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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI SIENA
Dottorato di ricerca
“Riccardo Francovich: Storia e Archeologia del Medioevo, Istituzioni e Archivi”
Sezione: Istituzioni e Archivi
Triennio 2008/2011 - A.A. 2009-2010
Progetto di ricerca
L’Archivio comunale di Grottaglie
Inventario della Sezione storica
(1807-1970)
Giuseppina Ettorre
1
Abstract del progetto
Alcuni recenti studi sulle realtà municipali del Mezzogiorno hanno fatto emergere un quadro
piuttosto differenziato e multiforme tale da indurre a generalizzazioni semplicistiche. A tal punto
un’analisi delle vicende storico-istituzionali di ogni singola realtà urbana inserita nel proprio
contesto storico si rende necessaria per comparare i mutamenti subiti nel corso del tempo con quelli
delle zone circostanti.
Una lettura delle fonti tra tradizione ed innovazione che renda noto i processi evolutivi avvenuti nel
tempo prevede un esame delle carte che segnali l’estrinsecazione dell’attività e delle competenze
dell’istituzione comunale oggetto di indagine.
Il presente progetto di ricerca si prefigge di fornire un ulteriore contributo valido per
ricostruire le vicende storico-politiche e, prevalentemente, quelle istituzionali ed archivistiche del
Comune di Grottaglie mediante due tipologie di intervento strettamente correlate: una di carattere
archivistico e l’altra di carattere storico-istituzionale.
La prima fase della ricerca si concretizzerà nel recupero delle fonti partendo da quelle presenti
nell’Archivio storico comunale; si esaminerà, nello specifico, la documentazione prodotta e
acquisita dall’istituzione riferibile all’intervallo cronologico 1807-1970.
Si passerà al reperimento degli atti conservati nell’Archivio Capitolare di Grottaglie e nell’Archivio
della Curia Arcivescovile di Taranto, per analizzare lo stretto legame esistente tra le due istituzioni,
le cause, le motivazioni e i rivolgimenti subiti dall’universitas per l’appartenenza al potere
arcivescovile.
Tale aspetto sarà integrato dalla ricerca di tutti quei documenti che possono essersi dispersi in fondi
diversi o che, prodotti dal Comune o da organismi ad esso connessi, sono conservati in sedi
differenti; si segnaleranno così le relazioni che intercorrevano con le autorità sia centrali sia
periferiche e provinciali.
L’indagine sarà volta a ricostruire il sistema di produzione e di conservazione delle carte
attraverso una sintesi delle vicende storiche che hanno interessato l’archivio comunale e uno studio
dettagliato della documentazione prodotta e acquisita dall’ente segnalando, dove possibile, anche le
prime attestazioni scritte in cui è menzionata l’universitas fin dal secolo XI.
Nel contempo, si indagheranno i rapporti intessuti, nei differenti momenti storici, tra l’istituzione
comunale e le diverse altre che gravitavano intorno ad essa e che hanno permesso una produzione
documentaria di notevole interesse storico e culturale.
L’intero lavoro sarà finalizzato alla redazione di un inventario analitico.
2
L’Archivio comunale di Grottaglie1
La ricerca che si intende condurre sulla documentazione conservata presso l’Archivio
storico comunale di Grottaglie non può prescindere da uno studio delle istituzioni che ne hanno
determinato la produzione e la conservazione attraverso un’analisi dell’assetto territoriale, sociale e
demico posta in relazione alle vicende storiche e ai mutamenti istituzionali che hanno interessato la
sedimentazione documentaria a partire dal secolo XIX.
Ubicato nei piani seminterrati del palazzo comunale, l’archivio storico conserva documenti a
partire dal 1807 ed è corredato di due inventari sommari piuttosto datati; altra documentazione di
pertinenza dell’universitas anteriore al 1800 si trova presso l’Archivio di Stato di Lecce nel fondo
1
Il toponimo Grottaglie, dal latino Cryptae aliae, rimanda ad un elemento peculiare del fenomeno carsico, la grotta,
assunto come simbolo dello stemma del luogo. Visibile, ancora oggi, nella chiesa di S. Chiara, esso raffigura una mucca
che sbuca da una grotta sulla quale biondeggiano sei spighe di grano e in alto al centro, una stella a otto punte. La grotta
rappresenta il sicuro ricovero e la fucina per l’arte della ceramica; la mucca e le spighe l’ubertosa ricchezza dei campi e
dei pascoli, in particolare, le sei spighe richiamano i sei casali denominti Salete, S. Teodoro, Termenteto, S. Vittore, S.
Maria de Angaria e Casalpiccolo che nel 1297 furono aggregati al casale di Grottaglie, prima identificato in Casal
Grande. La stella ad otto punte, che sovrasta, indica favore e propiziazione per l’economia rustica del luogo.
Il territorio grottagliese, infatti, è caratterizzato da una serie di incisioni vallive denominate gravine o lame; procedendo
da nord-ovest a sud-est se ne incontrano numerose di varia dimensione ed importanza sia per motivi storici sia
naturalistici; in particolare si ricordano Bucito, Coluccio, Frantella, Riggio, Fantiano, Malabarba, Spartivento,
Fullonese, Grottaglie, ossia S. Elia e S. Giorgio, Pensieri, Paparazio, Lonoce, Galeasi, Vicentino, Caprarica, Amici e Le
Grotte. Tutte sono state studiate sotto il profilo archeologico, mentre quelle principali di Riggio (in vernacolo Risciu =
corruzione), Fullonese (in vernacolo Fuddanèse, derivato, probabilmente, dal latino fullo, onis = lavoratore di panni,
conciapelle) e Pensieri sono state esaminate, anche, sotto il profilo antropologico data la presenza di insediamenti
medievali e di chiese rupestri. Cfr. P. PIERRI, Per una carta archeologica del territorio di Grottaglie. La Gravina di
Riggio, in “Cenacolo”, (XVI) 1992, n.s., IV; C. CAFFORIO, Riggio, casale disabitato nel territorio di Grottaglie,
Taranto, 1961; Idem, La Lama del Fullonese, sobborgo medievale di Grottaglie, Taranto, 1961; C. D. FONSECA,
Civiltà rupestre in terra Jonica, Roma-Milano, 1970; P. PARENZAN, La “Gravina dei Pensieri” (Grottaglie),
Taranto, 1989; S. DE VITIS, Archeologia medievale a Grottaglie. La “Lama di Pensieri”, Grottaglie, 1988; M.
PELUSO-P. PIERRI, Cripte e affreschi nell’agro di Grottaglie, Manduria, 1981; Amministrazione Comunale - Lions
Club - Gruppo Grotte Grottaglie (a cura), Il paesaggio della memoria, (Atti del Convegno di Grottaglie, 6 e 13 aprile
1991); A. FORNARO, Ricerche archeologiche nelle gravine di Grottaglie, in “Annali della Facoltà di Lettere e
Filosofia dell’Università di Bari”, XIX-XX (1976-1977).
I fianchi delle gravine sono costellati da una moltitudine di grotte nelle quali affonda le sue radici la storia della
cittadina. Cfr. R. QUARANTA, Grottaglie nel tempo : Vicende – Arte – Documenti, Taranto, 1995; Provincia di
Taranto (a cura), Ricerche sull’assetto del territorio, (Materiali per la mostra allestita in occasione del XVI Congresso
dell’Istituto Nazionale di Urbanistica), Taranto, 1981; E. CASAVOLA, Cenni paletnologici nei dintorni di Grottaglie,
in “Cenacolo”, V-VI (1975-1976), pp. 3-8; B. FEDELE, Dalle origini alla prima metà dell’VIII secolo a. C., in
“Archeologia, civiltà e cultura nell’area ionico-salentina. Origini e sviluppo dell’artigianato ceramico”, Grottaglie,
1992, pp. 9-160; A. FORNARO, Due iscrizioni messapiche dalla masseria Vicentino (Grottaglie), in “Atti del
Convegno dei comuni messapici, peuceti e dauni”, (Manduria 15 e 16 maggio 1971), Bari, pp. 91-104; Il problema di
Mesochorum, in “Archivio Storico Pugliese”, Bari, XXVI (1973), pp. 173-213; Idem, intervento in “La Città e il suo
territorio”, (Atti del VII Convegno di studi sulla Magna Grecia), Napoli, 1968, pp. 345-348. All’Autore va il merito di
aver identificato nel centro Vicentino l’antica città messapica che i Greci di Taranto chiamarono Mesochorum,
toponimo passato poi alla vicina statio della via Appia antica (masseria di Misicuro). Cfr. N. CIPPONE (a cura), La via
Appia e la Terra Jonica, Taranto, 1993, pp. 57-89; S. DE VITIS, I siti archeologici, Grottaglie, pp. 117-119.
Sull’importanza archeologica di queste zone al confine con il territorio di Carosino e S. Marzano cfr. A. CINQUE,
Carosino. Sopravvivenze storiche di una comunità, Taranto, 1988, pp. 22-30; C. D’ANGELA – G. A. MARUGGI,
Dalle origini all’alto Medio Evo, in “San Marzano tra antichità e età moderna”, Martina Franca, 1992, pp. 29-70.
3
“Scritture delle Università e feudi di Terra d’Otranto”2 costituitosi in virtù del Regolamento
emanato con decreto sovrano del 30 luglio 1842.3
Il primo inventario sommario è stato redatto nel 1974 a seguito del riordinamento operato dalla
Sovrintendenza Archivistica per la Puglia sulla base delle obblighi di legge imposti dall’art. 30 del
D. P. R. 30 settembre 1963 n. 1409 e riporta le carte dal 1807 al 1935.
Il criterio seguito per l’inventariazione tiene conto delle disposizioni impartite dal Ministero
dell’Interno con circolare del 1 marzo 1897 n. 17100 che prescriveva un “titolario modello”
costituito da 15 categorie di cui, ancora oggi, con le dovute variazioni, i Comuni si servono.
Gli atti preunitari e la maggior parte di quelli anteriori al 1897, che avrebbero dovuto seguire criteri
differenti di riordinamento ed inventariazione, sono stati inseriti ugualmente nelle suddette 15
categorie.
Il secondo inventario, datato 1987, non presenta notevoli differenze rispetto al precedente se non
per il fatto che si è tentato di separare, in modo discutibile, il materiale preunitario dal resto della
documentazione e sono stati inventariati altri documenti fino al 1950.
Partendo dall’analisi dei precedenti interventi che risultano dei meri elenchi di consistenza, il
presente progetto di ricerca esaminerà gli atti a partire dai primi prodotti e acquisiti dall’istituzione
comunale riferibili al 1807 fino al 1970; si punterà ad un esame approfondito del ruolo
dell’istituzione e dei suoi cambiamenti riflessi nei diversi periodi storici così come si evincerà da
uno studio dettagliato delle carte.
L’esame di codesta documentazione si inserisce ampiamente in una determinata
contestualizzazione storica a partire dalla Legge napoleonica del 1806 e dalle successive del Regno
d’Italia. Tra i tanti cambiamenti avvenuti a seguito dell’emanazione di esse quello più interessante
era rappresentato dall’abolizione della feudalità che portò via tutti i diritti e privilegi dei nobili e del
clero lasciando loro solo titoli dignitari e nobiliari privi di ogni fondamento, nelle città e nelle terre
si governò secondo la Legge comune.4
2
M. PASTORE, Scritture delle Università e Feudi (poi comuni) di Terra D’Otranto, in “Archivio Storico Pugliese”,
XXIV (1971), fasc. III-IV, pp. 241-246, 302.
3
Giornale dell’Intendenza di Terra d’Otranto, a. 1842, n. 12.
4
Il successivo decreto del 2 ottobre 1806 elimina diritti, privilegi e franchige. Pur tuttavia nel Regno permane qualche
vestigio di feudalità, in particolare nella Provincia di Terra d’Otranto cui Taranto è aggregata fino al 2 settembre 1923.
Grottaglie e Monacizzo devono, alla Mensa Arcivescovile, la vigesima; inoltre, quest’ultima esige in Martina Franca,
sopra il vasto territorio denominato Selva Tarantina, la quindecima parte dei frutti se i terreni sono seminati ed alcuni
canoni in denaro.
Il 6 agosto 1810, a seguito di una lite giudiziaria, è pubblicata una sentenza in cui si legge “dichiarate personali e
giurisdizionali le vigesime ed altre prestazioni sino allora esatte nel territorio di Grottaglie, e quindi si astenesse la
Mensa di esigerle sopra i fondi così chiusi che aperti posseduti da privati laici o dalle corporazioni ecclesiastiche o
religiose”.
Una legge del 20 giugno 1818 riporta “fra le rendite che nelle Grottaglie ha la mensa il diritto della vigesima dei
prodotti che si raccolgono da tutti i fondi nel tenimento della Foresta e di altri luoghi delle Grottaglie”. Queste ultime
4
Gli anni successivi furono pieni di disorientamento generale, di esaltazione e di crisi, di
cospirazione politica e di repressione. La situazione politica del paese, rappresentata dalla divisione
in due fazioni dei Realisti e dei Carbonari, era motivo di continue violenze e vendette; lo
sbandamento morale del clero condusse, in breve, al ridimensionamento del sentimento religioso
cittadino che fin ad allora era stato preponderante e aveva condizionato la vita dei cittadini sotto
l’aspetto socio-culturale nonché politico ed economico.
Le rivoluzioni del 1848 avviarono il paese verso un epoca definita “infelice e memorabile”,
il potere centrale faticava ad affermare la sua autorità ricorrendo spesso alla violenza.
Intanto tra entusiasmo, speranze, ostilità e lotte si assistette all’arrivo del 1860 e all’eroica impresa
dell’Unità nazionale che permise l’affermarsi di un forte sentimento patriottico e nazionalista da
sempre occultato da una vasta gamma di problemi emergenti.5
Con la Legge del 20 marzo 1865 per l’unificazione amministrativa del Regno d’Italia si delineò una
definitiva divisione del territorio e delle autorità governative, si stabilirono criteri uniformi sia di
amministrazione e contabilità comunale sia di amministrazione provinciale, si attribuirono compiti e
doveri in tema di Sicurezza pubblica, di Sanità pubblica, disposizioni sul Consiglio di Stato, sul
Contenzioso amministrativo e sui Lavori pubblici.
Il potere politico-istituzionale mostrò, anche in Grottaglie, i segni più evidenti di una
crescente e continua rinascita; i valori proclamati dall’Unità iniziarono a farsi strada tra la
popolazione che sentì di appartiene di fatto e di diritto ad un'unica realtà.
Il conseguente miglioramento dei settori socio-culturale e politico-economico consentì al paese di
immettersi con nuova forza nella realtà circostante così da collocarsi tra i centri più attivi della
provincia.6
vestigia di feudalità spariscono definitivamente con le leggi eversive del Regno d’Italia. Cfr. G. BLANDAMURA, La
baronia arcivescovile e il castello episcopio di Grottaglie, Taranto, 1933, pp. 26-27.
5
Per la storia della vita amministrativa di Grottaglie dal 1860 fino al 1962 cfr. F. STEA-L. GALLETTO,
Amministrazioni e Amministratori postunitari grottagliesi, Taranto, 1980.
6
R. QUARANTA, Grottaglie nel tempo…, cit., pp. 77-130.
5
Per una sintesi delle vicende storiche che interessarono l’universitas fin dal secolo XI si
rimanda all’approfondimento riportato in nota.7
7
Le più antiche attestazioni scritte nelle quali è menzionato il casale denominato Cryptalearum risalgono ad un periodo
compreso tra i secoli XI e XII. Le primordiali vicende storiche di Grottaglie e dei casali vicini sono da porre in
relazione con l’attività poltica di Boemondo di Taranto e di Ruggero II.
Nel 1133 i Normanni, nella persona del duca Roberto il Guiscardo, concessero Grottaglie ed alcuni villaggi circonvicini
alla Mensa Arcivescovile di Taranto. Cfr. Archivio Curia Arcivescovile di Taranto (ACATa), b. VIII, docc. 410, 525;
Archivio Capitolare di Grottaglie (ACGr), fascio 41; P. A. P. COCO, Titoli dignitari e nobiliari della Sede
Arcivescovile di Taranto, Martina Franca, 1918, p. 26; C. CAFFORIO, Vicende feudali di Grottaglie, in “Voce del
popolo”, giugno 1932 e 6 gennaio 1942; G. BLANDAMURA, La baronia…, cit., pp. 7-8.
Da ciò la nascita della Baronia Arcivescovile del luogo e una deduzione confermata che a quell’epoca Grottaglie era un
centro formato e ben costituito anche se non se ne conosce, con esattezza, l’origine. Nel 1195 Enrico VI inviò da
Palermo un privilegio indirizzato all’arcivescovo Angelo in cui gli riconobbe potestà e giurisdizione “ sugli uomini
della città e di quei villaggi che dal tempo di Ruggero ebbe la Chiesa tarantina”. Cfr. F. UGHELLO, Italia sacra sive
de Episcopis Italiae et insularum adjacentium, Tomus nonus, Venetiis, apud Sebastianum Coleti, MDCCXXI, coll.
178-186. Quella della Baronia Arcivescovile di Grottaglie sembrerebbe una donazione saldamente costituita e munita di
ogni forma legale tale da poterla preservare in perpetuo garantendone integrità e intangibilità.
Nel 1297 gli Angioini e con loro l’arcivescovo Enrico ottennero da Roberto, duca di Calabria, primogenito del
re Carlo e suo vicario, che i casali di Salete ed alcuni altri si aggregassero per maggiore sicurezza alla terra di Grottaglie
“ quod casale Saletum et alia congregarentur Casali Cryptalearum ob belli discrimina “. Cfr. G. GIOVINE, De
antiquitate et varia Tarentinorum fortuna, Neapoli, apud Horatium Salvianum, MDLXXXIX, pp. 174, 213.
La morte di un insigne prelato Giacomo d’Atri, avvenuta i1 15 luglio 1381, inaugurò un periodo particolarmente
difficile per la Baronia Arcivescovile grottagliese. Su questo arcivescovo cfr. O. SANTORO, Cronotassi episcopale
della Chiesa di Taranto, in C. D. FONSECA (a cura), Taranto : la chiesa / le chiese, Taranto, 1992, pp. 128-129; G.
BLANDAMURA, La baronia…, cit., pp. 10-17; C. CAFFORIO, Santa Maria Mutata nell’ex feudo di S. Vittore della
Mensa Arcivescovile di Taranto, Taranto, 1954, pp. 71-72.
Per le complesse vicende feudali del posto cfr. G. CARDUCCI, Giovanni Antonucci e la polemica sulle vicende feudali
di Grottaglie, in “Bollettino Storico di Terra d’Otranto”, 6 (1996), Galatina, Congedo, 1996, pp. 35-80; Idem, Un
capitolo di storiografia grottagliese nelle terre di Michele Rigillo a Ciro Cafforio (1933-1935) in “Cenacolo”, VIII
(1996), n.s., pp. 127-139.
Sotto la direzione di Ferrante d’Aragona si assistette alla contemporanea presenza in Grottaglie di due
governatori, uno dipendente dal re per amministrare la giustizia criminale, l’altro dipendente dall’arcivescovo per
amministrare la giustizia civile. Tale sdoppiamento giurisdizionale fu sancito nel 1497 quando un barone laico affiancò
gli arcivescovi nel governo del paese. Il primo fu Giovanni Scriva, ambasciatore del re di Spagna presso gli Aragonesi
di Napoli, al quale Federico d’Aragona concesse il feudo di Grottaglie e di Ostuni in premio per i servigi prestati; da qui
una lunga sequela di feudatari laici che non consentì alcuna stabilità politico-istituzionale permettendo lo scambio della
terra al miglior offerente. Cfr. R. QUARANTA, Giovanni Scriva primo barone laico di Grottaglie, in “Kryptaliae”, III
(1999).
Nel secolo XVII la Cryptalearum Terra attraversò anni di miseria e avvilimento sfociati nel tumulto del 1647.
Sulla rivoluzione a Grottaglie cfr. R. QUARANTA-S. TREVISANI, Grottaglie : Uomini illustri, Galatina, 1989, pp.
25-26, 39-40; V. DE MARCO, La diocesi di Taranto nell’età moderna, Roma, 1988, pp. 189-191.
La vicenda più signifivativa del ‘700 fu la rivoluzione del 1734 e la ripresa della lotta giurisdizionale sul feudo. Si
intravidero le cause sia nel dispotismo dei feudatari laici sia nella mal tollerata usurpazione dei diritti feudali da parte
degli arcivescovi. Sulla rivoluzione a Grottaglie cfr. G. GRASSI, La sollevazione di Grottaglie nel 1734, in “Taras”, VI
(1932), 1-4; A. P. COCO, Di alcuni voluti feudatari e delle cause di sollevazione popolari in Grottaglie nei secoli
scorsi, in “Taras”, VII (1933), 1-4; G. VOZZA, Feudo e feudatari di Grottaglie, in “Archivio Storico Pugliese”, XVIII
(1965), I-IV. Il deleterio sdoppiamento dell’autorità feudale, motivo di liti e incomprensioni tra il proletariato e i suoi
feudatari, permase continuativamente nei secoli XVI e XVIII. Sulle vicende feudali di Grottaglie cfr. M. RIGILLO,
Vicende feudali della Terra di Grottaglie nei secoli XV, XVI, XVII, Cagliari, 1908; G. GRASSI, La sollevazione…, cit.;
A. P. COCO, Di alcuni voluti feudatari…, cit.; C. CAFFORIO, Vicende feudali…, cit.; G. BLANDAMURA, La
baronia…, cit., pp. 17-25.
6
Vicende e problematiche delle universitates meridionali: il caso di Grottaglie
Da un’analisi delle realtà urbane meridionali e delle forme della loro organizzazione
politico-istituzionale si desume che la rete delle universitates costituiva un asse portante
nell’articolazione governativa ed amministrativa del Mezzogiorno che collaborava, talvolta
contrapponendosi, con il potere monarchico.8
Esse si configurarono, ben presto, come soggetti regolatori della vita locale posta in relazione alla
Monarchia, punto di riferimento per il territorio, luogo di concentrazione della popolazione, sede di
servizi infrastrutturali dell’economia, capace di evolversi da una produzione essenzialmente agraria
ad una più diversificata e commerciale.
In tale contesto si inserisce il caso specifico dell’universitas di Grottaglie le cui vicende
storico-istituzionali risultano ben diverse rispetto a quelle delle altre realtà urbane circostanti.
Nonostante sia stata da sempre contesa tra l’istituzione regia e quella ecclesiastica e per lungo
tempo soggetta alla baronia arcivescovile è riuscita a manifestare una vera dimensione urbana
dell’universitas tale da non poterla considerare “arretrata” rispetto alla realtà feudale e soffocata dal
peso schiacciante del potere emergente.
Come afferma Francesco Senatore il termine universitas indica uno specifico ente collettivo:
l’universitas civium9 o universitas loci cioè quella “associazione di cittadini” che pur dipendendo da
un’autorità superiore di varia natura regia, feudale o cittadina, si autogoverna entro certi ambiti e
con determinati poteri, contrattando, ad esempio, le forme della sua costituzione, la consistenza
delle sue contribuzioni e le modalità con cui ripartire il carico fiscale.10
Lo studio delle realtà comunali dell’Italia meridionale si avviò nel secolo XIX, in quel clima
tardo-romantico tendente ad esaltare l’originalità delle esperienze culturali, storiche, artistiche e
politico-amministrative delle popolazioni meridionali; raggiunse il culmine nel secolo XX quando
si elaborò una linea interpretativa organica attraverso una riflessione sul materiale precedentemente
8
Cfr. M. A. VISCEGLIA, Territorio, feudo e potere locale : Terra d’Otranto tra Medioevo ed età Moderna, Napoli,
1988.
9
“Una ragunanza di case e di persone ligate sotto una stessa società e fortuna in un luogo per rappresentare un sol
corpo”; R. PECORI, Del privato governo dell’università, Napoli, 1770-1773, p. 2.
10
F. SENATORE, Gli archivi delle universitates meridionali : Il caso di Capua ed alcune considerazioni generali, in
A. BARTOLI LANGELI, A. GIORGI, S. MOSCADELLI (a cura), Archivi e comunità tra Medioevo ed Età Moderna,
Trento, 2009.
Nel periodo normanno-svevo, pur con il riconoscimento di alcune forme di autonomia cittadina, era preponderante
l’autorità sovrana nei confronti dell’amministrazione locale che operava mediante i suoi ufficiali e funzionari periferici.
La dominazione angioina e aragonese permise alcuni mutamenti in tema di ordinamenti cittadini con il passaggio
dell’amministrazione locale ad organi elettivi e, quindi, con una più cospicua presenza dell’elemento cittadino nella
stessa organizzazione dello Stato. Si affermò l’universitas hominum et bonorum sia a livello di elaborazione dottrinale
sia di circoscrizione amministrativa e giudiziaria. Furono proprio gli Angioini che consentirono la realizzazione del
concetto di universitas espresso da Romolo Caggese quale “naturale aggruppamento di uomini, unità del sistema
tributario, tipica circoscrizione amministrativa e giudiziaria”. Cfr. R. CAGGESE, Roberto d’Angiò e i suoi tempi,
Bologna, 2001 (rist. an.).
7
raccolto.11 Una ricostruzione analitica della storia dei comuni del Mezzogiorno si configura, oggi,
abbastanza difficile a causa della scarsità delle fonti più antiche rinvenibili negli archivi comunali
che risultano, nella maggior parte dei casi, estremamente, depauperati della loro documentazione
prenovecentesca.
Tale situazione sembra determinata, più che dalla tradizionale incuria con cui i comuni meridionali
conservarono il proprio patrimonio documentario, dalle vicende istituzionali che caratterizzarono le
università del Mezzogiorno e dalla normativa che regolò la tenuta degli stessi nel corso del secolo
XIX. E’ difficile individuare un modello unico per tutti i comuni meridionali di funzionamento
dell’amministrazione locale, mancava o era insufficiente un apparato burocratico che garantisse il
loro costante ed efficiente funzionamento e, quindi, la regolare tenuta dei loro archivi.
La frequente mancanza di sedi municipali fisse, l’avvicendarsi continuo dei componenti del
“reggimento” dell’università, l’assenza di un archivista o archiviario come figura stabile
dell’apparato amministrativo, il passaggio incessante delle carte da una mano all’altra e il
conseguente bisogno di liberarsi di quelle non più occorrenti per il disbrigo degli affari,
rappresentarono le cause principali e concomitanti della dispersione delle carte.
In età moderna la conservazione dei documenti per fini non strettamente amministrativi era estranea
alla cultura degli amministratori locali.
La consegna delle “scritture racchiuse in una cassa a tre chiavi” da parte del cancelliere uscente a
quello subentrante, di cui si trova traccia nei protocolli dei notai che rogarono per conto
dell’università, dimostrano chiaramente la tendenza a conservare, in prevalenza, le carte relative ad
affari in corso e quelle ritenute necessarie alla rivendica dei diritti o alla tutela degli interessi
municipali.
In mancanza di una sede fissa i “reggitori” delle università usavano conservare molta parte
degli archivi comunali presso le proprie dimore; ancora oggi, infatti, gli archivi delle famiglie che
hanno avuto un ruolo importante nelle vicende politiche delle varie comunità sono ricchi di
documenti che riguardano l’amministrazione dell’università.
Il fatto, poi, che molti atti comunitari, per essere validi erga omnes, dovessero essere scritti in forma
pubblica e quindi redatti dai notai, ha garantito la conservazione di una grande quantità di
documenti rinvenibili attualmente nei fondi notarili degli Archivi di Stato.
Pertanto la ricostruzione di molta parte degli archivi comunali è possibile se si ha cura sia di
individuare i notai che di volta in volta rivestivano la carica di cancelliere delle università o
rogavano per conto delle stesse, sia di risalire alle famiglie che facevano parte del parlamento, del
11
Cfr. F. CALASSO, La legislazione statutaria nell’Italia meridionale, Bologna, 1929; G. GALASSO, Dal Comune
medievale all’Unità. Linee di storia meridionale, Bari, 1969.
8
decurionato o dei seggi municipali, nobili o popolari, nei cui archivi si rinvengono, ancora oggi,
consistenti tracce della loro passata funzione.
La situazione migliora se si analizza il comune ottocentesco ma in misura diversa a seconda
che ci si riferisca alla prima o alla seconda metà del secolo. Per il comune preunitario si dispone di
documentazione più ricca rispetto a quella dei secoli precedenti, ma raramente ci si trova di fronte
ad archivi completi; per il periodo postunitario gli archivi, nella maggior parte dei casi, cominciano
ad offrire serie più continue ed omogenee.
Per supplire alla carenza di documentazione ottocentesca conservata negli archivi comunali
ci si può riferire ai fondi archivistici delle magistrature centrali e periferiche del Regno, attualmente
conservati nell’Archivio di Stato di Napoli e negli Archivi di Stato dei capoluoghi delle antiche
province ottocentesche. Rilevanti risultano gli archivi delle diocesi, delle parrocchie, dei seminari,
degli ordini religiosi e delle numerose opere pie che operarono nel Regno nella prima metà
dell’Ottocento la cui documentazione è conservata o presso gli archivi delle stesse istituzioni o
presso gli Archivi di Stato competenti per territorio.
Fra le istituzioni periferiche particolarmente interessanti risultano i fondi delle Intendenze
provinciali per lo stretto collegamento esistente fra questa istituzione e i comuni.
Gli archivi delle Intendenze raccoglievano e conservavano la documentazione prodotta dai comuni
ed inviata dagli stessi agli intendenti che per legge ne erano tutori. E’ proprio dal potere di controllo
dell’intendente e dall’immediata soggezione dei comuni alla sua autorità, oltre che dal modo in cui
la nuova burocrazia organizzava, sul modello francese, 12 gli uffici e quindi la documentazione
prodotta, che scaturisce questo stretto collegamento tra archivi delle Intendenze e archivi dei
comuni.13
Per non creare intralci al servizio e per un rapido disbrigo delle pratiche, ogni Intendenza
informava i comuni, con lettere circolari pubblicate nel “Giornale degli Atti dell’Intendenza”, sulle
variazioni apportate alla propria organizzazione interna, in maniera che questi potessero individuare
agevolmente l’ufficio competente cui inviare gli atti.
A fronte della burocrazia dell’Intendenza, rigidamente gerarchizzata, efficiente ed ossequiosa delle
procedure, la burocrazia comunale si mostrava per lo più impreparata ad affrontare in maniera
adeguata le nuove funzioni previste dalla legge.
A capo dell’apparato amministrativo dei comuni vi era il cancelliere - archiviario coadiuvato
da uno o più impiegati a seconda della grandezza territoriale dei comuni, inoltre, questa burocrazia
12
C. SALVATI, Fonti documentarie per lo studio dell’Ottocento napoletano, in A. MASSAFRA (a cura), Il
Mezzogiorno preunitario : economia, societa e istituzioni, Bari, 1988, pp. 603-622.
13
M. NARDELLA, I fondi delle Intendenze provinciali, in A. MASSAFRA (a cura), Il Mezzogiorno…, cit., pp. 724742.
9
era alle dipendenze dei sindaci che si avvicendavano con ritmo incessante nella carica e che
faticavano ad adeguarsi al modello organizzativo imposto dall’amministrazione centrale con la
mediazione degli intendenti.
Negli anni successivi, in ottemperanza alle disposizioni impartite con i reali rescritti del 21
aprile 1837, del 30 aprile 1842 e del 15 novembre 1843, gli intendenti fornivano ai comuni delle
proprie province indicazioni sia sulla tenuta degli archivi sia sulla gestione dell’attività
amministrativa. A seguito di tali disposizioni gli archivi dei comuni cominciarono ad essere
organizzati in maniera più ordinata, infatti è a partire dagli anni Cinquanta dell’Ottocento che si
rinvengono negli archivi comunali serie più ricche e più complete.
La differente struttura amministrativa con cui i comuni si organizzarono dopo l’Unità ed i
compiti più numerosi e complessi che dovettero affrontare fanno passare in secondo piano i
problemi degli archivi. La grande quantità di carte che sommergeva le nuove amministrazioni, la
mancanza di un titolario unico valido per tutte, che mettesse immediatamente in grado la burocrazia
comunale di affrontare i più complessi compiti ad essa delegati, provocò una nuova fase di
disordine negli archivi.
I prefetti, così come nei primi tempi gli intendenti, non fornirono immediatamente direttive ai
sindaci in materia di tenuta delle carte. Si ripetè, di fatto, lo stesso fenomeno che si era verificato
nei primi decenni del secolo; alcuni comuni si organizzarono al meglio dotandosi di propri titolari
di classificazione, altri continuarono ad usare le vecchie “caselle” adattandole ai nuovi bisogni.
Nel 1882, quando buona parte degli archivi comunali antichi era andata irrimediabilmente
distrutta, il Ministro dell’Interno invitò i prefetti ad accertare le condizioni in cui versavano gli
antichi archivi e ad adoperarsi affinchè si desse “convenevole collocamento e sistemazione a quelli
per i quali se ne appelli il bisogno”.14
Nel 1897 una successiva circolare,15 emanata dal Ministero dell’Interno, dettava norme più
severe per l’ordinamento degli archivi comunali.
Si ribadì, ancora una volta, la negligenza con cui si conservavano i documenti ed il conseguente
disagio che derivava ai cittadini dalla cattiva gestione dell’amministrazione comunale. Tale
circolare, tuttora in vigore, stabilì che tutte la documentazione dei comuni prodotta e acquisita fosse
classificata in quindici categorie a loro volta suddivise in diverse classi.
La circolare in questione non imponeva certo di organizzare nelle suddette categorie anche le carte
già esistenti; tuttavia alcuni comuni (quello di Grottaglie ne è un esempio) estesero tale
14
Dispaccio del 30 luglio 1882 del Ministero dell’Interno, n. 8700 pubblicato in “Foglio periodico della Prefettura di
Bari”, a. 1882, p. 356.
15
Circolare del 1 marzo 1897 del Ministero dell’Interno, n. 17002 pubblicata in “Bollettino ufficiale del Ministero
dell’Interno”, a. 1897.
10
classificazione sia alla documentazione prodotta recentemente sia alle carte più antiche procedendo
ad una nuova selezione delle stesse.
Durante il ventennio fascista gli archivi comunali attraversarono un periodo di particolare
grazia. La situazione peggiorò durante la guerra aggravandosi nel periodo post-bellico.
Solo l’istituzione delle Soprintendenze archivistiche16 e l’azione mirata delle stesse,17 attraverso
opere di censimento, di riordinamento, di inventariazione e di accurata vigilanza, ha permesso agli
archivi comunali del Mezzogiorno di assumere l’attuale fisionomia ed organicità.
16
17
Legge del 22 dicembre 1939 n. 2006.
D. P. R. del 30 settembre 1963 n. 1409.
11
Obiettivi della ricerca
Alcuni recenti studi sulle realtà municipali del Mezzogiorno hanno fatto emergere un quadro
piuttosto differenziato e multiforme tale da indurre a generalizzazioni semplicistiche. A tal punto
un’analisi delle vicende storico-istituzionali di ogni singola realtà urbana inserita nel proprio
contesto storico si rende necessaria per comparare i mutamenti subiti nel corso del tempo con quelli
delle zone circostanti.
In questo quadro si inserisce il presente progetto di ricerca che si prefigge di fornire un
ulteriore contributo valido per ricostruire le vicende storico-politiche e, prevalentemente, quelle
istituzionali ed archivistiche del Comune di Grottaglie mediante due tipologie di intervento
strettamente correlate: una di carattere archivistico e l’altra di carattere storico-istituzionale.
Tale lavoro di ricerca prevede, infatti, una sintesi delle vicende storiche che hanno
interessato l’archivio comunale e uno studio dettagliato della documentazione prodotta e acquisita
dall’istituzione riferibile all’intervallo cronologico 1807-1970, segnalando, dove possibile, anche le
prime attestazioni scritte in cui è menzionata l’universitas fin dal secolo XI e conservate sia presso
l’Archivio Arcivescovile di Taranto, in virtù dello stretto legame esistente tra questa ed il potere
arcivescovile,18 sia presso l’Archivio di Stato di Taranto e di Lecce.
Lo studio dettagliato delle singole unità di cui l’archivio storico comunale si compone,
l’analisi del loro contenuto e dell’uso cui erano sottoposte in quanto utili strumenti
dell’amministrazione cittadina rileverà lo stretto legame esistente tra le competenze dell’ente e la
naturale produzione di scritture che testimoniano l’attività svolta mendiante la conservazione delle
stesse. Partendo da un indagine sul ruolo dell’istituzione comunale e sull’evoluzione delle proprie
mansioni nel corso dei secoli, si verificherà sia il grado di attenzione che si poneva alla
conservazione delle carte sia le normative legate all’ordinamento delle stesse per comprendere quali
fossero i criteri prevalentemente adottati spiegandone cause e motivazioni.
Adoperandosi in una lettura delle fonti tra tradizione ed innovazione che renda noto i
processi evolutivi avvenuti nel tempo, si prevede un’esame delle carte che segnali l’estrinsecazione
dell’attività e delle competenze degli uffici preposti alla gestione del comune oltre ai singoli fatti di
cui esse rendono testimonianza e l’immobilità o i cambiamenti di alcune realtà, oggi magari
scomparse.
Come afferma Claudio Pavone “l’archivio rispecchia il modo con cui l’istituto organizza la
propria memoria e dunque rappresenta il risultato finale e meditato di preordinate operazioni di
conservazione, di selezione, di scarto e di riordinamento delle carte” considerate riflessi oggettivi ed
inevitabili dei mutamenti storici avvenuti nei secoli.
18
Presente progetto di ricerca p. 6.
12
Un problema per la ricerca è costituito dallo stato delle fonti. Purtroppo lo stato di
conservazione degli archivi comunali meridionali è estremamente precario e fatta eccezione per
alcuni, gran parte della documentazione medievale e moderna è andata perduta. Le cause che hanno
determinato questa situazione così diffusa sono molteplici e spesso non si riescono a fornire
neppure delle risposte pertinenti ricorrendo a giustificazioni troppo scontate.
Nel complesso si può accertare che l’archivio storico preso in esame, in linea di massima, si
presenta accessibile per la ricerca grazie anche al ricondizionamento di diverse serie, inoltre, lo
stato di conservazione delle carte risulta abbastanza soddisfacente ad eccezione di alcune serie
documentarie discontinue data la presenza di lacune e perdite per le quali oltre a constatare lo stato
di fatto se ne stabiliranno le cause (incuria degli amministratori deputati alla conservazione, cause
accidentali come guerre, incendi e allagamenti) attraverso una lettura ed interpretazione
approfondita ed appositamente orientata sulla documentazione superstite.
13
Fasi e metodologia della ricerca
Gli studi più significativi su Grottaglie riguardano il settore artistico riferibile all’arte
figulina, ai monumenti e chiese del centro storico e il settore archeologico per il rinvenimento nelle
gravine di alcuni reperti, in realtà, manca un’indagine che approfondisca le vicende storicoistituzionali del luogo mediante lo studio della documentazione conservata negli archivi
ecclesiastici e in quello storico comunale.
La prima fase della ricerca (circa 6 mesi) prevederà il recupero delle fonti partendo da quelle
dell’Archivio storico comunale con la comparazione dei due strumenti di corredo.
A tal proposito, si distinguerà la sezione separata d’archivio dall’archivio di deposito tenendo conto
delle principale cesure cronologiche: università d’antico regime, comune nel decennio francese,
nella restaurazione e comune dello Stato italiano unitario; inoltre, visto che l’ultimo ordinamento
risale al 1987 si attesteranno i cambiamenti dell’istituzione in questi ultimi vent’anni con il recupero
della documentazione dal 1950 ad oggi.
Per quest’ultima si procederà ad un riordinamento virtuale senza un intervento diretto trattandosi di
archivio corrente ciò consentirà di avere una panoramica completa sull’istituzione ed il suo archivio
per poter seguire delle mirate piste di indagine.
La ricerca non sarà circoscritta al solo archivio comunale ma prevederà un’azione interattiva
con altre istituzioni perciò (circa 6 mesi) si passerà al reperimento della documentazione conservata
nell’Archivio Capitolare di Grottaglie e nell’Archivio della Curia Arcivescovile di Taranto per
esaminare lo stretto legame esistente tra le due istituzioni, le cause, le motivazioni e i rivolgimenti
subiti dall’universitas per l’appartenenza al potere arcivescovile.19
La seconda fase (circa 10 mesi) consisterà nella ricerca di tutta quella documentazione che
può essersi dispersa in fondi diversi o che prodotta dal Comune o da organismi ad esso connessi è
conservata in sedi differenti. Si evidenzieranno così le relazioni che intercorrevano fra il Comune e
le autorità sia centrali sia periferiche e provinciali.
Sarà il caso di consultare l’Archivio di Stato di Lecce20 poiché nel fondo “Scritture delle Università
e feudi di Terra d’Otranto”21 si conservano catasti antichi, onciari e catastuoli, deliberazioni delle
università e deliberazioni decurionali, atti amministrativi e giudiziari.
19
Presente progetto di ricerca p. 6.
L’Archivio provinciale di Lecce è istituito con legge organica degli archivi del 12 novembre 1818 n. 1379.
21
Privilegi di re Ruggero (1133), Enrico VI (1196), Giovanna I (1346) e Giovanna II (1426) alla Chiesa Tarantina
relativi ai casali di S. Teodoro, Grottaglie, Monacizzo, San Vittore ed altri.
Privilegio di re Ferdinando in favore dell’Università di Grottaglie e Monacizzo (1467), Platea dei beni della Mensa
Tarantina nella terra di Grottaglie (1478), Atti tra il dottor Sanarica di Grottaglie, conduttore delle decime della Real
Mensa di Taranto, e Nicola Motolese (1809), Conclusioni decurionali (1806-1832), Catasti onciari (1752, 1792).
20
14
Quando si costituirono le nuove Province di Taranto e di Brindisi22 e con esse i relativi Archivi di
Stato23 esse avanzarono richieste all’Archivio di Stato di Lecce perché cedesse le antiche fonti
documentarie inerenti il proprio territorio.
Nel 1959 partirono per Brindisi le scritture relative ai Comuni di quella Provincia e tra gli anni ’80 e
’90 quelle relative alla provincia di Taranto.
Si consulterà, quindi, anche l’Archivio di Stato di Taranto, con maggiore riguardo alla sezione dei
protocolli notarili per rilevare i nomi di quei notai che oltre all’esercizio privato della propria
attività ricoprirono incarichi per l’universitas di Grottaglie .
Altro Archivio da indagare sarà quello della Camera della Sommaria24 che assolveva alle funzioni
tipiche dell’attuale Ministero delle Finanze .
Si concluderà (circa 6 mesi) con la rielaborazione dei dati raccolti e con la redazione di un
inventario analitico, mentre gli ultimi 8 mesi saranno impiegati per la revisione del lavoro svolto e
per la stesura della Tesi finale.
22
Taranto è stata eretta in provincia autonoma con R. D. 2 settembre 1923 n. 1911; Brindisi con D. L. 2 gennaio 1927
n. 1.
23
L’Archivio di Stato di Taranto venne istituito come sezione di Archivio di Stato con D. M. 30 ottobre 1946, in
esecuzione della legge 2006 del 22 dicembre 1939; iniziò a funzionare il 1 marzo 1947 . Nel 1963, in ottemperanza al
D. P. R. 30 settembre 1963 n. 1409, la sezione di Archivio di Stato fu trasformata in Archivio di Stato.
24
Magistratura centrale del Regno nata come tribunale finanziario nel 1444 ad opera di Alfonso I. Tra le sue
attribuzioni esaminava i conti delle università e di tutti gli amministratori cui era affidato denaro pubblico, provvedeva
alla numerazione dei fuochi delle università ed alle operazioni che riuardavano il catasto. Cfr. D. MUSTO (a cura),
Regia Camera della Sommaria : i conti delle Università : 1524-1807 , Roma, 1969.
15
Appendice documentaria
Elenco cronologico della documentazione conservata presso l’Archivio storico comunale di
Grottaglie.
1810: Archivio preunitario
Serie: 1813: Bilanci di previsione
1834: Conti consuntivi
1861: Registri delibere Giunta Municipale (indicazione di podestà o prefettizio)
1862: Registri Consiglio Comunale
1883: Ruoli
1894: Verbali chiusura esercizio finanziario
1913: Liste di leva per emigranti o deceduti
1923: Mastri attivi e passivi
1935: Protocolli della corrispondenza
1936: Copie originali delibere Giunta Municipale
1941: Mandati pagamento
1944: Liste di leva
1949: Copie originali delibere Consiglio Comunale
Catasto fabbricati
Catasto terreni
Documentazione suddivisa nelle 15 categorie con materiale riordinato fino al 1950.
16
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