UNO NESSUNO CENTOMILA x sito web

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UNO, NESSUNO, CENTOMILA
Dott. Guido Fornasari
Alla scoperta del nostro “talento
fotocopie sbiadite di cose già dette, di vite già
vissute. Siamo noi stessi a costruire i nostri
limiti, a creare schemi entro i quali agire,
giudicandoci
con
severità,
ponendoci
obiettivi che spesso vanno contro la nostra
vera natura. Quanto più soffochiamo e
restringiamo il nostro daimon nei luoghi
comuni, tanto più diventiamo stranieri a noi
stessi e apriamo la porta al disagio e alla
malattia.
Come dice Pirandello, noi siamo “uno,
nessuno e centomila”. Dentro di noi ci sono
infiniti mondi, infinite facce di noi che non
conosciamo, declinazioni di quell’ essenza
unica, quel talento originale, quella pietra
preziosa che ci abita e che avremmo il
compito di estrarre, amorevolmente e
pazientemente, come in un procedimento
alchemico. Noi, invece, passiamo la nostra
vita ad assomigliare agli altri, a sposare teorie
e ideali altrui, usiamo frasi fatte e luoghi
comuni, facciamo di tutto per snaturare
quell’essere unico che siamo per diventare
Se solo, invece, ci osservassimo senza giudizi,
dolcemente, e riuscissimo ad accogliere
dentro di noi tutte quelle emozioni che si
affacciano come le onde di un mare che ci
lambiscono, ci sfiorano e lentamente si
allontanano, inizieremmo poco a poco a
conoscerci, ad uscire dai confini, dai limiti e
dai condizionamenti che ci siamo spesso
inconsciamente dati, ad avventurarci oltre le
colonne d’Ercole del nostro Io per conoscere
di noi lati inesplorati. Forse sentiremmo
ancora il nostro cuore battere, il nostro
sangue scorrere nelle vene, i nostri occhi
inizierebbero a vedere cose che prima non
vedevano, inizieremmo a percepire profumi
che prima non sentivamo neppure... e
pensare che un’ape sente il polline ad otto
chilometri di distanza e noi invece non
sentiamo il profumo di un fiore neanche a
mezzo metro! Siamo diventati anestetizzati,
siamo sempre più controllati, siamo sempre
nei piani alti dei pensieri e della mente,
incapaci di emozionarci davvero.
“Uno, nessuno,
centomila”
Chi siamo davvero?
Oltre a quella razionale, dovremmo dunque
attingere ad un’altra coscienza, che Gaston
Bachelard, filosofo francese, definiva coscienza
disattenta o aurorale, una coscienza stuporosa,
incantata e magica come quella dei bambini,
dove i confini, i limiti si allentano e si
dilatano…
Dovremmo imparare proprio dai bambini,
noi che abbiamo perso quella magia della
spontaneità, della spensieratezza, del gioco e
della passione! Quando un bambino gioca è
completamente presente in quello che sta
facendo, quando la mamma lo chiama magari
per mangiare lui si sta nutrendo di
qualcos’altro di più sottile che lo sta
incantando e che lo sta appassionando.
Ma noi siamo appassionati? Siamo ancora
capaci di incantarci? Ci sentiamo davvero
appagati, completi, realizzati?
Quando nell’antica Grecia moriva qualcuno,
si chiedevano se avesse vissuto con passione.
Jung stesso affermava che se noi non
seguiamo la nostra natura, la nostra vita è
sprecata. Per non rischiare, allora, di
sperperare quel dono unico e irripetibile che è
la nostra esistenza, non ci resta che lasciare
spazio e dar voce al nostro talento: che sia
vocazione, arte, inclinazione o semplice
espressione del nostro essere, non aspetta che
di fluire libero dai tanti condizionamenti
per regalare alla nostra vita benessere, felicità
e salute.