Gragnola - Adriana G. Hollett
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MEMORIE di LUNIGIANA di ADRIANA G. HOLLETT Gragnola e Castel dell'Aquila Fotografie di A. G. Hollett© Finito di stampare nel 2011 2 a mio marito Reginald che condivide l’amore per la mia terra. 3 ...Se novella vera di Lunigiana o di parte vicina sai, dillo a me che gia' grande la' era. Dante Purgatorio canto VIII 4 Cenni sulla storia della Lunigiana Per riassumere brevemente la storia delle origini della Lunigiana sara’ necessario, a causa della carente documentazione, ricorrere all’opera di Eugenio Branchi “ Storia della Lunigiana feudale”, unica fonte autorevole assieme a quella di Gioachino Volpe; ebbe a osservare quest’ultimo che, “ per la storia della Lunigiana, avanti il XII secolo, e’ poco meno che tenebre e tenuissima luce di alba lontana.” Concordando con loro, possiamo partire da Oberto, conte di Luni, di probabile origine longobarda e unico superstite della famiglia dei Marchesi di Toscana. Luni divenne colonia romana nel 177 a.C., prospero’ col nome di Provincia Maritima Italorum, subi’ dapprima l’invasione longobarda e in seguito, unita a tutta la Lunigiana venne aggregata al ducato longobardo di Lucca. Con i Franchi entro’ nella marca carolingia, Oberto ne fu il primo conte e, in seguito, quando i Vescovi contrastarono il dominio obertengo ottenendo da Federico I di veder sanciti i loro diritti su tutto il territorio, divenne sede vescovile. Il Volpe, concordemente ad altri storici e genealogisti, individua in Oberto (945), di origine longobarda, il primo ad essere nominato conte di Luni. L’essere conte di Luni aveva una certa rilevanza poiche’il paese, collocato tra Liguria e Toscana, testimoniava attraverso i resti dell’anfiteatro romano e quelli di antichi insediamenti paleolitici il suo notevole passato. Costui dopo pochi anni (951), oltre alla Lunigiana, entro’ in possesso della marca della Liguria orientale, dei centri di Tortona e Genova e alla sua morte tutti i suoi possedimenti vennero da lui lasciati ai due figli: Adalberto I e Oberto II. Dal primo figlio, per successive diramazioni, ebbero origine i casati dei marchesi di Massa, Corsica e Sardegna, quella dei Pelavicino e dei Cavalcabo’ di Cremona. Dal secondo figlio Oberto II, quello che maggiormente interessa la nostra storia, nacquero Alberto Azzo I e Oberto Obizzo I. Il primo dette origine alla casa d’Este ed il secondo a quella dei Malaspina. 5 Oberto Obizzo I si stabili’ sui gioghi dell’Appennino Ligure-Tortonese-Piacentino, nelle alte valli della Trebbia e dello Staffora e in quest’ultima valle, centro del suo dominio, pose la propria residenza nella rocca di Oramala, unico castello fortificato della valle e quella venne poi da sempre considerata la culla dei Malaspina. Successivamente Oberto Obizzo I fece costruire una serie di castelli che sarebbero divenuti formidabili punti di difesa e principalmente di controllo per il traffico delle merci che costituiva con i pedaggi una grossa fonte di ricchezza. I Malaspina facevano pagare molto cari questi pedaggi e talvolta arrivavano ad assaltare essi stessi le carovane comportandosi come briganti da strada. Il loro castello di Villafranca fu chiamato Malvido e poi Malnido (nel diploma conferito dall’imperatore Federico a Opizone nel 1164) per i pedaggi da rapina e per le ruberie poste direttamente in atto da loro a spese delle carovane che transitavano dal passo della Cisa. Poco si sa di suo figlio Alberto I e del nipote Obizzo II, ma sicuramente il figlio di quest’ultimo Alberto II divenne noto col nome di Malaspina. Cio’ appare nell’atto di pace di Luni stipulato nel 1124 tra il vescovo Andrea da una parte e il marchese Alberto II detto il Malaspina dall’altra. Nella divisione tra Corrado e Opizzino nel 1221, a Corrado l’ Antico (1253) vennero assegnati i possedimenti alla destra della Magra, mentre Obizino (1301) cambiando nell’arme lo “spino secco” in “spino fiorito” ebbe parte dei territori alla sinistra del fiume. La divisione poi non fu solo dei beni ma araldica, in quanto venne modificato lo stemma di famiglia. Quello dello spino secco portava uno spino con sei rami, uno verticale e cinque orizzontali, tre dei quali voltati a sinistra e due a destra, tutti con aculei.Quello dello spino fiorito portava uno spino verde con sei rami, uno verticale e cinque orizzontali tre dei quali a destra e due a sinistra, terminanti con tre piccoli globetti bianchi in croce alle estremita’ in modo da formare un piccolo fiore. Lo stemma originario aveva uno spino secco nero in campo d’oro con il motto “ad medelam” (mi offre rimedio). I membri del casato si moltiplicarono e cosi’ lo stemma venne spesso modificato; il piu’ conosciuto e’ pero’ quello che mostra un leone rampante coronato affiancato dai rami alternativamente, dello spino secco o fiorito o emtrambi. E’ da ricordare che il leone rampante bianco venne assegnato a Corrado detto l’Antico ( 1253) da Luigi IX re di Francia per l’aiuto ricevuto dal Malaspina nella crociata d’Egitto del 1248. Opizzino o Opizzone (1301), secondogenito di Federico (1264) “fu lo stipite dei Marchesi e Signori di Villafranca”. La sua vedova marchesana Tobia Spinola, tutrice dei figli ancora in minor eta’, merita di esser ricordata come colei che “compose, ordino’ e stabili’” gli STATUTI per Aulla e altre sue terre. (Gli Statuti di Aulla del 1303 sono conservati dal Dott. Francesco Raffaelli e dal Dott. Lorenzo Ferri di Bagnone). 6 Importante precisare che fin da prima della divisione dei Malaspina del 1221esistevano nei loro feudi i MUNICIPI che erano composti da un Consolo, quattro o sei Consiglieri e un Massaro. La MAGISTRATURA era costituita da un Giudice d’Appello che era il Marchese, di un Podesta’ eletto dal marchese, un Vicario del Podesta’, un Notaro, un Corriere e un Custode delle carceri. Ogni terra aveva il proprio Municipio e tutti assieme quelli del feudo formavano il General Consiglio. Nel secondo Libro sono annotate norme e regole di diritto civile ma si deve ritenere che dovea esistere precedentemente regole e norme da disposizioni scritte o da consuetudini inveterate. Alcune di queste norme erano: la donna se dotata non poteva succedere ai genitori, il marito non poteva donare o lasciare per testamento alla moglie cosa veruna; nella vendita dei fondi dovevano esser preferiti nella vendita i condomini, i parenti fino al quarto grado, i confinanti; la prescrizione degli immobili incorrevasi col lasso di venti anni ecc.. Nel terzo Libro si determinavano le trasgressioni e i delitti punibili con pene corporali o pecuniarie o afflittive: la fustigazione per tutta la terra, il bando perpetuo, il taglio della testa, la forca e la morte per mezzo del fuoco, la confisca dei beni. Si puniva l’omicidio col taglio della testa, l’adulterio con lire venticinque per l’uomo e la donna, lo stupro con la pena capitale, il furto, l’abigeato, il taglio degli alberi e la rimozione dei termini con pene pecuniarie. Per la falsificazione delle monete si era arsi vivi, la falsa testimonianza o lo spergiuro con la galera, e nelle scritture con la forca. Il delitto di lesa maesta’ portava al taglio della testa. Questi quattro Libri o Statuti furono adottati da tutti i discendenti di Federico per tutte le Terre e le Castella da tutti gli Uomini, Universita’ e Comunita’ che a loro furono soggetti. 7 An outline of the history of the Lunigiana Region In order to summarize briefly the history of the origins of the Lunigiana Region, it is necessary, due to scarce documentation, to resort to the work of Eugenio Branchi “Storia della Lunigiana feudale” (“History of the Lunigiana Region in feudal times”), the only authoritative source together with the work of Gioachino Volpe; in this regard, it was Volpe who observed, “the history of the Lunigiana Region, before the twelfth century, is little more than shadows and tenuous light of a distant dawn”. In accordance with these authors, we begin with Oberto, count of Luni, probably of Lombardic descent and the only surviving member of the family of the marquis of Tuscany. Luni became a Roman colony in 177 B.C., prospered with the name of Provincia Maritima Italorum (Italian Maritime Province), at first, subjected to Lombardic invasion, then, with all of the Lunigiana Region, was aggregated to the Lombardic dukedom of Lucca. With the Franks, Luni entered into the Carolingian march (borderland), Oberto was its first count and, later, when the Bishops opposed the dominion of the Obertenghi family, obtaining from Federico I, sanction of their rights on all of the territory, it became a bishop’s see. Volpe, in agreement with other historians and genealogists, singles out in Oberto (945), the first historical figure to be nominated count of Luni. To be count of Luni had a certain importance, as the town, located between Liguria and Tuscany, bore witness through the remains of its Roman amphitheatre and ancient Palaeolithic settlements, to its remarkable past. Oberto, a few years later (951), as well as the Lunigiana Region, entered into possession of the march of eastern Liguria, of the centres of Tortona and Genoa and, upon his death, all of his possessions were passed by him to his two sons: Adalberto I and Oberto II. The first son, by successive ramifications, gave rise to the lineages of the marquis of Massa, Corsica and Sardinia, of the Pelavicino and of the Cavalcabo` of Cremona. The second son Oberto II, the one of greater interest to Lunigiana’s 8 history, fathered Alberto Azzo I and Oberto Obizzo I. The first of these two gave rise to the house of Este and the second to that of the Malaspina. Oberto Obizzo I established himself on the passes of the Liguria-Tortona-Piacenza Apennines, in the high valleys of the Trebbia and Staffora, and in this last valley, the centre of his dominion, he founded his residence in the rock of Oramala, the only fortified castle in the valley, later considered the cradle of the Malaspina family. Subsequently, Oberto Obizzo I had a series of castles built that were to become formidable points of defence and particularly of control of trade routes that constituted, in terms of tolls, a large source of riches. The Malaspina made these tolls very expensive and at times went as far as to besiege, by themselves, the passing caravans, behaving like highway brigands. Their castle at Villafranca became known as Malvido and later Malnido (in the diploma conferred by the emperor Federico to Opizone in 1164), due to plunderous tolls and thefts perpetrated by them at the expense of the caravans that passed by in the Cisa pass. Little is known of Oberto Obizzo’s son Alberto I and of his grandson Obizzo II; what is known is that the son of Obizzo II, Alberto II became known by the name of Malaspina. This appears in the peace treaty of Luni stipulated in 1124 between the bishop Andrea, on the one hand, and the marquis Alberto II known as Malaspina, on the other hand. In the division between Corrado and Opizzino in 1221, to Corrado l’Antico (1253), were assigned the possessions to the right of the river Magra, while Obizino (1301), who changed the coat of arms from the “spino secco” (“bare thorn bush”), to the “spino fiorito” (“blossomed thorn bush”), had the part of the territories to the left of the river. The division, therefore, was not only in terms of possessions, it was also heraldic in that the family blazon was modified. That of the “spino secco” presented a bush with six branches, one vertical and five horizontal, three of which set to the left and two to the right, all with prickles. That of the “spino fiorito” presented a green bush with six branches, one vertical and five horizontal, two to the left and three to the right, terminated with three tiny white globes in a cross at the extremities so as to form little flowers. The original blazon had a black thorn bush on a gold background with the motto “ad medelam” (“to me, it offers a remedy”). The members of the family multiplied and, as a consequence, the blazon was often modified; the best known, however, is that which depicts a rampant crowned lion, side by side with branches, alternatively of bare or blossomed thorns or both. It is noted that the rampant lion was assigned to Corrado detto l’Antico (1253), by Luigi IX, king of France, for the help received from Malaspina in the crusade in Egypt in 1248. 9 Opizzino or Opizzone (1301), the second son of Federico (1264), “was the ancestor of the Marquis and Masters of Villafranca”. His widow, Tobia Spinola, guardian of his infant offspring, is worthy of mention as she who “composed, ordered and established” the STATUES for Aulla and other territories of hers. (The Statutes of Aulla of 1303 are preserved by Dott. Francesco Raffaelli and by Dott. Lorenzo Ferri of Bagnone (1)). It is important to note that even before the division of the Malaspina territories of 1221, there were already in existence in their territories, the MUNICIPALITIES that were composed of a Consul, four or six Counsellors and a Massaro (farm overseer). The MAGISTRACY was made up of an Appeal Court Judge who was the Marquis, of a Podesta (high official), elected by the marquis, a Podesta’s Assistant, a Public Notary, a Courier and a Prison Custodian. Each territory had its own Town Hall and all those of the territory formed the General Council. In the second Statue or Book, were annotated rules and regulations of civil rights; however, it is believed that there had to exist rules and regulations prior to these, available in written form or in inveterate use. Some of these regulations were: a woman in possession of a dowry was not allowed to inherit from her parents; a husband was not allowed to donate or leave anything at all in his will to his wife; in the sale of real estate, joint owners, distant relatives, neighbours were to have precedence; the loss of unexercised rights to real estate after twenty years, etc.. In the third Book, were defined the transgressions and crimes punishable by corporal punishment or fines: flogging throughout the territory, banishment for life, decapitation, hanging and burning at the stake, the confiscation of possessions. Murder was punished by decapitation, adultery by a fine of twenty five liras for both men and women, rape by capital punishment, theft, rustling, felling of trees and removal of boundary stones by fines. Counterfeiting was punishable by being burnt alive, perjury by imprisonment and forgery by hanging. The crime of treason led to decapitation. These Books (four in all), were adopted by all the descendents of Federico Malaspina throughout all of their Territories and Castles by all of the Men, Universities and Communities under their rule. 10 GRAGNOLA E CASTEL DELL'AQUILA Il borgo di Gragnola faceva parte del feudo di Fosdinovo dal quale si era staccato nel 1393; constava di tre principali luoghi di cui lo stesso , Cortile e Viano. Confinava a est con la lucchesia a nord il Tassonara e l’Aulella, a sud col torrente Bardine che lo separava dal territorio di Fosdinovo di cui aveva fatto parte. Sull’altura e facente parte dello stesso feudo sorgeva il Castel dell’Aquila e spesso lo stesso borgo ne prendeva il nome. Gragnola sorgeva alla confluenza di due corsi d’acqua, a oriente il torrente Lucido di Vinca e a settentrione il fiume Aulella. Nel feudo dominavano nel 1370-74 le famiglie dei Cattanei locali che in seguito dovettero soccombere al dominio di Spinetta Il Grande. I Signori del feudo, al tempo, furono i Nobili di Viano: una famiglia a Viano e l’altra a Gassano. I Nobili di Viano, della famiglia del signor Guido, vendettero il godimento dei loro beni per sei fiorini d’oro a tal Calando della terra dei Bianchi mentre la famiglia dei Nobili di Gassano era rappresentata da Ranuzio del fu sig. Cecchino. E’ anche noto che un tempo Viano fosse considerato il capoluogo del feudo, lo dimostra la investitura che l’imperatore Carlo IV nel 1355 aveva conferito ai fratelli e figlioli del Marchese Azzolino Malaspina. Prima che il feudo di Gragnola si staccasse da Fosdinovo ( 1393), verso il 1371, era stato soggetto di divisione tra Galeotto e Guglielmo Malaspina e a quest’ultimo venne assegnata Gragnola con Castel dell’Aquila; da lui al figlio Antonio e successivamente al nipote Guglielmo. Il patrimonio, compreso quello di Galeotto, venne ereditato da Spinetta e Leonardo. Nella divisione tra i due, Castel dell’Aquila e sue dipendenze vennero assegnate a Leonardo. 11 Questi rimase fuori del feudo tutta la vita, morendo, venne sepolto con grandi onori a Bologna, lasciando eredi i figli: Leonardo, Galeotto ( Bianca e Caterina). L’erede del feudo di Gragnola sarebbe stato il primogenito Leonardo ma la Marchesana Caterina tutrice del secondogenito, Galeotto, ancora in minore eta’, fece mandato di procura per ottenere accomandigia dal Comune di Firenze (1410) per l’assegnazione del feudo ad entrambi i figli.. Come governassero Gragnola i due fratelli non e’ dato sapere ma e’ noto che entrambi perpetrarono l’eccidio della famiglia dei marchesi di Verrucola e di Fivizzano ( 1418) impossessandosi del feudo. La Repubblica Fiorentina assunse le parti di due fanciulli superstiti del marchesato della Verrucola, caccio' dal feudo gli agnati criminali, trattenne i territori di Vinca, Monzone, Aiola, Equi, Sercognano, Codiponte, Prato, Alebbio, e Cassana; assegno’ al marchese Antonio Alberico di Fosdinovo che sussidio’ il suo esercito, Tenerano, Ugliano, Ghisolano, Viano, Gassano, Olivola, Pallerone e Bigliolo. Al sopravvissuto Spinetta di Verrucola assegnarono Orneta e Magliano. Leonardo e Galeotto si ritirarono nei loro possedimenti di Lombardia finche’ritornati nella grazia dei Fiorentini con loro rinnovarono accomandigia per le terre di Lunigiana (1423), accomandigia riconfermata nel 1428. Da Lazzaro nacque Caterina che sposo’ Lazzaro Marchese Malaspina figlio di Antonio Alberico di Fosdinovo che divenne in seguito marchese di Gragnola e Castel dell’Aquila. Nel 1467 Leonardo subentro’ erede al padre diventando signore del feudo di Gragnola, di Casola e di Castel dell’Aquila. Nel suo testamento Leonardo (1505) lascio’ ai figli Lazzaro, Giovanni, Jacopo, Galeotto, Teodosia e Maddalena padroni del patrimonio comune. Da Giovanni nacque Leone che gli successe all’incirca nel 1520 quando venne a stabilirsi in Castel dell’Aquila. Leone ebbe Virginia, Deodora e Alfonso; quest’ultimo gli successe nel feudo. Questi visse sempre a Verona raggiungendo Gragnola solo per le stagioni della caccia e della pesca. Ebbe una sola figlia, Marcella, per cui il suo feudo, Gragnola, venne devoluto agli agnati, il Malaspina Giovan Battista Marchese di Cortile . Sposato a Fiammetta Soderini di Verona, ebbe 4 figli, e morendo nel 1603 gli succedette Cosimo, considerato l’ ultimo marchese del feudo (1638). Dopo di lui il feudo torno’ al ramo dei Fordinovo ( 1644) Degli Statuti di Gragnola promossi da Leonardo e Galeotto, nel 1418 circa, con la Universita’ e la Corte di Gragnola, realizzarono una pubblicazione, uno “statuto”, un compendio di leggi, andato poi disperso. In questo si ricordava che il Municipio dovesse essere composto da un Console e alcuni Consiglieri, un Massaro e i Sindaci, alcuni Soprastanti ecc. 12 La magistratura rappresentata da un Vicario del Marchese e un Notaro che avevano a disposizione un messo e un servo. La legislazione contenuta nello Statuto poteva dividersi in tre parti: disposizioni generali, diritto civile, diritto penale. Alcuni esempi: ai ribelli si confiscavano i beni, il marito lucrava meta’ dei beni della moglie, i minori non potevano alienare beni. Nel penale era punita la bestemmia, le risse e le offese tra fanciulli, le falsita’ pubbliche e private, le percosse al messo o ai genitori. A Gragnola esisteva un istituto di Pubblica beneficenza, un Ospedale per pellegrini che , essendo in rovina, nel 1639 il marchese Alessandro desidero’, e rimase solo intenzione, di riedificare. Venne aperta una Pubblica Scuola per la gioventu’ da un lascito del dott. Giovan Antonio Terenzoni, ma la casa venne utilizzata per la canonica e i beni dispersi. L’epoca della fondazione del borgo e’ ignota, potrebbe essere stato l’antico “ Forum Clodii” e il suo toponimo dovuto alla produzione del grano in quella che era stata una pianura alluvionale. Le notizie piu’ sicure risalgono ai primi secoli del XIV secolo. Ebbe grande sviluppo attorno al 1400 come borgo e centro commerciale. Era cinta da mura e nella cinta muraria verso l’Aulella si possono ancora riconoscere i resti di una torre. 13 Castel dell’Aquila. Parlando di Castel dell’Aquila ignoriamo da chi fosse stata eretta questa fortezza essendo nota solamente dopo la meta’ del XIV secolo. Forse venne costruita da Cattanei locali che in seguito dovettero cederne il dominio a Spinetta il Grande quando costui divenne il ricco e potente signore della Lunigiana orientale. La prima notizia del Castel dell’Aquila si ebbe nel 1374 nel testamento del marchese Antonio Malaspina figlio di Guglielmo. Ereditato da padre in figlio, il castello segui’ le vicende del feudo. Parlando di Alfonso ultimo Marchese di Cortile e di Castel dell’Aquila e’ noto che ebbe due mogli, Caterina Guidotti e la seconda di nome Fiammetta figlia di Pietro Antonio Soderini di Verona. Apriamo una parentesi in questa storia segnata solamente da nomi maschili per parlare almeno una volta di una donna, la Marchesana Fiammetta, donna bellissima di corpo e di animo sommamente gentile secondo le descrizioni di scrittori contemporanei. Aveva per Maestro di Belle Lettere Pietro Angeli da Barga il quale, assieme al poeta romano Mario Colonna scrisse per lei madrigali, sonetti e canzoni. Fiammetta ebbe vivendo fama di esimia poetessa ed ella sia per la dignita’ del casato che per le adulazioni ricevute si teneva in grande considerazione. Di lei rimangono molte poesie manoscritte in biblioteche pubbliche e private. La migliore opera sua fu la traduzione in versi toscani delle Commedie di Terenzio. Fu donna importante e di grande spirito per il suo tempo e il secondo marito la tenne in gran considerazione al punto che, quando ando’ al possesso di Gragnola,1594, dovendo ritornare a Verona, la lascio’ al governo e alla difesa del feudo, compito al quale ella seppe ben operare. Il testamento del marito, morto in Castel dell’Aquila nel 1603, lasciava usufruttuaria Fiammetta con facolta’ di 14 dotare le figliole e destinare eredi a parti uguali “pro indiviso” i due figli maschi come avevano fatto precedentemente altri suoi agnati. Visse a Castel dell'Aquila, molto amata e stimata dal marito che per tutta la vita l’aveva considerata e fatta vivere nel lusso sino a lasciare un patrimonio quasi devastato. Altre vicissitudini coinvolsero il castello che, nel corso del tempo, a poco a poco decadde. Questa possente struttura quadrilatera che ingloba un alto mastio di forma quadrilatera era anticamente ricoperta da soffitti in pietra a botte, tre torri angolari di cui una attraversata dalla porta. All’interno troviamo la cappella del Crocifisso e il grande salone, innumerevoli stanze ed edifici abitativi e militari. Il grande mastio era probabilmente sorto poco dopo il mille ma le fasi costruttive piu’ importanti furono eseguite solo nel XIV secolo. Spinetta e Leonardo I fecero eseguire importanti trasformazioni architettoniche per adeguare il castello a importante residenza marchionale. In seguito il castello fu adeguato a piu’ importanti difese anche da armi da fuoco; fu cambiato l’ingresso, il percorso esterno protetto da una torretta rotonda, un corpo di guardia con feritoie e mura a scarpa. Il declino economico dei Malaspina porto’ all’abbandono di Castel dell’Aquila e di quel periodo non e’ rimasta traccia scritta ne’ iconografica dei fasti del castello, nemmeno del piu’ recente passato. Durante il terremoto del 1920 il castello subi’ danni cosi’ gravi che i proprietari decisero di abbandonarlo. Oggi Castel dell’Aquila si mostra al nostro sguardo in una immagine che rispecchia in pieno il suo antico nome. Alto e forte sull’altura, splende nel sole sullo sfondo delle nevi e del verde dell’appennino con tutte le sue antiche strutture restaurate con cura, competenza e rispetto dei volumi e dei materiali originari. La castellana, dott. Gabriella Girardin, Gentil Signora venuta dal nord, come il Cavaliere Sconosciuto sepolto sotto un arco di pietra, innamoratasi del castello, lo volle e col suo sapiente intelletto lo riporto’ allo splendore dovuto. 15 Gragnola and Castel dell’Aquila The fiefdom of Gragnola was part of the territory of Fosdinovo from which it broke away in 1393; the fiefdom consisted of three main localities, Gragnola, Cortile and Viano. It bordered to the east with the territories of Lucca, to the north with the rivers Tassonara and the Aulella, and to the south with the torrent Bardine which separated it from the territory of Fosdinovo. It comprised Castel dell’Aquila, on the high ground by Gragnola and often, the village itself was known by the same name. In the years from 1370 to 74, the fiefdom was dominated by the families of the local Cattanei (ruling dignitaries) which later had to succumb to the dominion of Spinetta il Grande. The local Cattanei at that time were the Nobles of Viano: one family at Viano, the other at Gassano. The Nobles of Viano, of the family of Master Guido, sold ownership of their possessions to a certain Calando for six gold florins, while the family of the Nobles of Gassano were represented by Ranuzio of the late Master Cecchino. Around the year 1371, the fiefdom was subjected to division between Galeotto and Guglielmo Malaspina, and to the latter was assigned Gragnola and Castel dell’Aquila; handed down successively to son Antonio and grandson Guglielmo. The patrimony, inclusive of Galeotto’s estates, was inherited by Spinetta and Leonardo. In the division between the two, Castel dell’Aquila and annexes were assigned to Leonardo. Leonardo lived far way and died at Bologna, buried with great honour, and left his offspring as heirs: Leonardo, Galeotto (Bianca and Caterina). Normally the heir would have been the first born son, Leonardo, except that the Marquise Caterina, (guardian of the second son, Galeotto, still a minor), made a petition for protection under the Municipality of Florence, with assignment of the patrimony to both sons. 16 It is not known how the sons governed, although it is noted that they slaughtered the family of the marquises of Verrucola and of Fivizzano (1418), to seize their territory. The Florentine Republic took on the defence of the two children of the marchesate of Verrucola, survivors of the slaughter, and expelled the perpetrators. Leonardo and Galeotto withdrew to their estates in Lombardy until they found themselves once again in the good graces of the Florentines and, with them, renewed the protection under the Florentine Republic of the territories of Lunigiana (1423), reconfirmed in 1428. In the course of time, a certain Lazzaro fathered Caterina who married Lazzaro Marquis Malaspina, son of Antonio Alberico who became marquis of Gragnola and Castel dell’Aquila. In 1467, upon the death of the marquis, his son Leonardo became the liege lord of Gragnola, Casola and Castel dell’Aquila. In his testament (1505), Leonardo left to his offspring Lazzaro, Giovanni, Jacopo, Galeotto, Teodosia and Maddalena, ownership of his patrimony. Giovanni fathered Leone who succeeded him around 1520 and established himself in Castel dell’Aquila. Leone fathered Virginia, Deodora and Alfonso; the latter succeeded his father. He lived at Verona and returned to Gragnola only for the hunting and fishing seasons. He fathered a daughter only, Marcella, and so his patrimony was assigned to a blood relative, Malaspina, Giovan Battista, Marquis of Cortile. Giovan Battista married Fiammetta Soderini of Verona, had four offspring and, upon his death, in 1603, was succeeded by Cosimo, considered to be the last marquis of the fiefdom (1638). After his death, the fiefdom returned to Fosdinovo (1644). Of note, the Statues of Gragnola, promised by Leonardo and Galeotto in 1418 (circa), with the University and Court of Gragnola, published in a compendium of laws, “statute”, lost in the course of time. A charitable institute existed at Gragnola, a hospital for pilgrims; reduced to a ruin in 1639, the marquis of the time, Alessandro, had the intention of renovating it although he never did so. A public school was opened for the local youth, a bequest from a certain Dr Giovan Antonio Terenzoni, although utilized by the Church and the assets dispersed. The epoch in which Gragnola came into existence is unknown. It may have been the ancient “Forum Clodii” and its place name due to the production of wheat, in what was a flood plain. The earliest mention dates back to the fifteenth century. The greatest development was around 1400 as a village and commercial centre. It was enclosed in a perimeter wall and towards the river Aulella it is still possible to recognize the remains of a tower. 17 Castel dell’Aquila It is not known who was responsible for the construction of the castle. Perhaps the local Cattanei who conceded it to Spinetta il Grande when he became the rich and powerful ruler of the east of Lunigiana. The earliest mention dates back to the testament of marquis Antonio Malaspina, son of Guglielmo, in 1374. Handed down from father to son, it followed the vicissitudes of the fiefdom. The last Marquis of Castel dell’Aquila (and of Cortile), Alfonso, had two wives, the first, Caterina Guidotti and the second, Fiammetta, daughter of Pietro Antonio Sederini of Verona. In the course of time studded by male names, the mention of a woman is worthy of note: a woman, the Marquise Fiammetta, beautiful in body and soul, extremely gracious, according to contemporary writers. She had for Maestro of Fine Arts, Pietro Angeli da Barga, who, together with the Roman poet Mario Colonna, wrote for her madrigals, sonnets and songs. During her life, Fiammetta became known as an illustrious poet and was held in great consideration, for dignity of family lineage and for flattery received. Many poetic manuscripts dedicated to her are to be found in public and private libraries. The best work is the translation into Tuscan verses of the Plays of Terenzio. Fiammetta was an important woman and of great spirit for her time, and her second husband held her in great consideration to the point that when he came into possession of Gragnola in 1594 and forced to return to Verona, he left to her the government and defence of the fiefdom, a task she performed well. Her husband’s testament, upon his death in Castel dell’Aquila in 1603, left her beneficiary with faculty to endow their daughters and to appoint as heirs in equal parts, “pro indiviso”, their two sons, as other blood relatives had done previously. Fiammetta was much loved and appraised by her husband who accustomed her to a life of luxury to the point of almost dilapidating his patrimony. The castle was involved in other vicissitudes and in the course of time, gradually declined. 18 The castle’s powerful quadrilateral structure encompasses a high quadrilateral keep (formerly furnished with arched stone ceilings), and three angular towers, one of which penetrated by the entrance. The castle’s interior includes the chapel of the Cross, the grand hall, innumerable rooms and living and military quarters. The high keep probably dates back to around the eleventh century, whereas the period of greatest construction occurred in the fourteenth century. Spinetta and Leonardo had important architectural transformations made to turn the castle into an important nobleman’s residence. Later, the castle’s defences were adapted to combat important threats including firearms; the entrance was changed, the external passageway protected by a round tower, a guardhouse with loopholes and fortified walls. The decline of the Malaspina family led to the abandonment of Castel dell’Aquila and of that period there remains no trace, neither written nor iconographic, of its lavishness, not even of its more recent past. During the earthquake of 1920, the castle was subjected to such severe damage that the owners of the time decided to leave. Today, Castel dell’Aquila instils an impression that reflects to the full its past name. Tall and powerful on its high ground, resplendent in the sun against the background of the snow-capped heights and verdant slopes of the Apennines, all of its former structures restored with care, competence and respect for their original dimensions and materials. The lady of the castle, Dr Gabriella Girardin, gentlewoman from the north, like the unknown knight buried under a stone arch, became enamoured of the castle, decided to own it and with skilful intellect restored it to its rightful splendour. 19 Antica carta della Lunigiana. 20 21 22 Gragnola fu un significativo insediamento agricolo, produttivo e sociale. Le informazioni che ci pervengono, anche da ricerche archeologiche, fin da prima della romanizzazione, parlano di scambi commerciali e culturali tra Liguri ed Etruschi e di una strada fra Luni e Lucca su cui era il Forum Clodi ipotizzato in Gragnola. Questi scambi commerciali determinarono l'apertura di valichi e direttrici comode per transitare oltre l'appennino. Questo territorio subi' la colonizzazione romana e successivamente quella longobarda. Abbiamo notizia di una contesa del 1188 tra il vescovo di Luni e i Bianchi di Erberia che difendevano l'opposizione dei pastori di Viano e Monte dei Bianchi al pagamento dell'erbatico per svernare nella piana di Luni. Per queste terre transitarono uomini provenienti dal nord usando il sistema stradale della via Francigena la quale dette luogo ai grandi pellegrinaggi che unirono l'Europa da Roma a Santiago de Compostela passando per il Volto Santo di Lucca. 23 Il guado dal Lucido per entrare nel borgo. 24 Il ponte sul Lucido consentiva l'ingresso al borgo. 25 La rete stradale si andava ampliando ed e' per questo che all'epoca medioevale si edificarono opere importanti per favorire la viabilita'; ponti e ospitali. Il ponte di Codiponte e quello di Gragnola nelle terre degli Erberia, quello dei Bosi a Pontebosio, quelli di Pontremoli e altri sulla Magra e sul Vara in prossimita' dei grandi centri. 26 Il torrente Lucido scorre davanti alle case formando una barriera difensiva naturale. 27 Antico ingresso di Gragnola dal guado del Lucido. 28 Il ponte sul torrente . 29 La fila ininterrotta delle case costituiva la barriera del borgo dalla parte di levante. La casa sull'estremita' sinistra del ponte era anticamente una chiesa 30 Da questo lato il borgo era difeso dal fiume . 31 Dal greto del fiume si entrava direttamente nel borgo passando da un vòlto posto davanti alla casa-torre. a destra - Tutto il borgo era circondato da mura. Da questo lato la fila ininterrotta delle case fungeva da barriera. In alto sul monte si nota Castel dell' Aquila. 32 33 Il vòlto che introduceva al borgo 34 Molti antichi portali di abitazioni o cantine sono stati murati. 35 Davanti a questi archi scorreva un canale dove le donne andavano a lavare i panni. 36 Il canale congiungeva l'Aulella al Lucido. Quando venne coperto si alzò il livello del sentiero. 37 La fila ininterrotta delle case costituiva la barriera del borgo dalla parte di levante. Gragnola gia' ricordata nel 1162 nel cartulario di San Michele di Monte dei Bianchi era conosciuta nel medioevo come un importante centro economico e commerciale. a destra :l' insegna di capitano,anticamente posta altrove ( probabilmente dall'altra parte del palazzo sul portale del borgo di questo che era stato il palazzo di don Tognari ), e' stata murata sopra una porta che da' sugli orti.Non ci e' noto il nome del personaggio; si possono notare le tre stelle di Lunigiana, una penna o piuma da scrivano, il Tau ( simbolo dei Cavalieri d'Altopascio) e a destra seminascosto il giglio fiorentino.E' conosciuto che nel XV secolo Fivizzano ed altri feudi si staccano dal marchesato dei Malaspina e si danno in accomandigia alla Repubblica Fiorentina che nomina diversi capitani in terra di Lunigiana. 38 39 Il canale coperto. 40 Il ponte di accesso al borgo, la parte sovrastante divenuta pericolante e' stata demolita e successivamente ricostruita. 41 L'ingresso al borgo dal Lucido. sotto: L'ingresso dal ponte 42 L'ingresso al borgo dal fiume. 43 Portali del borgo. 44 Portale rinascimentale di bottega tamponato e successiva apertura di un ingresso gentilizio. 45 L'accesso dal ponte. Il terremoto del 1920 rese pericolante il palazzo soprastante e si dovette demolirne una parte. Pare fosse costituito da un vòlto in pietra profondo quanto il palazzo. 46 Una nuova bottega sostitui' il magazzino rinascimentale. 47 Lo spigolo di questa casa ricorda una torre o una casa-torre. Proprieta' Banchieri. 48 Finestre del borgo; i ferri servivano per stendere il bucato appoggiato su canne. 49 Splendide finestre e muri recentemente tamponati. 50 Spalti o passeggiata lungo il fiume. 51 Proprieta' Cortili. 52 Gragnola sorge sulla confluenza di due torrenti l'Aulella e il Lucido. Non si hanno notizie certe sul primo incastellamento del colle che sovrasta il borgo di Gragnola, ma e'probabile che un borgo fortificato esistesse ai piedi del colle alla confluenza dei fiumi. Gli studiosi, come gia' detto, individuano in Gragnola l'antica localita' di Forum Clodi e l'importanza strategica di quel nodo viario frequentato sin dall'epoca romana favori' il successivo incastellamento. 53 Nei borghi medioevali era frequente la costruzione di questi vòlti. 54 Anticamente una terrazza copriva questo spazio ( se ne riconoscono i resti nel muro). 55 La crescita demografica, la moltiplicazione dei villaggi abitati portarono ad una maggior coltivazione del territorio, a nuovi dissodamenti ed impianti colturali, all'espansione della pastorizia. Sorsero nuove strutture, poderi, patti agrari e mercati. Fu nell'ambito di questa fase di profondi cambiamenti, di riorganizzazione del territorio, di popolazione, coltivazione e mercati che si rafforzo', data la centralita' di Gragnola e la sua posizione sulle principali direttrici viarie il potere economico del borgo. a destra: camminamenti coperti. Le terrazze soprastanti erano molto importanti per l'essicazione dei cereali e altri prodotti dell'agricoltura. 56 57 Strade del borgo. 58 59 60 Il borgo e il palazzo del prof.Adolfo Bartoli. 61 62 Il Borgo. 63 Il Borgo e la chiesa parrocchiale. 64 Le bellissime bifore di palazzo Bartoli. 65 Il palazzo del prete. 66 Il palazzo di don Tognari. 67 Murato nell'atrio della casa del prete troviamo un antichissimo torchio in pietra. 68 Spesso si poteva raggiungere il borgo traversando un palazzo. 69 Molte sono le porte murate e i portali fatiscenti. 70 Portali del borgo. Proprieta' Agostini. 71 Edifici un tempo proprieta' dei Cortili. 72 I Cortili erano una famiglia scomparsa nei secoli scorsi. 73 Palazzo Furia. 74 Portali Furia e Bartoli. 75 Proprieta' Bartoli. 76 77 78 79 Via della Canonica. 80 Casa Pagani. 81 82 83 84 Casa Folegnani Biancardi. 85 Casa Folegnani. 86 PER SIGNUM CRUCIS DE INIMICIS NOSTRIS LIBERA NOS DEUS NOSTER -1040 - EX DEVOTIONE ANTONIO VENTURINI 87 88 Casa Pagani 89 Casa Folegnani. 90 91 Palazzo Cortili 92 Portale del palazzo Cortili. 93 Proprieta' Cortili. 94 M CCCC XX IIII DIE XII MA ---- ( il resto danneggiato da successiva iscrizione del tutto illeggibile) 95 La fontana della piazzetta degli sbandieratori. 96 Palazzo Ceci. 97 Scala d'ingresso a palazzo Ceci. 98 Dalla piazza degli sbandieratori per la Vietta si ritorna sulla principale arteria chiamata via Nuova che oggi attraversa tutto il borgo. Nei secoli scorsi la direttrice per Lucca passava fuori del borgo di Gragnola L'attuale si fermava al crocevia per il Castello e il Borgo formando uno slargo che veniva chiamato il Piazzol. 99 Case della Vietta. 100 San Rocco, il santo piu' conosciuto e rappresentato in Lunigiana. 101 La Vietta. 102 Piccola Maesta' della Vietta.. 103 Palazzo Bartoli. 104 L'arco a sesto acuto del magazzino e quello architravato dell'ingresso. 105 Il bellisimo portale dell'ingresso di palazzo Bartoli ha perduto parte della sua maestosita' a causa della soglia modificata e rialzata di circa mezzo metro. 106 All'interno del palazzo, molto degradato, si possono ancora vedere camini con gli stemmi malaspiniani. Sino a non molti anni addietro era molto degradato ma intatto, successivamente venne spoliato da bellissime sovrastrutture. Sono state asportati bellissimi pavimenti in legno rosso e magnifiche porte scolpite. 107 Portale di casa Agostini. 108 Bellissime opere di pietra. 109 Casa del prete, prima del rifacimento della facciata 110 S.S. GAETANO E DOMENICO 111 Restaurato nel 2011. 112 Palazzo di don Tognari. 113 114 A BENEFICIO DEGLI UMILI E DEGLI INFELICI VIDE QUESTA CASA SVOLGERSI LA FORTE VITA OPEROSA DEL DOTT. EGLINO CUCCOLINI CHE QUI ABITO' DAL1894 AL 1903. 115 IACOBUS MALASPINA FOSDENOVI MARCHIO POST ADEPTAM GRAGNLAE POSSESSIONEM, COMMODATI PUBLICAE EXTRUCTO FONTE, CONSULIT A DNI M D C XL VII INTER AQUAS PHOENIS, IACOBI MUNERE, SYLVAS DESERO, ET EXURGENS, FONS REDIVIVO, ERO C DOMENICO VALERINI GRANIOLA 1730 116 Il getto della fontana usciva da un'aquila d'argento oggi scomparsa e certamente rubata.( che tolta dal contesto non vale piu' nulla) 117 118 Chiesa Parrocchiale dedicata ai S.S. Ippolito e Casciano. L'architrave e il timpano non riportano date o iscrizioni. 119 L'altare maggiore. 120 Dietro l'altare maggiore nella bacheca i due santi Ippolito e Cassiano. 121 Altare della Madonna 122 Altare del Sacro Cuore. 123 In alto, sull'altare di sant'Antonio due piccoli marmi raffiguranti un'Annunciazione. 124 Due piccoli marmi di buona fattura rappresentano a sinistra: CDVN Probabilmente Santa Filomena (figlia della luce), martire, con l'ampolla contenente il proprio sangue. a destra: Cristo Risorto 125 R P DOMINICUS CORTILA I V D TERENTIUS; ET ANTONIUS FRATRES DE GRAGNOLA STRUXERUNT HANC CAPPELLAM, IURIS PATRONATUS SUI ET HAEREDUM EX LEGATO Q ANTONII PATRIS OLIM ACHILLIS UBI SINGULAE MISSAE IN SINGULAS HEBDOMADAS CELEBRENTUR IN PERPETUUM A D M.D.C.XXX III 126 127 D D HIPPOLITO ET CASSIANO DICATUM M M MARMOR EX PAROECIALI IN HANC AUCTAM ECCLESIAM TRANSLATUM BENADU' VALLERINI GRAGNOLENSI ECCLESIAE PRAEPOSITO ET FRAN:co GATTINAERE PARTIM EIUS CONLATO CURANTIBUS PONI ANNO M D CCC V II 128 Il tabernacolo marmoreo dell'altar maggiore. 129 Il fonte battesimale. 130 L'organo della chiesa ben restaurato. 131 Ancora un percorso del Borgo. 132 Sulla via del Castello. Portale della casa di don Domenico Agostini 133 Palazzo Terenzoni. 134 sotto: la via del Castello. 135 Il Borgo da una cartolina d'epoca. 136 La via Nuova da foto d'epoca. 137 Il muro di cinta del giardino di palazzo Cervia. 138 Questo muro e' probabile che si collegasse sul retro alle antiche mura o ne facesse parte. 139 Portale di palazzo Cervia. 140 Stemma di palazzo Cervia. Lo stemma con le insegne di capitano e' partito e su entrambe le parti ritroviamo le tre stelle di Lunigiana, poco chiare le figure nella parte superiore. Sulla fascia, in parte mancante, alcune lettere ormai illeggibili. (forse il motto del casato). 141 Nei secoli scorsi la direttrice per Lucca passava fuori del borgo di Gragnola L'attuale si fermava al crocevia della via del Castello col Borgo formando uno slargo che veniva chiamato il Piazzol. 142 La via Nuova e la via del Castello . L'attuale balcone e' una costruzione abbastanza recente, al suo posto nella casa c'era una grande terrazza che si apriva sul Piazzol. Si ricorda ancora, tramandato a memoria d'uomo, lo slargo chiamato Piazzol che chiudeva le due strade. Sull'angolo di fronte, sempre sul Piazzol, esisteva un ospedale che venne demolito per far passare la via Nuova e costruire le attuali abitazioni. 143 Antica bottega della via del Castello. 144 Portali sulla via del Castello. 145 AD 1814 146 Casa Ceci Vallerini. 147 sotto: un piccolo cane da guardia 148 Casa Agostini Poleschi. 149 Immagini... 150 ...e portali del Borgo. 151 La barriera di case e gli orti dentro le antiche mura. 152 Ultimi resti delle antiche mura. In fondo nei campi alcuni resti di un guardiola. 153 MARIA S S DEL BUON CONSIGLIO Su una piccola casa in pietra sulla via del castello appena oltre la ferrovia, il volto di una Madonna che abbraccia il figlio. 154 La storia di questo palazzo e' poco conosciuta ma inizia con le disavventure dei Malaspina che devono vendere all'asta tre poderi: uno al castello, il secondo a Cocma e il terzo a Cortila. (si ricordi il lusso smodato all'epoca di Fiammetta nel XVII secolo). In qualche modo i tre poderi finiscono in mano ad un certo Tognoli, meglio conosciuto come un elemento che tratta affari da una localita' all'altra, il quale se ne impossessa. Con il profitto della vendita dei tre poderi fa costruire questo magnifico palazzo a diversi piani e con stanze affrescate. All'interno un incisione reca la data di costruzione. Pare che il Tognoli morisse senza eredi. 155 Ingresso di Palazzo Tognoli. 156 Ingresso del giardino. 157 Scala di accesso al giardino eall'abitazione. 158 159 Particolari el giardino 160 La fontana. 161 sopra; la fontana sotto; il lavatoio. 162 Il portale d'ingresso. 163 Il corridoio con bolta a botte e a vela. 164 165 166 La strada che porta al castello. 167 Castel dell'Aquila sotto il Pizzo d'Uccello. 168 Un nido d'Aquila. 169 Il Dongione sorveglia l'accesso e il piccolo oratorio. 170 La prima memoria di Castel dell'Aquila risale all'anno 1374 quando venne citato nel testamento del Marchese Antonio del fu Guglielmo Malaspina. Un tempo legato al feudo di Fosdinovo, nel 1371 divenne oggetto di divisione tra Galeotto e Guglielmo Malaspina; Castel dell'Aquila venne assegnato a quest'ultimo assieme a Gragnola ed altre terre. 171 Il Torrione. 172 Perimetro del castello verso l'ingresso. 173 Il grande Torrione era destinato a residenza del feudatario. 174 Muro a scarpa di sostegno. 175 Il rivellino ( torre circolare). 176 Il rivellino e il barbacane. 177 Imponente struttura quadrilatera, un complesso fortificato. 178 Nel suo perimetro importanti strutture di carattere militare. 179 Ingresso dell'importante cortina muraria. 180 Cortina muraria e bastione. 181 Un bastione circolare. 182 L'ingresso con avancorpo trecentesco. 183 Grandioso l'ingresso di questo castello. 184 Alto nel cielo come nido d'aquila. 185 in alto: la cortina nord con merlatura e all'interno cornice di ronda. 186 L'importante ingresso agli spalti. 187 L'ingresso. 188 L'ingresso sbarrato visto dagli spalti. 189 Lo spalto. 190 Il portale d'ingresso del castello. 191 L'uscita sullo spalto. 192 La cappella del Crocifisso. 193 Interno della cappella. 194 L'originale soffitto voltato. 195 Il cortile del castello: i barbacani sostengono un camminamento di ronda. 196 Il cortile del castello e il Torrione. 197 Angoli del cortile. 198 Il cortile e lo scalone dai portali scolpiti. 199 Archi di sostegno a scale e camminamenti. 200 sopra: la porta d'accesso al Torrione; sotto: la tomba del Cavaliere di Gragnola 201 Il 19 febbraio 2004 nel corso di una delle fasi di ristrutturazione del Castel dell'Aquila, gli operai della ditta responsabile dei lavori rinvenivano alcuni resti ossei all'interno di un piccolo vano rettangolare addossato al torrione del castello. La proprietaria, dott. Gabriella Girardin, segnalo' immediatamente la scoperta e vennero cosi' riconosciuti resti ossei di una sepoltura umana completa. Le ossa furono trasportate presso la sezione di Ecologia Preistorica dell'Universita' di Siena che si occupo' degli aspetti paleobiologici del reperto e venne cosi' rinvenuto un codolo di freccia, anzi di un verrettone da balestra in uso in Toscana intorno al 1300, ancora conficcato nelle prime vertebre cervicali. Si scoperse cosi' che il dardo penetrato attraverso la mandibola aveva ucciso l'uomo e successivi esami dimostrarono che il cadavere era stato immediatamente sepolto all'interno del castello. 202 Dell'Uomo di Gragnola non si conosce nulla; non si sa chi fosse e da dove provenisse, quale ruolo sociale avesse ricoperto nella Lunigiana del XIV secolo. E' stato stabilito che avesse all'incirca trent'anni, di origine adriatico-padana, alto circa m.1,70. Dagli esami delle ossa femorali, dalle superfici femorali al ginocchio e altro si pote' stabilire che l'uomo praticasse l'equitazione abitualmente. Dallo spazio rilevato tra gli arti inferiori si presumerebbe che l'uomo calzasse alti stivali di cuoio o panno pesante; per tutto cio' e per la presenza di fibbie negli indumenti venne riconosciuto in lui persona di rango e definito il CAVALIERE DI GRAGNOLA. Venne quasi sicuramente ucciso nel cortile del castello in un agguato da un balestriere ben allenato che dovette mirare alla testa per colpirlo in quanto il cavaliere indossava sicuramente un'armatura. Ulteriori esami hanno dimostrato che una volta spoliato il cadavere dall'armatura, preziosa per quei tempi, il cavaliere venne immediatamente seppellito ( e mai piu' rimosso sino al tempo della scoperta). 203 Solidi portali a sbarrare dal grande cortile l'abitazione del feudatario. 204 Ampi saloni voltati di notevole spessore murario e feritoie difencsive. 205 Solidi portali da sbarrare. 206 Scala e portale di accesso al cortile interno del castello. 207 Vòlti e saloni con accesso dal cortile interno. 208 Il maestoso Torrione visto dal cortile interno. 209 Una delle stanze del Torrione. 210 211 Scala di accesso all'abitazione della Castellana. 212 Uno dei portali di accesso. In alto lo spazio vuoto dello stemma trafugato. 213 Il profilo della Castellana. 214 Lo stemma trafugato ( spino fiorito)e successivamente recuperato. 215 216 Note dell’autrice La Lunigiana e i suoi borghi sono sempre stati cari all’autrice che, originaria di quella terra, ha conservato nel cuore e nella memoria i luoghi e le semplici storie delle persone che l’hanno abitata;. alcune di queste conosciute di persona ed in altri casi rivissute nei racconti della nonna o dei vecchi del paese.Le vecchie filastrocche ascoltate nell’infanzia, le antiche storie di folletti e diavoli, di cui il piu’ curioso era il Buffardel, sono rimaste in lei come immagini di un tempo ormai scomparso. Sente quindi la necessita’ di ricreare in parte quel mondo e farne rivivere il ricordo per coloro che non l’hanno conosciuto e perche’ non se ne perda la memoria.I racconti e le fotografie le hanno consentito di descrivere quel tempo e ricrearlo con le immagini dei piccoli borghi disabitati e spesso abbandonati,degli sperduti agglomerati di casolari non ancora raggiunti dal progresso. Queste migliaia di fotografie, accuratamente classificate e divise in un ordinato archivio, sono state riprese e ripulite, con tecniche moderne,per poter illustrare, divise paese per paese,tutta la Lunigiana a cominciare dalla destra della Magra. Le immagini ci mostrano una terra verde di boschi e sullo sfondo le rovine di grandi costruzioni spesso dirute da intemperie e rovi; pendii sui quali ruderi di antichi monasteri sembrano riecheggiare solitudini di silenzi e preghiera; colline e dorsi selvosi dove un rosario di solitarie pievi testimonia ancora la devozione della gente di Lunigiana; stretti borghi dai vicoli anulari, spesso bui e ventosi; piccole case costruite con pesanti pietre cementate dall’umile sudore dell’uomo. L’autrice vuol anche ricordare che le centinaia tra castelli, torri e castellari che ancora allungano la loro ombra con la fierezza della loro origine e del loro passato sono un segno tangibile di una terra povera di mezzi ma ricca di storia. In particolare vuole evidenziare con la pubblicazione di questo libro la storia del feudo di Licciana che nel 1500 era costituito da ben sette castelli rimasti a tutt’oggi riuniti nel piccolo comune e soprattutto sottolineare come probabilmente non esista alcun altro comune in Italia o altrove che possa contare, in un cosi’ limitato territorio, un tal numero di castelli di cosi’ grande mole, storia e bellezza. 217 Un ringraziamento particolare alla signora Maria Ceci per la sua preziosa collaborazione alla ricostruzione dei nomi delle antiche famiglie di Gragnola. Un altro ringraziamento al signor Giuseppe Bonfigli per la sua disponibilita' a segnalare abitazioni e reperti storici del Borgo. 218