Marzo 2009 - Pilo Albertelli

Transcript

Marzo 2009 - Pilo Albertelli
Marzo 2009 - Numero 5 - Anno II
N o n c o nve nt i o n a l P i l o !
ior nale del
G
l
Pilo
I
Alber telli
Vienna
Budap est
Istanbul
Albe
a pagine 2, 3
rtel
a
li in
via
gg
io!
air
Pu gl ia
Intervista
pag 8, 9
Chi trova un libro…trova un
amico…
Giorgia Fanari
“Tutti sanno che la vita non è vita
senza amicizia”. Nessuno può farne
a meno, neanche di parlarne, e, soprattutto, di scriverne.
(segue a pagina 9)
Musica
pag 7
No line on the horizon
Da “Stop alle guerre” a “Potere alle donne”:
sempreverdi U2
Claire
Finalmente Bono si spoglia delle
vesti di buon samaritano e, inforcati
gli immancabili occhiali, torna da
rockstar quale è a calcare il palco e
a scalare le classifiche.
Oceano Mare
di Alessandro Baricco
“Il destino non è una catena ma un volo”
Elisabetta Raggio
La fata carabina
di Daniel Pennac
Una rocambolesca ed esilarante avventura
tra vegliardi eroinomani e nonnette pistolere.
Luca Innarella IV E
Amy Winehouse come Janis
Luca Davoli
FILM
Pericolo
diseducatore
Giulia Bruno IIIF
stranieri, offendono le persone, si
arrogano in qualunque modo il diritto di essere giudice, giuria e plotone d’esecuzione, infrangono in
qualsiasi modo il rispetto a cui ciascuno ha diritto?
(segue a pagina 5)
“La libertà è innanzitutto il
diritto alla disuguaglianza”
Cecilia Lugi, Flavia Tiburzi, Marcello
Pieri VB
8 MARZO
a pagina 4
QUADRUPLA!
LIBRI
pag 5
persone insultano gli
Q uante
omosessuali, discriminano gli
pilo
In g h il te r r
OMOFOBIA
pag 9
Il curioso caso di Benjamin
Button
regia di David Fincher
Valeria Tiburzi
pag 5
La giornata
internazionale
della Donna
Claudia Severa IV E
I
l 28 febbraio 1909, negli USA, si
festeggiava per la prima volta la
giornata
internazionale
della
donna, dopo essere stata dichiarata dal Partito Socialista Americano.
(segue a pagina 5)
RAZZISMO
pag 6
A passo di
gambero verso il
razzismo
L
Andreas Iacarella, VA
'altro giorno alla stazione un
ragazzo italiano spintonava
rabbiosamente un altro ragazzo,
marocchino però. “Tornatene al
tuo paese”, “non stare qui a rubarci il lavoro”, “noi i negri non li
vogliamo”.
(segue a pagina 6)
PROIBIZIONISMO
pag 6
L'Italia dei No
Alessia Fortino, IC
O
nd
anoma
l
A
L'Albertelli vola in Turchia
P
Giuseppe Di Vetta IIB
La Musica scandirà questo “percorso di ricordo”, questo “sentimento della memoria”,
che tenterò di confidare, interamente: Enya,
dal sapore di tempo dimesso, o i più criptici
Pink Floyd per entrare in contatto con quel “mistero”, con quella riservatezza antica che convive con l’anima apparente di Istanbul.
Sorvolata la Grecia in aereo, con quelle nuvole dense, quelle facce di mare, quelle scogliere,
il viaggio per atterrare – finalmente – ad
Istanbul è breve: ti ha già sorpreso la sensazione che, lentamente, si comincia a cambiare
dimensione, confini, territori: il mare che si
scorge dall’oblò è scuro, blu oltremare, e
suggerisce uno strano senso di profondità.
Selvaggio perché inesplorato dalla mente di
un Occidentale, che, così assuefatto alla
dolcezza delle coste del Mediterraneo, si
stupisce di queste nuove geografie: coste
frastagliate, spiagge quasi assenti, isolotti
rocciosi, e infine il Bosforo. Pamuk, autore
di quel bel libro, “Istanbul”, pubblicato da Einaudi, scrive che “lo spirito e la forza di
Istanbul vengono dal Bosforo”. E’ un mare
che ci è estraneo, distante: colori, profumi,
[email protected]
ALBERTELLI
Istanbul
remetto che questo non sarà un articolo di
giornale: mi è difficile mantenere quel
distacco, quella giornalistica freddezza per poter parlare, raccontare e riportare quanto si è
vissuto ad Istanbul, e quanto questa città, a
distanza di giorni, abbia lasciato, in strali più o
meno intensi, nella mia mente e nella mia immaginazione. La Redazione, sempre così
comprensiva con un “dissidente” quanto me,
anche questa volta confido accoglierà questa
“Lettera”, questo racconto di esperienze, di
immagini, di suggestioni e percezioni.
Anno II - Numero 5
forme: abbiamo conosciuto il Bosforo in tempesta, cesellato da violente increspature: e un mosaico di navi, ferme, nella foschia, in attesa di
poter entrare nel Mar Nero. Un mare dell’attesa, forse, ma solo in apparenza: vivendo la
città, percorrendo i suoi “lungomare” che la
cingono, si scopre che il Bosforo è un cuore,
una pulsazione incessante, un fantasma silenzioso, ma anche un protagonista esigente.
E’ il suo spirito, la sua forza: si arriva in Hotel di
sera: Piazza Taksim, il centro di raccordo di
tutti i trasporti cittadini. Modernità e Passato si
rivelano già alla visione degli autobus: alcuni
vecchi, malandati, che ricordano tanto quei
film in bianco e nero di una Istanbul come scenario di qualche giallo inglese; poi la funicolare,
la modernità, il turismo, la necessità di “europeizzarsi” per le istanze politiche di un paese
ancora in formazione. La notte, verso le 23,
ancora la percezione di una “duplice città”: dei
giovani ragazzi, qualche panettiere, che trasportano su enormi cestini di paglia, posti sulle
loro teste, il pane caldo. Scivolano nelle Notti
d’Oriente, affatto lontane da “Le Mille e una
Notte”: tramonti color porpora, che si staglia-
no sul Bosforo; ti viene voglia, in quei momenti, di mettere su un po’ di musica: Ipod alle
orecchie, puoi affrontare l’estraneità di quel
tramonto, e la sua nuova potenza suggestiva.
Pioggia e freddo ci hanno accompagnati per
tutto il viaggio: Istanbul imbrunita, cielo terso,
con i suoi lunghi e larghi marciapiedi – testimonianza, ahimè non banale, di un senso di civiltà
molto più edificato del nostro -, i “Taksi”,
gialli, che corrono sfrenati e pericolosi, e le Moschee, i suoi minareti appesi alle nuvole, il Richiamo misterioso e antico del Muezzin. E poi,
ancora, il calore dei locali, il fumo dei Narghilè,
l’odore di fritto e di Kebab, meno invadente e
“unto” di quello ormai “autoctono” di Termini.
Santa Sofia e la Moschea Blu meritano l’anima
libera, disposta ad accogliere sensazioni, calori
“freddi”, sentimenti nuovi: il senso di una religiosità diversa, di un rapporto spirituale in cui
l’uomo vive una spazialità ulteriore a quella fisica: la Moschea non è una chiesa: è il “luogo”
che accoglie “il luogo del misticismo”. E’ solo
l’utero, l’involucro, il perimetro in cui si trova
un altro tempio: il tappeto su cui si prostrano i
fedeli, ed invocano la divinità. Ciò che si percepisce è un non so che di mistico, di riservato, di
“misterico”, nel senso orientale del termine. Sicuramente tutti i Liceali – e i futuri potranno
dirlo – nel cominciare il proprio percorso di
Filosofia saranno rimasti affascinanti dai
“culti misterici”, e dalla loro surreale atmosfera: ecco, è lo stesso senso che si percepisce, ora concretamente, all’interno di una
Moschea: un rapporto diverso con il divino.
Ma la vera Istanbul si ritrova solo nel “passeggiare”: percorrere la città, indagarne le
“distanze” con la nostra civiltà; sorridere nel
constatare che l’occidentalizzazione è in
atto, ma stringere le labbra quando ci si
accorge che la città sta perdendo il suo prezioso Passato. E’ un confronto, un dialogo,
in cui, è certo, la Modernità partecipa con le
Una settimana in Inghilterra
N
Irene Rossi IIIC
ella settimana tra il 15 e il 22 Febbraio un
gruppo di circa 50 studenti provenienti da
diverse classi dell’Albertelli, accompagnati dalle
professoresse Di Liberti, Cozzoli e Storone, si è
recato in Inghilterra per il viaggo-studio “One
week course”. Palcoscenico della nostra esperienza è stata la deliziosa cittadina di
Broadstairs, antico borgo di pescatori situato
nell’est della Contea del Kent.
Il corso è consistito in una totale immersione nella lingua inglese; non solo, infatti, ci recavamo ogni giorno alla Kent school of English,
ma inoltre alloggiavamo in famiglie, con cui
condividevamo parte della nostra giornata. La
mattina, però, la passavamo in classe con insegnanti madrelingua sempre diversi, dedicando
due pomeriggi esclusivamente allo speaking: divisi in piccoli guppi abbiamo svolto un
Marzo 2009
www.ondanomalapilo.com
O
nd
anoma
l
A
IN VIAGGIO
istanze economiche, politiche e solo in parte
culturali: non è il velo o il burka ciò che li mantiene legati alla loro tradizione, bensì una concezione diversa del Tempo, così flemmatico,
un’economia strettamente legata al “suolo”,
un’incapacità innata di sviluppare un senso moderno del denaro e della politica. La cultura c’è,
ed è viva: incontriamo nei nostri lunghi tragitti
in autobus o tram studentesse e studenti,
emancipati, e omologati alla moda europea.
Alcun velo, ma zaini a tracolla, Eastpack, Ipod,
Converse: l’Occidente filtra attraverso le Università, le scuole, Internet, sparsa tramite reti
Wi-Fi in tutta la metropoli (ben 14 milioni di abitanti ufficiali!). Il Gran Bazar è l’estasi per chi
cerca in Istanbul quell’anima commerciale tipicamente orientale: l’acquisto di un oggetto diviene “un affare”, ovvero un rapporto, un incontro,
tra il “cliente- ospite” e il commerciante. La
stretta di mano, alla fine della moderna “transazione” – quanto abbiamo perso noi Occidentali,
dimenticando quelle belle e intense terminologie? - è la testimonianza di questo rapporto di
calore e reciprocità anche nella banalità di un
acquisto. Gran Bazar e Bazar delle Spezie possono soddisfare anche l’osservatore, più restio ad
immergersi nel circolo vizioso degli affari: colori, profumi, gesti, e uno strano “ordine – disordine”. Merce disposta in abbondanza in piccoli
spazi: ingressi stretti, a volte reconditi. Questa
è l’Istanbul per i turisti, ma l’anima della città
che rimane occulta è il vero fascino della
vecchia Costantinopoli. Sempre Pamuk scrive di
questa “Tristesse” della città: tristezza, nel
senso più italiano del termine: malinconia, amara dolcezza, nostalgia, ricordo. Lo scrittore
turco concede proprio all’Italiano, la nostra preziosa lingua, la possibilità di svelare il senso puro di questa “tristesse”: forse possiamo conoscerla per la nostra Storia, per il nostro
percorso di “determinazione”, difficile e contrastato. Forse, aggiungo, perché come per la
sondaggio tra i cittadini del posto, e successivamente siamo stati chiamati a riferire quanto avevamo raccolto, con l’ausilio di cartelloni e grafici. Gli altri pomeriggi e la sera eravamo comunque occupati con gli insegnanti della Kent
School tra bowling, cinema, karaoke e discoteca. Ma le attività più divertenti, a mio avviso, sono state indubbiamente le danze folkloristiche
che, accompagnati da una piccola ma valida
orchestrina, ci hanno lanciato in un turbinio di
risate e allegria collettiva. Da ricordare, inoltre,
la visita all’imponente cattedrale di Canterbury
e la trasferta di sabato a Londra, città dal cuore
più che pulsante che merita indubbiamente di
essere vissuta in modo più attento, anche se la
fortuna ha voluto che noi l’ammirassimo in uno
splendido giorno di sole. Consiglio a tutti di fare questa magnifica esperienza perché, oltre a
sciogliere la conversazione in una lingua
sempre più fondamentale nella nostra vita “globalizzata”, permette di vivere e visitare un bel
paese come l’Inghilterra e di fare numerose amicizie, anche tra studenti di altre nazionalità.
Turchia è stato complesso riconoscersi in
un’identità, così per gli Italiani è stato complesso il confronto con il proprio Passato: un Impero, che grava, come l’Impero romano d’Oriente,
sulla nostra identità culturale. Se la cultura Latina nasceva da un dialogo con la Grecità, così
l’Italia e la Turchia sorgono da una Cultura Moderna e il retaggio della Classicità. E ciò genera
la medesima “tristesse” che in alcuni pomeriggi, all’imbrunire, si respira per i Fori Imperiali di Roma. Tento di parlare della tristezza di tutta
una città: Istanbul, così scrive Pamuk, e prosegue
elencando quegli scorci di vita che la confermano, in una sintesi poetica che ha il fascino della
letteratura orientale che conosce l’Occidente
ed il suo patrimonio culturale. Insomma, la tristezza è una condizione della mente che la città ha assimilato con orgoglio, o almeno così pare. Per questo
motivo è considerato un sentimento sia positivo che
negativo. Così prosegue lo scrittore turco, dissidente del “regime”, e rimpiango di non aver
affrontato la lettura di “Istanbul” prima del mio
viaggio. Ma svelare la tristezza di Istanbul è un
percorso individuale: io la sento in quella capacità della città di suggerire l’immaginazione, il momento di solitudine, di ritrovo, di meditazione,
di misticismo. Ogni paesaggio, ogni figura che
si muove in questa “città della malinconia” (come il venditore di ciambelle ambulante), è l’istinto a pensare l’insolito,
l’inconsapevole, l’indefinito. Forse –
eh, si, i “forse” sono tanti, perché
Comitato Antirazzista
Istanbul è fitta di dubbi, di domande,
di silenzi – questa è l’anima
È nato il comitato antirazzista dell'Albertelli. Il
dell’Oriente, che sa pensare ciò che non
nostro liceo, da sempre in prima linea nella lotta al
è con orgoglio, con libertà, con devorazzismo (ricordiamo il 4 ottobre scorso), è uno dei
zione, mentre l’Occidente ha deciso di
primi i in tutta a Roma a ospitare un simile collettivo.
declinare tutto ciò nella parola “FantaNasce nell'ottica di una rete di comitati inseriti in
sia”, troppo spesso segregata e giudiogni scuola romana, in coordinamento con
cata.
l'"assemblea giovanile antirazzista e contro ogni
discriminazione",
già
radicato,
oltre
che
Questa è la mia Istanbul….
nell'albertelli, anche nel Righi, nel Tasso, nel Newton.
Il comitato dell'Albertelli si riunisce quasi ogni
settimana il mercoledì. Contrallate i volantini sulle
pareti e chiedete info a Giovanni de Ghantuz Cubbe.
Brevi
Storia del Rock
Il corso per imparare l'inglese attraverso la musica
rock d'ora in poi sarà sempre di giovedì, ore 14.30, in
Aula Magna. Il professore d'inglese Alfredo Rocca e
Bruno Pantaleone eseguiranno alcune delle più
importanti canzoni nella storia del rock anglofono
con una chitarra acustica e una elettrica. Si
tradurranno i testi e poi si canterà tutti insieme. Un
corso divertente ma soprattutto utile per il vostro
inglese.
Corso di Chitarra
Studiare uno strumento, apprendere le regole
basilari della musica, oltre che appassionante, è
fondamentale per la formazioni culturale di persone
che come noi frequentano il classico. Per questo c'è il
corso di musica del professore Sandro Caiati, ogni
martedì, ore 14.30, Aula di Musica (piano dei licei,
centrale). Lo strumento privilegiato è la chitarra, ma il
corso è finalizzato anche a formare gruppi musicali
con diversi strumenti, nonché a dare nozioni generali
di teoria della musica (quindi pianisti, bassisti,
batteristi, musicomani tutti, accorrete!)
O
I N T E R V I S TA
Nome, cognome e data di
nascita.
Anna Auletta, 4 Agosto
(quindi sono del segno del leone)
di molti anni fa, però l’anno non
ve lo dico!
È sposata? Ha figli?
Ero sposata, adesso sono
vedova. Sì, ho 4 figli e anche 3
nipoti!
Ha animmali domestici?
Sì, ho un bellissimo cane di nome
Apollo.
nd
anoma
preferito?
Sì, adoro i gialli di Camilleri, il
mio personaggio preferito è il
commissario Montalbano.
Ha un consiglio per i
ragazzi?
Sì, vi consiglio di essere
sempre
prudenti
e
di
comportarvi in maniera coerente
e corretta. Non lasciatevi
influenzare dalla stupidità!
l
A
Anno II - Numero 5
[email protected]
Q U AT R U P L A !
Quando è nato?
(sorride) Eh, molto tempo fa…
nel 1945.
di Natale mi sono occupato degli
impianti con piacere, senza che
nessuno mi pagasse.
Qual è il suo film preferito?
Mi piacciono molto tutti i film
di Benigni, in particolare “La vita è
bella”.
Cambierebbe qualcosa nella
scuola?
Non farei pagare il contributo,
perché l’istruzione è un diritto di
tutti.
Le piace stare tutto il giorno a
contatto con i ragazzi? Qual è
il rapporto che ha con loro?
Sì, mi piace molto stare a
contatto con i giovani, per quanto
mi riguarda faccio tutto il possibile
per loro. Per esempio per la festa
Ha degli hobbies?
Sì, mi piace molto cucire ed
ascoltare musica leggera.
Segue o pratica qualche sport?
No, non sono appassionato di
sport, però mi piace camminare!
Da quanti anni lavora nella
scuola?
Dal 1979!
Che tipo di musica ascolta?
Mi piace molto la musica
Classica, ma anche la Lirica , in
particolare Bocelli.
Come si trova in questa
scuola?
Benissimo…eccetto quando
mi fanno arrabbiare!
Quali compiti svolge nella
scuola?
Sono un assistente tecnico. Per
quanto riguarda le materie
scientifiche, mentre il docente si
occupa di insegnare ai ragazzi la
teoria, io mi occupo della pratica.
Qual è l’aspetto che le piace d
i più del suo lavoro? Il
rapporto con voi “fanciulli”,
infatti, dato che i miei figli
abitano lontano da qui, vi
considero come i miei ragazzi!
Un consiglio per i ragazzi?
Impegnatevi per costruirvi un
buon futuro, la vita non è facile!
Ha un libro o un autore
Nome, cognome e data di nascita
Carmen Muscat. Sono nata a
Malta, ma la data di nascita non ve
la dico!
mattina per arrivare a
scuola?
3 ore da Aversa…tutte le
mattine mi tocca alzarmi molto
presto!
È sposata? Ha figli?
Sono sposata e ho due figli, un
maschio e una femmina. Joshua è
laureato in lingue e sta studiando
in Germania. Priscilla frequenta il liceo classico/linguistico ad Anzio,
dove abitiamo.
Manderebbe sua figlia
all’Albertelli?
La manderei volentieri in questa scuola perché ci sono professori gentili e comprensivi… Sono i genitori che a volte rompono un po’!
Per venire qui mia figlia si dovrebbe alzare troppo presto.
Quante lingue conosce?
Parlo tre lingue: maltese, italiano e inglese, che ho imparato
avendo vissuto tre anni e mezzo in
Canada. Conosco anche un po’ di
arabo poiché, avendo lavorato nel
settore
turistico
e
avendo
viaggiato molto, ho conosciuto
molte persone dell’Egitto, della Libia e della Siria.
Ha fatto altri lavori?
Sì, tanti. Ho fatto la sarta per
undici anni, poi, in Canada, ho lavo-
rato come rappresentante per
l’Avon per 11 anni: mi trovavo bene, ero brava e riuscivo a vendere
molto. Poi ho lavorato come magazziniera di un collegio per bei
ragazzi, figli di papà! Quando sono arrivata in Italia ho cominciato
a mettere su famiglia. Dopo
quattordici anni di uffici di collocamento sono stata chiamata a lavorare nelle scuole, impiego che
ormai svolgo da nove anni.
Cosa fa nel tempo libero?
Sono una persona che ha
sempre tanto da fare, ma una volta
alla settimana trovo il tempo per
ballare!
Mi
piace
tenermi
aggiornata sui nuovi balli di
gruppo e, anche se sono stanca e
ho mal di schiena, appena comincio a ballare mi passa tutto!
Nome cognome e data di
nascita:
Raffaele Capuano, sono nato a
Napoli il 18/10/1964
Perché la chiamano Nando??
Perché 2 settimane prima della
mia nascita morì un mio zio che si
chiamava così e da allora per me è
diventato come un soprannome.
C’è una regola che le sta
stretta da rispettare?
Si, stare nei canoni di vita
responsabile: a volte questa cosa
mi pesa perché non è sempre
semplice
comportarsi
correttamente
e
in
modo
responsabile.
Quanto tempo impiega la
Qual è il compito che svolge
più volentieri?
Nella vita privata mi piace
stare con le mie due figlie; per
quanto riguarda il lavoro mi piace
tutto, anche perché mi hanno
insegnato che ciò che fai con
amore è sempre piacevole e
soprattutto viene fatto bene.
Qual è il suo rapporto con gli
alunni?
È sempre bello stare a
contatto con i ragazzi, ma a volte
è difficile comunicare certe cose e
tramutare i consigli in fatti
concreti e positivi. Comunque, da
quando lavoro all’Albertelli, cioè
da 4 anni, mi ha colpito la
differenza di responsabilità dei
ragazzi di oggi rispetto a quelli
che ho conosciuto quando sono
arrivato in questa scuola.
Marzo 2009
O
www.ondanomalapilo.com
nd
anoma
l
A
OMOSESSUALITÀ
Pericolo! Diseducatore
Giulia Bruno IIIF
Troppi, sicuramente. Ma quando a farlo è una
persona che ricopre un ruolo di educatore, di
guida per la formazione dei cittadini futuri, il
pericolo che essa rappresenta si moltiplica per
il numero di persone a cui trasmette come un
morbo questi valori antisociali.
Crimini razziali, bullismo, omofobia, stupri:
il non-rispetto della diversità, della donna e
della persona in generale è la malattia del
giorno d’oggi, alla quale - come so per esperienza personale - non si sottraggono nemmeno i ministri dell’Amore universale, i preti.
Di recente aspettando un treno sono stata
insultata da un prete per aver abbracciato e baciato (sulle guance, tra l’altro) una mia cara
amica. Il prode difensore della morale si è messo a urlare ricorrendo a vocaboli come
“pervertite” e “schifose” e ad espressioni quali
“brucerete all’Inferno”, chiosando il tutto con
“Queste sozzerie fatele a casa vostra, non davanti ai bambini!”
Assistevano alla scena due bimbe di tre o
quattro anni con la madre: evidentemente il
buon pastore si preoccupava delle loro tenere
menti. Mi domando se siano state più
sconvolte e mal influenzate dal vedere me baciare una ragazza o lui insultarne due.
Un prete viene ogni anno a contatto, in qualità di guida spirituale e di insegnante, con
almeno un centinaio di bambini regolarmente
e con diverse migliaia di adulti più o meno
saltuariamente. Io mi dichiaro terrorizzata
all’idea che quel pio castigatore di costumi trasmetta ad altri la convinzione che un omosessuale possa essere disprezzato e messo alla
berlina (di lì a “punito” il passo è breve)
sfruttando la sua posizione di educatore. E
non mi abbandona il dubbio che se invece di
dare un bacio alla mia amica le avessi sfilato il
portafogli non avrebbe tuonato come una
Tromba del Giudizio.
Vorrei spingere quanti leggono a domandarsi cosa ne è del bambino affidato a un
insegnante razzista, a un prete omofobo, a un
“La libertà è innanzitutto il diritto alla
disuguaglianza”
(N.A. Berdjaev)
Flavia Tiburzi, Cecilia Lugi e Marcello
Pieri (VB)
N
el nostro quotidiano, nel percorrere il tragitto mattutino, per recarsi a scuola o a lavoro, nella metro o semplicemente quando ci
troviamo in un luogo affollato, gli occhi di chi
ci circonda sono solo dei volti sconosciuti e
non ci preoccupiamo di conoscere il loro
aspetto interiore, i loro interessi, la loro professione, il loro orientamento sessuale... Quando
però un nostro amico o conoscente si dichiara
omosessuale, anche se non discriminiamo la
sua “diversità”, in qualche modo, dentro di
noi, suona una sorta di “campanello di
allarme”, un pregiudizio comune a tutti noi, alimentato dalla società odierna e dall’influenza
culturale-religiosa. Al contrario, nell'antichità
l’omosessualità era considerata un fenomeno
umano, quasi uno sfogo emotivo, soprattutto
per i Greci e, in parte, anche per i Romani. Con
l’avvento del cristianesimo, la concezione di
omosessualità cambia radicalmente: la possibilità che due persone dello stesso sesso possano avere un rapporto, non esclusivamente sessuale, è un male. Questo sentimento di
avversione, che non si manifesta esclusivamente con la violenza, si è radicato nella nostra mentalità. Nel XX secolo si sono verificati
casi di persecuzioni contro gli omosessuali
(dato che non erano in grado di riprodursi e di
contribuire alla crescita demografica della popolazione) la più crudele delle quali fu durante
La giornata internazionale della donna.
O
Claudia Severa IV E
ggi la festività, di fondamentale
importanza per la nostra cultura, ricorre,
in diversi paesi dell’occidente, l’8 marzo ed è più
comunemente definita festa della donna. Tuttavia, ritengo che l’appellativo “festa” non sia del
tutto adeguato: seppure questa giornata sia
considerata generalmente come un’occasione
per omaggiare la femminilità, in realtà dovrebbe
essere vista soprattutto come un giorno di celebrazione per le conquiste sociali, politiche ed
economiche della donna.
La prima conferenza internazionale delle
donne fu svolta nell’ambito della seconda
internazionale socialista, a Copenaghen., con
l’avanzamento della prima proposta di celebrazione della festività in quella che, fino a poco
tempo fa era stata la Folkets Hus (la Casa del Po-
allenatore sessista, a chiunque gli insegni che ci
sono persone di serie B a cui può o deve fare
del male. E soprattutto cosa ne è di una società
educata da tali individui.
polo), ora acquistata dal Vaticano. La Giornata
Internazionale della donna è originariamente
collegata a diverse vicende leggendarie, ma soprattutto commemora avvenimenti storici che
senza dubbio costituirono passi fondamentali
per l’emancipazione femminile: tra questi, ricordiamo il tragico incendio della fabbrica
Triangle, nel marzo del 1911, dove persero la vita più di 140 persone, la maggior parte donne.
Da non trascurare l’8 marzo 1913, durante la prima guerra mondiale, in cui un numero incredibile di donne europee condusse diverse marce pacifiste. Incredibile fu l’azione delle donne russe
che, nel 23 febbraio 1917 –per il calendario giuliano, l’8 marzo- manifestarono animatamente
per la morte di ben 2 milioni di soldati russi in
guerra: fu grazie a queste che, alcuni mesi dopo,
ebbero luogo i primi movimenti popolari che generarono la famosa rivoluzione d’ottobre. Le insi-
il nazismo in Germania. Per questo motivo
più di 20.000 omosessuali tedeschi vennero
internati nei campi di concentramento. I prigionieri omosessuali, all'interno dei campi nazisti, venivano identificati con un triangolo rosa rivolto con una punta verso il basso. Questo
simbolo, in ricordo dello sterminio, è spesso
usato dai movimenti omosessuali nelle lotte
contro la discriminazione e da personaggi di
rilievo nel mondo musicale come i Bronski
Beat, band synthpop britannica degli anni '80.
Oggi in Italia le libertà delle coppie gay si limitano al diritto di convivenza, anche se l'associazione ARCIGAY si sta battendo per ottenere la possibilità di contrarre il matrimonio, facoltà che in altri paesi è già stata accordata, e
di adottare bambini. Per quanto riguarda le
lotte per l'emancipazione della comunità gay
ci sembra opportuno citare “Milk”,film biografico, nelle sale da Gennaio, il cui protagonista,
Harvey Milk, interpretato da Sean Penn, primo
gay dichiarato ad essere eletto ad una carica
politica negli Stati Uniti, fu assassinato nel
1978 da un ex consigliere omofobo.
Il nostro punto di vista al riguardo si rispecchia nella frase di Freud tratta da Il disagio
della civiltà: “La libertà non è un beneficio
della cultura: era più grande prima di qualsiasi cultura, e ha subito restrizioni con
l'evolversi della civiltà”.
8 MARZO
stenti proteste indussero addirittura lo zar Nicola II ad abdicare, conducendo il governo a
conferire il diritto al voto alle donne.
Nel 1977 le Nazioni Unite stabilirono che, a
seconda delle differenti tradizioni, gli stati
membro erano liberi di scegliere un qualsiasi
giorno dell’anno per festeggiare l’emancipazione della donna negli anni e sottolineare le pari
opportunità che, ancora oggi, non sono state
pienamente raggiunte.
E’ per questo che l’8 marzo non è assolutamente una banalità o l’ennesima occasione per
cedere all’incosciente consumismo, né tanto
meno la festa che pone l’attenzione sulla donna
solo per un giorno, ma deve essere considerata
per quello che è realmente chiamata a rappresentare: un intero secolo di lotte e conquiste di
cui oggi la donna è fiera.
O
nd
anoma
l
A
A passo di gambero verso il razzismo
24 luglio 2008:
Il Ddl n. 92 del 23/5/2008 è convertito in Legge. Con questo atto il Consiglio dei Ministri da inizio ad una serie di provvedimenti che prenderanno
il nome di “pacchetto sicurezza”.
L
Andreas Iacarella, VA
'altro giorno alla stazione un ragazzo italiano spintonava rabbiosamente un altro ragazzo, marocchino però. “Tornatene al tuo
paese”, “non stare qui a rubarci il lavoro”, “noi
i negri non li vogliamo”. Il secondo ragazzo
abbassa lo sguardo a quella pioggia di parole,
ogni sillaba gli si imprime sul volto
annacquando i suoi occhi d’ebano. Lungo il
marciapiede arriva una signora, si ferma,
guarda l’orologio e riprende a divorare il terreno a passi svelti: è terribilmente in ritardo! Scivolando di fianco alle due figure non gli dedica neanche quello sguardo, quel minimo di
interesse che, di fronte ad un gesto del genere, sarebbero naturali.
Ecco, forse il problema sta proprio qui; in
pochi decenni la nostra società si è rovesciata,
ciò che prima era chiamato razzismo ha assunto oggi una miriade di altri nomi: difesa
delle frontiere, sicurezza nelle città, tutela del
lavoro per gli italiani. Stiamo assistendo ad
uno dei più grandi crimini mai concepiti ai
danni dell’umanità: la normalizzazione anzi
meglio, la banalizzazione del razzismo. L’odio
xenofobo, la rabbia e le rappresaglie nei
confronti degli stranieri sono ormai sotto gli
occhi di tutti, non stupiscono più, tanto che
anche il Governo se ne fa portavoce.
Forse proprio l’abitudine a considerare
normale un gesto assurdo come picchiare un
ragazzo per il colore della pelle riesce a privarlo dell’attenzione che gli sarebbe necessaria, facendolo crollare nella banalità.
Diventano quindi normali le classi-ghetto,
promosse dal Ministro dell’Istruzione, dove i
bambini stranieri dovrebbero essere rinchiusi
per agevolare lo studio ai loro compagni italiani. Così come è ritenuto accettabile che il Governo di uno Stato democratico inviti la popolazione a formare ronde di cittadini volontari
e “disarmati”, atte a coadiuvare le forze
dell’ordine. In questo generale processo di
normalizzazione del razzismo anche l’immigrazione clandestina, la fuga obbligata dal
proprio Paese e dalla propria famiglia, è diventata (con l’approvazione del pacchetto sicurezza) un crimine al pari di un furto d’auto o
una rapina. E’ stata infatti inserita nel nostro
codice penale l’aggravante di clandestinità,
che andrà a sommarsi alla pena prevista per
qualsiasi altro reato: chi, per esempio, compie
un semplice furto potrebbe sperare di “cavarsela” con un minimo di 6 mesi di reclusione, se
clandestino la pena sarà come minimo
raddoppiata.
Ma
ciò
che
stupisce
maggiormente è l’emendamento che abroga il
divieto di denunciare alle autorità gli immigrati irregolari che si rivolgono alle strutture
sanitarie pubbliche. Oltre ad essere in netto
contrasto con l’articolo 3 del Codice deontologico(1), il provvedimento avrà effetti nefasti su
tutta la società: sono infatti già molti i clandestini che, per non farsi denunciare, rifiutano di
farsi curare o, peggio, si rivolgono a medici che
non hanno le carte in regola. Ciò, oltre a causare
un aumento della diffusione di numerose patologie infettive, rischia di creare una situazione di
confusione e di stress che, a lungo andare, potrebbe anche degenerare in atti di violenza, Parigi docet.
Ma in tutto ciò, viene da chiedersi, cosa
fanno i maggiori mezzi di informazione? Si adeguano semplicemente a questa anormale normalità, cementificandone le basi con l’incredibile
magia del tubo catodico. Dedicano fiumi di parole ad uno stupro del quale sono stati accusati,
forse giustamente forse no, due romeni mentre
liquidano in un trafiletto migliaia di casi di
donne violentate, tra le mura domestiche, dai
propri italianissimi partner. O ancora si esaltano
in lodi esagerate per l’istituzione delle ronde…
in America ci sono già da dieci anni! Si sa, a noi
italiani, il modello americano è sempre piaciuto
molto.
Anno II - Numero 5
[email protected]
Il 5 agosto 1938 sulla rivista La difesa della
razza viene pubblicato un manifesto del quale
riporto il seguente articolo:
È TEMPO CHE GLI ITALIANI SI PROCLAMINO FRANCAMENTE RAZZISTI.
(…) La questione del razzismo in Italia
deve essere trattata da un punto di vista
puramente biologico, senza intenzioni filosofiche o religiose. La concezione del
razzismo in Italia deve essere essenzialmente italiana (…). Questo non
vuole dire però introdurre in Italia le
teorie del razzismo tedesco come sono
(…). Ma vuole soltanto additare agli Italiani un modello fisico e soprattutto
psicologico di razza umana che per i
suoi caratteri puramente europei si
stacca completamente da tutte le razze
extra-europee, questo vuol dire elevare
l'italiano ad un ideale di superiore coscienza di se stesso e di maggiore responsabilità.
La storia insegna…sta a noi fare in modo
che non si ripeta.
Stiamo quindi attenti a sfuggire agli ingranaggi subdoli di questo sistema per conservare
quella sensibilità, personale e collettiva, che ci
permetta ancora di non considerare normale
tutto il razzismo che ci circonda.
PROIBIZIONISMO
L'Italia dei No
V
Alessia Fortino, IC
icenza, “Vietato sedersi sulle panchine”. Roma, “Vietato tenere aperti i laboratori artigiani oltre l’una di notte”. Eboli, “Vietate le effusioni amorose in macchina”. Novara, “Vietato sostare in tre nei giardini o nei parchi pubblici”.
La lista dei divieti assurdi potrebbe continuare ancora per molto. Ormai sono più le cose proibite che quelle concesse. Ci sono casi in cui le
proibizioni sfociano quasi nel razzismo, come a
Lucca dove non sono ammessi locali di etnie diverse. In tutta Italia piovono tantissimi NO.
Sembra che lo Stato guardi alla sua popolazione
come ad una massa di bambini, a cui promettere premi (pochi) e infliggere punizioni (molte).
Ma qual è la ragione di questo neoproibizionismo? Le motivazioni portate dai sindaci sono
molteplici, si va dal decoro urbano fino alla lotta
contro l’immigrazione. Ma le radici affondano
nella ricerca di sicurezza da parte dei cittadini.
La gente vuole sicurezza? La politica risponde
proibendo. Ma non si fa differenza tra chi davvero è fuorilegge e chi invece no. A tutti questi divieti non obbediranno i violenti a cui sono rivolti, ma chi già è impaurito. Ma allora davvero
questa è la strada per la sicurezza nelle città? Evidentemente i politici non credono nell’idea per
cui se una cose è proibita attira di più e si è più
spinti a farla. Anche in America hanno sottolineato l’eccesso dei divieti in Italia. L’Indipendent ha pubblicato un articolo in cui si denunciano le infinite regole che si sono riversate
sul nostro Paese, concludendo in modo sarcastico dicendo che “Stiamo vietando tutte le cose
divertenti”. Ma con questi divieti non si arriva a
nulla. Allora qual è la soluzione? Bisognerebbe
puntare ad una crescita della coscienza civile
dei cittadini, ad una maggiore conoscenza dei
propri diritti e doveri, per arrivare alla consapevolezza che la libertà di ciascuno finisce dove
inizia quella dell’altro. Qui sono chiamati in causa i media, che propongono continuamente modelli di comportamento quanto meno discutibili e che, anche quando si tratta di fare informazione, puntano sulla morbosità più che sulla
correttezza e trasparenza. Ma anche le famiglie
e le scuole che non impartiscono quell’educazione e non forniscono quella cultura necessarie per vivere in modo civile. Ma forse la cultura
sarà il prossimo obiettivo del proibizionismo,
come ironicamente propone il comico Paolo
Rossi. Perché non multare chi conosce l’autore
dei “Promessi sposi” o chi legge l’Odissea!? In
fondo a che serve la cultura se non a saper
leggere la realtà e a pensare con la propria testa…
Marzo 2009
O
www.ondanomalapilo.com
MUSICA
nd
anoma
l
A
No line on the horizon
Da “Stop alle guerre” a “Potere alle donne”: sempreverdi U2
Claire
inalmente Bono si spoglia delle vesti di
buon samaritano e, inforcati gli immancabili
occhiali, torna da rockstar quale è a calcare il
palco e a scalare le classifiche. Non che ci dispiacesse vederlo impegnato nelle sue missioni umanitarie, tutt'altro; forse, però, sfornare un buon
disco, impresa oggigiorno ardua quasi
quanto migliorare il
mondo, è sempre riuscito meglio a lui e alla
sua band. Il 2 Marzo, a
cinque
anni
di
distanza dall'anomalo
ma piacevole How To
Dismantle an Atomic
Bomb, il nuovo, attesissimo album inedito
degli U2 No Line On
The
Horizon
raggiunge gli scaffali
inglesi, oceanici e
giapponesi
e
nei
giorni successivi si
irradia in tutto il
mondo
nelle
sue
scintillanti e costosissime “special editions”. La nostra curiosità era
stata già sufficientemente stuzzicata dal singolo
Get On Your Boots, e non solo per il video femminile dalle atmosfere daliliane che aveva accompagnato la sua uscita. La canzone è un po' un' Elevation “impegnata”: sotto il sound accattivante,
un testo che è una chiara negazione di “voler
parlare dei conflitti tra le nazioni” e un'esplicita
incitazione alle donne a “infilarsi gli stivali” e a
rendersi conto del fatto che sono il “futuro del
mondo”.
F
Amy Winehouse
come Janis
A
Luca Davoli
quanto pare il rithm ‘n’ blues continua a
proporsi e sempre con grande partecipazione da parte del pubblico. Soprattutto in
Inghilterra dove negli ultimi anni artisti come
Joss Stone, Amy Winehouse e Duffy hanno conosciuto fama internazionale. Negli anni sessanta era Janis Joplin una dei principali
interpreti blues fra i bianchi, oggi, con il suo
album Back to black (2007), Amy Winehouse,
come genio creativo, dimostra di aver
raggiunto la maestra Janis.
Back to black si svolge su undici brani,
scritti tutti da Amy, sola o in collaborazione;
tra i più girati in radio ci sono Rehab, Love is a
Losing game, You know I’m no good e Back to
black; della produzione di questi brani in particolare si è occupato Mark Ronson, importante
figura della discografia britannica, a volte con
amy sul palco. Oltre a questi pezzi compongono il primo lato del disco anche uno stupendo
blues, Me and mr. Jones, e Just friends. Il secondo lato, più soul rispetto al primo, ci apre
invece a pezzi meno sentiti per radio, ma
senz’altro all’altezza. Dopo un disco così speriamo che la produzione di Amy non si
interrompa a causa della sua poca voglia di vivere.
Buona la canzone di apertura, omonima
dell'album, che dopo un ascolto superficiale si rivela una sorta di sum-up, strettamente autoreferenziale, dell'esperienza U2. Il gruppo non ha
certo bisogno di reinventarsi e, pur con un
approccio nuovo, attinge al composito bagaglio della propria florida
carriera, forse con una più forte inclinazione verso Achtung Baby(1991). E
anche se non tirano fuori un nuovo
Joshua Tree(1987), Bono&Co. dimostrano chiaramente di essere la band
dietro quel capolavoro e di aver
raggiunto una serena e più che rispettabile maturità non senza aver
deviato a volte per cammini sperimentali più o meno felici. E se Unknown caller è quasi un manifesto della
poetica U2, in cui gli inconfondibili
timbro Vox e chitarra The Edge evocano un po' Walk On(All That you
Can't Leave Behind, 2000), un po' la
più recente Window in the Skies(U2
18Singles, 2006), Breathe sembra essere un altro classico sempreverde
da cantare tutto d'un fiato e la clo-
sing track Cedars Of Lebanon è un monologo tetro, un po' ambiguo, con alternanza di parlato e
falsetto; Stand Up Comedy tira fuori la vecchia
formula di “Stand up for your love!” e la rielabora in una chiave che sa un po' di Pop(1997) e
l'eco della preghiera "Let me in the sound"(
"fammi entrare nel suono") di Get on Your
Boots introduce la
mistica
FEZ-Being
Born. Regina della
tracklist è sicuramente I'll Go Crazy if
I Don't Go Crazy Tonight; cala invece un
po'
l'elettricità
dell'atmosfera nella
godibilissima ballata
White as snow. Nessuna track è da
scartare: nella sua totalità, No Line on The
Horizon rappresenta
la conferma del fatto
che, pur mantenendo
il proprio personalissimo spirito, gli U2
sono sempre capaci
di creare nuovo materiale senza scadere in ripetitività, banalità o risultare antiquati o superati: davvero non si
sente il peso di quasi trenta anni di carriera.
NdA: Purtroppo, le orecchie romane non
sembrano essere degne di ascoltare dal vivo
questi pezzi inediti: Gli U2 ignorano del tutto la
capitale: il loro tour, 360°, toccherà l'Italia per
un'unica data, a S.Siro, il 7 luglio (fonti non ufficiali parlano di un ulteriore concerto la serata
dopo, sempre a Milano). Coloro che non saranno bloccati a Roma per gli esami potranno
approfittare e godere di un tour con un allestimento del palco veramente fuori dal comune...
fortunati loro.
O
LIBRI
nd
anoma
l
A
Anno II - Numero 5
[email protected]
La fata carabina
di Daniel Pennac
Una rocambolesca ed esilarante avventura tra vegliardi eroinomani e
nonnette pistolere.
I
Oceano Mare
di Alessandro Baricco
“Il destino non è una catena ma
un volo”
I
Elisabetta Raggio
l mistero del mare avvolge e stordisce i
personaggi di un mondo tanto assurdo
quanto reale. Intorno al vero protagonista del
romanzo l’Oceano Mare ruotano uomini nel
disperato tentativo di carpirne il segreto, essenziale per poter finalmente tornare o iniziare a vivere.
Le onde trascinano sulla spiaggia ogni cosa
davanti alla Locanda Almayer, scenario al di
fuori del mondo e del tempo, ma nello stesso
momento talmente determinato da segnare il
confine fra terra e mare, fra sicurezza e
incertezza, fra malattia e possibilità di guarigione, fra contraddizione e surrealtà, fra dolore e follia. È in questo scenario che Plasson dipinge il mare con acqua salata, Bartleboom
tenta di individuare sulla sabbia il punto
esatto in cui l’oceano si esaurisce, la bella
adultera Ann Deverià deve guarire proprio
dall’adulterio, Thomas e Adams, attendono
vendetta, segnati da un’esperienza nel ventre
del mare, la piccola Elisewin si sottopone alla
cura del “bagno d’onda”, le navi non partono,
ma arrivano, e i bambini ne sanno più degli
adulti, ma di questo in fondo non c’è da stupirsi!
Questo è il romanzo che è riuscito a vendere più di 700 mila copie, appassionando i lettori, catapultandoli in una realtà talmente lontana da quella di ognuno da diventare un po’
parte di tutte. Non a caso, infatti, Alessandro
Baricco, è riuscito a rivalutare e stravolgere un
topos letterario come quello del mare, caricandolo delle aspettative dei personaggi in
cerca di se stessi nell’immagine riflessa da uno
specchio d’acqua. Si tratta di una storia surreale, che trasmette un senso di tranquillità e sicurezza: chiunque può iniziare a credere a se
stesso e trovare qualcosa da imparare. Si può
però, apprezzare e godere fino in fondo questa storia solo se ci si lascia trasportare, al di là
della suspense e degli artifici retorici, nel
ventre del mare. Lì dove l’oceano mare è insieme desiderio e incubo, concretezza e fantasia,
Baricco leviga con l’inchiostro una distesa
d’acqua, rendendola poesia.
Luca Innarella IV E
n una Parigi sconvolta da un misterioso
assassino di decrepiti vecchietti,
nonnette che si fanno giustizia da sole e
dal fenomeno della droga dilagante tra gli
ottuagenari di Belleville, la coloratissima
famiglia dei Malaussène accoglie alcuni
vecchi ormai tossicodipendenti nel proprio appartamento (che ha per ingresso un
vecchio e scassatissimo ferramenta) per
disintossicarli. Ma Benjamin Malaussène,
che per mestiere fa il “capro espiatorio” in
una redazione chiamata “Il Taglione”, si ritrova ad essere il primo sospettato assassino di anziani.
Bisogna premettere che Malaussène è un
trentenne dotato di un’innata sfortuna e primogenito di una famiglia incredibilmente assurda e unita. I suoi componenti sono personaggi insoliti, di ogni età e per ogni gusto,
tra fratelli piromani, sorelle veggenti, un cane che soffre di epilessia, uno zio Serbocroato e tanti altri.
Questa carrellata di personaggi e di
sventure ha per sfondo il quartiere di Belleville, “…questo fottutissimo quartiere!” per usare le parole di Malaussène, un quartiere multietnico dalle mille culture e realtà, il quartiere
dei Malaussène, dove possono accadere (e accadono!) cose che hanno dell’incredibile, al limite
dell’immaginabile, e per immaginabile intendo
quella serie di equivoci in cui solo la famiglia dei
Malaussène riesce ad incappare.
Daniel Pennac, scrittore ed ex professore di
Liceo a Parigi, ha dedicato sei libri alle sventure
dei Malaussène, riuscendo, con il suo
i
nconfondibile stile, a cogliere i lati divertenti di
un Noir che generalmente per altri autori assume tinte fosche e truculente, al limite del genere. Pennac con la sua penna riesce a
sorprenderci, a mozzarci il fiato… e a divertirci.
“La fata carabina” è un libro in cui tuffarsi, è
un libro che vi catturerà e riuscirà a rapire la vostra attenzione, ancorerà la vostra mente alla
sua storia, anche mentre state traducendo una
versione di Greco.
Buona lettura
FILM
Il curioso caso di
Benjamin Button
regia di David Fincher
B
Valeria Tiburzi
enjamin Button nasce a New Orleans alla
fine della prima guerra mondiale, in
circostanze alquanto strane. Presenta infatti
la salute di un ottantenne, con artrite, cataratta e cecità e per questo viene abbandonato da suo padre e accolto in una casa di riposo dalla governante Quennie. Il dottore
che lo visita prevede la sua morte entro poco
tempo, ma più giorni passano e più Benjamin
ringiovanisce.
La
vita
all’interno dell’ospizio e’ piacevole
Marzo 2009
www.ondanomalapilo.com
O
nd
anoma
l
A
Chi trova un libro…trova un amico…
“Tutti sanno che la vita non è vita senza amicizia”.
C
Giorgia Fanari
icerone dedicò un’intera opera, il “De amicitia”, per arrivare a comprendere, spiegare e
definire cosa fosse l’amicizia. Giunse alla conclusione che nessuno di noi può sopravvivere
nell’isolamento e nella solitudine, ma al contrario tutti siamo predisposti a cercare qualcuno
che ci somigli, che ci protegga e che ci appoggi.
Nessuno può farne a meno, neanche di parlarne,
e, soprattutto, di scriverne. Infatti, proprio nei libri, possiamo trovare qualcosa che ci colpisca e
che ci ricordi la nostra esperienza e la nostra
concezione dell’amicizia.
A partire da coloro che si ritengono asociali,
distaccati, scontrosi: in realtà nel loro animo
hanno un posto riservato per una persona considerata speciale, una persona da proteggere alla
quale rivelare la propria bontà. Giovanni Verga,
in una delle sue novelle più belle e più famose,
“Rosso Malpelo”, ci svela proprio questo. Malpelo, considerato alla stregua di un diavolo,
prende a proteggere un ragazzo di nome Ranocchio: quando questi si ammala, Malpelo è
disposto a sacrificare la
sua paga per comperargli da mangiare.
Per chi non può fare
a meno di condividere
esperienze ed emozioni con gli amici, per chi
crede che qualsiasi cosa acquisisca un valore
maggiore, se fatta in
compagnia di persone
che si apprezzano e si
ammirano, si consiglia
“I ragazzi della via Pal”
di Molnàr.
“Due di due” di
ed il giovane fa presto amicizia con tutti, ma in
particolar modo con Daisy, una bambina che viene spesso a trovare la nonna. I due stringono un
forte legame, ma si dovranno separare quando
Benjamin, a sedici anni, decide di imbarcarsi sul
rimorchiatore del capitano Clark. Durante questo viaggio vive una serie di nuove esperienze:
si innamora per la prima volta, prova in prima
persona i dolori della guerra e conosce suo padre, il quale però gli rivelerà la sua identità solo
in punto di morte.
Torna a New Orleans dopo alcuni anni e
rincontra anche Daisy, divenuta ormai una famosa ballerina. Passa del tempo e la ragazza a Parigi viene investita da un auto e deve rinunciare
alla carriera artistica: e’ questo il momento in
cui i due iniziano a vivere insieme. Poco tempo
dopo aver aperto una scuola di ballo Daisy rimane incinta di Caroline. Quando la piccola
compie il suo primo anno di età, però Benjamin
decide di abbandonare la famiglia, perche vuole
per sua figlia una vita normale. Tornerà solo dopo 13 anni, per vedere rapidamente la quattordi-
Andrea De Carlo, è da consigliare a coloro che
nell’amicizia amano la diversità e allo stesso
tempo la complementarietà: Mario e Guido, i
protagonisti, sono l’uno l’opposto dell’altro, ciò
nonostante non possono fare a meno l’uno
dell’altro.
Chi considera l’amicizia come imitazione,
emulazione ed ammirazione si ritroverà nel
bellissimo romanzo di Cesare Pavese “La luna e i
falò” in cui viene descritto il rapporto tra il protagonista e l’amico Nuto, più grande di tre anni.
Nuto è per il protagonista un ideale di vita, una
persona che non smette mai di stimare per i
suoi comportamenti, per le cose che sa, per il
suo modo di parlare, di suonare, di interagire
con le persone.
Una delle storie d’amicizia più tenere e dolci
che nasce dal cuore, è quella tra il Piccolo Principe e una volpe che Antoine de Saint Exupèry
narra ne “Il piccolo principe”. La volpe spiega cosa significa “addomesticare”: è da intendere come “creare legami”, creare un rapporto di amore e di amicizia tra due esseri che, proprio da
questo legame che si è stabilito tra
di loro, traggono gioie , dolori e ragione di vita. Altrettanto particolare
e sognante è l’amicizia de “Storia di
una gabbianella e del gatto che le
insegnò a volare”, di Louis Sepulveda.
Chi ama il fantasy e vuole leggere
un libro in cui l’amicizia è talmente
importante che persino l’amore è quasi del tutto assente, sarà soddisfatto
da “Il Signore degli Anelli” di Tolkien,
così come dalla saga di “Harry Potter”
di J.K.Rowling, in cui l’unione tra i protagonisti fa davvero la forza.
Coloro che, come Fred Uhlman,
hanno un’idea romantica dell’amicizia
cenne Caroline e Daisy, sposata con tale Frank
Martin. Anni dopo la morte di quest’ultimo Daisy viene chiamata dai servizi sociali, i quali
hanno trovato un bambino di dodici anni
affetto da numerosi sintomi di demenza senile
che porta con se un diario, dove viene citato
spesso il suo nome ed il suo indirizzo. Daisy si
prende cura del piccolo Benjamin finche questi
per cui l’amico è colui che è in grado di
comprendere il nostro “bisogno di fiducia, di
lealtà e di abnegazione”, colui per il quale si è
disposti anche a dare la vita, può leggere il breve ma intenso romanzo “L’amico ritrovato”, in
cui tra i due protagonisti si instaura un legame
tale per cui il primo vive in funzione dell’amicizia che l’altro gli concede dandogli la possibilità di donare tutto se stesso.
Tutte questi libri citati non vogliono dare
una definizione dell’amicizia poiché è giusto
che ognuno concepisca l’idea di “amicizia” a
proprio modo, ognuno cerca in un amico ciò
che vuole trovare. Tuttavia evidenziano, se ce
ne fosse bisogno, che di un amico non si può fare a meno, perché è colui su cui si può sempre
contare, che ci aiuta ad andare avanti in ogni
occasione e a migliorarci. È con questa esperienza di “amore” che si acquista una maggiore
consapevolezza delle proprie capacità, della
propria sensibilità, del proprio saper dare e saper ricevere, perché tra noi e gli amici “è divisa
in due la stessa anima”.
in fasce non muore tra le sue braccia.
Articolato sulle fantastiche note di Alexandre Desplat il film e’ stato vincitore di 3
Oscar e innumerevoli premi tra i più svariati.
Troppo lungo e noioso per alcuni, emozionante e commovente per altri, il curioso caso di
Benjamin Button è senza dubbio un film da vedere.
O
nd
anoma
l
A
Anno II - Numero 5
[email protected]
Marzo 2009
www.ondanomalapilo.com
O
nd
anoma
l
A
O
nd
anoma
l
A
Anno II - Numero 5
[email protected]
La Posta
Adri: glielo dici a tutte le tue
ammiratrici che pensi solo a me?
“lasciate ogni speranza o voi che
provate” ahahahah
***
Edvige tua zia ti ama!
***
Per te non smetterò mai di battere
my sweet London!
***
Ad una ragazza del IV E spero che le
mie canzoni ti rimangano in testa
almeno quello… The Killer n’z
***
Giulio III B ma quanto sei bello? III F
***
All’angelo del III F: sei maggnietico
(ma capoccione) by le tue donne
***
Anche se non mi calcoli io non potrò
mai smettere di cercare il tuo
sguardo, Adri! Trovami, sono tua!
***
Andiamo a ballare in Puglia, Puglia,
Puglia!!!
***
Patatina per te ci sarò sempre,
ricordatelo! Tua, topina
***
Aiutooooo!!! Mancano meno di 100
giorni all’esame! Si prospetta
suicidio di massa… :-(
***
Maurizio I F che aspetti a farti
avanti?! Lei ti sta aspettando…
***
Ragazza bionda del 1 D con la Pinko
bag ti penso sempre, 6 la mia
medicina che ogni mattina mi tira
su. Streghetta se vuoi ci potremmo
incontrare ogni giorno alle
macchinette della succursale...
***
Cleopatra sei bellissima
***
Londra indimenticabile. Isola felice.
***
Video killed the radio star!Video
killed the radio star! Giulia e
Violetta vi adorooooo! By Cate
***
Viva Valeria, la nostra redattrice...Ti
vogliamo bene! 4C [bestiolina 4ever
=D]
***
Zio Giaggio Ti vogliamo bene!! by
Cex e Fulvs (VB)
***
In IV C lo zoo: gatta, gazzelloni,
grillo...Solo non si vedono i 2
leocorni! XD
***
“Con tutte quelle, tutte quelle
bollicine!” Sere ti amo!
***
Alessandro (VB) prima o poi te salto
addosso!
***
Angelo, sei pazzo!!! =)
***
Per Luca III E: sei il ragazzo + bello
che abbia mai visto. By biondina_94
***
Ragazzi, vi devo dire una cosha:
“Tornate a casha!” BroadStairs
***
Spatocco: 1 uomo un mito! Ti
vogliamo bene! Sally&Cate
***
Per Giorgia III F: sei la rosciettina
più bella dell'Albertelli! Ed anche
l'unica...da un ammiratore segreto
***
Mi fa sempre piacere ricevere i tuoi
complimenti; mi piacerebbe
conoscerti, perché non ti fai avanti?
Tu la chesterfield, io
l'accendino...Per la mia fan da
Valerio III E
***
Pitocco we love you!! Ammiratrici
del ginnasio
***
φλωψ & κηξ
***
Apriamo due minutini la finestra? O
no? Pika-Pika!!
DIRETTORE:
Elisabetta Raggio
REDATTORI:
Si ringraziano i collaboratori di questo numero
Giorgia Fanari
Lorenzo Raffio
Chiara Borrelli
Armando Pitocco
Luca Davoli
Valeria Tiburzi
Giulia Bruno III F, Giuseppe Di Vetta II B, Alessia Fortino I C, Andrea Iaccarella
IMPAGINAZIONE:
V D, Luca Innarella IV E, Cecilia Lugi V B, Marcello Pieri V B, Irene Rossi III C,
Claudia Severa IV E e Flavia Tiburzi V B
Armando Pitocco
Lorenzo Raffio