Il doppio nell`opera di Stevenson

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Il doppio nell`opera di Stevenson
IL DOPPIO NELL’OPERA DI R.L. STEVENSON
Il presente lavoro si propone di analizzare il romanzo di Robert Louis Stevenson
(Edimburgo 1850- Isole Samoa 1894) “L’isola del tesoro”, affrontando il tema della
doppia personalità evidente nel personaggio di Long John Silver.
La storia è ambientata nel 1700 a Bristol e narra la storia di Jim Hawkins, ragazzo di
13 anni che viene in possesso della mappa di un tesoro nascosto in un’isola sperduta.
E’ pertanto organizzata una spedizione per la ricerca del tesoro. Vi prende parte Long
John Silver che appare per la prima volta come cuoco di bordo, mostrandosi persona
garbata, allegra e piacevole.
Il dubbio di Jim, che egli sia lo stesso pirata con una gamba sola da cui lo aveva messo
in guardia un ospite della sua locanda, è ben presto fugato.
Poco dopo però Silver gli si rivela proprio come pirata spietato e arrogante, mentre
tenta di organizzare un ammutinamento insieme ai pirati imbarcati con lui.
Il piano viene però sventato e dopo una serie di avventure sull’isola - durante le quali
Silver torna a mostrare il lato migliore della sua personalità – il tesoro viene trovato e
riportato in patria dai personaggi “positivi” del romanzo, ai quali Silver si aggrega, per
scappare infine con un sacchetto di monete d’oro.
Di seguito riportiamo l’accurata analisi di ogni capitolo in cui abbiamo evidenziato le
parti che trattano del carattere ambivalente di Silver, cercando di suddividerle in
base al comportamento del pirata verso gli altri, ma anche all’atteggiamento nei
confronti di se stesso.
Abbiamo cercato di individuare nel testo le parti in cui Silver mostra il lato negativo
della sua personalità e quelle in cui appare in chiave positiva, distinguendole dalle parti
ambivalenti con prevalenza dell’aspetto negativo e da quelle in cui l’aspetto positivo
prevale su quello negativo comunque presente. Abbiamo poi cercato di commentare le
sequenze più significative, rispettando l’ordine della narrazione.
Le citazioni sono tratte dal testo in edizione integrale pubblicato dall’editore Aurora
nel 1994.
Nel primo capitolo, nel quale non conosciamo ancora l’ambiguo personaggio di Silver,
abbiamo considerato solo il brano in cui il cliente della locanda mette in guardia Jim da
un marinaio citato come “un brutto ceffo con una gamba sola”. Ciò produce in Jim una
tale impressione che gli fa apparire il terribile marinaio in sogno.
Nella seconda parte del capitolo primo si vede Silver venire a contatto per la prima
volta con il ricco finanziatore della spedizione, il quale lo giudica come “uomo agiato”
con “perfino un conto corrente in banca che non è mai rimasto scoperto” grazie al
quale ha ingaggiato un’intera ciurma fatta di uomini “di un fegato straordinario, con i
quali si può tener testa a una fregata”.
Qui Silver commuove il finanziatore raccontandogli la storia della gamba che ha
perduto combattendo per la sua patria.
All’Osteria del Cannocchiale, Jim viene per la prima volta in contatto con Silver e, alla
vista della sua unica gamba, gli sorge il dubbio che egli sia proprio l’uomo che atterriva
tanto l’ospite della sua locanda. Ma un’occhiata gli basta per essere certo del
contrario. Infatti Silver non è come gli altri pirati che lui ha visto, ma appare “nitido,
allegro e piacevole”.
Anche di fronte alla comparsa di Can Nero nell’osteria di Silver, Jim giudica
positivamente Silver dicendo che “anche un giudice si sarebbe convinto della sua
sincerità”. Inoltre Jim comincia fidarsi sempre più del cuoco, il quale lo tratta con
ossequio e candore raccontandogli i più spassosi aneddoti e rivelandosi come “il
compagno più simpatico e bonario” del viaggio.
Durante il viaggio sull’Hispaniola, Silver si rivela “ammirevole per la disinvoltura e la
destrezza con cui se la cava in cucina e sul ponte […] e per il suo coraggio da leoni”
inoltre è sempre impeccabile e ordinato nel vestiario. Tratta Jim nel migliore dei modi,
giustifica perfettamente le bestemmie del suo pappagallo e dimostra di esser fatto
di “un’ottima pasta d’uomo”.
Ma Jim scopre di nascosto anche la parte negativa di Silver, quando casualmente lo
vede mentre sta cercando di convincere un membro della ciurma a passare dalla sua
parte per fare l’ammutinamento con “le stesse parole adulatorie” normalmente rivolte
a lui. Con quelle parole Silver riesce a convincere il marinaio ad essergli fedele e gli
fornisce gli ordini che deve eseguire, presentandosi come un gentiluomo costretto
dalle circostanze a progettare l’ammutinamento e le uccisioni.
Ma Silver continua anche a mostrare un’apparenza positiva con le persone che ritiene
ignare del suo piano, per esempio quando parla al capitano con voce tranquilla e melata
parlando dei pirati come di gente “ignorante” non in grado di disegnare una bella carta
del tesoro.
Quando la ciurma vede terra, Silver presta il suo aiuto per sbarcare velocemente con i
suoi sull’isola. Jim si aggrega a loro segretamente e corre via veloce non appena giunto
a terra, inseguito dalla “vocetta inzuccherata” del pirata che lo richiama.
Jim assiste poi, ancora di nascosto, al litigio fra Silver e un marinaio che il pirata
vuole far passare dalla sua parte. Dopo il rifiuto di quest’ultimo, Silver gli salta
addosso “agile come una scimmia ansimante d’odio e di rabbia”, si appoggia ad un
tronco e, sfilandosi di sotto il braccio la gruccia, la brandisce ferocemente e la lancia
uccidendo così il povero marinaio innocente. Jim lo descrive allora come “mostro” ed è
inorridito dalla scena appena vista.
Dopo che tutti si sono sistemati a terra con le rispettive schiere, Silver si reca nel
fortino, dove è rifugiato il resto della ciurma e, con la voce più dolce possibile,
sventolando una bandiera bianca di tregua, annuncia che vuole a tutti i costi la mappa.
Solo così non torcerà un capello a nessuno: altrimenti sarà guerra! Al loro rifiuto, egli
si alza a fatica, furibondo, e con un’occhiata velenosa si congeda.
La natura ambivalente di Long Jonh Silver si nota quando Jim si reca al fortino dopo
un’avventura solitaria, ignaro del fatto che lì si trovino i suoi nemici. Al suo arrivo
Silver lo accoglie con “aria bonacciona e ironica” dicendogli che è felice di rivederlo e
che gli ha fatto un grande sorpresa. Poi comincia a fare molti complimenti e gli
propone di unirsi a lui, cercando di convincerlo e rivelandogli gli spiacevoli commenti
fatti dai compagni in sua assenza.
I pirati si stanno arrabbiando, ma Silver li zittisce difendendo il ragazzo e
offendendoli. Mentre essi se ne vanno fuori a discutere l’accaduto, il pirata dice in
privato a Jim che sta dalla sua parte e che solo alleandosi potranno salvarsi entrambi.
Successivamente Silver ha occasione di dimostrare la sua abilità nel parlare e
convincere. Infatti tratta Jim in modo amichevole e familiare mentre aspettano il
ritorno dei pirati. Al loro rientro i pirati consegnano a Silver un marchio nero su cui è
scritto che hanno intenzione di deporlo. Silver, con un’arringa ben preparata, li
convince a rinominarlo loro capo, tirando in ballo il tesoro e la mappa in suo possesso.
Jim dichiara di ammirare in fondo Silver e di averne allo stesso tempo pietà.
A questo punto, il dottore (che fa parte della banda dei “buoni”) va nel fortino e dopo
che Silver gli ha rivelato la presenza di Jim, visita velocemente i pazienti per poi
chiedere di parlare con il ragazzo Jim.
Silver acconsente e viene accusato di fare il doppio gioco. Ma lui “valeva il doppio di
tutti gli altri , sapeva dominare, conosceva bene i suoi polli, sapeva impappinarli,
giocarli, imbecherarli, trattarli da quello che erano e che meritavano”.
Così risponde all’accusa con un discorso convincente e li zittisce tutti.
Dopo ciò Silver parla con il dottore e con voce tremante afferma di aver salvato Jim e
di aver fatto anche cose buone, tanto da meritarsi una buona parola. Poi lascia Jim da
solo con il dottore perché possano parlare in pace. Prima di andarsene il dottore dice a
Silver che metterà una buona parola per lui.
Silver ringrazia Jim per aver precedentemente rinunciato a fuggire con il dottore e
gli dice che è necessario stare insieme per cavarsela. Poi partono tutti alla ricerca del
tesoro. Durante il viaggio per la ricerca del tesoro sentono una voce spettrale simile a
quella di Flint, autore della mappa del tesoro, che, ripetendosi per due volte, li
spaventa a morte. Ma Silver reagisce “come un leone al terrore, alla viltà come alla
collera dei compagni”. Con un discorso eloquente convince tutti a continuare la ricerca
per trovare il tesoro. Riesce a “dominarli, trascinarli; aveva toccato la corda o meglio
vibrava nello loro anime: oro, ricchezza, godimenti”. Trascinati da un nuovo vigore
scoprono che la voce è quella di Ben Gunn e continuano la ricerca senza indugio.
Ma il tesoro è stato già portato via e non c’è più traccia. Accusano perciò Silver di
essere un imbroglione e di averli abbindolati. Proprio mentre lo stanno per uccidere
arriva la banda dei “buoni” per liberare Jim e salva anche il pirata che riprende a
comportarsi positivamente.
Infine, tutti partono per tornare a casa con il tesoro che aveva Ben Gunn e Silver
riprende “il suo servizio di cuoco sulla nave con un’amabilità, premura e gaiezza da
farci strabiliare”.
Prima del ritorno a casa, Silver fugge però con un sacco pieno d’oro e non si fa più
vedere.
Jim in futuro ne parla rare volte, ma ammira sempre “la sua tempra formidabile di
marinaio, la sua sagacia di lupo di mare, e anche la sua abilità e la arguzia. Feroce e
abile diplomatico, spietato ed eroico”.
Si è convinto che solo “con questi uomini, una nazione si rende terribile e potente!”.
Dall’accurata analisi svolta è possibile notare che il carattere di Silver ha diverse
sfumature di bene e di male che talvolta per un ragazzo non ancora maturo come Jim
possono rivelarsi affascinanti.
Il ruolo di Silver è centrale nel romanzo. Attraverso di esso l’autore vuole far capire
che non è facile distinguere il bene dal male e che spesso entrambi convivono dentro
di noi e proprio a noi spetta il compito di far prevalere l’uno sull’altro.
La grande abilità di Stevenson è di far passare questo messaggio narrando la storia
dal punto di vista di un ragazzo inesperto e ancora inconsapevole di molti aspetti della
vita e delle persone, incapace perciò di capire sin dall’inizio la vera natura ambivalente
di Silver.
Questa ambivalenza non confonde solo un ragazzo inesperto, ma anche le persone più
mature e spesso perfino il soggetto stesso che la sperimenta, il quale vive un
particolare rapporto con sé: una strenua lotta tra desiderio di bene e tentazione di
male, che si affrontano, con alterna prevalenza, come in una sorta di perenne conflitto
interiore.
La tematica del “doppio” compare con ancora maggiore evidenza, nel romanzo “Lo
strano caso del Dottor Jekyll e Mr. Hyde” a cui accenniamo brevemente, in quanto
l’approccio dell’autore a questo tema ci sembra diverso rispetto a quello de “L’isola del
tesoro”.
Infatti attraverso i personaggi di Dottor Jekyll e Mr. Hyde il conflitto tra il bene e il
male appare semplificato, perché si crea un vero e proprio sdoppiamento della
personalità. Ma possiamo affermare con certezza che Jekyll sia il buono e Hyde sia il
cattivo?
Jekyll appare come buono e lo dimostra nel corso della storia, ma è la pozione da lui
scoperta a creare l’egocentrico e malvagio Hyde. E’ come se in lui il dottor Jekyll
avesse voluto concentrare tutto il male che, come ogni essere umano, sentiva in sé per
cercare così di liberarsene. Citiamo a tale proposito un passo che ci sembra
significativo:
“Un tempo c’era chi assoldava dei sicari che ne sbrigassero i crimini, tenendo così al
riparo la propria reputazione. Io sono stato il primo a fare altrettanto per i miei
piaceri. Sono stato il primo a poter in tal modo incedere agli occhi della gente paludato
di affabile rispettabilità, e in un istante, come uno scolaretto, spogliarmi di quella
vestigia per tuffarmi a capofitto nel mare delle licenze”.
Jeckyll dimostra dunque piena consapevolezza della sua scelta, ma questo non gli
impedisce di continuare a praticarla:
“In fin dei conti era Hyde, e Hyde soltanto, il colpevole. Jekyll non ne era toccato; al
risveglio ritrovava apparentemente intatte le sue buone qualità, anzi, si affrettava a
rimediare, qualora possibile, al male fatto da Hyde. Così la sua coscienza restava
sopita”.
Giulia Berti, Classe 2C
Carolina Vannini, Classe 2A
Istituto Comprensivo San Piero a Sieve – Vaglia
Scuola secondaria di I grado di San Piero a Sieve