Gragnola - Adriana G. Hollett

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Gragnola - Adriana G. Hollett
MEMORIE di LUNIGIANA
di
ADRIANA G. HOLLETT
Gragnola
e
Castel dell'Aquila
Fotografie di A. G. Hollett©
Finito di stampare nel 2011
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a mio marito Reginald
che condivide l’amore per la mia terra.
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...Se novella vera
di Lunigiana o di parte vicina sai,
dillo a me che gia' grande la' era.
Dante Purgatorio canto VIII
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Cenni sulla storia della Lunigiana
Per riassumere brevemente la storia delle origini della Lunigiana sara’
necessario, a causa della carente documentazione, ricorrere all’opera di Eugenio
Branchi “ Storia della Lunigiana feudale”, unica fonte autorevole assieme a quella
di Gioachino Volpe; ebbe a osservare quest’ultimo che, “ per la storia della
Lunigiana, avanti il XII secolo, e’ poco meno che tenebre e tenuissima luce di alba
lontana.”
Concordando con loro, possiamo partire da Oberto, conte di Luni, di
probabile origine longobarda e unico superstite della famiglia dei Marchesi di
Toscana.
Luni divenne colonia romana nel 177 a.C., prospero’ col nome di Provincia
Maritima Italorum, subi’ dapprima l’invasione longobarda e in seguito, unita a
tutta la Lunigiana venne aggregata al ducato longobardo di Lucca. Con i Franchi
entro’ nella marca carolingia, Oberto ne fu il primo conte e, in seguito, quando i
Vescovi contrastarono il dominio obertengo ottenendo da Federico I di veder
sanciti i loro diritti su tutto il territorio, divenne sede vescovile.
Il Volpe, concordemente ad altri storici e genealogisti, individua in
Oberto (945), di origine longobarda, il primo ad essere nominato conte di Luni.
L’essere conte di Luni aveva una certa rilevanza poiche’il paese, collocato tra
Liguria e Toscana, testimoniava attraverso i resti dell’anfiteatro romano e quelli
di antichi insediamenti paleolitici il suo notevole passato. Costui dopo pochi anni
(951), oltre alla Lunigiana, entro’ in possesso della marca della Liguria orientale,
dei centri di Tortona e Genova e alla sua morte tutti i suoi possedimenti vennero da
lui lasciati ai due figli: Adalberto I e Oberto II.
Dal primo figlio, per successive diramazioni, ebbero origine i casati dei
marchesi di Massa, Corsica e Sardegna, quella dei Pelavicino e dei Cavalcabo’ di
Cremona. Dal secondo figlio Oberto II, quello che maggiormente interessa la
nostra storia, nacquero Alberto Azzo I e Oberto Obizzo I. Il primo dette origine alla
casa d’Este ed il secondo a quella dei Malaspina.
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Oberto Obizzo I si stabili’ sui gioghi dell’Appennino
Ligure-Tortonese-Piacentino, nelle alte valli della Trebbia e dello Staffora e in
quest’ultima valle, centro del suo dominio, pose la propria residenza nella rocca di
Oramala, unico castello fortificato della valle e quella venne poi da sempre
considerata la culla dei Malaspina.
Successivamente Oberto Obizzo I fece costruire una serie di castelli che
sarebbero divenuti formidabili punti di difesa e principalmente di controllo per il
traffico delle merci che costituiva con i pedaggi una grossa fonte di ricchezza.
I Malaspina facevano pagare molto cari questi pedaggi e talvolta arrivavano
ad assaltare essi stessi le carovane comportandosi come briganti da strada. Il loro
castello di Villafranca fu chiamato Malvido e poi Malnido (nel diploma conferito
dall’imperatore Federico a Opizone nel 1164) per i pedaggi da rapina e per le
ruberie poste direttamente in atto da loro a spese delle carovane che transitavano
dal passo della Cisa.
Poco si sa di suo figlio Alberto I e del nipote Obizzo II, ma sicuramente il
figlio di quest’ultimo Alberto II divenne noto col nome di Malaspina. Cio’ appare
nell’atto di pace di Luni stipulato nel 1124 tra il vescovo Andrea da una parte e il
marchese Alberto II detto il Malaspina dall’altra.
Nella divisione tra Corrado e Opizzino nel 1221, a Corrado l’ Antico
(1253) vennero assegnati i possedimenti alla destra della Magra, mentre Obizino
(1301) cambiando nell’arme lo “spino secco” in “spino fiorito” ebbe parte dei
territori alla sinistra del fiume.
La divisione poi non fu solo dei beni ma araldica, in quanto venne
modificato lo stemma di famiglia. Quello dello spino secco portava uno spino con
sei rami, uno verticale e cinque orizzontali, tre dei quali voltati a sinistra e due a
destra, tutti con aculei.Quello dello spino fiorito portava uno spino verde con sei
rami, uno verticale e cinque orizzontali tre dei quali a destra e due a sinistra,
terminanti con tre piccoli globetti bianchi in croce alle estremita’ in modo da
formare un piccolo fiore. Lo stemma originario aveva uno spino secco nero in
campo d’oro con il motto “ad medelam” (mi offre rimedio).
I membri del casato si moltiplicarono e cosi’ lo stemma venne spesso
modificato; il piu’ conosciuto e’ pero’ quello che mostra un leone rampante
coronato affiancato dai rami alternativamente, dello spino secco o fiorito o
emtrambi. E’ da ricordare che il leone rampante bianco venne assegnato a
Corrado detto l’Antico ( 1253) da Luigi IX re di Francia per l’aiuto ricevuto dal
Malaspina nella crociata d’Egitto del 1248.
Opizzino o Opizzone (1301), secondogenito di Federico (1264) “fu lo
stipite dei Marchesi e Signori di Villafranca”. La sua vedova marchesana Tobia
Spinola, tutrice dei figli ancora in minor eta’, merita di esser ricordata come colei
che “compose, ordino’ e stabili’” gli STATUTI per Aulla e altre sue terre. (Gli
Statuti di Aulla del 1303 sono conservati dal Dott. Francesco Raffaelli e dal Dott.
Lorenzo Ferri di Bagnone).
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Importante precisare che fin da prima della divisione dei Malaspina del
1221esistevano nei loro feudi i MUNICIPI che erano composti da un Consolo,
quattro o sei Consiglieri e un Massaro. La MAGISTRATURA era costituita da un
Giudice d’Appello che era il Marchese, di un Podesta’ eletto dal marchese, un
Vicario del Podesta’, un Notaro, un Corriere e un Custode delle carceri. Ogni
terra aveva il proprio Municipio e tutti assieme quelli del feudo formavano il
General Consiglio.
Nel secondo Libro sono annotate norme e regole di diritto civile ma si deve
ritenere che dovea esistere precedentemente regole e norme da disposizioni
scritte o da consuetudini inveterate.
Alcune di queste norme erano: la donna se dotata non poteva succedere ai
genitori, il marito non poteva donare o lasciare per testamento alla moglie cosa
veruna; nella vendita dei fondi dovevano esser preferiti nella vendita i condomini,
i parenti fino al quarto grado, i confinanti; la prescrizione degli immobili
incorrevasi col lasso di venti anni ecc..
Nel terzo Libro si determinavano le trasgressioni e i delitti punibili con
pene corporali o pecuniarie o afflittive: la fustigazione per tutta la terra, il bando
perpetuo, il taglio della testa, la forca e la morte per mezzo del fuoco, la confisca
dei beni. Si puniva l’omicidio col taglio della testa, l’adulterio con lire venticinque
per l’uomo e la donna, lo stupro con la pena capitale, il furto, l’abigeato, il taglio
degli alberi e la rimozione dei termini con pene pecuniarie. Per la falsificazione
delle monete si era arsi vivi, la falsa testimonianza o lo spergiuro con la galera, e
nelle scritture con la forca. Il delitto di lesa maesta’ portava al taglio della testa.
Questi quattro Libri o Statuti furono adottati da tutti i discendenti di
Federico per tutte le Terre e le Castella da tutti gli Uomini, Universita’ e
Comunita’ che a loro furono soggetti.
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An outline of the history of the Lunigiana
Region
In order to summarize briefly the history of the origins of the Lunigiana
Region, it is necessary, due to scarce documentation, to resort to the work of
Eugenio Branchi “Storia della Lunigiana feudale” (“History of the Lunigiana
Region in feudal times”), the only authoritative source together with the work of
Gioachino Volpe; in this regard, it was Volpe who observed, “the history of the
Lunigiana Region, before the twelfth century, is little more than shadows and
tenuous light of a distant dawn”.
In accordance with these authors, we begin with Oberto, count of Luni,
probably of Lombardic descent and the only surviving member of the family of
the marquis of Tuscany.
Luni became a Roman colony in 177 B.C., prospered with the name of
Provincia Maritima Italorum (Italian Maritime Province), at first, subjected to
Lombardic invasion, then, with all of the Lunigiana Region, was aggregated to the
Lombardic dukedom of Lucca. With the Franks, Luni entered into the Carolingian
march (borderland), Oberto was its first count and, later, when the Bishops
opposed the dominion of the Obertenghi family, obtaining from Federico I,
sanction of their rights on all of the territory, it became a bishop’s see.
Volpe, in agreement with other historians and genealogists, singles out in
Oberto (945), the first historical figure to be nominated count of Luni. To be count
of Luni had a certain importance, as the town, located between Liguria and
Tuscany, bore witness through the remains of its Roman amphitheatre and ancient
Palaeolithic settlements, to its remarkable past. Oberto, a few years later (951), as
well as the Lunigiana Region, entered into possession of the march of eastern
Liguria, of the centres of Tortona and Genoa and, upon his death, all of his
possessions were passed by him to his two sons: Adalberto I and Oberto II.
The first son, by successive ramifications, gave rise to the lineages of the
marquis of Massa, Corsica and Sardinia, of the Pelavicino and of the Cavalcabo`
of Cremona. The second son Oberto II, the one of greater interest to Lunigiana’s
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history, fathered Alberto Azzo I and Oberto Obizzo I. The first of these two gave
rise to the house of Este and the second to that of the Malaspina.
Oberto Obizzo I established himself on the passes of the
Liguria-Tortona-Piacenza Apennines, in the high valleys of the Trebbia and
Staffora, and in this last valley, the centre of his dominion, he founded his
residence in the rock of Oramala, the only fortified castle in the valley, later
considered the cradle of the Malaspina family.
Subsequently, Oberto Obizzo I had a series of castles built that were to
become formidable points of defence and particularly of control of trade routes
that constituted, in terms of tolls, a large source of riches.
The Malaspina made these tolls very expensive and at times went as far as
to besiege, by themselves, the passing caravans, behaving like highway brigands.
Their castle at Villafranca became known as Malvido and later Malnido (in the
diploma conferred by the emperor Federico to Opizone in 1164), due to
plunderous tolls and thefts perpetrated by them at the expense of the caravans that
passed by in the Cisa pass.
Little is known of Oberto Obizzo’s son Alberto I and of his grandson
Obizzo II; what is known is that the son of Obizzo II, Alberto II became known by
the name of Malaspina. This appears in the peace treaty of Luni stipulated in 1124
between the bishop Andrea, on the one hand, and the marquis Alberto II known as
Malaspina, on the other hand.
In the division between Corrado and Opizzino in 1221, to Corrado l’Antico
(1253), were assigned the possessions to the right of the river Magra, while
Obizino (1301), who changed the coat of arms from the “spino secco” (“bare
thorn bush”), to the “spino fiorito” (“blossomed thorn bush”), had the part of the
territories to the left of the river.
The division, therefore, was not only in terms of possessions, it was also
heraldic in that the family blazon was modified. That of the “spino secco”
presented a bush with six branches, one vertical and five horizontal, three of
which set to the left and two to the right, all with prickles. That of the “spino
fiorito” presented a green bush with six branches, one vertical and five horizontal,
two to the left and three to the right, terminated with three tiny white globes in a
cross at the extremities so as to form little flowers. The original blazon had a black
thorn bush on a gold background with the motto “ad medelam” (“to me, it offers a
remedy”).
The members of the family multiplied and, as a consequence, the blazon
was often modified; the best known, however, is that which depicts a rampant
crowned lion, side by side with branches, alternatively of bare or blossomed
thorns or both. It is noted that the rampant lion was assigned to Corrado detto
l’Antico (1253), by Luigi IX, king of France, for the help received from Malaspina
in the crusade in Egypt in 1248.
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Opizzino or Opizzone (1301), the second son of Federico (1264), “was the
ancestor of the Marquis and Masters of Villafranca”. His widow, Tobia
Spinola, guardian of his infant offspring, is worthy of mention as she who
“composed, ordered and established” the STATUES for Aulla and other
territories of hers. (The Statutes of Aulla of 1303 are preserved by Dott. Francesco
Raffaelli and by Dott. Lorenzo Ferri of Bagnone (1)).
It is important to note that even before the division of the Malaspina
territories of 1221, there were already in existence in their territories, the
MUNICIPALITIES that were composed of a Consul, four or six Counsellors and a
Massaro (farm overseer). The MAGISTRACY was made up of an Appeal Court
Judge who was the Marquis, of a Podesta (high official), elected by the marquis, a
Podesta’s Assistant, a Public Notary, a Courier and a Prison Custodian. Each
territory had its own Town Hall and all those of the territory formed the General
Council.
In the second Statue or Book, were annotated rules and regulations of civil
rights; however, it is believed that there had to exist rules and regulations prior
to these, available in written form or in inveterate use.
Some of these regulations were: a woman in possession of a dowry was not
allowed to inherit from her parents; a husband was not allowed to donate or leave
anything at all in his will to his wife; in the sale of real estate, joint owners, distant
relatives, neighbours were to have precedence; the loss of unexercised rights to
real estate after twenty years, etc..
In the third Book, were defined the transgressions and crimes punishable by
corporal punishment or fines: flogging throughout the territory, banishment for
life, decapitation, hanging and burning at the stake, the confiscation of
possessions. Murder was punished by decapitation, adultery by a fine of twenty
five liras for both men and women, rape by capital punishment, theft, rustling,
felling of trees and removal of boundary stones by fines. Counterfeiting was
punishable by being burnt alive, perjury by imprisonment and forgery by hanging.
The crime of treason led to decapitation.
These Books (four in all), were adopted by all the descendents of Federico
Malaspina throughout all of their Territories and Castles by all of the Men,
Universities and Communities under their rule.
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GRAGNOLA E CASTEL DELL'AQUILA
Il borgo di Gragnola faceva parte del feudo di Fosdinovo dal quale si era
staccato nel 1393; constava di tre principali luoghi di cui lo stesso , Cortile e
Viano.
Confinava a est con la lucchesia a nord il Tassonara e l’Aulella, a sud col
torrente Bardine che lo separava dal territorio di Fosdinovo di cui aveva fatto
parte. Sull’altura e facente parte dello stesso feudo sorgeva il Castel dell’Aquila e
spesso lo stesso borgo ne prendeva il nome.
Gragnola sorgeva alla confluenza di due corsi d’acqua, a oriente il torrente
Lucido di Vinca e a settentrione il fiume Aulella.
Nel feudo dominavano nel 1370-74 le famiglie dei Cattanei locali che in
seguito dovettero soccombere al dominio di Spinetta Il Grande. I Signori del
feudo, al tempo, furono i Nobili di Viano: una famiglia a Viano e l’altra a Gassano.
I Nobili di Viano, della famiglia del signor Guido, vendettero il godimento dei
loro beni per sei fiorini d’oro a tal Calando della terra dei Bianchi mentre la
famiglia dei Nobili di Gassano era rappresentata da Ranuzio del fu sig. Cecchino.
E’ anche noto che un tempo Viano fosse considerato il capoluogo del feudo,
lo dimostra la investitura che l’imperatore Carlo IV nel 1355 aveva conferito ai
fratelli e figlioli del Marchese Azzolino Malaspina.
Prima che il feudo di Gragnola si staccasse da Fosdinovo ( 1393), verso il
1371, era stato soggetto di divisione tra Galeotto e Guglielmo Malaspina e a
quest’ultimo venne assegnata Gragnola con Castel dell’Aquila; da lui al figlio
Antonio e successivamente al nipote Guglielmo.
Il patrimonio, compreso quello di Galeotto, venne ereditato da Spinetta e
Leonardo. Nella divisione tra i due, Castel dell’Aquila e sue dipendenze vennero
assegnate a Leonardo.
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Questi rimase fuori del feudo tutta la vita, morendo, venne sepolto con
grandi onori a Bologna, lasciando eredi i figli: Leonardo, Galeotto ( Bianca e
Caterina).
L’erede del feudo di Gragnola sarebbe stato il primogenito Leonardo ma la
Marchesana Caterina tutrice del secondogenito, Galeotto, ancora in minore eta’,
fece mandato di procura per ottenere accomandigia dal Comune di Firenze (1410)
per l’assegnazione del feudo ad entrambi i figli..
Come governassero Gragnola i due fratelli non e’ dato sapere ma e’ noto
che entrambi perpetrarono l’eccidio della famiglia dei marchesi di Verrucola e di
Fivizzano ( 1418) impossessandosi del feudo.
La Repubblica Fiorentina assunse le parti di due fanciulli superstiti del
marchesato della Verrucola, caccio' dal feudo gli agnati criminali, trattenne i
territori di Vinca, Monzone, Aiola, Equi, Sercognano, Codiponte, Prato, Alebbio,
e Cassana; assegno’ al marchese Antonio Alberico di Fosdinovo che sussidio’ il
suo esercito, Tenerano, Ugliano, Ghisolano, Viano, Gassano, Olivola, Pallerone e
Bigliolo. Al sopravvissuto Spinetta di Verrucola assegnarono Orneta e Magliano.
Leonardo e Galeotto si ritirarono nei loro possedimenti di Lombardia
finche’ritornati nella grazia dei Fiorentini con loro rinnovarono accomandigia per
le terre di Lunigiana (1423), accomandigia riconfermata nel 1428.
Da Lazzaro nacque Caterina che sposo’ Lazzaro Marchese Malaspina figlio
di Antonio Alberico di Fosdinovo che divenne in seguito marchese di Gragnola e
Castel dell’Aquila.
Nel 1467 Leonardo subentro’ erede al padre diventando signore del feudo
di Gragnola, di Casola e di Castel dell’Aquila.
Nel suo testamento Leonardo (1505) lascio’ ai figli Lazzaro, Giovanni,
Jacopo, Galeotto, Teodosia e Maddalena padroni del patrimonio comune.
Da Giovanni nacque Leone che gli successe all’incirca nel 1520 quando
venne a stabilirsi in Castel dell’Aquila.
Leone ebbe Virginia, Deodora e Alfonso; quest’ultimo gli successe nel
feudo. Questi visse sempre a Verona raggiungendo Gragnola solo per le stagioni
della caccia e della pesca. Ebbe una sola figlia, Marcella, per cui il suo feudo,
Gragnola, venne devoluto agli agnati, il Malaspina Giovan Battista Marchese di
Cortile .
Sposato a Fiammetta Soderini di Verona, ebbe 4 figli, e morendo nel 1603
gli succedette Cosimo, considerato l’ ultimo marchese del feudo (1638). Dopo di
lui il feudo torno’ al ramo dei Fordinovo ( 1644)
Degli Statuti di Gragnola promossi da Leonardo e Galeotto, nel 1418 circa,
con la Universita’ e la Corte di Gragnola, realizzarono una pubblicazione, uno
“statuto”, un compendio di leggi, andato poi disperso.
In questo si ricordava che il Municipio dovesse essere composto da un
Console e alcuni Consiglieri, un Massaro e i Sindaci, alcuni Soprastanti ecc.
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La magistratura rappresentata da un Vicario del Marchese e un Notaro che
avevano a disposizione un messo e un servo.
La legislazione contenuta nello Statuto poteva dividersi in tre parti:
disposizioni generali, diritto civile, diritto penale. Alcuni esempi: ai ribelli si
confiscavano i beni, il marito lucrava meta’ dei beni della moglie, i minori non
potevano alienare beni. Nel penale era punita la bestemmia, le risse e le offese tra
fanciulli, le falsita’ pubbliche e private, le percosse al messo o ai genitori.
A Gragnola esisteva un istituto di Pubblica beneficenza, un Ospedale per
pellegrini che , essendo in rovina, nel 1639 il marchese Alessandro desidero’, e
rimase solo intenzione, di riedificare.
Venne aperta una Pubblica Scuola per la gioventu’ da un lascito del dott.
Giovan Antonio Terenzoni, ma la casa venne utilizzata per la canonica e i beni
dispersi.
L’epoca della fondazione del borgo e’ ignota, potrebbe essere stato l’antico
“ Forum Clodii” e il suo toponimo dovuto alla produzione del grano in quella che
era stata una pianura alluvionale.
Le notizie piu’ sicure risalgono ai primi secoli del XIV secolo. Ebbe grande
sviluppo attorno al 1400 come borgo e centro commerciale. Era cinta da mura e
nella cinta muraria verso l’Aulella si possono ancora riconoscere i resti di una
torre.
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Castel dell’Aquila.
Parlando di Castel dell’Aquila ignoriamo da chi fosse stata eretta questa
fortezza essendo nota solamente dopo la meta’ del XIV secolo. Forse venne
costruita da Cattanei locali che in seguito dovettero cederne il dominio a Spinetta
il Grande quando costui divenne il ricco e potente signore della Lunigiana
orientale.
La prima notizia del Castel dell’Aquila si ebbe nel 1374 nel testamento del
marchese Antonio Malaspina figlio di Guglielmo.
Ereditato da padre in figlio, il castello segui’ le vicende del feudo. Parlando
di Alfonso ultimo Marchese di Cortile e di Castel dell’Aquila e’ noto che ebbe due
mogli, Caterina Guidotti e la seconda di nome Fiammetta figlia di Pietro Antonio
Soderini di Verona.
Apriamo una parentesi in questa storia segnata solamente da nomi maschili
per parlare almeno una volta di una donna, la Marchesana Fiammetta, donna
bellissima di corpo e di animo sommamente gentile secondo le descrizioni di
scrittori contemporanei. Aveva per Maestro di Belle Lettere Pietro Angeli da
Barga il quale, assieme al poeta romano Mario Colonna scrisse per lei madrigali,
sonetti e canzoni.
Fiammetta ebbe vivendo fama di esimia poetessa ed ella sia per la dignita’
del casato che per le adulazioni ricevute si teneva in grande considerazione.
Di lei rimangono molte poesie manoscritte in biblioteche pubbliche e
private. La migliore opera sua fu la traduzione in versi toscani delle Commedie di
Terenzio.
Fu donna importante e di grande spirito per il suo tempo e il secondo marito
la tenne in gran considerazione al punto che, quando ando’ al possesso di
Gragnola,1594, dovendo ritornare a Verona, la lascio’ al governo e alla difesa del
feudo, compito al quale ella seppe ben operare. Il testamento del marito, morto in
Castel dell’Aquila nel 1603, lasciava usufruttuaria Fiammetta con facolta’ di
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dotare le figliole e destinare eredi a parti uguali “pro indiviso” i due figli maschi
come avevano fatto precedentemente altri suoi agnati.
Visse a Castel dell'Aquila, molto amata e stimata dal marito che per tutta la
vita l’aveva considerata e fatta vivere nel lusso sino a lasciare un patrimonio quasi
devastato.
Altre vicissitudini coinvolsero il castello che, nel corso del tempo, a poco a
poco decadde.
Questa possente struttura quadrilatera che ingloba un alto mastio di forma
quadrilatera era anticamente ricoperta da soffitti in pietra a botte, tre torri angolari
di cui una attraversata dalla porta.
All’interno troviamo la cappella del Crocifisso e il grande salone,
innumerevoli stanze ed edifici abitativi e militari.
Il grande mastio era probabilmente sorto poco dopo il mille ma le fasi
costruttive piu’ importanti furono eseguite solo nel XIV secolo.
Spinetta e Leonardo I fecero eseguire importanti trasformazioni
architettoniche per adeguare il castello a importante residenza marchionale.
In seguito il castello fu adeguato a piu’ importanti difese anche da armi da
fuoco; fu cambiato l’ingresso, il percorso esterno protetto da una torretta rotonda,
un corpo di guardia con feritoie e mura a scarpa.
Il declino economico dei Malaspina porto’ all’abbandono di Castel
dell’Aquila e di quel periodo non e’ rimasta traccia scritta ne’ iconografica dei
fasti del castello, nemmeno del piu’ recente passato.
Durante il terremoto del 1920 il castello subi’ danni cosi’ gravi che i
proprietari decisero di abbandonarlo.
Oggi Castel dell’Aquila si mostra al nostro sguardo in una immagine che
rispecchia in pieno il suo antico nome.
Alto e forte sull’altura, splende nel sole sullo sfondo delle nevi e del verde
dell’appennino con tutte le sue antiche strutture restaurate con cura, competenza e
rispetto dei volumi e dei materiali originari.
La castellana, dott. Gabriella Girardin, Gentil Signora venuta dal nord,
come il Cavaliere Sconosciuto sepolto sotto un arco di pietra, innamoratasi del
castello, lo volle e col suo sapiente intelletto lo riporto’ allo splendore dovuto.
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Gragnola and Castel dell’Aquila
The fiefdom of Gragnola was part of the territory of Fosdinovo from which
it broke away in 1393; the fiefdom consisted of three main localities, Gragnola,
Cortile and Viano. It bordered to the east with the territories of Lucca, to the north
with the rivers Tassonara and the Aulella, and to the south with the torrent Bardine
which separated it from the territory of Fosdinovo. It comprised Castel
dell’Aquila, on the high ground by Gragnola and often, the village itself was
known by the same name.
In the years from 1370 to 74, the fiefdom was dominated by the families of
the local Cattanei (ruling dignitaries) which later had to succumb to the dominion
of Spinetta il Grande. The local Cattanei at that time were the Nobles of Viano:
one family at Viano, the other at Gassano. The Nobles of Viano, of the family of
Master Guido, sold ownership of their possessions to a certain Calando for six
gold florins, while the family of the Nobles of Gassano were represented by
Ranuzio of the late Master Cecchino.
Around the year 1371, the fiefdom was subjected to division between
Galeotto and Guglielmo Malaspina, and to the latter was assigned Gragnola and
Castel dell’Aquila; handed down successively to son Antonio and grandson
Guglielmo.
The patrimony, inclusive of Galeotto’s estates, was inherited by Spinetta
and Leonardo. In the division between the two, Castel dell’Aquila and annexes
were assigned to Leonardo.
Leonardo lived far way and died at Bologna, buried with great honour, and
left his offspring as heirs: Leonardo, Galeotto (Bianca and Caterina).
Normally the heir would have been the first born son, Leonardo, except that
the Marquise Caterina, (guardian of the second son, Galeotto, still a minor), made
a petition for protection under the Municipality of Florence, with assignment of
the patrimony to both sons.
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It is not known how the sons governed, although it is noted that they
slaughtered the family of the marquises of Verrucola and of Fivizzano (1418), to
seize their territory.
The Florentine Republic took on the defence of the two children of the
marchesate of Verrucola, survivors of the slaughter, and expelled the perpetrators.
Leonardo and Galeotto withdrew to their estates in Lombardy until they
found themselves once again in the good graces of the Florentines and, with them,
renewed the protection under the Florentine Republic of the territories of
Lunigiana (1423), reconfirmed in 1428.
In the course of time, a certain Lazzaro fathered Caterina who married
Lazzaro Marquis Malaspina, son of Antonio Alberico who became marquis of
Gragnola and Castel dell’Aquila.
In 1467, upon the death of the marquis, his son Leonardo became the liege
lord of Gragnola, Casola and Castel dell’Aquila.
In his testament (1505), Leonardo left to his offspring Lazzaro, Giovanni,
Jacopo, Galeotto, Teodosia and Maddalena, ownership of his patrimony.
Giovanni fathered Leone who succeeded him around 1520 and established
himself in Castel dell’Aquila.
Leone fathered Virginia, Deodora and Alfonso; the latter succeeded his
father. He lived at Verona and returned to Gragnola only for the hunting and
fishing seasons. He fathered a daughter only, Marcella, and so his patrimony was
assigned to a blood relative, Malaspina, Giovan Battista, Marquis of Cortile.
Giovan Battista married Fiammetta Soderini of Verona, had four offspring
and, upon his death, in 1603, was succeeded by Cosimo, considered to be the last
marquis of the fiefdom (1638). After his death, the fiefdom returned to Fosdinovo
(1644).
Of note, the Statues of Gragnola, promised by Leonardo and Galeotto in
1418 (circa), with the University and Court of Gragnola, published in a
compendium of laws, “statute”, lost in the course of time.
A charitable institute existed at Gragnola, a hospital for pilgrims; reduced
to a ruin in 1639, the marquis of the time, Alessandro, had the intention of
renovating it although he never did so. A public school was opened for the local
youth, a bequest from a certain Dr Giovan Antonio Terenzoni, although utilized
by the Church and the assets dispersed.
The epoch in which Gragnola came into existence is unknown. It may have
been the ancient “Forum Clodii” and its place name due to the production of
wheat, in what was a flood plain.
The earliest mention dates back to the fifteenth century. The greatest
development was around 1400 as a village and commercial centre. It was enclosed
in a perimeter wall and towards the river Aulella it is still possible to recognize the
remains of a tower.
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Castel dell’Aquila
It is not known who was responsible for the construction of the castle.
Perhaps the local Cattanei who conceded it to Spinetta il Grande when he became
the rich and powerful ruler of the east of Lunigiana.
The earliest mention dates back to the testament of marquis Antonio
Malaspina, son of Guglielmo, in 1374. Handed down from father to son, it
followed the vicissitudes of the fiefdom. The last Marquis of Castel dell’Aquila
(and of Cortile), Alfonso, had two wives, the first, Caterina Guidotti and the
second, Fiammetta, daughter of Pietro Antonio Sederini of Verona.
In the course of time studded by male names, the mention of a woman is
worthy of note: a woman, the Marquise Fiammetta, beautiful in body and soul,
extremely gracious, according to contemporary writers. She had for Maestro of
Fine Arts, Pietro Angeli da Barga, who, together with the Roman poet Mario
Colonna, wrote for her madrigals, sonnets and songs. During her life, Fiammetta
became known as an illustrious poet and was held in great consideration, for
dignity of family lineage and for flattery received. Many poetic manuscripts
dedicated to her are to be found in public and private libraries. The best work is the
translation into Tuscan verses of the Plays of Terenzio. Fiammetta was an
important woman and of great spirit for her time, and her second husband held her
in great consideration to the point that when he came into possession of Gragnola
in 1594 and forced to return to Verona, he left to her the government and defence
of the fiefdom, a task she performed well. Her husband’s testament, upon his
death in Castel dell’Aquila in 1603, left her beneficiary with faculty to endow
their daughters and to appoint as heirs in equal parts, “pro indiviso”, their two
sons, as other blood relatives had done previously. Fiammetta was much loved
and appraised by her husband who accustomed her to a life of luxury to the point
of almost dilapidating his patrimony.
The castle was involved in other vicissitudes and in the course of time,
gradually declined.
18
The castle’s powerful quadrilateral structure encompasses a high
quadrilateral keep (formerly furnished with arched stone ceilings), and three
angular towers, one of which penetrated by the entrance. The castle’s interior
includes the chapel of the Cross, the grand hall, innumerable rooms and living and
military quarters.
The high keep probably dates back to around the eleventh century, whereas
the period of greatest construction occurred in the fourteenth century. Spinetta and
Leonardo had important architectural transformations made to turn the castle into
an important nobleman’s residence.
Later, the castle’s defences were adapted to combat important threats
including firearms; the entrance was changed, the external passageway protected
by a round tower, a guardhouse with loopholes and fortified walls.
The decline of the Malaspina family led to the abandonment of Castel
dell’Aquila and of that period there remains no trace, neither written nor
iconographic, of its lavishness, not even of its more recent past. During the
earthquake of 1920, the castle was subjected to such severe damage that the
owners of the time decided to leave.
Today, Castel dell’Aquila instils an impression that reflects to the full its
past name. Tall and powerful on its high ground, resplendent in the sun against the
background of the snow-capped heights and verdant slopes of the Apennines, all
of its former structures restored with care, competence and respect for their
original dimensions and materials.
The lady of the castle, Dr Gabriella Girardin, gentlewoman from the north,
like the unknown knight buried under a stone arch, became enamoured of the
castle, decided to own it and with skilful intellect restored it to its rightful
splendour.
19
Antica carta della Lunigiana.
20
21
22
Gragnola fu un significativo insediamento agricolo, produttivo e sociale.
Le informazioni che ci pervengono, anche da ricerche archeologiche, fin
da prima della romanizzazione, parlano di scambi commerciali e culturali tra
Liguri ed Etruschi e di una strada fra Luni e Lucca su cui era il Forum Clodi
ipotizzato in Gragnola.
Questi scambi commerciali determinarono l'apertura di valichi e direttrici
comode per transitare oltre l'appennino.
Questo territorio subi' la colonizzazione romana e successivamente quella
longobarda.
Abbiamo notizia di una contesa del 1188 tra il vescovo di Luni e i Bianchi
di Erberia che difendevano l'opposizione dei pastori di Viano e Monte dei Bianchi
al pagamento dell'erbatico per svernare nella piana di Luni.
Per queste terre transitarono uomini provenienti dal nord usando il sistema
stradale della via Francigena la quale dette luogo ai grandi pellegrinaggi che
unirono l'Europa da Roma a Santiago de Compostela passando per il Volto Santo
di Lucca.
23
Il guado dal Lucido per entrare nel borgo.
24
Il ponte sul Lucido consentiva l'ingresso al borgo.
25
La rete stradale si andava ampliando ed e' per questo che all'epoca
medioevale si edificarono opere importanti per favorire la viabilita'; ponti e
ospitali.
Il ponte di Codiponte e quello di Gragnola nelle terre degli Erberia, quello
dei Bosi a Pontebosio, quelli di Pontremoli e altri sulla Magra e sul Vara in
prossimita' dei grandi centri.
26
Il torrente Lucido scorre davanti alle case formando una barriera difensiva
naturale.
27
Antico ingresso di Gragnola dal guado del Lucido.
28
Il ponte sul torrente .
29
La fila ininterrotta delle case costituiva la barriera del borgo dalla parte di
levante.
La
casa
sull'estremita' sinistra
del
ponte
era
anticamente
una
chiesa
30
Da questo lato il borgo era difeso dal fiume .
31
Dal greto del fiume si entrava direttamente nel borgo passando da un vòlto posto
davanti alla casa-torre.
a destra - Tutto il borgo era circondato da mura. Da questo lato la fila
ininterrotta delle case fungeva da barriera.
In alto sul monte si nota Castel dell' Aquila.
32
33
Il vòlto che introduceva al borgo
34
Molti antichi portali di abitazioni o cantine sono stati murati.
35
Davanti a questi archi scorreva un canale dove le donne andavano a lavare i panni.
36
Il canale congiungeva l'Aulella al Lucido. Quando venne coperto si alzò il livello
del sentiero.
37
La fila ininterrotta delle case costituiva la barriera del borgo dalla parte di
levante.
Gragnola gia' ricordata nel 1162 nel cartulario di San Michele di Monte dei
Bianchi era conosciuta nel medioevo come un importante centro economico e
commerciale.
a destra :l' insegna di capitano,anticamente posta altrove ( probabilmente
dall'altra parte del palazzo sul portale del borgo di questo che era stato il palazzo di
don Tognari ), e' stata murata sopra una porta che da' sugli orti.Non ci e' noto il nome
del personaggio; si possono notare le tre stelle di Lunigiana, una penna o piuma da
scrivano, il Tau ( simbolo dei Cavalieri d'Altopascio) e a destra seminascosto il giglio
fiorentino.E' conosciuto che nel XV secolo Fivizzano ed altri feudi si staccano dal
marchesato dei Malaspina e si danno in accomandigia alla Repubblica Fiorentina che
nomina diversi capitani in terra di Lunigiana.
38
39
Il canale coperto.
40
Il ponte di accesso al borgo, la parte sovrastante divenuta pericolante e'
stata demolita e successivamente ricostruita.
41
L'ingresso al borgo dal Lucido.
sotto: L'ingresso dal ponte
42
L'ingresso al borgo dal fiume.
43
Portali del borgo.
44
Portale rinascimentale di bottega tamponato e successiva apertura di un
ingresso gentilizio.
45
L'accesso dal ponte. Il terremoto del 1920 rese pericolante il palazzo
soprastante e si dovette demolirne una parte. Pare fosse costituito da un vòlto in
pietra profondo quanto il palazzo.
46
Una nuova bottega sostitui' il magazzino rinascimentale.
47
Lo spigolo di questa casa ricorda una torre o una casa-torre.
Proprieta' Banchieri.
48
Finestre del borgo; i ferri servivano per stendere il bucato appoggiato su canne.
49
Splendide finestre e muri recentemente tamponati.
50
Spalti o passeggiata lungo il fiume.
51
Proprieta' Cortili.
52
Gragnola sorge sulla confluenza di due torrenti l'Aulella e il Lucido.
Non si hanno notizie certe sul primo incastellamento del colle che sovrasta
il borgo di Gragnola, ma e'probabile che un borgo fortificato esistesse ai piedi del
colle alla confluenza dei fiumi.
Gli studiosi, come gia' detto, individuano in Gragnola l'antica localita' di
Forum Clodi e l'importanza strategica di quel nodo viario frequentato sin
dall'epoca romana favori' il successivo incastellamento.
53
Nei borghi medioevali era frequente la costruzione di questi vòlti.
54
Anticamente una terrazza copriva questo spazio ( se ne riconoscono i resti
nel muro).
55
La crescita demografica, la moltiplicazione dei villaggi abitati portarono ad
una maggior coltivazione del territorio, a nuovi dissodamenti ed impianti colturali,
all'espansione della pastorizia. Sorsero nuove strutture, poderi, patti agrari e
mercati.
Fu nell'ambito di questa fase di profondi cambiamenti, di riorganizzazione
del territorio, di popolazione, coltivazione e mercati che si rafforzo', data la
centralita' di Gragnola e la sua posizione sulle principali direttrici viarie il potere
economico del borgo.
a destra: camminamenti coperti. Le terrazze soprastanti erano molto
importanti per l'essicazione dei cereali e altri prodotti dell'agricoltura.
56
57
Strade del borgo.
58
59
60
Il borgo e il palazzo del prof.Adolfo Bartoli.
61
62
Il Borgo.
63
Il Borgo e la chiesa parrocchiale.
64
Le bellissime bifore di palazzo Bartoli.
65
Il palazzo del prete.
66
Il palazzo di don Tognari.
67
Murato nell'atrio della casa del prete troviamo un antichissimo torchio in pietra.
68
Spesso si poteva raggiungere il borgo traversando un palazzo.
69
Molte sono le porte murate e i portali fatiscenti.
70
Portali del borgo. Proprieta' Agostini.
71
Edifici un tempo proprieta' dei Cortili.
72
I Cortili erano una famiglia scomparsa nei secoli scorsi.
73
Palazzo Furia.
74
Portali Furia e Bartoli.
75
Proprieta' Bartoli.
76
77
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79
Via della Canonica.
80
Casa Pagani.
81
82
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Casa Folegnani Biancardi.
85
Casa Folegnani.
86
PER SIGNUM CRUCIS DE INIMICIS NOSTRIS LIBERA NOS DEUS
NOSTER -1040 - EX DEVOTIONE
ANTONIO VENTURINI
87
88
Casa Pagani
89
Casa Folegnani.
90
91
Palazzo Cortili
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Portale del palazzo Cortili.
93
Proprieta' Cortili.
94
M CCCC XX IIII DIE XII MA ---- ( il resto danneggiato da successiva
iscrizione del tutto illeggibile)
95
La fontana della piazzetta degli sbandieratori.
96
Palazzo Ceci.
97
Scala d'ingresso a palazzo Ceci.
98
Dalla piazza degli sbandieratori per la Vietta si ritorna sulla principale
arteria chiamata via Nuova che oggi attraversa tutto il borgo.
Nei secoli scorsi la direttrice per Lucca passava fuori del borgo di Gragnola
L'attuale si fermava al crocevia per il Castello e il Borgo formando uno slargo che
veniva chiamato il Piazzol.
99
Case della Vietta.
100
San Rocco, il santo piu' conosciuto e rappresentato in
Lunigiana.
101
La Vietta.
102
Piccola Maesta' della Vietta..
103
Palazzo Bartoli.
104
L'arco a sesto acuto del magazzino e quello architravato dell'ingresso.
105
Il bellisimo portale dell'ingresso di palazzo Bartoli ha perduto parte della sua
maestosita' a causa della soglia modificata e rialzata di circa mezzo metro.
106
All'interno del palazzo, molto degradato, si possono ancora vedere camini
con gli stemmi malaspiniani.
Sino a non molti anni addietro era molto degradato ma intatto,
successivamente venne spoliato da bellissime sovrastrutture.
Sono state asportati bellissimi pavimenti in legno rosso e magnifiche porte
scolpite.
107
Portale di casa Agostini.
108
Bellissime opere di pietra.
109
Casa del prete, prima del rifacimento della facciata
110
S.S. GAETANO E DOMENICO
111
Restaurato nel 2011.
112
Palazzo di don Tognari.
113
114
A BENEFICIO DEGLI UMILI E DEGLI INFELICI VIDE QUESTA
CASA SVOLGERSI LA FORTE VITA OPEROSA DEL DOTT. EGLINO
CUCCOLINI CHE QUI ABITO' DAL1894 AL 1903.
115
IACOBUS MALASPINA FOSDENOVI
MARCHIO POST ADEPTAM GRAGNLAE
POSSESSIONEM, COMMODATI PUBLICAE
EXTRUCTO FONTE, CONSULIT
A DNI M D C XL VII
INTER AQUAS PHOENIS, IACOBI MUNERE, SYLVAS
DESERO, ET EXURGENS, FONS REDIVIVO, ERO
C DOMENICO VALERINI GRANIOLA
1730
116
Il getto della fontana usciva da un'aquila d'argento oggi scomparsa e
certamente rubata.( che tolta dal contesto non vale piu' nulla)
117
118
Chiesa Parrocchiale dedicata ai S.S. Ippolito e Casciano. L'architrave e il
timpano non riportano date o iscrizioni.
119
L'altare maggiore.
120
Dietro l'altare maggiore nella bacheca i due santi Ippolito e Cassiano.
121
Altare della Madonna
122
Altare del Sacro Cuore.
123
In alto, sull'altare di sant'Antonio due piccoli marmi raffiguranti
un'Annunciazione.
124
Due piccoli marmi di buona
fattura rappresentano a sinistra:
CDVN
Probabilmente
Santa
Filomena (figlia della luce), martire,
con l'ampolla contenente il proprio
sangue.
a destra: Cristo Risorto
125
R P DOMINICUS CORTILA I V D TERENTIUS; ET ANTONIUS
FRATRES DE GRAGNOLA STRUXERUNT HANC CAPPELLAM,
IURIS PATRONATUS SUI ET HAEREDUM EX LEGATO Q ANTONII
PATRIS OLIM ACHILLIS UBI SINGULAE MISSAE IN SINGULAS
HEBDOMADAS CELEBRENTUR IN PERPETUUM
A D M.D.C.XXX III
126
127
D D HIPPOLITO ET CASSIANO DICATUM M M MARMOR EX
PAROECIALI IN HANC AUCTAM ECCLESIAM TRANSLATUM BENADU'
VALLERINI GRAGNOLENSI ECCLESIAE PRAEPOSITO ET FRAN:co
GATTINAERE PARTIM EIUS CONLATO CURANTIBUS PONI ANNO M
D CCC V II
128
Il tabernacolo marmoreo dell'altar maggiore.
129
Il fonte battesimale.
130
L'organo della chiesa ben restaurato.
131
Ancora un percorso del Borgo.
132
Sulla via del Castello. Portale della casa di don Domenico Agostini
133
Palazzo Terenzoni.
134
sotto: la via del Castello.
135
Il Borgo da una cartolina d'epoca.
136
La via Nuova da foto d'epoca.
137
Il muro di cinta del giardino di palazzo Cervia.
138
Questo muro e' probabile che si collegasse sul retro alle antiche mura o ne
facesse parte.
139
Portale di palazzo Cervia.
140
Stemma di palazzo Cervia.
Lo stemma con le insegne di capitano e' partito e su entrambe le parti ritroviamo
le tre stelle di Lunigiana, poco chiare le figure nella parte superiore. Sulla fascia, in
parte mancante, alcune lettere ormai illeggibili. (forse il motto del casato).
141
Nei secoli scorsi la direttrice per Lucca passava fuori del borgo di Gragnola
L'attuale si fermava al crocevia della via del Castello col Borgo formando uno
slargo che veniva chiamato il Piazzol.
142
La via Nuova e la via del Castello
.
L'attuale balcone e' una costruzione abbastanza recente, al suo posto nella casa
c'era una grande terrazza che si apriva sul Piazzol.
Si ricorda ancora, tramandato a memoria d'uomo, lo slargo chiamato Piazzol che
chiudeva le due strade.
Sull'angolo di fronte, sempre sul Piazzol, esisteva un ospedale che venne
demolito per far passare la via Nuova e costruire le attuali abitazioni.
143
Antica bottega della via del Castello.
144
Portali sulla via del Castello.
145
AD
1814
146
Casa Ceci Vallerini.
147
sotto: un piccolo cane da guardia
148
Casa Agostini Poleschi.
149
Immagini...
150
...e portali del Borgo.
151
La barriera di case e gli orti dentro le antiche mura.
152
Ultimi resti delle antiche mura. In fondo nei campi alcuni resti di un
guardiola.
153
MARIA S S DEL BUON CONSIGLIO
Su una piccola casa in pietra sulla via del castello appena oltre la ferrovia, il
volto di una Madonna che abbraccia il figlio.
154
La storia di questo palazzo e' poco conosciuta ma inizia con le
disavventure dei Malaspina che devono vendere all'asta tre poderi: uno al
castello, il secondo a Cocma e il terzo a Cortila. (si ricordi il lusso smodato
all'epoca di Fiammetta nel XVII secolo).
In qualche modo i tre poderi finiscono in mano ad un certo Tognoli,
meglio conosciuto come un elemento che tratta affari da una localita' all'altra,
il quale se ne impossessa. Con il profitto della vendita dei tre poderi fa
costruire questo magnifico palazzo a diversi piani e con stanze affrescate.
All'interno un incisione reca la data di costruzione.
Pare che il Tognoli morisse senza eredi.
155
Ingresso di Palazzo Tognoli.
156
Ingresso del giardino.
157
Scala di accesso al giardino eall'abitazione.
158
159
Particolari el giardino
160
La fontana.
161
sopra; la fontana
sotto; il lavatoio.
162
Il portale d'ingresso.
163
Il corridoio con bolta a botte e a vela.
164
165
166
La strada che porta al castello.
167
Castel dell'Aquila sotto il Pizzo d'Uccello.
168
Un nido d'Aquila.
169
Il Dongione sorveglia l'accesso e il piccolo oratorio.
170
La prima memoria di Castel dell'Aquila risale all'anno 1374 quando
venne citato nel testamento del Marchese Antonio del fu Guglielmo Malaspina.
Un tempo legato al feudo di Fosdinovo, nel 1371 divenne oggetto di
divisione tra Galeotto e Guglielmo Malaspina; Castel dell'Aquila venne
assegnato a quest'ultimo assieme a Gragnola ed altre terre.
171
Il Torrione.
172
Perimetro del castello verso l'ingresso.
173
Il grande Torrione era destinato a residenza del feudatario.
174
Muro a scarpa di sostegno.
175
Il rivellino ( torre circolare).
176
Il rivellino e il barbacane.
177
Imponente struttura quadrilatera, un complesso fortificato.
178
Nel suo perimetro importanti strutture di carattere militare.
179
Ingresso dell'importante cortina muraria.
180
Cortina muraria e bastione.
181
Un bastione circolare.
182
L'ingresso con avancorpo trecentesco.
183
Grandioso l'ingresso di questo castello.
184
Alto nel cielo come nido d'aquila.
185
in alto: la cortina nord con merlatura e all'interno cornice di ronda.
186
L'importante ingresso agli spalti.
187
L'ingresso.
188
L'ingresso sbarrato visto dagli spalti.
189
Lo spalto.
190
Il portale d'ingresso del castello.
191
L'uscita sullo spalto.
192
La cappella del Crocifisso.
193
Interno della cappella.
194
L'originale soffitto voltato.
195
Il cortile del castello: i barbacani sostengono un camminamento di ronda.
196
Il cortile del castello e il Torrione.
197
Angoli del cortile.
198
Il cortile e lo scalone dai portali scolpiti.
199
Archi di sostegno a scale e camminamenti.
200
sopra: la porta d'accesso al Torrione; sotto: la tomba del Cavaliere di Gragnola
201
Il 19 febbraio 2004 nel corso di una delle fasi di ristrutturazione del
Castel dell'Aquila, gli operai della ditta responsabile dei lavori rinvenivano
alcuni resti ossei all'interno di un piccolo vano rettangolare addossato al
torrione del castello.
La proprietaria, dott. Gabriella Girardin, segnalo' immediatamente la
scoperta e vennero cosi' riconosciuti resti ossei di una sepoltura umana
completa.
Le ossa furono trasportate presso la sezione di Ecologia Preistorica
dell'Universita' di Siena che si occupo' degli aspetti paleobiologici del reperto e
venne cosi' rinvenuto un codolo di freccia, anzi di un verrettone da balestra in
uso in Toscana intorno al 1300, ancora conficcato nelle prime vertebre
cervicali.
Si scoperse cosi' che il dardo penetrato attraverso la mandibola aveva
ucciso l'uomo e successivi esami dimostrarono che il cadavere era stato
immediatamente sepolto all'interno del castello.
202
Dell'Uomo di Gragnola non si conosce nulla; non si sa chi fosse e da dove
provenisse, quale ruolo sociale avesse ricoperto nella Lunigiana del XIV secolo.
E' stato stabilito che avesse all'incirca trent'anni, di origine
adriatico-padana, alto circa m.1,70.
Dagli esami delle ossa femorali, dalle superfici femorali al ginocchio e
altro si pote' stabilire che l'uomo praticasse l'equitazione abitualmente.
Dallo spazio rilevato tra gli arti inferiori si presumerebbe che l'uomo
calzasse alti stivali di cuoio o panno pesante; per tutto cio' e per la presenza di
fibbie negli indumenti venne riconosciuto in lui persona di rango e definito il
CAVALIERE DI GRAGNOLA.
Venne quasi sicuramente ucciso nel cortile del castello in un agguato da un
balestriere ben allenato che dovette mirare alla testa per colpirlo in quanto il
cavaliere indossava sicuramente un'armatura.
Ulteriori esami hanno dimostrato che una volta spoliato il cadavere
dall'armatura, preziosa per quei tempi, il cavaliere venne immediatamente
seppellito ( e mai piu' rimosso sino al tempo della scoperta).
203
Solidi portali a sbarrare dal grande cortile l'abitazione del feudatario.
204
Ampi saloni voltati di notevole spessore murario e feritoie difencsive.
205
Solidi portali da sbarrare.
206
Scala e portale di accesso al cortile interno del castello.
207
Vòlti e saloni con accesso dal cortile interno.
208
Il maestoso Torrione visto dal cortile interno.
209
Una delle stanze del Torrione.
210
211
Scala di accesso all'abitazione della Castellana.
212
Uno dei portali di accesso. In alto lo spazio vuoto dello stemma trafugato.
213
Il profilo della Castellana.
214
Lo stemma trafugato ( spino fiorito)e successivamente recuperato.
215
216
Note dell’autrice
La Lunigiana e i suoi borghi sono
sempre stati cari all’autrice che, originaria di
quella terra, ha conservato nel cuore e nella
memoria i luoghi e le semplici storie delle
persone che l’hanno abitata;. alcune di
queste conosciute di persona ed in altri casi
rivissute nei racconti della nonna o dei
vecchi del paese.Le vecchie filastrocche
ascoltate nell’infanzia, le antiche storie di
folletti e diavoli, di cui il piu’ curioso era il
Buffardel, sono rimaste in lei
come
immagini di un tempo ormai scomparso. Sente quindi la necessita’ di ricreare in
parte quel mondo e farne rivivere il ricordo per coloro che non l’hanno conosciuto
e perche’ non se ne perda la memoria.I racconti e le fotografie le hanno
consentito di descrivere quel tempo e ricrearlo con le immagini dei piccoli
borghi disabitati e spesso abbandonati,degli sperduti agglomerati di casolari non
ancora raggiunti dal progresso. Queste migliaia di fotografie, accuratamente
classificate e divise in un ordinato archivio, sono state riprese e ripulite, con
tecniche moderne,per poter illustrare, divise paese per paese,tutta la Lunigiana a
cominciare dalla destra della Magra. Le immagini ci mostrano una terra verde di
boschi e sullo sfondo le rovine di grandi costruzioni spesso dirute da intemperie e
rovi; pendii sui quali ruderi di antichi monasteri sembrano riecheggiare
solitudini di silenzi e preghiera; colline e dorsi selvosi dove un rosario di solitarie
pievi testimonia ancora la devozione della gente di Lunigiana; stretti borghi dai
vicoli anulari, spesso bui e ventosi; piccole case costruite con pesanti pietre
cementate dall’umile sudore dell’uomo.
L’autrice vuol anche ricordare che le centinaia tra castelli, torri e castellari
che ancora allungano la loro ombra con la fierezza della loro origine e del loro
passato sono un segno tangibile di una terra povera di mezzi ma ricca di storia.
In particolare vuole evidenziare con la pubblicazione di questo libro la
storia del feudo di Licciana che nel 1500 era costituito da ben sette castelli rimasti
a tutt’oggi riuniti nel piccolo comune e soprattutto sottolineare come
probabilmente non esista alcun altro comune in Italia o altrove che possa contare,
in un cosi’ limitato territorio, un tal numero di castelli di cosi’ grande mole, storia
e bellezza.
217
Un ringraziamento particolare alla signora Maria Ceci per la sua
preziosa collaborazione alla ricostruzione dei nomi delle antiche famiglie
di Gragnola.
Un altro ringraziamento al signor Giuseppe Bonfigli per la sua
disponibilita' a segnalare abitazioni e reperti storici del Borgo.
218