Marzo 2009 - Pilo Albertelli
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Marzo 2009 - Pilo Albertelli
Marzo 2009 - Numero 5 - Anno II N o n c o nve nt i o n a l P i l o ! ior nale del G l Pilo I Alber telli Vienna Budap est Istanbul Albe a pagine 2, 3 rtel a li in via gg io! air Pu gl ia Intervista pag 8, 9 Chi trova un libro…trova un amico… Giorgia Fanari “Tutti sanno che la vita non è vita senza amicizia”. Nessuno può farne a meno, neanche di parlarne, e, soprattutto, di scriverne. (segue a pagina 9) Musica pag 7 No line on the horizon Da “Stop alle guerre” a “Potere alle donne”: sempreverdi U2 Claire Finalmente Bono si spoglia delle vesti di buon samaritano e, inforcati gli immancabili occhiali, torna da rockstar quale è a calcare il palco e a scalare le classifiche. Oceano Mare di Alessandro Baricco “Il destino non è una catena ma un volo” Elisabetta Raggio La fata carabina di Daniel Pennac Una rocambolesca ed esilarante avventura tra vegliardi eroinomani e nonnette pistolere. Luca Innarella IV E Amy Winehouse come Janis Luca Davoli FILM Pericolo diseducatore Giulia Bruno IIIF stranieri, offendono le persone, si arrogano in qualunque modo il diritto di essere giudice, giuria e plotone d’esecuzione, infrangono in qualsiasi modo il rispetto a cui ciascuno ha diritto? (segue a pagina 5) “La libertà è innanzitutto il diritto alla disuguaglianza” Cecilia Lugi, Flavia Tiburzi, Marcello Pieri VB 8 MARZO a pagina 4 QUADRUPLA! LIBRI pag 5 persone insultano gli Q uante omosessuali, discriminano gli pilo In g h il te r r OMOFOBIA pag 9 Il curioso caso di Benjamin Button regia di David Fincher Valeria Tiburzi pag 5 La giornata internazionale della Donna Claudia Severa IV E I l 28 febbraio 1909, negli USA, si festeggiava per la prima volta la giornata internazionale della donna, dopo essere stata dichiarata dal Partito Socialista Americano. (segue a pagina 5) RAZZISMO pag 6 A passo di gambero verso il razzismo L Andreas Iacarella, VA 'altro giorno alla stazione un ragazzo italiano spintonava rabbiosamente un altro ragazzo, marocchino però. “Tornatene al tuo paese”, “non stare qui a rubarci il lavoro”, “noi i negri non li vogliamo”. (segue a pagina 6) PROIBIZIONISMO pag 6 L'Italia dei No Alessia Fortino, IC O nd anoma l A L'Albertelli vola in Turchia P Giuseppe Di Vetta IIB La Musica scandirà questo “percorso di ricordo”, questo “sentimento della memoria”, che tenterò di confidare, interamente: Enya, dal sapore di tempo dimesso, o i più criptici Pink Floyd per entrare in contatto con quel “mistero”, con quella riservatezza antica che convive con l’anima apparente di Istanbul. Sorvolata la Grecia in aereo, con quelle nuvole dense, quelle facce di mare, quelle scogliere, il viaggio per atterrare – finalmente – ad Istanbul è breve: ti ha già sorpreso la sensazione che, lentamente, si comincia a cambiare dimensione, confini, territori: il mare che si scorge dall’oblò è scuro, blu oltremare, e suggerisce uno strano senso di profondità. Selvaggio perché inesplorato dalla mente di un Occidentale, che, così assuefatto alla dolcezza delle coste del Mediterraneo, si stupisce di queste nuove geografie: coste frastagliate, spiagge quasi assenti, isolotti rocciosi, e infine il Bosforo. Pamuk, autore di quel bel libro, “Istanbul”, pubblicato da Einaudi, scrive che “lo spirito e la forza di Istanbul vengono dal Bosforo”. E’ un mare che ci è estraneo, distante: colori, profumi, [email protected] ALBERTELLI Istanbul remetto che questo non sarà un articolo di giornale: mi è difficile mantenere quel distacco, quella giornalistica freddezza per poter parlare, raccontare e riportare quanto si è vissuto ad Istanbul, e quanto questa città, a distanza di giorni, abbia lasciato, in strali più o meno intensi, nella mia mente e nella mia immaginazione. La Redazione, sempre così comprensiva con un “dissidente” quanto me, anche questa volta confido accoglierà questa “Lettera”, questo racconto di esperienze, di immagini, di suggestioni e percezioni. Anno II - Numero 5 forme: abbiamo conosciuto il Bosforo in tempesta, cesellato da violente increspature: e un mosaico di navi, ferme, nella foschia, in attesa di poter entrare nel Mar Nero. Un mare dell’attesa, forse, ma solo in apparenza: vivendo la città, percorrendo i suoi “lungomare” che la cingono, si scopre che il Bosforo è un cuore, una pulsazione incessante, un fantasma silenzioso, ma anche un protagonista esigente. E’ il suo spirito, la sua forza: si arriva in Hotel di sera: Piazza Taksim, il centro di raccordo di tutti i trasporti cittadini. Modernità e Passato si rivelano già alla visione degli autobus: alcuni vecchi, malandati, che ricordano tanto quei film in bianco e nero di una Istanbul come scenario di qualche giallo inglese; poi la funicolare, la modernità, il turismo, la necessità di “europeizzarsi” per le istanze politiche di un paese ancora in formazione. La notte, verso le 23, ancora la percezione di una “duplice città”: dei giovani ragazzi, qualche panettiere, che trasportano su enormi cestini di paglia, posti sulle loro teste, il pane caldo. Scivolano nelle Notti d’Oriente, affatto lontane da “Le Mille e una Notte”: tramonti color porpora, che si staglia- no sul Bosforo; ti viene voglia, in quei momenti, di mettere su un po’ di musica: Ipod alle orecchie, puoi affrontare l’estraneità di quel tramonto, e la sua nuova potenza suggestiva. Pioggia e freddo ci hanno accompagnati per tutto il viaggio: Istanbul imbrunita, cielo terso, con i suoi lunghi e larghi marciapiedi – testimonianza, ahimè non banale, di un senso di civiltà molto più edificato del nostro -, i “Taksi”, gialli, che corrono sfrenati e pericolosi, e le Moschee, i suoi minareti appesi alle nuvole, il Richiamo misterioso e antico del Muezzin. E poi, ancora, il calore dei locali, il fumo dei Narghilè, l’odore di fritto e di Kebab, meno invadente e “unto” di quello ormai “autoctono” di Termini. Santa Sofia e la Moschea Blu meritano l’anima libera, disposta ad accogliere sensazioni, calori “freddi”, sentimenti nuovi: il senso di una religiosità diversa, di un rapporto spirituale in cui l’uomo vive una spazialità ulteriore a quella fisica: la Moschea non è una chiesa: è il “luogo” che accoglie “il luogo del misticismo”. E’ solo l’utero, l’involucro, il perimetro in cui si trova un altro tempio: il tappeto su cui si prostrano i fedeli, ed invocano la divinità. Ciò che si percepisce è un non so che di mistico, di riservato, di “misterico”, nel senso orientale del termine. Sicuramente tutti i Liceali – e i futuri potranno dirlo – nel cominciare il proprio percorso di Filosofia saranno rimasti affascinanti dai “culti misterici”, e dalla loro surreale atmosfera: ecco, è lo stesso senso che si percepisce, ora concretamente, all’interno di una Moschea: un rapporto diverso con il divino. Ma la vera Istanbul si ritrova solo nel “passeggiare”: percorrere la città, indagarne le “distanze” con la nostra civiltà; sorridere nel constatare che l’occidentalizzazione è in atto, ma stringere le labbra quando ci si accorge che la città sta perdendo il suo prezioso Passato. E’ un confronto, un dialogo, in cui, è certo, la Modernità partecipa con le Una settimana in Inghilterra N Irene Rossi IIIC ella settimana tra il 15 e il 22 Febbraio un gruppo di circa 50 studenti provenienti da diverse classi dell’Albertelli, accompagnati dalle professoresse Di Liberti, Cozzoli e Storone, si è recato in Inghilterra per il viaggo-studio “One week course”. Palcoscenico della nostra esperienza è stata la deliziosa cittadina di Broadstairs, antico borgo di pescatori situato nell’est della Contea del Kent. Il corso è consistito in una totale immersione nella lingua inglese; non solo, infatti, ci recavamo ogni giorno alla Kent school of English, ma inoltre alloggiavamo in famiglie, con cui condividevamo parte della nostra giornata. La mattina, però, la passavamo in classe con insegnanti madrelingua sempre diversi, dedicando due pomeriggi esclusivamente allo speaking: divisi in piccoli guppi abbiamo svolto un Marzo 2009 www.ondanomalapilo.com O nd anoma l A IN VIAGGIO istanze economiche, politiche e solo in parte culturali: non è il velo o il burka ciò che li mantiene legati alla loro tradizione, bensì una concezione diversa del Tempo, così flemmatico, un’economia strettamente legata al “suolo”, un’incapacità innata di sviluppare un senso moderno del denaro e della politica. La cultura c’è, ed è viva: incontriamo nei nostri lunghi tragitti in autobus o tram studentesse e studenti, emancipati, e omologati alla moda europea. Alcun velo, ma zaini a tracolla, Eastpack, Ipod, Converse: l’Occidente filtra attraverso le Università, le scuole, Internet, sparsa tramite reti Wi-Fi in tutta la metropoli (ben 14 milioni di abitanti ufficiali!). Il Gran Bazar è l’estasi per chi cerca in Istanbul quell’anima commerciale tipicamente orientale: l’acquisto di un oggetto diviene “un affare”, ovvero un rapporto, un incontro, tra il “cliente- ospite” e il commerciante. La stretta di mano, alla fine della moderna “transazione” – quanto abbiamo perso noi Occidentali, dimenticando quelle belle e intense terminologie? - è la testimonianza di questo rapporto di calore e reciprocità anche nella banalità di un acquisto. Gran Bazar e Bazar delle Spezie possono soddisfare anche l’osservatore, più restio ad immergersi nel circolo vizioso degli affari: colori, profumi, gesti, e uno strano “ordine – disordine”. Merce disposta in abbondanza in piccoli spazi: ingressi stretti, a volte reconditi. Questa è l’Istanbul per i turisti, ma l’anima della città che rimane occulta è il vero fascino della vecchia Costantinopoli. Sempre Pamuk scrive di questa “Tristesse” della città: tristezza, nel senso più italiano del termine: malinconia, amara dolcezza, nostalgia, ricordo. Lo scrittore turco concede proprio all’Italiano, la nostra preziosa lingua, la possibilità di svelare il senso puro di questa “tristesse”: forse possiamo conoscerla per la nostra Storia, per il nostro percorso di “determinazione”, difficile e contrastato. Forse, aggiungo, perché come per la sondaggio tra i cittadini del posto, e successivamente siamo stati chiamati a riferire quanto avevamo raccolto, con l’ausilio di cartelloni e grafici. Gli altri pomeriggi e la sera eravamo comunque occupati con gli insegnanti della Kent School tra bowling, cinema, karaoke e discoteca. Ma le attività più divertenti, a mio avviso, sono state indubbiamente le danze folkloristiche che, accompagnati da una piccola ma valida orchestrina, ci hanno lanciato in un turbinio di risate e allegria collettiva. Da ricordare, inoltre, la visita all’imponente cattedrale di Canterbury e la trasferta di sabato a Londra, città dal cuore più che pulsante che merita indubbiamente di essere vissuta in modo più attento, anche se la fortuna ha voluto che noi l’ammirassimo in uno splendido giorno di sole. Consiglio a tutti di fare questa magnifica esperienza perché, oltre a sciogliere la conversazione in una lingua sempre più fondamentale nella nostra vita “globalizzata”, permette di vivere e visitare un bel paese come l’Inghilterra e di fare numerose amicizie, anche tra studenti di altre nazionalità. Turchia è stato complesso riconoscersi in un’identità, così per gli Italiani è stato complesso il confronto con il proprio Passato: un Impero, che grava, come l’Impero romano d’Oriente, sulla nostra identità culturale. Se la cultura Latina nasceva da un dialogo con la Grecità, così l’Italia e la Turchia sorgono da una Cultura Moderna e il retaggio della Classicità. E ciò genera la medesima “tristesse” che in alcuni pomeriggi, all’imbrunire, si respira per i Fori Imperiali di Roma. Tento di parlare della tristezza di tutta una città: Istanbul, così scrive Pamuk, e prosegue elencando quegli scorci di vita che la confermano, in una sintesi poetica che ha il fascino della letteratura orientale che conosce l’Occidente ed il suo patrimonio culturale. Insomma, la tristezza è una condizione della mente che la città ha assimilato con orgoglio, o almeno così pare. Per questo motivo è considerato un sentimento sia positivo che negativo. Così prosegue lo scrittore turco, dissidente del “regime”, e rimpiango di non aver affrontato la lettura di “Istanbul” prima del mio viaggio. Ma svelare la tristezza di Istanbul è un percorso individuale: io la sento in quella capacità della città di suggerire l’immaginazione, il momento di solitudine, di ritrovo, di meditazione, di misticismo. Ogni paesaggio, ogni figura che si muove in questa “città della malinconia” (come il venditore di ciambelle ambulante), è l’istinto a pensare l’insolito, l’inconsapevole, l’indefinito. Forse – eh, si, i “forse” sono tanti, perché Comitato Antirazzista Istanbul è fitta di dubbi, di domande, di silenzi – questa è l’anima È nato il comitato antirazzista dell'Albertelli. Il dell’Oriente, che sa pensare ciò che non nostro liceo, da sempre in prima linea nella lotta al è con orgoglio, con libertà, con devorazzismo (ricordiamo il 4 ottobre scorso), è uno dei zione, mentre l’Occidente ha deciso di primi i in tutta a Roma a ospitare un simile collettivo. declinare tutto ciò nella parola “FantaNasce nell'ottica di una rete di comitati inseriti in sia”, troppo spesso segregata e giudiogni scuola romana, in coordinamento con cata. l'"assemblea giovanile antirazzista e contro ogni discriminazione", già radicato, oltre che Questa è la mia Istanbul…. nell'albertelli, anche nel Righi, nel Tasso, nel Newton. Il comitato dell'Albertelli si riunisce quasi ogni settimana il mercoledì. Contrallate i volantini sulle pareti e chiedete info a Giovanni de Ghantuz Cubbe. Brevi Storia del Rock Il corso per imparare l'inglese attraverso la musica rock d'ora in poi sarà sempre di giovedì, ore 14.30, in Aula Magna. Il professore d'inglese Alfredo Rocca e Bruno Pantaleone eseguiranno alcune delle più importanti canzoni nella storia del rock anglofono con una chitarra acustica e una elettrica. Si tradurranno i testi e poi si canterà tutti insieme. Un corso divertente ma soprattutto utile per il vostro inglese. Corso di Chitarra Studiare uno strumento, apprendere le regole basilari della musica, oltre che appassionante, è fondamentale per la formazioni culturale di persone che come noi frequentano il classico. Per questo c'è il corso di musica del professore Sandro Caiati, ogni martedì, ore 14.30, Aula di Musica (piano dei licei, centrale). Lo strumento privilegiato è la chitarra, ma il corso è finalizzato anche a formare gruppi musicali con diversi strumenti, nonché a dare nozioni generali di teoria della musica (quindi pianisti, bassisti, batteristi, musicomani tutti, accorrete!) O I N T E R V I S TA Nome, cognome e data di nascita. Anna Auletta, 4 Agosto (quindi sono del segno del leone) di molti anni fa, però l’anno non ve lo dico! È sposata? Ha figli? Ero sposata, adesso sono vedova. Sì, ho 4 figli e anche 3 nipoti! Ha animmali domestici? Sì, ho un bellissimo cane di nome Apollo. nd anoma preferito? Sì, adoro i gialli di Camilleri, il mio personaggio preferito è il commissario Montalbano. Ha un consiglio per i ragazzi? Sì, vi consiglio di essere sempre prudenti e di comportarvi in maniera coerente e corretta. Non lasciatevi influenzare dalla stupidità! l A Anno II - Numero 5 [email protected] Q U AT R U P L A ! Quando è nato? (sorride) Eh, molto tempo fa… nel 1945. di Natale mi sono occupato degli impianti con piacere, senza che nessuno mi pagasse. Qual è il suo film preferito? Mi piacciono molto tutti i film di Benigni, in particolare “La vita è bella”. Cambierebbe qualcosa nella scuola? Non farei pagare il contributo, perché l’istruzione è un diritto di tutti. Le piace stare tutto il giorno a contatto con i ragazzi? Qual è il rapporto che ha con loro? Sì, mi piace molto stare a contatto con i giovani, per quanto mi riguarda faccio tutto il possibile per loro. Per esempio per la festa Ha degli hobbies? Sì, mi piace molto cucire ed ascoltare musica leggera. Segue o pratica qualche sport? No, non sono appassionato di sport, però mi piace camminare! Da quanti anni lavora nella scuola? Dal 1979! Che tipo di musica ascolta? Mi piace molto la musica Classica, ma anche la Lirica , in particolare Bocelli. Come si trova in questa scuola? Benissimo…eccetto quando mi fanno arrabbiare! Quali compiti svolge nella scuola? Sono un assistente tecnico. Per quanto riguarda le materie scientifiche, mentre il docente si occupa di insegnare ai ragazzi la teoria, io mi occupo della pratica. Qual è l’aspetto che le piace d i più del suo lavoro? Il rapporto con voi “fanciulli”, infatti, dato che i miei figli abitano lontano da qui, vi considero come i miei ragazzi! Un consiglio per i ragazzi? Impegnatevi per costruirvi un buon futuro, la vita non è facile! Ha un libro o un autore Nome, cognome e data di nascita Carmen Muscat. Sono nata a Malta, ma la data di nascita non ve la dico! mattina per arrivare a scuola? 3 ore da Aversa…tutte le mattine mi tocca alzarmi molto presto! È sposata? Ha figli? Sono sposata e ho due figli, un maschio e una femmina. Joshua è laureato in lingue e sta studiando in Germania. Priscilla frequenta il liceo classico/linguistico ad Anzio, dove abitiamo. Manderebbe sua figlia all’Albertelli? La manderei volentieri in questa scuola perché ci sono professori gentili e comprensivi… Sono i genitori che a volte rompono un po’! Per venire qui mia figlia si dovrebbe alzare troppo presto. Quante lingue conosce? Parlo tre lingue: maltese, italiano e inglese, che ho imparato avendo vissuto tre anni e mezzo in Canada. Conosco anche un po’ di arabo poiché, avendo lavorato nel settore turistico e avendo viaggiato molto, ho conosciuto molte persone dell’Egitto, della Libia e della Siria. Ha fatto altri lavori? Sì, tanti. Ho fatto la sarta per undici anni, poi, in Canada, ho lavo- rato come rappresentante per l’Avon per 11 anni: mi trovavo bene, ero brava e riuscivo a vendere molto. Poi ho lavorato come magazziniera di un collegio per bei ragazzi, figli di papà! Quando sono arrivata in Italia ho cominciato a mettere su famiglia. Dopo quattordici anni di uffici di collocamento sono stata chiamata a lavorare nelle scuole, impiego che ormai svolgo da nove anni. Cosa fa nel tempo libero? Sono una persona che ha sempre tanto da fare, ma una volta alla settimana trovo il tempo per ballare! Mi piace tenermi aggiornata sui nuovi balli di gruppo e, anche se sono stanca e ho mal di schiena, appena comincio a ballare mi passa tutto! Nome cognome e data di nascita: Raffaele Capuano, sono nato a Napoli il 18/10/1964 Perché la chiamano Nando?? Perché 2 settimane prima della mia nascita morì un mio zio che si chiamava così e da allora per me è diventato come un soprannome. C’è una regola che le sta stretta da rispettare? Si, stare nei canoni di vita responsabile: a volte questa cosa mi pesa perché non è sempre semplice comportarsi correttamente e in modo responsabile. Quanto tempo impiega la Qual è il compito che svolge più volentieri? Nella vita privata mi piace stare con le mie due figlie; per quanto riguarda il lavoro mi piace tutto, anche perché mi hanno insegnato che ciò che fai con amore è sempre piacevole e soprattutto viene fatto bene. Qual è il suo rapporto con gli alunni? È sempre bello stare a contatto con i ragazzi, ma a volte è difficile comunicare certe cose e tramutare i consigli in fatti concreti e positivi. Comunque, da quando lavoro all’Albertelli, cioè da 4 anni, mi ha colpito la differenza di responsabilità dei ragazzi di oggi rispetto a quelli che ho conosciuto quando sono arrivato in questa scuola. Marzo 2009 O www.ondanomalapilo.com nd anoma l A OMOSESSUALITÀ Pericolo! Diseducatore Giulia Bruno IIIF Troppi, sicuramente. Ma quando a farlo è una persona che ricopre un ruolo di educatore, di guida per la formazione dei cittadini futuri, il pericolo che essa rappresenta si moltiplica per il numero di persone a cui trasmette come un morbo questi valori antisociali. Crimini razziali, bullismo, omofobia, stupri: il non-rispetto della diversità, della donna e della persona in generale è la malattia del giorno d’oggi, alla quale - come so per esperienza personale - non si sottraggono nemmeno i ministri dell’Amore universale, i preti. Di recente aspettando un treno sono stata insultata da un prete per aver abbracciato e baciato (sulle guance, tra l’altro) una mia cara amica. Il prode difensore della morale si è messo a urlare ricorrendo a vocaboli come “pervertite” e “schifose” e ad espressioni quali “brucerete all’Inferno”, chiosando il tutto con “Queste sozzerie fatele a casa vostra, non davanti ai bambini!” Assistevano alla scena due bimbe di tre o quattro anni con la madre: evidentemente il buon pastore si preoccupava delle loro tenere menti. Mi domando se siano state più sconvolte e mal influenzate dal vedere me baciare una ragazza o lui insultarne due. Un prete viene ogni anno a contatto, in qualità di guida spirituale e di insegnante, con almeno un centinaio di bambini regolarmente e con diverse migliaia di adulti più o meno saltuariamente. Io mi dichiaro terrorizzata all’idea che quel pio castigatore di costumi trasmetta ad altri la convinzione che un omosessuale possa essere disprezzato e messo alla berlina (di lì a “punito” il passo è breve) sfruttando la sua posizione di educatore. E non mi abbandona il dubbio che se invece di dare un bacio alla mia amica le avessi sfilato il portafogli non avrebbe tuonato come una Tromba del Giudizio. Vorrei spingere quanti leggono a domandarsi cosa ne è del bambino affidato a un insegnante razzista, a un prete omofobo, a un “La libertà è innanzitutto il diritto alla disuguaglianza” (N.A. Berdjaev) Flavia Tiburzi, Cecilia Lugi e Marcello Pieri (VB) N el nostro quotidiano, nel percorrere il tragitto mattutino, per recarsi a scuola o a lavoro, nella metro o semplicemente quando ci troviamo in un luogo affollato, gli occhi di chi ci circonda sono solo dei volti sconosciuti e non ci preoccupiamo di conoscere il loro aspetto interiore, i loro interessi, la loro professione, il loro orientamento sessuale... Quando però un nostro amico o conoscente si dichiara omosessuale, anche se non discriminiamo la sua “diversità”, in qualche modo, dentro di noi, suona una sorta di “campanello di allarme”, un pregiudizio comune a tutti noi, alimentato dalla società odierna e dall’influenza culturale-religiosa. Al contrario, nell'antichità l’omosessualità era considerata un fenomeno umano, quasi uno sfogo emotivo, soprattutto per i Greci e, in parte, anche per i Romani. Con l’avvento del cristianesimo, la concezione di omosessualità cambia radicalmente: la possibilità che due persone dello stesso sesso possano avere un rapporto, non esclusivamente sessuale, è un male. Questo sentimento di avversione, che non si manifesta esclusivamente con la violenza, si è radicato nella nostra mentalità. Nel XX secolo si sono verificati casi di persecuzioni contro gli omosessuali (dato che non erano in grado di riprodursi e di contribuire alla crescita demografica della popolazione) la più crudele delle quali fu durante La giornata internazionale della donna. O Claudia Severa IV E ggi la festività, di fondamentale importanza per la nostra cultura, ricorre, in diversi paesi dell’occidente, l’8 marzo ed è più comunemente definita festa della donna. Tuttavia, ritengo che l’appellativo “festa” non sia del tutto adeguato: seppure questa giornata sia considerata generalmente come un’occasione per omaggiare la femminilità, in realtà dovrebbe essere vista soprattutto come un giorno di celebrazione per le conquiste sociali, politiche ed economiche della donna. La prima conferenza internazionale delle donne fu svolta nell’ambito della seconda internazionale socialista, a Copenaghen., con l’avanzamento della prima proposta di celebrazione della festività in quella che, fino a poco tempo fa era stata la Folkets Hus (la Casa del Po- allenatore sessista, a chiunque gli insegni che ci sono persone di serie B a cui può o deve fare del male. E soprattutto cosa ne è di una società educata da tali individui. polo), ora acquistata dal Vaticano. La Giornata Internazionale della donna è originariamente collegata a diverse vicende leggendarie, ma soprattutto commemora avvenimenti storici che senza dubbio costituirono passi fondamentali per l’emancipazione femminile: tra questi, ricordiamo il tragico incendio della fabbrica Triangle, nel marzo del 1911, dove persero la vita più di 140 persone, la maggior parte donne. Da non trascurare l’8 marzo 1913, durante la prima guerra mondiale, in cui un numero incredibile di donne europee condusse diverse marce pacifiste. Incredibile fu l’azione delle donne russe che, nel 23 febbraio 1917 –per il calendario giuliano, l’8 marzo- manifestarono animatamente per la morte di ben 2 milioni di soldati russi in guerra: fu grazie a queste che, alcuni mesi dopo, ebbero luogo i primi movimenti popolari che generarono la famosa rivoluzione d’ottobre. Le insi- il nazismo in Germania. Per questo motivo più di 20.000 omosessuali tedeschi vennero internati nei campi di concentramento. I prigionieri omosessuali, all'interno dei campi nazisti, venivano identificati con un triangolo rosa rivolto con una punta verso il basso. Questo simbolo, in ricordo dello sterminio, è spesso usato dai movimenti omosessuali nelle lotte contro la discriminazione e da personaggi di rilievo nel mondo musicale come i Bronski Beat, band synthpop britannica degli anni '80. Oggi in Italia le libertà delle coppie gay si limitano al diritto di convivenza, anche se l'associazione ARCIGAY si sta battendo per ottenere la possibilità di contrarre il matrimonio, facoltà che in altri paesi è già stata accordata, e di adottare bambini. Per quanto riguarda le lotte per l'emancipazione della comunità gay ci sembra opportuno citare “Milk”,film biografico, nelle sale da Gennaio, il cui protagonista, Harvey Milk, interpretato da Sean Penn, primo gay dichiarato ad essere eletto ad una carica politica negli Stati Uniti, fu assassinato nel 1978 da un ex consigliere omofobo. Il nostro punto di vista al riguardo si rispecchia nella frase di Freud tratta da Il disagio della civiltà: “La libertà non è un beneficio della cultura: era più grande prima di qualsiasi cultura, e ha subito restrizioni con l'evolversi della civiltà”. 8 MARZO stenti proteste indussero addirittura lo zar Nicola II ad abdicare, conducendo il governo a conferire il diritto al voto alle donne. Nel 1977 le Nazioni Unite stabilirono che, a seconda delle differenti tradizioni, gli stati membro erano liberi di scegliere un qualsiasi giorno dell’anno per festeggiare l’emancipazione della donna negli anni e sottolineare le pari opportunità che, ancora oggi, non sono state pienamente raggiunte. E’ per questo che l’8 marzo non è assolutamente una banalità o l’ennesima occasione per cedere all’incosciente consumismo, né tanto meno la festa che pone l’attenzione sulla donna solo per un giorno, ma deve essere considerata per quello che è realmente chiamata a rappresentare: un intero secolo di lotte e conquiste di cui oggi la donna è fiera. O nd anoma l A A passo di gambero verso il razzismo 24 luglio 2008: Il Ddl n. 92 del 23/5/2008 è convertito in Legge. Con questo atto il Consiglio dei Ministri da inizio ad una serie di provvedimenti che prenderanno il nome di “pacchetto sicurezza”. L Andreas Iacarella, VA 'altro giorno alla stazione un ragazzo italiano spintonava rabbiosamente un altro ragazzo, marocchino però. “Tornatene al tuo paese”, “non stare qui a rubarci il lavoro”, “noi i negri non li vogliamo”. Il secondo ragazzo abbassa lo sguardo a quella pioggia di parole, ogni sillaba gli si imprime sul volto annacquando i suoi occhi d’ebano. Lungo il marciapiede arriva una signora, si ferma, guarda l’orologio e riprende a divorare il terreno a passi svelti: è terribilmente in ritardo! Scivolando di fianco alle due figure non gli dedica neanche quello sguardo, quel minimo di interesse che, di fronte ad un gesto del genere, sarebbero naturali. Ecco, forse il problema sta proprio qui; in pochi decenni la nostra società si è rovesciata, ciò che prima era chiamato razzismo ha assunto oggi una miriade di altri nomi: difesa delle frontiere, sicurezza nelle città, tutela del lavoro per gli italiani. Stiamo assistendo ad uno dei più grandi crimini mai concepiti ai danni dell’umanità: la normalizzazione anzi meglio, la banalizzazione del razzismo. L’odio xenofobo, la rabbia e le rappresaglie nei confronti degli stranieri sono ormai sotto gli occhi di tutti, non stupiscono più, tanto che anche il Governo se ne fa portavoce. Forse proprio l’abitudine a considerare normale un gesto assurdo come picchiare un ragazzo per il colore della pelle riesce a privarlo dell’attenzione che gli sarebbe necessaria, facendolo crollare nella banalità. Diventano quindi normali le classi-ghetto, promosse dal Ministro dell’Istruzione, dove i bambini stranieri dovrebbero essere rinchiusi per agevolare lo studio ai loro compagni italiani. Così come è ritenuto accettabile che il Governo di uno Stato democratico inviti la popolazione a formare ronde di cittadini volontari e “disarmati”, atte a coadiuvare le forze dell’ordine. In questo generale processo di normalizzazione del razzismo anche l’immigrazione clandestina, la fuga obbligata dal proprio Paese e dalla propria famiglia, è diventata (con l’approvazione del pacchetto sicurezza) un crimine al pari di un furto d’auto o una rapina. E’ stata infatti inserita nel nostro codice penale l’aggravante di clandestinità, che andrà a sommarsi alla pena prevista per qualsiasi altro reato: chi, per esempio, compie un semplice furto potrebbe sperare di “cavarsela” con un minimo di 6 mesi di reclusione, se clandestino la pena sarà come minimo raddoppiata. Ma ciò che stupisce maggiormente è l’emendamento che abroga il divieto di denunciare alle autorità gli immigrati irregolari che si rivolgono alle strutture sanitarie pubbliche. Oltre ad essere in netto contrasto con l’articolo 3 del Codice deontologico(1), il provvedimento avrà effetti nefasti su tutta la società: sono infatti già molti i clandestini che, per non farsi denunciare, rifiutano di farsi curare o, peggio, si rivolgono a medici che non hanno le carte in regola. Ciò, oltre a causare un aumento della diffusione di numerose patologie infettive, rischia di creare una situazione di confusione e di stress che, a lungo andare, potrebbe anche degenerare in atti di violenza, Parigi docet. Ma in tutto ciò, viene da chiedersi, cosa fanno i maggiori mezzi di informazione? Si adeguano semplicemente a questa anormale normalità, cementificandone le basi con l’incredibile magia del tubo catodico. Dedicano fiumi di parole ad uno stupro del quale sono stati accusati, forse giustamente forse no, due romeni mentre liquidano in un trafiletto migliaia di casi di donne violentate, tra le mura domestiche, dai propri italianissimi partner. O ancora si esaltano in lodi esagerate per l’istituzione delle ronde… in America ci sono già da dieci anni! Si sa, a noi italiani, il modello americano è sempre piaciuto molto. Anno II - Numero 5 [email protected] Il 5 agosto 1938 sulla rivista La difesa della razza viene pubblicato un manifesto del quale riporto il seguente articolo: È TEMPO CHE GLI ITALIANI SI PROCLAMINO FRANCAMENTE RAZZISTI. (…) La questione del razzismo in Italia deve essere trattata da un punto di vista puramente biologico, senza intenzioni filosofiche o religiose. La concezione del razzismo in Italia deve essere essenzialmente italiana (…). Questo non vuole dire però introdurre in Italia le teorie del razzismo tedesco come sono (…). Ma vuole soltanto additare agli Italiani un modello fisico e soprattutto psicologico di razza umana che per i suoi caratteri puramente europei si stacca completamente da tutte le razze extra-europee, questo vuol dire elevare l'italiano ad un ideale di superiore coscienza di se stesso e di maggiore responsabilità. La storia insegna…sta a noi fare in modo che non si ripeta. Stiamo quindi attenti a sfuggire agli ingranaggi subdoli di questo sistema per conservare quella sensibilità, personale e collettiva, che ci permetta ancora di non considerare normale tutto il razzismo che ci circonda. PROIBIZIONISMO L'Italia dei No V Alessia Fortino, IC icenza, “Vietato sedersi sulle panchine”. Roma, “Vietato tenere aperti i laboratori artigiani oltre l’una di notte”. Eboli, “Vietate le effusioni amorose in macchina”. Novara, “Vietato sostare in tre nei giardini o nei parchi pubblici”. La lista dei divieti assurdi potrebbe continuare ancora per molto. Ormai sono più le cose proibite che quelle concesse. Ci sono casi in cui le proibizioni sfociano quasi nel razzismo, come a Lucca dove non sono ammessi locali di etnie diverse. In tutta Italia piovono tantissimi NO. Sembra che lo Stato guardi alla sua popolazione come ad una massa di bambini, a cui promettere premi (pochi) e infliggere punizioni (molte). Ma qual è la ragione di questo neoproibizionismo? Le motivazioni portate dai sindaci sono molteplici, si va dal decoro urbano fino alla lotta contro l’immigrazione. Ma le radici affondano nella ricerca di sicurezza da parte dei cittadini. La gente vuole sicurezza? La politica risponde proibendo. Ma non si fa differenza tra chi davvero è fuorilegge e chi invece no. A tutti questi divieti non obbediranno i violenti a cui sono rivolti, ma chi già è impaurito. Ma allora davvero questa è la strada per la sicurezza nelle città? Evidentemente i politici non credono nell’idea per cui se una cose è proibita attira di più e si è più spinti a farla. Anche in America hanno sottolineato l’eccesso dei divieti in Italia. L’Indipendent ha pubblicato un articolo in cui si denunciano le infinite regole che si sono riversate sul nostro Paese, concludendo in modo sarcastico dicendo che “Stiamo vietando tutte le cose divertenti”. Ma con questi divieti non si arriva a nulla. Allora qual è la soluzione? Bisognerebbe puntare ad una crescita della coscienza civile dei cittadini, ad una maggiore conoscenza dei propri diritti e doveri, per arrivare alla consapevolezza che la libertà di ciascuno finisce dove inizia quella dell’altro. Qui sono chiamati in causa i media, che propongono continuamente modelli di comportamento quanto meno discutibili e che, anche quando si tratta di fare informazione, puntano sulla morbosità più che sulla correttezza e trasparenza. Ma anche le famiglie e le scuole che non impartiscono quell’educazione e non forniscono quella cultura necessarie per vivere in modo civile. Ma forse la cultura sarà il prossimo obiettivo del proibizionismo, come ironicamente propone il comico Paolo Rossi. Perché non multare chi conosce l’autore dei “Promessi sposi” o chi legge l’Odissea!? In fondo a che serve la cultura se non a saper leggere la realtà e a pensare con la propria testa… Marzo 2009 O www.ondanomalapilo.com MUSICA nd anoma l A No line on the horizon Da “Stop alle guerre” a “Potere alle donne”: sempreverdi U2 Claire inalmente Bono si spoglia delle vesti di buon samaritano e, inforcati gli immancabili occhiali, torna da rockstar quale è a calcare il palco e a scalare le classifiche. Non che ci dispiacesse vederlo impegnato nelle sue missioni umanitarie, tutt'altro; forse, però, sfornare un buon disco, impresa oggigiorno ardua quasi quanto migliorare il mondo, è sempre riuscito meglio a lui e alla sua band. Il 2 Marzo, a cinque anni di distanza dall'anomalo ma piacevole How To Dismantle an Atomic Bomb, il nuovo, attesissimo album inedito degli U2 No Line On The Horizon raggiunge gli scaffali inglesi, oceanici e giapponesi e nei giorni successivi si irradia in tutto il mondo nelle sue scintillanti e costosissime “special editions”. La nostra curiosità era stata già sufficientemente stuzzicata dal singolo Get On Your Boots, e non solo per il video femminile dalle atmosfere daliliane che aveva accompagnato la sua uscita. La canzone è un po' un' Elevation “impegnata”: sotto il sound accattivante, un testo che è una chiara negazione di “voler parlare dei conflitti tra le nazioni” e un'esplicita incitazione alle donne a “infilarsi gli stivali” e a rendersi conto del fatto che sono il “futuro del mondo”. F Amy Winehouse come Janis A Luca Davoli quanto pare il rithm ‘n’ blues continua a proporsi e sempre con grande partecipazione da parte del pubblico. Soprattutto in Inghilterra dove negli ultimi anni artisti come Joss Stone, Amy Winehouse e Duffy hanno conosciuto fama internazionale. Negli anni sessanta era Janis Joplin una dei principali interpreti blues fra i bianchi, oggi, con il suo album Back to black (2007), Amy Winehouse, come genio creativo, dimostra di aver raggiunto la maestra Janis. Back to black si svolge su undici brani, scritti tutti da Amy, sola o in collaborazione; tra i più girati in radio ci sono Rehab, Love is a Losing game, You know I’m no good e Back to black; della produzione di questi brani in particolare si è occupato Mark Ronson, importante figura della discografia britannica, a volte con amy sul palco. Oltre a questi pezzi compongono il primo lato del disco anche uno stupendo blues, Me and mr. Jones, e Just friends. Il secondo lato, più soul rispetto al primo, ci apre invece a pezzi meno sentiti per radio, ma senz’altro all’altezza. Dopo un disco così speriamo che la produzione di Amy non si interrompa a causa della sua poca voglia di vivere. Buona la canzone di apertura, omonima dell'album, che dopo un ascolto superficiale si rivela una sorta di sum-up, strettamente autoreferenziale, dell'esperienza U2. Il gruppo non ha certo bisogno di reinventarsi e, pur con un approccio nuovo, attinge al composito bagaglio della propria florida carriera, forse con una più forte inclinazione verso Achtung Baby(1991). E anche se non tirano fuori un nuovo Joshua Tree(1987), Bono&Co. dimostrano chiaramente di essere la band dietro quel capolavoro e di aver raggiunto una serena e più che rispettabile maturità non senza aver deviato a volte per cammini sperimentali più o meno felici. E se Unknown caller è quasi un manifesto della poetica U2, in cui gli inconfondibili timbro Vox e chitarra The Edge evocano un po' Walk On(All That you Can't Leave Behind, 2000), un po' la più recente Window in the Skies(U2 18Singles, 2006), Breathe sembra essere un altro classico sempreverde da cantare tutto d'un fiato e la clo- sing track Cedars Of Lebanon è un monologo tetro, un po' ambiguo, con alternanza di parlato e falsetto; Stand Up Comedy tira fuori la vecchia formula di “Stand up for your love!” e la rielabora in una chiave che sa un po' di Pop(1997) e l'eco della preghiera "Let me in the sound"( "fammi entrare nel suono") di Get on Your Boots introduce la mistica FEZ-Being Born. Regina della tracklist è sicuramente I'll Go Crazy if I Don't Go Crazy Tonight; cala invece un po' l'elettricità dell'atmosfera nella godibilissima ballata White as snow. Nessuna track è da scartare: nella sua totalità, No Line on The Horizon rappresenta la conferma del fatto che, pur mantenendo il proprio personalissimo spirito, gli U2 sono sempre capaci di creare nuovo materiale senza scadere in ripetitività, banalità o risultare antiquati o superati: davvero non si sente il peso di quasi trenta anni di carriera. NdA: Purtroppo, le orecchie romane non sembrano essere degne di ascoltare dal vivo questi pezzi inediti: Gli U2 ignorano del tutto la capitale: il loro tour, 360°, toccherà l'Italia per un'unica data, a S.Siro, il 7 luglio (fonti non ufficiali parlano di un ulteriore concerto la serata dopo, sempre a Milano). Coloro che non saranno bloccati a Roma per gli esami potranno approfittare e godere di un tour con un allestimento del palco veramente fuori dal comune... fortunati loro. O LIBRI nd anoma l A Anno II - Numero 5 [email protected] La fata carabina di Daniel Pennac Una rocambolesca ed esilarante avventura tra vegliardi eroinomani e nonnette pistolere. I Oceano Mare di Alessandro Baricco “Il destino non è una catena ma un volo” I Elisabetta Raggio l mistero del mare avvolge e stordisce i personaggi di un mondo tanto assurdo quanto reale. Intorno al vero protagonista del romanzo l’Oceano Mare ruotano uomini nel disperato tentativo di carpirne il segreto, essenziale per poter finalmente tornare o iniziare a vivere. Le onde trascinano sulla spiaggia ogni cosa davanti alla Locanda Almayer, scenario al di fuori del mondo e del tempo, ma nello stesso momento talmente determinato da segnare il confine fra terra e mare, fra sicurezza e incertezza, fra malattia e possibilità di guarigione, fra contraddizione e surrealtà, fra dolore e follia. È in questo scenario che Plasson dipinge il mare con acqua salata, Bartleboom tenta di individuare sulla sabbia il punto esatto in cui l’oceano si esaurisce, la bella adultera Ann Deverià deve guarire proprio dall’adulterio, Thomas e Adams, attendono vendetta, segnati da un’esperienza nel ventre del mare, la piccola Elisewin si sottopone alla cura del “bagno d’onda”, le navi non partono, ma arrivano, e i bambini ne sanno più degli adulti, ma di questo in fondo non c’è da stupirsi! Questo è il romanzo che è riuscito a vendere più di 700 mila copie, appassionando i lettori, catapultandoli in una realtà talmente lontana da quella di ognuno da diventare un po’ parte di tutte. Non a caso, infatti, Alessandro Baricco, è riuscito a rivalutare e stravolgere un topos letterario come quello del mare, caricandolo delle aspettative dei personaggi in cerca di se stessi nell’immagine riflessa da uno specchio d’acqua. Si tratta di una storia surreale, che trasmette un senso di tranquillità e sicurezza: chiunque può iniziare a credere a se stesso e trovare qualcosa da imparare. Si può però, apprezzare e godere fino in fondo questa storia solo se ci si lascia trasportare, al di là della suspense e degli artifici retorici, nel ventre del mare. Lì dove l’oceano mare è insieme desiderio e incubo, concretezza e fantasia, Baricco leviga con l’inchiostro una distesa d’acqua, rendendola poesia. Luca Innarella IV E n una Parigi sconvolta da un misterioso assassino di decrepiti vecchietti, nonnette che si fanno giustizia da sole e dal fenomeno della droga dilagante tra gli ottuagenari di Belleville, la coloratissima famiglia dei Malaussène accoglie alcuni vecchi ormai tossicodipendenti nel proprio appartamento (che ha per ingresso un vecchio e scassatissimo ferramenta) per disintossicarli. Ma Benjamin Malaussène, che per mestiere fa il “capro espiatorio” in una redazione chiamata “Il Taglione”, si ritrova ad essere il primo sospettato assassino di anziani. Bisogna premettere che Malaussène è un trentenne dotato di un’innata sfortuna e primogenito di una famiglia incredibilmente assurda e unita. I suoi componenti sono personaggi insoliti, di ogni età e per ogni gusto, tra fratelli piromani, sorelle veggenti, un cane che soffre di epilessia, uno zio Serbocroato e tanti altri. Questa carrellata di personaggi e di sventure ha per sfondo il quartiere di Belleville, “…questo fottutissimo quartiere!” per usare le parole di Malaussène, un quartiere multietnico dalle mille culture e realtà, il quartiere dei Malaussène, dove possono accadere (e accadono!) cose che hanno dell’incredibile, al limite dell’immaginabile, e per immaginabile intendo quella serie di equivoci in cui solo la famiglia dei Malaussène riesce ad incappare. Daniel Pennac, scrittore ed ex professore di Liceo a Parigi, ha dedicato sei libri alle sventure dei Malaussène, riuscendo, con il suo i nconfondibile stile, a cogliere i lati divertenti di un Noir che generalmente per altri autori assume tinte fosche e truculente, al limite del genere. Pennac con la sua penna riesce a sorprenderci, a mozzarci il fiato… e a divertirci. “La fata carabina” è un libro in cui tuffarsi, è un libro che vi catturerà e riuscirà a rapire la vostra attenzione, ancorerà la vostra mente alla sua storia, anche mentre state traducendo una versione di Greco. Buona lettura FILM Il curioso caso di Benjamin Button regia di David Fincher B Valeria Tiburzi enjamin Button nasce a New Orleans alla fine della prima guerra mondiale, in circostanze alquanto strane. Presenta infatti la salute di un ottantenne, con artrite, cataratta e cecità e per questo viene abbandonato da suo padre e accolto in una casa di riposo dalla governante Quennie. Il dottore che lo visita prevede la sua morte entro poco tempo, ma più giorni passano e più Benjamin ringiovanisce. La vita all’interno dell’ospizio e’ piacevole Marzo 2009 www.ondanomalapilo.com O nd anoma l A Chi trova un libro…trova un amico… “Tutti sanno che la vita non è vita senza amicizia”. C Giorgia Fanari icerone dedicò un’intera opera, il “De amicitia”, per arrivare a comprendere, spiegare e definire cosa fosse l’amicizia. Giunse alla conclusione che nessuno di noi può sopravvivere nell’isolamento e nella solitudine, ma al contrario tutti siamo predisposti a cercare qualcuno che ci somigli, che ci protegga e che ci appoggi. Nessuno può farne a meno, neanche di parlarne, e, soprattutto, di scriverne. Infatti, proprio nei libri, possiamo trovare qualcosa che ci colpisca e che ci ricordi la nostra esperienza e la nostra concezione dell’amicizia. A partire da coloro che si ritengono asociali, distaccati, scontrosi: in realtà nel loro animo hanno un posto riservato per una persona considerata speciale, una persona da proteggere alla quale rivelare la propria bontà. Giovanni Verga, in una delle sue novelle più belle e più famose, “Rosso Malpelo”, ci svela proprio questo. Malpelo, considerato alla stregua di un diavolo, prende a proteggere un ragazzo di nome Ranocchio: quando questi si ammala, Malpelo è disposto a sacrificare la sua paga per comperargli da mangiare. Per chi non può fare a meno di condividere esperienze ed emozioni con gli amici, per chi crede che qualsiasi cosa acquisisca un valore maggiore, se fatta in compagnia di persone che si apprezzano e si ammirano, si consiglia “I ragazzi della via Pal” di Molnàr. “Due di due” di ed il giovane fa presto amicizia con tutti, ma in particolar modo con Daisy, una bambina che viene spesso a trovare la nonna. I due stringono un forte legame, ma si dovranno separare quando Benjamin, a sedici anni, decide di imbarcarsi sul rimorchiatore del capitano Clark. Durante questo viaggio vive una serie di nuove esperienze: si innamora per la prima volta, prova in prima persona i dolori della guerra e conosce suo padre, il quale però gli rivelerà la sua identità solo in punto di morte. Torna a New Orleans dopo alcuni anni e rincontra anche Daisy, divenuta ormai una famosa ballerina. Passa del tempo e la ragazza a Parigi viene investita da un auto e deve rinunciare alla carriera artistica: e’ questo il momento in cui i due iniziano a vivere insieme. Poco tempo dopo aver aperto una scuola di ballo Daisy rimane incinta di Caroline. Quando la piccola compie il suo primo anno di età, però Benjamin decide di abbandonare la famiglia, perche vuole per sua figlia una vita normale. Tornerà solo dopo 13 anni, per vedere rapidamente la quattordi- Andrea De Carlo, è da consigliare a coloro che nell’amicizia amano la diversità e allo stesso tempo la complementarietà: Mario e Guido, i protagonisti, sono l’uno l’opposto dell’altro, ciò nonostante non possono fare a meno l’uno dell’altro. Chi considera l’amicizia come imitazione, emulazione ed ammirazione si ritroverà nel bellissimo romanzo di Cesare Pavese “La luna e i falò” in cui viene descritto il rapporto tra il protagonista e l’amico Nuto, più grande di tre anni. Nuto è per il protagonista un ideale di vita, una persona che non smette mai di stimare per i suoi comportamenti, per le cose che sa, per il suo modo di parlare, di suonare, di interagire con le persone. Una delle storie d’amicizia più tenere e dolci che nasce dal cuore, è quella tra il Piccolo Principe e una volpe che Antoine de Saint Exupèry narra ne “Il piccolo principe”. La volpe spiega cosa significa “addomesticare”: è da intendere come “creare legami”, creare un rapporto di amore e di amicizia tra due esseri che, proprio da questo legame che si è stabilito tra di loro, traggono gioie , dolori e ragione di vita. Altrettanto particolare e sognante è l’amicizia de “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare”, di Louis Sepulveda. Chi ama il fantasy e vuole leggere un libro in cui l’amicizia è talmente importante che persino l’amore è quasi del tutto assente, sarà soddisfatto da “Il Signore degli Anelli” di Tolkien, così come dalla saga di “Harry Potter” di J.K.Rowling, in cui l’unione tra i protagonisti fa davvero la forza. Coloro che, come Fred Uhlman, hanno un’idea romantica dell’amicizia cenne Caroline e Daisy, sposata con tale Frank Martin. Anni dopo la morte di quest’ultimo Daisy viene chiamata dai servizi sociali, i quali hanno trovato un bambino di dodici anni affetto da numerosi sintomi di demenza senile che porta con se un diario, dove viene citato spesso il suo nome ed il suo indirizzo. Daisy si prende cura del piccolo Benjamin finche questi per cui l’amico è colui che è in grado di comprendere il nostro “bisogno di fiducia, di lealtà e di abnegazione”, colui per il quale si è disposti anche a dare la vita, può leggere il breve ma intenso romanzo “L’amico ritrovato”, in cui tra i due protagonisti si instaura un legame tale per cui il primo vive in funzione dell’amicizia che l’altro gli concede dandogli la possibilità di donare tutto se stesso. Tutte questi libri citati non vogliono dare una definizione dell’amicizia poiché è giusto che ognuno concepisca l’idea di “amicizia” a proprio modo, ognuno cerca in un amico ciò che vuole trovare. Tuttavia evidenziano, se ce ne fosse bisogno, che di un amico non si può fare a meno, perché è colui su cui si può sempre contare, che ci aiuta ad andare avanti in ogni occasione e a migliorarci. È con questa esperienza di “amore” che si acquista una maggiore consapevolezza delle proprie capacità, della propria sensibilità, del proprio saper dare e saper ricevere, perché tra noi e gli amici “è divisa in due la stessa anima”. in fasce non muore tra le sue braccia. Articolato sulle fantastiche note di Alexandre Desplat il film e’ stato vincitore di 3 Oscar e innumerevoli premi tra i più svariati. Troppo lungo e noioso per alcuni, emozionante e commovente per altri, il curioso caso di Benjamin Button è senza dubbio un film da vedere. O nd anoma l A Anno II - Numero 5 [email protected] Marzo 2009 www.ondanomalapilo.com O nd anoma l A O nd anoma l A Anno II - Numero 5 [email protected] La Posta Adri: glielo dici a tutte le tue ammiratrici che pensi solo a me? “lasciate ogni speranza o voi che provate” ahahahah *** Edvige tua zia ti ama! *** Per te non smetterò mai di battere my sweet London! *** Ad una ragazza del IV E spero che le mie canzoni ti rimangano in testa almeno quello… The Killer n’z *** Giulio III B ma quanto sei bello? III F *** All’angelo del III F: sei maggnietico (ma capoccione) by le tue donne *** Anche se non mi calcoli io non potrò mai smettere di cercare il tuo sguardo, Adri! Trovami, sono tua! *** Andiamo a ballare in Puglia, Puglia, Puglia!!! *** Patatina per te ci sarò sempre, ricordatelo! Tua, topina *** Aiutooooo!!! Mancano meno di 100 giorni all’esame! Si prospetta suicidio di massa… :-( *** Maurizio I F che aspetti a farti avanti?! Lei ti sta aspettando… *** Ragazza bionda del 1 D con la Pinko bag ti penso sempre, 6 la mia medicina che ogni mattina mi tira su. Streghetta se vuoi ci potremmo incontrare ogni giorno alle macchinette della succursale... *** Cleopatra sei bellissima *** Londra indimenticabile. Isola felice. *** Video killed the radio star!Video killed the radio star! Giulia e Violetta vi adorooooo! By Cate *** Viva Valeria, la nostra redattrice...Ti vogliamo bene! 4C [bestiolina 4ever =D] *** Zio Giaggio Ti vogliamo bene!! by Cex e Fulvs (VB) *** In IV C lo zoo: gatta, gazzelloni, grillo...Solo non si vedono i 2 leocorni! XD *** “Con tutte quelle, tutte quelle bollicine!” Sere ti amo! *** Alessandro (VB) prima o poi te salto addosso! *** Angelo, sei pazzo!!! =) *** Per Luca III E: sei il ragazzo + bello che abbia mai visto. By biondina_94 *** Ragazzi, vi devo dire una cosha: “Tornate a casha!” BroadStairs *** Spatocco: 1 uomo un mito! Ti vogliamo bene! Sally&Cate *** Per Giorgia III F: sei la rosciettina più bella dell'Albertelli! Ed anche l'unica...da un ammiratore segreto *** Mi fa sempre piacere ricevere i tuoi complimenti; mi piacerebbe conoscerti, perché non ti fai avanti? Tu la chesterfield, io l'accendino...Per la mia fan da Valerio III E *** Pitocco we love you!! Ammiratrici del ginnasio *** φλωψ & κηξ *** Apriamo due minutini la finestra? O no? Pika-Pika!! DIRETTORE: Elisabetta Raggio REDATTORI: Si ringraziano i collaboratori di questo numero Giorgia Fanari Lorenzo Raffio Chiara Borrelli Armando Pitocco Luca Davoli Valeria Tiburzi Giulia Bruno III F, Giuseppe Di Vetta II B, Alessia Fortino I C, Andrea Iaccarella IMPAGINAZIONE: V D, Luca Innarella IV E, Cecilia Lugi V B, Marcello Pieri V B, Irene Rossi III C, Claudia Severa IV E e Flavia Tiburzi V B Armando Pitocco Lorenzo Raffio