- Brescia Tourism

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BRESCIA
ESPOSIZIONI
FEBBRAIO
FEBBRAIO 2013
Infopoint Turismo
MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
MOSTRE NEI MUSEI CIVICI DI BRESCIA
MUSEO SANTA GIULIA
Dal 30 ottobre 2012 al 31 marzo 2013
Terre di confine. Una necropoli dell’età del Ferro a Urago d’Oglio
Tema della mostra è il ritrovamento di una piccola necropoli protostorica di V secolo a.C. La scoperta
rappresenta l’esito dell’indagine archeologica effettuata a Urago d’Oglio (BS) in occasione dei lavori per la
realizzazione dell’Autostrada Brescia-Bergamo-Milano (BreBeMi) che, attraversando i terreni agricoli della media
pianura ha intercettato tra il 2009 e il 2011 ben 130 siti archeologici e altri ne sta portando alla luce.
L’interesse della scoperta sotto gli aspetti storici e archeologici è davvero notevole: una necropoli della Cultura
di Golasecca, ubicata oltre il confine orientale tradizionalmente definito dagli specialisti, in prossimità di un
tracciato fluviale importante quale il fiume Oglio, al centro di vivaci rotte di scambio con il mondo etruscopadano, l’area veneta, il mondo alpino, l’area ligure. Tale situazione di commistione culturale sembra riflettersi
anche nella composizione dei corredi, espressione dell’incontro e della mescolanza di genti diverse, e nel rituale
funerario misto, a inumazione e a cremazione.
L’iniziativa, accompagnata dall’edizione dello studio dei materiali, vuole porsi come un buon esempio dei
risultati che può produrre la collaborazione tra pubblico e privato in particolarenella prassi dell’archeologia
preventiva e nella sua applicazione alle grandi opere pubbliche. Il catalogo a corredo della mostra intende
rappresentare il primo quaderno di una serie che si ponga come fine il dar conto in tempi rapidi dei risultati più
significativi ottenuti in Lombardia negli interventi di archeologia preventiva legati alla realizzazione di grandi
opere pubbliche e anche ai progetti, in parte conseguenti, di valorizzazione del patrimonio archeologico.
L’ospitalità nel Museo della città in Santa Giulia da parte del Comune di Brescia conferma una tradizione di
collaborazione di lunga data, con l’obiettivo di valorizzare il patrimonio archeologico della città e del territorio e
di sensibilizzare i visitatori del musei ai temi fondamentali della tutela e della conoscenza di esso.
Dal 23 gennaio al 17 febbraio 2013
Gio Ponti “Vivere alla Ponti”
Le case abitate da Gio Ponti.
Esperimenti di vita domestica e architetture per l’abitare e il lavoro
Dopo Milano, Roma, Venezia, Londra e Parigi, anche Brescia ospita, al museo di Santa Giulia, la mostra “Vivere
alla Ponti”, realizzata per il Salone del Mobile 2012 dall’Ordine degli Architetti di Milano e Muse con il sostegno
di Molteni&C. Un omaggio al design domestico di Gio Ponti e a una visione della modernità ancora attuale, un
racconto insieme intimo e professionale, accompagnato dalle lettere, dalle fotografie di famiglia e dai documenti
video che testimoniano la vitalità del grande maestro del ‘900. Protagonisti sono anche gli arredi disegnati da
Gio Ponti tra il 1935 (sedia per il primo Palazzo Montecatini) e gli anni ’50 (libreria, cassettone, tavolino, cornici
e tappeto per Casa Ponti in via Dezza a Milano, 1956-57). Una collezione rieditata da Molteni & C, grazie
all’accordo firmato in esclusiva con gli eredi Ponti e con la direzione artistica dello Studio Cerri&Associati, dopo
un lungo percorso di ricerca e studio dei prototipi.
Come sostiene Salvatore Licitra, nipote di Ponti, “da italiani e milanesi, abbiamo la preziosa eredità di Ponti che
deve essere portata alla luce e un archivio poco esplorato. Ci sono molti lavori dimenticati e prodotti da rieditare
– perché Ponti ha disegnato molto più di quello che avrebbe mai potuto essere prodotto – che ci offrono anche
l’occasione per comprendere l’uomo, la sua opera e un momento cruciale dell’architettura e del design italiani”.
In questa occasione Molteni&C e gli Ordini degli Architetti di Brescia e Milano ospitano nell’Auditorium di
Santa Giulia un incontro dal titolo “Gio Ponti, l’arte si innamora dell’industria. Progetti dagli archivi” con Paolo
Ventura, presidente dell’Ordine degli Architetti di Brescia, Franco Raggi, vice-presidente dell’Ordine degli
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
Architetti di Milano, Francesca Molteni, curatore con Franco Raggi della mostra “Vivere alla Ponti” e Salvatore
Licitra, curatore dei Gio Ponti Archives.
Orari: dal martedì alla domenica, dalle ore 9.30 alle 17.30
Ingresso: intero € 8,00; ridotto € 6,00 (per gruppi da 10 a 25 persone e convenzionati). Visitatori da 14 a 18
anni e oltre i 65: € 4,00; scuole: € 3,00; ingresso + didattica: € 4,50. Ingresso gratuito per visitatori fino a 13 anni.
MUSEO SANTA GIULIA, Via Musei 81/B, tel. 0302977833/834,
www.bresciamusei.com - [email protected]
CASTELLO - GRANDE MIGLIO
Dall’8 febbraio al 3 marzo 2013
Giovani talenti conquistano il Castello
Giovani talenti conquistano il Castello è una manifestazione articolata - laboratorio più mostra delle opere realizzate che consente, in uno spazio espositivo di rilievo, di mettere in luce le ricerche compiute dai giovani aspiranti
artisti nelle due accademie cittadine: Santa Giulia e Laba, con il coordinamento di Brescia Musei e
dell'assessorato alla cultura del Comune di Brescia. Workshop e mostra delle opere si svolgono nell'ambito delle
manifestazioni dedicate ai Santi Patroni Faustino e Giovita.
Il tema, con il fine di lasciare ai ragazzi la massima libertà espressiva, è libero, affinché il procedimento creativo
possa essere sviluppato con massima efficacia.
Dalla progettazione e realizzazione dell'opere agli allestimenti, i giovani potranno misurarsi direttamente su un
campo che richiede la massima operatività, la chiarezza delle linee progettuali e la sicurezza d'approccio nelle fasi
realizzative. Con una certezza: le opere potranno essere analizzate e giudicate dal pubblico, senza che per questo
sia stata adottata alcuna procedura concorsuale. E', in qualche modo, la sperimentazione di trenta debutti, in uno
spazio pubblico che ha celebrato, negli ultimi anni artistici di rilievo, tra i quali Giovanni Repossi e Oscar di
Prata, confermando la vocazione del castello ad ospitare da un lato importanti antologiche e dall'altro, in una
continuità operativa - secondo le indicazioni dell'amministrazione comunale che lavora al fine di ottenere il
massimo coinvolgimento del territorio, offrendo occasioni anche alle giovani generazione, di fornire ai ragazzi
un'occasione importante, in uno spazio consacrato da illustri predecessori.
L'iniziativa culturale consentirà al pubblico di assistere alle realizzazioni creative all'interno del Grande Miglio in
Castello. Il laboratorio - che vedrà integrarsi ragazzi e professori dei due atenei d'arte - offrirà un saggio della
sensibilità delle nuove generazioni e della strutturazione di linguaggi emergenti, collegati al percorso formativo.
L'iniziativa, a cura di Fondazione Brescia Musei, è svolta in collaborazione con l'Accademia di Santa Giulia e
l'Accademia LABA.
Orario: negli orari di apertura del Museo del Risorgimento: venerdì, sabato e domenica dalle 14.00 alle 17.30
Ingresso: gratuito
Castello di Brescia, Grande Miglio - www.bresciamusei.com
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
MUSEO DIOCESANO
La maniera grande – Dipinti del XVI secolo dalla Pinacoteca Tosio Martinengo
In occasione della chiusura per restauri della Pinacoteca Tosio Martinengo sono stati depositati presso il Museo
Diocesano diciassette dipinti di grandi dimensioni, per lo più destinati alle chiese della città e rappresentanti della
grande stagione della pittura bresciana del Cinquecento. Un percorso che dall’ultima maniera di Vincenzo Foppa
conduce alle prime prove di Moretto e Romanino, fino ai risultati della maturità dei due artisti, segnati
dall’incontro con i grandi del Rinascimento italiano, da Raffaello a Tiziano.
Quattro artisti per un concorso – Le tele del presbiterio di Santa Maria dei Miracoli
Nel piccolo scrigno rinascimentale, costruito sul finire dell’Ottocento forse su progetto di Bernardino da
Martinengo e decorato con le sculture del milanese Gasparo Cairano, si compie l’atto finale del percorso del
Manierismo bresciano e, insieme, si apre la strada alla nuova generazione. Quattro artisti sono designati per la
realizzazione delle tele che raffigurano altrettanti episodi della vita della Vergine: Tommaso Bona per la Natività
della Vergine, Pietro Maria Bagnadore l’Annunciazione, Grazio Cossali la Presentazione al Tempio e Pietro Marone
l’Assunzione. Le quattro tele testimoniano il passaggio al linguaggio della Controriforma e, con esso, alla stagione
che avrebbe dato i natali al movimento barocco. In occasione e per tutta la durata dei lavori di restauro delle
coperture del Santuario di Santa Maria dei Miracoli, le quattro tele del presbiterio sono esposte presso il Museo
Diocesano: un’occasione per conoscere meglio una delle stagioni più ricche e interessanti della pittura bresciana.
Orari: tutti i giorni, escluso mercoledì, dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 18.00.
Ingresso: intero € 5,00; ridotto € 3,00 (visitatori dai 6 ai 12 anni, studenti e gruppi da 10 a 25 persone); ridotto €
2,00 (oltre i 60 anni); gratuito ai portatori di handicap e loro accompagnatori.
Dal 26 gennaio al 15 maggio 2013
L’età del rame
La pianura padana e le Alpi al tempo di Ötzi
Al Diocesano di Brescia rivivrà l’età del Rame (3400 - 2200 a.C.). Fu un millennio fondamentale per l’umanità:
“nascono” l’aratro, la ruota, l’aggiogamento degli animali per la trazione, il carro a quattro ruote, lo sviluppo
della metallurgia del rame, spesso in lega con l’arsenico, l’agricoltura e l’allevamento, attività che favoriscono
nuovi assetti economici e sociali. Questa è la mostra che esperti ed appassionati attendevano da anni, dato che
dell’Eta del rame si sa molto; ma moltissimo resta ancora da scoprire e da definire. Così la mostra di Brescia sarà
l’occasione per fare il punto di tutte le nuove scoperte in Italia settentrionale, ambito fondamentale per questa
civiltà. A promuoverla, in collaborazione con le diverse Soprintendenze, il Museo Diocesano e la Fondazione
CAB, è un apposito Comitato organizzatore affiancato da un qualificatissimo comitato scientifico presieduto da
Raffaele C. De Marinis.
La scelta di Brescia a sede dell’attesissima esposizione non è casuale: è proprio nel bresciano, infatti che sono
tornate alla luce le testimonianze più rilevanti di insediamenti dell’età del rame in Italia. La necropoli di
Remedello Sotto, in provincia di Brescia, dopo 128 anni dalla sua scoperta costituisce ancora la documentazione
principale per la ricostruzione dell’età del Rame in area padana. Ma nuove scoperte sono documentate a
Volongo in provincia di Brescia, Fontanella Mantovana, Cumarola e Spilamberto in provincia di Modena,
Bologna, Forlì e Cesena e in altre località della pianura padana e dei primi contrafforti che la circondano. Si
tratta di necropoli, talvolta molto ricche di manufatti. Ma la mostra darà conto anche di altre suggestive
testimonianze: le notissime statue-menhir che, insieme alle incisioni rupestri della Valcamonica, forniscono una
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
iconografia fondamentale per la comprensione del periodo e che in mostra saranno oggetto di ampia
illustrazione attraverso l’esposizione di alcuni originali e di rilievi a grandezza naturale.
Il diffondersi, nell’Età del Rame, in tutta la regione alpina delle steli antropomorfe, statue-menhir, grandi
composizioni monumentali nell’arte rupestre, statue-stele, è tuttora oggetto di diverse interpretazioni: opere
legate a nuove concezioni religiose, al culto degli antenati fondatori dei clan, al manifestarsi dell’ideologia
indoeuropea o rappresentazione antropomorfica delle divinità. Il fenomeno non è circoscritto alla regione
alpina, ma presenta una vasta diffusione dalle steppe a nord del Mar Nero fino alla penisola iberica.
Nella mostra sarà illustrato tutto il complesso dei ritrovamenti avvenuti nel 1991 e 1992 al giogo di Tisa, al
confine tra Italia e Austria attraverso copie dei materiali, pannelli didattici e la ricostruzione a grandezza naturale
dell’uomo del Similaun con tutto il suo abbigliamento ed equipaggiamento. Saranno forniti i risultati delle
ricerche più recenti condotte sulla mummia: analisi del DNA, suo inquadramento negli attuali aplogruppi delle
popolazioni europee, aspetti paleopatologici, stato di salute, cause che ne determinarono la morte a 3150 m di
quota. Particolare attenzione sarà posta nel confronto tra i materiali posseduti da Ötzi (ascia in rame, cuspidi di
freccia, pugnale in selce) e quelli relativi alla cultura di Remedello.
Il percorso della mostra si conclude con l’età del Vaso Campaniforme, documentata in provincia di Brescia dalle
due importanti sepolture di S. Cristina di Fiesse e di Ca’ di Marco, a cui saranno affiancate le tombe di recente
scoperta a Parma. Con l’inizio dell’antica età del Bronzo, tra 2200 e 2070 a.C. si stabilizza l’insediamento e
vengono fondati i primi abitati palafitticoli lungo le rive meridionali del lago di Garda e nei bacini infra-morenici
dell’anfiteatro benacense. Questa fase iniziale dell’antica età del Bronzo sarà illustrata attraverso l’esposizione di
ceramiche e manufatti di metallo, in osso, corno, selce e fayence del Bronzo Antico I dal Lavagnone di
Desenzano del Garda, e da Polada, in comune di Lonato, nonché dai ripostigli di asce a margini rialzati di
Remedello Sopra e di Torbole Casaglia (BS). Dopo l’esposizione di archeologia bresciana del 1875 promossa
dall’Ateneo di Brescia sarà la prima volta che materiali di Polada della collezione Rambotti ritornano a essere
esposti a Brescia.
Orario: tutti i giorni, escluso mercoledì, dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 18.00.
Ingresso: intero € 5, ridotto € 2,50. Ingresso gratuito per scolaresche.
Informazioni e prenotazioni: tel. 03040233, fax 0303751064; [email protected].
Museo Diocesano, Via Gasparo da Salò 13, tel. 03040233
www.diocesi.brescia.it/museodiocesano - [email protected]
CHIOSTRO DI SAN CRISTO – CONVENTO DEI MISSIONARI SAVERIANI
Dal 10 novembre 2012 al 24 febbraio 2013
MEXICO Un paese moderno erede di antiche e affascinanti civiltà
Nel convento dei Missionari Saveriani si terrà l’XI edizione della mostra annuale che quest’anno avrà per tema il
Messico. Il Messico, a cavallo fra l’America settentrionale e quella centrale, è bagnato dagli oceani Atlantico e
Pacifico. Gran parte del suo territorio è costituito da altipiani oltre i 1500-2000 metri di altitudine fra cui la
Meseta (altopiano) centrale, chiusa su due lati rispettivamente dalla Sierra Madre del sud e dalla Sierra Madre
orientale. Al nord troviamo steppe e deserti, mentre verso sud le pianure e i rilievi più bassi ospitano foreste
tropicali. Il territorio è soggetto a frequenti terremoti, ed è costellato di vulcani attivi. La maggior parte della
popolazione vive nell’Altopiano centrale, che è il cuore economico del paese. Qui sorge Città del Messico, la
capitale, costruita sul territorio che fu dominio dell’impero Azteco la cui capitale Tenochtitlan fu distrutta da
Cortez nel 1521, ed ora sommersa dall’immensa città moderna. Il Messico mostra una grande crescita
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
demografica e, di conseguenza, urbana anche dovuta alla forte migrazione di popolazioni contadine verso le
grandi città. Di qui sovraffollamento delle periferie e continui tentativi di emigrazione clandestina verso gli Stati
Uniti. Le risorse naturali del Messico comprendono, oltre ad una fiorente agricoltura, grandi depositi minerari di
argento, petrolio e gas naturale. Politicamente e socialmente tormentato negli ultimi secoli da diverse
dominazioni europee e da diverse rivoluzioni alimentate dalla classe contadina, fra cui la più famosa è forse
quella del 1910-1920, è ora una repubblica federale costituita da vari Stati e da un Distretto Federale, di cui fa
parte la Capitale. In mostra potrete vedere paesaggi mozzafiato, pannelli che ritraggono momenti di vita della
popolazione, oggetti che mostrano le grandi capacità artistiche dei messicani, sentirete le classiche musiche dei
"mariachi" che accompagnano le numerose feste uso; gli adulti, oltre a splendidi prodotti di artigianato,
ammireranno alcuni abiti dei balli folkloristici, i codici antichi, i manufatti delle antiche culture maya ed azteche,
la celebrazione festosa della Vergine di Guadalupe, la più venerata dell’America latina, in un'atmosfera
coinvolgente ed interessante.
Per le scuole saranno allestiti dei laboratori di artigianato e arte messicana differenziati per percorsi. In
contemporanea alla mostra saranno organizzati eventi culturali e verranno esposte, anche in vendita, alcune
opere dell’artista messicana Maria Puga. Come sempre, mostra significa anche solidarietà. Quest'anno il ricavato
verrà donato al saveriano bresciano p. Mario Gallia, rettore e formatore della comunità degli studenti di teologia
a Città del Messico. Saranno finanziate alcune "borse di studio" per i ragazzi delle missioni di Santa Cruz e
Acoyotla, perché possano frequentare la scuola.
Orari: feriali 9.00-12.30 e 14.30-17.00; domenica e festivi 14.30-18.30
Ingresso: visita alla mostra gratuita, mentre la partecipazione ai laboratori prevede un contributo di 2,50 €. È
necessaria la prenotazione. Per informazioni e prenotazioni: tel. 3493624217, e-mail [email protected]
Chiostro di San Cristo, Via Piamarta 9, tel. 3493624217
www.saverianibrescia.com - [email protected]
SALA SS FILIPPO E GIACOMO
Dal 9 al 24 febbraio 2013
Fausto Faini, “Viaggio tra le pieghe del volto”
L’incontro con la pittura di Fausto Faini è forte: un bagliore di luce che si erge da una distesa di colori e
geometrie. Una brillante creatività, la ricerca e la sperimentazione di materiali innovativi e la cura nei dettagli
sono gli elementi identificativi della sua pittura. Davanti a uno di questi quadri, lo sguardo non si sofferma alla
prima impressione ma va in profondità, sempre più, incontrando dettagli, anche piccoli, che ben distinguono
un’immagine dall’altra. Ogni quadro, che al primo sguardo appare un caleidoscopio di colori, è invece un
percorso che si snoda, pennellata dopo pennellata, tra le pieghe del viso, alla ricerca dell’interiorità della persona.
Le immagini, che sembrano scivolare una sopra l’altra, fondono tradizione e contemporaneità in un mix di
grande carattere ed eleganza, soprattutto quando il pittore si lascia inseguire da ricordi legati a persone o a cose
alle quali è affezionato. Ciascuno di questi volti diventa un elemento caratteristico, ogni volta studiato in modo
originale ricercato. Le figure eleggono il predominio dei dettagli, delle piccole finezze, capaci di ingentilire e
personalizzare ogni immagine, rivelando in ognuna di esse, il gusto per la sorpresa e un piglio giocoso: ogni
figura ha la sua anima, ogni forma ha un suo significato, ogni colore è portatore di un’emozione. Forse in
qualcuna di queste pieghe, alla fine, ci si può riconoscere.
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
Orari: da martedì a domenica dalle ore 15.30 alle 19.30. Ingresso libero
Sala Ss. Filippo e Giacomo, Via delle Battaglie 61/A, tel. 03043018
MUSEO NAZIONALE DELLA FOTOGRAFIA
Dal 2 al 24 febbraio 2013
Pierluigi Galassi, “Il Carnevale di Venezia anni ’70. Le mie foto inutili”
Orari: Sabato e domenica dalle ore 15.00 alle 18.00; martedì e giovedì per scuole e gruppi su prenotazione.
Ingresso: gratuito
Salone Mostre e Conferenze del Museo Nazionale della Fotografia, Contrada del Carmine 2/f ,
tel. 03049137, [email protected] - www.museobrescia.net
BIBLIOTECA QUERINIANA
Dal 9 al 28 febbraio 2013
“Sulle spine”
Ciò che rende curiosa questa mostra è la contiguità di linguaggi diversi: dalle parole crude dei poeti Celio, Frusca
e Grisoni ai materiali esibiti e recuperati ad una nuova dimensione estetica di Moglia; dai frame di pellicole
orientali di Bertelli, alle collane di spine “fiorite” di Perrini che dialogano con i nove anelli spinosi di
Marcolongo. Stare, tra rimanere ed essere “sulle spine”, all’oltrepassare o cancellare “confini spinati” di
geografie sconosciute e ritrovarsi affacciati sul confine del corpo in cui non c’è più alto né basso, ma rotoli di
memorie, piccole pieghe del tempo.
Poesie di Marta Celio, Marco Frusca, Franca Grisoni
Opere di Giorgio Bertelli, Giorgio Moglia, Paolo Marcolongo, Agostino Perrini
Orari: da martedì a venerdì, dalle ore 8.45 alle 18.00; sabato, dalle 8.30 alle 12.30. Ingresso libero.
Biblioteca Civica Queriniana, Via Mazzini 1, tel. 0302978200/1
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
GALLERIE DI BRESCIA
MOSTRE INAUGURATE A OTTOBRE 2012
GALLERIA AGNELLINI ARTE MODERNA
Dal 27 ottobre 2012 al 16 marzo 2013
American Dream
L'America del dopoguerra ha prodotto un modello di società che negli anni a seguire si è imposto al mondo. Dal
1945 al 1960 l'egemonia politica, economica e culturale degli Stati Uniti si è costruita sull'estromissione
dell'Europa indebolita dalla guerra. Questo periodo consacra l'idea di progresso e di avanzata tecnologica al
rango di dogma che si applica tanto all'industria quanto all'economia e alla cultura. L'esposizione, attraverso
opere significative di artisti espressionisti o pop che animarono la scena americana degli anni '60, illustra lo
spirito di entusiasmo e di libertà che s'impose nel paese in quegli anni in cui l'arte, l'industria e l'economia
parteciparono a uno slancio creativo che sconvolse le abitudini di vita. La meccanizzazione produceva già da
lungo tempo oggetti di desiderio che l'arte, grazie alla Pop art, trasformò in icone moderne, rappresentazioni
spesso moltiplicate di simboli di una civiltà potente e dominatrice. Gli Stati Uniti, in uno stesso slancio, seppero
altrettanto bene esportare il loro modello di società e imporre un'arte che ne era il principale sostegno.
L'esposizione ci mostra, in un parallelo tra le mitiche moto Harley Davidson e Indian, e le opere di artisti come
Warhol, Rauschenberg, Sam Francis, Robert Indiana... il rapporto sottile che esiste tra l'industria e l'arte in quegli
anni di totale euforia. Il mito americano si è costruito sulla produzione di oggetti che hanno cambiato la
quotidianità degli individui apportando profonde modificazioni nella vita di ognuno. La meccanizzazione ha
trasformato le realtà più comuni, radicandosi profondamente in una prassi che penetra e trasforma l'animo
umano. La velocità d'esecuzione dei compiti è divenuta uno standard illustrato dallo sviluppo
dell'elettrodomestico, dell'automobile e molto altro. Questi oggetti tanto ambiti, la cui realizzazione arriva a
livelli di precisione e di eleganza, raggiungono il Pantheon di una mitologia contemporanea al pari delle opere
d'arte. Moto, automobili, aerei sono le «sculture» dei tempi moderni, ideali di perfezione, oggetti di desiderio,
magnifici nella loro struttura e nella loro concezione. Insieme alle automobili nascono le prime moto. Le Indian
s'imposero per prime, nel 1899. In mostra alcuni modelli del 1922, 1928, 1935... illustrano l’innovazione di moto
diventate leggende e che restano tra gli oggetti mitici di quest’epoca in cui l'invenzione impone i propri sogni.
L'aspetto trionfante dell'America che vince è illustrato dall'epopea Harley Davidson. La marca Harley, adottata
da attori di culto come Marlon Brando, è un simbolo degli Stati Uniti: Harley Davidson, del resto, è tra le dieci
marche americane più conosciute al mondo insieme a Coca-Cola e Disney. La mostra propone moto del 1922,
1928, 1935, 1941... fino al 1970. La storia delle Harley appartiene alla leggenda americana che raggiunge il suo
apogeo negli anni '60 con un film come Easy Rider, realizzato da Dennis Hopper nel 1969. Il film è nel
repertorio del National Film Registry dal 1998, per il suo apporto significativo al cinema americano e alla cultura
americana. Simbolo della gioventù e del rifiuto dei pregiudizi, Dennis Hopper incarna un cinema libertario, al
limite della rottura. Con Easy Rider, road movie nichilista e metafisico dalla colonna sonora esplosiva, si crea un
nuovo ordine del mondo nel quale gli artisti riconquistano il reale. Questo spririto definisce perfettamente la
generazione americana del dopoguerra il cui atteggiamento disinvolto, sperimentale e conquistatore trova la sua
rappresentazione nel mondo dell'arte che si apre a tutte le possibilità. La ridefinizione dell'arte, integrando la
provocazione come mezzo d'azione, così come l'ironia e la libertà - elementi che appartengono anche al
comportamento dada al quale si riferiscono artisti come Rauschenberg - s'impone in un mondo che si reinventa.
L'espressionismo astratto-rappresentato nell'esposizione da Franz Kline, Mark Tobey, Sam Francis, il cui lavoro
oscilla tra astrazione e figurazione - rivendica questa libertà e inventa nuove tecniche, mescolando influenze
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
diverse come il surrealismo (subconscio, scrittura automatica, dripping), l'astrazione di Wassily Kandinsky e di
Arshile Gorky e l'insegnamento di Hans Hofmann. In mostra opere di questi artisti magiori dell’astrazione
americana del dopo guerra che rimangono legati all'influenza europea pur rivendicando una propria storia. La
pop art rimette fondamentalmente in questione i criteri che fino ad allora avevano caratterizzato «l'opera d'arte»,
inducendo una riflessione sull'oggetto artistico e ponendolo in una dialettica sociologica, desacralizzando
l'immagine dipinta o la scultura per conferir loro una dimensione di oggetto comunicante (allo stesso titolo della
pubblicità), o banalizzandole proiettandole nella sfera dell'oggetto industriale multiplo proprio al consumo di
massa. Più che da uno stile, l’arte pop discende da uno stato d’animo che consiste nel rendere conto della realtà
della società moderna, mediatizzata, basata sul messaggio istantaneo che s'impone come riferimento assoluto. In
quanto l’opera diventa multipla, sembra ormai entrare nella logica di una modernità contestata in modo cinico
da una artista come Andy Wharol (presente in mostra), illustrata in modo “umanista” da Robert Indiana che
moltiplica i messaggi d'amore e di pace ovunque nel mondo. In mostra un Love emblematico.
Orari: da martedì a sabato, 10.00-12.30 e 15.30-19.30.
Galleria Agnellini Arte Moderna, Via Soldini 6/A, tel. 0302944181
www.agnelliniartemoderna.it - [email protected]
GALLERIE DI BRESCIA
MOSTRE INAUGURATE A DICEMBRE 2012
VISUAL ART & SPAZIO CONTEMPORANEA
Dal 15 dicembre 2012 al 28 febbraio 2013
I Maya - hach uinik - i veri uomini
I maya lacandoni I Lacandoni sono gli unici veri eredi dei Maya. Per secoli sono vissuti nella sierra lacandona,
tra il Chiapas e il Guatemala, in completo isolamento, conservando l'indipendenza e la cultura degli avi. La
"nostra" civiltà ha conquistato gli ultimi gruppi di quegli indios, che ormai si stanno integrando nella cultura
occidentale. Oggi, con i moderni mezzi di comunicazione, l'isolamento è finito. Così, il mondo maya scompare
per la seconda volta. Queste parole introducono la straordinaria esperienza di Gertrude Duby Blom, fotografa e
giornalista svizzera. Per quasi cinquant'anni Gertrude ha vissuto con i Lacandoni, combattendo per la loro
sopravvivenza. La sua tenacia ha vinto: si può dire, infatti, che li ha salvati dall'estinzione. I moderni lacandoni,
che parlano un dialetto maya yucateco, restano comunque gli unici custodi della più pura cultura maya. Poligami,
abitavano dispersi nella vastità della giungla, in accampamenti di poche famiglie accuratamente mimetizzati.
Coscienti e orgogliosi di essere i soli discendenti incontaminati dei maya, sulle cui piramidi essi celebravano gli
antichi riti, i lacandoni chiamavano se stessi hach uinìk, "i veri uomini", lo stesso termine usato dalle caste
aristocratiche e sacerdotali degli antenati, millecinquecento anni prima. Ma un brutto giorno questo nostro
mondo cominciò a distruggere l'armonia del loro universo. Nel 1941 la seconda guerra mondiale fece salire alle
stelle il prezzo della gomma da masticare, prediletta dai soldati americani, che si ricava dal chicle, il lattice
dell'Achras sapota. Così arrivarono nella giungla le orde dei chicleros. I lacandoni morivano a decine, sterminati
da improvvise epidemie. Delle piste aperte nel folto della vegetazione approfittarono i mercanti di legnami
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
pregiati, i madereros, che iniziarono a sventrare la foresta con le motoseghe. Sulla loro scia seguirono i coloni,
spesso indiani degli altipiani del Chiapas, mossi dalla cronica fame di terreni coltivabili, imposta al Messico dal
latifondo e dalla crescita della popolazione. E qui la storia dei lacandoni sarebbe potuta terminare, tragicamente:
i "buoni selvaggi" completamente estinti o assimilati, la foresta interamente distrutta. Ma inaspettatamente
giunse il soccorso. Gertrude Duby (1901-1993), per gli amici Trudi, nata a Berna, penetrò a dorso di mulo nella
selva lacandona dopo un'esistenza avventurosa. Poco dopo lo scoppio della guerra, nel 1940, si stabilì in
Messico, dove cominciò a lavorare come giornalista. Imparò anche a scattare fotografie, al solo scopo, sostiene
con qualche civetteria, di documentare i suoi articoli. Il suo sogno era però di incontrare i lacandoni. Nella Selva
incontrò anche un nuovo marito, l'archeologo americano Frans Blom, ma il colpo di fulmine più potente scoccò
tra Trudi e i lacandoni. La giornalista svizzera sposò con dedizione totale la loro causa e mise al loro servizio la
sua vulcanica energia, il suo temperamento caparbio, le capacità organizzativi e le doti politiche e giornalistiche
affinate dalla più che ventennale esperienza nel socialismo europeo.La fiducia reciproca tra Trudi e i lacandoni
venne subito consolidata dalla calorosa intesa con il più autorevole dei too'hil del nord, Chan K'in il Vecchio.
Nel 1940, i lacandoni erano circa 400, ma nel 1948 ne sopravvivevano solo 156. Interessando antropologi
americani ed europei, Trudi scatenò una campagna per fare loro arrivare con urgenza aiuti medici: oggi superano
i 500. Trudi li convinse ad abbandonare i loro accampamenti isolati e a riunirsi in comunità più grandi, quelle
dove vivono tuttora: i lacandoni del nord sul lago di Najá e sul lago di Merizabok; quelli del sud sul fiume
Lacanjá, vicino alle rovine della città maya di Bonampak, famosa per ospitare gli unici dipinti murali a colori
vivaci sopravvissuti alle intemperie, considerata la cappella sistina dei maya. Il pericolo maggiore era tuttavia
dietro l'angolo. A partire dagli anni Sessanta l'invasione dei coloni messicani aumentò spaventosamente: il
governo aveva deciso di sfruttare il legname pregiato e di iniziare prospezioni petrolifere, aprendo nuove strade
nella giungla con macchinari pesanti. Si considerava necessaria e inevitabile la distruzione completa della Selva.
A molti contadini poveri di tutto il Messico vennero offerti titoli di proprietà su scampoli della foresta, a
condizione che vi si trasferissero con le famiglie. Nel 1972 Trudi e Chan K'in ottennero la prima vittoria: il
governo messicano riconosceva il possesso nominale di ben 6140 chilometri quadrati di Selva ai 66 capifamiglia
lacandoni, e cominciò a pagare loro i diritti per il taglio degli alberi, in misura ridicola rispetto al ricavato, ma
questi incassi modesti risultavano cifre enormi per gli standard della vita dei lacandoni. I "selvaggi" lacandoni,
appena usciti da una cultura neolitica, si trovarono di colpo a essere gli indiani più ricchi del Messico. Questo
trasformò radicalmente il loro modo di vivere e da "fossili viventi" in pericolo di estinzione divennero gli indiani
del Chiapas più adattati al mondo moderno. Ma a quale prezzo? La cultura tradizionale dei lacandoni era in
pezzi. Dal 1988 tagliare alberi è diventato illegale, così come uccidere o prelevare la fauna selvatica, ma
corrompendo (facilmente) le guardie forestali si può fare di tutto: portarsi via camion di legna, uccidere giaguari
e ocelot per le loro pelli, e commerciare, vive, le ormai rare Ara macao e Ara militaris. Nel 1989, l'ultima vittoria
di Trudi è stata di costringere il governo messicano ad abbandonare il progetto di un sistema di dighe sul fiume
Usumacinta. Nel marzo del 1991 il Messico siglò un accordo con l'organizzazione ecologista Conservation
International, impegnandosi a salvare ciò che restava della Selva lacandona in cambio di una riduzione di quattro
miliardi di dollari del suo debito estero. Interrogata sulla vicenda Trudi rispose: “La Selva? Non c'è speranza. E'
finita. Del resto, un giorno o l'altro anche il mondo dovrà finire". Lo stesso Chan K'in, capelli leggermente
brizzolati nonostante avesse tra i 95 e i 100 anni, soleva ripetere: “So che è vicino il xutan, il giorno ultimo,
quando gli dei concluderanno questo ciclo del mondo. La terra si seccherà e si creperà, una luna rossa
incomberà sulla terra, i giaguari e i coccodrilli della notte mangeranno tutti gli uomini. Mio nonno diceva che
era ancora lontano, mio padre che non era ancora vicino. Ma a me gli Dei lo hanno detto: il xut-an sta per
venire.” Il 21 dicembre del 2012 è la data della fine del ciclo. Da ultracentenario e lasciando un figlio di poco più
di tre anni, Chan K’in morì il 23 dicembre del 1996. Tre anni esatti dopo la morte della sua amica Trudi.
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
Orari: da giovedì a sabato, dalle 15.30 alle 19.30.
Ken Damy Visual Art, Loggia delle Mercanzie, Corsetto Sant’Agata 22, tel. 0303758370,
[email protected]
GALLERIE DI BRESCIA
MOSTRE INAUGURATE A GENNAIO 2013
WAVE PHOTOGALLERY
Dal 12 gennaio al 28 febbraio 2013
Giorgio Lotti. Antologica
Nel panorama del fotogiornalismo italiano ed internazionale, Giorgio Lotti ha sicuramente scritto con le proprie
immagini pagine di grandissima importanza e di significati che vanno ben oltre il semplice appunto di cronaca.
Essere al posto giusto nel momento giusto non è sempre garanzia di ottimi risultati. Se non si ha la capacità di
scegliere quei momenti che significheranno storicizzazione dell'evento, si rischia di cadere nella banalità dello
scatto su commissione, senza contenuti né contestualizzazione. Giorgio Lotti ha la cultura, l'esperienza, la
capacità di relazionarsi e di entrare nel problema e nelle persone, necessarie a garantirci quello che le sue opere
sanno trasmetterci. Che si trovi al cospetto di Zhou En Lai (una delle fotografie più riprodotte della storia) o
che venga inviato a documentare l'alluvione di Firenze nel 1966, piuttosto che i funerali di Padre Pio nel 1968, o
l'esodo degli albanesi nel 1991, passando attraverso la “mondanità” delle più note celebrità del mondo del
cinema, della musica e del teatro, Giorgio Lotti sa sempre scegliere l'immagine giusta, quella che attraverso i
media di tutto il mondo ci racconta in modo puntuale e personalissimo l'evento. Wave Photogallery propone
un'antologica che intende rendere omaggio ad uno dei maestri della fotografia, di quella fotografia che non
sembra più appartenere alle esigenze del mercato attuale ma che inevitabilmente continua ad essere di
insegnamento e riferimento a chi si avvicina all'immagine con l'aspirazione di andare oltre e poter anche essere
protagonista del mondo dell'arte.
Renato Corsini
Giorgio Lotti nasce a Milano nel 1937. Inizia a lavorare nel 1957, collaborando come free-lance per alcuni
quotidiani e settimanali quali “Milano Sera”, “La Notte”, “Il Mondo”, “Settimo giorno”, “Paris Match”.
Nel 1964 entra nello staff di Epoca sotto la direzione di Nando Sampietro dove rimane fino al 1997, anno di
chiusura del giornale. Ha lavorato fino al 2002 a Panorama. Nel 1973, per un reportage fatto in Cina viene
insignito, dalla University of Photojournalism, Columbia, del premio “The World Understanding Award”.
Ha partecipato inoltre a numerose edizioni del Sicof a cura di Lanfranco Colombo. Nel 1995, nel corso del 16°
Sicof viene premiato con l”Horus Sicof 1995” per il ruolo svolto nel campo della fotografia italiana. È stato
premiato dalla città di Venezia per i suoi reportages sulla Serenissima. Nel 1994, a Modena, riceve il prestigioso
premio letterario “Città di Modena”. Alcune immagini sono conservate nei musei americani, di Tokio, Pechino,
al Royal Victoria Albert Museum di Londra, al Cabinet des Estampes di Parigi, al Centro Studi dell’università di
Parma, alla Galleria Civica di Modena. Negli ultimi dieci anni si è dedicato alla ricerca fotografica nel campo del
colore e dell’arte.
Orari: da martedì a venerdì, 10.00-12.00 e 15.00-19.30; sabato, 15.00-19.30.
Genere: personale di fotografia
Wave Photogallery, Via Trieste 32, tel. 0302943711
www.wavephotogallery.com – [email protected] / [email protected]
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
SPAZIO AREF
Dal 12 gennaio al 24 febbraio 2013
Emilio Rizzi (1881-1952)
L’Associazione rende un doveroso omaggio ad Emilio Rizzi, uno dei due pittori a cui l’Aref è dedicata, a
sessant’anni dalla scomparsa, avvenuta il 22 dicembre 1952.
La mostra comincia al piano terra, nella Galleria di SpazioAref, prosegue al primo piano e si conclude nell’atelier
di Emilio Rizzi, un ambiente estremamente suggestivo che raccoglie oggetti, mobili e dipinti appartenuti
all’artista, risalenti al soggiorno parigino e agli anni di lavoro a Brescia.
Sono esposte più di quaranta opere fra le più importanti dell’artista, che ripercorrono le fasi principali della sua
produzione: quella romana (1903-1908), quella parigina (1909-1914) e infine quella bresciana (1922- 1952).
Accanto ai capolavori abitualmente esposti a SpazioAref, come Armonie in bianco (1906 ca.) o La tazza dorata
(1909), il pubblico avrà la possibilità di ammirare opere di grandissima qualità come Il sogno (1901 ca.),
Autoritratto (1905), Donna con la chitarra (1909 ca.), La bambina in rosa (1909 ca.), Piccolo orologio (1925 ca.),
che non vengono esposte in una mostra pubblica da almeno dieci anni, cioè dalla mostra antologica dedicata a
Rizzi, organizzata dall’Aref nell’inverno 2002-2003 nel Salone Vanvitelliano in Loggia.
L’esposizione è arricchita da fotografie per lo più inedite e da materiale documentario proveniente dal Fondo
Emilio Rizzi, conservato presso l’AABC (Archivio dell’Arte Bresciana Contemporanea) dell’Aref.
Emilio Rizzi nasce a Cremona il 5 maggio 1881 da Giuseppe, avvocato, e da Laura Botti, penultimo di cinque
fratelli. Dopo aver frequentato l'istituto tecnico Guido Grandi di Cremona, nel 1895 si iscrive all'Accademia di
Brera a Milano seguendo i corsi dei maestri: Vespasiano Bignami, Giuseppe Mentessi e Cesare Tallone che lo
stimerà come uno degli allievi prediletti e lo farà entrare nell'ambito della sua famiglia. Stringe fraterna amicizia
anche col pittore Ambrogio Alciati e con lo scultore Siccardi di Bergamo.
Nel 1903 Rizzi vince il concorso del pensionato Fanny Ferrari, indetto dal Comune di Cremona per
l'assegnazione di una borsa di studio triennale di lire 1.800 per perfezionare i suoi studi all'Accademia di Roma.
Nella città capitolina trova alloggio in via Flaminia al numero 89, in una delle stanze di Villa Poniatosky. Emilio
partecipa alla vita artistica romana, frequentando i pittori Dazzi, Biazzi e lo scultore Zanelli. Circa nel 1905-1906
tiene un corso regolare di lezioni alla Accademia Moderna di Belle Arti di Roma, insieme all’illustre pittore
Antonio Mancini, ad Antonio Sciortino e Dante Ricci. In quegli anni Rizzi, insieme ad artisti e studenti,
frequenta numerose trattorie romane, ed in particolare quella dove alloggia Mancini, in via Ripetta, nel quartiere
dove sorge l’Accademia di Belle Arti. Qui conosce la futura moglie Barbara Anselmi, che con la madre e le
sorelle gestisce la trattoria.
Nel 1906 il pittore si reca sul monte Vilio, nell'alta Ciociaria, con l'amico pittore Ise Lebrecht di Verona;
l'iniziativa desta molta curiosità poiché per un mese i due dormono in una tenda durante i loro spostamenti nella
campagna romana. Nel 1907 continua il suo peregrinare nelle province laziali e visita Palestrina, Terracina,
Viterbo; dovunque si reca dipinge seguendo l'esempio dei "XXV pittori della campagna romana", confermando
la sua costante passione per i dipinti di paesaggio. Seguendo la consuetudine di quegli anni che attribuiva grande
importanza all'esperienza artistica parigina, Emilio, incoraggiato dall'amico Mancini, si stabilisce nella capitale
francese l'11 febbraio del 1909. Nel centro mondiale dell’arte cerca il riconoscimento della sua pittura attraverso
nuove ed importanti committenze. Rizzi alloggia in un elegante "atelier" sul prestigioso boulevard Berthier, al
numero 15, poco lontano dallo studio del già celebre Boldini, il più importante ritrattista dell'alta borghesia
parigina. Nel 1910 Emilio vince la medaglia d’oro alla I Esposizione d’Arte di Cremona; nell’anno successivo
partecipa alla Mostra Internazionale d’Arte di Roma. Il 13 luglio Emilio e Barbara si sposano a Parigi con rito
civile, il matrimonio religioso è celebrato a Corchiano, provincia di Viterbo, località nella quale si trasferirono
dopo il loro ritorno dalla Francia, solo nel 1915. A Parigi il pittore cremonese espone più volte ai Salon ufficiali
e degli Independants, vincendo nel 1913 le Palme Accademiche, il più grande riconoscimento dell’Accademia di
Francia agli artisti stranieri. I coniugi Rizzi trascorrono alcuni mesi del 1914 in Bretagna, a Brignogan in riva
all'Atlantico. La loro permanenza in terra francese si conclude forzatamente dopo la dichiarazione di guerra, il 2
agosto 1914, della Germania alla Francia, che impone severi controlli agli stranieri. Emilio e Barbara tornano in
Italia a Corchiano dove risiede la cognata Colomba. Il 24 maggio del 1915 l'Italia entra in guerra, e Rizzi è
arruolato nell'artiglieria da campagna come automobilista.
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
Il 18 gennaio 1917 nasce l'unica figlia della coppia: Miretta, che viene alla luce in circostanze drammatiche
nell’ospedale militare a Civita Castellana (Viterbo).
Congedato dal servizio militare nel 1920, Rizzi raggiunge la moglie e la figlia a Corchiano, in quella campagna
che tanto aveva amato. Affascinato dal paesaggio sabino, dolce e ancora primitivo, ritrova lo slancio per
raffigurare gli scorci della campagna romana. A lungo il pittore è ospite dei principi Chigi a Soriano del Cimino e
dei Pignatelli, oltre al conte Celani. Nel 1921 soggiorna per breve tempo a Parigi da solo, ma la crisi del
dopoguerra e la morte di molti amici lo scoraggiano e decide di lasciare definitivamente "l'atelier" serbato fino
ad allora. Il fratello Ugo aveva aperto a Brescia, fin dal 1907, una ditta di torrefazione e bar, la “Rizzi &
Persico”, che alla sua morte lascia in eredità ad Emilio, il quale nel 1922 acquista una casa in piazza Loggia, dove
all'ultimo piano arreda un nuovo studio che gli permette di ritornare alla sua vera professione. Continua l'intensa
opera ritrattistica, nella quale eccelle e nel 1926 ritorna per un breve periodo a Corchiano, insofferente al
soggiorno bresciano e all'attività commerciale cui ha dovuto assoggettarsi per qualche tempo.
Alla fine degli anni Venti, Rizzi trascorre frequentemente le vacanze in laguna, a San Pietro in Volta presso
Venezia: la sua ispirazione, già così felice nelle singolari sensazioni della Bretagna e del Lazio, trova un'altra
diversa fonte di colori vivi eppur morbidi e sfumati.
Nel 1929 con altri famosi artisti bresciani, è incaricato da Virgilio Vecchia di dirigere la scuola di disegno del
Sindacato Fascista di Belle Arti, detta Scuola di San Barnaba, incarico che detiene per circa dieci anni. La lunga
esperienza di maestro d’arte è messa a frutto da Emilio nel dopoguerra, quando fonda nel 1945 la scuola
dell’Associazione Arte e Cultura, che diverrà successivamente l’odierna A.A.B, nelle cui sale – nel 1952 – tiene
una mostra personale per i cinquant’anni della sua attività di pittore. Viene colto da malore nel suo studio a
Brescia mentre è intento a dipingere. Muore tre giorni dopo, il 22 dicembre 1952.
Orari: da giovedì a domenica, dalle ore 16.00 alle 19.30.
Genere: personale arte contemporanea
Aref – Associazione Artistica e Culturale Emilio Rizzi e Giobatta Ferrari, Vicolo del Sole 4, tel. 0303752369,
www.aref-brescia.it - [email protected]
COLOSSI ARTE CONTEMPORANEA
Dal 19 gennaio al 28 febbraio 2013
L’arte del rugby
Protagonista dell’evento è il gioco del rugby, con gli importanti e caratterizzanti valori che da sempre lo
accompagnano e lo contraddistinguono; uno sport antico, nobile e unico per completezza del gesto atletico in
sintonia con la dedizione, la fatica e l’equilibrio tra mente e corpo: una straordinaria armonia tra quantità e
qualità. L’evento espositivo, curato da Alberto Mattia Martini, raccoglie circa una trentina di opere che gli artisti
- Guido Airoldi, Thomas Bee, Corrado Bonomi, Dario Brevi, Gianni Cella, Filippo Centenari, Francesco De
Molfetta, Silvano De Pietri, Roger Dildo (Federico Tosi), Stefania Fabrizi, Fidia Falaschetti, Stefano Fedolfi,
Claudio Filippini, Enzo Fiore, Enzo Forese, Andrea Francolino, Mimmo Iacopino, Marco Lodola, Antonella
Mazzoni, Davide Nido, Carlo Pasini, Fabrizio Pozzoli, Simone Racheli, Aldo Spoldi, Marco Sudati, Wainer
Vaccari, Vittorio Valente, Wal (Walter Guidobaldi) hanno dedicato al rapporto arte-sport, arte e rugby.
La mostra L’arte del rugby nasce dal desiderio di realizzare un evento che indaghi uno degli sport più
impegnativi e duri, nel quale è richiesta grande resistenza fisica, ma è certamente anche lo sport di squadra
formativo per eccellenza. Il rugby insegna e tramanda da sempre concetti morali basilari della socialità come il
rispetto delle regole e dell’avversario, basandosi su canoni di etica e di comportamento senza eguali in campo
sportivo e in campo umano, regole scritte con l'anima. Sono stati quindi coinvolti alcuni importanti artisti del
panorama contemporaneo, chiedendo loro di realizzare un’opera, esprimendosi attraverso la propria tecnica e
sensibilità e facendosi ispirare dallo “spirito del rugby”.
Per sottolineare l’importante avvenimento culturale, è stato inoltre pubblicato dalla Galleria Centro Steccata un
volume a cura di Alberto Mattia Martini dove saranno pubblicate tutte le opere.
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
Orari: da martedì a sabato, 10.00-12.00 e 15.00-19.00.
Genere: arte contemporanea
Colossi Arte Contemporanea, Corsia del Gambero 13, tel. 0303758583
www.colossiarte.it - [email protected]
GALLERIE DI BRESCIA
MOSTRE INAUGURATE A FEBBRAIO
FEBBRAIO 2013
ASSOCIAZIONE ARTISTI BRESCIANI AAB
Dal 2 al 20 febbraio 2013
Eugenio Mombelli. Wear the art
Eugenio Mombelli, pittore scultore e incisore, è nato a Brescia nel 1950; ha frequentato il liceo artistico e la
Facoltà di architettura a Milano, laureandosi nel 1975. La mostra si propone come un connubio tra dipinti,
sculture e incisioni e la riproduzione di tali opere su seta e su capi di abbigliamento di alta qualità.
Dal 23 febbraio al 13 marzo 2013
Inaugurazione sabato 23 febbraio, ore 18.00
Giusi Lazzari. Paesaggi di memoria e di vita
A cura di Pia Ferrari.
Orari: da martedì a domenica, dalle ore 16.00 alle 19.30
Genere: arte contemporanea
Associazione Artisti Bresciani AAB, Vicolo delle Stelle 4, tel. 03045222, www.aab.bs.it - [email protected]
GALLERIA MININI
Dal 2 febbraio fino a fine marzo 2013
Ettore Spalletti / Sol Lewitt
“Continuano, forse per tutta la stagione, le doppie personali che celebrano i quarant’anni di attività della nostra
galleria. Fondata nel 1973, anche gli inviti di quest’anno tornano al formato originario A4, più semplici, più
minimalisti, e li manterremo così per tutto il 2013.
Dopo due grandi fotografe, Francesca Woodman e Letizia Battaglia, dopo due tra i più interessanti pittori del
panorama internazionale, quali Carla Accardi e Peter Halley, è ora la volta di due poeti, difficili da inquadrare:
Ettore Spalletti e Sol LeWitt. Per queste mostre presenteremo sovente opere provenienti dalla nostra storia,
mostre costruite con lavori della galleria, integrati a seconda dei casi con opere nuove. L’idea è che dopo
quarant’anni abbiamo un’esperienza che ci permette, come un piccolo museo, di costruire mostre a partire dalla
collezione. Una stagione ‘diversa’ per così dire, non più solo delegata alla bravura, al gusto, al capriccio
dell’artista, ma qualcosa che ci vede responsabili in prima persona.
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
Un libro – forse due – racconterà per episodi la storia di un’avventura nata quasi per caso, poi lungamente
inseguita ed accresciuta. Di questa storia sono parte integrante e fondamentale sia Ettore Spalletti che Sol
LeWitt, “nostri artisti” e quasi subito cari amici con cui abbiamo trovato una consonanza che questa mostra
vuole testimoniare.
Di Ettore Spalletti (Cappelle sul Tavo, 1940) presentiamo tavole, grandi vasi, sculture in alabastro: e come
abbiamo imparato, opere con l’azzurro del cielo, il marrone della terra, il verde dei prati, il rosa dell’incarnato. Il
lavoro di Spalletti si pone da sempre tra pittura e scultura, in un tentativo, riuscito, di felice coniugazione dei due
momenti. L’arte italiana nasce dal connubio di questi opposti, la scultura era dipinta, in Grecia, quindi a Roma,
ma anche a Siena con Jacopo o Valdambrino, con le grandi cornici, le soase, i leggii. Arte e Architettura inoltre
hanno da sempre operato per fondare la nostra cultura, per costruire le nostre città.
Sol LeWitt (1928-2007), maestro indiscusso dell’arte concettuale, ha radicalmente modificato la nostra visione
dell’arte attraverso una grammatica di linee, semplici forme geometriche e loro combinazioni, spostando
l’equilibrio della creazione dalla realizzazione all’ideazione. Un artista che deve molto all’Italia, dove ha abitato,
dove ha lavorato per lunghi anni, quell’Italia da cui ha preso ispirazione per i colori, restituendo nel contempo i
suoi tesori di semplici intuizioni combinatorie. Come un musicista che lavora sulla serialità dei suoni, così
LeWitt lavorava sulle forme e sui colori. In mostra avremo sculture dei vari periodi, wall drawing e gouaches a
formare, con le opere di Ettore Spalletti, un contrappunto pittorico di grande momento.
Due grandi amici del nostro passato che sono tuttora ben presenti nel nostro programma e dai quali molto ci
aspettiamo per il nostro futuro”. Massimo Minini
Orari: da lunedì a venerdì dalle ore 10.00 alle 19.30; sabato dalle ore 15.30 alle 19.30.
Genere: doppia personale arte contemporanea
Galleria Minini, Via Apollonio 68, tel. 030383034
www.galleriaminini.it - [email protected]
GALLERIA AplusB
Dal 2 febbraio al 7 marzo 2013
Phasmes.
Zoro Feigl (Amsterdam, 1982), Max Frintrop (Oberhausen, 1982) Osamu Kobayashi (Columbia, 1984)
Tiziano Martini (Soltau, 1982)
AplusB presenta la mostra collettiva "Phasmes" che vede coinvolti gli artisti Zoro Feigl (vive e lavora ad
Amsterdam), Max Frintrop (vive e lavora a Düsseldorf) Osamu Kobayashi (vive e lavora a Brooklyn) Tiziano
Martini (vive e lavora tra Belluno e Lipsia).
Il gruppo di giovani artisti presenta opere coerenti con la comune attitudine a produrre immagini che coinvolge
due elementi: prospettiva ed accidentalità. Phasemes è il nome in lingua francese di Fasmide, famiglia di insetti a
cui appartiene ad esempio l'insetto stecco, cioè quel genere di insetti dalla capacità di mimetizzarsi e nello stesso
tempo apparire aprendoci, in questo frangente, l'accesso alla differenza. Gli artisti di Phasmes si caratterizzano
per mettere a fuoco brevissime immobilità temporali rispetto al paesaggio visivo saturo e fluttuante al quale
apparteniamo. La prospettiva d'indagine varia in ognuno degli artisti: in Zoro Feigl è la fisicità scultorea del
movimento meccanico, in Tiziano Martini è un'unità di misura che viene di volta in volta coinvolta e modificata
pittoricamente, in Osamu Kobayashi è la gestualità controllata ed in Max Frintrop è la sfida architettonica nella
bidimensionalità dello spazio/tela. All'interno di queste prospettive gli artisti agiscono come ricercatori
desiderosi di fissare ciò che sfugge, quel luogo accidentale, condiviso con lo spettatore, in cui tempi diversi si
incontrano e cambiano direzione. In questo senso l'immagine è protagonista come luogo di conoscenza, come
luogo di ricongiungimento, di ritorno di forme. L'indagine può continuare all'infinito. La mostra ne è solo un
breve squarcio, per dirla alla Georges Didi-Huberman "uno stigma aperto". Il timbro non drammatico della
composizione della mostra non toglie l'inquietudine nell'inseguire l'apparizione: attimo, momento in cui lo
scarto tra somiglianza e dissomiglianza diviene rivelazione.
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
Zoro Feigl (Amsterdam, 1983) solo shows: 2012 Detour, 0gms, Sofia, BG; A matter of fluidity, 21 Rozendaal,
Concordia, Enschede, NL. 2010 PLAYSTATION @ Galerie Fons Welters, Amsterdam, NL; Self Service Open
Art Space, Stuttgart, D. 2008 De Steile Wand #4, VHDG, Leeuwarden , NL; De Branding, W139, Amsterdam,
NL.. group shows: 2012: 12345 Verbeke Foundation, Kemzeke, BE; KAAP, Fort Ruigenhoek, Groenekan,
Utrecht, NL; KunstWerkt - DordtYart, Dordrecht, NL; Hackathon - Eddie The Eagle Museum, Amsterdam,
NL. 2011 The Visitor - HISK, Gent, B; Terreinwinst - ASV Arsenal, Amsterdam, NL; Kunstgalerij - Reuring,
Purmerend, NL; Six Degrees of Seperation - CBK Den Bosch, NL; WOW WOW WOW - Atelierhof
Kreuzberg, Berlin, D. 2010 Black Door, Istanbul, TR Artists. 2010 TUYAP Istanbul, TR.
Osamu Kobayashi (Columbia, 1984) solo shows: 2013 Osamu Kobayashi, Greenwich House, New York, NY.
2012 Maze Haze, AplusB Contemporary Art, Brescia, Italy. 2011 Squarish, John Davis Gallery, Hudson, NY
group shows: 2012 Boltax Gallery, Miami Project, Miami FL; Finite Infinity, Greenwich House, New York, NY;
Upside Downturn, HKJB, Laroche/Joncas, Montreal, Canada; In Dialogue, AplusB Contemporary Art, Brescia,
Italy; A Valuation, Alexander Clark & Friends, New York, NY; Brucennial 2012, Bruce High Quality
Foundation, New York, NY; The Question of Their Content, Zolla/Lieberman Gallery, Chicago, IL;
MIC:CHECK (occupy), Sideshow Gallery, Brooklyn, NY 2011 December Store: Multiples and Small Works,
.NO, New York, NY; Boltax Gallery, Aqua Art Miami: Art Fair,Miami, FL; Painting Club Selected Works, Exit
Art, New York, NY; So Happy Together, Notre Maar, Brooklyn, NY; Temporary Antumbra Zone, Janet
Kurnatowski Gallery, Brooklyn, NY; Abiding Abstraction, Boltax Gallery, Shelter Island, NY; Painting Club,
Exit Art, New York, NY; The Working Title, Bronx River Art Center, Bronx, NY; Apocalypse Now, Sideshow
Gallery, Brooklyn, NY.
Max Frintrop (Oberhausen, 1982) solo shows 2013 AplusB, Brescia 2012 Solo Project at Volta8, Gallery
Chaplini, Basel; Ricochet Gallery Chaplini, Cologne; Gelsenkirchener Gangart“ BaustelleSchaustelle, Essen.
2011 Aragena,Künstlerverein Malkasten, Düsseldorf 2010 Space is the Place, Raum für Kunst und Musik e.V.,
Cologne. group Shows 2012 JaLiMa Collection, Duesseldorf; Fullhouse Salon Schmitz, Cologne; Family
Matters, Le Courant, Bruxelles; Painting Show, Gallery Chaplini, Cologne; Die Null reintragen ( Abstrakt nach
89), Büroadalbert, Gera 2011; Boo, Arti et Amicitiae & Mike Potter Projekts, Amsterdam; Max Frintrop vs.
Roman Lang, Gesellschaft für streitorientierte, Kulturforschung GSK, Düsseldorf; Everything you ever liked
about your mother, Royal College of Art, London 2010 Figurprobleme, Artleib, Düsseldorf; K22, TanzschuleProjects, Munich; Rundblick 2010, Temporary Gallery Cologne, Köln, Kunstverein; 2009 Something strange
will happen this summer, Mike Potter Projects, Oxford, UK; “Painting on the möve”, Wiensowski & Harbord,
Berlin, curated by Albert Oehlen; Creme, Gallery Felix Ringel, Düsseldorf with Andreas Breunig, David
Ostrowski & Chris Succo.
Tiziano Martini (Soltau, D, 1983) solo shows 2012 Two men and one mountain, Potemka Galerie, Leipzig;
2011 Crash & Cut-Up, Studio d'arte Cannaviello, text by Gianluca d'Incà Levis, Milan 2009 Abstraction-Action,
Studio d'arte Cannaviello, curated by Stefano Castelli, Milan group shows 2012 Piéce montèe, WESTWERK,
fugitif, Leipzig; In our backyards, WERKSCHAU, Halle 12, Baumwollspinnerei Leipzig/Schloss Solitude
Stuttgart; Out of focus, SUPERFLUO, Padova; Mars mission, GEH-8, Dresden; On cloud seven, CARS,
Omegna, Vb; A poem about a chance meeting, DC/next, Taibon agordino, Belluno; Future, Landscape. A
changing exhibition, curated by Riccardo Caldura, FORTE MARGHERA, Venezia; Spring Gallery Tour, Lia,
BAUMWOLLSPINNEREI, Leipzig 2011 Kurz und Wichtig, open studios, curated by Anne-Louise Kratzsch,
Liap, BAUMWOLLSPINNEREI, Leipzig; Studiovisit.it, curated by Andrea Bruciati and Eva Comuzzi, Galleria
Comunale d'Arte Contemporanea, Monfalcone; Lost in painting II, VILLA BRANDOLINI, Solighetto,
Treviso; Painting one, dolomiti contemporanee, SASS MUSS, Belluno; Anni'10, EX OSPEDALE SOAVE
Codogno; 2010 Anni 10, State Istitute of Culture, Sofia, Bulgaria, curated by Axjinia Durova; Independents,
Gabls, Art Verona.
Orari: da giovedì a sabato, dalle ore 15.00 alle 19.00.
Genere: collettiva arte contemporanea
AplusB Contemporary Art, Via Gabriele Rosa 22/a, tel. 3381324177 / 0305031203
aplusbcontemporaryart.wordpress.com - [email protected]
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MOSTRE NELLE GALLERIE D’ARTE E NEI MUSEI
GALLERIA DELL’INCISIONE
Dal 9 febbraio al 20 marzo 2013
Marabù, vizi e virtù
L'idea della mostra nasce osservando come il marabù, animale dalle singolari sembianze, associato nei secoli a
diversi valori, sia stata un’importante fonte di ispirazione nell'opera di Richard Müller, grande disegnatore e
incisore del simbolismo mitteleuropeo.
Müller, attivo tra fine Ottocento e prima metà del Novecento, seppe interpretare con sapienza e ironia vari
soggetti del mondo animale: tra i prediletti e i più rappresentati c’è proprio il marabù che, inserito in
composizioni ricche di simboli e allegorie, dà vita ad atmosfere stranianti. A seconda dei casi, l'immagine del
marabù diventa in Müller allegoria erotica, epifania del male, o personificazione dei vizi e delle virtù umane.
Attorno alle incisioni di Müller presentiamo anche lavori di suoi contemporanei: Martin Erich Phillipp, suo
allievo, Moritz Geyger e Louis Moe. Il marabù è inoltre rappresentato nell’opera di alcuni autori contemporanei:
Carol Berényi, Giorgio Bertelli, Franco Fanelli, Giuseppe Gallizioli, Quentin Garel, Giorgio Maria Griffa, Ana
Kapor, Franco Matticchio, Vladimir Pajevic, Sebastiano Ranchetti, Virgilio e Marco Zuppelli.
Orari: da martedì a domenica, dalle ore 17.00 alle 20.00.
Genere: arte contemporanea
Galleria dell’Incisione, Via Bezzecca 4, tel. 03030469, www.incisione.com - [email protected]
ASSOCIAZIONE ARTE E CULTURA PICCOLA GALLERIA U.C.A.I
ASSOCIAZIONE PER L’ARTE LE STELLE
Dal 9 al 24 febbraio 2013
La responsabilità
Una virtù civica da riscoprire
Davide Balossi
Jessica Cappellari
Cesare Galluzzo
Ernesto Longobardi
Nicola Magrin
Marco Pariani
Ilaria Beretta
Elena Carozzi
Alberto Gianfreda
Davide Maggioni
Patrizia Novello
Nicola Zaccaria
Anche quest’anno l’Associazione per l’arte Le Stelle, che opera nel cuore della città nell’antico spazio di San
Zenone all’Arco, aderisce al grande festival di iniziative religiose, culturali ed artistiche offerto alla città in
occasione delle celebrazioni dei Santi Patroni Faustino e Giovita.
Il tema prescelto quest’anno, ovvero la riflessione sul tema civico della responsabilità, è stato proposto a dodici
giovani artisti, selezionati in ambito lombardo e già operanti nel panorama artistico con significativi
riconoscimenti, che, presentando due opere ciascuno, propongono l’esito di una personale rivisitazione visiva
sull’argomento.
Coincide così, con la festa dell’intera città, il tradizionale appuntamento in San Zenone che l’Associazione per
l’arte Le Stelle riserva ai giovani artisti, chiamati a portare in piena libertà le loro sollecitazioni creative.
Dall’insieme delle opere esposte scaturisce un fermento di idee che in modo non banale, né retorico,
contribuisce a dar conto di atteggiamenti e aspettative del mondo giovanile contemporaneo.
Nella evidente diversità di forme espressive e di generi, dalla pittura alla scultura a istallazioni studiate sul luogo,
ma anche nei brevi commenti degli artisti, questa esposizione appare ora meditazione, ora ricerca, spesso
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evidenziando il bisogno di una riappropriazione della “responsabilità” in termini operativi, ma ancor prima di
riflessione sul senso profondo della civile convivenza. Il linguaggio concettuale si pone come medium tra
l’autore e lo spettatore, in un coinvolgente desiderio di tessere rapporti umani nuovi e significativi, contro ogni
omologazione e superficialità.
Una mostra aperta, dunque, al futuro, nella ripartenza dalla cultura contemporanea per indagare la possibilità di
raggiungere risultati artistici, restando nel segno di una rinnovata ricerca umana e spirituale.
Progetto mostra e catalogo a cura di Fausto Moreschi, Carmela Perucchetti e Armando Fettolini
Orari: da mercoledì a domenica dalle ore 16.00 alle 19.00
Genere: arte contemporanea
Associazione per l’arte Le Stelle, Vicolo San Zenone 4, tel. 0302752458 / 3351370696
[email protected]
MAURER ZILIOLI - CONTEMPORARY ARTS
Dal 16 febbraio al 6 aprile 2013
Inaugurazione sabato 16 febbraio, ore 18.00
Paolo Barlascini, “Per dopo la guerra”
Dopo due importanti personali alla Galleria Credito Valtellinese nel 2008 a Sondrio e alla Fondazione Mudima
nel 2011 a Milano, Paolo Barlascini (Sondrio 1976, vive e lavora a Berlino) presenta con Per dopo la guerra un
ulteriore e significativo sviluppo del suo percorso pittorico.
Partendo da un’impostazione architettonica, l’artista riflette sullo spazio e immagina nello spazio: ogni mostra
possiede così un carattere unico e particolare dato dal confronto e dal dialogo tra i singoli elementi nel loro
contesto espositivo. Attraverso l’approccio progettuale e processuale, con numerosi studi e modelli, Barlascini
suggerisce nel suo lavoro un’immaginata realtà scenografica, un “Historienbild” contemporaneo che a volte
ricorda certe rappresentazioni pittoriche del sette- e ottocento, e accosta a un concetto quasi classico della
composizione, una curiosa osservazione del mondo contemporaneo. Sogno, paesaggio, figura, architettura e
citazione si uniscono in una mitologia moderna e personale.
Il critico Gianluca Ranzi scrive: “Le opere di Barlascini sono visioni evocate o sognate ad occhi aperti, mai
semplicemente riprodotte.” L’autore dispone di un repertorio narrativo notevole, che si concretizza nella
complessità e nella dinamica delle sue coreografiche messinscene, dove troviamo costruzioni architettoniche,
personaggi e figure, temi, icone e simboli che ci sembrano familiari. Per loro – schegge della nostra memoria
culturale – l’artista inventa situazioni fittizie, architetture e spazi, che si esimono da una definizione finale,
lasciando vagare la fantasia dello spettatore garantendo allo stesso tempo logica, appoggio e forza per i racconti.
Per dopo la guerra mette in moto degli strumenti radicati nella storia, traducendoli nuovamente per dimostrare la
loro sopravvivenza.
Barlascini appartiene alla generazione che si impegna per una continuazione della pittura, attraversata, nutrita e
intrecciata da un vocabolario, da una gestualità e un’emozione della vita odierna che portano alla sua ricreazione,
alla sua rinascita. Perciò non è più tanto la pulita esecuzione dei particolari a giocare un ruolo decisivo, bensì la
loro dinamica e la loro interazione, la loro apparizione fuggente, il messaggio forte e immediato del suo pensiero
concettuale. È una pittura sospesa, una versione attuale del “non-finito”, perché nel sogno e nel reale, in fondo,
tutto rimane in sospeso. Perché l’unica sicurezza è l´incertezza.
Paolo Barlascini Dopo gli studi di Architettura a Genova, si trasferisce nel 1999 a Berlino, dove intensifica la
sua attività pittorica, si laurea in Architettura e comincia la sua attività di scenografo per cinema e video,
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occupandosi anche di fumetto e illustrazione. La sua pittura tende a coinvolgere lo spettatore tramite un
linguaggio e una composizione sempre più influenzate dalla spazialità del teatro e la dinamica del film.
Partecipa a diverse collettive in Italia e a Berlino, dove ha la prima personale alla galleria Kraftwerk. Nel 2008
presenta la personale "L´assassinio di Venere e altri casi irrisolti" alla Galleria Credito Valtellinese.
Nel 2011 ha inaugurato "Endeavour" alla Fondazione Mudima di Milano curata da Gianluca Ranzi, e
successivamente "Some I murder - Some I let go", a Berlino. Vive e lavora a Berlino.
Orari: da mercoledì a sabato dalle ore 15.30 alle 19.30. Su appuntamento: 331 331 16 81
Genere: personale arte contemporanea
Associazione culturale Maurer Zilioli - Contemporary Arts, Via Trieste 42b, tel. 030 5031093 / 331 3311681
www.maurer-zilioli.com - [email protected]
ab/arTE GALLERIA D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA
Dal 16 febbraio al 16 marzo 2013
Inaugurazione sabato 16 febbraio, ore 18.00
Vanni Viviani, l’inconscio universale
Le sue “mele” sono oggetto e paesaggio, corpo e sentimento, descrizione e inganno; ma anche allusione.
Vanni Viviani nasce nel 1937 a San Giacomo delle Segnate (Mantova), si trasferisce giovanissimo a Bolzano
dove inizia l’ attività artistica, improntata inizialmente sulla figurazione pittorica e scultorea. Nel 1963 vive e
opera a Parma, partecipando attivamente alle avanguardie emiliano-lombarde, ove si segnala tra i giovani
protagonisti di corrente sul simbolo per la sua inconfondibile personalità, il soggiorno parmense si identifica nel
ciclo di opere realizzate con spighe di grano applicate, rappresentanti in emblema, l’affollata umanità. Negli anni
‘70 si trasferisce in via Brera a Milano, capitale dell’arte europea ed è nell’ambito milanese che avverte il bisogno
di passare dalla collettività delle spighe all’individualità della “mela”, simbolo allusivo, frutto delle religioni, delle
favole, della scienza e degli eroi, evocante con la sua capacità descrittiva e citazionista importanti momenti del
passato, dal Pomo d’oro di Paride alla religiosità di Piero della Francesca, alla catarsi dell’Ultima Cena
leonardesca per finire col surrealismo magrittiano con la mela simbolo di vita, di sensualità, luogo delle idee, con
un’ ineguagliabile capacità di rappresentare la storia e i sentimenti dell’uomo attraverso questa metafora. La
critica lo segue con crescente interesse nella sua parabola creativa. Luigi Carluccio scriveva: “Viviani, un caso
della pittura italiana contemporanea”. Mario De Micheli: “Viviani, prodigioso giardiniere di un incorrotto
pomario”. Renzo Margonari: “Viviani, non dipinge mele ma nudi umani”. Nei primi anni ‘70 l’artista su invito
della scrittrice ed amica Milena Milani inaugura uno studio estivo nell’Eden privato di Villa Faraggiana ad
Albissola (Savona) dove per vent’anni opera nel campo della ceramica artistica, realizzando moltissime opere
uniche. Nel 1975 porta a compimento “Monumentalmente vostro”, la grande opera che trova accomunati
quarantanove tra gli artisti più significativi dell’area lombarda. Nel 1983 realizza il “Convito di Pietra” citando in
dieci grandi opere l’Ultima Cena di Leonardo, e l’alto profilo artistico dell’opera viene proposto per
rappresentare l’arte italiana a Melbourne in Australia. Iniziano poi i frequenti viaggi in Sud America, dove
conosce Oscar Niemeyer, il grande architetto, inventore di Brasilia, diventano amici, e le pomacee curve
trovano corrispondenza fra le ali architettoniche di una Brasilia metafisica, tanto che “Arquiteturas de Leonardo
a Niemayer” è la grande mostra-omaggio all’amico, ospitata al Museo d’Arte Contemporanea di San Paolo.
Viviani nel 1988 lascia il vecchio quartiere di Brera a Milano, ritorna al paese nel mantovano e alle proprie
origini virgiliane, inventa una sua personalissima casa in un palazzo settecentesco e la chiama Ca di Pom: qui
lavora alacremente e addensa di significati la sua opera, concretizza il suo universo alla conquista della sua più
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intima identità. Nel 1995 Alitalia per l’arte nell’ambito di far conoscere le più significative espressioni dell’arte
contemporanea italiana, lo invita nei propri spazi presso l’aeroporto J. F. Kennedy di New York a presentare
una selezione antologica della sua opera, “The Big Apple” è il titolo emblematico della vicenda artistica del
maestro italiano. E’ del 1998 “Pisaneide”: in quindici grandi opere l’artista interpreta una rovinosa caduta della
storica torre in Piazza dei Miracoli a Pisa, come a rappresentare nella sua provocazione sibillina, l’ipotesi di una
caduta degli ideali che solo gli strumenti dell’amore possono evitarci. Nel 2001 lo Young Museum di Revere
(Mantova) gli dedica la personale “Geometrie del Seme” con opere realizzate a cavallo del terzo millennio. Nel
2002 Viviani realizza il suo sogno, donando Ca di Pom alla Fondazione Banca Agricola Mantovana per farne un
Centro Culturale e Museo Vanni Viviani, aperto a tutte le istanze dell’arte, promuovendo in particolare l’attività
dei giovani. L’ultima grande esposizione antologica “Pom Aria” alle Fruttiere di Palazzo Te a Mantova (2002)
sintetizza la sua vita artistica, dalle spighe alle mele per concludersi con grandi sculture in lamina di ferro
svuotate, che evidenziano nella negatività della rappresentazione “l’anima” dei suoi personaggi da Adamo a
Dafne e agli Angeli Totemici. A cura di Andrea Barretta e di Vincenzo Bruno. Allestimento di Riccardo Prevosti
Orari: giovedì: 15.30-19.30; venerdì e sabato: 9.30-12.30 e 15.30-19.30.
Genere: arte contemporanea
Galleria d’arte moderna e contemporanea ab/arTE, Vicolo San Nicola 6, tel. 0303759779, [email protected]
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Infopoint Turismo
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Aperto tutti i giorni: 9.009.00-13.00 e 13.3013.30-17.30
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