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IL CILIEGIO
LUIGI CATALANO
AGRICOLTURA OGGI
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FOCUS SULLA
CERASICOLTURA
ITALIANA
Originario dell’ area compresa tra il Mar Nero ed il
Mar Caspio, fu introdotto in Italia dal console romano
Lucio Licinio Lucullo. Oggi l’ Italia è il quarto Paese
produttore e, in Puglia, è concentrata oltre il 50% della
produzione nazionale. La disponibilità di prodotto
italiano parte dalla prima metà di maggio fino ai primi
di agosto, a seconda dell’ area di coltivazione..
Luigi Catalano
I
n passato, quando eravamo abituati alla
stagionalità dei frutti della terra, il tempo delle
ciliegie decretava l’inizio della bella stagione.
E forse è proprio questo inconscio segnale
proveniente da madre natura, alla base di
tutti gli aneddoti su questo frutto voluttuoso. La sua
dolcezza spinge alla voglia sfrenata di saziarsene a
più non posso dopo i lunghi mesi invernali, una volta
poveri di prodotti freschi.
Anche il ciliegio - Prunus avium,”il frutto prunus degli
uccelli” – ha origine in quell’area geografica comune
ad altre drupacee quali albicocco, mandorlo, pesco e
susino, compresa tra il Mar Nero ed il Mar Caspio, a
cavallo tra i continenti europeo ed asiatico.
In Europa, i ritrovamenti di noccioli in insediamenti
umani dell’età preistorica testimoniano la sua presenza
già in quei tempi.
In Italia, ad opera di diversi autori latini, si hanno
notizie della sua presenza in un periodo compreso tra
il I secolo a.C ed il I secolo d.C.
Secondo Plinio, ad introdurre nel nostro Paese la
prima varietà di ciliegio dalla città di Girasum sul Mar
Nero, fu il console romano Lucio Licinio Lucullo, al
termine della guerra vinta contro Mitridate re del
Ponto.
Gli etimologi ritengono che il termine cerasus, che in
latino significa “ciliegio” e che oggi ritroviamo nella
nomenclatura botanica Prunus cerasus ad indicare
il ciliegio acido, oltre che a costituire la radice della
parola “cerase” di molti dialetti meridionali, provenga
proprio da Girasum.
Da allora il ciliegio si è diffuso dapprima in tutta
Europa, isole britanniche comprese, e poi in tutti gli
altri continenti
A livello mondiale, i dati FAO assegnano all’Italia il
4° posto tra i Paesi produttivi, dopo Turchia, USA ed
Iran, ma subito prima della Spagna che a livello UE
rappresenta il più temibile competitor.
Questa specie, considerata tra le “drupacee minori”,
nella frutticoltura nazionale occupa pur sempre il
IV posto dopo pesco, melo e pero, in quello che
ancora oggi è il comparto più importante tra quelli
dell’Unione Europea.
La superficie coltivata a ciliegio in Italia, pur nella
relatività dei dati statistici nazionali su superfici
investite e produzioni realizzate, con valori discordanti
tra gli anni, oscilla attorno ai 30.000 ha con oltre 1
milione di quintali/anno.
In alcune aree frutticole del Paese il ciliegio ha il ruolo
di specie fruttifera principale; la coltura continua
la sua progressione in Puglia, con oltre 18.000 ha
ed aumenta anche in altre aree tradizionali quali
Trentino Alto Adige ed Emilia Romagna. Di contro
alcune storiche zone produttive - Campania e Veneto
- appaiono in regressione.
Il tessuto produttivo delle aziende italiane, alla pari
di ciò che avviene per altre specie, si contraddistingue
per la frammentazione e le dimensioni aziendali
ridotte, il contrario di quanto si riscontra in altri Paesi
produttori come Turchia e Spagna.
SUPERFICIE E PRODUZIONE DI CILIEGIE IN ITALIA
Regione
Sup. tot. (ha)
Prod. tot. (t.)
Lombardia
245
21.745
Liguria863.273
Trentino Alto Adige 210
10.750
Veneto2.760166.939
Emilia-Romagna2.316
107.850
Toscana20613.402
Umbria201.140
Marche874.730
Lazio90028.090
Abruzzo22116.763
Campania
3.449
274.205
Puglia18.015398.800
Calabria24713.697
Sicilia76031.610
ITALIA29.5221.092.994
PRODUZIONE MONDIALE DELLE CILIEGIE
Stato
Prod. (m.t.)
Turchia
557.516
USA
385.656
Iran
306.525
Italia
143.367
Spagna
129.325
Austria
117.618
Uzbekistan104.244
Romania
104.043
Russia
96.616
Ukraina
92.548
Syria
79.066
Cile
77.659
Francia
61.125
Grecia
56.190
Polonia
48.288
Germania47.081
Cina
40.680
Bulgaria
38.218
Serbia
36.303
Libano
26.696
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IL CILIEGIO
LUIGI CATALANO
IL CILIEGIO
LUIGI CATALANO
FASI FENOLOGICHE DEL CILEGIO
Gemma ferma, rottura gemme e bottoni verdi.
Fioritura e caduta petali.
Bottoni fiorali visibili e palloncino bianco.
Allegagione, invaiatura, maturazione e caduta foglie.
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Varietà Early Star.
Ne deriva la difficoltà ad organizzare e realizzare
politiche produttive, di promozione e marketing
del prodotto aggressive ed efficienti, per meglio
remunerare i vari attori della filiera produttiva.
Pur con queste limitazioni, laddove si riscontrano le
maggiori attenzioni verso questa coltura, il ciliegio
da coltura secondaria negli ordinamenti aziendali o
consociata ad altre specie, si afferma come coltura
specializzata ad elevati contenuti tecnici e significativi
investimenti finanziari
Affianco a questa interpretazione moderna ed
innovativa della coltura, coesistono le “tante
cerasicolture locali” che permettono l’affermazione di
produzioni di nicchia ad elevatissimo valore aggiunto.
Nel ferrarese, l’esperienza della melicoltura e
pericoltura intensiva è stata traslata anche su questa
coltura, con l’attuazione di tecniche che esprimono il
meglio del know how in frutticoltura.
Ciò è la risultante di profonde acquisizioni tecniche
sulla fisiologia della specie; sulle tecniche di conduzione
di frutteti ad alta intensità con sistemi di allevamento
a parete, associata alla disponibilità di portinnesti
clonali deboli - Gisela 5 e Gisela 6 - (come l’M9 per
il melo), oltre che di varietà che ben si adattano ad
essere così coltivate.
In tutte le zone cerasicole d’Italia, dai frutteti in pendio
della Val Sugana, alle pianure veronesi e modenesi,
fino alla assolate terre pugliesi, è ormai affermata
la tendenza ad adottare sistemi di coltivazione che
permettano la copertura per la difesa passiva contro il
fenomeno del cracking (spaccatura dei frutti).
Come accennato in precedenza, la Puglia oggi
rappresenta la maggior area cerasicola nazionale.
Nella terra che ha dato origine alla forma di
allevamento a tendone per l’uva da tavola, che nel
corso degli anni si è affinata per coltivazioni forzate
per l’anticipo o il posticipo, la cerasicoltura è ormai
interpretata secondo questi elevati standard tecnici
specializzati.
Non è infrequente trovare cerasicoltori che
conducono impianti specializzati di decine di ettari
con realizzazioni che niente hanno da invidiare a
quanto fino a qualche anno fa si poteva ammirare solo
in Spagna o in Turchia.
La piattaforma varietale storica nazionale, in passato,
era costituita da poche cultivar - Burlat (Moreau
in Puglia), Giorgia, Van, Ferrovia e Lapins - che
coprivano un calendario di maturazione di circa 5
settimane, a partire dalla prima metà di maggio fino
ai primi di agosto, a seconda dell’area di coltivazione,
dalla Puglia alle vallate alpine. A queste varietà si
affiancavano ecotipi locali particolarmente apprezzati
dai consumatori dei luoghi d’origine, ma non
rispondenti alle caratteristiche richieste per essere
proposte su mercati più ampi e lontani.
Queste produzioni autoctone, che in molti casi
costituiscono un interessante giacimento di
biodiversità, strettamente legate al territorio, sono
celebrate da ben 26 sagre in nome di sua maestà la
ciliegia, che si svolgono in 9 differenti regioni (vedi
apposito occhiello).
Oggi la gamma varietale disponibile per il ciliegio è
veramente ampia. Grazie ai programmi specializzati
di breeding operanti in Canada, USA, Francia,
Ungheria, Italia, ecc. nell’ultimo quarto di secolo sono
state proposte oltre 600 nuove cultivar, il 75% delle
quali di ciliegio dolce.
Gli obiettivi del miglioramento genetico sono stati
quelli di ottenere varietà autofertili, che allungassero
il calendario di maturazione, che fossero resistenti
al cracking o ad altre fitopatie e che fossero a basso
fabbisogno in freddo per permettere la coltivazione
anche nelle aree più calde.
In questo settore l’Italia ha costituito valide
proposte grazie al lavoro svolto da parte dell’Istituto
Sperimentale di Frutticoltura di Verona e dal
Dipartimento di Colture Arboree dell’Università di
Bologna.
Il primo ha costituito una decina di varietà, su
tutte Giorgia, che ancora oggi costituisce una delle
cultivar più apprezzate nel periodo medio-precoce.
Interessanti sono anche le proposte di varietà per la
raccolta meccanica di frutti senza picciolo - Enrica,
Corinna - alla pari delle più famose Picotas spagnole,
che tanta attenzione e soddisfazione commerciali
hanno suscitato sui mercati internazionali.
Il DCA di Bologna ha costituito varietà racchiuse nelle
due serie Star e Sweet. La prima comprende
7 varietà autofertili che coprono oltre 4 settimane del
calendario di raccolta: Sweet Early panaro1, Early
Star panaro2, Grace Star, Blaze Star, Black Star,
Lala Star e Big Star, alcune delle quali apprezzate e
coltivate in tutti i continenti.
La serie Sweet, che attualmente racchiude 5 nuove
costituzioni – Sweet Aryana® PA1UNIBO, Sweet
Lorenz® PA2UNIBO, Sweet Gabriel® PA3UNIBO,
Sweet Valina® PA4UNIBO e Sweet Saretta®
PA5UNIBO – è caratterizzata da frutti di grossa
pezzatura e molto dolci, che maturano anche’essi
nell’arco di 4 settimane circa.
Tutte queste varietà, assieme ad altre famose ed
altrettanto affermate nelle differenti cerasicolture
nazionali ed estere– ad es. Rita, Early Bigi, Early
Lory, Celeste, Carmen, Vera, Canada Giant, Sylvia,
Kordia, Regina. Skeena, Late Lory, Alex e … tante
altre ancora, sono propagate da aziende vivaistiche
nazionali all’avanguardia in campo internazionale nel
settore della propagazione, anche per questa specie.
Pur con questa grande disponibilità varietale, i
vari protagonisti della filiera ovvero i frutticoltori,
gli operatori commerciali ed infine i consumatori
apprezzano in maniera particolare i frutti della varietà
Ferrovia. Essa è da tutti ritenuta “la regina delle
ciliegie”, pur se molte volte non assicura produzioni
certe a causa dell’essere autosterile e necessitare di
apposite impollinazioni che non sempre si realizzano
per il verificarsi di eventi climatici avversi nel delicato
periodo della fioritura.
Questa che noi riteniamo essere una varietà propria
italiana, in realtà ha suoi sinonimi in svariati paesi
europei ed orientali.
Belge in Francia, Gemersdofer e Schnider in
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IL CILIEGIO
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Cerasicoltura Val Sugana.
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IL CILIEGIO
LUIGI CATALANO
Germania, Badacsony in Ungheria, Ziraat in
Turchia e Noire de Meched in Iran sono infatti tutte
varietà ritenute sinonimi o strettamente correlate
alla nostra Ferrovia. La sua origine risale al periodo
immediatamente successivo al II conflitto mondiale ed
è avvolto da ovvie leggende locali, di cui si riferisce a
parte (vedi ochiello).
Per quanto riguarda invece il settore relativo ai
portinnesti impiegati nella moderna cerasicoltura
nazionale, il magaleppo (Prunus mahaleb) sia da seme,
sia nella versione micropropagata in vitro – SL 64,
è il portinnesto maggiormente utilizzato e quasi
esclusivamente impiantato nei calcarei ed aridi
terreni pugliesi. Altri portinnesti adottati sul territorio
nazionale ed all’estero sono il franco di ciliegio,
Gisela 5, Gisela 6, MaxMa Delbard®14 Brockforest
e MaxMa Delbard®60 Brocksec, CAB 6P, Colt, ecc..
E così possibile costituire “ciliegeti su misura” nelle
specifiche condizioni pedoclimatiche e per le più
svariate destinazioni finali del prodotto.
Per il ciliegio la produzione nazionale è minimamente
convogliata in strutture di produttive organizzate.
La produzione pugliese, che rappresenta oltre il
50% di quella nazionale, è quasi tutta condizionata,
lavorata, confezionata e commercializzata da packing
house private operanti nel barese che dispongono
di impianti ad elevate tecnologie, provvisti di hydrocooling, grandi volumi per lo stoccaggio dei frutti a
temperatura controllata ed impianti di selezionamento,
cernita e calibratura fissi, in cui lavorano centinaia
di operatori per turno di lavoro. Molti di essi hanno
marchi e specifici packaging facilmente riconoscibili
ed identificabili non solo sui mercati nazionali ed
europei.
Purtroppo molte volte la produzione locale è
insufficiente o perché danneggiata da eventi
atmosferici avversi, o per la scarsa produttività degli
impianti. Giacchè il prodotto italiano “tira” sui mercati
internazionali perché associato alle bellezze del nostro
Paese, si ricorre a quello importato dalla Turchia o
dalla Grecia che, una volta opportunamente lavorato,
permette la prosecuzione della stagione commerciale.
A livello nazionale è in atto il tentativo di organizzare
la produzione e l’offerta secondo precise strategie. Il
Consorzio Ciliegie d’Italia, formato dal “Consorzio
della Ciliegia, della Susina e della Frutta Tipica di
Vignola”, dal “Consorzio di tutela e valorizzazione
della Ciliegia di Bisceglie” e dalla Cooperativa
Sant’Orsola del Trentino Alto-Adige, è nato per
garantire la provenienza e la qualità del prodotto pur
mantenendo le sue singole peculiarità.
Promozione e controllo dell’intera filiera, per
soddisfare le richieste della grande distribuzione per
un rifornimento continuo che vada oltre i canonici 40
giorni di stagionalità della singola zona produttiva,
costituiscono le direttrici delle sue azioni.
La filiera cerasicola in Italia mostra picchi di eccellenza
nei vari settori, che però molte volte stentano però a
fare sistema.
Sia che si tratti di ricercati ecotipi locali che sollecitano
ricordi e tempi passati, e costituiscono il mezzo per
la valorizzazione di ampi territori rurali, come
testimoniato dalle feste in proprio onore, sia dinanzi
alle nuove varietà ammalianti ed ammiccanti, le
ciliegie continueranno a segnare le stagioni, a deliziare
i palati ed a costituire un prodotto che ben figura tra le
eccellenze ortofrutticole nazionali.
Tutto ciò nell’attesa di tempi migliori che si spera
brevi e non biblici, affinchè il comparto faccia sistema
ed assicuri a tutti i protagonisti della filiera una giusta
ricompensa.
LE CILIEGIE A MARCHIO IGP IN ITALIA
Marostica
La coltivazione delle ciliegie a Marostica risale alla
prima metà del 1400.
La tutela IGP alla ciliegia di Marostica viene
riconosciuta dal 2001 alle produzioni sviluppate nelle
zone collinari attorno a Bassano del Grappa, che
comprende 8 diversi comuni. Le varietà ammesse si
riferiscono alle precoci Sandra, le «francesi» Bigarreau
(Moreau e Burlat); alle intermedie Roana e Durone
precoce romana; alle tardive Milanese, Durone rosso,
Ferrovia simile, Bella Italia, Sandra tardiva.
Affianco a queste varietà a diffusione prevalentemente
locale, sono altresì ammesse Van, Giorgia, Ferrovia,
Durone nero I, Durone nero II e Mora di Cazzano,
che sono coltivate in altre zone cerasicole
nazionali.
Un marchio IGP che non è “statico e
mummificato” ma che, rafforzando la
garanzia di provenienza, ha ampliato la
gamma delle varietà ammesse ad altre
cultivar con caratteristiche pomologiche
richieste dal mercato: Bella di Pistoia
(=Durone rosso), Black Star, Early
Bigi, Grace Star, Kordia, Lapins,
Marostegana, Prime Giant, Regina e
Folfer.
Dal 2006 per promuovere e valorizzare
tali produzioni, è sorto il Consorzio di
tutela della Ciliegia di Marostica IGP
che, tra le tante iniziative, ha istituito
la Strada dei Ciliegi che si snoda tra le
splendide colline per una più generale
promozione dell’intero territorio rurale.
Vignola
Nel 2012 l’Italia ha avuto il
riconoscimento dell’IGP “Ciliegia di
Vignola” alle produzioni che ricadono
in 15 comuni della provincia di Modena
ed 11 della provincia di Bologna.
Queste produzioni sono contraddistinte
Sagre delle ciliegie
in Italia
Sagra della Ciliegia
Sagra delle Ciliegie
Sagra delle Ciliegie
Sagra delle Ciliegie
Sagra della Ciliegia
Sagra e mostra provinciale delle Ciliegie
Festa delle Cerase
Sagra della Ciliegia
Festa della Ciliegia
Mostra delle Ciliegie
Sagra delle Ciliegie
Sagra delle Ciliegie
Sagra della Ciliegia Bella di Garbagna
Sagra delle Ciliegie
Sagra della Ciliegia e Festa Medievale
Sagra delle Ciliegie e delle Rose
Sagra delle Cerase
Sagra della Ciliegie
Sagra delle Ciliegie
Festa provinciale della Ciliegia Montorese
Sagra delle Ciliegie
Sagra delle Ciliegie Cerase
Sagra delle Cerase
Festa della Ciliegia
Sagra della Ciliegia Ferrovia
Sagra delle Ciliegie
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IL CILIEGIO
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IL CILIEGIO
LUIGI CATALANO
Bagnaria (PV)
Bagnoli, frazione di S. Agata dei Goti (BN)
Bollate (MI)
Bracigliano (SA)
Castelbianco (SV)
Cazzano di Tremiglia (VR)
Celleno (VT)
Centurano (CE)
Chiaiano (NA)
Chiampo (VI)
Civitella di Romagna (FC)
Forchia (BN)
Garbagna (AL)
Lari (PI)
Longiano (FC)
Macchia, frazione di Giarre (CT)
Maenza (LT)
Marostica e Mason (VI)
Monte Santa Maria, fraz. Poggio Nativo (RI)
Montoro Inferiore (AV)
Orignano, frazione di Baronissi (SA)
Palombara Sabina (RM)
Pastena (FR)
Siano (SA)
Turi (BA)
Vignola (MO)
LAVORAZIONE DELLE CILEGIE
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IL CILIEGIO
LUIGI CATALANO
IL CILIEGIO
LUIGI CATALANO
Ferrovia.
della Facoltà di Agraria di Bari negli anni ’60, indicano
che “tra le 17 varietà brevemente descritte la Ferrovia,
introdotta a Turi, si è rapidamente diffusa nei comuni
di Conversano e Castellana Grotte (tutti nell’area sudest della provincia di Bari) da circa 15 anni, cioè dopo
l’ultima guerra mondiale”.
A questo punto, sulla base di questa testimonianza
fondata su precise osservazioni, storia e leggenda si
mescolano in innumerevoli versioni. Di seguito si
riportano quelle maggiormente accreditate.
La prima è quella che, di ritorno dalla prigionia in un
campo di concentramento tedesco, un soldato abbia
portato con sé una marza di ciliegio raccolta lungo la
ferrovia, da cui deriva il nome.
Un’altra, pur non spiegando l’ignota origine, ne
spiega il nome proprio per la durezza dei frutti,
particolarmente idonei al trasporto per ferrovia, al
contrario di quanto invece era possibile con altre
varietà autoctone come Fuciletta, Laffiona, Limone,
Zuccaro, Forlì, ecc..
La testimonianza del sig. Giovanni Simone, decano
degli operatori commerciali ortofrutticoli pugliesi, con
la packing house riportante il proprio cognome, offre
una versione più dettagliata.
Il sig. Giovanni, secondo i racconti di suo nonno che
dalla tipica lavorazione nel confezionamento, destinate
al ricco mercato delle boutique della frutta.
Le varietà ammesse sono le precoci: Bigarreau Moreau
e Mora di Vignola; quelle a maturazione intermedia
Durone dell’Anella, Anellone, Giorgia, Durone Nero
I, Samba, Van; le tardive: Durone Nero II, Durone
della Marca, Lapins, Ferrovia, Sweet Heart.
A promuovere e tutelare la ciliegia è il Consorzio della
Ciliegia, della Susina e della Frutta tipica di Vignola
che dopo le verifiche sul rispetto dei disciplinari di
produzione su tutte le fasi della filiera produttiva,
rilascia il marchio che attesta l’origine e la qualità
della produzione.
Anche in questo caso la promozione del
territorio in senso più ampio e coinvolgente
altre realtà economiche ed imprenditoriali
della zona, oltre che enti locali, passa
attraverso la Strada Vini e Sapori Città
Castelli e Ciliegi.
L’ORIGINE DELLA CILIEGIA FERROVIA,
TRA LEGGENDA E DATI CERTI.
La varietà Ferrovia è ritenuta originaria nel comune
di Turi (Ba).
Alcuni indagini condotte dal prof. Giacinto Donno
Ferrovia.
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IL CILIEGIO
LUIGI CATALANO
IL CILIEGIO
LUIGI CATALANO
terra
di
ciliegie
buone, uniche, tipiche
visse tra il 1868 ed 1953, riferisce che l’origine della
ciliegia Ferrovia prodotta a Turi risale agli anni ’30.
Suo nonno fu il precursore dell’attività commerciale
dei prodotti della terra che trasmise prima a suo padre,
e poi ad egli stesso ed ai propri figli.
Negli anni ’30 – ’40, le varietà maggiormente
commercializzate nella zona erano Forlì, Fuciletta
o Ruva (proveniente dalla zona di Ruvo di Puglia, a
nord di Bari), Molfettese, Testa di Serpe o Graffione,
Masciarola. Ma, fra tutte queste, si distingueva una
varietà molto bella, grande di pezzatura, di gusto
eccellente e di produzione molto limitata, che il nonno
acquistava da Matteo Di Venere, suo carissimo amico
e coetaneo. I pregi di tale varietà spinsero suo nonno
a chiedere all’amico Matteo la provenienza. Egli
raccontò di essersi rifornito di marze da un albero
nato spontaneamente sulla scarpata prospiciente un
fondo di sua proprietà, lungo la linea ferroviaria locale
tra Turi e Sammichele di Bari.
Da quel momento, per far riferimento ai bei frutti
di quella varietà, i due amici scherzosamente le
battezzarono Ciliegie della Ferrovia.
La bontà e la fama di tali frutti fecero sì che nel corso
degli anni questa varietà fu molto propagata per mezzo
di innesti effettuati in campo su piante di magaleppo,
comunemente indicato come “nera”. Grazie a questo
aneddoto ed alla testimonianza di molti produttori
ancora in vita, il sig. Giovanni tranquillamente afferma
la veridicità delle origini turesi della varietà Ferrovia.
Con il passare degli anni, grazie alla disponibilità
di quantitativi sempre più cospicui, ci furono i
primi timidi tentativi di collocare questo prodotto
sui mercati internazionali, anche per creare nuovi
sbocchi commerciali alle produzioni locali. Durante
gli anni ’60-’70 ci furono le prime esportazioni, con
gli importatori europei che però non avevano alcuna
notizia di questa nuova varietà.
La resistenza al trasporto, la lucentezza e
l’esuberanza, la dolcezza ed il gusto, convinsero
appieno gli acquirenti delle indubbie qualità del
prodotto. Alcuni operatori tedeschi, nell’esaltarne
i pregi, per la robustezza e l’affidabilità (mancanza
di frutti danneggiati) paragonarono le ciliegie alle
loro auto Mercedes e consigliarono il sig. Giovanni a
valorizzarle, specificandone l’origine.
Così nella dicitura varietale delle ciliegie
commercializzate dalla ditta Simone srl, sin dagli anni
’70, comparve la denominazione Ciliegia Ferrovia di
Turi.
Luigi Catalano
Agrimeca Grape and Fruit Consulting srl
Turi (Bari)
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IL CILIEGIO
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GRUPPO BPER
il Conzorzio si fa in due