Confimprese: dal food alla moda, è corsa oltreconfine. Uk, Cina e

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Confimprese: dal food alla moda, è corsa oltreconfine. Uk, Cina e
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Confimprese: dal food alla moda, è corsa oltreconfine. Uk, Cina e Stati Uniti
mercati chiave Insegne italiane verso Pesterò Nel 2015 apriranno 300 nuovi
punti vendita nel mondo
DI IRENE GREGUOLI VENINI Intemazionalizzarsi può essere una strategia
efficace in tempi di crisi, ma per varcare i confini occorre tenere presente che «made
in Italy, buon rapporto qualità prezzo e formula testata del business sono
fondamentali» dice Confimprese, l'Associazione delle imprese del commercio
moderno - franchising, gdo e reti dirette. Sono diverse, infatti, le insegne del mondo
del retail italiano che pianificano l'espansione, soprattutto con la formula del
franchising, fuori dai confini nazionali dove il made in italy è molto apprezzato .Nel
2015 saranno circa 300 le aperture di nuovi punti vendita all'estero. Sbocchi
interessanti sono, tra gli altri, la Cina e gli Stati Uniti, ma anche, restando più vicini,
l'Inghilterra, soprattutto Londra. L'abbigliamento è uno dei settori più attivi: tra i
brand che si stanno sviluppando oltreconfine ci sono per esempio Yamamay,
Carpisa, Original Marines, Primadonna e Camomilla Italia. Anche la ristorazione si
sta muovendo in questa dirczione, come dimostrano Cigierre, La Piadineria,
Cremonini, Rossopomodoro e Ely. «Sicuramente la politica di rischio condiviso
offerta dalla formula franchising rappresenta un'ottima opportunità anche per le
aziende di dimensioni Una pizzeria Rossopomodoro a Londra più piccole, quelle
che, per intendersi, hanno in Italia anche solo una ventina di punti vendita», osserva
Mario Resca, presidente di Confimprese. «Consolidamento del business in Italia,
formula testata, prodotto made in Italy e buon rapporto qualità-prezzo sono le basi
per azzardare lo sbarco sui mercati esteri». Oltre il 30% delle insegne associate a
Confimprese ha infatti sviluppato «strategie di internazionalizzazione in paesi come
Arabia Saudita, Corea del Nord, Russia e Cina. Anche gli Stati Uniti sono un ottimo
mercato di sbocco per i nostri franchisor, che potrebbero sfruttare le condizioni
economiche favorevoli offerte dal mercato statunitense: i costi di trasporto in dogana
sono inferiori del 10-15%, quelli degli stipendi inferiori del 10-15% rispetto
all'Italia», aggiunge Resca. «Si tratta di fattori incentivanti per le imprese, che
possono esportare il made in italy in categorie in espansione negli Usa quali la cura
della casa, l'istruzione per giovani, le attività ricreative, l'oggettistica per la casa. Non
dimentichiamoci che negli Stati Uniti c'è un negozio in franchising ogni 389 abitanti,
in Italia ne abbiamo uno ogni 1.125 abitanti». Nel mondo dell'abbigliamento
un'azienda che sta puntando sull'estero è per esempio Pianoforte Holding, che fa
capo all'imprenditore napoletano Gianluigi Cimmino, che con il marchio Yamamay
aprirà 53 negozi tra Russia, Arabia Saudita e Messico; per l'altra insegna del gruppo,
Carpisa, sono previsti 57 punti vendita in Francia, Russia e Croazia. Anche
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Original Marines sta aumentando la propria presenza fuori dall'Italia, così come il
marchio partenopeo Piazza Italia e Miniconf, fondata dall'imprenditore toscano
Giovanni Basagni, che si sta fecalizzando sulla Cina. Altri brand che hanno scelto la
via dell'internazionalizzazione sono Primadonna, Camomilla Italia e Nau!. Per
quanto riguarda invece la ristorazione, c'è Cigierre, la catena di Udine che ha
sviluppato Old Wild West, Arabian Kebab e Cantina Mariachi, che aprirà 25 nuovi
ristoranti all'estero. Altri esempi sono La Piadineria in Romania e Cremonini, che ha
avviato due ristoranti a Shanghai nella stazione dell'alta velocità, e Yogorino
(gelaterie e yogurterie) con 53 aperture quest'anno. Un'altra impresa che si sta
espandendo da questo punto di vista è Rossopomodoro, che aggiungerà ai 20
ristoranti già attivi all'estero altri sei, di cui tre nel Regno Unito, un mercato
caratterizzato da una popolazione di 63 milioni di abi possono esportare il made in
italy in categorie in espansione negli Usa quali la cura della casa, l'istruzione per
giovani, le attività ricreative, l'oggettistica per la casa. Non dimentichiamoci che
negli Stati Uniti c'è un negozio in franchising ogni 389 abitanti, in Italia ne abbiamo
uno ogni 1.125 abitanti». Nel mondo dell'abbigliamento un'azienda che sta puntando
sull'estero è per esempio Pianoforte Holding, che fa capo all'imprenditore
napoletano Gianluigi Cimmino, che con il marchio Yamamay aprirà 53 negozi tra
Russia, Arabia Saudita e Messico; per l'altra insegna del gruppo, Carpisa, sono
previsti 57 punti vendita in Francia, Russia e Croazia. Anche tanti, un livello di
reddit» procapite tra i più alti d'Europa, e da una fiducia dei consumatori in forte
crescita. «In Inghilterra siamo già presenti con nove ristoranti, quasi tutti a Londra.
Il costo del personale è inferiore rispetto all'Italia e c'è un incasso maggiore perché
le persone consumano a tutte le ore», sottolinea Franco Manna, presidente del
Gruppo Sebeto Rossopomodoro. Anche Illy sta puntando sul Regno Unito. «Stiamo
portando in quest» paese il nostro format Espressamente illy», racconta Roberto Di
Martino, direttore sviluppo b2c Etnea di Illycaffè, «che riunisce la caffetteria, un
mercato molto concentrato in Inghilterra ma con una crescita interessante del 5%, la
ristorazione veloce, un ambito in cui la concorrenza è altissima, e poi una parte di
retail, in cui stiamo cercando di contrastare Nespresso». Nel ranking europeo «
Londra è la top location per i retailer internazionali», osserva Resca. «Alla base del
successo della capitale inglese c'è un cocktail di ingredienti: dimensione e maturità
del mercato, numero di consumatori, trasparenza, contesto fiscale favorevole, tanto
che le previsioni per i prossimi tre anni, 2015-2018, non lasciano spazio a dubbi:
+34% di incremento delle vendite di prodotti mainstream e premium, +32% del
lusso». ———©Riproduzione riservata——|
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