrebero consenito di poterla applicare sotto lo scafo nemico.
A - posto di pilotaggio
B - posto del palombaro
1 - Testa carica (300 kg. esplosivo)
testa
5 - Parabrezza
propulsore
2 - Spoletta a orologeria
6 - Cassa assetto prora
10 - Leva comando cassa di rapida immersione
- Tientibene per secondo uomo
3 - Maniglione di sospensione
7 - Comando pompa cassa assetto
11 - Cassa di rapida immersione
14 - Bombola d’aria (200 kg.) per esaurimento rapida
ratore di riserva e gli attrezzi di lavoro (alzareti, tagliareti, cime, morsetti, ecc...)
asse elica
18 - Paraelica
© Albertelli Editore
19 - Elica
20 - Timone verticale (o di direzione)
4 - Braga per il distacco della
8 - Locale batterie
9 - Motore elettrico
12 - Sfogo d’aria della rapida
13
15 - Cofanetto contenente un autorespi-
16 - Cassa assetto di poppa
17 - Passaggio
21 - Timone orizzontale (o di profondita’)
Prima dell’unificazione del Reparto subacqueo con quello di superficie, nel primo,
comandato dal capitano di fregata Junio
Valerio Borghese, era sorta una nuova
specialità, quella dei “ nuotatori d’assalto
“, sotto il nome di copertura di “ Gruppo
Gamma ”.
A seguito dell’esperienza conseguita
negli attacchi a Gilbiterra, durante i
quali si era constatata la presenza di
numerosi mercantili alla fonda in rada
aperta, il Com.te Borghese ebbe l’idea
di fare uscire dal suo sommergibile, lo
“ Scirè ”, un certo numero di sommozzatori che avrebbero dovuto portare
cariche esplosive sotto quei mercantili,
le denominate “mignatte” o “cimici” e del
peso di 3 kg.
Erano contenute in piccoli involucri metallici circolari di forma biconvessa, muniti di un anello di gomma che, gonfiato
da una bomboletta d’aria compressa a
collo rompente, ne assicurava l’aderenza
sotto lo scafo.
Una spoletta a tempo, regolabile
dall’esterno, provocava l’esplosione al
momento voluto. Ogni “gamma” ne portava quattro con spinta nulla, appese alla
cintura e quelle quattro erano sufficienti
ad affondare una nave da carico. Il comando del Gruppo fu affidato da Borghese al tenente di vascello Eugenio Wolk.
La sede della scuola fu posta a Livorno,
entro l’Accademia Navale, potendosi cosi
utilizzare per l’addestramento sia le attrezzature della preesistente scuola sommorzzatori, sia la piscina coperta.
Ad essa affluirono volontari, non solo
della Marina, ma anche da tutti i Corpi
dell’Esercito.
In seguito i “ Gamma ” adottarono un
altro ordigno, il “ bauletto “ per poter
operare in porti e sorgitori neutrali. Questo “ bauletto ” era di
forma cilindrica;
a un’estremità portava
un’elica che, dopo un numero prestabilito di rotazioni, permetteva alla spoletta
a tempo, di mettersi in moto.
L’’ordigno poteva essere facilmente sistemato tra un’aletta di rollìo e la carena
della nave da colpire ed esservi fissato
mediante uno o più morsetti (i “sergenti”)
con l’elica rivolta verso la prua.
Quando il piroscafo rimaneva fermo
all’ormeggio non succedeva nulla, come
succedeva nulla quando si metteva in
moto entro il porto o la rada. Solo quando
la nave aveva raggiunto e superava la
velocità di 5 nodi l’elichetta si metteva a
girare e girava fintanto che il bastimento
non avesse abbandonato le acque territoriali per entrare in quelle internazionali.
I “ bauletti ” erano muniti di uno o più
cilindri gonfiabili per dare loro una spinta
positiva e il “gamma” li trascinava a rimorchio.
L’involucro cilindrico conteneva 4,500 kg
di un esplosivo molto più potente del tritolo, studiato anch’ esso dai tecnici della
Xa Flottiglia MAS.
Il nuotatore era vestito con l’aderentissimo abito di gomma ideato dal Com.
te Belloni, abito che lo protteggeva dal
contatto diretto con l’acqua senza ostacolargli la libertà di movimento; calzava
lunghe pinne di gomma, che gli permettevano una maggiore velocità nella fase
di avvicinamento e una possibilità di spostamenti sia in orizzontale sia in quota,
senza bisogno di adoperare le braccia.
L’autorespiratore era identico a quello
descritto precedentemente.
Eugenio Wolk
Reparto di superficie
Barchino esplosivo
La sua sigla era MTM (“Motoscafo Turismo Modificato”). Fu progettato inizialmente ( sempre dal 1936 ) dal Com.te
Giorgis per lo scafo, dal maggiore del
Genio Navale Guido Cattaneo per la parte meccanica. Essi avevano concepito di
arrivare agli stessi risultati di Tesei e Toschi, ma stando in superficie, uttilizzando
piccoli e velocissimi motoscafi con carica
esplosiva, transportati nelle immediate
vicinanze degli obiettivi.
Il leggerissimo scafo in legno compensato
marino era costituito da uno scheletro in
Il sommergibile tascabile “CA”
legno, inizialmente rivestito di tela imperLa sigla indica la ditta Caproni ( nota meabile, sostituita in seguito da fogli di
constuzione di aerei ) e il tipo “A”, per di- compensato; il motore, un Alfa Romeo
stinguere quel minisommergibile dal suc- 6 cilindri da 2500 cmc, per questioni
cessivo tipo “B”, leggermente più gran- d’ingombro vi era collocato abbattuto;
de, ma fatto entrare nella categoria dei nella prora era contenuto un certo quanSommergibili Costieri e non in quella dei titativo di piccole cariche esplosive, che,
Mezzi d’Assalto. IL CA poteva transporta- scoppiando all’urto contro il bersaglio,
re due incursori-sabotatori, con 8 cariche avrebbero dovuto provocare il rapido afda 100 kg e 20 “ mignatte ”.
fondamento del barchino.
L’apparato motore era costituito da
Il troncone dello scafo contenemente
un motore diesel e da uno elettrico di la carica principale ( 300 kg di tritolo
potenze diverse, che realizzavano però la ) affondava e, giunto a una profondità
stessa velocià di circa 6,5 nodi e la me- prestabilita ( in genere 8 metri ), esplodesima autonomia di 70 miglia.
deva per mezzo di un piatto idrostatico,
Ne era in preparazione l’impiego per un coinvolgendo così con l’onda d’urto anche
attaco al porto di New York alla fine del tutta la chiglia della nave nemica. Il pilota
1943, quando l’armistizio impedì l’ese- avrebbe dovuto gettarsi in mare e poi sacuzione del progetto. Altro attacco con lire su di uno zatterino solo pocchi istanti
caratteristiche simili avrebbe dovuto es- prima dell’urto, dopo essersi assicurato
sere portato contro la piazzaforte inglese la perfetta punteria del barchino.
di Freetown ( Sierra Leone ).
Un suo derivato, il MTR (“Motoscafo Turismo Ridotto”), aveva solo dimensioni
più piccole per poter essere contenuto
nei cilindri dei sommergibili speciali della
Xª Flottiglia MAS.
15
16
STORIA
TESTIMONIANZE
Barchino silurante
Il primo barchino silurante fu il MTS (“ Motoscafo Turismo Silurante Modificato ”) e aveva caratteristiche diverse; essendo uno
vero e proprio MAS in miniatura, armato
con un silurotto di 450 Master Assistance
Service, collocato al centro delle scafo tra
due motori Alfa Romeo 6 cilindri da 2.500
cmc, e lanciato in poppa, sospinto da un
espulsore a cannocchiale funzionante ad
aria compressa; appena in acqua, il siluro
iniziava la sua corsa passando sotto lo
scafo che lo aveva lanciato.
Due bombe subacquee antinave da 50
kg, funzionati a pressione idrostatica,
consentivano di difendersi offendendo
l’eventuale nave inseguitrice e un impianto
nebbiogeno a cloridrina permetteva al
mezzo di occultarsi nella notte.
Dopo l’8 settembre 1943, la Xª Flottiglia
MAS, nella Reppublica Sociale Italiana,
transformò il MTSM nel MTSMA (“Motoscafo Turismo Silurante Allungato Allargato”) per renderlo più marino. Quest’ultimo barchino, che operò su vasta scala
in Tirreno, nel Golfo Ligure e in Adriatico,
per brevità fu sempre chiamato SMA.
Prima dell’armistizio, invece, gli MTSM
avevano avuto largo impiego in Mar
Nero con la “Colonna Moccagatta“, in
Africa Settentrionale con la “Colonna
Giobbe”, Tunisia, Sicilia, e Sardegna.
Dopo l’armistizio, con la RSI, operarono
contro la testa di sbarco alleata in Anzio
e Nettuno.
I mezzi trasportatori
I Mezzi d’Assalto, avendo un piccolissimo
raggio d’azione, avevano ovviamente la
necessità di un altro mezzo più efficace e
idoneo che li trasportasse nelle immediate
vicinanze degli obiettivi da colpire.
Questi mezzi (lasciati cadere l’ipotesi degli
idrovolanti) furono esclusivamente navali
e precisamente: i sommergibili “Iride”,
“Gondar”, “Scirè”, “Ambra”, “Murena”,
“Sparide”, “Grengo“; i cacciatorpediniere “Crispi”, “Sella”, “Grecale”; le motosiluranti 74 e 75; i pescherecci “ Cefalo”,
“Sogliola”, “Costanza”.
Particolarmente avventurosi i pescherecci, che imbarcavano i barchini esplosivi e siluranti e si appostavano lungo le
coste algerine e marocchine, battendo
bandiera tunisina, con equipaggi formati
da operatori della Xa Flottiglia MAS vestiti
da pescatori.
I sommergibili speciali
Il problema di transportare i “maiali” fu
risolto con il fissaggio di cilindri contenitori sulla coperta di sommergibili oppor-
R
Il sommergibile Ambra in navigazione
Il sommergibile Gondar (a sinistra) con i contenitori per il trasporto dei maiali
tunamente adattati e alleggeriti di circa 3
tonnellate; l’alloggiamento fu ottenuto rimuovendo il cannone e sbarcando le sue
munizioni, due siluri, catene, ancorotti
ecc. Fino al sommergibile “Scirè” i cilindri
contenitori furono tre, di cui due sistemati e affiancati a poppavia della torretta
e uno a propravia. Con il sommergibile
“Ambra” divennero quattro, affiancando
un altro cilindro a quello di proravia.
I cilindri contenitori erano collegati
con il sommergibile per l’allagamento e
l’aerazione necessaria alle batterie accumulatori dei “maiali”.
Per mettere in mare questi ultimi, il sommergibile poteva eseguire due manovre:
1) posarsi sul fondo in 8/15 metri di fondale, allagando successivamente i cilindri
e consentendo agli operatori fuoriusciti
dalla garitta di aprire i cilindri, estrarre i
Siluri a Lenta Corsa e richiudere i contenitori; 2) emergere in affioramento (ma
non in superficie) con i cilindri già allagati, agevolando il compito degli operatori nelle manovre di estrazione degli
apparecchi e di chiusura dei portelli dei
cilindri, avvalendosi anche degli operatori
di riserva (questo secondo tipo di manovra fu quello compiuto abitualmente dal
Com.te Borghese con lo “Scirè”, sia nelle
azioni contro Gibilterra, sia in quello contro
Alessandria d’Egitto).
Gli altri mezzi trasportatori citati non presentavano problemi particolari, sia per
il trasporto dei “maiali” sia dei barchini,
dato che i Mezzi d’Assalto venivano semplicemente caricati e fissati in coperta,
per poi essere calati in mare con le gru
di bordo, ad eccezione delle due motosiluranti che calavano in mare i mezzi
tramite uno scivolo.
Documentazione da Ufficio Stampa
Associzione Xa Flottiglia MAS
Il Tenente di Vascello Mario Arillo
Dedicato a Raffaella!
affaella, tutti i nostri incontri al Campo della Memoria
sono un segno voluto dal destino: il nostro.
Definire questi eventi è come stabilire la verità, oltre
quelli della storia della nostra Italia. Noi l’abbiamo indicata con il cuore, la sofferenza…la morte.
Vivere quelle ore, quando siamo al Sacrario, è come essere
pervasi da una sensazione unica: come spiccare un volo
verso l’infinito. Come per una congiunzione dell’anima con i
nostri ragazzi. Quanta giovinezza! Vent’anni caduti nella piana
Pontina!
Quei vent’anni vissuti in un ardore di certezza, di abnegazione
con il cuore pieno di passione per la Patria, quello di combattere
per l’Onore, così vilmente calpestato. Non altro.
La strada di terra battuta che porta al Sacrario, nella campagna
secolare della piana Pontina, a volte ci accoglie con un sole
bruciante e altre con un cielo grigio e sotto una pioggia
sottile.
Ma lo stesso sentiamo di trovarci in un luogo prodigioso.
Questa contrada, a suo tempo una discarica maleodorante, è
stata trasformata mediante gli interventi di Tognoloni, architetto
realizzatore e poi in buona parte esecutore tecnico del Campo
della Memoria, insieme ad Alberto Giorgi e qualche altro…
Lentamente, giorno dopo giorno, quel quadrato di terra si è
andato trasformando in un luogo intangibile. Anche l’inizio, per
la realizzazione del Campo è stata un’avventura, fintanto che il
tempo, la tenacia degli operatori l’hanno avuta vinta.
Autotassazioni e donazioni volontarie: tutto per affrontare il
costo di tutto!
Dopo queste vicende vissute con tanta speranza, finalmente
abbiamo abbiamo assistito alla moltitudine dei tanti visitatori,
dei tanti che hanno partecipato alle funzioni religiose, fino al
completo riconoscimento del Sacrario-Cimitero di guerra – da
parte di “Onor Caduti” del Ministero della Difesa.
È stato un iter laborioso.
Raffaella ha partecipato in prima persona ai contatti, al
raggiungimento della buona causa. Italiani caduti in guerra per
cui degni di un riconoscimento ufficiale da parte dei vincitori.
Il senso dell’onore militare!
Grazie anima grande! Grazie Raffaella! Quando Te ne stai all’ingresso oppure presso l’altare, la Tua figura minuta trasmette a
tutti noi il simbolo della tenacia, dell’amore. Dopo la funzione
religiosa è ancora un saluto verso il cielo…, alla voce “Decima”
dopo la preghiera del Marinaio, tutti hanno uno sguardo d’amore
verso di Te Raffaella, Ausiliaria del “Barbarigo”, madrina del
Sacrario. Ora lo sguardo di tutti è con Te, noi che abbiamo
combattuto e dei presenti che osservano il “lapidario” dei Caduti
nella piana in difesa di Roma.
È innegabile non provare un sentimento di riconoscenza verso
una piccola donna tanto grande.
Infatti un giorno ci ha raccontato: “…Insieme, caricando vecchie
biciclette nel treno per Littoria, abbiamo ispezionato la pianura
Pontina. A Sermoneta e nell’agro pontino, alla ricerca di quelle
tombe che di lì a poco sarebbero potute scomparire…”
Sicuramente è stato un grattare la terra con le mani. Ricomporre i resti mortali, sistemarli in contenitori di fortuna: una
tibia, un braccio, il canovaccio della camicia… qualche mostrina
con il gladio. Insomma quanto è stato possibile trovare, per
Raffaella e la sua squadra: Luca Scaffardi del “Lupo” e l’Ausiliaria Silvana Millefiorini. Sempre Raffaella racconta: “…le sei
salme recuperate dietro l’Asilo infantile di Latina, nello schema
per l’individuazione dei tumuli che avevano trovato in una delle
cassette…e ancora le correzioni e i punti interrogativi tracciati
dalla mano di Luca. Arrivammo tardi al Ponte dell’Incudine,
sulla via Appia, tra Cisterna e Littoria. Non c’era più traccia
della sepoltura che ci avevano segnalato…”
I particolari di ogni giorno, di ore, di momenti, in tensione
altissima. Speranze, ricordi, le esplosioni, il ripiegamento del
Barbarigo e di altri reparti Italiani verso Roma. Roma sorda alla
Patria! I ragazzi l’attraversarono in fila indiana tra l’indifferenza
dei molti e le lacrime dei pochi che avevano capito.
Dopo il conflitto, i Romani tornano a casa, che dalla prigionia
dal 211 P.O.V. Camp di Algeri, chi dalle patrie galere. Tutti ci
rivediamo, pallidi e con tanti fardelli sulle spalle in una Roma
mercenaria e sporca.
Qualche volta ci si incontrava a casa di Raffaella all’Alberone.
C’è Luca diventato suo marito, c’è Ugo Franzolin, Franco Grazioli, Renzo Palmili, Mario Sannucci e tanti altri che venivano di
volta in volta. Cercavamo di rinverdire le nostre memorie….
Un bicchiere di vino gorgogliava nel nostro stomaco all’unisono
con le canzoni cantate a bassa voce… eppure non ci mancava
il coraggio di attestare chi eravamo… ma la nostra forza era
quella di assistere, annotare ma con disciplina.
Ma quel tempo era segnato da altri impegni. La squadra che
operava nella piana incontrava grosse difficoltà, sia sul terreno
che nella faide politiche, delle Autorità di polizia ed altri.
Raffaella ci raccontava: “…mi sono rivolta ad un giornale e mi
sono sentita dare della visionaria. Ho cercato, ho bussato ad
innumerevoli porte. Solo ieri ho trovato 51 cassette in fondo
ad un deposito, ammonticchiate l’una sull’altra, con i chiodi
che non reggono”. E ancora ”…non c’era un fiore quando le
abbiamo trovate. Per Natale vorremmo che fossero sepolti
sotto una coltre di fiori…”. Era il 12 dicembre 1947.
E la stampa annoverava: “questa mattina al Verano un movimento insolito. Numerose jeep della Celere e Carabinieri
che stazionano all’ingresso della cappella interna”. Avrebbero
dovuto essere traslati i resti mortali di 28 Caduti. La cerimonia, un primo tempo autorizzata, subito era stata revocata
dalla Questura. I nostri ragazzi ancora in attesa di un luogo
di pace!
Sono trascorsi altri sessanta anni. Infinite le vicende vissute
da Raffaella per il coronamento del suo sogno: il Campo della
Memoria è Cimitero di guerra.
Ancora un abbraccio cara “ragazza” della Decima, del Barbarigo, al Tuo immenso impegno. Finalmente i nostri ragazzi
rimarranno lì. Finalmente la terra che li ha visti combattere
per l’Onore della Patria, oggi ne custodirà i resti come in un
abbraccio universale.
Raf, io Ti chiamo così ormai da tempo…il tempo passato che
ha visto le Tue grandi battaglie, il grande impegno vissuto
giorno dopo giorno per la soluzione finale del riconoscimento
da parte di Onor Caduti.
Tutto il Tuo operato è come un segno rilevatore di un Cuore,
di una Fede inestinguibile. Dio li segna! Grazie ragazza!
Decima!
Franco Grazioli
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18
TESTIMONIANZE
IL CAMPO
DELLA MEMORIA
Questo articolo, concordato nelle sue parti informative con il Pres. del
“Campo”, GIORGIO FAROTTI, era stato preparato per ricordare,
sia pur in sintesi, la storia del “Campo” –ora Cimitero di Guerra
RSI- nato da idee espresse dai partecipanti all’Assamblea del
Btg. BARBARIGO in un suo raduno a Lerici, nell’ottobre 1989.
Purtroppo il “nostro” GM GIORGIO FAROTTI è morto nella notte fra il 26 e 27
ottobre u.s.; e questo articolo diventa, del tutto involontariamente, un necrologio.
Noi che siamo fra i pochi “involontari sopravvissuti” ancora in
vita, inchiniamo la nostra Bandiera e salutiamo per l’ultima volta
con il cuore pieno di tristezza, ma a testa alta come sempre, il
nostro “MARO’ HONORIS CAUSA” GIORGIO FAROTTI
L
’avevamo chiamato così e ci piaceva così. A Lerici, nell Ottobre
del 1989, diciotto anni fa, alla
fine dell’assemblea del “BARBARIGO”, avevamo deciso tutti insieme l’acquisto di un piccolo appezzamento di terreno nei pressi dei campi
di battaglia di Nettuno, dove appunto
il Barbarigo aveva vissuto il suo primo
fronte.
Qualcuno, non ricordo chi, disse : “Anche
se dovesse rimanere per sempre solo un
prato verde con in mezzo una pietra ed
un’asta di bandiera, sarà pur sempre il
nostro posto della Memoria”.
Sapevamo bene che non c’eravamo stati
solo noi: a Nettuno ed Anzio avevano
combattuto anche i paracadutisti della
Nembo ed il Btg. “Degli Oddi”; e, in mare,
i “Barchini” dei Mezzi d’Assalto; e, in cielo,
gli ultimi aerosiluranti del Comandante
Faggioni. E ci eravamo resi anche conto,
come scriverà poi il nostro Paolo Posio
in un articolo sul giornale “DECIMA” di
Sannucci (del Bgt. Lupo) che: “Tocca
ancora a noi...ma inizieremo un’opera
che ricorderà la Decima Flottiglia Mas in
TUTTI i suoi reparti e in TUTTE le sue
vicende e che ne costituerà prezioso
comune patrimonio”.
La nostra Medaglia d’oro Alessandro
Tognoloni, ideatore e poi architetto
dell’opera, aveva idealmente completato
questo pensiero sullo stesso giornale, nel
IL CAMPO DELLA MEMORIA
Marzo 1991, giorno della posa della Prima
Pietra: “...realizzando così una doverosa
volontà, a lungo perseguita, di dare a
tutti Coloro che caddero con la divisa
della RSI, una Bandiera svettante che
raccogliesse in un unico simbolico altare
tutti i luoghi di un sacrificio ignorato”.
E, in un altro articolo, quando il Campo
non era ancora divenuto “Cimitero di
Guerra”, perchè non vi erano ancora stati
trasferiti i resti dei Caduti ospitati nella
tomba del Verano dalla nostra Ausiliaria
Raffaella Duelli: “In questo luogo, deserto
di corpi ma denso di anime, siamo venuti
aportare il fiore del ricordo ed il virile rimpianto di noi, involontari sopravvissuti”.
Tralasciamo di descrivere le difficolta
di ogni genere, principalmente da parte
di politici, giornali avversi etc, nonché
quelle finanziarie; e la continua necessità
di essere spesso presenti sul posto da
parte di chi si occupava più attivamente
dell’ organizzazione e dell’andamento
dei lavori e magari abitava lontano da
Nettuno.
Acceniamo, invece, al momento in
cui, dopo la posa della prima pietra,
ci rendemmo conto - e più di tutti il
Gen. Giorgio Farotti, che l’Assamblea
già nel 1989 aveva eletto Presidente
dell’Associazione “Campo della Memoria”
(regolarmente costituita con rogito
notarile il 4-12-1989 a Firenze, Notaio
Wilma Cerulli) che tutti gli eserciti
coinvolti nell’ultimo conflitto avevano
il loro cimitero su terreno donato dallo
Stato italiano, tranne quello della RSI.
Per questa ragione il Campo, inizialmente
dedicato ai marò Caduti nella difesa di
Roma, venne esteso a tutti i soldati
repubblicani immolatisi per la difesa del
suolo e per l’onore della Patria.
“Nacque così – scrive Farotti in un
articolo sul Notiziario dell’Associazione
Combattenti “DECIMA” del 2000 –
l’istanza di trasformare il monumento in
Cimitero di Guerra.”
Senza contare poi, che la grande
preoccupazione - una volta che il Campo
fosse diventato una realtà - era quella
di farlo rimanere presente e vitale
anche per il futuro, con decisione e
sicurezza, nel tessuto della vita nazionale
italiana, cosa questa possibile solo se
ad occuparsene poteva essere non una
Associazione privata di reduci, per sua
stessa natura alle lunghe cadùca e già in
COME ARRIVARE
w in Auto da Nettuno: arrivati al piazzale John
Fitzgerald Kennedy, di fronte al Cimitero Militare
Americano, prendere via Santa Maria direzione
Cimitero Civile di Nettuno. Dopo il cimitero la
strada cambia nome in SP 87/bis conosciuta con
il nome di via Nettuno-Velletri. Partiti dal Cimitero
Americano dopo 1,7 Km girare sulla destra in via
dei Frati. Dopo circa 500 metri sulla vostra sinistra
trovate via Rocca Priora (la terza a sinistra di via
dei Frati), una strada che costeggia una grande
villa munita di mulino a vento. Dopo 100 metri
sulla destra si apre il Campo della memoria.
campo della memoria
w Via Rocca Priora (traversa di Via dei Frati)
00048 - Nettuno (RM)
via di estinzione, ma una Istiuzione dello
Stato. E questa Istituzione poteva essere
solo l’Ufficio OnorCaduti del Ministero
della Difesa.
Anche qui, proseguiva nel suo articolo
Farotti, nacquero e dovettero essere
superate difficoltà di ogni genere,
spesso di malintesa natura politica
e burocratiche; ad un certo punto il
Sindaco di Nettuno chiese addirittura che
l’opera fosse demolita per “violazione del
regolamento”!
Per fortuna Farotti, militare di carriera
proveniente dall’Accademia di Modena
ed Alpino (con noi era stato Guardiamarina ed aveva comandato un plotone
della IVCp, poi la Compagnia Mitraglieri
ed era stato al Comando operativo del
Battaglione) dopo la guerra aveva ripreso
servizio ed era diventato Generale di
Divisione. Poteva quindi presentarsi alla
pari con i generali del Ministero di Difesa
ed in paricolare con chi comandava
l’Ufficio OnorCadutti, che al tempo era
il Generale Bruno Scandone.
Questo particolare, ma sopratutto il
suo carattere fermo e solido di uomo e
di Ufficiale, nonché la collaborazione di
tutti coloro che si occupavano del buon
andamento del Campo (nomino solo
qualcuno in particolare: marò Augusto
Bruzzesi e l’Architetto Alessandro
Tognoloni, ex GM, oggi purtroppo defunti;
Raffaella Duelli, Ausuliaria del Barbarigo
e Alberto Giorgi, Genelare e nostro ex
GM anche lui) alla fine resero possibile,
il 20 Giugno 2000, il trasferimento nel
Campo delle prime sette cassette di resti
mineralizzati di nostri Caduti Ignoti sul
fronte di Nettuno: “Sulla lastra del sacello
– scrive ancora il Gen. Farotti – si legge
la seguente epigrafe: Soldati ignoti, eroi
senza medaglia, vite offerte alla Patria
per la difesa di Roma”.
Poi, il 16 Giugno 2005, vennero trasferite
altre 65 cassette, precedentemente
ospitate nella Tomba Duelli, al Verano di
Roma. Con l’occasione vennero tumulati
nel Campo anche i resti del Cap. Corvetta
Umberto Bardelli, Comandante del Btg.
“BARBARIGO” a Nettuno, ma Caduto ad
Ozegna, presso Torino.
Anche questo è stato un successo
personale di Giorgio Farotti e del
suo particolare carisma, visto che
nel regolamento del protocollo di
tarsferimento di proprietà e gestione
del “Campo” – diventato “Cimitero di
Guerra RSI” – prevedeva che in quel
luogo potessero essere tumulati soltanto
i resti di Caduti sul Fronte di Nettuno.
DE PROFUNDIS CLAMAMUS AD TE DOMINE…
QUI si aduma lo Spirito dei Centomila della RSI
le cui spoglie giacciono ancora disperse in mille cimiteri,
in migliaia di oscure fosse, in centinaia di foibe.
QUI noi stiamo, avvolti nello stesso filo spinato
che serrava i corpi di padre-madre-bambina tratti da una foiba
da Lino Cecchin di Treviso.
QUI depongono ai tuoi piedi l’immane sofferenza i famigliari
che, ormai, ha zittito e pacificato la Morte, non gli uomini.
QUI noi innalziamo la nostra preghiera:
“O Signore, fa della Tua croce l’insegna
che precede la schiera di Coloro che, senza colpa,
sono venuti anzitempo a Te e si sono abbandonati”
Militari in perfetta divisa, nel rispettoso
silenzio del Campo, consegnarono le
cassette, coperte ciascuna da un darppo
tricolore, fra le braccia di “involontari sopravvissuti” della RSI, che le depositarono
nei loculi del Sacrario mentre un reparto
dell’Esercito presentava le armi.
Fra il sussurrio del vicino canneto e delle
chiome dei frassini intorno, lievemente
agitati dal vento, si diffondevano, gravi
e solenni, le note del “Silenzio fuori
ordinanza” da una solitaria cornetta
al centro del campo, sotto l’asta della
Bandiera Italiana che sventolava
dolcemente in alto, nell’azzurro.
Da quel momento il “Campo” non fù più
solo il nostro posto della Memoria, ma
soprattutto, Cimiterro di Guerra RSI.
E questo ultimo risultato è il coronamento
della paziente, continua, intelligente e
tenace attività del “nostro” GM, Generale
di Divisione Giorgio Farotti; attività che
specialmente gli ultimi anni non si è mai
interrotta malgrado le continue operazioni
e debilitanti cure mediche alle quali egli
deve sottoporsi. Proprio in questi giorni
ha finito di preparare il libro che narra la
storia del “Campo della Memoria – ora
Cimitero di guerra della RSI” - ed un DVD
con le immagini fotografiche e didascalie
sullo stesso tema.
Ci sia consentito di salutarlo con
queste righe, ricordando con piacere e
commozione il giorno 8-IX-2003 quando,
durante un Raduno del “BARBARIGO” a
Lerici, insieme agli altri commilitoni della
“DECIMA” convenuti, lo acclamammo
all’unanimità ...”Marò Honoris Causa”
consegnandogli anche una targa che ne
testimoniava e comprovava l’avvenuta...
promozione!
Gruppo “DECIMA” Toscano
(Marò Mario Fusco)
19
20
MILITARIA
LO SCUDETTO DA BRACCIO
lo
SCUDETTO
da
BRACCIO
L
o scudetto da braccio della
Decima Mas è certamente tra gli
oggetti più affascinanti e ricercati
nel campo della militaria, in
quanto carico di simbologie e di
significati iconografici che rappresentano
l’ essere dei Maro’ che lo hanno portato
con fierezza sul braccio sinistro.
Il teschio con la rosa in bocca sintetizza
la frase del Comandante Salvatore Todaro
che paragonava la morte in battaglia
ad una rosa rossa, bella e profumata,
la X che richiama la Decima legione, la
piu’ fedele a Cesare che salvo’ Roma...
il tutto racchiuso da una fune di stampo
marinaro.
E’ sicuramente un simbolo quella X rossa
su campo blu e la dicitura FLOTTIGLIA
MAS identifica un elite di ardimentosi che
in forma volontaria si arruolava nei ranghi
della DECIMA.
Nei primissimi mesi di vita della Xª,
nel tardo 43 e nei primi mesi del 44, si
usarono degli scudetti ricamati a mano in
conottiglia in varie finiture, ma il nostro
studio si concentrerà sugli scudetti metallici prodotti da diversi costruttori (Lorioli,
Johnson, Picchiani e Barlacchi, Bregonzio ).
Le molte varianti che esamineremo (materiale, finitura e verniciatura) sono state
prodotte in momenti diversi sulla base
dei materiali e delle risorse disponibili in
quel dato periodo bellico.
Lo scudetto con dicitura FLOTTIGLIA
MAS comunemente chiamato rosa
corta con teschio inclinato e’ presente
in due versioni, nonostante entrambe
provengano dallo stesso conio, uno in
zama nuda verniciato con un azzurro
chiaro, l’altro in zama nichelata verniciato
con un azzurro intenso, quasi blu.
Quindi vi e’ la versione in ottone con
rosa lunga e teschio diritto, con la gomena marinara ben definita e verniciato
a smalto.
Inoltre e’ in atto uno studio su una variante di uno scudetto simile, con una
La versione in ottone, con rosa lunga e teschio diritto
gomena meno definita ma con un conio
generale splendidamente definito da entrambi i lati, il cui materiale base è l’ottone e la vernice è a smalto.
Questo scudetto potrebbe essere attribuito alla ditta Picchiani e Barlacchi per
via delle molte similitudini identificate con
la replica prodotta negli anni ‘80 per l’Associazione Combattenti Xª Flottiglia MAS
presso lo stabilimento storico Fiorentino,
sebbene il conio confrontato sia differente in diversi particolari (dalla gomena alla
piccola “ª” della Xª), e il suo proprietario
di origine fosse un marò del Colleoni.
Esiste anche una versione in zama nuda
Il modello Divisione del 1944
della ditta produttrice Bregonzio, con la
X asimmetrica ed il teschio diritto con
vernice blu scuro.
La versione con la dicitura Divisione fu
realizzata nell’agosto del ‘44 e distribuita,
in pochi esemplari, a partire dalla fine
dello stesso anno.
Anche per questa tipologia esistono
varianti per finiture e verniciatura.
Il Divisione ha una finitura dorata
della zama ed è verniciato in blu del
tipo a smalto, mentre altri esemplari,
probabilmente coniati più tardi, non
hanno la finitura dorata (o è presente
solo su teschio e gomena) e la vernice
Scudetto attribuito alla ditta Picchiani e Barlacchi in
fase di studio
tende più all’azzurro-grigio senza essere
a smalto; inoltre presenta un teschio piu’
grande dei modelli sopra descritti.
Si sta anche studiando un altro divisione
probabilmente attribuito alla ditta Bregonzio, viste le similitudini del teschio e
dell’ asimmetria della X.
Tutti gli scudetti descritti sono coniati in
maniera superba ed il conio e’ definito in
ogni minimo particolare...
La reperibilita’ di questi scudetti e’ oramai
scarsa: sicuramente gli scudetti Divisione
sono molto piu’ rari e costosi, ma anche
trovare un rosa corta ed uno in ottone
sta diventando difficile e oneroso.
Gli scudetti della ditta Bregonzio, con la
dicitura Flottiglia MAS, sono stati rinvenuti nel magazzino della ditta stessa, che
probabilmente non aveva fatto in tempo
a consegnarli ai reparti che ne avevano
fatto richiesta e, di conseguenza, si possono trovare in stato di nuovo, sebbene
vi siano anche degli esemplari con una
leggera diversita’ nella verniciatura e con
chiari segni di usura (si tratta probabilmente di pezzi distribuiti a qualche reparto in armi verso la fine del conflitto).
Questi scudetti in passato erano di facile
reperibilita’, ma oggi, visto l’enorme interesse attorno alla Xª, anche questi sono
ambiti e ricercati da tutti i collezionisti ed
il prezzo e’ in continua ascesa.
Foto tratte dalla collezione privata
di Francesco Bonsignore.
Ermes Dionisio
Lo scudetto in zama nuda, verniciato di azzurro
Lo scudetto in zama nichelata
La versione in zama nuda prodotta dalla ditta Bregonzio
Il retro del modello Divisione, attribuibile con buona
probabilita alla ditta Bregonzio
21
22
BIBLIOTECA
NOTIZIE
Sul nostro scaffale . . .
ne e probabilmente il corso della storia
sarebbe stato diverso. Arrigo, il fratello
dell’autore, purtroppo figura tra i Caduti
di quei giorni.
La prima parte del testo ripercorre invece la storia della Decima Mas dalle origini dei Mezzi d’Assalto arrivando appunto
fino ai giorni di Tarnova della Selva, il
tutto, come già detto, corredato da moltissime foto, alcune davvero inedite.
L’unica pecca è la difficile reperibilità di questo testo, che non dovrebbe
mancare in nessuna libreria.
Andrea Facciolli
Giorgio Giombini
“DECIMA” TARNOVA
..................................................
edito da:
Antonio Delfino Editore
Rilegato, 219 pagine, moltissime foto in b/n,
f.to 16x21, € n.d.
D
ecima Tarnova è un testo molto particolare, sia per il suo
ricco corredo di immagini,
molte inedite, sia per il fatto
che è un ricordo di un fratello
scomparso nei drammatici ma gloriosi
giorni di Tarnova della Selva.
Giorgio (l’autore) ed Arrigo Giombini,
erano entrambi appartenenti al Battaglione Fulmine: Giorgio nella Prima Compagnia ed Arrigo nella Seconda, ed è appunto di quei giorni di gennaio 1945 che
l’autore ci racconta, regalandoci uno dei
più bei resoconti della Battaglia di Tarnova mai pubblicati fino ad ora.
Il racconto è minuzioso e trasuda emozioni ad ogni parola. Quelle giornate
vengono ripercorse e donate al lettore,
che non può non trarne lo spirito di quei
ragazzi che immolarono la loro vita su
quell’amato e indifeso confine Orientale, che senza la loro estrema resistenza
sarebbe stato violato dalle truppe titi-
Giorgio Farotti
SOTTO TRE BANDIERE
Una vita per la Patria 1941-1946
..................................................
a cura di:
Enrico Frattini - Andrea Lombardi
edito da:
Associazione Italia
Via Onorato 9/18
16144 / Genova
180 pagine, 100 foto in b/n, 10 disegni, f.to
17x24, € 20,00
Raduno Nazionale
Parte del ricavato della vendita del libro sarà donato al
“Campo della Memoria”
dei Caduti della Decima MAS
L
e memorie di Giorgio Farotti,
Sottotenente in s.p.e. nel Regio
Esercito, Guardiamarina nella Decima MAS, Generale nell’Esercito
italiano
Il testo è integrato da 100 foto del Raggruppamento Alpino Carnevalis, del Btg.
Barbarigo e di altre unità della Decima
MAS, la maggior parte inedite e molte
di proprietà dell’autore, e da appendici
con testimonianze di Reduci della Decima
MAS e documenti.
L’autore ha prestato servizio come Sottotenente in s.p.e. nel Regio Esercito e
nel Raggruppamento Alpino Carnevalis, e
come Guardiamarina nella Decima MAS,
dove ricoprì gli incarichi di Comandante
della Compagnia Mitraglieri del Battaglione
Barbarigo e successivamente di Ufficiale
alle Operazioni della stessa unità.
Queste memorie, toccanti ma scritte con
grande rigore storico-militare, comprendono capitoli sull’addestramento nelle
Scuole Ufficiali del REI nel 1941-1942,
sulle operazioni nel Goriziano prima e
dopo l’otto settembre 1943, e sul periodo
nella Decima MAS nel 1944-1945, con
interessanti considerazioni sulle tattiche
adottate dai Reparti della Decima MAS a
Chiapovano, sul San Gabriele, a Tarnova
e sul fronte del Senio.
Il testo è integrato da 100 foto del
Raggruppamento Alpino Carnevalis,
del Btg. Barbarigo e di altre unità
della Decima MAS, la maggior parte
inedite e molte di proprietà dell’autore,
e da appendici con testimonianze di
Reduci della Decima MAS e documenti.
Parte del ricavato della vendita del
libro sarà donato al “Campo della
Memoria” dei Caduti della Decima MAS.
Andrea Lombardi
Xª FLOTTIGLIA MAS-R.S.I.
Sabato 3 Maggio
Sala Civica Piazza San Marco
ORE 10,00
INIZIO DEI LAVORI DELL’ASSEMBLEA ORDINARIA
Ordine del giorno
- Saluto del Presidente ai Convenuti
- Elezione del Presidente moderatore dell’Assemblea
e del Segretario
- Relazioni del Tesoriere e del Segretario Operativo
- Situazione della Associazione
- Programmi futuri, Notiziario e Internet
- Consegna delle tessere ai nuovi iscritti
- Varie ed eventuali
ORE 12,30 - INTERRUZIONE
ORE 15,30 - RIPRESA DEI LAVORI
ORE 18,00 - CHIUSURA LAVORI
Domenica 4 Maggio
Sacrario “Piccola Caprera”
ORE 10,00 - ALZABANDIERA
Santa Messa presso il Sacrario
ORE 10,30 - CERIMONIA DI CONSEGNA
Consegna ai giovani di Continuità Ideale
dei labari e dei gagliardetti della sede
provinciale U.N.C.R.S.I. di Cremona
ORE 13,00 - PRANZO SOCIALE
Ristorante “Al Fiore”
Lungolago Garibaldi 9
Peschiera del Garda
Prenotazioni:
333 9535879 / Segreteria
02 90723453 / Ausil. Fiamma Morini
23
24
NOTIZIE
NOTIZIE
La Decima in Rete
Nel giungo 2007, insieme ad un
gruppo di giovani aderenti al
gruppo Junio Valerio Borghese,
abbiamo
raccolto
l’invito
dall’Associazione
Combattenti
a rivedere l’impostazione del
sito internet fermo e non
aggiornato oramai da anni.
Il SITO internet dell’Associazione - www.xflottigliamas.it
Ricerche Marò Xª MAS
A tutti gli Iscritti
La Segreteria è interpellata, spesso, specie da nipoti, per fornire notizie di qualche parente che a detta
loro, o per sentito dire in famiglia, avrebbe potuto far
parte della Flottiglia.
In Segreteria siamo attrezzati a risposte del genere,
ma l’aiuto di qualche Commilitone di buona memoria
ci sarebbe gradito.
L’indirizzo lo conoscete, sotto allora, dateci una
mano.
Grazie!
Internet è di sicuro uno strumento
importante, e, se ben utilizzato,
utile per avvicinare moltissimi
giovani alla nostra amata Decima.
Marò dei Mezzi d’Assalto con sede ad Albissola
Gamma Roberto Serra
G.M. Mario Riondino (Barbarigo)
G.M. Gerolamo Macchi (Mezzi Ass. Sup.)
La Segreteria Operativa
Donazioni
Abbiamo lavorato con passione
e dedizione, onorati dal compito
assegnatoci, e nel giro di pochi
mesi siamo riusciti ad ottenere
buoni risultati, nel mese di
giugno poche decine di persone
consultavano il sito internet,
negli ultimi mesi siamo stabili
sulle 5.000 visite al mese,
provenienti da tutto il mondo.
Donazioni pervenute alla Segreteria dell’Associazione Combattenti Xª Flottiglia MAS:
GIORGIO GIOMBINI € 100 - LUCIANI LUCIANI € 19 - FULCINI MANUEL € 19 - PATELLI LUIGI € 69
A nome dell’Associazione, la Segreteria ringrazia vivamente i sostenitori
Il sito è sempre aggiornato, con
tutte le informazioni necessarie
agli associati, oltre che con
la Storia della Decima MAS.
Lutti
www.xflottigliamas.it
Di pari passo abbiamo, ideato
e creato il “Forum” ovvero una
comunità dove ognuno può
proporre argomenti e discuterne
con gli altri, ovviamente le
tematiche sono la storia,
gli ideali, il collezionismo, e
tutto quello che c’e’ intorno
alla Decima Flottiglia MAS.
L’Associazione Combattenti Xª Flottiglia MAS, nel ricordare insigni Veterani da poco scomparsi, si unisce al
dolore dei familiari ai quali porge le poù sentite condolianze
xflottigliamas.forumfree.net
Il FORUM dell’Associazione - xflottigliamas.forumfree.net
Venite a trovarci!
P. Liva
GALLI ERCOLE GIUSEPPE MAIOCCHI SPOLAORE LUCIANO BARRACO ing. OTTAVIO
Milano - 11.02.2008
Btg. Lupo
Capoliveri, Isola d’Elba
Btg. Barbarigo
Bologna - 23.12.2007 N.P.
Siracusa - 16.03.2008
Btg. Fulmine
RAMPONI LUCIANO
Bologna - 17.03.2008
Btg. Fulmine
Il nostro cordoglio ai Decumani Marcello Borta per la perdita della moglie ROMA
ed ai Fratelli Antonio e Pietro Crosio per la Sorella CRISTINA
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ASSOCIAZIONE
COMBATTENTI
R.S.I.
NOTIZIARIO 1
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xflottigliamas.forumfree.net