Scuola, abbandoni record alle superiori

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Scuola, abbandoni record alle superiori
MARTEDÌ 28 FEBBRAIO 2012
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CRONACA
PER SAPERNE DI PIÙ
bari.repubblica.it
BARI
■V
Scuola, abbandoni record alle superiori
I giornalisti
Puglia al terzo posto per la dispersione. Un ventenne su quattro senza diploma
ANNA PURICELLA
AFFAELE faceva la terza
media, ma aveva poca voglia di studiare. Gli avevano offerto un lavoretto per una
ditta di trasporti, gli ha preferito
lo spaccio di droga “perché in un
solo fine settimana si guadagna
molto di più”. Di storie come le
sue, di ragazzi che abbandonano gli studi, a Bari ce ne sono tante. Le ragazzine di Bari vecchia si
iscrivono a scuola, poi affiancano le parrucchiere che vanno di
casa in casa a tagliare i capelli alle signore, rigorosamente in nero. Nella migliore delle ipotesi si
presentano tra i banchi a fine anno come privatiste. «Aprire il
giornale e leggere che un ex alunno è in stato incarcerato non è
bello — commenta Giuseppe
Capozza, dirigente scolastico
per dodici anni alla secondaria
di primo grado Azzarita-De Filippo — Ungaretti del quartiere
San Paolo e ora alla guida di una
primaria a San Girolamo — Molti vedono la scuola come una costrizione, non come un’occasione di formazione». La strada è
molto più allettante, la microcriminalità promette soldi facili e
“il richiamo di un adulto delinquente su di loro è molto forte,
diventa un modello”.
I numeri della dispersione
scolastica in Puglia riguardano
infatti soprattutto gli adolescenti svincolati dall’obbligo scolastico. Sono loro a fare salire il dato regionale al 23,4 per cento (dati Istat, 2010), portando la Puglia
al terzo posto in Italia dopo Sicilia e Sardegna. La media nazionale è del 18,8 per cento. La cifra
pugliese sale al 27,23 per cento se
R
La polemica
FRANCESCA RUSSI
BARI ci sono in tutto 78
scuole non statali, dagli
istituti per l’infanzia ai
licei superiori. Sono state riconosciute tutte come paritarie
dal ministero per la Pubblica
istruzione perché hanno docenti abilitati, classi a norma e
corsi formativi. Insomma sono
in regola con i parametri educativi. Eppure le 78 scuole paritarie non sono tutte uguali: 30
sono gestite da congregazioni
religiose e 48 sono in mano a
cooperative e società private.
La differenza, al di là dell’educazione più o meno religiosa
che gli alunni ricevono tra i
A
L’ira dell’assessore
Fabio Losito: “C’è
una disparità di
trattamento con
le altre 48 private”
banchi, sta nell’Imu: la tassa sugli immobili. Gli istituti di proprietà della Chiesa non pagano
la vecchia Ici, quelli laici di proprietà dei privati devono sborsare migliaia di euro. «Una vera
e propria disparità di trattamento» protesta l’assessore alle politiche educative del Comune di Bari Fabio Losito.
Il tema dell’introduzione
dell’Imu sugli immobili della
Chiesa è sul tavolo della giunta
comunale, ma gli assessori, pri-
si considera il biennio delle superiori. Un dato che si incrocia
inoltre con il 27,26 per cento di
giovani tra i 18 e 24 anni che è fermo alla licenza media e quindi
non ha conseguito il diploma.
«Intervenire allora è troppo tardi
— spiega l’assessore regionale al
Diritto allo studio Alba Sasso — il
lavoro di recupero e di rafforzamento delle competenze di base
deve essere fatto per tempo».
Perciò la Regione è impegnata
da qualche anno nel progetto
“Diritti a scuola”, che apre le aule il pomeriggio ai docenti precari per lavorare con i ragazzi più
“difficili”, e i risultati cominciano ad arrivare.
Se confrontata agli anni precedenti, infatti, la percentuale di
giovani pugliesi che abbandonano gli studi è gradualmente
diminuita: nel 2004 superava il
30 per cento, scende di circa un
punto dal 2007. La conferma che
anche in provincia di Bari, indicata come una delle 8 città a rischio nel dossier Istat, si registra
la stessa tendenza arriva dal
provveditore Giovanni Lacoppola: «Tra pochi giorni avremo i
nuovi dati, ma già l’anno scorso
c’era più dispersione a Como
che a Bari. Per migliorare, però,
c’è bisogno del coinvolgimento
di tutti gli enti del territorio, anche della Chiesa, attraverso il lavoro svolto da parrocchie e oratori. I ragazzi non devono sentirsi abbandonati». Al di là dell’investimento con i fondi sociali
europei per “Diritti a scuola”, la
lotta alla dispersione scolastica
avviene con il contributo delle
associazioni di volontariato. Al
San Paolo operano la Fondazione Giovanni Paolo II, I Bambini
I giovani che abbandonano
prematuramente la scuola
in Puglia
Il dato è in calo
rispetto al passato
Sasso: bisogna
intervenire quando
ancora frequentano
2004
30,3%
2005
29,3%
2006
27,0%
2007
25,1%
2008
24,3%
2009
24,8%
2010
23,4%
In Puglia il 27,6%
dei giovani
tra i 18 e 24 anni
si sono fermati
alla licenza media
ADOLESCENTI
Secondo la rilevazione
Istat sono gli studenti
più grandi quelli più
a rischio abbandono
scolastico in Puglia
di Truffaut, di recente si è aggiunto il progetto San Paolo social network. A volte vengono stipulate convezioni con le scuole
per favorire l’integrazione anche con un’offerta formativa
personalizzata, che riduce le ore
di lezione a favore di attività pratiche. «Un metodo che ha funzionato — ricorda Giuseppe Capozza dalla sua esperienza al San
Paolo — anche se talvolta manca
il convincimento dei genitori».
La conferma arriva dalla scuola media del quartiere: «Il guaio è
quando le regole non le rispettano, perché non le hanno mai conosciute a casa — commenta la
dirigente scolastica della Lombardi, Angela Maria Iaquinta — I
docenti continuano a lottare per
il bene dei ragazzi, ma è un fallimento riconoscere che è la famiglia la prima a non essere interessata al loro futuro».
La sede della Gazzetta
Alla Gazzetta
sfiduciati
i due direttori
L’ASSEMBLEA dei
giornalisti della Gazzetta del Mezzogiorno, riunita nella mattinata di ieri, «ha votato
all'unanimità la sfiducia ai direttori Giuseppe De Tomaso e Carlo Bollino». A renderlo
noto il cdr della testata, cui è giunta tempestiva la solidarietà
dell’Associazione
della stampa di Puglia
che, annuncia il suo
presidente Raffaele
Lorusso, «si schiera al
fianco dei giornalisti
della Gazzetta nella
lotta per l'effettivo rilancio della testata. È
necessario che l'Edisud spa, già sollecitata nel passato, risolva
quanto prima il problema rappresentato
dalla scelta inconcepibile, oltre che a nostro giudizio illegittima sotto il profilo legislativo e contrattuale,
di affidare la guida del
giornale a due direttori con eguali poteri».
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In attesa di chiarezza dal governo Monti, viaggio nelle 78 paritarie di Bari: le religiose ancora esentate dall’Ici
Imu, 30 istituti cattolici nel mirino
il Comune: “È giusto che paghino”
La scheda
LE PARITARIE
A Bari ci sono 78
scuole non statali,
dagli istituti
per l’infanzia
alle superiori
LE CATTOLICHE
Trenta scuole sono
esenti dall’Ici perché
gestite da
congregazioni
religiose
La replica della
federazione: “Le
strutture gestite
da suore hanno
le rette più basse”
LA TASSA
L’imposta sugli
immobili va dai 2mila
euro in su. Il governo
sta valutando di
introdurla anche per
le scuole cattoliche
LE RETTE
In media sono di
circa 250 euro al
mese. Ma secondo
la Fism quelle
gestite da suore
sono meno care
L’interno di una scuola dell’infanzia: a Bari 15 sono gestite da congregazioni religiose
ma fra tutti il titolare dei conti
del Comune, Gianni Giannini,
a cui farebbe comodo ricevere
nelle casse pubbliche una nuova iniezione di contanti, sono
ancora in attesa di decisioni ufficiali del governo Monti. «Bisogna aspettare l’approvazione
del decreto per fare i conti —
spiega Giannini — non c’è chiarezza». Ieri il premier, dopo
l’annuncio dell’introduzione
dell’Imu anche per le scuole
cattoliche, ha fatto retromarcia
precisando che la tassa ci sarà,
ma ne saranno esenti le scuole
che svolgono l’attività secondo
“modalità non commerciali”,
rinviando così ogni dettaglio al
decreto del ministero dell’economia. La differenza si giocherebbe dunque sui bilanci presentati da ogni istituto. Ma il
problema rimarrebbe.
A Bari le 30 scuole gestite da
suore, missionarie e congregazioni, sono esenti dall’Ici: si
tratta di 15 scuole dell’infanzia,
concorrenza sleale tra imprese;
si tratta, in entrambi i casi, di
imprese che operano nello
stesso settore e che devono misurarsi ugualmente con il mercato garantendo offerta formativa e rette eque per le famiglie.
C’è una diversità di trattamento. È giusto che le scuole dello
Stato non paghino l’imu perché sono un servizio pubblico e
garantito, altro sono le libere
iniziative dei privati. Si tratta di
un’occasione mancata di un
riequilibrio di disparità».
Dall’altro lato c’è la voce delle scuole cattoliche in allarme.
«Negli ultimi 5 anni hanno già
chiuso 10 scuole — spiega Valter Labiosa, presidente della Fism Bari (la federazione italiana
9 elementari, 4 medie e 2 superiori; in qualche caso, come il
Margherita o il Preziosissimo
Sangue, il singolo istituto comprende scuola materne, primaria e secondaria. A fronte delle
30 religiose, ci sono 48 scuole
paritarie gestite soprattutto da
cooperative: 40 dell’infanzia, 3
primarie e 5 superiori tutte tenute al pagamento dell’Ici da
almeno 2mila euro in su. «È assurdo — commenta Losito — si
può configurare un aspetto di
scuole materne riconosciuta
dalla Cei che raggruppa le scuole cattoliche) — questa ulteriore tassa metterà in crisi altri istituti o li costringerà ad alzare le
rette. Bisogna ricordare poi che
il 90 percento delle scuole non
sono attività commerciali.
Molte strutture gestite da suore
riescono a tenere rette basse
dai 100 ai 150 euro al mese, le
scuole paritarie laiche invece
hanno rette dai 180 ai 350 euro».
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Repubblica Bari